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Fateci parlare con i nostri nuovi vicini
Di Fabrizio (del 08/03/2007 @ 10:50:30, in casa, visitato 1507 volte)

Da L'Espresso online

POLEMICHE E PRESE DI POSIZIONE. CASO MICRO-AREE
Efrem De Barre portavoce dei Sinti lancia un appello
«Vogliamo scegliere in quale zona e con chi andarci»
‘Fateci parlare con i nostri nuovi vicini’
Alessia Pedrielli
«Basta con questa diffidenza, incontriamoci e chiariremo tutto»


«Dateci risposte e fateci parlare con la gente. La situazione si sta aggravando e diventa intollerabile. Cos’ha intenzione di fare il Comune? Di estrarre a sorte la destinazione? E perchè non ci fa incontrare i cittadini? E’ urgente, dobbiamo poter dare risposte ai cittadini preoccupati». Ribadiscono la loro posizione i Sinti attraverso la voce di Efrem de Barre, riferimento per la comunità.
«La situazione è insostenibile - spiega - non c’è giorno senza accuse e dimostrazioni di intolleranza nei nostri confronti e questo nuoce molto ai nostri ragazzi che stanno cercando di cambiare vita. Vogliamo partecipare agli incontri pubblici dell’amministrazione: non possiamo sentirci accusare così senza poter rispondere. E vogliamo essere consultati per i criteri di assegnazione delle aree. Siamo una comunità organizzata fatta di persone, non di numeri. Una divisione casuale delle famiglie sarebbe del tutto nociva». La comunità Sinti è in subbuglio: le reazioni di protesta dei cittadini preoccupano e i criteri che l’amministrazione adotterà per assegnare i posti in microarea non sono ancora chiari. Gli incaricati dell’Ufficio Stranieri, che da sempre seguono il campo di via Bacelliera, interrogati ieri mattina, mentre erano di passaggio al campo, dalle famiglie sinti non hanno dato alcuna risposta in merito: «Abbiamo chiesto di sapere quali sono le ipotesi per la divisione delle famiglie - racconta Efrem De Barre - ci hanno liquidato in due parole dicendo che farà tutto il Comune. Ma noi siamo una comunità organizzata, con abitudini di vita e legami familiari e di amicizia. Dobbiamo autodeterminarci nella scelta delle famiglie, altrimenti il progetto non ha alcun senso». All’interno della comunità esistono, infatti, compiti assegnati, come ad esempio quello di accompagnare i bambini a scuola, e legami di amicizia che spesso rendono i gruppi interdipendenti tra loro, specialmente nel tentativo di integrarsi e dare un futuro ai giovani sinti. Il timore diffuso è che le microaree rompano questo sistema a danno degli sforzi compiuti fino ad oggi: «Esistono modi di vita diversi all’interno del campo: ad esempio le famiglie che mandano i bambini a scuola e quelle che non lo fanno - spiega ancora Efrem De Barre - se venissero mescolati due modi di vita tanto diversi cosa accadrebbe? Che le conquiste di integrazione fatte fin’ora andrebbero perse. Che i nostri figli, magari divisi dagli amici di sempre si troverebbero in difficoltà, che faticheremmo per organizzare il loro trasporto a scuola. Abbiamo bisogno di essere ascoltati e di autodetrminarci nella divisione». E lancia una proposta concreta la comunità: due rappresentanti responsabili per ogni microarea con incontri mensili con la popolazione del quartiere per risolvere eventuali problemi e trovare il modo di convivere: «Vogliamo abbattere i pregiudizi - continua De Barre - siamo certi che questo sia il momento ed il modo giusto. Prendiamo le nostre responsabilità per la gestione delle microaree e vogliamo un supporto da parte del Comune per poter parlare con la gente. Potremmo confrontarci in incontri periodici su qualsiasi problema nasca attraverso due responsabili incaricati. E possiamo garantire fin da ora che non accadrà niente di brutto ai nostri”vicini di casa”. Confrontiamoci,

(06 marzo 2007)

sull'argomento, Rom Sinti e Politica