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Gol, calci e grande schermo le due vite di Cantona
Di Fabrizio (del 27/06/2013 @ 09:08:00, in sport, visitato 1822 volte)

Se Pirlo non ammetterà mai di essere Sinto (mah... ce ne faremo una ragione), consoliamoci con un vero Manouche (ndr.)

Eric Cantona con la maglia dello United nel 1996. A destra la copertina del libro di Daniele Manusia - Nel libro di Daniele Manusia la parabola dell'ex campione tra colpi di genio e gesti folli

Cantona story: gol capolavoro e follie in campo

FILIPPO FEMIA - LA STAMPA Come si diventa una leggenda del calcio? I piedi buoni e la classe non bastano, questo è certo. Sono fondamentali carattere, istinto e genialità (dentro e fuori dal campo). Ma anche una buona dose di follia. Tutte caratteristiche che nel "pedigree" di Eric Cantona non mancavano. Anzi. Nel libro "Cantona, come è diventato leggenda" in uscita il 27 giugno (Add Editore, 14 euro) Daniele Manusia ripercorre la storia di un campione indimenticabile. Una parabola lastricata di gol, polemiche, trionfi, scivoloni e ritorni trionfali. Senza dimenticare quelli che Manusia definisce i "grandi brutti gesti", che hanno segnato la carriera del francese. "Cantona è un calciatore che ha sbagliato, si è redento, è inciampato di nuovo, ha deluso alcuni tifosi, ne ha mandati in delirio altri: è un enorme contenitore di storie, una più complessa dell'altra", spiega l'autore.

Il suo ego smisurato emerge già al liceo, quando i compagni lo vedono aggirarsi per i corridoi urlando "I am the king!". A 17 anni e mezzo debutta nella serie A francese con la maglia dell'Auxerre, dopo essere stato scartato dal Marsiglia perché "troppo lento". Il rapporto con i compagni è problematico, quello con gli avversari turbolento. Eric è un personaggio schivo: vive in mezzo a un bosco, legge Freud, dipinge e scrive poesie. Ed è estremamente suscettibile. A farlo infuriare è il senso dell'ingiustizia: quando crede che qualcosa stia prendendo una piega sbagliata, sente di dover reagire. Spesso nel peggiore dei modi. Come nel 1991, quando in disaccordo con alcune decisioni dell'arbitro gli scaglia il pallone addosso. Viene squalificato un mese, poi dà degli idioti ai membri della commissione disciplinare, che aumenta la pena a tre mesi. E' qui che Cantona sorprende tutti: "Mi ritiro". Ha solo 24 anni.

Michel Platini, ct francese e suo grande estimatore, lo convince a fare marcia indietro e a trasferirsi oltremanica. Lo compra il Leeds, dove diventa presto un idolo dei tifosi. E rivoluziona un calcio ancorato alla vecchia tattica del kick and rush: ha un'eleganza impensabile per il suo metro e ottantotto, un fisico da panzer con movenze da cigno. Uno dei primi attaccanti moderni. "Cantona ha mostrato cose che fino ad allora nessuno aveva provato. Era un visionario: faceva gol e assist che tutti credevano impossibili", spiega Manusia. Un vero e proprio esteta nel rettangolo di gioco: "Non sono ossessionato dal gol, preferisco fare un assist che spingere il pallone in rete a porta vuota: godo troppo a toccare il pallone per limitarmi a segnare", diceva il francese.

Manusia descrive con minuzia le magie sportive del francese, ma ha il merito di indagarne il lato più intimo, il Cantona uomo. Dall'ossessione per la follia - "Non potrò mai essere altro che pazzo, perché ne ho bisogno per essere felice", ripeteva -, alla fragilità esorcizzata con le spacconate.

Il suo punto più alto - e più basso insieme - lo raggiunge a Manchester, dove si consacra con la maglia dello United. Riporta al successo una squadra a digiuno da 26 anni, aprendo uno dei cicli più travolgenti della storia inglese. E ha la forza di ripartire anche dopo il famigerato calcio da kung-fu rifilato a un tifoso del Crystal Palace, in seguito al quale è squalificato otto mesi. Poi l'uscita di scena discreta, con quell'assist di "rabona" per Yordi Cruyff, figlio del suo unico mito d'infanzia. Quando si ritira non ha neanche 31 anni. "Ha lasciato al top, mentre era ancora protagonista, evitandosi il lento declino di molti colleghi", dice Manusia. I tifosi, coscienti di aver potuto ammirare uno dei calciatori più forti della storia, sono in lacrime. "Il Re se n'è andato, lunga vita al Re", recitano i cori e gli striscioni. E inizia la leggenda Cantona.