Ricevo da Marco Brazzoduro
PER LA CASSAZIONE TUTTI I NOMADI SONO LADRI 
La clamorosa assoluzione del sindaco leghista di Verona
Fabio Tosi ha dato occasione alla Corte di Cassazione di ridurre 
ulteriormente l’ambito di applicabilità della legge Mancino contro la 
discriminazione razziale, ed ha sostanzialmente strappato importanti principi 
costituzionali che non possono essere trascurati neppure dalla Cassazione. Nel 
2001 Tosi era capogruppo della Lega Nord nel consiglio regionale veneto e 
durante una riunione aveva detto tra l'altro che "gli zingari dovevano essere 
mandati via perché dove arrivavano c'erano furti". Dopo una condanna in corte di 
Appello, il verdetto della Corte definisce come lecito il comportamento di Tosi, 
annullando la precedente sentenza e rinviando ad altro giudice per la decisione 
definitiva. 
Nella nostra legge fondamentale esistono principi immediatamente precettivi 
che non possono essere violati neppure quando le persone che commettono reati o 
sono denunciati per avere commesso reati sono appartenenti ad una categoria o ad 
un gruppo etnico particolare . La presunzione di innocenza, affermata 
dall’art.27 per tutti, cittadini e non cittadini, stabilisce che " l’imputato 
non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva". Non si può quindi 
definire come ladro una persona che non sia stata condannata con sentenza 
passata in giudicato. Sembra ovvio, ma per il sindaco leghista di Verona ed 
adesso per la Corte di Cassazione, tutti i nomadi, anche sinti, quindi cittadini 
italiani, sono ladri, anche prima di una condanna definitiva, addirittura anche 
prima di una denuncia, o di un qualsiasi accertamento dei fatti. 
E ancora l’art. 27 della Costituzione afferma che "la responsabilità penale è 
personale", ribadendo poi la funzione rieducativa della pena. Anche questa norma 
vale per tutti, quale che siano lo stato di soggiorno ed i precedenti penali. 
Anche i ladri, dopo avere scontato una pena possono inserirsi nella società ed 
hanno diritto a non essere discriminati, ed anzi a livello locale, gli ex 
detenuti (italiani) godono di particolari aiuti per il loro reinserimento 
sociale. Ma sono numerosi anche i casi di reinserimento sociale di rom e 
migranti che hanno commesso un reato e poi, dopo avere scontato la pena, sono 
riusciti a trovare una loro strada nella legalità. Ma questa possibilità di 
reinserimento, evidentemente, per la Corte di Cassazione vale per gli italiani, 
ma non per i sinti, che sono pure cittadini italiani, ed è del tutto da 
escludere per tutti coloro che vengono definiti zingari senza avere neppure la 
cittadinanza italiana, come appunto i rom. 
In pratica la Corte di Cassazione ritiene, come il sindaco leghista Tosi, che 
gli zingari, tutti gli zingari, in quanto tali sono ladri, affermando una sorta 
di responsabilità collettiva, ed è quindi legittima la discriminazione ai loro 
danni. Poco importa che, dopo avere scontato una pena, chiunque, soprattutto se 
cittadino italiano come i sinti, ha diritto alla tutela del suo onore, della sua 
privacy ed agli altri diritti fondamentali, comunque affermati dall’art. 2 del 
Testo Unico sull’immigrazione anche per gli stranieri privi di permesso di 
soggiorno, sulla base del principio di parità con i cittadini italiani. 
Secondo la Cassazione "la discriminazione per l'altrui diversità è cosa diversa 
dalla discriminazione per l'altrui criminosità. In definitiva un soggetto può 
anche essere legittimamente discriminato per il suo comportamento ma non per la 
sua qualità di essere diverso". La corte suggerisce quindi ai giudici di merito 
della corte d'Appello di Verona che esaminerà di nuovo il caso, in sede di 
rinvio, di non considerare reato le iniziative politiche che hanno come 
obiettivo i comportamenti illegali di appartenenti alle minoranze etniche e non 
le etnie in sé. Non sembra più rilevare per i giudici della Cassazione che 
queste "iniziative politiche" hanno attribuito a tutti i rom la definizione di 
ladro, una colpa collettiva che ripugna alla tradizione democratica del nostro 
paese e ci riporta indietro nel tempo allo sterminio delle minoranze ( ebrei, 
rom, oppositori politici) praticato dal nazismo e dal fascismo. 
La Suprema Corte aggiunge che "la frase pronunciata da Tosi non esprimeva alcuna 
idea di superiorità o almeno non superiorità fondata sulla semplice diversità 
etnica, ma manifestava solo un'idea di avversione non determinata dalla qualità 
di zingari delle persone discriminate ma dal fatto che tutti gli zingari erano 
ladri". E questo, per i supremi giudici, "non è un concetto di superiorità o 
odio razziale, ma un pregiudizio razziale". Punibile se "contiene affermazioni 
categoriche non corrispondenti al vero". 
E dunque per la suprema Corte, che afferma la non punibilità di Tosi, è 
"corrispondente al vero" che "tutti gli zingari sono ladri".
I giudici della Cassazione sono particolarmente "premurosi" nei confronti dei 
politici leghisti che, dopo avere incassato il successo elettorale conquistato 
alimentando per anni la paura e la xenofobia, stanno attuando una vera e propria 
pulizia etnica ai danni dei rom e dei sinti con ordinanze contingenti da stato 
di emergenza, di dubbia legittimità costituzionale. 
Per la Corte di Cassazione, "la discriminazione si deve fondare sulla qualità 
del soggetto (nero, zingaro, ebreo ecc) e non sui comportamenti. La 
discriminazione per l'altrui diversità è cosa diversa dalla discriminazione per 
l'altrui criminosità". "In definitiva - conclude la Corte, condividendo la linea 
difensiva del sindaco leghista - un soggetto può anche essere legittimamente 
discriminato per il suo comportamento ma non per la sua qualità di essere 
diverso". "Tuttavia su un tema acceso come quello della sicurezza che crea forti 
tensioni emotive - argomenta la Cassazione - non si può estrapolare una frase 
poco opportuna per attribuire all'autore idee razziste senza esaminare il 
contesto e valutare gli elementi a discolpa".
Tra questi elementi "a discolpa" evidentemente, il giudizio sommario condiviso 
dalla stessa Corte che tutti gli zingari sono ladri. 
Ma noi vogliamo proprio richiamare il "contesto" che i giudici della corte 
sembrano ignorare.
La Corte dimentica che i leghisti, proprio a partire da questa "legittima 
discriminazione",perpetrata nel 2001, con centinaia di successive iniziative, 
che sono giunte fino ad appiccare il fuoco a campi abitati da donne e bambini 
indifesi, come nel caso del rogo di Opera vicino Milano, hanno sempre confuso i 
comportamenti devianti di una parte dei rom con la qualità di diversi che si 
riassume nel linguaggio corrente con l’attribuzione dei termini "nomadi" o 
"zingari". Anche quando si tratta di colpire persone incensurate, nate e 
cresciute in Italia, addirittura cittadini italiani, come nel caso dei Sinti, o 
che in condizioni di irregolarità lottano giorno per giorno per garantire ai 
loro figli un futuro diverso da quello che tocca a loro. 
A fronte della espansione delle sanzioni penali verso tutti quei comportamenti 
che esprimono opposizione sociale, fulcro del pacchetto sicurezza e dei 
provvedimenti emergenziali che il governo sta frettolosamente facendo approvare 
dalle Camere, contro rom e migranti, ma anche contro quei cittadini italiani che 
praticheranno forme di protesta e di resistenza civile non violente come 
occupazioni e blocchi stradali, quali saranno le conseguenze del ragionamento 
della Corte di Cassazione? 
Quali altre categorie di imputati per diversi reati, italiani o stranieri, 
magari per resistenza a pubblico ufficiale o per una occupazione, oppure per 
violazioni delle norme contenute nel nuovo pacchetto sicurezza, potranno essere 
oggetto di "legittime discriminazioni" in nome della sicurezza ? 
Ringraziamo la Corte di Cassazione per avere precisato "quando la 
discriminazione è lecita". Purtroppo la sentenza della Corte si potrebbe 
definire una decisione di regime, anche se è stata adottata alla fine dello 
scorso anno ed oggi se ne conoscono le motivazioni. Ma le prove tecniche di 
discriminazione erano in corso da tempo, con i patti per la sicurezza concordati 
da Amato con i sindaci. Una sentenza, questa della Corte, che rischia oggi di 
sprofondare ulteriormente il nostro paese in una situazione di discriminazione 
generalizzata ai danni delle minoranze. Tra breve sarà attaccato il diritto di 
difesa con patrocinio gratuito, e poi il diritto alla salute, e poi si profila 
già la messa in discussione del diritto alla famiglia. Anche per i sinti 
cittadini italiani viene negato il diritto all’abitazione e vengono tagliati 
tutti i finanziamenti a favore delle comunità rom ed immigrate, come il fondo di 
solidarietà nazionale. 
Il diritto alla libertà personale, già affermato dall’art. 13 della Costituzione 
italiana è tradito ogni giorno, in ogni occasione in cui un agente di polizia 
arresta e trattiene una persona priva di un permesso di soggiorno, e se 
comunitaria, priva di residenza e di mezzi di sostentamento, in base ai cd. 
"motivi imperativi di pubblica sicurezza". Ma se si possono discriminare gli 
zingari perché sono ladri, perché non si potrebbero discriminare i migranti 
irregolari perché sono pericolosi delinquenti? Ed infatti, ecco pronto il reato 
di immigrazione clandestina e la detenzione amministrativa persino per i minori, 
lo vuole l’Europa, fino a diciotto mesi.. 
La decisione della Corte, anche per il clamore mediatico con il quale è stata 
resa pubblica, produrrà effetti devastanti, e contribuirà ad accrescere il 
dilagare di atti discriminatori posti in essere da privati e da rappresentanti 
istituzionali ai danni delle popolazioni rom e sinte, se non ci sarà un 
tempestivo intervento sulle nuove norme da stato di emergenza da parte della 
Corte costituzionale o delle autorità internazionali, a partire dalla Corte 
Europea dei diritti dell’Uomo e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per 
i diritti umani. Le associazioni dovranno moltiplicare le loro denunce per atti 
di discriminazione, diretta ed indiretta, anche se posta in essere da agenti 
istituzionali, agendo in sede civile e penale, se necessario al posto delle 
vittime che sono spesso minacciate da vere e proprie ritorsioni, anche da parte 
di agenti di polizia, come si è verificato ancora di recente a Milano. 
La posizione assunta dalla Corte darà copertura ad i peggiori interventi 
discriminatori che i sindaci "sceriffi", che si potranno avvalere anche della 
polizia municipale in armi. I commissari straordinari nominati da Maroni con le 
ordinanze sull’emergenza "nomadi "potranno perpetrare andando all’assalto dei 
campi rom con i blindati dell’esercito e le ruspe scortate dalla polizia. Magari 
con la copertura "caritatevole" della Croce Rossa militare. E con la benedizione 
della Corte di Cassazione. Tanto, si tratta soltanto di ladri da allontanare 
dalle nostre "tranquille" città. I cittadini italiani scopriranno presto, sulla 
loro pelle, quanto questa deriva securitaria riprodurrà insicurezza e devianza, 
alimentando la clandestinità che a parole tutti proclamano di volere combattere.
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo