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Bulgaria
Di Fabrizio (del 18/06/2010 @ 09:48:08, in Europa, visitato 2107 volte)

Da Roma_Francais

Bastamag.net Salva la vita ad un Rom: 20 anni di prigione - Par Eric Simon (4 giugno 2010)

In Bulgaria, la giustizia ha condannato un giovane "d'origine straniera" per l'omicidio di uno studente modello sotto tutti gli aspetti. [...] 20 anni di prigione per il giovane in questione: l'australiano Jock Palfreeman. Ma dietro la versione ufficiale, si profila un'altra verità, meno favorevole alla giustizia bulgara. Dove si apprende che è meglio non aiutare dei Rom vittime di un'aggressione razzista in seno all'Unione Europea.

Jock Palfreeman è un giovane australiano di 23 anni, da qualche mese in Bulgaria. La sera del 28 dicembre 2007, è testimone dell'aggressione di due Rom da parte di una quindicina di giovani, nel centro di Sofia vicino alla stazione Serdika. Secondo gli osservatori, i giovani urlavano gli slogan razzisti dei sostenitori del club calcistico della capitale (il "Levski"), tristemente celebri per le loro azioni violente.

Senza riflettere troppo, Jock si interpone con un coltello in mano, tra i teppisti e uno dei due Rom che giace incosciente al suolo. I teppisti rinculano di qualche dozzina di metri, per poi contrattaccare con pietre e blocchi di cementi. Quando intervengono i poliziotti, Jock è per metà incosciente. Uno degli aggressori, Anton Zahariev, 19 anni, è ferito ed un corpo senza vita è steso sul marciapiede: quello di Andreď Monov, studente di 20 anni. Nel frattempo i Rom sono spariti, poco desiderosi di passare dalle mani degli hooligan a quelle della polizia il cui razzismo non ha niente da invidiare ai fan del "Levski". La maggior parte dei media bulgari si schiera immediatamente contro questo "straniero", assassino di un bambino bulgaro, di conosciuta e rispettabile famiglia. Il 7 dicembre 2009, Jock Palfreeman è condannato a 20 anni di prigione. La storia avrebbe potuto fermarsi qui.

Testimonianze rimosse

Il padre di Jock, arrivato personalmente dall'Australia per sostenere la difesa di suo figlio, ha condotto una propria inchiesta e indicato numerose anomalie. Il contesto della rissa - l'attacco di un gruppo contro due Rom prima dell'intervento del giovane australiano - è stato totalmente ignorato nel corso del processo. Diverse versioni contraddittorie di testimoni non sono state ascoltate. Del resto la maggior parte non è stata interrogata nel corso dell'istruttoria, particolarmente gli amici di Jock che si sono spontaneamente presentati ed hanno lasciato i loro indirizzi.

I testimoni convocati in udienza sono stati uno degli hooligan partecipanti all'assalto a Palfreeman, il portiere di un albergo lì vicino ed i poliziotti arrivati sul posto che avevano proceduto ai primi interrogatori. Le versioni sono radicalmente cambiate tra l'istruttoria ed il processo, donando alla fine testimonianze confuse, incomprensibili ed inutilizzabili per la difesa, negando persino la presenza dei Rom e quindi l'aggressione a questi ultimi. Lo stesso hooligan ferito è passato dall'essere testimone a parte offesa, anche se faceva parte degli aggressori.

Un video accidentalmente cancellato

Altra sfortunata coincidenza: una videocamera di sorveglianza aveva fortuitamente registrato tutta la scena, l'aggressione ai Rom, poi il contrattacco su Jock Palfreeman qualche dozzina dimetri più lontano. Ma quando un anonimo poliziotto l'indomani andò a visionare il nastro, un corto circuito "accidentale" distrugge la registrazione. "Non ha importanza", stima il procuratore, Parvoleta Nikova, che considera che, in ogni modo "non avrebbe visto il film"! Curiosa magistrato che, oltre a negare l'attacco ai Rom ed il rifiuto di ascoltare i testimoni della difesa, respinge le conclusioni del rapporto psichiatrico che dimostra che l'Australiano non aveva niente di un violento psicopatico e che era invece guidato da idee di giustizia sociale. Per tutto il processo, lo ha descritto come un pericoloso hooligan. Prodigioso ribaltamento dei fatti!

E' questa visione che la maggior parte dei media riprende ampiamente, insistendo sullo status di vittima del giovane Andreď Monov. Il clima nazionalista che regna nel paese non aiuta certo a rendere una giustizia veramente serena. Durante il processo di Jock, il fatto che la vittima, Andreď Monov sia stato riconosciuto come adepto allo slogan "la Bulgaria ai Bulgari" (aggiungete: senza i Rom e gli Ebrei) non ha avuto alcuna influenza sulla corte. Al contrario: Jock Palfreeman è stato percepito come un "antifascista esagitato" che ha deliberatamente attaccato giovani di cui non condivideva il punto di vista. Precisiamo che l'antifascismo è visto molto male in questo paese dove la lotta antifascista è stata per lungo tempo l'alibi del potere e dell'ideologia totalitaria. Quanto a difendere i Rom, una minoranza apertamente disprezzata dalla maggioranza della popolazione, questo non gioca a favore dell'accusato. Dal canto loro, i Rom si sono discretamente interessati del caso, come testimoniato da diversi interventi sui forum Internet della comunità.

"La Bulgaria ai Bulgari"

Jock Palfreeman vittima sacrificale delle disfunzioni del sistema giudiziario bulgaro? Non c'è stato alcun slittamento della giustizia. Tutto è stato gestito perché non ci fosse nessuna giustizia possibile. Perché Andreď Monov era il figlio del celebre psicologo Hristo Monov, attualmente vice ministro della sanità. Riconosciuto come esperto dalla polizia, resta un personaggio influente negli ambienti politici. La famosa videocamera dal contenuto scomparso d'altra parte si trovava su di un edificio... del ministero della sanità!

In foto: I tifosi del club Levski

Ancor prima dell'inizio del processo, il padre di Jock ha dichiarato in un servizio del canale australiano ABC di non avere grande fiducia nella giustizia bulgara. E' da capire: la Bulgaria, che dal 1 gennaio 2007 fa parte dell'Unione Europea, è conosciuta per il livello molto alto di corruzione del suo sistema giudiziario, comparabile, secondo il Barometro mondiale della corruzione 2009 dell'organizzazione Transparency International, a quello di paesi come la Cambogia, la Georgia e la Mongolia.

Messo in isolamento per aver ricorso in appello

Ad aggravare le cose, dal 19 febbraio Jock Palfreeman dal 19 febbraio scorso è stato messo in isolamento totale. Questo significa che non ha più alcun contatto con gli altri prigionieri, né accesso a libri, radio, televisione, ancor meno la possibilità di seguire degli studi. Ha solamente diritto ad un'ora e mezzo di aria quotidiana, da solo nel cortile. Questa situazione è la conseguenza di una legge entrata in vigore nel giugno 2009, che si direbbe diretta quasi espressamente contro di lui: tutti i prigionieri stranieri condannati ad una pena detentiva superiore ai 15 anni devono restare in isolamento sino alla fine del loro ricorso. Tuttavia, Jock Palfreeman si è appellato alla decisione della corte. Il processo può durare ancora almeno due anni. Quale mezzo migliore per dissuaderlo dal far valere i suoi diritti? Al momento è l'unico prigioniero in Bulgaria in questa situazione, cosa che evidentemente è contraria ai termini ed alle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.



Forse c'è un'opportunità per sostenere il giovane australiano. Se è vero che la giustizia non può rendersi in un quadro nazionale, è possibile appellarsi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo senza attendere la fine del ricorso a livello nazionale. Sarebbe anche l'occasione di rendere visibile una storia che non è uscita dalla Bulgaria se non per essere pubblicizzata in Australia, paese che non ha grandi mezzi d'azione diplomatica a migliaia di chilometri dalle sue frontiere.

L'Unione Europea non ha mosso un dito per un caso che non riguarda uno dei suoi concittadini. Lo stesso padre di Jock ha preferito mantenere un profilo discreto per non infiammare, oltre il necessario, gli spiriti pronti allo sciovinismo. Una strategia che ormai chiaramente non è più necessaria. Già la Conferenza UNITED contro il razzismo, riunione delle OnG antirazziste, dei gruppi antifascisti e delle associazioni dei migranti, dei Rom e per la difesa dei diritti umani in 33 paesi europei, svoltasi a metà maggio a Budapest, ha contribuito alla conoscenza del caso Palfreeman. Un primo colpo contro l'iniquità a cui dovranno seguirne altri.

Il sito di supporto Jock Palfreeman (in inglese)

Per scrivere:
Jock Palfreeman
Sofia Central Prison - 21 Gen. N. Stoletov Bul.
Sofia 1309 - Bulgaria