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Blitz a via di Centocelle
Di Fabrizio (del 20/02/2009 @ 09:31:55, in media, visitato 2272 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro:

19.02.09 All’alba circa 30 carabinieri sono arrivati svegliando bruscamente i rom rumeni dell’insediamento e facendo uscire tutti fuori dalle baracche al freddo. I bambini piangevano per lo spavento.

Inizialmente non è stato permesso ad alcuno di portare i figli a scuola. Poi gli uomini sono stati rastrellati e condotti in caserma per l’identificazione. Solo a quel punto le donne sono potute uscire e accompagnare i piccoli dagli insegnanti.

Erano presenti tre telecamere e come in una precedente occasione tutto sembrava essere il frutto di un’operazione mediatica. Ne avremo la conferma più tardi, quando davanti alla caserma dei carabinieri di Tor Tre Teste intercettiamo giornalisti di La7 , Tg2 e Roma 1 : “ci hanno chiamato stamani alle 4, ci hanno chiesto di filmare i controlli in un insediamento rom”. Le operazioni si stanno concludendo con la schedatura, le impronte digitali e le foto. Andranno presumibilmente avanti per tutta la mattinata.

Occorre dare in pasto all’opinione pubblica qualche volto, far vedere che le solerti forze dell’ordine di fronte all’ “emergenza sicurezza”, o “emergenza stupri” o chissà cos’altro si muovono, agiscono, difendono cittadini inermi da orde di stranieri assetati di sangue.

Poco importa se ciò avviene sulla pelle di uomini, donne e bambini, sottratti al sonno e al riparo delle loro povere baracche, spaventati ed esposti al gelo, con pozzanghere ghiacciate.

Uomini che perderanno un giorno di lavoro, non retribuito. Bocche che andranno comunque sfamate, in qualche modo.

Sì perché gli uomini dell’insediamento di via di Centocelle, rom spoitori provenienti dalla città di Kalarasi, vicino Bucarest, ogni mattina piuttosto che andare a stuprare o rapinare si recano a raccogliere ferro e alluminio per lavorarlo e rivenderlo, o a riciclare materiale inutilizzato, o a svuotare cantine, fare traslochi, lavorare come muratori, come colf e badanti nel caso delle donne, rigorosamente in nero.

Le ore trascorrono, la tensione scende, veniamo fatti entrare a parlare con le persone sottoposte all’identificazione. I carabinieri si mostrano ora disponibili e gli stessi rom appaiono meno spaventati, quasi rassegnati.

Christian Picucci