Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
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Di Fabrizio (del 29/04/2006 @ 21:56:48 in Regole, visitato 2883 volte)
Premessa: un paio di giorni fa, ho ricevuto la mail seguente, che riporto
come mi è arrivata:
Sequestrato e picchiato degli Carabinieri: Marin Costantin
(Ventila) cittadino Rumeno (Rom) 56 anni residente lavoratore edile in
Italia da 16 anni padre di cinque figli picchiato e sequestrato per 3 ore al
reparto di Carabinieri di zona Bongola Milano
Nuova Multietnica 2001
a cui è seguito un rapido e concitato giro di telefonate, perché Ventila è
rispettato e conosciuto da tutti nella comunità dei Rom rumeni di Milano, è
socio attivo di diverse associazioni e partecipe a manifestazioni ed iniziative
a Milano ed in Italia. Al momento, non ho divulgato la notizia, sia per
ricostruire i fatti, sia per capire se Ventila intendeva sporgere denuncia o
informare i mezzi di comunicazione.
I fatti, dopo aver sentito un po' di persone, sono di una semplicità
disarmante: Ventila ha portato la macchina (di sua proprietà, in regola con
bollo e documenti) all'autolavaggio, ma per qualche
disattenzione la macchina al posto di incamminarsi nel tunnel è scivolata
indietro, ammaccandosi. Alle proteste di Ventila, il benzinaio ha telefonato ai
carabinieri di Rho (non di Bonola), che l'hanno trattenuto qualche ora in
centrale, tirandolo per la barba, scaricandogli un po' di botte nel costato e
minacciandolo di rimpatrio.
Ora, col consenso del diretto interessato, è uscito un primo comunicato,
firmato da Opera Nomadi Milano. Non escludo che a breve ne seguano altri:
Gent.le Direttore,
in merito al grave episodio denunciato
dal nostro socio e componente del Direttivo dell’Opera Nomadi di Milano, Sig.
Constantin Marin, vogliamo innanzitutto esprimere pubblicamente al medesimo
Constantin detto “Ventila”, il nostro incondizionato sostegno perché è persona
stimata e conosciuta per la propria onestà e il proprio generoso impegno in
campo sociale, profusi sempre nel rispetto delle persone e delle istituzioni di
questa città.
Il fatto da lui denunciato, ovvero un
presunto atto di abuso e intimidazione subito da parte di un ufficiale del
Comando dei Carabinieri nel corso di una normale operazione di accertamento di
responsabilità per un danno materiale di modesta entità, per altro subito
passivamente dallo stesso Ventila, provoca la nostra indignazione e solleva dei
seri interrogativi di carattere più generale circa la condizione dei cittadini
socialmente più “deboli”di questa città.
L’episodio in sé và certamente
circoscritto in un misero atto arrogante e offensivo della dignità personale da
parte di un singolo tutore dell’ordine che, per altro, avrebbe potuto riguardare
anche un qualsiasi altro nostro concittadino.
Tutto ciò ci riporta però alla
constatazione di come molti Rom subiscano, in forme molteplici, delle
sistematiche angherie, particolarmente odiose e inaccettabili se perpetrate da
esponenti delle forze dell’ordine, rappresentanti dei pubblici poteri o da
singoli cittadini, come i molti datori di lavoro che senza scrupolo alcuno e
approfittando di una condizione di “oggettiva diversità o discriminazione” di
fronte all’applicazione e al rispetto delle leggi, favoriscono il lavoro nero e
lo sfruttamento attraverso il più bieco “caporalato”.
Non possiamo quindi non sollevare
l’attenzione su un più generale stato di involuzione dei rapporti tra la
comunità cittadina, gli apparati di controllo addetti all’ordine pubblico e le
molte minoranze, tra cui quella dei Rom continua ad essere la più stigmatizzata,
relegata com’è in una condizione di esclusione ed emarginazione che non ha
precedenti.
Non solo quindi ci sentiamo allarmati
dagli ultimi tragici episodi di cronaca cittadina, è di pochi giorni or sono la
notizia della morte di una bambina di appena un mese di età in via Triboniano,
ma ci facciamo portavoce di una indignazione morale e di una denuncia pubblica
che troppo poco e faticosamente viene raccolta dalle istanze civili di questa
città.
Non è un caso che tale argomento non
trovi spazio, se non in termini prettamente scandalistici, nemmeno nella
imminente competizione elettorale per il governo della città, che pure potrebbe
essere una buona occasione per manifestare l’intenzione concreta di sviluppare
un diverso approccio ai problemi che ogni giorno vengono sollevati dai nostri
concittadini rom e dagli abitanti dei quartieri delle periferie.
A noi semplici cittadini dunque il
compito di vigilare e intervenire con attenzione e puntualità nella condanna di
quelli che sono piccoli o macroscopici episodi di intolleranza e discriminazione
quotidiana, ma anche l’onere di saper indicare modalità e contenuti diversi che
aiutino a costruire e migliorare la convivenza e la coesione sociale tra tutti i
cittadini di Milano.
Il Vicepresidente – Opera Nomadi
Sezione di Milano
(foto pubblicata il 22 luglio 2005) da destra: Bogdan Kwappik (allenatore di Multietnica2001), Ventila (scrittore e carpentiere Rom rumeno) e quello vestito di nero potrebbe essere Direktor, sullo sfondo Milano, via Barzaghi.
Di Fabrizio (del 07/11/2005 @ 20:26:51 in Europa, visitato 2161 volte)
Di questi tempi, leggendo i giornali, ho scambiato qualche informazione con UcCaBaRuCcA, su quanto sta accadendo nelle periferie parigine. Gia visto, d'accordo. Ma devo fare i conti con la mia nota confusione mentale, e le cronache francesi si mischiano ai commenti che mi lascia Snowdog sui recenti sgomberi degli insediamenti rom in Italia. La scommessa, è cercare una via d'uscita. Forse, al di là dell'ideologia e della polemica, la risposta è sempre guardare in faccia il tuo nemico, e avere il coraggio di lavorarci assieme. E, naturalmente, rimboccarsi le maniche, perché c'è sempre qualcosa da fare.A volte, è possibile. Ripesco un vecchio post dall'archivio di Pirori:Mercoledi 28 Aprile 2004 ore 22:58:1231 dicembre 2003 - riporto da La Repubblica: Distrutta la nuova sede alla Barona: svastiche e croci celtiche come firma Assalto all´Opera Nomadi - "Qui non vi vogliamo" - I locali sono del Comune. Sorgerà un centro documentazione degli orrori nazisti. La cronaca è riassunta qui:
Ripuliti i locali dai danni + grossi, la sede era rimasta praticamente disabitata sino a settimana scorsa. Nel frattempo si era ventilata l'ipotesi di cercare un posto "+ sicuro". Invece, la sede si farà, come pure il Centro documentazione, proprio lì. Sono contento per due ragioni: 1) La sede si trova alla periferia estrema, un blocco di palazzoni popolari, ed è proprio lì che la gente normale hanno bisogno di vedere, di partecipare alla vita associativa - per reagire al clima di abbandono delle autorità e alla violenza che comanda. 2) Per una volta, il nome dei Rom non è stato associato a chi viene cacciato con la violenza. Che diamine! Questa volta si ritorna e si rimettono assieme i cocci. C'è voluto un po' di tempo per maturare la decisione, e lo capisco, ma penso che la loro sia stata la decisione giusta.
Così, mi sono offerto volontario per aiutarli a risistemare il materiale del Centro documentazione. Arrivo lì la mattina presto, son da solo e apro tutte le porte e finestre per segnalare la mia presenza. Giacché ci sono, metto musica balcanica a palla, che poi cambio in ray algerino, per vedere se almeno si affaccia qualche nordafricano.
A metà mattina si fanno vivi i volontari di altre associazioni che operano lì vicino: un centro per ragazzi e una chiesa evangelica. Sono contenti che si sia scelto di tornare e mi informano sulle loro attività. Molto preso nel ruolo di "ambasciatore" che mi sono auto appioppato, ricambio e visito le loro sedi. Dopo i saluti di rito, entrambi si sono interessati alla nuova porta blindata montata dall'Opera Nomadi. Credo che anche per loro la vita sia movimentata. Rispondo che vedrò di fornirgli dei preventivi, ma come esterno, al momento non so dire di +.
Visito il bar, ma a parte il caffé (discreto), non rubo molte informazioni in + sul quartiere.
Di pomeriggio, si presenta una piccolo gruppo di giovani in motorino. Un sociologo li catalogherebbe come la classica banda di periferia, Scambiamo 2 chiacchiere, sono curiosi. Spiego loro cosa è successo, chi è Opera Nomadi, cosa si vuole fare. Mi dicono che sono con noi, che anche loro ce l'hanno con chi di notte sfascia il quartiere. Se avessi potuto, li avrei presi come vigilantes!
Più tardi, con un timido buongiorno, è il turno dei bambini. Mi guardano e scappano, poi tornano, alla fine entrano coi monopattini e le bici (portate a mano). Per fortuna, 7 anni come animatore al campo di via Idro mi hanno insegnato come cavarmela. Si parla e si scherza per mezz'ora, poi, rotto il ghiaccio, dico loro che mi aspetta una montagna di libri da catalogare e devo tornare al computer. Mi salutano e mi augurano buon lavoro.
Dimenticavo, oggi non sono state solo chiacchiere: catalogati 310 tra libri, documenti, audio e videocassette. Me ne mancano una cinquantina. Quando il catalogo sarà pronto, ve lo farò sapere.
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 20:04:48 in Regole, visitato 2199 volte)
Un lungo comunicato (che riporto qua sotto) mi informava che stasera alle
18.00 in piazza Scala c'era un presidio dei Rom. Ero lì per intervistare
qualcuno di loro, ed avere qualche parere dai diretti interessati.
Non ho potuto farlo: in piazza c'erano solo
Ventila (vecchia conoscenza dei
lettori), che in effetti abita nel campo di Triboniano, qualcuno del comitato
antirazzista, una delegazione del comitato di Rubattino e Roberto Malini
del gruppo EveryOne.
Era successo che ai Rom è stato IMPEDITO CON LA FORZA di manifestare,
perché un cordone di polizia ha impedito loro di uscire dal campo di Triboniano,
effettuando una carica che si è conclusa con alcuni Rom contusi.
Una delegazione ha tentato di farsi ricevere in Comune per chiedere la
rimozione del blocco di polizia, ma non è stata neanche fatta entrare nel
palazzo.
A questo punto da piazza Scala si sono spostati verso il campo di Triboniano,
per capire quale fosse la situazione. Io son tornato a casa per darvi almeno
queste scarne notizie, che lascio a voi giudicare. Vi farò sapere appena
possibile se ci son aggiornamenti.
COMUNICATO STAMPATriboniano, i Rom, le Ong e gli operatori umanitari in presidio davanti a
Palazzo Marino Milano, 19 maggio 2010. Domani, giovedì 20 maggio, a partire dalle 18 si
terrà un presidio pacifico davanti a Palazzo Marino, in piazza della Scala.
La manifestazione è stata promossa dalla comunità Rom di via Triboniano, per
protestare contro i continui sfratti che mettono sulla strada famiglie
indigenti e contro il progetto dello smantellamento del campo, programmato a
partire dal 30 giugno, senza alternative abitative e inclusive sufficienti
all'emergenza umanitaria. Organizzazioni per i Diritti Umani e centri
antirazzisti sosterranno il presidio. "E' il primo passo per la difesa del
nostro diritto all'esistenza e alla dignità," affermano senza esitazioni i
rappresentanti delle comunità Rom riunitesi in assemblea domenica scorsa. Il
Gruppo EveryOne, che ha scritto una lettera al vicesindaco e alla Casa della
Carità, chiedendo l'interruzione degli sfratti e l'avvio di politiche in
linea con la Carta dei diritti fondamentali della persona nell'Ue, sarà
presente al presidio. "Negli ultimi anni il Comune di Milano ha perso una
grande opportunità civile," spiegano i leader dell'organizzazione Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "perché ha avuto a disposizione
tanti milioni di euro, ma ha investito tutto quel denaro in una forsennata
caccia all'uomo, attuando sgomberi irresponsabili in estate e in inverno,
mettendo sulla strada bambini, donne e malati. Ha murato case abbandonate,
acquistato centinaia di telecamere di sorveglianza, distolto la polizia
municipale dai suoi compiti utili alla collettività per trasformarla in una
milizia etnica. La Commissione europea e l'Alto Commissario Onu per i
Diritti Umani hanno condannato tali procedure, contro cui sono state aperte
procedure di infrazione. Ora tocca al Triboniano, un campo che sta per
essere sacrificato alla realtà dell'Expo, attorno a cui gravita ogni genere
di malapolitica e malaffare". Vi è una certa preoccupazione, da parte delle
istituzioni locali, dopo i moti di protesta verificatisi al Triboniano
giovedì 13, quando alcuni rappresentanti della comunità di via Triboniano
hanno eretto barricate, dato fuoco a copertoni e a un'auto, messo alcune
bombole in mezzo alla strada. L'Assemblea di via Triboniano e gli
Antirazzisti Milanesi assicurano che il presidio si svolgerà in modo
pacifico: "La manifestazione si prefigge esclusivamente lo scopo di
consegnare e rendere pubblica alla una proposta di soluzione della vicenda
che rappresenta la volontà di tutti gli abitanti del campo. Le famiglie si
rendono infatti disponibili a lasciare l'insediamento purché vengano
salvaguardati i loro diritti fondamentali: un’abitazione degna e sostenibile
per i 100 nuclei familiari; la garanzia di continuità scolastica per tutti i
bambini; la fine di ogni gestione esterna degli interessi e dei diritti
della comunità". La Croce Rossa Italiana e la Croce Rossa Romena visiteranno
il campo nei prossimi giorni con una delegazione, per verificare le
condizioni di salute degli insediati, per accertare che le famiglie verranno
risistemate in alloggi adeguati e che siano previsti dopo il trasferimento
programmi di inclusione, come prevedono gli accordi internazionali. "Al
Triboniano rischia di verificarsi una spaventosa tragedia umanitaria,"
comunica l'ufficio stampa della sezione Diritti Umani del Circolo
"Generazione Italia" di Milano, "ed è importate evitarla. Dopo le proteste
di giovedì, si è parlato dei Rom come di facinorosi e violenti. Chi conosce
la situazione del campo, però, si rende conto che per i 700 esseri umani lì
residenti non esistono più diritti né opportunità di vita. Quando un gruppo
sociale viene perseguitato, è sancito il suo diritto alla ribellione: lo
afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Domani, però, la
protesta si svolgerà in modo tranquillo, anche perché è auspicabile da parte
delle autorità cittadine iniziare finalmente ad ascoltare i Rom del
Triboniano, evitando di delegare le loro scelte e il loro destino ad
associazioni che non hanno motivo di rappresentarli".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
Di Fabrizio (del 22/03/2011 @ 14:53:07 in Italia, visitato 2053 volte)
Su richiesta e segnalazione del lettore Fiorenzo, ad
integrazione di quanto pubblicato
QUI (e relativi commenti), ecco un altro articolo tratto da Redattore
Sociale:
Il commento di don Mapelli: "Un'azione di cui si assumano la
responsabilità il comune, il prefetto o chi si vuole. Ma non noi. Sgomberi come
questo sono del tutto inutili, innalzano solo la tensione"
MILANO - "Quello che è successo oggi non ci vede d'accordo: è un'azione per la
quale non siamo stati interpellati". Questo il commento di don Massimo Mapelli,
responsabile del progetto sociale della Casa della carità all'interno del
campo nomadi comunale di via Triboniano, allo sgombero di tre famiglie avvenuto
in mattinata (vedi
lancio precedente).
"Queste famiglie stavano pian piano costruendo percorsi di uscita positiva che
iniziavano a concretizzarsi -continua il sacerdote-. Perciò sgomberi come questo
sono del tutto inutili: innalzano la tensione e non servono ad affrontare il
problema dal punto di vista sociale."
Per quanto riguarda l'accusa di offerta di denaro in cambio dell'abbandono del
campo, sollevata dal romeno Costantin Ventila anche a carico della Casa della
carità, don Mapelli replica: "Come agli altri abitanti del campo, abbiamo
chiesto anche a lui, che lavora regolarmente, di iniziare un percorso di uscita
dal campo e di inserimento sociale: molti altri hanno trovato una casa sul
mercato con il sostegno del Piano Maroni e poteva farlo anche lui. Detto questo,
non siamo stati sicuramente noi a ordinare l'azione di oggi nei suoi confronti.
Un'azione di cui si assumano la responsabilità il Comune, il Prefetto o chi si
vuole. Ma non noi"
Di Fabrizio (del 16/03/2011 @ 14:26:16 in casa, visitato 2008 volte)
Da
Redattore Sociale
Le tre famiglie non volevano lasciare il campo. Costantin Ventila, rom
romeno: "Comune e Casa della Carità mi hanno offerto 1000 euro per andarmene e
altri 5 mila quando avrei trovato un appartamento. Ma io ho rifiutato"
MILANO - Sgomberate tre famiglie rom che vivono all'interno del campo rom di
Triboniano. Sul posto sono arrivati gli agenti della polizia di stato e
della polizia locale che hanno bloccato le vie d'accesso al campo dove è stato
vietato l'accesso a giornalisti e operatori della Casa della carità. Gli
abitanti del campo si sono opposti allo sgombero. "Mi vogliono buttare in strada
con i miei figli, non so dove mi vogliono mandare", denuncia Costantin Ventila,
rom romeno, contattato telefonicamente. "Il comune e la Casa della carità -
aggiunge Ventila - mi hanno offerto 1000 euro per andarmene da Triboniano e
altri 5 mila quando avrei trovato un appartamento. Ma io ho rifiutato". Ventila,
geometra sessantenne, è presidente dell'associazione "Avena Amenza Savale", da
vent'anni in Italia e da sette anni abitante del campo comunale di via
Triboniano. "Secondo me questa è una truffa: io sono un rom e se vado a cercare
un appartamento non lo trovo - prosegue Ventila -.Tra l'altro, ci hanno
sgomberato senza notificarci nulla: non abbiamo in mano nulla di scritto". In
attesa che qualcuno, comune o Casa della carità, gli offrisse un'alternativa,
Costantin Ventila si è rifugiato con la sua famiglia nella chiesa dei frati
cappuccini davanti al Cimitero Maggiore. Ma ha poi lasciato quel rifugio. (dp/ar)
Di Fabrizio (del 28/09/2010 @ 12:51:07 in Italia, visitato 2802 volte)
Care amiche e amici,
da luglio i Sinti del Quartiere Terradeo di Buccinasco sono oggetto di una
indegna campagna di stampa denigratoria, basata su motivazioni fasulle.
Invio il comunicato stampa che stiamo distribuendo come Associazione, con
allegato un approfondimento di ciò che abbiamo fatto e che stiamo facendo, con
preghiera di pubblicazione o diffusione. [...]
Cordiali saluti da Ernesto Rossi,
presidente dell'associazione "Apertamente di Buccinasco", costituita da sinti e
volontari.
Mentre infuria nel Parlamento Europeo un drammatico scontro fra il
Presidente francese Sarkozy e il Presidente della Commissione UE, Barroso, per
la decisione della Francia di espellere centinaia di ROM;
mentre nei grandi centri urbani del nostro Paese, a partire da Roma e Milano, da
tempo, con una intensificazione negli ultimi mesi, vi sono continui sgomberi di
campi abusivi e non, di Rom e Sinti:decine dall'inizio dell'anno, ripetuti sulle
stesse persone, stroncando percorsi lavorativi e scolastici;
in una cittadina di prima cintura della Provincia di Milano, Buccinasco, è in
corso da anni una positiva sperimentazione di INCLUSIONE SOCIALE di una
minoranza etnica.
Questa minoranza è composta da 20 famiglie SINTE, per un totale di 100 persone,
la metà delle quali sono minori.
Alla fine dello scorso anno, per volere congiunto dell'Amministrazione Comunale
e dell'Associazione Apertamente è stato costituito un Tavolo di Lavoro presso il
Comune di Buccinasco, cui partecipiamo regolarmente, presieduto oggi
dall'Assessore competente.
La missione dichiarata del gruppo di lavoro è quella di monitorare ed
individuare eventuali difficoltà e suggerire soluzioni ai problemi emersi
all'interno della locale Comunità Sinta o fra questa ed il resto della comunità
buccinaschese; e recentemente per supportare gli incontri in corso fra
l'Amministrazione Comunale, la Prefettura ed il Parco Agricolo Sud.
Il fatto più eclatante, salito più volte agli onori della cronaca locale nelle
scorse settimane, è stato quello delle "casette" esistenti da oltre dieci anni
all'interno del Q.re Terradeo, dove abitano le famiglie Sinte, e mai normate per
questioni burocratiche dalle varie Amministrazioni Comunali e Provinciali che
nel tempo si sono succedute.
La Giunta Comunale di Buccinasco ha votato il 23.08.2010 un'importante Delibera
di Indirizzo riguardante la stabilizzazione della Comunità Sinta.
Dal Tavolo è arrivato il suggerimento di far incontrare il Prefetto di Milano e
l'Amministrazione Comunale, com'è poi avvenuto di recente, trovare una soluzione
a questo annoso problema. Prossimamente sarà coinvolto anche il Parco Sud.
Ricordiamo per l'ennesima volta che il terreno, sul quale sorge il campo delle
famiglie Sinte, è di proprietà del Comune, che nel 1994 con una delibera di
Giunta, lo ha dato loro in uso.
Il terreno si trova nel Parco Agricolo Sud.
Nel 2005 da parte dell'allora Amministrazione Comunale vi è stato un corposo
intervento, cofinanziato dalla Provincia di Milano, per migliorare le condizioni
di vita dei Sinti residenti. E si è strutturato il terreno come un campeggio: ad
ognuna delle 20 famiglie è stata assegnata una piazzola ed è stato firmato un
regolare contratto della durata di 10 anni, rinnovabile. In questo contratto
sono anche previsti precisi diritti e doveri.
La maggior parte delle 6 casette in legno, in sostituzione delle caravan, è
stata costruita tra il 1994 e il 2004.
La prima richiesta di regolarizzazione delle casette da parte della
Amministrazione Comunale al Parco Agricolo Sud risale al 2005.
Nel 2009 il Prefetto di Milano, nominato Commissario Straordinario per "
l'emergenza nomadi dal Ministro degli Interni Maroni, ha stanziato 100.000 euro
dell'apposito fondo del Ministero, per finanziare un progetto di ultimazione dei
lavori da tempo previsti al Q.re Terradeo. Questo importo è gestito direttamente
dalla Prefettura.
Dal mese di luglio la presentazione da parte di un Consigliere regionale di
un'Interrogazione, probabile frutto di non verificate informazioni, ha prodotto
una serie di articoli giornalistici, in alcuni dei quali si ventilava
addirittura la chiusura del campo Sinti di Buccinasco.
Vorremmo ricordare
- che l'Associazione "Apertamente di Buccinasco" è stata formata per metà da
Sinti abitanti il campo e per l'altra metà da volontari che da anni lavorano
insieme a questi nostri concittadini;
- che i Sinti di Buccinasco sono da sempre Italiani, ex giostrai, come lo sono
gli Orfei, i Togni, i Medrano ecc., e sono residenti in modo stabile a
Buccinasco dall'inizio del 1980;
- che i bimbi sono stati tutti vaccinati nel tempo, a cura dell'Assistente
sanitaria, che fa parte anch'essa del Consiglio della nostra Associazione;
- che l'istruzione dei minori e di alcuni adulti è seguita, da anni, da altri
volontari coordinati da alcune insegnanti e da un'ex Preside, anch'essi facenti
parte dell'Associazione, che operano in collaborazione con altri soggetti
all'interno della scuola di Buccinasco, frequentata dai bambini per tutto il
periodo dell'obbligo, e da quest'anno con qualche accesso alle superiori;
- che l'Associazione Apertamente collabora con le tre Parrocchie, le Caritas
locali e numerose altre Associazioni di Buccinasco e partecipa regolarmente alle
iniziative collettive come la Festa dei Popoli, la Festa delle Associazioni,
oltre a tenere annualmente dal 2004 una Festa dei Sinti;
- che l'Associazione Apertamente è da tempo in rete con altre Associazioni che
si occupano di Sinti e Rom: Casa della Carità, Naga, Caritas Ambrosiana, Padri
Somaschi, Arci, ecc., le quali costituiscono da anni il Tavolo Rom. Essa
collabora inoltre attivamente con l'Università della Bicocca e quella di Pavia;
- altri volontari accompagnano i giovani Sinti all'inserimento nel mondo del
lavoro: in una congiuntura economica difficile per tutti, si sono conseguiti
significativi risultati (e, purtroppo, abbiamo avuto persino un cassintegrato.
Su questi problemi l'Associazione Apertamente collabora con lo Sportello Lavoro
e cinque Agenzie Interinali, con due Cooperative Sociali, la locale Banca del
Tempo e Buccinbici; con queste due ultime abbiamo realizzato alcuni Progetti
finalizzati ad attivare posti di lavoro;
- Inoltre, Apertamente collabora con le Istituzioni: il Comune di Buccinasco ed
i Comuni limitrofi, e con la Provincia di Milano ed il Parco Sud. Apertamente ha
costituito a Buccinasco, in convenzione con quest'ultimo il Punto Parco Terradeo,
che gestiamo in collaborazione con altre Associazioni.
Conclusioni:
L'Associazione Apertamente, per promuovere la conoscenza della vera situazione
del Quartiere Terradeo di Buccinasco (Campo Sinti ) e delle avanzate
sperimentazioni d'inserimento sociale in corso, si rende disponibile ad incontri di approfondimento e a promuovere
visite al Terradeo, anche per facilitare la conoscenza diretta dei suoi
abitanti.
L'Associazione ha approntato della documentazione cartacea, e sono inoltre
disponibili numerose foto in formato digitale sullo evolversi nel tempo di
questa Comunità e degli eventi negli anni realizzati e consultabile in loco su
appuntamento.
Quanto sopra è a disposizione, su richiesta, di:
Amministrazioni Pubbliche, Forze politiche, Giornalisti, Associazioni
culturali e di Volontariato, Operatori del settore, Direzioni Didattiche ,
Istituti scolastici e Università, Persone di buona volontà.
Per Associazione Apertamente di Buccinasco
Ernesto Rossi, Presidente cell. 3338628466, e-mail:
meg.rossi@tin.it
Augusto Luisi, Consigliere cell. 3355324525, e-mail:
luisibuc@gmail.com
Buccinasco, 20.09.2010
Skopje, 27 MAGGIO 2005. Il delegato speciale Bjørn Engesland di International Helsinki Federation for Human Rights (IHF) / European Roma Rights Centre si è recato a Skopje settimana scorsa per verificare la situazione dei circa 2000 Rom rifugiati dal Kossovo, attualmente ospitati in centri di raccolta per rifugiati e per indagare sulla ventilata volontà del governo di espellerli verso il Kossovo, la Serbia o il Montenegro.
A Skopje è stato raggiunto dai componenti macedoni del Comitato di Helsinki.
[...]
Attualmente sono circa 2000 i rifugiati dal Kossovo, Rom Ashkali ed Egizi. La maggior parte sono i reduci dai bombardamenti NATO del 1999, impossibilitati a ritornare per la campagna di pulizia etnica contro gli "Zingari" scatenata dagli estremisti albanesi già in quello stesso anno.
Le minacciate espulsioni dalla Macedonia, cadono nel momento in cui anche altri governi europei, in particolar modo la Germania che ha siglato un accordo con l'ONU (ma anche l'Italia, la Svezia e la Svizzera NDR) si accingono a operazioni simili di rimpatrio forzato. [...]
Englesad: "Nonostante il desiderio - pienamente legittimo - del ritorno in Kossovo e di ricevere giustizia e risarcimenti per i danni e i crimini di massa che hanno sofferto, non esistono attualmente le condizioni in Kossovo per un possibile ritorno. E' semplicemente troppo pericoloso e imprudente".
Dal canto suo, le autorità macedoni non hanno ancora riconosciuto a queste 2000 persone lo status di "richiedenti rifugio", lasciandole in un limbo giuridico e potendo quindi espellerle in qualsiasi momento senza alcuna giustificazione.
Continua Englesad: "Il governo macedone dovrebbero offrire a tutti i 2000 rifugiati la possibilità di integrarsi in Macedonia, fornendo loro permessi di residenza a lungo termine [...] La nostra, non è una critica rivolta al solo governo della Macedonia, ma si estende a tutti gli altri paesi che in maniera più o meno nascosta stanno agendo similmente."
Ulteriori informazioni:
- International Helsinki Federation for Human Rights (IHF): Bjørn Engesland, +47-957-533 50
- European Roma Rights Centre (ERRC): Claude Cahn, (36 20) 98 36 445
fonte: http://it.groups.yahoo.com/group/Macedonian_Roma
Di Sucar Drom (del 28/06/2008 @ 11:51:37 in blog, visitato 2328 volte)
Ue, i limiti della direttiva 2004/38/CE
Il commissario UE alla Giustizia Jacques Barrot ha risposto all'interrogazione
presentata dall'europarlamentare radicale dell'ALDE Marco Cappato (in foto)
sullo sgombero da parte del Comune di Milano, di due baraccopoli alla periferia
della città, avvenuto il 1° aprile scorso, e sul ventilato ...
Milano, il concentramento di Cittadini italiani
«Se si fa la somma delle violazioni e delle molteplici esazioni che vengono
denunciate sotto i nostri occhi, è possibile immaginare un futuro in cui, in
un'Europa concentrazionaria, non resteranno libere che le guardie carcerarie,
pronte a loro volta a imprigionarsi a vicenda. Quando...
Veltroni si sveglia? Forse no...
Veltroni annuncia per l'autunno una "grande manifestazione nazionale per aprire
una nuova stagione politica". Un radicale cambio di passo nei riguardi di
maggioranza e governo. Anche perché l'attuale luna di miele del governo con i
suoi elettori, prevede, finirà presto, proprio in autunno, quando si capiranno
meglio i risvolti della ma...
Milano, Bezzecchi: «ormai siamo all´apartheid»
Vanno bene le regole, va bene l´idea di un superamento del campo rom, ma
«attenzione a non cadere nella demagogia» prevedendo una permanenza massima di
tre mesi nei container del Comune. Il primo a bocciare la norma che renderebbe
provvisoria la sosta nei “campi nomadi” è Corrado Mandreoli, responsabile d...
Venezia, la Lega Nord continua ad istigare l'odio razziale
Nuovo blitz di esponenti e simpatizzanti della Lega Nord questa mattina a Mestre
(Venezia), per bloccare i lavori di costruzione del villaggio per i Sinti
veneziani, finanziato ...
C’è del primitivo nelle pulsioni sociali in Italia
Riportiamo una lettera interessante del signor Mario Costa, pubblicata da Il
Secolo XIX questa mattina, e di seguito la risposta/commento del Direttore del
quotidiano ligure. In alcune popolazioni cosiddette “primitive” dell’Africa e
del Papua N. Guinea, quando la società è sottoposta a pressioni che ne minano la
strut...
GISCEL Sardegna e Rom
Siamo insegnanti di tutti gli ordini di scuole - dalla scuola per l’infanzia
all’università - e lavoriamo per un'educazione linguistica democratica, per il
diritto al possesso pieno della lingua come strumento di partecipazione
effettiva alla vita democratica. Il nostro impegno si svolge prevale...
Lettera aperta alla Conferenza Episcopale Italiana
Eminenza Reverendissima Card. Angelo Bagnasco, durante lo svolgersi dell’ultimo
nostro incontro internazionale a Trogir (Croazia) sul tema: “ Essere artigiani
di Pace di fronte a un contesto antizingari crescente”, i 130 partecipanti di 21
diversi paesi europei, hanno manifestato...
Razzismo: si presenta oggi al Parlamento europeo il Rapporto 2007
Il documento, anticipato dall’Ansa, mette sotto accusa l’Italia per la
situazione dei Rom, per le discriminazioni dei cittadini stranieri nell’accesso
alle case popolari in alcune regioni, per non avere un sistema di segnalazione
degli att...
Ora vi racconto...
C’è pure la televisione, per raccontare come la gioventù romana si diverte a
Trastevere il venerdì sera. L’ora dell’aperitivo. Le vie attorno a piazza
Trilussa gremite di persone. Cinque o sei bancarelle di venditori ambulanti. Un
ragazzo ha appena regalato un paio di orecchini alla sua fidanzata. Le sirene
della polizia colgono tutti di sorpresa. Non è un ...
Tettamanzi: "Militarizzare le città è un errore la paura non passa con un
decreto"
«Militarizzare le città serve solo ad aumentare il senso di smarrimento e la
paura. Perché la paura non passa per decreto legge». Guarda dalla finestra del
suo studio, il cardinale Dionigi Tettamanzi, e vede una piazza Duomo affollata
di milanesi che la attraversano di corsa per spostarsi da un ufficio all'altro,
ma anche di immigrati che si incontrano, bevono, bivaccano, litigano...
Rom e Sinti, l'Europa punti sulla partecipazione diretta
Il 19 Giugno il presidente della Federazione Rom e Sinti insieme ha incontrato
il commissario europeo per i diritti umani (in foto), al quale ha presentato la
drammatica condizione di Rom e Sinti in Italia e sollecitato le Istituzioni
Europee ad un intervento determinato verso il G...
Le rilevazione biometriche sono una forma di discriminazione
Ieri il ministro Maroni (in foto), davanti alla Commissione affari
costituzionali della Camera di Deputati, ha ripetuto quanto già affermato alcuni
giorni fa: censimento di tutti i Rom con rilievo delle impronte digitali anche
per...
Cosa succederebbe se alle parole "bambini rom" sostituiamo quella di "bambini
ebrei"?
Sul rilevamento delle impronte digitali anche ai minori rom il governo andrà
fino in fondo. Lo ha affermato il ministro dell'Interno Roberto Maroni: «Questa
è la strada giusta per garantire i diritti ai minori» ha detto, aggiungendo che
l'esecutivo non si farà intimidire da s...
Impronte digitali, c'è chi afferma: “i nomadi hanno accettato questo tipo di
misura che è stata anche apprezzata"
Offre una sponda al Governo italiano la posizione espressa da Massimo Converso
dell'Opera Nomadi di Roma nella polemica di queste ore sulla la raccolta delle
impr...
Impronte digitali, scoppia la polemica
Si fanno sempre più consistenti le polemiche sulla scelta del Viminale di
operare una schedatura, tramite la raccolta delle impronte digitali, della
popolazione infant...
Appello al Presidente della Repubblica
Ill. mo Presidente della Repubblica, a titolo personale quale appartenente alla
minoranza Rom e quale legale rappresentante della “Federazione Rom e Sinti
Insieme” mi corre l’obbligo di chiedere con estrema urgenza un Vostro autorevole
intervento affinché il Governo Italiano ponga fine alla diffus...
Le impronte dei bambini rom e il silenzio della Chiesa
A Maroni vorremmo suggerire di prendere le impronte delle mani (e dei piedi) ai
neonati cinesi di Milano, che sono già, notoriamente, tutti ladri di identità.
Inoltre, per coerenza, potrebbe impartire l'ordine di misurare la lunghezza
degli arti ai bimbi di Corleone che crescono (si fa per d...
Venezia, iniziano i lavori
Nel giorno dell’avvio dei lavori, senza incidenti, il fronte del no al villaggio
Sinti a Mestre annuncia nuove battaglie in memoria di un anziano manifestante
morto dopo un malore causato - secondo quanto accertato finora - da un co...
Ue, Maroni si fermi
Se il governo italiano andasse fino in fondo con l'annunciata intenzione di
prendere le impronte digitali a tutti i minori sinti e rom, troverebbe
l'opposizione della Co...
Impronte digitali, uno specchietto per le allodole
L’iniziativa di Maroni di schedare i Sinti e i Rom con rilievi biometrici ha
fatto scoppiare la polemica in Italia. Soprattutto alimentata dalle
dichiarazioni del ministro che anche i bambini sinti e rom saranno sottoposti a
tale rili...
Prefetto Mosca: no alle impronte digitali per i bambini
Intervenendo a un incontro nella facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre, il
prefetto di Roma Carlo Mosca, commissario governativo per i “nomadi” per il
Lazio, ha detto che nel censimento che sarà fatto nei “campi n...
Rom e Sinti, l'Italia è incivile!
La stampa britannica punta il dito sul piano del governo di prendere le impronte
digitali dei Sinti e dei Rom, bambini compresi. Il più critico è l'Independent:
il quoti...
Il pragmatismo di Cacciari mette all’angolo la Lega Nord?
Ultima puntata della stagione di Otto e mezzo. Ieri sera. La7. Faccia a faccia
tra il ministrojazzista (in studio) e il sindacofilosofo (in collegamento). Si
parla di emergenza rom e integrazione. Il ministro Roberto Maroni...
Di Fabrizio (del 08/03/2006 @ 11:42:15 in media, visitato 2200 volte)
Leggo oggi un articolo sul sito La
Gazzetta della Martesana.
Alcuni punti che mi interessano:
la costruzione di una campo sosta per nomadi, per 120
persone, proposto senza nessuna programmazione territoriale e senza
il coinvolgimento dei cittadini (Rom e italiani) che dovrebbero
forzatamente convivere;
la disamina di una situazione ambientale già
degradata di suo (ripetuta anche nell'altro articolo Zona
industriale dimenticata da Dio e dal Comune sempre sulla
Gazzetta);
il campo di via Idro (indicata nell'articolo come via Padova)
come “famoso per fatti di cronaca nera”.
Mi sono quindi permesso di scrivere una lettera al giornale, che
riporto di seguito. Vi terrò aggiornato sugli sviluppi.
Spettabile redazione
Leggo il vostro articolo "Rom, un
campo a Cologno?"
Mi permetto di segnalare, in merito al
campo di via Padova (tristemente famoso per fatti di cronaca nera),
che le famiglie del campo lo scorso dicembre hanno indetto una
conferenza stampa in merito alle false notizie che erano apparse sui
mezzi d'informazione. Qui
il testo.
Riguardo al ventilato campo che si
dovrebbe costruire a Cologno, erano arrivate notizie simili anche al
campo, ma nessuno si è mai preso la briga di chiedere un
parere a chi in un campo sosta ci vive da altre 16 anni. Vi segnalo
che in occasione delle prossime elezioni comunali, abbiamo proposte
alternative, che presenteremo agli elettori: un riassunto si può
leggere QUI.
Due gli indubbi vantaggi: sono proposte pensate per l'interesse
comune di tutta la cittadinanza, non si propone niente
che già non sia stato realizzato in Italia.
Grato dell'attenzione
Fabrizio Casavola
Di Fabrizio (del 18/08/2006 @ 10:56:42 in Europa, visitato 1660 volte)
16 Agosto 2006, Budapest, Berlino: Ignorando un appello diretto a bloccare l'espulsione, come pure le evidenti prove di stato fisiologico estremo, le autorità tedesche hanno espulso forzatamente un donna Rom e i suoi cinque figli (di età tra i 6 e i 17 anni) verso la Serbia.
ERRC ha ricevuto l'informazione il 14 agosto dall'OnG di Berlino "Iniziativa contro l'Espulsione e la Detenzione" (Initiative gegen Abschiebehaft)[...] La famiglia è musulmana, un gruppo particolarmente preso a bersaglio nella Serbia ortodossa. Il marito della donna si è suicidato per impiccagione nel 2002, per paura di espulsione dalla Germania, da allora la donna K.T. ha cresciuto i figli da sola.
La donna soffre di gravi problemi psichici, per cui è da anni in cura a Berlino. Secondo il suo psicologo, K.T. è estremamente instabile. In situazione di stress, è soggetta a iperventilazione, che può trasformarsi in convulsioni delle mani, delle braccia, piedi e gambe. Inoltre, la donna dice di aver sempre davanti l'immagine di suo marito suicida, e di pensare di fare lei la stessa fine. Anche la figlia 16enne, L.T. ha raccontato al lo psicologo che anche lei ha continue visioni del padre morto, e la sua più grande paura è che la madre faccia la stessa fine. K.T. è stata ricoverata a Berlino in diverse occasioni, l'ultima tra il 22 e il 28 giugno 2006.
Il tribunale di Berlino, rivedendo l'appello di K.T. di rimanere in Germania con i figli, ha rifiutato di riconoscerle la malattia psicologica, nonostante le testimonianze mediche sulla serietà delle sue condizioni.
Nel fax del 15 agosto, inviato al Ministero degli Interni Ehrhart Körting, ERRC richiede:
- Intervenire per fermare l'espulsione forzata di K.T. e dei suoi figli, e
- assicurarsi che, senza indugio, sia fornito alla famiglia un permesso di residenza a lungo termine, cosicché a K. T. possa ricevere un trattamento sanitario, senza applicazioni arbitrarie o pressioni indebite.
ERRC nota che l'espulsione di K.T. sarebbe crudele e degradante, e contravverrebbe all'Art.3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, e alle relative leggi e norme internazionali, sottoscritte dalla Germania.
ERRC nota che a fronte dell'espulsione in Serbia, K.T. avrebbe scarsissime probabilità di accesso alle cure mediche e psicologiche [...]. A ciò va aggiunta la doppia discriminazione come Eom e come musulmana in Serbia, che potrebbe portarla ad essere oggetto di veri e propri attacchi fisici. ERRC chiede di essere informata dal governo su tutte le azioni che il Ministro Körting intende prendere.
Il 16 agosto, senza rispondere a nessun appello, ha forzatamente espulso K.T. e la sua famiglia verso Belgrado.
Le vostre proteste possono essere inoltrate a:
Senator für Inneres Dr. Ehrhart Körting Minister of Interior for Berlin Klosterstraße 47 10179 Berlin Germany Fax: (030) 9027-2715 E-Mail: senator@seninn.verwalt-berlin.de
Ulteriori informazioni sulle politiche tedesche riguardo le espulsioni e più in generale, verso gli stranieri di pelle scura, sono disponibili a: http://www.errc.org/db/01/08/m00000108.pdf.
Nota: K.T. e L.T. non sono le vere iniziali delle persone coinvolte. ERRC è in possesso dei loro veri nomi edi contatti con le persone coinvolte.
Di Fabrizio (del 16/12/2006 @ 09:54:15 in Italia, visitato 1982 volte)
Dal Manifesto:
La storia Ferid Sulejmanovic, espulso nel 2000. Ma la Corte europea gli aveva dato ragione Morte assurda di un rom legale Era uno degli zingari del campo Casilino, Roma, spediti a Sarajevo. A torto. Ha provato a rientrare da clandestino. E' morto soffocato in un tir Cinzia Gubbini Sembra quasi l'ultimo atto di una tragedia. Solo che è tutto vero. Niente palcoscenico, niente applausi finali. Per Ferid Sulejmanovic, il protagonista di questa storia, un'uscita di scena tra i gas tossici sprigionati dall'alluminio ferroso. Ferid, 33 anni, rom bosniaco, era stato cacciato sei anni fa dell'Italia, nel corso di un'espulsione di massa che la Corte di Strasburgo ha dichiarato illegale. Il suo cadavere è stato trovato sabato mattina nel cassone di un camion sbarcato al porto di Ancona. Il tir, che trasportava lui e un altro uomo non ancora identificato era partito dal porto di Zara, in Croazia. I due viaggiatori «abusivi» sono stati uccisi dalle esalazioni sprigionate dai lingotti di alluminio, che erano destinati a un'azienda del nord, e dietro cui si erano nascosti. L'inchiesta aperta alla Procura sulla loro morte dovrà anche accertare se quelle sostanze sono consentite. Quando al porto è arrivata l'agenzia regionale non ci ha visto chiaro: nonostante il telone fosse ormai stato alzato da tempo, e la banchina fosse ventilata, ha rilavato un'alta concentrazione di ammoniaca, anidride solforosa e arsina. Ma anche di altre sostanze, al momento ignote, e forse illegali. I due uomini non avevano documenti addosso: nelle tasche dei loro indumenti sono stati trovati soltanto un pacchetto di sigarette e soldi bosniaci. Ma la sorella di Ferid è andata ieri alla polizia di frontiera per riconoscerlo: sapeva che stava per arrivare, che aveva intenzione di infilarsi in un camion per raggiungere l'Italia, da dove era stato cacciato. Considerato illegale, al pari dei gas che lo hanno ucciso. Solo che l'espulsione di Ferid è particolare. Illegale, anche quella: a dirlo è stata nel 2002 la Corte europea dei diritti dell'uomo. Era l'alba del 3 marzo del 2000 quando polizia e carabinieri arrivarono senza preavviso nei campi rom di Roma Tor de' Cenci e Casilino 700. Furono prelevate 67 persone, tra di loro bambini, donne incinte, anziani e malati. In dodici ore furono portati all'aeroporto e rispediti a Sarajevo, nonostante la maggior parte di loro fosse fuggita dalla guerra, e i bambini fossero nati in Italia e nulla sapevano di quel paese. Manifestazioni, interrogazioni parlamentari, appelli, non servirono a nulla. Ma chi protestava aveva ragione. La comunità di Sant'Egidio, che seguiva le famiglie di Casilino 700, assistita dall'avvocato romano Nicolò Paoletti, fece ricorso alla Corte europea per i diritti umani, raccogliendo la procura delle persone che riuscirono a rintracciare: quasi tutti avevano trovato riparo nel quartiere di Ilizda, un sobborgo di Sarajevo dove vivono molti rom. Il fotografo Stefano Montesi ricorda il viaggio per intercettare le famiglie espulse: «Vivevano in case diroccate, intorno c'erano cartelli con scritto "attenti alle mine"». Furono messe insieme 16 procure. La Corte fece sapere che il ricorso era ammissibile. Solo allora, era il 2002, il governo si decise a trovare un accordo, pur di evitare una condanna che avrebbe stigmatizzato l'Italia per la violazione di diversi articoli della Convenzione europea: quello che vieta «trattamenti disumani e degradanti», quello che vieta discriminazioni, e quello che assicura il diritto a un ricorso effettivo. E fece tornare i ricorrenti, riconoscendo loro anche un risarcimento economico. Ferid Sulejmanovic venne a sapere della «vittoria» solo dopo la sentenza, chiese all'avvocato se potevano rientrare: «Ho studiato a fondo il caso - spiega Paoletti - ma tutti i termini di legge erano ormai scaduti per un ricorso. Certo, una buona amministrazione, preso atto della posizione della Corte, avrebbe dovuto riesaminare tutte le espulsioni. Ma così non è stato». Allora Ferid è salito su un camion diretto in Italia. Con lui c'era un altro uomo: al campo rom Casilino 900 dicono che probabilmente si tratta di Tissan Severovic, un altro rom espulso qualche anno fa. Ma il suo corpo ieri non era ancora stato identificato. Anche se - nonostante la questura di Ancona non abbia diffuso dettagli - poco dopo il ritrovamento dei cadaveri le agenzie di stampa hanno informato che «entrambi erano stati espulsi dall'Italia» e che uno dei due aveva precedenti penali. Le notizie corrono, spesso a metà.
Ljuba e Sasha * Tommaso Di Francesco
Così manco i cani, manco i non umani muoiono abbruciati nelle trappole di latta e di fumo a via Gordiani, tra la memoria e i sassi pasolini. Qui nell'Eterna. Roma radice di rom... Unici puri in città ad aspettar futuro, Ljuba e Sasha di diciassette e sedici nel fuoco per vivere pronto per morire, con la creatura negli occhi luminosi ancora nel bianco della festa, sposi. Tutto l'amore mio è per voi cenere per voi deportati, è per voi caduti nei fili spinati, per caso, dicono ... provate voi per caso a non morire in otto corpi in quattro metri quadri. Ad ardere, solo voi amo che ho rincorso nelle periferie che inghiottono certezze tra boemie, serbie ed i kosovi, cacciati e offesi da cronache luride e dagli armati tra i battimani e i silenzi occidentali. Adesso che la città vuole sentire voci, il desiderio che mi resta è sul sorriso vostro che con me ha in corpo Mauthausen, a voi rifiuti che nell'addio discarica l'Ama, sigla del nostro comune disamore. Tommaso Di Francesco
* Si è svolto ieri alla periferia di Roma (a Via Gordiani) il funerale dei due giovanissimi sposi, Sasha Traijkovic e Ljuba Mikic, morti bruciati nell'incendio del campo rom dove vivevano, il 2 dicembre scorso.
Di Fabrizio (del 09/01/2007 @ 09:50:32 in media, visitato 1885 volte)
Da l'Espresso online, la parola ai diretti interessati
La commozione di Marinko Costantin Ventila, leader del Triboniano e ortodosso Il capo dei nomadi in Duomo "Ora ci sentiamo cittadini veri" Luigi Bolognini Non sa, la signora impellicciata di leopardo che scambia segni di pace, che sta stringendo la mano al capo di quelli che forse le danno paure e angosce ogni volta che li vede nei tigì, nella vita di tutti i giorni e negli incubi notturni. I rom. Anzi, gli zingari: come Marinko Costantin Ventila, il leader del campo di via Triboniano che, anche se di religione ortodossa, ha voluto andare in Duomo a sentire di persona il discorso del cardinal Tettamanzi. E che, alla fine, è uscito con gli occhi gonfi dalla commozione. Due ore filate in piedi, giusto la schiena ogni tanto appoggiata a una transenna, in una navata laterale del Duomo, mischiato tra il pubblico ad ascoltare litanie in ucraino, giapponese, coreano e congolese e a vedere balli dello Sri Lanka, al freddo. Messa così, sembrerebbe una specie di tortura. «E invece è un momento splendido, lo aspettavo da tanto. Adesso mi sento davvero e finalmente globalizzato. Perché le parole del cardinale arrivano subito dopo che siamo diventati ufficialmente cittadini dell´Unione Europea, mentre il Comune, la Provincia, le associazioni di volontariato e quelle diocesane hanno dato una risposta eccezionale all´incendio, una risposta che potrebbe essere la sistemazione definitiva per tanti di noi. L´anno si era chiuso davvero malissimo, con le fiamme che hanno bruciato una gran parte del campo. Sembrava la fine. E invece è stato un nuovo inizio, tutto è cambiato all´improvviso». Ma la strada è ancora lunga, quasi come quella che ha fatto questo 52enne geometra dal 1991, l´anno in cui decise di abbandonare la sua Romania per cercare fortuna: «Tettamanzi parla di disagi, umiliazioni, fragilità dei migranti, e sono tutte cose che abbiamo davvero vissuto, giorno dopo giorno. Abbiamo girato davvero tutta l´Europa fino al 1995, quando siamo arrivati in Italia. Eravamo in 12, i primi rom della nuova immigrazione a Milano. Abbiamo dormito per mesi nei treni fermi nei depositi della Stazione Centrale, poi a Porta Garibaldi. In via Triboniano siamo dal 1998». Da allora Ventila ha cambiato alcuni lavori: «Il permesso di soggiorno è in regola, ma poi succede che scoprono che vivo in quel campo e finisce sempre allo stesso modo. Temo che perderò anche il posto che ho adesso, con tutta la pubblicità che mi è piombata addosso da quando c´è stato l´incendio del 31 dicembre. I pregiudizi sono più forti di ogni cosa». Per questo quando Tettamanzi chiede «una città capace di risposte concrete, di risposte date nel segno molteplice e armonico della legalità, della sicurezza, dell´accoglienza, del rispetto dei diritti fondamentali della persona, in un clima di autentica socialità», annuisce soddisfatto. E quando il cardinale dice di volere rom «non semplici destinatari dei nostri interventi, ma protagonisti coinvolti attivamente e con la responsabilità dei loro diritti e doveri nella costruzione comune di una convivenza giusta, libera e solidale» apprezza, ma non si nasconde. «È vero, abbiamo dei diritti, ma anche dei doveri. E sappiamo bene che dobbiamo ancora lavorare su noi stessi. Abbiamo delle colpe: qualcuno di noi, non moltissimi ma sempre troppi, ruba o chiede l´elemosina agli angoli delle strade. E così ben presto gli italiani hanno paura o rispondono con violenza e intolleranza. Ma se succede che cerchiamo soldi in questo modo è perché non troviamo nessun lavoro. Dappertutto siamo odiati, i più odiati di tutti. Basta dire "zingari" che tutti reagiscono. Non è un problema solo italiano. Non è questione di Lega o non Lega». Ma la speranza viene proprio da quello che è successo in questi giorni. Lo dice anche l´assessore Mariolina Moioli, unico politico presente in Duomo: «L´arcivescovo ci ha confermato che la strada dell´integrazione e della legalità è quella giusta». È della stessa idea Marinko Ventila: «Milano ce la può fare, Tettamanzi ha ragione. Abbiamo trovato tantissima gente che ci ha trattato bene, che non si è fermata ai pregiudizi, ma che ha saputo dialogare. Don Colmegna, certo. E anche l´Opera Nomadi. E poi tante persone comuni. Noi andiamo d´accordo con tutti. Anche con gli abitanti della via, che però prima fanno gli amici e cercano il dialogo e poi parlano male di noi alle nostre spalle. Ma noi non abbiamo problemi con loro, e vorremmo che anche loro non ne avessero con noi. Non siamo poi così cattivi, vogliamo solo vivere in pace». Proprio quella pace di cui scambia abbondanti segni in Duomo.
(07 gennaio 2007)
Di Fabrizio (del 04/07/2010 @ 09:47:19 in casa, visitato 2329 volte)
Da
British_Roma
Roma Buzz
Aggregator
30/06/2010 - I bulldozer sono al lavoro demolendo le case degli zingari anche
se si avvicina il termine dato dall'ONU per la risposta che la Gran Bretagna
deve fornire alla domanda fatta da Dale Farm (vedi
QUI ndr) sullo sgombero di massa che allontanerebbe novanta famiglie
dalla propria terra.
Ieri mattina sono entrati a Dale Farm una mezza dozzina di veicoli che
portavano gli operai addetti alla demolizione, apparentemente per spaventare i
residenti che saranno reindirizzati alla vicina Hovefields. Qui i Viaggianti
hanno avuto un'ora per fare i bagagli prima dell'inizio della distruzione.
"Bambini piccoli giocavano attorno alla scavatrice," riporta Malcolm Tully, a
membro della New Life Church. "Né gli ufficiali giudiziari, né la polizia hanno
mostrato alcuna preoccupazione per la loro sicurezza. E' un chiaro infrangimento
della legge."
Le denunce sono state immediatamente presentate all'UK Health and Safety
Executive che ha iniziato un'indagine. Ma le demolizioni sono continuate ed alla
fine della giornata diverse proprietà zingare, la maggior parte vacante, erano
state rese inabitabili.
Ciononostante, gli avvocati hanno prevalso sul consiglio distrettuale di
Basildon di sospendere la demolizione di Five Acres Farm, il cui proprietario è
in un ospedale di Londra per cure cardiologiche. Sua moglie è tornato al sito,
subito dopo l'arrivo degli ufficiali giudiziari, e ha trovato tagliate acqua ed
elettricità.
Il giorno prima, la proprietaria romanì Sylvia Taylor aveva contattato
Basildon e ricevuto assicurazione che non sarebbe stata presa nessuna azione
senza un preavviso di 28 giorni. Nel caso ci fossero gravi e continuati danni
nel vicinato, la sua proprietà verrebbe risparmiata dalla demolizione immediata
grazie al ricorso del suo avvocato.
Un avvocato, che ha partecipato settimana scorsa ad un incontro ai massimi
livelli con la polizia dell'Essex, ha espresso rammarico perché quanto ottenuto
allora sembra ora messo in discussione. Ha dichiarato che qualsiasi richiesta
motivata riguardo attività penali da parte di ufficiali giudiziari, in
particolare le violazioni del diritto alla sicurezza dei bambini, deve dar luogo
ad una denuncia formale.
Non vi è dubbio che questo sgombero stile cowboy sia il risultato di azioni
pianificate da tempo. Questo si aggiunge al sospetto ventilato solo una
settimana fa, che il consiglio distrettuale di Basildon, che ha assunto la
compagnia privata Constant per allontanare i cosiddetti Zingari illegali dal
distretto al costo di quattro milioni di euro, sia impegnato in quello che
equivale ad una cospirazione criminale.
Nell'ambito della procedura di un'azione urgente, Anwar Kemal, presidente del
Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale, ha richiesto alla
Gran Bretagna di sospendere il previsto sgombero di Dale Farm ed invece di
impegnarsi a dialogare con la comunità per arrivare a fornire adeguate
sistemazioni alternative.
Aggiunge che secondo le informazioni ricevute, Constant & Co si è resa
responsabile di sgomberi brutali di altre comunità romanì e viaggianti, durante
i quali sono state distrutte proprietà private e sono avvenuti abusi razziali.
La compagnia è stata criticata dall'Alta Corte.
"Se il vostro governo decide comunque di procedere come previsto nello
sgombero," scrive Kemal, "dev'essere effettuato d'accordo col diritto
internazionale ed accompagnato da una rilocazione verso un sito destinato a
sistemazione alternativa."
Il governo britannico ha tempo sino al 30 luglio per rispondere a questa
richiesta.
Di Fabrizio (del 21/08/2009 @ 09:40:04 in Italia, visitato 1897 volte)
Vi segnalo questo articolo a firma di Ilaria Urbani,
pubblicato su "Il Manifesto" del 17 agosto perché, a mio avviso, ha l'indubbio
merito di porre in evidenza alcuni fatti fin qui trascurati: la completa
mancanza di "sicurezza" della strada, cosa questa già segnalata in passato e
colpevolmente ignorata, una attenta ricostruzione dell' "incidente", le
incredibili condizioni di vita degli abitanti del campo, la questione degli
spari uditi all'interno del campo, diversamente riportati dalla stampa, il
dolore della Famiglia. Giancarlo Ranaldi
Il luogo dove sono stati ritrovati Slavica e Luca.
Una tazzina di caffè, sigarette, dolci, tre bicchieri e tanti fiori colorati.
La famiglia di Slavica Djordjevic, la ragazza rom di 20 anni uccisa da un pirata
della strada sabato mattina davanti al campo comunale di Secondigliano, ha
allestito la baracca come una camera mortuaria. Ma Slavica non c'è. E' in una
camera di un obitorio. L'autopsia ieri ha confermato che ad ucciderla è stato un
pirata della strada. L'uomo alla guida non si è fermato a soccorrerla. Il figlio
di 6 giorni, Luka, ricoverato in terapia intensiva all'ospedale Santobono,
migliora di ora in ora. Il neonato che al momento dello schianto si trovava nel
passeggino ha fatto un salto di alcuni metri riportando due fratture al cranio e
un'emorragia. Non è stato ancora identificato l'automobilista che ha travolto la
donna mentre è stato recuperato uno degli specchietti retrovisori esterni della
vettura, una Volskwagen Polo, di colore celeste. Dalle impronte riportate sullo
specchietto gli investigatori cercano di risalire al pirata della strada. L'uomo
potrebbe essersi fermato alcuni minuti sul luogo dell'incidente per riporre il
corpo della ragazza tra il ciglio della strada e guard rail. Slavica è stata
colpita all'altezza del gluteo sinistro. Lo schianto ha provocato lo
spappolamento della milza. Non sono state trovate tracce di sangue perché si era
riversato tutto nei polmoni. Le ferite al braccio sono dovute ad una caduta
successiva all'impatto. «E' impensabile che un corpo finisca da solo in uno
spazio così piccolo dopo uno schianto del genere», dicono gli abitanti del
campo.
Il Comune di Napoli si farà carico delle spese dei funerali o del rimpatrio
della salma. Il corpo della ragazza, di origine serba che prima del matrimonio
abitava del campo di Via Cupa Perillo a Scampìa, dovrebbe tornare nel paese
d'origine anche se l'autorizzazione per il rimpatrio non è ancora arrivata. Il
marito Denis, la famiglia e gli amici di Slavica hanno organizzato una veglia
funebre di tre giorni nel campo di via Cupa Perillo dove la ragazza abitava
prima del matrimonio. I figli del vento del campo comunale di Secondigliano
chiedono dall'aprile del 2001 l'istituzione della fermata di un autobus
all'esterno della baraccopoli. Le automobili sfrecciano a cento all'ora
mettendo, un pericolo costante per i rom. Le novanta famiglie del campo sono
costrette ad attraversare la Circumvallazione esterna per uscire dal campo. «Le
istituzioni non hanno ancora fornito di mezzi trasporto la zona perché ci
sarebbe una disputa sulle competenze. Non si capisce - spiega Marta di Opera
Nomadi - se il tratto è gestito dalla Provincia o dal Comune. Una questione che
riguarda anche la raccolta dei rifiuti che infestano l'area». Il campo rom è
fornito di acqua e energia elettrica che però salta spesso. D'inverno per
l'utilizzo delle stufe e d'estate dei ventilatori. La baraccopoli ha il sistema
fognario in comune con il vicino carcere di Secondigliano. Quando le fogne vanno
in tilt una puzza nauseabonda ricopre il campo.
Nella baraccopoli a ridosso della Circumvallazione esterna ieri si sono
registrati alcuni momenti di tensione. Gli operatori sociali presenti nel campo
ieri mattina spiegano che i colpi di pistola uditi all'esterno non sarebbero
stati esplositi per sedare una rissa scoppiata tra due fratelli, come riportato
da alcune agenzie di stampa, ma perché un ragazzo che usciva dal campo non si
sarebbe fermato all'alt della polizia municipale. Gli agenti avrebbero dovuto
sparare alcuni colpi in aria per intimare lo stop al ragazzo. Gli unici rumori
che hanno interrotto il silenzio di una giornata di lutto.
Di Fabrizio (del 12/01/2011 @ 09:37:48 in casa, visitato 2090 volte)
Da
Roma_und_Sinti (i link sono in tedesco) NB: di Hugo Höllenreiner si trova
una testimonianza (doppiata in italiano) nel DVD "A
forza di essere vento"
Süddeutsche Zeitung von Viktoria
Großmann
Hugo Höllenreiner in campo di concentramento fu una vittima di Josef Mengele.
Ora sta cercando per sé e la sua famiglia una casa popolare - invano.
foto Vain (© Robert Haas)
Ad agosto 2010 Hugo Höllenreiner ricevette una lettera incoraggiante.
Diceva: "Lei ha lasciato un appartamento in affitto ad
Ingolstadt,
ora abbiamo per lei una casa adatta. La lettera arriva dall'impresa
cattolica Sankt
Gundekar-Werk Eichstätt, che sta costruendo a Ingolstadt-Hollerstauden 142
appartamenti, 127 dei quali sono alloggi popolari.
Ciò che suona come un avviso di consegna è, tuttavia, per Peter-Stephan
Englert amministratore delegato della St. Gundekar-Werk, solo "una lettera di
vendita", inviata a tutti e 500 che avevano prenotato, personalizzata con nome e
indirizzo. La pubblicità pare necessaria: i primi appartamenti dovrebbero essere
abitati a marzo 2011, essendo pronti, ma sono stati siglati solo 45 contratti.
Per Hugo Höllenreiner non ci sono appartamenti disponibili.
Höllenreiner ha 77 anni, nel 1943 con la sua famiglia - sono Sinti - fu
deportato nel campo di concentramento di
Auschwitz.
Lì Höllenreiner dovette subire le "visite" del famigerato dottor Josef Mengele.
Ne patisce tuttora le conseguenze fisiche e mentali, è considerato disabile
grave.
Non lo sembra: Höllenreiner è un bell'uomo con i capelli bianchi, che va a fare
una passeggiata con indosso un completo grigio chiaro ben curato.
A novembre ha ricevuto un'altra lettera: "Siamo spiacenti di informarla che la
sua domanda per i nostri appartamenti non può essere presa in considerazione".
In precedenza a sua nipote, che vive con lui, era stato promesso a voce un
appartamento.
Peter-Stephan Englert [...] ha detto della sua richiesta: "Il signor Höllenreiner
ha 77 anni, si dovrebbe rivolgere all'assistenza sociale".
Dagli anni '90
Höllenreiner gira la Germania in qualità di testimone. Viaggia molto, parla
regolarmente in occasione di eventi commemorativi a Dachau,
Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen. La sua storia è stata pubblicata in un libro
e ha ottenuto un premio per la letteratura infantile. La sua storia è stata
raccontata nelle scuole di Ingolstadt. Là vive assieme alla nipote e alla
pronipote in un appartamento, che ora per loro è troppo caro. Perciò, alla fine
del 2009 si iscrive a St. Gundekar-Werk. Nel novembre 2010 viene comunicato a
sua nipote che non ci sono più appartamenti liberi.
"E' una brutta storia," dice Englert. E dice anche di essere timoroso,
perché gli Höllenreiner "non nuotano nell'oro". Una volta che si omette lo
stipendio, perché si avrebbe un caso di assistenza, l'ufficio avrebbe dovuto
ordinare un appartamento più piccolo ed economico, e gli inquilini si sarebbero
dovuti spostare di nuovo. "Vogliamo anche proteggere i nostri inquilini".
Englert fa riferimento all'età di Höllenreiner, perché gli appartamenti non
erano adatti per inquilini bisognosi di cure o su sedie a rotelle.
Höllenreiner, la nipote Silvana Lauenburger e sua figlia hanno un permesso di
soggiorno. Così Lauenburger si presenta a St. Gundekar-Werk, dicendo che
loro vorrebbero vedere un quadrilocale. Più tardi, sembra, che l'appartamento
fosse troppo grosso per le tre persone ed i particolari del contratto non erano
soddisfacenti. "Ho chiesto allora un trilocale, ma il mediatore ha detto che
erano andati tutti".
Per i Sinti non c'è alcun punto di riferimento
Lauenburger si sente discriminata; ritenendo di non ottenere l'appartamento,
soltanto perché Sinti. Anche la loro figlia e nipote non hanno avuto nessun
appartamento da
St. Gundekar-Werk.
Non ci sono a Ingolstadt riferimenti per i Sinti nei bisogni sociali, come in
grosse città come Norimberga o Monaco. Silvana Lauenburger si è dunque rivolta,
così dice, ad Andreas Lehmann, sindaco di Ingolstadt. Una volta aveva mostrato
rispetto per suo zio, andandolo a trovare in ospedale. Ma [stavolta] non aveva
voluto riceverla.
"La discriminazione non è con noi", ha detto il sindaco, riferendosi al corpo
sociale urbano. Anche St. Gundekar-Werk in settembre ha firmato un impegno
volontario per combattere la discriminazione.
Parlando dello sviluppo a Ingolstadt-Hollerstauden, Englert ha detto che si
dovrebbe fare attenzione alla selezione degli inquilini. Per questo ha
incaricato un libero professionista "che ha talento nella selezione degli
inquilini". Così il nuovo sistema automatico di ventilazione non era adatto a
tutti. Gli appartamenti sono "case a basso consumo energetico", finanziati dallo
stato. Se si rivelano troppo moderni, si rivolgono a lui per chiedere una casa
tradizionale "siamo così flessibili". Però ad Höllenreiner ed alla sua famiglia
non è stata offerta alcuna alternativa.
L'edilizia popolare è finanziata dal ministero degli interni. Qui non c'è un
distaccamento che controlli l'assegnazione degli alloggi popolari. Chi si sente
discriminato, riceve aiuto dall'agenzia anti-discriminazione di Berlino. Si
verifica spesso che vi si rivolga per la ricerca di appartamenti, ha detto Jens Büttner
dell'agenzia anti-discriminazione. In particolare, si sentono svantaggiate del
mercato immobiliare, persone dal cognome che suona straniero o coppie
omosessuali.
Di Fabrizio (del 26/07/2011 @ 09:35:49 in media, visitato 1504 volte)
Capisco che la mia domanda può sembrare retorica, ma ieri l'altro, con
l'incendio della stazione Tiburtina ancora in corso, i media hanno prima
ventilato che la responsabilità dipendesse da un attentato dei NOTAV e a sera
davano la colpa ad un furto di rame da parte (naturalmente!) di Rom. Per
stavolta si sono dimenticati degli estremisti islamici...
Il tutto mentre l'attentato di Oslo viene comunemente attribuito al gesto di
"un pazzo". E non mi è chiaro perché, se fossero stati musulmani sarebbe stata
strategia del terrore con collegamenti internazionali, se l'attentatore è
cristiano lui debba essere l'unico responsabile, e pure fuori di testa.
La domanda è, quindi, vi fidate ancora di questo mondo dell'informazione?
Di Fabrizio (del 25/02/2011 @ 09:33:50 in lavoro, visitato 2029 volte)
Vintila
(o
Ventila), vecchia conoscenza per i lettori della Mahalla, ha
fatto capolino tra le pagine del
Giornale. Cosa avrà mai combinato?
di Maria Sorbi
Nomade, 56 anni, moglie e 5 figli: la sua specialità è fare la ronda lungo i
cantieri della metropolitana milanese Risultato: i blitz per rubare rame sono
cessati. E così l’assessore provinciale alle Infrastrutture lo ha assunto
Milano Vintila si macina 30 chilometri a piedi ogni notte lungo le rotaie
della metropolitana di Milano. «Lo faccio per controllare che i rom non rubino
il rame» racconta. Ma anche lui è rom e, a sentire la sua storia, vien da
sorridere. Un rom schierato contro i rom.
Il suo vero nome è Marin Costantin, ma si fa chiamare Vintila. «No, non vuol
dire nulla, è un soprannome, mi piace e basta» ci spiega. Arriva da uno dei
campi nomadi più difficili della città, il Triboniano, ed è stato assunto per
fare il guardiano notturno durante i cantieri per il prolungamento fino ad
Assago della linea verde. In quella zona i furti di rame da parte dei nomadi
sono all’ordine del giorno e i tecnici non fanno a tempo a posare qualche cavo
che, zac, nel giro di poche ore è già sparito tutto.
E chi meglio un nomade per tenere d’occhio le imboscate rom? Chi ne conosce
meglio le tecniche e le abitudini? Ecco allora che per Vintila è arrivato un
contratto di lavoro. Lui, 56 anni, moglie e cinque figli, si era già messo in
luce come portavoce della comunità rom e in passato, soprattutto dopo lo
sgombero come quello del campo nomadi di via Capo Rizzuto, gli era perfino
capitato di sedere ai tavoli delle politici locali per tentare un accordo. Il
suo nome tra le istituzioni gira da un po’ di tempo. Finché un giorno
l’assessore alle Infrastrutture della Provincia di Milano, Giovanni De Nicola,
durante un sopralluogo ai cantieri del metrò, si rende conto che i furti di rame
rallentano l’avanzamento dei lavori. E lancia l’idea: «Perché non ingaggiamo
Vintila?». Detto fatto.
Marin Costantin firma il contratto per quello che chiama «il lavoretto». «Mi
hanno rinnovato il contratto di mese in mese» racconta e ci tiene a dire che lui
è «uno a posto», «uno che ha la partita iva», che «paga i contributi» e che in
vent’anni in Italia non ha ricevuto nemmeno una denuncia.
Nelle sue ronde notturne, avanti e indietro lungo i 4 chilometri di rotaie, si è
perfino imbattuto in qualche vicino di roulotte che se l’è data a gambe non
appena l’ha visto. «Non ho paura - racconta - ma per le emergenze sono armato».
La sua arma è una fionda e in tasca ha anche qualche bullone da usare come
proiettile.
Ma fortunatamente non ne ha mai avuto bisogno: Vintila mette tutti in fuga. «Non
si avvicinano nemmeno, sanno che potrei riconoscerli». Lui, rom controcorrente,
ha preso la sua mission seriamente e non ha saltato una notte di lavoro. Ora che
i cantieri sono finiti e il metrò di Assago è entrato in funzione, Vintila si
cercherà un altro «lavoretto». «Sono bravo io, trovo lavoro subito». Intanto il
suo nome è stato pronunciato al microfono dall’assessore De Nicola durante il
taglio del nastro della nuova tratta metropolitana. E non capita spesso che un
politico ringrazi pubblicamente un rom al microfono.
«Ho voluto citare anche Vintila tra le persone da ringraziare - spiega De Nicola
- perché ha lavorato bene e da quando c’è lui i furti sono davvero calati. È
stato bravo e serio».
E ora che il suo compito è finito, cosa farà Vintila? L’elemosina? «No, per
carità, si fa più fatica a fare quello che a lavorare» scherza lui. «Magari mi
trasferirò a Genova, o a Napoli o forse resterò qui, dipende da dove troverò un
lavoretto». Quel che è certo è che Vintila e la sua famiglia si sentono ormai
italianissimi. «Voglio prendere la pensione in Italia - dice lui con voce ferma
- e non ho accettato i 15mila euro che il Comune di Milano dà ai nomadi che se
ne tornano a casa. Sono regolare e lavoro».
Non solo. Vintila, da capo rom che sa il fatto suo, cerca di convertire la sua
comunità a una vita più onesta e integrata. Ha imposto a sua figlia di smetterla
di stare ai semafori a chiedere l’elemosina e ora lei lavora in un bar. E ha più
volte detto agli zingari del suo campo: «Comportatevi bene, provateci». Lui lo
ha fatto e questo gli ha portato pure un contratto in regola.
Da
Czech_Roma. PREMESSA: Il mese scorso il sindaco della città di Nový Bydžov,
per motivi di ordine pubblico, aveva ventilato l'uso di polizia privata da
adoperare nel quartiere zingaro della città. Ne era nato un dibattito che aveva
coinvolto diversi settori della società civile, in città e a livello nazionale.
All'inizio del mese il Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (Dìlnická
strana sociální spravedlnosti DSSS) di estrema destra, aveva indetto settimana
scorsa una
manifestazione nella cittadina. In casi simili queste manifestazioni si erano
risolte con pestaggi di Rom ed incendi alle loro case da parte dei manifestanti.
Alcuni gruppi antirazzisti cechi avevano indetto una contromanifestazione. La
giornata ha visto assalti contro famiglie rom indifese, cariche della polizia,
ma poca eco sui media cechi. Comincio con la testimonianza di un giornalista rom che
era presente
ROMEA Roma commentator Patrik Banga on the Nový Bydžov demonstrations
Nový Bydžov, 13.3.2011 16:06
Siamo arrivati a Nový Bydžov attorno alle 9 di mattina. Negli ultimi 20 km. del
nostro viaggio, io e il mio collega Ivan Kratochvíl abbiamo cercato invano i
poliziotti che avrebbero dovuti essere di pattuglia. I primi poliziotti li
abbiamo incontrati ai margini della città, che stava per diventare punto
d'incontro per diverse centinaia di estremisti e per quanti avevano indetto la
contromanifestazione. Nessuno ci ha fermato. Invece la polizia ha prestato
attenzione ad una Fabia gialla che trainava un rimorchio.
Siamo andati alla stazione di polizia, che ricordavo dalla precedente visita
in città. Sul marciapiede abbiamo incontrato l'addetto stampa, che ci ha
consegnato l'indispensabile cartellino "stampa" che sarebbe dovuto diventare il
nostro lasciapassare verso il centro degli eventi nelle ore a venire. Dopo una
breve consultazione con i colleghi della regione, siamo andati a lavoro.
Abbiamo cercato i Rom in via U Hřiště, che doveva diventare il
centro di una riunione, ma non c'era nessuno. Dopo diverse telefonate, abbiamo
capito che erano a diversi metri di distanza. Quando siamo arrivati sul luogo,
abbiamo visto circa 40 persone ed una ventina di vetture, da cui abbiamo capito
che erano tutti del posto ed il resto stava per arrivare.
Ho intravisto alcuni volti familiari e salutato le persone che conoscevo.
Dopo di che, altre telefonate. Altri media riprendevano la scena.
Rapidamente la gente ha iniziato ad arrivare con le loro auto, da cui
tiravano fuori gli striscioni. Poi gli organizzatori hanno dato il via
all'evento. Dopo un'ora di attesa ci siamo avvicinati allo spazio di fronte al
locale stadio di calcio, dove il parcheggio era abbastanza grande da contenerci
tutti, assieme ad un bus che stava portando altri manifestanti. Gli ex ministri
per i diritti umani Michael
Kocáb e Džamila Stehlíková si sono alzati. In quel momento il gruppo contava
circa 160 persone.
Quando tutti sono stati pronti per marciare, un attivista ha preso la parola
e ha annunciato che la marcia prevista era stata annullata e che era stata
variata in processione religiosa, che come tale non era soggetta all'obbligo di
dichiarazione e che aveva precedenza su tutte le marce annunciate. Era stata
scelta come leader una sacerdotessa della chiesa hussita. Ha annunciato che
sarebbe stata una marcia pacifica e nonviolenta, e, colma di preghiera, ha
chiamato tutti gli attivisti a prendervi parte.
Il corteo è partito dal parcheggio di via Na Šarlejích, ma la polizia aveva
sbarrato la strada in via Havlíčková. Sono iniziati i negoziati. Gli
attivisti sostenevano che la loro marcia era legale e la polizia ha fatto del
suo meglio per verificarlo. Si faceva vivo anche un rappresentante del comune.
Nel frattempo il gruppo recitava il "Padre Nostro".
clicca sull'immagine per vedere le foto della giornata
Da una casa vicina è uscito un pensionato, e attraverso il recinto ha urlato che
"le puttane nere devono andare via da qui", seguendo con molte altre maledizioni
rivolte ai Rom. La polizia guardava mentre i giornalisti si avvicinavano a casa
sua. Il pensionato continuava a bestemmiare e Richard Samko, giornalista della
televisione ceca, ha cercato di intervistarlo. All'improvviso il pensionato si è
rivolto verso casa sua e ha gridato "Non sei d'accordo con me?" ed è rientrato.
Abbiamo udito un forte rumore ed il pensionato è scomparso alla vista. "E'
morto," hanno iniziato a dire i giornalisti - ed in quel momento ho pensato che
anche se pensavo che quel pensionato era un razzista, avrei dovuto saltare il
recinto per aiutarlo, come credo abbia pensato la maggior parte dei giornalisti
presenti. Comunque, presto è riapparso - Eureka!
I rappresentanti cittadini e la polizia alla fine hanno riconosciuto gli
argomenti degli attivisti ed il corteo ha proseguito per via Na Šarlejích e poi
lungo Revoluční třída verso la chiesa. Lì non c'erano più preghiere e
si sono alternati diversi interventi. La strada era fiancheggiata da poliziotti
in tenuta antisommossa, che separavano la processione dai gruppi estremisti. Un
estremista reggeva in mano una sorta di barra, che sicuramente non era né un
treppiede né un'asta da microfono. Ho chiesto ai poliziotti anti-conflitto cosa
intendevano fare al riguardo, e la risposta è stata che avrebbero dovuto
confiscare qualsiasi cosa fosse un'arma ovi assomigliasse, ma che non erano in
grado di spiegarmi perché a quella data persona fosse permesso di portare la
barra che avevo notato.
Diverse dozzine di sostenitori del DSSS stazionavano a pochi metri dai
contro-manifestanti. Le bandiere erano in vista, ma al momento i gruppetti erano
calmi. Durante il ritorno sono iniziate le provocazioni. I sostenitori del DSSS
hanno chiesto ai Rom che portavano striscioni: "Perché porti quello striscione?
Hai un lavoro? Sei a carico dell'assistenza sociale?"
Tuttavia, il gruppo è tornato nel modo in cui era venuto, fermandosi in via Na Šarlejích.
Nel contempo diverse decine di sostenitori del movimento Antifa si erano unite
al gruppo. Gli attivisti discutevano in mezzo alla strada se rimanere lì per
bloccare la marcia degli estremisti o tornare al punto di partenza. La
sacerdotessa ha dichiarato concluso ufficialmente l'evento ed ha preso le
distanze dal bloccare la strada.
Allora il gruppo contava tra le 200 e le 250 persone. I più radicali
intendevano rimanere ad ogni costo e bloccare la strada, mentre i più moderati
volevano dimostrare a 100 metri di distanza in uno spazio che non avrebbe
bloccato l'annunciata marcia del DSSS.
Alla fine, gli Antifa più attivi ed hanno convinto gli altri a rimanere,
alcuni di loro seduti per terra. Dopo alcuni minuti, non era più possibile
tornare verso il centro, perché la polizia aveva bloccato l'accesso. Sono
iniziate nuove trattative.
In quel momento il gruppo non aveva alcuna autorizzazione a bloccare la
marcia annunciata. I poliziotti ci hanno avvertito del fatto, come pure la
squadra anti-conflitto. Nel frattempo era arrivata l'informazione che Vandas
aveva iniziato a parlare e che in città c'erano diverse centinaia di estremisti.
I negoziati erano giunto ad un punto morto e la polizia aveva annunciato che
sarebbe intervenuta se i dimostranti non se ne fossero andati. Si lanciò lo
slogan "Neri, bianchi, uniamo le forze". Ora i manifestanti rom mostravano
preoccupazione. In testa c'era un piccolo gruppo che intendeva fare qualcosa,
tra cui Martin Šimáček, Ondřej
Liška, rappresentanti dei Rom locali e, per quel che può valere, io stesso.
Vennero date alcune istruzioni, tra cui quella che i Rom si dovessero ritirare
una volta che la polizia avesse invitato i manifestanti ad andarsene.
Improvvisamente sembrò aprirsi una speranza. Un capo della polizia aveva
convinto Ondřej Liška a depositare una denuncia contro la marcia del DSSS,
che si stava svolgendo con modalità completamente estranee a quelle annunciate.
Alcuni dimostranti indossavano i simboli del bandito Partito dei Lavoratori,
altri issavano lo striscione dell'organizzazione (sempre bandita) Resistenza
Nazionale. L'intera manifestazione era stata addirittura annunciata sul loro
sito, odpor.org.
Siamo andati alla stazione di polizia. Dopo alcuni minuti di "trattative",
abbiamo avuto l'informazione che la polizia aveva caricato i
contro-manifestanti.
Siamo corsi fuori dalla stazione di polizia verso via Na Šarlejích. Lì ho
visto soltanto candelotti fumogeni esplosi ed alcuni furgoni della polizia sul
lato destro. I Rom affacciati alle finestre mi gridavano che era stato un
massacro, che i cavalli avevano calpestato le persone. Allora capii cosa era
successo. La polizia aveva attirato distante i "politici" per poter intervenire
con durezza.
Ho trovato i manifestanti a decine di metri di distanza in via Havlíčková.
Erano stati caricati da otto poliziotti antisommossa a cavallo. Ho cercato di
capire se erano feriti, soprattutto i miei amici. Grazie a dio erano tutti sani.
Tramite frammenti di discorso ho ricostruito gli eventi. La polizia
antisommossa aveva aperto la strada a quella a cavallo per caricare i
dimostranti, picchiati con manganelli. Alcuni erano stati arrestati, diversi
erano stati feriti. Ognuno usava le parole "brutale" e "massacro". Poi la
polizia aveva spinto i dimostranti diversi metri indietro, perché gli estremisti
avessero la strada libera.
Così gli estremisti hanno potuto trarre pieno vantaggio dal corridoio
liberato. In diverse centinaia hanno marciato lanciando slogan come "Boemia ai
Cechi". Voci isolate scandivano "Venite qui, puttane nere" e "Antifa, ha, ha,
ha" agli antifascisti. Quando i contro-manifestanti hanno iniziato a cantare,
per un momento ho avuto l'impressione di essere ad una partita di calcio tra
Sparta e Ostrava.
Sono rimasto sconcertato anche da qualcos'altro: avevo saputo dalla polizia
che c'era il divieto di indossare maschere, ma molti estremisti erano a volto
coperto. La polizia non ha agito contro di loro, sicuramente non nel modo che ha
agito attaccando la contro-manifestazione.
Un volta che gli estremisti se ne erano andati, la situazione si calmò un
poco, e sono potuto tornare alla mia macchina. Nel parcheggio ho incontrato Michael
Kocáb, che si era allontanato dagli eventi alle 15.00 circa.
Quando sono ritornato in città, non c'era più traccia dei
contro-manifestanti. Ho fatto alcune chiamate e ho capito che erano di fronte
alla stazione di polizia. Stavano andandosene e mi sono accodato a loro.
Era ora di tornare a Praga. Lungo la strada ho incontrato molte squadre - non
della polizia - ma di estremisti che stavano bighellonando nei villaggi vicini,
fumando appoggiati alle loro macchine. Pensavo che tutto fosse finito.
Un'ora dopo, un collega mi ha chiamato sul cellulare. Gli estremisti avevano
aggredito tre Rom e ferito uno di loro. Poco dopo il portavoce della polizia mi
spiegava che gli estremisti erano tanti e 13 di loro erano stati arrestati. La
polizia era riuscita a contenere la marcia, ma a quanto pare non le sue
conseguenze.
Patrik Banga, translated by Gwendolyn Albert
Dalla Repubblica Ceca mi scrive un amico:
(fonte: Ctk) Un attivista Rom, sabato a Novy Bydzov, è finito all’ospedale
privo di conoscenza dopo una rissa con alcuni attivisti di estrema destra. Nella
cittadina della Boemia centrale si sono radunati nel fine settimana circa 500
esponenti ultranazionalisti della Delnicka strana e 200 attivisti di opposta
estrazione politica. Poliziotti in assetto anti sommossa hanno provato a stento
a tenere separate le due fazioni.
Molte altre notizie sul gruppo
Czech_Roma
Di Fabrizio (del 26/02/2006 @ 09:29:18 in scuola, visitato 3121 volte)
[RIASSUNTO]
II puntata La strada per educare al futuro
Avvicinandosi alla scuola non ci si rende conto di cosa ci sia
dentro. Posta in un angolo pulito e quieto di un altrettanto lindo
villaggio, a 90 km. da Sofia in una valle circondata da montagne, la
scuola Vidrare appare per quello che è: una scuola
normalissima, col campo di calcio, il recinto di rose che
testimoniano il lavoro di un giardiniere coscienzioso. Il campus
è costituito da quattro edifici [...]
Sono circa 90 gli studenti, tra i 7 e i 16 anni. La maggioranza di
loro sono Rom, che dividono le loro abitazioni col bestiame esono
sparpagliati nei villaggi montani lì intorno, spesso anche
distanti dai centri abitati. Per questo gruppo di studenti la lotta
per l'educazione comincia da casa, con la quotidiana sfida della
distanza da percorrere, della mancanza di vestiti o di nutrizione
adeguata.
La scuola Vidrare è unica nel suo tentativo di rompere le
barriere che incontrano questi bambini: pur non essendo un
orfanotrofio (i bambini hanno i genitori), è attrezzata per
ospitare gli studenti ce arrivano da lontano, provvede al
mantenimento di quelli più bisognosi, fornisce quaderni, libri
di testo, gessi e materiale per la scrittura.
Quattro anni fa se ne ventilava la chiusura. La caldaia centrale
aveva oltre 60 anni e tutto l'impianto era a rischio incendio. La
nuova direttrice, Maya Pencheva, aveva inviato una richiesta alle
organizzazioni umanitarie, nel tentativo di salvare la scuola.
Un'organizzazione riuscì a trovare una nuova caldaia e
un'altra donò i computer. Negli anni successivi, le due
associazioni hanno continuato ad investire finanziariamente e
personalmente nel mantenimento della scuola.
Maya Pencheva in un'intervista ha sottolineato le barriere che
circondano il suo gruppo di studenti. I loro genitori di solito sono
scettici di fronte all'istituzione scolastica; ci sono eccezioni, ma
di solito la scuola tradizionale non è una priorità.
Maya Pencheva è convinta che la maggior parte di quei bambini
vuole andare a scuola e si mostra particolarmente preoccupata per
quanti vorrebbe frequentare ma trovano ostacolo nella volontà
dei genitori.
Lei e il gruppo di otto insegnanti sono tutte Bulgare e risiedono
nell'area del villaggio. Si ingegnano nel comprendere
cosa potrebbe motivare i genitori a mandare i propri figli
alla scuola e
come insegnare al meglio con le scarse risorse a
disposizione.
Le insegnanti a turno devono essere disponibili nottetempo per
quanti si fermano a dormire. La dieta scolastica, che consiste
primariamente in pane e fagioli, viene integrata coi prodotti dei
loro orti. A natale si ingegnano con la vendita di cartoline d'auguri
autoprodotte o altre realizzazioni artigianali.
Le ragioni del rifiuto dei genitori sono varie: uno dei fattori
più comuni è la paura che i figli partano per non
tornare più. I Rom sono estremamente orientati alla famiglia,
creano un'unità dal combinarsi di generazioni multiple.
Difatti, in molte comunità l'autorità risiede nei
membri più anziani della famiglia allargata. Inoltre c'è
un'innata sfiducia nel governo e verso “quelli di fuori”
- sfiducia legittima, visto come i libri di storia descrivono la
“piaga zingara” negli ultimi secoli. Per finire, la
religione presso i Rom è una confusa miscela di tradizione,
folklore e della religione dominante della cultura “patria”,
che produce una gran varietà di credenze. Fondamentale, i Rom
ritengono “quelli di fuori” come contaminati e rifiutano
i contatti eccessivi. Tutto questo assieme, costruisce quel muro che
gli insegnanti devono abbattere per dare un'opportunità ai
giovani.
Le sfide che minacciano la scolarità non sono solo
filosofiche, ma soprattutto pratiche. A una giovane madre è
stata posta la domanda: “Cosa ti impedisce di mandare i figli a
scuola?”. Nella sua risposta, la madre anticipò che i
figli si alzavano e si vestivano da soli, che avevano assunto anche
la responsabilità di fare i compiti e di frequentare. Ma la
risposta vera era: “Non li posso mandare quando sono senza
scarpe”.
Le barriere per questa generazione fondamentalmente sono simili a
quelle di altri gruppi minoritari: povertà, paura, sfiducia.
Come può un gruppo di insegnanti con un budget di 200 leva
annui, provvedere a calzare i propri studenti perché facciano
a piedi le due-tre ore di percorso verso la scuola? Come può
una cultura assimilata investire in un gruppo minoritario riluttante?
Basta un decennio per sovvertire secoli di barriere? Alcune certezze
ci sono. Le divisioni permarranno per anni ancora e il cammino verso
l'inclusione resterà in salita, ma cominciare a dare
attenzione e risorse alle giovani generazioni, darà frutti in
futuro. [...] La scuola Vedrare, immagine tratta da "The Sofia Echo"
fine II puntata
Di Fabrizio (del 20/07/2012 @ 09:18:47 in Italia, visitato 2062 volte)
Con l'occasione della presentazione del "Progetto rom sinti
caminanti - Comune Milano" lo scorso 6 luglio, e la successiva richiesta da parte
del comune di aprire il dialogo con le associazioni coinvolte, penso possa
interessare questo mio contributo di un paio di anni fa, al convegno "La
condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia" (cfr. ATTI - pagg.
843-847, Giuffrè editore)
- Introduzione
- Presenze Rom e Sinte
- Un'agenzia: strumento per il lavoro e la
casa
- Il lavoro
- L'abitare
L'Italia è conosciuta come il paese dei campi e degli sgomberi, sgomberi che
a Milano in due anni sono stati oltre 2701. Presenterò alcuni dati su questa
città, non solo perché è la realtà che conosco meglio, ma anche perché le
politiche che si applicano qui sono sempre state un laboratorio di quanto accade
poi in Italia.
Sgomberi che riguardano tanto i campi autorizzati che quelli informali,
limitandosi a spostare i problemi, senza risolverli. Come attivisti per i
diritti dei rom e dei sinti veniamo, però, rimproverati di essere solamente
capaci di protestare. Tenterò di presentare alcune proposte concrete per
affrontare questi problemi. Tra l'altro anche il
messaggio del presidente Napolitano, letto all'inizio della Conferenza
internazione sulla condizione giuridica di rom e sinti in Italia chiedeva un
impegno alla ricerca di soluzioni praticabili. E' proprio in questa direzione
che vanno le nostre riflessioni, nella speranza che si possa aprire finalmente
aprire un tavolo di confronto col comune di Milano. (Si veda il documento:
Tavolo Rom, Rom e Sinti: politiche possibili nell'area metropolitana di Milano.
Modelli e proposte, Milano, 2010. ndr.)
Presenze Rom e Sinte
Nel corso della Conferenza, in molti interventi si è sottolineato come manchino
a diversi livelli dati certi sulla presenza numerica di Rom e Sinti. Nel nostro
caso possiamo contare nella città di Milano circa 1.300 presenze nei campi
comunali, tra di loro cittadini italiani (Rom harvati, abruzzesi e Sinti
piemontesi) e stranieri (comunitari: Rom rumeni ed extracomunitari: Rom
bosniaci, kosovari e macedoni) ed altri 1.300 negli insediamenti informali. In
Lombardia contiamo circa 13.000 presenze.
Il dato da cui partire (tra poco spiegherò il perché) è quello provinciale:
secondo la Prefettura le presenze sarebbero 3.500 unità, mentre l'Osservatorio
Regionale per l'integrazione e la multietnicità ne conta circa 3.300.
Quindi: le cifre stesse indicano che il "problema nomadi" è tranquillamente
affrontabile, se esistesse la volontà politica. Nei prossimi paragrafi, perciò,
cercherò di sintetizzare alcune proposte concrete e realizzabili elaborate dal
Tavolo Rom di Milano.
Un'agenzia: strumento per il lavoro e la casa
Oltre agli sgomberi, nel territorio milanese dobbiamo affrontare la questione
della chiusura della maggior parte dei campi comunali. Il Tavolo Rom ha proposto
l'istituzione di un'Agenzia apposita, organizzata sulla forma di società
consortile, che possa gestire questa fase tanto nel breve che nel medio termine.
Siamo coscienti che lo "strumento Agenzia" non è replicabile automaticamente in
altre realtà (anche regionali), ma ci sembra utile invece sottolineare alcuni
dei suoi compiti chiave.
- Affrontare congiuntamente i nodi del lavoro e quello dell'abitare: l'uno non
può sussistere senza l'altro se si vogliono ottenere risultati duraturi.
- Agire in ambito sovracomunale: coinvolgere tutto il territorio metropolitana
(circa 5 milioni di abitanti), fornendo aiuto e consulenza ai comuni coinvolti e
coordinando strategicamente le loro politiche.
- Mediare, trovando soluzioni ai conflitti che via via possono crearsi, tramite
l'impiego di personale esperto nell'ambito del lavoro e dell'abitare e di
operatori che abbiano già stabilito rapporti di fiducia con i Rom ed i Sinti
coinvolti, ed allocando risorse adeguate.
Scopo dell'Agenzia è di sostenere le capacità e l'autonomia di Rom e Sinti,
tenendo conto di una situazione che, lungi dall'essere uniforme, vede grandi
differenze tra un gruppo e l'altro, per provenienza, durata della presenza in
Italia, composizione familiare ed esperienze pregresse.
Il lavoro
Per molti disporre di una residenza è condizione indispensabile per poter
lavorare in maniera autonoma ed iscrivere i figli a scuola.
In particolare i Rom provenienti dall'Europa dell'Est lavorano in maniera
abituale, o frammentaria, nell'edilizia ed il problema più grande per molti è di
regolarizzare la loro posizione.
Invece molti Rom e Sinti italiani hanno sviluppato piccole attività artigianali
in proprio o imprese di servizi a carattere familiare. Attività
autoimprenditoriali già in corso comprendono: una cooperativa di servizi e
manutenzioni, una lavanderia, un'attività di recupero, riparazione e produzione
di bancali, una sartoria. In questi casi occorrerebbe un supporto, anche di
marketing e di programmazione, a queste attività.
Occorre poi sostenere il commercio ambulante praticato dai Caminanti presenti a
Milano nel periodo estivo. Infine, predisporre percorsi di accompagnamento
mirato ai giovani Rom (14 - 18 anni) che si affacciano al mercato del lavoro
dopo la scuola dell'obbligo, tenendo conto che sinora le esperienze delle
borse-lavoro non si sono tramutate in sbocchi occupazionali.
Una rapido esame della situazione lavorativa mostra, quindi, che, pur di fronte
ad un'altissima percentuale di disoccupazione, non esiste il deserto, ma
possiamo già contare su varie capacità professionali che necessitano di percorsi
diversi.
Intendiamo quindi operare, sempre tramite l'Agenzia, svolgendo un ruolo di
mediazione con diversi enti locali e organizzazioni di rappresentanza degli
interessi, quali: Confcooperative, Camere di Commercio, Lega delle Cooperative,
Associazione Provinciale Albergatori Milano, Scuola di Formazione Edile.
L'abitare
Come nel lavoro, anche per l'abitare le soluzioni non sono univoche.
Mi limito a ricordare che siamo passati da un'esaltazione dei campi sosta come
politica valida per tutti (non entro nel merito di un argomento discusso
ampiamente in altri capitoli in questo volume) alla loro negazione, senza
affrontare il tema chiave della mediazione, necessaria per affrontare il
passaggio dai campi all'alloggio stabile. Il risultato è che le esperienze
precedenti si sono tramutate in "campi verticali", cioè l'ingresso dei Rom dai
campi in quartieri "gagé", parimenti abbandonati e privi di servizi, spesso con
una forte presenza di malavita organizzata. Per assurdo, uno dei pochi casi di "integrazione" riuscita, con i Rom che, in mancanza di politiche generali della
casa, sono risultati funzionali alle economie sommerse, se non criminali, che
permettono il sopravvivere di questi quartieri.
Nel merito, un aspetto minoritario è dato da quelle comunità che tuttora
svolgono una vita nomade, come ad esempio i Caminanti. Occorre stabilire aree
soste attrezzate per piccoli gruppi, munite di servizi igienici, lavanderia,
docce e opere di urbanizzazione primaria per ogni piazzola, senza ripetere
errori del passato, quando i campi spacciati come attrezzati mancavano di questi
servizi di base. Un altro rischio è che aree simili da provvisorie diventino
definitive ed attraggano altri Rom e Sinti che non trovino una sistemazione.
Un caso a parte è poi costituito dai Sinti della missione evangelica zigana (una
minoranza nella minoranza!), che da anni si vede negare senza ragione dal comune
di Milano uno spazio per tenere i propri raduni religiosi.
Una richiesta che arriva soprattutto dai Sinti e dai Rom harvati è quella di
attrezzare micro aree dove potersi installare con la propria famiglia allargata,
in piccole comunità di 10/massimo 50 persone. E' possibile anche prevedere
progetti di autocostruzione e mantenimento, oltretutto riducendo notevolmente i
costi di gestione rispetto ai mega campi di sosta. Esperienze simili sono già in
funzione a
Guastalla (RE) e
Casalmaggiore (CR), con i progetti curati
dall'associazione Sucar Drom di Mantova.
Rom harvati e ultimamente anche rumeni si stanno indirizzando verso il recupero
e la manutenzione di cascine dismesse o abbandonate, dove potersi installare,
dopo averle restaurate (e recuperato così un nostro patrimonio in abbandono) con
logiche simile a quelle delle micro aree.
Nei due casi presentati, l'Agenzia, assieme alla Regione, potrebbe attingere ai
fondi strutturali europei per finanziare i lavori necessari o per mediare se
dovessero verificarsi dei contratti di affitto. Inoltre le persone
acquisirebbero i diritti su quanto costruito, ma non sul suolo (dunque non
potrebbero rivendere la proprietà senza autorizzazione del Comune); questo per
evitare possibili speculazioni.
Molti Sinti e Rom harvati, per uscire dalle logiche ghettizzanti del campo
sosta, hanno scelto in autonomia di acquistare privatamente dei terreni agricoli
dove sistemarsi con la propria famiglia. Il T.U. 380 del 2001 ha reso illegale
installare su questi terreni anche solo una roulotte, paragonandola ad un
edificio. Queste famiglie si trovano, spesso dopo essersi indebitate per
l'acquisto del terreno, nella condizione di essere cacciate dalla loro stessa
proprietà. E' una situazione presente purtroppo su tutto il territorio
nazionale, e nessun caso sinora è stato sanato. Anche questo appare come un caso
di discriminazione razziale indiretta.
I Rom dell'Est Europa di solito abitavano in case nei paesi di origine e, anche
di fronte ad un mercato della casa obiettivamente difficile, potrebbero essere
interessati a rientrare nell'edilizia pubblica o privata. Di fronte alla
ventilata chiusura dei campi sosta, occorrerebbe stabilire che chi vi abita e si
trovasse in una situazione di effettivo sfratto, potesse acquisire un punteggio
supplementare per l'assegnazione di casa popolare. Nel caso di accesso
all'edilizia privata, di fronte ai probabili timori del proprietario, sarebbe
l'Agenzia a sottoscrivere il contratto, garantendo i pagamenti dell'affitto e
delle utenze e seguendo le famiglie a cui subaffitterebbe i locali.
Infine, nei casi di fasce particolarmente deboli o problematiche, si potrebbe
ricorrere all'housing sociale, prevedendone comunque la temporaneità e
approntando percorsi di accompagnamento verso le soluzioni precedenti.
Segnalazione di Tommaso Vitale
GITANISTAN IL NUOVO DISCO DE MASCARIMIRI' -
Mascarimi.com
Dopo un lungo periodo in cui abbiamo "festeggiato" il decimo anno di attività
con la realizzazione del film documentario "Mascarimirì 10 anni la Storia", da
sempre impegnati nel riscrivere la tradizione musicale locale, torniamo con "Gitanistan".
Un lavoro -questo- che parte da una ricerca personale (considerando le origini
ROM mie e di mio fratello Cosimo) ma anche culturale e artistica, votata a
scoprire le famiglie ROM salentine, i loro usi, costumi, linguaggi e modi di
vita. Alla base di tutto questo, come collante ed elemento vivo e determinato,
c'è la musica, da sempre caratteristica fondante dei fratelli Giagnotti.
Nello specifico, il progetto "Gitanistan" nasce nel Maggio 2009 quando, sotto la
spinta dell'amico Antonio De Marco, si dà inizio a una serie di attività di
ricerca sul campo per capire come siano cambiati gli usi e i costumi di queste
famiglie. Attraverso interviste audio, filmati girati tra fiere e mercati,
racconti intimi, si traccia quello che poi diventerà Gitanistan, un
film/documentario volto ad indagare l'aspetto storico, antropologico e musicale
delle famiglie ROM salentine.
TRACKLIST
Balkanicapizzicata
Bourrée De Lu ‘N Tunucciu
Nilo "Pizzica De Mare"
Farandola De Muro Leccese
A Uce
Rimittana "Pizzica Niura"
Nnu Venia
Gitanistan
La Furtuna
L'ira (Pizzica Pizzica)
Zumpa Chiricu A San Franciscu
Mascarimirì_Scola
Tradizional Pizzica Pizzica
Cecilia
Tammurriata
All'arraa Nene'
Gitanistan Remix Feat Ai Ai Ai
Prodotto da Claudio "Cavallo" Giagnotti e Dilinò
Musiche originali di Claudio "Cavallo" Giagnotti, Alessio Amato
Testi Claudio "Cavallo" Giagnotti , Cosimo Giagnotti
Mascarimiri:
Claudio "Cavallo" Giagnotti: Voce, Tamburreddhu, Percussioni, Fiati,
Programmazioni
Cosimo Giagnotti: Voce, Tamburreddhu,
Vito Giannone: Voce, Mandolino Elettrico, Tres Cubano
Alessio Amato: Chitarra Elettrica, Piano, Programmazioni
SUONANO E CANTANO IN GITANISTAN:
Louis Pastorelli, Vincent Calassi, Jérôme Fantino "Nux Vomica" Voci in Farandola
de Muro Leccese
Djè Balèti "Gigi De Nissa" Espina (strumento a corde tipico della città di
Nizza) in Farandola de Muro Leccese
Manu Théron "Lo Còr De la Plana" Voce in A uce
Arnaud Fromont "D'aquí Dub" Voce e Clarinetto in Bourrée de lu Ntunucciu
Sam Karpienia Voce in Gitanistan
Jagdish Kinnoo "Jagdish et Kreol Konexyon" Voce in Gitanistan e Bourrée de lu
Ntunucciu
Giuseppe Turco "Salento Son" Chitarra in Gitanistan
Dario Stefanizzi "Nudo Al Cubo" Clarinetto in Bourrée De lu Ntunucciu
Simone Stefanizzi "Nudo Al Cubo" Tromba in Balkanica Tarantolata
Luigi de Pauli "Crifiu" Chitarra acustica e Bouzouki irlandese in Cecilia
Anna Cinzia Villani "Uce de Fimmina" in Nu Venia
Alessandro Rizzello "Il Prof." in Mascarimiri scola
GITANISTAN | REMIX Feat Ai Ai Ai'
Additional Catalan lyrics by Pep Lladó
Remix by Pep Lladó and Ai Ai Ai
Vox, ‘ventilador' and ‘palmas' by Rafalito Salazar, David Torras and
Pep Lladó
Un ringraziamento particolare a:
Pantaleo Colazzo Fisarmonica in Tradizional Pizzica Pizzica e Cecilia
Il termine Gitanistan è stato pensato da Lucio Montinaro
Registrato nei mesi Gennaio – Febbraio 2011
Presso Essenza Studio Spongano – Lecce
Tecnico di ripresa: Fabrizio Giannone, Alessandro Rizzello
Mixato da: Claudio "Cavallo" Giagnotti, Alessio Amato, Fabrizio Giannone
Mastering: Salvatore Giannotta
Progetto Grafico: Progetty Design Studio
Foto: Emanuele Spano
DISTRIBUZIONE ANIMA MUNDI
WWW.SUONIDALMONDO.COM
Di Fabrizio (del 29/11/2013 @ 09:09:43 in Italia, visitato 2122 volte)
Spett. ex vicesindaco di Milano per una vita, per una volta i ladri non sono
quelli che tutti immaginano. Quella che segue non è una storia facile.
Ci eravamo lasciati un paio di anni fa, con 500 sgomberi e passa sul gobbo.
Cioè, sempre le stesse persone che venivano sgomberate e continuavano a girare
lì attorno.
Era un gioco a rimpiattino, tu, polizia municipale e le ruspe da una parte,
2/300 rom con i carrelli della spesa dall'altra parte. E noi, buonisti nostro
malgrado, a ripeterti: "Guarda che questi pezzenti conoscono il gioco meglio
di te, non li caccerai mai!" Lo avessimo detto a un pirla qualunque, magari
ci avrebbe dato retta, ma tu eri "l'eterno vicesindaco" (lei non sa chi sono me,
signor cittadino) e te ne facesti un punto d'onore: continuasti anche quando era
chiaro a tutti (anche a te, non negarlo) che non avresti tirato un ragno fuori
dal buco. Perché:
- alternative non eri capace di trovarle da solo;
- pensavi che, in quanto vicesindaco e pure di destra, tu
dovessi aver ragione "a prescindere", anche al di là dei fatti.
E' finita che le elezioni le hai perse tu, mica noi. E poi, dopo due anni, le
stiamo perdendo anche noi, buonisti nostro malgrado.
(E qua le cose si complicano: perché tra persone civili è sempre un
casino stabilire chi perda le elezioni e perché. Occorre tornare a quella fine
maggio del 2011)
MAGGIO 2011: Certo, il vento arancione, la sconfitta della destra, gli
scandali (ricordate la
casa di Batman?) grandi e piccoli... Sul fronte degli
sgomberi, la gente (quella che vota) dopo anni di "cattivismo", aveva votato
contro l'allora maggioranza perché da un lato s'era resa conto di quanti soldi
andassero spesi in continui sgomberi senza risultati, in secondo luogo perché
cominciava a intuire che, in fin dei conti, anche gli sgomberati fossero
persone, bambini, anziani, malati... come tutti, e con gli stessi diritti di
tante altre persone. Anche criminali? C'erano anche quelli, ma a furia di essere
trattati tutti come CRIMINALI, a furia di essere trattati come pacchi postali,
non c'erano altre prospettive che diventarlo.
Noi, buonisti nostro malgrado, ripartimmo da lì. Mi ricordo quello che ci
raccontava una delle "madri e maestre di Rubattino":
"Non facemmo niente di speciale, se non quello che ritenevano giusto. A
volte eravamo da sole, più spesso c'era gente sconosciuta che ci chiamava, ci
offriva aiuto e solidarietà. Perché quello che accadeva ai compagni di scuola
dei nostri figli e dei nostri alunni era qualcosa che ci faceva vergognare come
cittadine. Fu un momento di uscita da un ghetto mentale in cui si era noi da una
parte e i rom dall'altra. Ci fu chi fece cose simili in passato, questa volta
fummo in tanti, senza essere un movimento, senza altra identità che quella di
cittadini e cittadine di Milano."
Nel frattempo, cosa combinava la macchina comunale, quelle stesse persone con
cui si era affrontato la campagna elettorale spalla a spalla? Sgomberi ce ne
sono stati ancora (in tutto questo tempo) ma si è trattato di una specie di
"terapia a scalare": quello che prima veniva sbandierato ora avveniva
col maggior silenzio possibile; di sicuro non sono stati 500, le famiglie non corrono più
il rischio di essere divise, la polizia fa meno mostra di testosterone... a
cinque mesi dall'insediamento della nuova giunta mantenevo tutta una serie di
dubbi e insoddisfazioni. Dopo oltre due anni
momenti critici continuano.
(Il discorso va complicandosi ancora, abbiate pazienza)
Andando per punti:
- Restando alla faccenda "sgomberi": non sono un tabù, ci sono
dei casi in cui vanno effettuati. Ricordava Ernesto Rossi nel
suo recente intervento che devono essere una misura da prendere
quando non ci sono alternative, e quindi dev'esserci un adeguato
preavviso, assistenza, una destinazione alternativa garantita.
Non si tratta soltanto di trattati internazionali che l'Italia
ha sottoscritto (e che ci indignano se è uno stato estero a non
rispettarli), ma il nodo POLITICO è la gestione: lo sgombero
deve presupporre determinate garanzie date da una trattativa con
i soggetti coinvolti, altrimenti è solo una misura discrezionale
del governante, buono o cattivo che sia.
- Quindi le politiche, anche quelle repressive, devono
presupporre interlocuzione: con i cittadini, con le loro
associazioni, con i rom stessi. Questo è mancato assolutamente
con l'amministrazione passata, con quella attuale, dopo un primo
periodo di incomprensioni reciproche, il dialogo è stato una
costante doccia scozzese. Da un lato si è certamente allargato
il ventaglio dei soggetti coinvolti, dall'altro cittadini,
associazioni, rom sono stati cooptati in singoli momenti
periodici, escludendoli poi al momento delle decisioni e delle
scelte. Certe volte il dialogo è avvenuto solo con circoli
ristretti, rischiando di rompere le forme associative comuni che
si erano formate. A parte questo, la costante dell'approccio
alle richieste della "società civile" (se vogliamo usare un
termine di moda) è stato di una sequela infinita di promesse,
quasi mai mantenute. Rileggevo una sobria
lettera inviata dalla comunità rom di via Idro (sì, proprio
quella che impazza nelle cronache attuali) a giugno 2011: non
una delle loro richieste è stata, non dico risolta, ma iniziata
ad affrontare. Non c'è da stupirsi se ad un certo punto la
situazione è precipitata O era quello per cui qualcuno lavorava
in segreto già da allora?
- Si è partiti, quindi, con speranze e promesse, già cassate a
luglio 2011 dal famigerato "Patto di stabilità". Non ci sono
soldi, ci è stato ripetuto in tutte le salse e anche un bambino
lo capisce che senza palanche le promesse rimangono sogni. Però,
ridurre le scelte e la progettualità ad una questione di FONDI
DISPONIBILI è stato per questa maggioranza un lampante ERRORE
POLITICO: da un lato perché il messaggio che ne deriva è che
senza soldi non si possono fare scelte, e che siamo tutti
MENDICANTI alla mercé del benefattore di turno (insomma, la
solita politica classista); dall'altro
perché esisteva (e forse esiste ancora) un capitale politico
UMANO (lo stesso che ha deciso l'esito delle precedenti elezioni
comunali) che poteva essere speso. Da questa impostazione
politica comunale derivano alcune scelte: ad esempio sin
dall'inizio si erano ventilati colloqui tra comune e
famiglie residenti nei campi comunali; per quanto fosse
un'operazione a costo quasi zero, non sono ancora stati avviati;
l'anno scorso è pure stata messa la cifra (spropositata, secondo
la mia opinione) a bilancio nell'iper pubblicizzato PIANO
COMUNALE, ebbene, tutto è ancora fermo.
- Ma quando i soldi c'erano, che fine hanno fatto? De Corato
ha potuto finanziare parte dei suoi infiniti sgomberi (ma la
questione di dove provenissero i fondi è ancora misteriosa), dai
29 milioni circa del piano Maroni. L'altro grosso intervento fu
la chiusura del campo comunale Triboniano-Barzaghi, con la
campagna elettorale ormai in pieno svolgimento.
- Alcuni degli
sgomberati dei campi Brunetti e Montefeltro sono dei profughi di
quell'altro sgombero di oltre due anni fa, tanto per dare una
misura dell'efficacia di allora. Altra maggioranza, e il
problema si ripropone. Differenti i toni:
tutto tranquillo, le operazioni si sono svolte senza
problemi, in 254 hanno accettato l'ospitalità offerta dal
comune.
- Certo, tutto tranquillo, SINORA. Ci sono 300 persone a
spasso nella zona, in cerca di un posto dove rifugiarsi; viene
da chiedersi:
- cosa è cambiato rispetto a due anni fa?
- così la situazione è destinata a rimanere tranquilla?
- Il punto dell'ospitalità è interessante. Perché sembra che
la capacità di ospitare da parte del comune non superasse le 200
presenze (su 600 sgomberati circa). Stabilito che comunque
qualcuno si sarebbe "nascosto" per tempo, forse il comune
offriva un'ospitalità inesistente.
- Ma torniamo a parlare di soldi. Se De Corato (forse)
finanziava i suoi sgomberi coi fondi del piano Maroni, quando il
piano è stato bloccato, non solo sono terminati tutti gli
interventi di sostegno alla comunità (compresi quelli
dell'ordinaria manutenzione dei campi comunali, e non si capisce
il perché) ma, anche volendo, non c'erano più soldi per
sgomberare, dato che anche sgomberare ha un costo.
Sbloccati nuovamente i fondi (ne restavano circa 5 milioni)
ben 2 milioni vengono investiti nel centro do emergenza
(emergenza? A De Corato sono fischiate le orecchie!) di via
Lombroso, contro i 260.000 destinati a scuola e lavoro. La
declinazione di EMERGENZA non si applicava ai nomadi: ma alla
solita compagnia di imprese, cooperative, professionisti della
gestione dei campi, che da tempo non vedevano più un soldo.
- C'è un nuovo soggetto che da un po' di tempo sta facendo
sentire il suo fiato, si chiama EXPO. A volte
in maniera inquietante, altre volte in maniera più civile.
Cioè, da 10 anni sento parlare di "superamento dei campi", senza
vedere atti concreti corrispondenti. Là dove sinora non era
arrivata la politica, stanno riuscendo gli appetiti suscitati da
questo EXPO. Capita l'antifona, va ripetendolo anche il comune:
i campi (comunali o no) s'hanno da chiudere, ed è stato trovato
il sistema più semplice: basta non intervenire di fronte a
qualsiasi urgenza, umana o strutturale che sia. Nel frattempo,
come nel caso di via Lombroso, se ne stanno costruendo di nuovi,
per la gioia degli amici di sempre, che offrano ospitalità a
termine (mascherata da integrazione) e gestiti in maniera
privatistica, come certe carceri USA.
Insomma, niente di facile e di promettente. Sembra che l'amministrazione
attuale abbia scelto per "la riduzione del danno": politiche forse più UMANE di
quelle precedenti (forse più ipocrite), che però non ne mettano in discussione le logiche e gli
interessi.
Può essere, che qualche lettore particolarmente sveglio, noti qualche
somiglianza tra l'approccio municipale alle questioni rom e quello ad altri
punti problematici della città. Qualcuno, forse ragionerà sulla similitudini tra
queste politiche, e la situazione nazionale dove, che si vota per la destra o la
sinistra, ti servono sempre la stessa minestra. Non lo so in Mahalla si
ragiona di rom e di sinti, ma... si è anche ripetuto molte volte che
come si affrontano queste problematiche è uno specchio di come veniamo trattati
noi cittadini di serie A.
PS: e le prossime elezioni? De Corato ed eredi hanno fatto poco o niente
per meritarlo, ma secondo me non ci sarebbe niente di strano se la prossima volta
a vincere fosse la sua banda.
Di Fabrizio (del 03/06/2013 @ 09:09:30 in Italia, visitato 1305 volte)
ILGIUNCO.net 1 GIUGNO 2013
FOLLONICA - "L'impatto della diossina sulla salute umana non è forse è più
nocivo, non ha forse più capacità di respingere le frotte di vacanzieri delle
due famiglie Rom?" Il partito Comunista dei lavoratori interviene sulla polemica
del campo rom a Follonica "Ecco che si cala l'asso che a Follonica fa sempre
colpo, la tesi che due famiglie rom produrrebbero tremende conseguenze
sull'impatto turistico, flagello periodicamente ventilato dai soli noti
interessati imprenditori. Ecco chiuso il cerchio: da una parte si ammette che la
crisi esiste e se ne vedono le conseguenze sul turismo locale in forte discesa
da tempo, dall'altra se ne rimuovono le cause trovando infine come capro
espiatorio due nuclei familiari di ‘diversi', i Rom, per un totale di 10 persone
che spaventerebbero villeggianti e sconsiglierebbero investimenti in loco".
"All' indignazione profonda aggiungiamo invece quanto sia sempre più necessario
focalizzare l'attenzione locale sulla necessità di una difesa strenua della
salute pubblica, non solo dei turisti ma di tutti gli abitanti del territorio –
prosegue la nota -: è da giorni che Scarlino Energia ha spento l'impianto
d'incenerimento per la fuoriuscita anomala dal camino E2 di diossine. L'impatto
di queste sostanze sulla salute umana non è forse è più nocivo, non ha forse più
capacità di respingere le frotte di vacanzieri delle due famiglie Rom?"
"E il ricatto occupazionale usato ogni volta per far digerire progetti
inquinanti (Inceneritore, area Tioxide-Solmine), le devastazioni ambientali
dovute alla cementificazione continua del comune follonichese (villaggi
turistici lungo la SS Aurelia) col consenso bipartisan di due schieramenti
ugualmente latori di interessi della borghesia, il continuo esproprio di spazi
collettivi per favorire la rendita edilizia (l'ultimo, quello dell'area
ex-Florida), oltre che calpestare intelligenza e dignità umana – conclude la
nota -, non sono forse causa di impatto devastante sul turismo?"
Di Fabrizio (del 03/07/2013 @ 09:00:20 in casa, visitato 3152 volte)
Articolo di
Giornalettismo lungo e documentato ma, a mio giudizio, incompleto. Per chi
resiste, a fine lettura ho aggiunto alcune note personali.
di Maghdi Abo Abia - 25/06/2013 - Il Carroccio attacca
il sindaco Pisapia fin dalla sua elezione sostenendo come spenda le risorse
destinate ai milanesi per dare case ai nomadi dimenticando come nel 2008 nacque
un progetto Rom con soldi stanziati dal piano nomadi Berlusconi/Maroni e che
vengono usati ancora oggi
Milano nel 2015 ospiterà l'Expo. Eppure la città non appare preparata al
nuovo appuntamento, ed anzi dopo l'ipotesi ventilata da Giuliano Pisapia di non
ricandidarsi alla guida della città nelle elezioni del 2016 la città appare
sempre più abbandonata al suo destino, vittima di problemi di varia natura.
L'EMERGENZA ROM - La popolazione, ubriacata di rivoluzione gentile e scottata
dalla gestione Moratti, nei primi due di mandato si è scoperta disillusa e
scottata da una serie di provvedimenti, dall'aumento del biglietto Atm
all'introduzione di Area C che hanno minato nel profondo l'autorità della
Giunta. A complicare le cose, per i vincitori di centro-sinistra, le bordate
dell'opposizione intenzionata a sottolineare i problemi della città
possibilmente attribuendo responsabilità specifiche al sindaco ed alla sua
squadra. Parliamo ad esempio dell'"emergenza", per usare un termine caro alla
Lega Nord, Rom.
LA CONDANNA PER ZINGAROPOLI - Torniamo indietro nel tempo e più precisamente
alla primavera del 2011, ovvero quando la campagna elettorale era al suo picco
massimo e gli sfidanti, Letizia Moratti per il Pdl ed appunto l'avvocato
Giuliano Pisapia, si combattevano senza esclusione di colpi. Ad un certo punto
in città apparvero dei manifesti targati Popolo della Libertà e Lega Nord nel
quale si diceva che con la vittoria dell'avvocato, Milano si sarebbe trasformata
in una "zingaropoli". Come ci spiega l'Asgi per questa definizione Pdl e Lega
Nord nel 2012 sono state condannate perché, secondo il giudice del Tribunale di
Milano Orietta Miccichè la definizione era connotata da una "valenza gravemente
offensiva e umiliante di tale espressione che ha l'effetto non solo di violare
la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima
intimidatorio e ostile nei loro confronti".
L'ALLARME DI ENRICO SALERANI - Quindi secondo il giudice questa definizione
rappresenta una molestia a sfondo razziale, vietata dall'articolo 3 del decreto
legislativo 215 / 2003 per via della sua intenzione di scatenare un clima
intimidatorio nei confronti di particolari etnie. Peraltro durante quella
campagna elettorale era presente a Milano il commissario per i diritti umani del
Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg il quale si definì scioccato dai manifesti
affermando come questi incidessero sui diritti delle popolazioni rom e sinti e
sulla possibilità d'integrazione. Eppure, nonostante la condanna e l'obbligo di
pubblicazione della sentenza sul Corriere della Sera, la Lega Nord ha proseguito
nella sua battaglia anti-rom il cui ultimo capitolo è stato raccolto da
Il
Giornale che ha ripreso la voce di Enrico Salerani, capogruppo della Lega Nord
in zona 8, zona strategica visto che al suo interno c'è Fiera Milano, City Life,
il quartiere sperimentale QT8 e lo stadio di San Siro.
L'OCCUPAZIONE DEI CAPANNONI DI VIA MONTEFELTRO - Salerani scrisse anche sul
portale Partecipami lo scorso 29 aprile, spiegando che in via Montefeltro 8 200
zingari hanno occupato una fabbrica abbandonata trasformandola in un campo
nomadi abusivo "con quintali di immondizia, baracche fatiscenti, possibile
presenza di amianto, macchine e camper di dubbia provenienza, alcune con
svariati fori di proiettili, il tutto con molti bambini e minori costretti a
vivere in questa situazione di degrado". Secondo Salerani
E' intollerabile che a Milano nel 2013 vi siano zone franche ove per altro,
molti bambini sono costretti a crescere in una situazione non favorevole a
garantire loro un futuro dignitoso e sereno.
La richiesta è una sola, ovvero provvedere allo sgombero dell'area interpellando
anche l'assessore alla sicurezza. Il sito poi nei giorni scorsi è stato visitato
da Matteo Salvini e dall'assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini,
autodefinitosi "l'assessore in scooter" per via della sua scelta di rinunciare
all'auto blu.
Questi, dalle colonne del suo sito, ha spiegato che nonostante
manchino due anni ad Expo, è impensabile che esistano realtà come il campo "dove
scorrazzano i topi e il puzzo e' incredibile". A quel punto tocca a Matteo Salvini che si rivolge al sindaco, la cui foto compare a fondo del comunicato:
"Non sto a cercare colpe ma dico al sindaco: sei il sindaco di tutta Milano, non
e' possibile che a Milano ci siano realta' di questo genere".
LA VOCE DI MATTEO SALVINI - Lo ha detto il segretario nazionale della Lega
Lombarda Matteo Salvini, che insieme ai consiglieri di zona e all'assessore
provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini ha visitato il campo rom di via
Montefeltro 8 a Milano. Continua Salvini: "Non ci sono razze buone o cattive. La
rabbia non e' mai giustificata, ma ai semafori, in metropolitana, negli
appartamenti non trovo bresciani, o valtellinesi, canadesi o australiani a
rompere le palle ai cittadini. Se questa gente si mette ai margini, Milano non
ha bisogno di questa gente". Perché, secondo l'accusa, la scelta di dieci
famiglie di entrare nell'ex stabilimento abbandonato di Galileo Avionica,
società del gruppo Finmeccanica, li ha spinti automaticamente ai margini. Sulle
colonne del
Giornale invece la situazione assume altri contorni. Gli
insediamenti sarebbero diventati due con un totale di 400 persone.
"DOBBIAMO TROVARGLI UNA CASA?" - A lanciare l'allarme, come detto, è ancora Salerani. I nomadi sarebbero provenienti dal campo smantellato di via Triboniano,
gli stessi -continua il pezzo- che avevano preso i soldi dalla giunta Moratti
per tornare in Romania. Ed ora "dopo aver gironzolato" sono tornati e sono
entrati in via Montefeltro 8 ed ora qui vivono in 200. Altri 200 sarebbero
finiti nel capannone già casa della Italmondo. La colpa? Della sinistra. A
spiegarlo è ancora Salerani:
"Siamo stati poi costretti a votare contro la mozione di allontanamento perché
la sinistra vi aveva incluso l'obbligo di trovare per questi individui una
situazione abitativa stabile. Ma come? Hanno preso i soldi per andarsene e
adesso non solo sono tornati ma gli dobbiamo trovare una casa? Una funzionaria
della polizia locale ci ha assicurato che lo sgombero delle due aree È una
priorità ma non ci ha potuto assicurare sui tempi"
PATTI DISATTESI - A questo punto facciamo un viaggio indietro nel tempo e
vediamo lo sgombero del campo nomadi di Via Triboniano. Ininsubria ci porta la
voce dell'ex rappresentante della Lega Nord in Regione Lombardia
Davide Boni che
aveva spiegato come i Rom, dopo aver ricevuto 15 mila euro a nucleo familiare
per tornare in Romania, sono partiti e rientrati. Il Comune nel 2011 -giunta
Moratti- ha quindi speso 800 mila euro per mandarli via. Eppure sono qua. A
questo punto ecco l'accusa alla giunta di centrosinistra: "L'amministrazione di
sinistra che governa il capoluogo ha praticamente rinunciato agli sgomberi e
cerca di legalizzare e stabilizzare la presenza dei nomadi a Milano". Cosa non
vera visto lo sgombero del campo di via Dione Cassio. Ma c'è di più:
Ogni patto compiuto nel passato è stato puntualmente disatteso
LE CASE FORNITE DALLA GIUNTA MORATTI -
Il Corriere della Sera ci ricorda che il
primo maggio 2011 vi fu uno sgombero immediato del campo di Via Triboniano, zona
Certosa, in direzione di Rho Fiera. Qualcuno, e segnatamente le opposizioni,
definì il progetto uno "sgombero elettorale". Le 102 famiglie che avevano
aderito al "patto di legalità" con Palazzo Marino ricevettero aiuti diversi. 55
di loro vennero aiutate attraverso l'Avsi, una Ong alla quale si appoggiò il
Comune e ricevettero soldi per tornare in Romania. Vi fu poi l'assegnazione di
20 case Aler, sei case popolari assegnate a famiglie con bambini disabili e due
case acquistate con mutuo, mentre vennero registrati altri 20 "affitti
assistiti".
LE STRUTTURE CON ARIA CONDIZIONATA - A questo punto sorge una domanda: il
centrosinistra è accusato di fornire case ai rom. Eppure questo venne fatto nel
2011 dalla giunta a cui apparteneva anche la Lega Nord. Allora cosa succede? Ma
andiamo avanti. Paolo Signorelli ha scritto su
Il Giornale d'Italia, testata
diretta da Francesco Storace, che la Milano di Pisapia è a misura di zingaro.
Perché? Per via dell'aria condizionata prevista nella nuova struttura Rom che
aprirà i battenti in periferia. Continua Signorelli:
Alla faccia della città sicura descritta da Pisapia. Forse gli unici ad essere
sicuri, adesso, sono i rom che potranno godere anche di una vigilanza h 24
pronta a proteggerli da qualsiasi attacco nemico. "Nessuno tocchi i gitani",
potrebbe essere il cartello affisso fuori il nuovo campo rom. Ma non è affatto
finita. Udite udite, per tutta l'estate ci sarà il "cocomero night" dove i
nomadi potranno dedicarsi a grasse mangiate di anguria e girare a torso nudo nel
quartiere. A spese di chi? Di Palazzo Marino, che domande. E ancora, l' "aperirom",
dove gli zingari (prima si chiamavano così) brinderanno alla generosità del
sindaco. E garantita sarà la presenza di Vendola.
IL CENTRO DI ACCOGLIENZA - Le "case con aria condizionata"
non sono altro che un
centro di accoglienza, come spiega Milanotoday, che sorgerà in via Lombroso, sui
terreni dove sorgeva il campo della squadra di calcio Ausonia, di proprietà
della So.Ge.Mi, la società che gestisce l'Ortomercato. Qui vivranno 150 rom
provenienti dai campi di via Dione Cassio, recentemente sgomberato. Il terreno
sarà dato in usufrutto gratuito fino all'ottobre 2014 ed il costo per il Comune
sarà di 60 mila euro al mese, soldi provenienti dal "Piano Rom" del Governo,
istituito con decreto ministeriale il 21 maggio 2008 e cancellato dalla
Cassazione il 2 maggio 2013 in quanto l'emergenza paventata nel testo di fatto
non esisteva, respingendo così il ricorso del governo, presentato il 15 febbraio
2012 (Governo Monti).
IL PIANO ROM FIRMATO ROBERTO MARONI - Il "piano Rom",
come spiega 02 blog
riprendendo un post su Facebook del Comune di Milano, venne varato nel 2008 dal
governo Berlusconi, in cui Roberto Maroni, ricopriva la carica di ministro
dell'Interno. Nel piano si decise che Milano doveva ricevere 13,6 milioni di
euro prevedendo che i prefetti diventassero "commissari" per la realizzazione
degli interventi. Di questi soldi, 8 milioni vennero spesi per la chiusura del
campo di via Triboniano mentre la riqualificazione dei campi di Martirano e di
via Chiesa Rossa non si conclusero. E da qui vennero presi i 15 mila euro
destinati alle famiglie Rom. Da notare come il piano venne bocciato il 16
novembre 2011 dal Consiglio di Stato con questa motivazione:
La presenza di Rom non è definibile come emergenza in quanto si tratta di una
presenza ordinaria
La nuova Giunta ha sbloccato i fondi restituiti dalla Prefettura al Governo.
Parliamo di 5 milioni di euro statali vincolati ad azioni per la gestione della
presenza dei Rom. E torniamo ora al centro di Via Lombroso. Qui gli ospiti
potranno stare massimo 40 giorni, rinnovabili quattro volte, per un totale di
160 giorni. Le stanze saranno container mentre sono previsti moduli wc e docce
in un rapporto 1-10. Il centro sarà sorvegliato dalla Polizia locale 24 ore su
24 mentre le associazioni di settore e la protezione civile si occuperanno di
gestire il centro.
AREA ABBANDONATA - La Lega invece voleva qualcosa di diverso. Ancora Matteo Salvini, ripreso da Forlanini Today, per il quale i soldi del piano rom potevano
essere spesi : "per esempio con gli sgomberi, mentre Pisapia preferisce regalare
spazi, dotati di tutti i comfort, ai nomadi piuttosto che pensare alla sicurezza
dei milanesi". Detto che la giunta Moratti ha fornito case Aler, quindi case
destinate ai milanesi, e che gli otto milioni spesi per lo sgombero di
Triboniano si sono tradotti in una nuova occupazione, forse, e l'ha confermato
anche Davide Boni, il meccanismo della cacciata non funziona più. Tanto tornano.
Parliamo poi di un'area abbandonata, protetta da un lato dal canile municipale e
dall'altro dalla massicciata della ferrovia. Una zona che quindi non disturberà
nessuno, come dichiarato da Alberto Albuzza, presidente dell'associazione
grossisti ortofrutticoli che, ripreso dall'agenzia
Omnimilano, ha detto:
E' un'area finora abbandonata, lontana dai mercati il cui utilizzo non
interferirà certo con le nostre attività
"IL COMUNE INVESTE SOLO PER I NOMADI" -
Il Giornale invece parla dell'allarme
dei grossisti. Franco Cereda, presidente dell'associazione grossisti piante e
fiori ha detto: "Noi aspettiamo da anni interventi di manutenzione ordinaria e
non è ancora stata completata la bonifica dell'amianto. E il Comune invece
investe soldi per i nomadi". Probabilmente non sa che questi soldi vengono da
Roma e che sono stati forniti dal Governo Berlusconi nel 2008. Parlando poi
dell'efficacia degli sgomberi, cerchiamo con l'aiuto del
Corriere della Sera di
ripercorrere la saga del campo di via Rubattino. Questo è stato sgomberato nel
2007, nel 2009, nel 2011 e nel 2012. L'area? Sempre la stessa, quella compresa
nell'area ex Cesi di via Caduti di Marcinelle.
QUATTRO SGOMBERI IN CINQUE ANNI - Stefano Pasta della Comunità di Sant'Egidio,
dichiarò: "Noi siamo presenti a Rubattino dal 2007: le aree occupate sono sempre
le stesse, in particolare sono ben noti gli sgomberi del 2009 e del 2010.
Rispetto a quei fatti, ci sono grandi analogie, ma anche grandi differenze".
Ovvero nel 2012, rispetto alle altre volte, lo sgombero era stato annunciato
mentre in precedenza veniva denunciata "quella violenza verbale che aveva
contraddistinto gli interventi precedenti, quando per esempio le baracchine
venivano buttate giù anche davanti ai bambini". Veniva inoltre garantita
l'integrità familiare: "la giunta riconosce l'unità familiare, che è stata
offerta a a tutte le persone del campo, mentre prima i membri di una stessa
famiglia venivano divisi in strutture diverse".
UN RIASSUNTO - Ricapitoliamo. La Lega Nord denuncia la presenza di 200 o 400
persone in aree dismesse nella zona Certosa, caratterizzata dalla presenza di
capannoni industriali abbandonati. La soluzione sarebbe quella degli sgomberi.
Sgomberi che come abbiamo visto nel caso di via Rubattino, non hanno portato a
nulla. Anzi, nel 2009 il campo venne "liberato" cinque volte nello stesso
giorno. La giunta Pisapia venne incolpata di voler dare una casa ai Rom,
ignorando -o tacendo- che i soldi vengono da un piano governativo firmato da
Roberto Maroni, oggi segretario della Lega, e che questi denari sono vincolati
alla questione Rom. Di fatto non vanno a bilancio del Comune, perché sono di
Roma.
FONDI GIA' STANZIATI - Il primo maggio 2011 con una mossa definita dalle
opposizioni "elettorale", venne sgomberato il campo di Via Triboniano e la
Giunta Moratti assegno' ai Rom case dell'Aler, due mutui, altre sei case
popolari e 20 affitti. Chi voleva andare via invece riceveva 15 mila euro, soldi
sempre provenienti da Roma. Con la rimanenza bloccata dalla Prefettura e
richiesta dalla nuova Giunta, viene creato un campo d'accoglienza temporaneo in
una zona abbandonata e la Lega sostiene che il comune pensa ai Rom ignorando i
milanesi, dimenticando di dire che si tratta di fondi già stanziati e sopratutto
vincolati. E torniamo al punto di partenza. Secondo Salvini servirebbero più
sgomberi ma la domanda è una sola: la gente cacciata dal campo, dove va?
24 BARACCOPOLI ABUSIVE A MILANO - Il problema dei campi nomadi in città è
evidente. Non ci si puo' avvicinare pena il rischio di ricevere sassate e non si
tratta di un'esagerazione ma quanto successo anni fa ad un treno sulla linea
Milano Villapizzone - Milano Certosa, fermo in linea e bersagliato di sassi dai
residenti. Queste storie riguardano anche aggressioni a volontari, a forze
dell'ordine ed a persone che si trovano a passare da quelle parti. Ma la
politica dello sgombero fine a sé stessa non porta a nulla.
Repubblica ci
comunica che l'assessore Granelli non ha voluto rendere pubblica la mappa la
mappa delle zone di criticità 2012′ compilata dai vigili. Si sa che i campi
autorizzati al momento sono sette e che dal prossimo luglio nei campi ci saranno
solo rom italiani e non rumeni, residenti nelle 24 baraccopoli abusive in città.
Nel 2003 i campi erano 24 comprensivi di regolari ed abusivi.
PIU' GROM MENO…? - Nel leggere poi il modo in cui è stata definita la questione
del centro di Via Lombroso, si capisce che i Rom per qualcuno rappresentano il
"cavallo di troia" per attaccare la Giunta attuale. Come dimenticare lo slogan
"più Grom meno Rom", sviluppato dalle opposizioni nei giorni della protesta sul
divieto di vendita d'asporto di gelati, bevande ed alimenti oltre la mezzanotte
e ritirato dopo la rabbia manifestata dalla catena di gelati Grom che non voleva
essere associata ad alcuna propaganda politica rifiutando lo slogan? Il sospetto
è che una forza politica voglia continuare a picconare la città e la giunta
accusandola di delitti che non ha commesso omettendo come i fondi a disposizione
vennero stanziati dal governo di centrodestra e che vennero spesi in larga parte
per uno sgombero che ha portato ad una nuova occupazione. Del resto via
Montefeltro è isolata, protetta da campi abbandonati e dall'autostrada e specie
di notte è terra di nessuno, sgombero o non sgombero. Nei dintorni è presente
Via Capuana, dove nel 2010 venne arrestata tra le proteste degli abitanti una
donna italiana accusata di spaccio di cocaina. A dimostrazione che la città ha
bisogno di azioni concrete e non di propaganda. Zingaropoli non si puo' più dire
ma certo per qualcuno il termine è ancora tremendamente di moda. (Photocredit
Lapresse / Milanotoday/ Google Maps)
Nota: A Milano
esistono da anni due specie di giochi a rimpiattino: quello buono e quello
cattivo . L'ultimo. lo conoscono in molti: quel meccanismo di infiniti sgomberi
che riguardano sempre il solito centinaio di Rom: arrivano i vigili e loro si
spostano, i vigili arrivano anche nel nuovo posto e così via finché dopo un po'
non si torna alla casella di partenza. Risultato: perdita continua di proprietà
private, abbandono scolare e lavorativo, spese a carico dell'intera comunità,
senza che ne esca una soluzione duratura.
Ma esiste anche il rimpiattino dei buoni: quelli che hanno trovato casa
col piano Maroni. Non sono molti in effetti, con qualcuno di loro ogni tanto
scambio due chiacchiere. Perché rimpiattino? Diciamo che si trovano in questa
situazione da un anno e mezzo/2 anni: in questo periodo sono stati rimbalzati da
una casa, ad una comunità alloggio, a qualche centro di accoglienza privato,
senza mai avere una casa che potesse dirsi propria. Insomma, con un
tetto sulla testa, ma sempre nomadi.
Perché? Perché il piano Maroni (e gli accordi che ne sono seguiti con
comune e prefettura di Milano) prevedevano che comunque la responsabilità di
questa politica della casa (ricordiamoci che il piano rischiò di saltare a
settembre 2010, quando si trattò di consegnare BEN 25 APPARTAMENTI, come era
stabilito) ricadano sul cosiddetto "Terzo settore", che detiene chiavi e
contratti delle strutture dove questa gente è ospitata. Che poi sia
responsabilità sua o della mancanza di fondi, come sempre la fase B
(l'accompagnamento all'autonomia lavorale) non è mai partita. Chi ancora se la
cava, campa tuttora di lavori in nero.
Ma da sempre, non solo quando si tratta di Rom, Milano è una città che
investe sul cemento, ecco allora perché chi da anni si sporca le mani su questi
temi lamenta quanti soldi vadano al Centro d'Emergenza di via Lombroso
(Emergenza? a De Corato fischieranno le orecchie!) e quanta miseria sia
destinata a scuola e lavoro, le due uniche chiavi per uscire da questa
lunghissima impasse.
Aggiungo un altro punto, altrettanto annoso: Tavoli, consulte,
associazioni ecc. si arrabattano e si arrabbiano (o semplicemente battono
cassa), senza che sia chiaro chi decida cosa E SOPRATTUTTO QUANDO. Ma se, come
sempre, la voce di questi sfigatissimi Rom e Sinti non arriva nelle discussioni
(al massimo si ode una lontanissima eco), non sarebbero proprio i media a doversi
sentire in obbligo di cercare questa gente e raccoglierne la testimonianza?
Che la colpa sia dei Rom, che sia del Comune, che sia delle
associazioni... poco mi importa. Ripeto, non è buonismo, è riconoscere che senza
di loro non si può elaborare un ragionamento pratico e critico. BRUTTI, SPORCHI
E CATTIVI ma... INDISPENSABILI.
Di Fabrizio (del 26/06/2005 @ 08:07:21 in media, visitato 3898 volte)
Le polemiche sullo sgombero dei villaggi di Dale Farm e di Hovefield hanno risvegliato l'attenzione del Sun, il tabloid più venduto nel Regno Unito.
Scrive Dzeno che da una parte, il giornale sta caldeggiando da prima delle elezioni "lo sgombero delle aree di sosta", dall'altra ammonisce i propri lettori di "stare attenti perché gruppi di Zingari e Viaggianti sgomberati in precedenza, potrebbero stabilirsi nelle loro vicinanze".
Da tempo la campagna stampa del Sun contro gli Zingari ha abbandonato ogni parvenza di razionalità, per mutarsi in un vero e proprio incitamento all'odio razziale.
Mischiando la situazione dei Nomadi e Viaggianti locali con quella degli Zingari provenienti dall'estero, lo scorso 23 giugno il Sun ha pubblicato un articolo su di un'area vicino a Cheltenham, invasa da una banda di 50 Zingari provenienti dalla Francia, paventando che altre centinaia di Zingari sarebbero in procinto di arrivare dal continente.
Settimana scorsa, aveva rispolverato vecchi articoli della primavera 2004, al tempo dell'allargamento a Est della Comunità Europea. Nell'articolo si accennava a Zingari disoccupati della Slovacchia, pagati dalle autorità per emigrare in Gran Bretagna. Le autorità slovacche hanno prontamente smentito di aver mai adottato una simile politica o di volerlo fare in futuro. Aggiungendo che il trend migratorio verso la Gran Bretagna è rimasto stabile in quest'ultimo anno.
L'idea di finanziare i viaggi dei Rom disoccupati verso paesi in cerca di lavoratori, era stata ventilata anni fa nella città carbonifera di Ostrava (repubblica Ceca), in crisi occupazionale, ma non si era mai tradotta in realtà.
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