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Rom a Settimo Torinese
Di Fabrizio (del 30/03/2009 @ 09:36:52, in Italia, visitato 2937 volte)

Dal blog del Circolo Pasolini Pavia

(la foto è presa da VolontariatOggi.info Grazie a Tom Welschen per la segnalazione)

Un futuro per otto famiglie rom: da un'emergenza a un'esperienza pilota.

Chiudersi in se stessi vivendo nella paura dell'altro rende impossibile l'incontro e la condivisione. E' multisfaccettata, ben sintetizzando la sua storia, la casa di Settimo torinese, periferia nord di Torino, ristrutturata da otto famiglie Rom grazie al progetto "Dado" (vedi QUI ndr), ideato dall'associazione Terra del Fuoco, sostenuta dalla Compagnia di San Paolo e resa possibile grazie alla collaborazione della Provincia di Torino, del Comune di Settimo e di una rete di soggetti pubblici e privati, tra cui il Gruppo Abele e l'Ufficio pastorale migranti, che hanno creduto in una modalità differente di affrontare un'emergenza per molti versi scomoda: «Troppo spesso si fanno strada politiche che, con l'ansia di fare ordine, producono esse stesse disordine - ha affermato Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, intervenuto alle due giornate inaugurali del ristrutturato "Dado" - vengono calpestati i diritti delle persone, a causa delle generalizzazioni, delle semplificazioni e dei pregiudizi». Era il novembre del 2006 quando il campo rom di frazione Mappano (Borgaro) veniva distrutto da un incendio. Per un centinaio di persone Rom, in maggioranza donne e bambini, iniziava un'odissea alla ricerca di una sistemazione dignitosa, per ricominciare a vivere. Il Comune di Borgaro ebbe molte resistenze a fronteggiare l'emergenza e le associazioni Acmos e Terra del Fuoco, grazie al sostegno tenace del comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana, accolsero nelle loro strutture le famiglie sfollate, in attesa di una soluzione definitiva, giunta solo nel mese di giugno del 2008, dopo quasi un anno di spostamenti, prima in un campo allestito in Strada del Francese, a Torino, poi a Borgaro, in frazione Villaretto. Per circa 40 tra gli abitanti del campo di Borgaro, si profilò allora la possibilità di alloggiare presso l'edificio per l'emergenza abitativa che il Comune di Settimo ha concesso e che viene consegnato a settembre di quell'anno. Da quel momento, viene attivata la collaborazione con la cooperativa sociale "Architettura delle convivenze", che propone un piano di lavori per la realizzare la ristrutturazione dell'edificio, a cura degli stessi abitanti della casa: «Una delle facce del Dado - ha affermato Michele Curto, presidente dell'associazione Terra del Fuoco durante la giornata di convegno internazionale che ha seguito la grande festa inaugurale di domenica 22 marzo - è quella della fatica e delle difficoltà con cui ci siamo scontrati per affermare i diritti delle persone accolte. Quella fatica che ci portiamo addosso anche in questo momento di gioia, in cui le persone che hanno scelto di condividere per noi un percorso di costruzione attiva del proprio futuro, ristrutturando per sé e per i prossimi abitanti una casa, si sentono dire ancora molti no,in particolare nella ricerca di un posto di lavoro dove essere Rom non una fonte di discriminazione».Sul tema Rom e lavoro è intervenuto l'europarlamentare Vittorio Agnoletto, il quale ha presentato il lavoro portato avanti a Strasburgo per l'ottenimento di una maggiore attenzione sulla situazione sociale dei Rom e per un loro più agevole accesso al mercato del lavoro nell'Unione europea: «con la risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 11 marzo - ha spiegato Agnoletto - si apre per il Dado e per esperienze che replicheranno questo modello la possibilità di accedere a fondi europei che consentiranno di proseguire sulla strada che oggi è stata tracciata da Terra del Fuoco e da quanti hanno sostenuto il loro difficile lavoro». La paura nasce anche attraverso la comunicazione mediatica, come ha spiegato Matteo Manzonetto, rappresentante Erio (European Roma Information Office): «in Italia è necessaria un'assunzione di responsabilità da parte del mondo della comunicazione. L'utilizzo di termini come "clandestino", già bandita da alcune agenzie giornalistiche, la modalità con cui al pubblico viene proposta la cronaca di episodi di violenza, di degrado, incidono profondamente sull'opinione pubblica». Una posizione rafforzata dalle dichiarazioni di Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr in Italia: «Nel nostro Paese ci scontriamo con una "procurata emergenza Rom" - ha affermato Boldrini -. È forse oggettivamente possibile che una comunità che non arriva a 150.000 componenti, composta in larga parte da donne e bambini, stia "assediando" un Paese di circa 60 milioni di Italiani?». Ma il Dado è anche un'opportunità, come ha ricordato Rosy Falsetta, Terra del Fuoco, e come hanno sottolineato molti dei relatori intervenuti all'inaugurazione di domenica 22 marzo e al convegno del giorno seguente: «Il Dado è giallo - ha affemato Ostalinda Maya Orvalle, rappresentante dell'ERRC (European Roma Rights Centre di Budapest) - come un raggio di sole che dà speranza nella realizzazione di un modello di politiche sociali differente, di accoglienza anziché emarginazione, di inclusione contro l'esclusione». Dalla Romania è arrivato l'interessante confronto con casi di social housing sperimentati con successo in Romania: «Dall'auto-costruzione o ristrutturazione di case da parte dei gruppi Rom in Romania, abbiamo constatato come i progetti di auto-recupero debbano essere affiancati da interventi di inclusione sociale e dalla creazione di un sistema-comunità. Abbiamo compreso in questo modo l'importanza di spezzare il circolo della povertà e del disagio sociale che emargina i Rom che vivono in Romania. È bello vedere che anche in Italia si sta lavorando in questa direzione e auspichiamo una più stretta collaborazione tra i due Paesi su questi fronti».La necessità di "aprirsi agli altri, aprendo ai diritti" è stata sottolineata da Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce del Forum del terzo settore. Da Roma, il 18 marzo appena trascorso, è partita una campagna nazionale contro il razzismo, che ha un cuore torinese: proprio nel Dado, infatti, è nato il simbolo di questa campagna: lo "spauracchio", un piccolo fantasmino giallo riprodotto su spillette, adesivi, poster e cartoncini, col significato di tramutare in sorriso e disponibilità all'incontro le paure che impediscono la comunicazione e la comprensione. Il sorriso è anche la chiave dello spot sociale firmato da Mimmo Calopresti, interpretato da Francesca Reggiani, Lello Arena, Salvatore Marino, Cumbo Sall e dal piccolo Viorel Samuel Cirpaciu, uno dei bimbi che abitano al Dado. L'invito per tutti è quello di uscire dalla rete di pregiudizi, accettando il confronto come strumento per sconfiggere la paura.«Speriamo che ci siano molti "Dadi" in futuro - ha affermato Romina, mediatrice culturale del Dado - e che questo modello di social housing sia una modalità progettuale replicabile non solo per le persone Rom, ma per chiunque voglia sperimentare una forte esperienza di convivenza e partecipazione». Per Fredo Olivero, direttore generale dell'Ufficio pastorale migranti: «È il modello dell'inclusione sociale quello vincente. I campi Rom non solo creano emarginazione, ma hanno costi di gestione più elevati per la collettività».Il Dado è dedicato alla memoria di Adriana e Adina Tanase, madre di 33 anni e figlia di solo 20 mesi, che nella notte del 4 marzo 2005, alla periferia di Torino, rimasero uccise nel crollo della palazzina uffici di quelle che una volta erano le fonderie Ferrero. Arrivate in Italia da pochi giorni in cerca di un futuro migliore, si sono trovate sole e sarebbero rimaste senza nome, giustizia, lontane da casa. Le salme di Adriana e Adina sono state riaccompagnate da Terra del Fuoco a Bacau, nel loro paese di origine. Ora la loro storia vive tra le mura del Dado.

Dal sito "Libera"  - di don Ciotti