Blitz a via di Centocelle 
		
			Di  Fabrizio (del 20/02/2009 @ 09:31:55, in  media, visitato 2415 volte)
		  
	 
	
	
		Ricevo da Marco Brazzoduro: 
19.02.09 All’alba circa 30 carabinieri sono arrivati svegliando bruscamente i 
rom rumeni dell’insediamento e facendo uscire tutti fuori dalle baracche al 
freddo. I bambini piangevano per lo spavento.  
 
Inizialmente non è stato permesso ad alcuno di portare i figli a scuola. Poi gli 
uomini sono stati rastrellati e condotti in caserma per l’identificazione. Solo 
a quel punto le donne sono potute uscire e accompagnare i piccoli dagli 
insegnanti.  
 
Erano presenti tre telecamere e come in una precedente occasione tutto sembrava 
essere il frutto di un’operazione mediatica. Ne avremo la conferma più 
tardi, quando davanti alla caserma dei carabinieri di Tor Tre Teste 
intercettiamo giornalisti di La7 , Tg2 e Roma 1 : “ci hanno 
chiamato stamani alle 4, ci hanno chiesto di filmare i controlli in un 
insediamento rom”. Le operazioni si stanno concludendo con la schedatura, le 
impronte digitali e le foto. Andranno presumibilmente avanti per tutta la 
mattinata.  
 
Occorre dare in pasto all’opinione pubblica qualche volto, far vedere che le 
solerti forze dell’ordine di fronte all’ “emergenza sicurezza”, o “emergenza 
stupri” o chissà cos’altro si muovono, agiscono, difendono cittadini inermi da 
orde di stranieri assetati di sangue.  
 
Poco importa se ciò avviene sulla pelle di uomini, donne e bambini, sottratti al 
sonno e al riparo delle loro povere baracche, spaventati ed esposti al gelo, con 
pozzanghere ghiacciate.  
 
Uomini che perderanno un giorno di lavoro, non retribuito. Bocche che andranno 
comunque sfamate, in qualche modo.  
 
Sì perché gli uomini dell’insediamento di via di Centocelle, rom spoitori 
provenienti dalla città di Kalarasi, vicino Bucarest, ogni mattina piuttosto che 
andare a stuprare o rapinare si recano a raccogliere ferro e alluminio per 
lavorarlo e rivenderlo, o a riciclare materiale inutilizzato, o a svuotare 
cantine, fare traslochi, lavorare come muratori, come colf e badanti nel caso 
delle donne, rigorosamente in nero.  
 
Le ore trascorrono, la tensione scende, veniamo fatti entrare a parlare con le 
persone sottoposte all’identificazione. I carabinieri si mostrano ora 
disponibili e gli stessi rom appaiono meno spaventati, quasi rassegnati.  
 
Christian Picucci 
	 
          
	
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