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Kosovo
Di Fabrizio (del 11/06/2010 @ 09:40:00, in Europa, visitato 1852 volte)

Segnalazione di Orhan Tahir (per chi volesse approfondire l'argomento, ricordo QUI)

ConservativeHome | CentreRight posted by Daniel Hamilton

Poco meno di due mesi fa, sono tornato da una visita in Kosovo.

Intendevo scrivere sulle mie esperienze ed impressioni nella provincia, ma ogni volta che mettevo la penna sulla carta, non ne seguivano le parole.

Come in ogni zona di conflitto - soprattutto conflitti etnici del tipo visti in Kosovo - i punti di vista che si sentono dai locali sono troppo polarizzati, le emozioni espresse troppo forte ed i simboli molto umani delle distruzioni illustrate dalle case bruciate; e cumuli di macerie che ancora delimitano le strade nel nord del paese sono ancora troppo evidenti per trarre una conclusione equa riguardo i "diritti" e "torti" di ogni situazione.

Non mi dilungherò sulle politiche in corso riguardo il futuro del Kosovo come nazione, né discuterò sulle continue intimidazioni e le misere condizioni delle minoranze della provincia. Invece, intendo sottolineare una significativa lacuna della comunità internazionale: il trattamento e le condizioni di vita dei rifugiati rom nel paese.

Questo problema risale al conflitto nel Kosovo tra il 1998 e il 1999, quando l'Armata di Liberazione del Kosovo espulse dalle loro case 90.000 cittadini di etnia rom sulle basi delle paure nazionaliste albanesi che la comunità fosse al servizio di Slobodan Milosevic.

Tra questi c'era la comunità rom di Mitrovica, una città nel settentrione della provincia etnicamente divisa tra la maggioranza serba a nord del fiume Ibar e la più vasta città albanese a sud. In precedenza casa di una delle più vaste comunità rom nei Balcani, 8.000 Rom, Ascali ed Egizi, la "Mahalla" (comunità) sulle rive dell'Ibar fu rasa al suolo dalle forze ALK nel giugno 1999, a seguito della ritirata dell'esercito serbo.

Temendo per le proprie vite, i cittadini rom di Mitrovica sono stati numerosi tra le centinaia di migliaia di rifugiati - Albanesi, Serbi, Gorani, Turchi e Bosniaci - scappati dal Kosovo [...].

Dal 1999, la maggioranza dei 90.000 Rom espulsi sono tornati in Kosovo, anche se oltre 30.000 non son mai tornati nelle loro case. La maggior parte di questa diaspora, non vedendo alcun futuro sotto il ruolo dell'amministrazione quasi monopolizzata dai nazionalisti albanesi, sceglie piuttosto di rimanere nella Repubblica Serba o di restare vicino alle proprie ex case nei grotteschi campi per rifugiati nella zona controllata dai Serbi a Mitrovica Nord.

Benvenuti nel complesso minerario di Trepça, dove 650 uomini, donne e bambini vivono in condizioni che non accetterebbe neanche un maiale.

Ho visitato uno dei campi, Cesmin Lug, una nuvolosa domenica pomeriggio.

In un accatastarsi di cemento ricoperto di ruggine, macchinari abbandonati e pozze di acqua stagnante grandi come piscine, a fatica si può credere che una volta le miniere rappresentavano il 70% della produzione di minerali della Jugoslavia ed occupavano circa 25.000 persone del posto in quattro differenti pozzi. Sono passati oltre venti anni da quando Trepça era pienamente operativa, ma  rimane ancora nell'aria un leggero odore di zolfo. Graffiti coprono ogni centimetro di edifici abbandonati e colonne di fumo si alzano contro l'orizzonte. Arbusti occasionali a parte, le cui radici si attaccano tenacemente al suolo, la vegetazione è sparsa stranamente.

Secondo la mia guida, una donna serba di mezza età chiamata Jasna, vengono fatti sforzi occasionali per riattivare parti del complesso, sforzi che invariabilmente si arenano al primo ostacolo. L'elettricità scarseggia (l'intera provincia del Kosovo ottiene la sua energia da stazione appena fuori da Pristina) ed oltre un decennio di abbandono significa che gran parte del complesso minerario è ora irreversibilmente sott'acqua.

Mentre i macabri ricordi del passato industriale di Trepça si possono vedere tutt'attorno, oggi l'unico segno di vita sono le case dei residenti rom.

Entrando a Cesmin Lug, sono stato immediatamente colpito dal numero di case rom attaccate l'una all'altra, i loro vibranti muri colorati quasi interamente camuffati da una misto di fango e pile d'immondizia.

Prima della mia visita avevo sentito dei gravi problemi di salute sofferti da molti dei residenti, ma sono rimasto scioccato nel vedere bambini di non più di quattro o cinque anni, sguazzare in pozze di acqua scura ed arrampicarsi su attrezzature minerarie abbandonate come fossero un parco giochi locale.

Non oltre qualche centinaio di metri da Cesmin Lug c'è un  piccolo pozzo che sembra una specie di imbocco per una miniera. Qui si dice che questi ingressi servivano a smaltire i gas tossici delle miniere da anni considerate insalubri per l'esplorazione umana.

Non ho parlato con nessuno nel campo ed ho lasciato Cesmin Lug in fretta come ero arrivato, scomodo alla mia macabra osservazione della reale sofferenza umana.

Tornando a Pristina, anche la più rapida delle conversazioni coi locali rivelava una conoscenza diffusa dei problemi di salute patiti dai Rom. Le più comunemente citate sono state le relazioni e le voci di avvelenamento da piombo, insufficienza renale e deformazioni tra quanti vivono nei campi. Mentre lo scandalo delle miniere di Trepça può essere praticamente sconosciuto fuori dal Kosovo, tristemente è linguaggio comune nella provincia.

Il gruppo ambientale Miniere e Comunità, che ha fatto campagne mondiali per far crescere la consapevolezza del danno ambientale costituito dal settore minerario, ha offerto le seguenti osservazioni sul tipo di rischi alla salute posti a quanti vivono nelle immediate vicinanze di miniere come Trepça:

"Il piombo può entrare nel corpo attraverso: inalazione, ingestione del suolo stesso o di cibo contaminato dal suolo, ed attraverso la placenta per il feto nel grembo materno. Nutrizione, igiene, rapporto di grasso corporeo, l'assunzione di fibre, età e in generale la condizione fisiologica, tutto può influire sulla velocità con la quale il corpo assorbe il piombo. I bambini sino a sei anni sono i più vulnerabili, in quanto sono nei primi stadi della crescita e dello sviluppo. L'avvelenamento da piombo colpisce tutto il corpo con conseguenze sulla salute gravi e permanenti. Potenziali sintomi dell'esposizione al piombo, anche a bassi livelli, includono la perdita dell'appetito, letargia, alta pressione sanguigna, problemi di fertilità per uomini e donne, parti prematuri, difficoltà nella crescita, danni all'udito e neurologici, convulsioni, dolori e/o paralisi alle gambe, perdita di coscienza, anemia, aggressività, crampi allo stomaco, vomito. Gli effetti più significativi ed irreversibili sono al livello di QI. Un aumento dei livelli del piombo nel sangue da 10 a 20 microgrammi per decilitro, è stato associato con la decrescita di 2,6 punti di QI, ma qualsiasi aumento oltre i 20 riduce i livelli di QI"

In misura diversa, ognuno se non tutti questi sintomi sono stati osservati nei campi dei rifugiati rom nel Kosovo settentrionale.

Nessuno potrebbe ritenere che un posto simile sia desiderabile o appropriato per ospitare gente a lungo termine. A dire il vero, l'Ufficio dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR) ha giudicato che questi campi per rifugiati dovevano essere semplicemente una misura temporanea per garantire a breve termine la sicurezza dei residenti rom a Mitrovica sud.

Nonostante i pochi sforzi della comunità internazionale per rialloggiare i rifugiati rom, i campi  sono rimasti operativi per oltre un decennio. I Rom, che hanno ancora terrore dopo la loro esperienza nel conflitto del 1999, hanno ripetutamente declinato l'opportunità di tornare a Mitrovica sud controllata dagli Albanesi.

Dovrebbe essere una ragione di vergogna per l'Unione Europea e la più ampia comunità internazionale che i campi rom di Trepça rimanga operativo ad appena 300 miglia da Budapest e a 75 da Skopje - la capitale di un aspirante stato membro UE.

I campi per i rifugiati rom adiacenti al complesso minerario di Trepça devono essere chiuse alla prima opportunità possibile, dopo aver identificato un sito appropriato dove alloggiare la comunità rom. Purtroppo la lodevole volontà della comunità internazionale di realizzare comunità etnicamente miste nel settore albanese a sud del fiume Ibar rimarrà impraticabile per decenni. Le emozioni sono troppo forti e la memoria troppo viva.

Tale sito dovrebbe essere trovato nelle aree sotto il controllo della Serbia nella provincia settentrionale della Kosovska Mitrovica. Mentre diversi governi - incluso quello del Regno Unito - riconoscono solo la sovranità della Repubblica del Kosovo, anche sulle aree controllate dai Serbi, l'acquisizione di questo sito richiederebbe la costruttiva cooperazione della Repubblica di Serbia e e dell'Assemblea della Comunità Serba di Kosovo e Metohija. In pratica, richiederà l'offerta di un importante incentivo finanziario alle autorità serbe.

La comunità internazionale deve anche riconoscere che, a causa della sua mancanza di un'azione affermativa, centinaia di persone stanno ora soffrendo seri problemi di salute che potranno avere conseguenze mortali nei prossimi anni. Devono essere fornite cure mediche immediate a quanto hanno vissuto nei campi di Trepça. Attualmente trattamenti specialisti simili non sono disponibili né in Serbia o in Kosovo e dovranno quindi avvenire in un appropriato paese terzo, i candidati più prossimi potrebbero essere Romania o Bulgaria.

La storia è piena di esempi tragici sui maltrattamenti della comunità rom; dall'abbattimento del 25% del loro popolo nelle camere a gas naziste durante la II guerra mondiale all'onda crescente di attacchi razzisti in Europa centrale.

Non contribuiamo ulteriormente ad un altro tragico capitolo della loro storia ed agiamo oggi per risolvere questa crisi umanitaria.