Di Fabrizio (del 21/11/2009 @ 23:40:53 in Italia, visitato 2248 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
di Zita Dazzi
Stefania Faggi insegna da quasi quarant'anni a Milano ed è ancora piena di
entusiasmo nel suo lavoro. È stata lei la prima nel quartiere dell’Ortica ad
aprire le porte di casa a una dei rom sgomberati dall’ex fabbrica di via
Rubattino
«Non avrei mai potuto tornare a casa, a dormire nel mio letto, se Cristina
fosse rimasta in strada. Non avrei chiuso occhio pensando a lei e alla sua
famiglia sotto il ponte, al freddo. Perché l’ho fatto? Che senso ha questa
domanda? Non sarei una persona normale, sarei un essere disumano se non mi
fossi portata quella bambina a casa e se non avessi cercato un posto anche per
la sua famiglia». Stefania Faggi fa la maestra da quasi 40 anni ed è ancora
piena di entusiasmo nel suo lavoro. È stata lei la prima nel quartiere
dell’Ortica ad aprire le porte di casa a una dei rom sgomberati giovedì mattina
dall’ex fabbrica di via Rubattino.
«E non chiamatemi eroina — si raccomanda — perché io ho fatto ciò che avrebbe
fatto qualunque persona con una coscienza, di fronte a quella famiglia rimasta
senza niente». Di quei rom romeni lei sa il poco o nulla che si può conoscere in
due mesi di scuola, tanti sono i giorni che Cristina ha fatto nella quarta B
della scuola elementare Elsa Morante in via Pini. «So che è Cristina una bambina
come le altre, con tanta voglia di imparare e di stare tranquilla. So che sua
madre la mandava a scuola pulita e profumata tutti i giorni, anche se viveva in
quel campo senza acqua e senza servizi. So che sono persone per bene e che la
prima volta che Cristina è stata invitata alla festa di un compagno di classe
sua madre, con i pochi soldi che hanno a disposizione, ha comperato un mazzo di
fiori da regalare ai padroni di casa».
La maestra Stefania si è affezionata in fretta a quella bambina di dieci anni,
alla sua famiglia composta dai genitori e da altri tre bambini. Le sono bastati
pochi gesti, poche parole. «Io so che la mamma di Cristina, come tutti i
genitori della scuola, veniva a fare i colloqui con noi maestre, e voleva sapere
se la bambina studiava e si comportava bene. Ovvio che Cristina si comporta
bene, è una ragazzina intelligente e piena di dignità. La terrò con me, nel mio
monolocale che condivido con un gatto e con un cane, fino a quando non si
troverà una soluzione migliore. Nel fine settimana è stata invitata a dormire a
casa di un compagno di classe, perché io devo andare ad assistere una parente
anziana ammalata, ma da lunedì tornerà da me».
Durante lo sgombero Cristina ha perso tutto. Anche lo zaino della scuola, i
quaderni, l’astuccio. Ma la maestra Stefania ieri mattina, prima di riportarla
in classe, le ha ricomprato tutto. E i genitori degli altri alunni, le hanno
ricomprato un zaino nuovo, all’ultima moda, che Cristina ha molto apprezzato.
Stefania non ha dubbi sulla sua scelta. «Io non ho paura dei rom, non l’ho mai
avuta. Ho paura, come tutti, dei ladri e degli assassini, ma quelli possono
essere anche italiani. So che molte delle famiglie di via Rubattino sono
famiglie oneste. Certo, molto povere, abituate a vivere in condizioni di grande
disagio e degrado. Ma nessuna di loro lo fa per scelta. È una questione di
necessità: hanno vissuto molti sgomberi e nonostante questo non si arrendono.
Continuano a cercare di integrarsi».
Non è isolata la maestra Stefania. Almeno altre tre sue colleghe hanno fatto la
stessa scelta e anche alcune famiglie della scuola si sono portate a casa parte
degli zingari sgomberati da via Rubattino. «Non ci siamo nemmeno messi
d’accordo. È stata una decisione spontanea, presa a tarda sera, quando ci siamo
accorti che dalle istituzioni non sarebbe venuto alcun aiuto».
Di Fabrizio (del 13/02/2010 @ 23:03:32 in Italia, visitato 2163 volte)
Ormai le notizie simili non si contano più. E siamo sempre
in pochi.
Lo sgombero potrebbe essere martedì. E' stato detto ai rom. Dobbiamo
coordinarci
Ciao a tutti, tutte le fonti confermano lo sgombero di Redecesio (Segrate)
per lunedì. I nostri bimbi rom (una dozzina, ormai) che frequentano da lì con
ostinata puntualità perderanno ancora tutto.
Dopo 3 mesi Florina e Cristina, le compagne di mio figlio, erano finalmente
tornate a scuola. Dopo tre mesi infernali: una fuga in Bovisasca, poi lo
spostamento dopo lo sgombero a Corsico, due ricoveri in ospedale per vomito e
tosse, un altro sgombero lì al cavalcavia di Lorenteggio, non più di due
settimane fa.
Il giorno prima dello sgombero mi hanno chiamato. lo sapevano, vengono
avvertiti, E' così che poi vagano nell'incubo per una decina di ore, qualche
volta di più.
Dove andiamo adesso, cosa facciamo?
Il giorno dopo erano qui, davanti alla scuola e abbiamo raccolto ancora
coperte, vestiti, soldi, cibo.
Non sapevano neanche bene dove si erano sistemati.
Erano finiti a Segrate, Redecesio, con altri che avevano lasciato a Rubattino
il 19 novembre e poi avevano rincontrato chi in Bovisa, chi a Corsico. Altri
venivano dallo sgombero si Chiaravalle. Perseguitati con ostinazione e ritmo
incalzante.
Poi, ancora impauriti, titubanti, le bambine finalmente a scuola.
Una settimana di docce e mensa e di giochi e risate con i compagni.
Lunedì scorso le avevo portato la merenda davanti a scuola, Cristina mi corre
incontro, dopo il suo primo giorno... ma no, Francesca, OGGI HO MANGIATO
La mensa. La stessa che i nostri figli in gran parte schifano.
Da lunedì sarà di nuovo tutto un disastro, si ricomincia con le ruspe.
Noi domenica andremo al campo a cercare di salvare il salvabile. Si, perché
le ruspe distruggono tutto ciò che trovano, senza pietà, senza dare il tempo...
Garofiza stamattina piangeva. Annamaria (la figlia, 7 anni, seconda
elementare) ha paura.
E' già andata la polizia al campo ad avvertirli.
Lei mi dice, perdiamo sempre tutto. Io ho tre figli, porto via loro, il resto
non riesco a prenderlo.
No, non ci sono né roulottes né mercedes luccicanti.
Non c'erano in Rubattino e non ci sono qui.
Qualche macchina , poche, qualche carrello della spesa.
Il 19 novembre eravamo una quindicina tra insegnanti e genitori, lunedì
mattina chiediamo una presenza di un centinaio di persone e soprattutto di
giornali e televisione.
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 20:04:48 in Regole, visitato 2199 volte)
Un lungo comunicato (che riporto qua sotto) mi informava che stasera alle
18.00 in piazza Scala c'era un presidio dei Rom. Ero lì per intervistare
qualcuno di loro, ed avere qualche parere dai diretti interessati.
Non ho potuto farlo: in piazza c'erano solo
Ventila (vecchia conoscenza dei
lettori), che in effetti abita nel campo di Triboniano, qualcuno del comitato
antirazzista, una delegazione del comitato di Rubattino e Roberto Malini
del gruppo EveryOne.
Era successo che ai Rom è stato IMPEDITO CON LA FORZA di manifestare,
perché un cordone di polizia ha impedito loro di uscire dal campo di Triboniano,
effettuando una carica che si è conclusa con alcuni Rom contusi.
Una delegazione ha tentato di farsi ricevere in Comune per chiedere la
rimozione del blocco di polizia, ma non è stata neanche fatta entrare nel
palazzo.
A questo punto da piazza Scala si sono spostati verso il campo di Triboniano,
per capire quale fosse la situazione. Io son tornato a casa per darvi almeno
queste scarne notizie, che lascio a voi giudicare. Vi farò sapere appena
possibile se ci son aggiornamenti.
COMUNICATO STAMPATriboniano, i Rom, le Ong e gli operatori umanitari in presidio davanti a
Palazzo Marino
Milano, 19 maggio 2010. Domani, giovedì 20 maggio, a partire dalle 18 si
terrà un presidio pacifico davanti a Palazzo Marino, in piazza della Scala.
La manifestazione è stata promossa dalla comunità Rom di via Triboniano, per
protestare contro i continui sfratti che mettono sulla strada famiglie
indigenti e contro il progetto dello smantellamento del campo, programmato a
partire dal 30 giugno, senza alternative abitative e inclusive sufficienti
all'emergenza umanitaria. Organizzazioni per i Diritti Umani e centri
antirazzisti sosterranno il presidio. "E' il primo passo per la difesa del
nostro diritto all'esistenza e alla dignità," affermano senza esitazioni i
rappresentanti delle comunità Rom riunitesi in assemblea domenica scorsa. Il
Gruppo EveryOne, che ha scritto una lettera al vicesindaco e alla Casa della
Carità, chiedendo l'interruzione degli sfratti e l'avvio di politiche in
linea con la Carta dei diritti fondamentali della persona nell'Ue, sarà
presente al presidio. "Negli ultimi anni il Comune di Milano ha perso una
grande opportunità civile," spiegano i leader dell'organizzazione Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "perché ha avuto a disposizione
tanti milioni di euro, ma ha investito tutto quel denaro in una forsennata
caccia all'uomo, attuando sgomberi irresponsabili in estate e in inverno,
mettendo sulla strada bambini, donne e malati. Ha murato case abbandonate,
acquistato centinaia di telecamere di sorveglianza, distolto la polizia
municipale dai suoi compiti utili alla collettività per trasformarla in una
milizia etnica. La Commissione europea e l'Alto Commissario Onu per i
Diritti Umani hanno condannato tali procedure, contro cui sono state aperte
procedure di infrazione. Ora tocca al Triboniano, un campo che sta per
essere sacrificato alla realtà dell'Expo, attorno a cui gravita ogni genere
di malapolitica e malaffare". Vi è una certa preoccupazione, da parte delle
istituzioni locali, dopo i moti di protesta verificatisi al Triboniano
giovedì 13, quando alcuni rappresentanti della comunità di via Triboniano
hanno eretto barricate, dato fuoco a copertoni e a un'auto, messo alcune
bombole in mezzo alla strada. L'Assemblea di via Triboniano e gli
Antirazzisti Milanesi assicurano che il presidio si svolgerà in modo
pacifico: "La manifestazione si prefigge esclusivamente lo scopo di
consegnare e rendere pubblica alla una proposta di soluzione della vicenda
che rappresenta la volontà di tutti gli abitanti del campo. Le famiglie si
rendono infatti disponibili a lasciare l'insediamento purché vengano
salvaguardati i loro diritti fondamentali: un’abitazione degna e sostenibile
per i 100 nuclei familiari; la garanzia di continuità scolastica per tutti i
bambini; la fine di ogni gestione esterna degli interessi e dei diritti
della comunità". La Croce Rossa Italiana e la Croce Rossa Romena visiteranno
il campo nei prossimi giorni con una delegazione, per verificare le
condizioni di salute degli insediati, per accertare che le famiglie verranno
risistemate in alloggi adeguati e che siano previsti dopo il trasferimento
programmi di inclusione, come prevedono gli accordi internazionali. "Al
Triboniano rischia di verificarsi una spaventosa tragedia umanitaria,"
comunica l'ufficio stampa della sezione Diritti Umani del Circolo
"Generazione Italia" di Milano, "ed è importate evitarla. Dopo le proteste
di giovedì, si è parlato dei Rom come di facinorosi e violenti. Chi conosce
la situazione del campo, però, si rende conto che per i 700 esseri umani lì
residenti non esistono più diritti né opportunità di vita. Quando un gruppo
sociale viene perseguitato, è sancito il suo diritto alla ribellione: lo
afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Domani, però, la
protesta si svolgerà in modo tranquillo, anche perché è auspicabile da parte
delle autorità cittadine iniziare finalmente ad ascoltare i Rom del
Triboniano, evitando di delegare le loro scelte e il loro destino ad
associazioni che non hanno motivo di rappresentarli".
Di Fabrizio (del 10/02/2010 @ 17:41:08 in Italia, visitato 2201 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
FACCIAMO IL PUNTO
Dato il silenzio stampa … vi chiedo di dedicare due minuti a scorrere queste
righe e a diffondere anche per non dire poi… io non sapevo.
Siamo in uno dei momenti storici in cui Milano ha il maggior numero di soldi per
i "nomadi" (fondo Maroni).
La scelta del Comune e Prefetto di Milano è di utilizzare i soldi unicamente per
interventi sociali nei campi regolari; in base al Decreto del
Ministero dell'Interno 3/2/09 il finanziamento approvato è di 13.115.700 euro
(Progetto di riqualificazione, messa in sicurezza e alleggerimento delle aree
adibite a campi nomadi, integrazione sociale della relativa popolazione ed
eliminazione di alcune aree): 4.000.000 di euro per gli interventi sociali,
9.115.700 euro per gli interventi strutturali (cioè messa a norma e sgomberi)
Ma cosa succede nei “ campi irregolari “? Nonostante l'"emergenza freddo", la situazione ha subito un forte
peggioramento dall'inizio dell'anno. Le associazioni che da tempo stanno loro
accanto ( Naga, Comunità di sant’Egidio, Padri Somaschi, Caritas,…) ci
confermano che gli sgomberati sono quasi sempre le stesse famiglie
(poche) che sono costrette a spostarsi continuamente spostate in altre aree
periferiche. E’ una persecuzione e questo è un bollettino di guerra
CRONOLOGIA DEGLI ULTIMI SGOMBERI e non sono tutti
- 28 dicembre: sgombero alla Bovisa (all'ex campo noto alle cronache): si
disse che alcuni rom erano tornati in Romania, ma sono già tutti nuovamente a
Milano e hinterland.
- 28 dicembre: sgombero in via Sacile
- 14 gennaio: viale Forlanini, ex polveriera del demanio militare
- 19 gennaio: sgombero a Rho
- 19 gennaio (?): sgombero in via Gonin
- 21 gennaio: sgombero area vicino al cimitero di Chiaravalle (95 rom
rumeni). Gli sgomberati si sono spostati per la maggior parte al campo di
Lorenteggio (al confine con Corsico)
- 28 gennaio: via Cristina di Belgioioso, 60 rom rumeni
- 29 gennaio: via Molinetto di Lorenteggio. Circa 120 persone (almeno 40
minori, varie donne incinta, provenienti dagli sgomberi di Rubattino e di
Chiaravalle). Erano in corso i trasferimenti per 7 minori dalle scuole del
quartiere Rubattino alle scuole del quartiere Lorenteggio( via Salerno, via dei
Narcisi). Agli uomini è stato detto potevano recarsi al dormitorio in Viale
Ortles: arrivati al dormitorio, han detto che non c'era più posto. (una mamma
con due bambine è stata per alcune notti in una comunità mamma-bambino)
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Molinetto di Lorenteggio
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Giambellino
- 1 febbraio: sgombero in un capannone di via Siccoli (Bovisa), 30
persone, di cui 8 minori. I minori in età scolastica erano 2, frequentavano da
inizio gennaio la Scuola elementare di via dei Guicciardi, ben accolti da
compagni e maestre. Erano bambini già provenienti dalle scuole di Rubattino, che
quindi avevano già visto interrotto il loro percorso scolastico... (accoglienza
per la prima notte in comunità mamma-bambino Villaggio della Misericordia)
A seguito di questo sgombero, De Corato dichiara: "Salgono a 188 gli sgomberi
effettuati dal 2007. Otto solo nell'ultima settimana, più di uno al giorno."
- 1 febbraio: sgombero al cavalcavia Bacula Sarebbe interessante chiedere al Comune di rendere pubblici i costi delle
operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono
sprecati... Un caso emblematico è sicuramente l'area del cavalcavia Bacula: in un
Comunicato Stampa del 4 aprile, il Vicesindaco stimava in 30.000 euro il costo
del solo sgombero del 31 marzo 2009. Quello era l'ottavo intervento, in quel
luogo, in due anni.
Il 24 settembre 2009 c'è stato a Bacula il nono sgombero, il 1 febbraio 2010 il
decimo sgombero e ora i rom sono già tornati a Bacula...!
Sempre a Bacula, dopo lo sgombero del 31 marzo 2009, il Comune pubblicizzò come
risolutiva una cancellata ( .. "Sono terminati i lavori di pulizia sotto il
cavalcavia Bacula dove era sorta una baraccopoli occupata da 140 rom romeni e
smantellata lo scorso 31 marzo. Amsa ha rimosso ben 230 tonnellate di rifiuti
ingombranti e solidi urbani. Dalla prossima settimana inizieranno le operazioni
per la posa della cancellata in modo da prevenire ulteriori intrusioni. Gli 8
interventi effettuati in due anni nell'area abusiva sono costati al Comune circa
100 mila euro: 30 mila solo per l'ultimo sgombero". Lo comunica il vice
Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato.
"Dalla prossima settimana - conclude De Corato - verranno avviati i
lavori per la cancellata, che si concluderanno entro Pasqua. La soluzione,
prevista da accordi stipulati con un'azienda specializzata che si accollerà gran
parte delle spese in cambio di una sponsorizzazione, sarà una recinzione alta
3,5 metri che poggerà su un muretto in calcestruzzo armato".)
- Il 4 febbraio, dopo lo sgombero di Rogoredo (90 rom rumeni; una mamma con bambino e una donna con handicap hanno accettato
il ricovero nelle strutture comunali),
"L'azione del Comune - spiega De Corato - sta andando avanti inesorabilmente
secondo un piano programmato di interventi. Salgono così a 190 le operazioni
effettuate dal 2007, 15 da inizio anno, quasi uno ogni due giorni. I rom devono
capire che Milano è ostile a qualsiasi forma di abusivismo. Ecco perché abbiamo
predisposto che una pattuglia della Polizia Locale segua i movimenti dei nomadi
allontanati. Per scongiurare il pericolo che si accampino in un'altra area della
città". (omnimilano.it)
- Il 5 febbraio ci sono stati altri 3 piccoli sgomberi in un giorno
- Per l'inizio della settimana (9/10 febbraio?) è annunciato lo sgombero del
campo di rom rumeni di Chiaravalle -Sant'Arialdo: circa cento persone, una
cinquantina di minori.
La Comunità di Sant'Egidio è presente in questo campo: nonostante le difficoltà
"logistiche" (è necessario camminare dieci minuti nel fango per raggiungere la
strada asfaltata), ci sono 4 famiglie che mandano i minori a scuola: sono
famiglie di ex abitanti di Rubattino. Sono in corso le operazioni per iscrivere
altri minori presso la scuola di via Ravenna (ad oggi altri 6 hanno fatto
richiesta).
Due minori che frequentavano la scuola Pini della zona Rubattino, dal 1/2/2010
frequentano la scuola di via Ravenna,adesso verranno strappati anche da lì:
tutti questi sgomberi rendono impossibile la continuità dei percorsi scolastici
Altri minori frequentano le scuole elementari della DDS Pini (Lambrate-Feltre),
la media di via Maniago, il CTP di via Heine.
Porto l'esempio di una famiglia, ex Rubattino ora al campo di Chiaravalle
seguita dalla Comunità di S. Egidio: il padre ha avviato un percorso di
formazione per la riqualificazione professionale presso l'ESEM, il figlio
maggiore di 17 anni è iscritto al corso per le 150 ore al CTP Heine e ogni
giorno accompagna i tre fratelli e un cugino a scuola in zona P.zza Udine (con i
mezzi da Chiaravalle ci vuole almeno un'ora): alle 7,50 entra in prima media la
sorella (via Maniago), alle 8,30 i due fratelli e un cugino all'elementare di
via Feltre, alle 13,30 esce la sorella dalle medie e alle 16,30 i fratelli dalle
elementari... Nonostante la distanza, la frequenza è ottima e regolare.
Sempre nel campo di Chiaravalle, il 30 gennaio sono bruciate sei baracche per
una candela rimasta accesa (una mamma aveva paura che i topi mordessero la
figlia di pochi giorni): vivere nei campi abusivi è pericoloso, non piace
neanche ai rom, ma gli sgomberi continui non fanno altro che abbassare
ulteriormente le condizioni di vita dei rom (speranza di vita per un rom che
nasce in un campo abusivo a Milano: 50 anni) e aumentare i pericoli.
E’ stato più volte chiesto al Comune di rendere pubblici i costi delle
operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono sprecati…
Se solo lo si volesse sono praticabili alternative alla politica degli sgomberi
senza soluzioni alternative.
La complessità del fenomeno ( a cominciare dal fatto che alcuni “ nomadi” ( che
nomadi non sono) sono italiani, altri comunitari…) richiede una pluralità di
risposte che si giocano su più tavoli con scelte politiche che prevedano
percorsi mirati all’autonomia.
“E’ possibile fare politiche per la cittadinanza sociale dei rom e dei sinti, ed
è possibile farle con loro” (Tommaso Vitale).
Sono già stati fatti percorsi con famiglie che, dopo un periodo di
accompagnamento sociale, si sono rese autonome dal punto di vista abitativo e
economico. Questo è il modo per "smantellare" veramente i campi rom da Milano.
Qui sotto c'è il link a un servizio andato in onda il 5/2/2010 sul tg3
nazionale. Si parla di una famiglia inserita in una casa e di un ragazzo, di 15
anni, anche lui inserito in casa: fino ai giorni dello sgombero andava a
mendicare e non vedeva grandi prospettive alternative, ora frequenta un corso di
150 ore per l'ottenimento della terza media e un corso di idraulico.....
Di Fabrizio (del 06/03/2009 @ 16:01:53 in Italia, visitato 1754 volte)
Stasera a Milano alle 18.00 presso il cavalcavia Bacula (Ponte della
Ghisolfa) si terrà una
ronda sponsorizzata dalla Lega Nord contro i Rom che lì sotto vi sono
rifugiati, già minacciati di sgombero.
La Comunità di S. Egidio, i padri Somaschi e l'associazione Segnavia, Todo
Cambia, la Federazione Rom e Sinti insieme, il Naga con anche il loro camper,
l'Opera Nomadi, hanno organizzato in fretta e furia (causa i tempi strettissimi)
un presidio, silenzioso e nonviolento a protezione e difesa delle persone che li
vivono, perché a nessuno vengano strane idee e ci siano gesti inconsulti (dopo
l'incendio di mercoledì al campo di via Sarca).
Di seguito riporto il volantino che verrà distribuito stasera al presidio:
CHI NON CONOSCE LA VERITA’ E’ UNO SCIOCCO, MA CHI CONOSCENDOLA LA CHIAMA
BUGIA, E’ UN DELINQUENTE (Bertolt Brecht)
Supponiamo che ci sia qualcuno interessato a farti pensare che i rom
rubino, siano vandali e aggressori.. a costruire un problema e ingigantirlo
cosi tanto da farti credere che sia il problema fondamentale della tua vita,
per poi poterti dare una risposta non risolutiva ma che tu percepisci come
tale. Non daresti il tuo voto a chi ti risolve la vita? Ma questa ovviamente
è solo una supposizione...
De Corato ha annunciato lo sgombero di Bacula entro metà marzo, e la Lega ha
indetto una fiaccolata per essere sicuri che questa volta sarà fatto davvero.
“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Siamo a fianco dei cittadini”, dichiara
Salvini.
Anche noi siamo a fianco dei cittadini, anche dei rom.
Siamo il gruppo di Medicina di Strada del
Naga una unità mobile che si
occupa di salute e diritti. Da anni conosciamo queste persone e ne seguiamo il
peregrinare.
Nessuna vera possibilità di cambiamento, nessuna possibilità di
miglioramento delle condizioni di vita per chi in Italia ci abita da anni. Solo
slogan e azioni di forza, senza alternative, che mirano a far credere alla gente
di risolvere i problemi, per accaparrarsi voti creando paura e tensione.
Esasperazione diffusa e trasversale, quello che si ottiene.
Questi sono i fatti: a Bacula vivono 200 persone, tra cui 60 bambini.
Sono in Italia in media da 5 anni, alcune persone da oltre 10. Ci sono persone
che lavorano e bambini che vanno a scuola. Per loro nessuna possibilità di
accedere ad una casa, pochissime di avere un lavoro in regola, l’assistenza
sanitaria, l’accesso ai servizi.
Lo sgombero non è una soluzione. E non sarà un muro in più a cambiare le
cose.
Nel 2008 a Milano ci sono stati 22 interventi di sgombero cui si aggiungono le
60 operazioni del 2007 e i 350 allontanamenti dalle strade effettuati tra 2007 e
2008.
04.09.07: Da via San Donigi vengono sgomberati 159 rom romeni.
12.07: Cavalcavia Bacula. Le famiglie si trasferiscono a Via Bovisasca.
29.01.08 Sgombero in via Rubattino: 45 rom romeni.
02.04.08: Via Bovisasca. 750 persone di cui 280 bambini e 200 donne.
08.05.08: “Allontanamento volontario” di una centinaia di Rom Romeni.
04.07.08: Una settantina di rom romeni sgomberati da Bacula.
08.08.08: Circa 40 rom romeni sgomberati da Via Console Marcello: numerosi
bambini e alcuni uomini e donne con gravi malattie oncologiche e cardiache. Si
trasferiscono a Bacula.
Cosa significa uno sgombero?
- Per noi, solo un dispendio inutile di risorse ed energie: le condizioni
dei cittadini che vivono nel quartiere non cambiano e le zone sgomberate non
vengono “rivalutate” (Bovisa aspetta ancora che si inizi la bonifica!)
- Per i bambini: abbandonare la scuola dove lentamente avevano iniziato
un percorso di inserimento
- Per gli uomini: perdere il lavoro nella ricerca di un nuovo posto per
la famiglia
- Per tutti gli abitanti di Bacula: condizioni di vita sempre peggiori.
NON SGOMBERI INUTILI MA ALTERNATIVE CONCRETE
Sgomberare senza offrire alternative è una violazione dei diritti umani, è
un’azione inutile e controproducente.
19/nov/09: Non è certo il primo sgombero a cui assisto. Questa mattina alle
5.45 in
via Rubattino c’erano già alcuni uomini che uscivano per andare a
lavorare nei cantieri. Non credevano sarebbe arrivato lo sgombero, proprio oggi.
C’era già Stefano, della Comunità di S. Egidio, presente, ben più sveglio di me.
Capace di parlare con tutte le persone della baraccopoli, conoscendole una a
una. C’era già anche un cittadino del quartiere, in pensione, che abitualmente
accompagna i bambini a scuola, organizzando una sorta di piedibus in cui bambini
rom e gagi si tengono per mano. Alle 6.00 sono iniziate a uscire le prime
famiglie che hanno preso sul serio la notizia dello sgombero. Solo coppie senza
figli, più rapide e capaci di “prendere su” le proprie cose e cercarsi un’altra
sistemazione. Per chi ha figli, spostarsi è ben più difficile. Pian piano tutti
hanno iniziato a svegliarsi e uscire. Forse 250 persone, probabilmente di più.
Almeno 80 bambini. Pian piano sono arrivati anche altri gagi: Elisabetta e tante
persone della Comunità di S. Egidio, Greta, Valerio e tanti da Segnavia -
l’associazione animata dai padri Somaschi -, Fabio, Lavinia e tanti altri del
Naga, e poi le maestre delle scuole elementari del quartiere, alcuni genitori,
Vincenzo e le persone del circolo Acli di Lambrate, Patrizia Quadrelli -
consigliera comunale di Rifondazione - e David Gentili - consigliere comunale
del PD. E poi i giornalisti, Repubblica, Corriere, Radio Popolare. Un sacco di
persone, e non solo delle associazioni coinvolte abitualmente nel Tavolo Rom.
Tanti cittadini ordinari, a testimonianza dei legami forti creati nel quartiere.
Le persone sono arrivate così presto alla mattina, forse anche senza credere
veramente allo sgombero. Quasi per rassicurare e rassicurarsi. In una delle
prime mattine un po’ fredde, con una pioggerellina intermittente.
Alle sette di mattina eravamo già tutti lì. Convocati da sms rapidi, e-mail
veloci poche ore prima, fra le 18.00 e le 21.00 del giorno precedente - “pare
che sia veramente domani lo sgombero... appuntamento in via Rubattino”. Poi è
sorto il sole, alle 7.20. E alle 7.30 sono arrivate le ruspe. Alle 7.40
l’esercito (polizia di stato e carabinieri) e la polizia locale. La normativa
internazionale prevede che non possa essere fatto uno sgombero in assenza di
alternative abitative. Prevede anche che debba essere data una notifica
individuale ai maggiorenni. Né l’uno, né l’altro vincolo è stato rispettato .
Prevede anche molte altre cose, come si può leggere nel dettaglio nei tanti
documenti del Tavolo Rom di Milano (vedi:
Documento Tavolo Rom - Politiche e
interventi possibili per i rom e i sinti a Milano2.rtf ).
Più di trecento persone si sono viste distruggere ogni effetto personale che non
sono riusciti a portare subito via con sé. Materassi, letti... tutto è stato
distrutto.
Il Comune non ha predisposto alcuna alternativa abitativa per le persone. De
Corato ha fatto girare dei comunicati stampa con una frase non rispondente alla
realtà: “i servizi sociali hanno offerto a donne e bambini l'accoglienza nelle
strutture comunali”. Solo a cinque donne con figli è stato data l’opportunità di
andare in Comunità mamma con bambino, 3 a Monza, 2 a Milano. Ma altre 40 donne
hanno fatto richiesta, per iscritto, al Comune. Gli è stato detto, noi presenti,
che potevano essere accolti solo bimbi fino ai 7 anni, dagli 8 in sù sarebbero
stati allontanati e messi in Comunità senza i genitori. 67 adulti maschi hanno
fatto richiesta per usufruire delle strutture dell’accoglienza freddo, ma è
stato detto loro di andare in stazione centrale, fare richiesta e mettersi in
lista di attesa (che consta già di 160 persone). Moltissime coppie di genitori,
poi, non hanno accettato di separarsi e hanno chiesto aiuto per trovare una
dimora, hanno chiesto di preservare la loro unità familiare. Nessuna mamma,
anche di quelle che avrebbe accettato di separarsi dal marito ha accettato però
di separarsi dai bimbi con più di sette anni.
Le associazioni del Tavolo Rom, per voce del segretario generale della Camera
del Lavoro metropolitana di Milano, Rosati, hanno sentito il Prefetto. Hanno
parlato con voce unica, hanno chiesto spiegazioni per questo comportamento
sconsiderato. Il Prefetto ha risposto di aver ricevuto dal Comune di Milano
un’assicurazione preventiva allo sgombero che tutti i bambini avrebbero trovato
accoglienza con i loro genitori. Non è avvenuto. Il dirigente del Comune di
Milano presente non aveva alcun piano di accoglienza se non per 5 mamme. Le
pressioni sul Sindaco e sul Prefetto hanno portato lo stesso dirigente, che si
era già allontanato, a tornare e prendere ulteriori richieste, senza però nulla
garantire. Non vi è la disponibilità politica di mettere a disposizione le
strutture di emergenza della protezione civile ubicate in via Barzaghi. Non vi è
disponibilità ad ampliare i posti dell’emergenza freddo. Nel dormitorio di viale
Ortles non possono entrare mamme con bambini, forse potrebbe trovarvi posto una
(!) donna senza figli.
Il Cardinale, pastore della chiesa ambrosiana, è stato avvisato, e più persone
gli hanno dato un racconto dettagliato: non ha caso le sue parole sono state
forti e precise nel pomeriggio: “Chi ha alte responsabilità deve ascoltare
l’invocazione che viene da tante forme di miseria, ingiustizia e solitudine. A
vincere deve essere sempre la dignità dell’essere umano. La miseria non sia
zittita, ma piuttosto ascoltata per essere superata”.
Le principali organizzazioni per i diritti umani sono state informate, e stanno
scrivendo e facendo pressione sull’amministrazione. Tutti si chiedono che
urgenza ci fosse nell’effettuare uno sgombero così radicale proprio ora, alle
porte dell’inverno. Tutti si chiedono perché lo sgombero è stato effettuato
proprio oggi. Perché oggi non è un giorno ordinario per la Giunta milanese.
Questa mattina nell’aula consiliare di Palazzo Marina veniva celebrata una
giornata ben precisa.
Mentre si distruggeva una baraccopoli senza proporre alcuna alternativa a 300
persone, l’assessore alla Famiglia (!) Mariolina Moioli festeggiava nell’Aula
Consiliare di Palazzo Marino la XX Giornata internazionale dei Diritti
dell’Infanzia.
Visto che queste grandi operazioni con centinaia di poliziotti non sono
organizzate da un giorno per l’altro, questa mattina eravamo come attoniti nel
pensare che l’Assessore alla Famiglia abbia potuto pianificare per la stessa
giornata, negli stessi orari, di festeggiare i diritti dell’infanzia e di
lasciare 80 bambini su un marciapiedi. Attoniti, non perché ingenui, attoniti
non perché di primo pelo. Stupefatti dalla arroganza dell’amministrazione
nell’esercizio del potere, che forse non teme nemmeno la critica.
Questa mattina, nelle tre scuole elementari del quartiere era previsto per i
bambini di festeggiare la XX Giornata internazionale dei Diritti dell’Infanzia.
I bambini si sono preparati, hanno studiato la Carta dei diritti dell’infanzia.
E oggi hanno scritto delle lettere al sindaco di Milano. Hanno chiesto
spiegazioni per l’assenza dei loro compagni di scuola. Hanno chiesto spiegazioni
del mancato rispetto dei fondamentali della Carta. Hanno chiesto come mai questo
possa avvenire proprio oggi.
Ancora una volta, mi sembra che non sia tempo sprecato ribadire con grande forza
che i rom appartengono alla comune umanità. Che l’infanzia rom è l’infanzia
umana. Che un trattamento differenziale lede la nostra Costituzione.
Ancora una volta, mi sembra che ribadire l’appartenenza dei rom alla comune
umanità sia troppo poco, un orizzonte imprescindibile ma solo morale. Occorre
abbinare a questo anche una progettualità politica, che riconosca parola e
dignità a queste persone, che con loro pensi percorsi incrementali di
inserimento e autonomia possibile. Nonostante il dolore, non resteremo senza
parole e capacità di proposta politica.
PS:
Senza ritegno, l’assessore Moioli ha dichiarato “Gli operatori dei Servizi
Sociali - prosegue l’assessore Moioli - , d’intesa con la Prefettura e le realtà
del privato sociale, si stanno già occupando di mamme e bambini attraverso un
progetto condiviso, elaborato negli scorsi giorni: a tutti è stata offerta la
possibilità di essere ospitati presso strutture d’accoglienza, ma solo sei
famiglie hanno accettato il ricovero il comunità”. E ha precisato: “Tengo a
ribadire che a tutti i 61 nuclei familiari che vivevano in quel campo è stata
offerta un'opportunità di accoglienza e che l'attenzione dei nostri operatori è
stata massima, in particolar modo per i bambini e per le loro mamme”. Con che
coraggio si può dichiarare una cosa del genere dopo aver messo a disposizione
solo cinque posti in Comunità?
Arrivata la notte, e il freddo. 6 uomini adulti hanno trovato accoglienza alla
Casa della Carità, una dozzina di famiglie in tre parrocchie del quartiere e in
un’altra struttura di accoglienza. Ovviamente per pochi giorni. Più di duecento
persone sono restate senza un tetto sopra la testa. Somaschi e comunità di S.
Egidio questa sera hanno distribuito almeno 170 coperte. Prima a bambini, donne
incinte e persone anziane. Nemmeno le coperte sono state messe a disposizione
dalla protezione civile.
Di Fabrizio (del 14/02/2011 @ 14:26:13 in Italia, visitato 1821 volte)
Segnalazione di Stefano Nutini
venerdì 18 febbraio, ore 17.30 in Via Pietro Calvi, 29 - 20129 Milano
Il comune di Milano butta i soldi nei continui e ripetuti sgomberi dei campi
Rom. Non risolve niente, anzi peggiora le condizioni di esistenza nella nostra
città.
Le maestre e le mamme della scuola di via Rubattino, invece, con il loro agire
hanno trovato risposte di vita quotidiana a problemi di convivenza anche molto
gravi e ci mostrano una strada per uscire dall’impotenza. Le invitiamo per
approfondire la loro esperienza e discutere con loro del significato politico di
ciò che fanno. Conducono Maria Cristina Mecenero e Alessio Miceli.
Ad apertura dell’incontro verrà proiettato il video Seminateci Bene.
07 Settembre 2010
Questa mattina presto, sotto la prima pioggia grigia di settembre, c'è stato
anche un ennesimo sgombero di via Rubattino.
Inutile raccontare la situazione, inutile raccontare chi c'era, perché queste
famiglie vivono in queste condizioni, inutile dire che non serve a niente se poi
non si trovano soluzioni a questo problema...
Inutile perché purtroppo nell'ultimo anno ce lo siamo già detto troppe volte.
Comunque anche questa volta si fa appello al volontariato e alla
disponibilità/generosità delle persone per fronteggiare l'emergenza. Servono, con estrema urgenza, fin da oggi, coperte, sacchi a pelo, tende.
Cogliamo l'occasione per ricordare a tutti che le famiglie che sono state
aiutate dopo gli scorsi sgomberi, quelle che hanno trovato casa, lavoro, scuola
per i figli, vivono ora in condizioni assolutamente dignitose e vanno verso
l'autosufficienza e il vero inserimento sociale.
E' sempre difficile capire quale sia la cosa giusta: dare tutte queste coperte,
vestiti ecc (di cui alcuni di noi comunque si privano, certo perché ne hanno in
più, ma comunque...) che poi verranno "persi" al prossimo sgombero,
l'assistenzialismo fine a se stesso può essere discutibile in effetti. Purtroppo
però sono emergenze vere, nella civile milano. La causa di queste emergenze non
è un'alluvione in zone disastrate del mondo ma una precisa linea politica e
sociale.
Cerchiamo di aiutare nell'emergenza ma anche nella quotidianità queste famiglie
perché la mia esperienza personale mi dice che quando dai loro una mano (trovi
casa per loro, li aiuti a trovare lavoro, trovi una pediatra disponibile a
visitare gratuitamente i loro figli, trovi una maestra che pensa ad un
doposcuola prima dell'inizio dell'anno scolastico per i loro figli, ecc), loro
ce la mettono tutta a non lasciarsi sfuggire l'occasione e sono pieni di
risorse.
Al momento le famiglie sgomberate sono sotto il ponte della tangenziale a
Rubattino, la Comunità di S. Egidio e altri stanno organizzando l'emergenza.
Per portare le cose richieste o passate direttamente da lì o attendete notizie
su eventuali punti di raccolta presso ACLI, parrocchie ecc.
Non appena ci saranno aggiornamenti per consegnare il materiale, ve lo
comunicheremo.
Di Fabrizio (del 23/12/2009 @ 13:46:29 in Kumpanija, visitato 2226 volte)
Due messaggi, il primo da:
ChiAmaMilano.it BUON NATALE… Ad un mese di distanza dallo sgombero del campo rom di via Rubattino
Buon Natale a chi ama questa città e a chi potrebbe amarla di più. Buon Natale a
tutti quelli che si impegnano per renderla migliore e a coloro che dovrebbero
impegnarsi un po’ di più.
Buon Natale a coloro che pensano che Milano non sia una somma di spazi privati
da difendere attraverso le politiche del panico ma anche a quelli che, magari,
con il nuovo anno smetteranno di pensarlo.
Buon Natale soprattutto ai bimbi rom che fino a poco più di un mese fa erano
accampati con le proprie famiglie in via Rubattino. Andavano a scuola e, grazie
ai tanti sforzi di insegnanti, delle associazioni di volontariato, delle
famiglie dei loro compagni italiani, avevano iniziato un percorso di inserimento
che stava dando frutti positivi.
Ai primi di novembre, quando si attendeva lo sgombero a giorni, una delle
maestre della scuola di via Feltre, Flaviana Robbiati, aveva scritto al Sindaco,
al Prefetto e all’Assessore alle politiche sociali e alla famiglia descrivendo
come grazie alla “collaborazione tra istituto, volontari della comunità di S.
Egidio, Padri Somaschi e parrocchie, sono stati avviati percorsi di
integrazione, primo fra tutti quello di scolarizzazione dei bambini”. La maestra
chiedeva alle Istituzioni un impegno per evitare la “cessazione della
possibilità di frequentare i nostri istituti e evitare di andare in altre
scuole, ove tutto il percorso didattico e di integrazione andrebbe ricostruito”.
Lo sgombero, privo di soluzione organizzative, non avrebbe consentito la
prosecuzione delle iniziative di integrazione, quei primi passi necessari che
possono spezzare il circolo vizioso che costringe i rom a quella marginalità
sempre sul crinale tra condizioni di degrado e violazione della legge.
Alle 7.40 del 19 novembre 2009 Polizia, Carabinieri e Vigili urbani hanno
provveduto allo sgombero di circa 300 persone, tra le quali almeno 80 bambini.
Ironia della sorte, mentre si distruggeva la baraccopoli l’Assessore alla
politiche sociali, Mariolina Moioli, festeggiava nell’Aula Consiliare di Palazzo
Marino la XX Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia.
Incurante della mobilitazione dei volontari, degli insegnanti e dei compagni di
scuola dei piccoli rom (questi sono alcuni temi scritti dai compagni italiani
dei bimbi sgomberati) il Comune ancora una volta procedeva manu militari senza
proporre soluzioni che preservassero un percorso di integrazione che occupandosi
dei bambini coinvolgeva le famiglie.
A sgombero avvenuto solo a cinque donne con figli è stata data l’opportunità di
andare in una comunità (tre a Monza, due a Milano). Ad altre quaranta donne che
hanno fatto richiesta, per iscritto, al Comune è stato detto che potevano essere
accolti solo bimbi fino a sette anni; dagli otto in su i figli sarebbero stati
allontanati dalla madre e messi in comunità da soli.
Naturalmente, si fa per dire, uomini e donne sono stati separati. 67 adulti
maschi hanno fatto richiesta per usufruire delle strutture dell’accoglienza
freddo. è stato detto loro di andare in stazione centrale, fare richiesta e
mettersi in lista di attesa.
Moltissime coppie di genitori non hanno accettato di separarsi e nessuna mamma,
anche di quelle che avrebbero acconsentito a separarsi dal marito ha accettato,
però, di separarsi dai bimbi con più di sette anni.
Alla fine della giornata: sette madri sono andate in viale Ortles nel dormitorio
comunale, quattordici in altre strutture religiose.
Per altre sedici donne che il Comune non prendeva in considerazione si trovano
sei posti presso la Parrocchia di S. Elena in zona San Siro, le altre dieci
vengono ospitate alla Casa della Carità di Don Colmegna.
La gran parte delle famiglie, tranne le poche tornate in Romania, sono tutt’oggi
per strada: i nuclei familiari più consistenti che non si sono voluti separare
si sono accampati nelle vicinanze di viale Forlanini, di Segrate, di Corsico e
della Bovisa.
Ad un mese di distanza, solo dodici bambini rom continuano a frequentare, con
grande fatica a causa della distanza, gli istituti scolastici di via Cima, via
Feltre e via Pini.
Buon Natale soprattutto a loro, alle loro famiglie e a tutti quei piccoli rom
che da un mese non possono più frequentare le lezioni.
Chi vuole mandi una cartolina di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a:
Angelica V.
Istituto Penale per i Minorenni di Nisida
Viale Brindisi n. 2
80143 NISIDA (NA)
Nota di Elisabetta Vivaldi: Come giustamente discusso con [...], è consentito
mandare cartoline ai minori, tutti i minori (pure quelli Rom). A meno che non ci
siano scritti messaggi "specifici" pare di capire, almeno da quanto la persona
contattata abbia affermato, che altrimenti spetta al Direttore decidere se
recapitarle o no. Io ricordo che è bisogna pure scrivere il proprio indirizzo
sulla cartolina altrimenti non viene consegnata ma di questo non ne sono
totalmente sicura. Non mi sembra che sul sito del "Carcere" Minorile ci siano
spiegazioni...mi sembra strano e ingiusto...C'è qualcuno che vuole aggiungere
qualcosa? Politici ed avvocati per favore fatevi avanti!
Milano, lettera delle maestre prima dello sgombero: "La vostra voce siamo
noi"
"Vi insegneremo centomila parole perché nessuno possa annientare chi come voi
non ha voce". I bambini della scuola elementare di via Pini vivono in una
baraccopoli a Segrate, ultima tappa di una serie di sgomberi. Domani forse un
nuovo trasferimento
MILANO - Le maestre della scuola elementare di via Pini a Milano scrivono ai
loro alunni rom, che domani potrebbero di nuovo essere sgomberati. "Vi
insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di
annientare chi come voi non ha voce". Oggi questi bambini vivono in una
baraccopoli sorta a Segrate, ma Il 19 novembre 2009 erano stati mandati via
dall'ex edificio Enel di via Rubattino, nel quartiere della scuola di via Pini.
Segrate è l'ultima tappa dei continui sgomberi che hanno subìto da allora.
Anche domani, probabilmente, vedranno la loro baracca rasa al suolo dalle ruspe.
Nonostante tutto, i bambini hanno continuato ad andare a scuola. Spesso sono le
maestre ad andarli a prendere nelle loro baracche, costruite di volta in volta
in zone diverse di Milano. Questa la lettera che le maestre di via Pini hanno
inviato a Redattore Sociale.
"Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate
-scrivono le maestre-. Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i
vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano. È proprio per
questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi
nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati
in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e
possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno
studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la
fiducia degli altri".
"Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo,
tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere
tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una
baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta
insieme a tutto ciò che avete. Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a
scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che
le ruspe che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette facessero
scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad
aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né
voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare".
"Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa
esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi
al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di
voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma
ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro? E quali potremo dare a voi,
che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la
solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo,
ma di sicuro continueremo ad insegnarvi tante, tante cose, più cose che
possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia,
perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom,
colpevoli prima ancora di essere nati".
"Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare
di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a
tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai
volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona.
A presto bambini, a scuola.
Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi,
Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli".
Sgombero a Segrate: un nuovo solito caso. La denuncia del Naga
Milano, 16/02/2010
Stamani all’alba è iniziato l’ennesimo sgombero. E’ stato il turno del campo rom
di Segrate dove vivevano più di 130 persone e dove, anche in questo caso, erano
in atto processi positivi d’integrazione.
Anche in questo caso, i bambini residenti nel campo frequentavano le scuole
locali e anche in questo caso le maestre, stamani, erano in prima fila per dare
sostegno alle persone sgomberate e per cercare di portare i bambini a scuola.
Anche in questo caso, non sono state trovate soluzioni abitative alternative e
condivise. Anche in questo caso, l’unica proposta è stata quella di separare le
donne e i bambini dai mariti.
Anche in questo caso, vengono calpestati diritti e libertà fondamentali di
uomini, donne e bambini che, da mesi,vengono rincorsi e stanati dove tentano di
trovare rifugio.
Anche in questo caso, non sono servite le mobilitazioni: l’accanimento prosegue
imperterrito e insensato.
Anche in questo caso, abbiamo incontrato famiglie che erano state sgomberate
prima dal campo rom di Rubattino, poi dalla zona di Bacula, poi da Bovisasca,
poi ancora da Rubattino e, stamani, da Segrate.
Anche in questo caso, per un giorno, staranno accesi deboli riflettori
sull’ennesimo sgombero e poi tutto tornerà come prima.
Anche in questo caso, la città è assuefatta.
Il Naga continuerà a portare assistenza nelle aree dismesse della città, nei
campi rom e ovunque ce ne sia bisogno e continueremo a denunciare ogni
violazione dei diritti di chicchessia.
Di Fabrizio (del 19/11/2009 @ 11:50:02 in Italia, visitato 3356 volte)
Corriere.it (c'è anche un servizio fotografico sullo sgombero)
19 novembre 2009 - Gli agenti hanno fatto uscire le famiglie dalle loro
baracche. Inutile la fiaccolata di mercoledì sera - il consigliere Gentili:
«Provo vergogna come amministratore e cittadino»
MILANO - E' scattato all'alba lo sgombero del campo rom nell'area ex Enel
di via Rubattino a Milano. Le famiglie sono state buttate giù dal letto dagli
agenti di polizia, carabinieri e polizia locale in tenuta antisommossa e hanno
dovuto lasciare le loro baracche. Inutile la fiaccolata organizzata mercoledì
sera da alcune associazioni del quartiere e dalle maestre dei bambini per
scongiurare il blitz. Nel campo, le presenze di nomadi erano passate negli
ultimi mesi da circa 50 a oltre 150, anche in seguito agli arrivi dovuti agli
sgomberi di altri campi irregolari. «La proprietà ha già iniziato i lavori di
smantellamento e messa in sicurezza della struttura», mentre «i servizi sociali
hanno offerto a donne e bambini l'accoglienza nelle strutture comunali», spiega
il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, che ricorda come con questo
sgombero «il 166esimo, restituiamo alla città un'altra fetta abbandonata al
degrado».
QUARANTA BAMBINI A SCUOLA - Dure le prime reazioni: «Mentre l'assessore
Moioli celebra l'anniversario della Carta dei diritti all'infanzia - affermano i
consiglieri comunali David Gentili (Pd) e Patrizia Quartieri (Prc) - in via
Rubattino l'esperienza di integrazione di 40 bambini nelle scuole del quartiere
viene calpestata dalle ruspe. Uno sgombero che è una vergogna per Milano. Si fa
propaganda politica sulla vita dei bambini». «Alle porte dell'inverno, dopo le
mobilitazioni del quartiere e delle insegnanti delle scuole che ospitano i
bambini, pensavo, ingenuo, che ciò non sarebbe accaduto - prosegue Gentili -.
Non c'è limite all'utilizzo della vita delle persone per fare propaganda
politica». Di «ennesima violazione di diritti fondamentali», parla
l'associazione Naga.
ANCHE A SESTO - Intanto, è stato sgomberato dalle forze dell'ordine anche
il campo rom di via Luini a Sesto San Giovanni, nell'hinterland milanese. A
comunicarlo e il capogruppo del Pdl in Comune Antonio Lamiranda che accusa però
l'Amministrazione di centrosinistra di «nulla aver fatto per tutelare quei
cinque o sei bimbi che vivono in condizioni inumane». Lunedì scorso, durante un
vertice a Palazzo Marino, Lega e Pdl hanno fatto la pace su una delle questioni
che in passato ha diviso la maggioranza, fissando in mille il «tetto» dei nomadi
presenti in città, tetto da raggiungere entro il 2011. I nomadi, a quanto
deciso, dovranno essere inseriti in campi rom regolari e che, in prospettiva,
sono destinati a diventare per lo più spazi di transito.
Di Fabrizio (del 18/03/2011 @ 11:47:10 in Italia, visitato 2184 volte)
Negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati oltre 360 sgomberi di
campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune centinaia di nuclei
familiari presenti da tempo sul territorio cittadino.
In questi anni gli sgomberi e le ruspe non hanno risolto nulla, anzi
- con un grosso dispendio di risorse pubbliche - hanno contribuito a rendere
ancora più difficile e drammatica la vita delle famiglie Rom, ed in particolare
di alcune centinaia di bambini, aumentando il loro disagio e la loro esclusione
dal tessuto sociale. Oltre che non risolvere il disagio di chi vive in
prossimità dei campi.
In questi anni a Milano c'è però anche chi ha scelto di incontrare questi
volti, queste persone, di costruire rapporti di vicinanza, di
considerarli i nuovi vicini di casa o i nuovi compagni di banco. A volte dopo
uno sgombero sono partite inaspettate catene di solidarietà, che hanno avuto
anche risalto sui mass-media locali e nazionale, ma queste reazioni pur
importanti non sono sufficienti.
Alcune associazioni e gruppi ma anche singoli cittadini, maestre e genitori
hanno costruito con le famiglie Rom dei rapporti basati sulla fiducia, imparando
a superare diffidenze e paure reciproche. Sono nati così progetti di
integrazione abitativa, lavorativa, scolastica. Queste persone hanno scelto di
vivere così il proprio ruolo di cittadinanza attiva per costruire una città
più vivibile e quindi più sicura per tutti, proprio perché più accogliente.
Da questa esperienza nasce l'appello alla città "I DIRITTI NON SI SGOMBERANO",
un appello rivolto all'amministrazione perché opti per politiche di vera
integrazione ed abbandoni la logica degli sgomberi, appello però rivolto
anche al tessuto civile di questa città perché ritrovi il gusto della
partecipazione alla costruzione di una città capace di tutelare i diritti di
tutti al di là delle appartenenze etniche e culturali.
L'appello verrà presentato in Camera del Lavoro a Milano in Corso di Porta
Vittoria 43 il giorno 22 marzo, alle ore 11,30
Saranno presenti, tra gli altri, alcuni dei rappresentanti delle realtà
che hanno promosso l'appello: Gruppo Sostegno Forlanini, Mamme e Maestre di
Rubattino, Onorio Rosati Segretario Generale Camera del Lavoro di Milano, don
Massimo Mapelli Casa della Carità, Bruno Segre, Claudio Cristiani Agesci Zona
Milano, Dijana Pavlovic Rom e Sinti Insieme, RSU ST Castelletto, Acli Milano,
Emanuele Patti Arci, Padri Somaschi, Comunità di Sant'Egidio, Avv. Alberto
Guariso.
MILANO 18 MARZO 2011
Per informazioni e comunicazioni: Gruppo Sostegno Forlanini:
scendiamoincampo@gmail.com - telefono 333.8611303
E' il frutto della politica degli sgomberi di comune e prefettura,
denunciano le associazioni che operano nel campo. ''È diventato il rifugio di
chi è scappato dagli sgomberi''
MILANO - Nel 2007 il Comune di Milano ha eseguito una quarantina di sgomberi di
campi nomadi più o meno piccoli. Dove sono finiti chi viveva in quelle baracche
rase al suolo? Circa 600 hanno deciso di ricostruirsela alla Bovisa, in un
terreno abbandonato fra i binari delle Ferrovie nord e via Bovisasca. "A
settembre c'erano solo un centinaio di rom -spiega Valerio Pedroni,
coordinatore dell'equipe di strada Segnavia dei padri Somaschi, che tre
volte alla settimana assiste donne e bambini-. Negli ultimi due mesi sono
aumentati a dismisura. È diventato il rifugio di chi è scappato dagli sgomberi".
Ora le baracche sono circa 200 e secondo il censimento dei vigili urbani,
eseguito il 26 febbraio, vi abitano 750 persone, quasi tutte romene, di cui 280
bambini e 200 donne. "È il frutto della politica degli sgomberi adottata dal
Comune e dalla Prefettura", sottolinea Valerio Pedroni. Per il Comune di Milano
ora è venuto il turno del campo della Bovisa. "Verranno effettuati continui e
costanti allontanamenti da parte della polizia municipale con il supporto della
polizia di Stato e dei Carabinieri", ha annunciato il 28 febbraio Riccardo De
Corato, vicesindaco di Milano. Domani la commissione consigliare sulla sicurezza
effettuerà un sopralluogo (vedi lancio successivo; ndr).
I rom della Bovisa non hanno acqua né luce. "Ogni due settimana portiamo donne e
bambini a fare la doccia nelle strutture della fondazione Fratelli di San
Francesco -racconta Valerio Pedroni-. Stiamo aiutando i bambini a inserirsi
nelle scuole e abbiamo raccolto le preiscrizioni per il prossimo anno
scolastico". L'equipe di Segnavia è formata da 4 operatori professionali e il
progetto di assistenza è finanziato dalla Fondazione Cariplo.
Nel campo rom della Bovisa operano anche altre due associazioni. Il Naga,
che con il suo camper di medici volontari visita due volte al mese la
baraccopoli, e la Comunità di Sant'Egidio. "Ci sono famiglie che prima abitavano
negli insediamenti di Chiaravalle, Bacula, Sesto San Giovanni e Cinisello
Balsamo -spiega Marta Pepe, volontaria del Naga-. Si sono concentrati
tutti qui ora anche perché hanno paura, temono rappresaglie e sperano che un
campo così affollato non venga sgomberato". "Conosciamo sei famiglie che prima
abitavano nel campo di Chiaravalle -racconta Elisabetta Cimoli di Sant'Egidio-.
A metà giugno sono stati sgomberate e si sono spostate in via Rubattino. Il 29
gennaio nuovo sgombero e ora sono alla Bovisa". (dp)
Rom della Bovisa, domani il sopralluogo del comune di Milano Andrea Fanzago (Pd): ''Con gli sgomberi si è solo spostato il problema
delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto. La Giunta non ha programmato
anche la ricollocazione delle persone che vivevano nei campi abusivi''
MILANO - Domani la commissione consigliare Sicurezza del Comune di Milano farà
un sopralluogo al campo rom della Bovisa. "Con gli sgomberi si è solo spostato
il problema delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto -afferma
Andrea Fanzago, consigliere comunale del Partito democratico e membro della
commissione-. La Giunta non ha voluto programmare anche la ricollocazione delle
persone che vivevano nei campi abusivi". Per la maggioranza di Palazzo Marino
nei confronti dei nomadi l'unica regola è quello della sottoscrizione del "patto
di legalità e solidarietà". "Il principio è che chi vuole rispettare le regole
può rimanere a Milano e certo una baraccopoli di questo genere non è accettabile
-spiega Carmine Abagnale, vicepresidente della Commissione e consigliere di
Forza Italia-. Non spetta a noi decidere l'eventuale sgombero del campo, ma al
comitato sull'ordine e la sicurezza della Prefettura".
Ora la concentrazione di 700 rom in un solo campo, rende difficile ogni
soluzione. "Dobbiamo iniziare un percorso di integrazione almeno con le famiglie
che sono già seguite dalle associazioni che operano nel campo alla Bovisa
-sottolinea Andrea Fanzago-. È importante che dal Comune arrivi un aiuto a
coloro che vogliono mandare i figli a scuola, lavorare e costruirsi un futuro
migliore". "Certo le famiglie che vogliono integrarsi vanno aiutate -aggiunge
Carmine Abagnale-. Ma il problema è che la maggior parte invece vuole rimanere
in quelle condizioni e dedicarsi ad attività illecite". (dp)
Di Fabrizio (del 09/09/2010 @ 11:23:54 in scuola, visitato 1886 volte)
Ricevo da Stefano Pasta
ASSOCIAZIONE GENITORI SCUOLA
ELEMENTARE "BRUNO MUNARI"
Milano, 8 settembre '10
Ieri mattina hanno sgomberato il campo rom di via Rubattino.
Come nel novembre dell'anno scorso, come papà e mamme dei compagni di classe di
questi bambini eravamo presenti allo sgombero. Con noi le maestre dei nostri
figli.
Uno sgombero annunciato. Ci siamo trovati verso le sei circa, nella speranza di
un falso allarme, ma purtroppo, così non è stato.
Verso le sette, la pioggia e il freddo hanno scortato le forze dell'ordine e le
ruspe dentro il campo.
Una storia che si ripete, la peggiore. Donne, uomini e bambini a cui non si
offre nessuna speranza, nessun futuro, nessuna umanità.
Tra cinque giorni, molti dei bambini presenti (29) avrebbero ripreso la scuola.
L'unica possibilità per poter pensare ad un futuro diverso dai propri padri,
dalle proprie madri. Negato. Bambini senza diritto di istruzione.
Senza il diritto di sapere che si può vivere diversamente.
Ieri mattina, mentre ero nel campo, osservavo la barbarie di quella scena, donne
uomini e bambini accampati tra la sporcizia, i topi, il freddo; e le Autorità
che come unica soluzione, non riescono a fare altro che cacciarli, nella
speranza che possano scomparire in altra sporcizia, convivere con altri topi,
magari in un altro Comune. Tutto mi portava ad una considerazione: non è
cambiato nulla.
Ora mentre scrivo mi accorgo che in realtà non è così.
Grazie all'impegno in quest'ultimo anno da parte delle maestre, delle mamme di
Rubattino e delle comunità che operano nell'assistenza, come la Comunità di S.
Egidio, qualcosa è cambiato:
si è creata una rete di solidarietà, di affetto, di contatti che con le proprie
sole forze è riuscita a dare qualche speranza a qualcuna di queste famiglie.
Qualche genitore Rom ha trovato lavoro, seppur temporaneo;
qualche famiglia Rom è riuscita a trovare anche una casa.
Tutte le famiglie Rom hanno compreso l'importanza della scuola per i propri
figli ed hanno messo in atto una grande determinazione e volontà nel far
frequentare con continuità le lezioni, nonostante i continui disagi e incertezze
a cui dovevano far fronte. Hanno capito che, attraverso la scuola, un processo
di integrazione è possibile. I bambini Rom hanno festeggiato con i nostri figli
i compleanni, partecipato alle feste della scuola.
La politica e le istituzioni hanno offerto solo sgomberi. Sgomberi che hanno
comunque un costo molto alto, nella speranza di essere ripagati con la moneta
elettorale. Ero al campo e la sola cosa che le istituzioni offrivano, senza
peraltro grande convinzione, è lo smembramento delle famiglie. Allontanare gli
uomini dalle donne e dai propri figli.
Alcune maestre e mamme del nostro circolo, con la Comunità di S. Egidio, avevano
già iniziato in questi giorni, un pre-scuola con i bambini Rom.
Sarà difficile, ma sono convinto che qualcosa cambierà ancora. Le maestre
cercheranno ancora i propri alunni e i nostri figli inviteranno i loro compagni
di classe ad una festa.
L'Associazione Genitori della Scuola Munari sarà al loro fianco.
Di Fabrizio (del 24/02/2011 @ 10:31:34 in scuola, visitato 2096 volte)
25 febbraio, ore 20.15
Auditorium Quintino di Vona -
via Sacchini 34, 20131 Milano
Un'occasione per conoscere da dove nascono e come trovano forza nei secoli
pregiudizi e persecuzioni della comunità Rom e Sinti
Dijana Pavlovic - attrice di origine Rom
scene da Rom Cabaret accompagnate al violino da George Moldoveanu
Paolo Finzi - giornalista, storico Porrajmos: la Shoa zingara
Seminateci bene
documentario di E. Cucca, S. Fasullo, R. Midili e F. Picchi (menzione speciale al film festival del documentario solidale "L'anello debole") L'integrazione passa attraverso la scuola: lo mostrano tre scuole del
quartiere di Lambrate (via Feltre, via Cima, via Pini)
Anna, Flaviana, Francesca, Garofiza le mamme e maestre di Rubattino Storie di bambini Rom a scuola
Stefano Pasta - Comunità di Sant'Egidio Integrazione o segregazione?
Rapporti tra Rom e comunità cittadina
Una serata aperta a tutti, genitori, ragazzi e insegnanti
per conoscere, per capire e per non voltare lo sguardo
Di Fabrizio (del 12/11/2010 @ 09:58:11 in scuola, visitato 1682 volte)
Ricevo da Stefano Nutini
Buongiorno a tutte/i,
dopo il finanziamento di tre borse lavoro, abbiamo deciso di finanziare tre
borse di studio.
I beneficiari sono tre ragazzi: Ovidiu, Marian e Belmondo, che abbiamo
conosciuto perché i loro fratelli più piccoli frequentano (o hanno frequentato)
le scuole di Rubattino.
Ovidiu, 15 anni, e Marian, 16 anni, frequentano dal 2 novembre 2010 la scuola
bottega dell’EINAIP di Pioltello: ci sono laboratori di alfabetizzazione e
socialità e molti laboratori di formazione (cucina, carpenteria, meccanica…), da
frequentare per 4 pomeriggi alla settimana. Quando gli educatori ritengono che i
ragazzi siano pronti, li inseriscono in un tirocinio. Per Marian, che ha già
ottenuto la licenza media al CPT, il percorso di apprendimento dovrebbe essere
abbastanza breve e dovrebbe essere inserito rapidamente in un tirocinio. Ovidiu
avrà tempi più lunghi: da due anni non va più a scuola e un tentativo di
inserirlo alle medie è fallito.
Belmondo, 16 anni, sempre dal 2 novembre 2010 sta frequentando un corso di
scuola bottega (in particolare di meccanica della bicicletta) presso le Vele di
Pioltello. E’ inserito in un gruppo di lavoro ristretto (si tratta infatti di
6/7 ragazzi) e questo consente di fare un corso molto intensivo. Tra l’altro
anche la frequenza è molto impegnativa: fino a giugno tutti i giorni dalle 9
alle 17, eccetto il lunedì mattina. Per Belmondo sarà una vera rivoluzione:
dalla quarta elementare non va più a scuola e il suo italiano è piuttosto
stentato.
Ovidiu da qualche tempo ha una situazione più stabile: vive in una casa di
assegnazione provvisoria e suo padre lavora come muratore. Marian e Belmondo
invece “abitano” all’interno di campi irregolari.
I corsi che stanno frequentando sono gratuiti: noi copriamo per tutti e tre i
ragazzi il costo dei trasporti (abbonamento ATM e treno) e a due di loro
assegniamo anche un contributo mensile di 100€ ciascuno per sostenere questo
percorso.
Il contributo della Comunità di S Egidio è stato fondamentale, in particolare
per l’individuazione dei corsi più adatti e per il lavoro svolto insieme agli
educatori dell’EINAIP e delle Vele affinchè questi corsi possano avere la
maggior efficacia possibile.
Di nuovo grazie a tutte/i Le mamme e le maestre di Rubattino
Di Sucar Drom (del 06/05/2010 @ 09:56:40 in blog, visitato 1928 volte)
Prignano sulla Secchia (MO), luogo della memoria (cronaca fotografica)
Giacomo "Gnugo" De Barre, sopravvissuto, leader sinti, l'inizio del convegno,
L'incontro tra il Senatore Mercenaro e Vladimiro "Cavallini" Torre, la sala del
convegno, la musica sinta, la musica sinta guidata dal Pastore Lanco...
Milano, l'Inter multietnica sconfigge il Barcellona e la Lega Nord
Luci a San Siro. Stavolta non solo per Milito, Eto'o, Messi e Ibrahimovic, ma
anche per un gruppo di bambini Rom e di varie altre etnie a cui l'Inter e
Mastercard, sponsor della Champions, hanno dato la possibilità di sfilare con
gli idoli di tanti bambini italiani. Una decisione quella di Moratti e dell'Uefa
che la L...
Messina, i Rom presentano ricorso al Tar contro lo sgombero
Le associazioni si mobilitano con un appello di solidarietà ed"esprimono
perplessità sulle scelte adottate dagli enti pubblici" e chiedono "la
convocazione urgente del tavolo annunciato in sede di Consulta del Volontariato,
da parte dell'assessore Caroniti", ovvero uno spazio di confronto che
"dovrebbe...
Milano, gli sgomberi sono 71 e non si fermano...
Una cinquantina di vigili urbani hanno eseguito l’ennesimo sgombero, il
settantesimo dall’inizio dell’anno. Questa volta è si è svolto un doppio
sgombero in un'area demaniale in via Vittorini, nella zona sud di Milano. I
Vigili urbani hanno allontanato oltre 200 Sinti spagnoli in sosta con 50
roulotte e...
Alba (CN), picchia la figlia perchè si è fidanzata con un ragazzo sinto
Un operaio 40enne originario di Asti, ma da tempo abitante ad Alba, non
accettava che la figlia quindicenne si fosse fidanzata con un ragazzo
appartenente alla minoranza dei Sinti italiani, per questo l’aveva pedinata e
l’aveva aggredita verbalmente tra i bus in sost...
Palermo, protesta razzista contro i Rom
Ieri, in questo post, abbiamo pubblicato un comunicato stampa del Partito di
Rifondazione Comunista, sulla vicenda di una casa confiscata alla mafia e
assegnata dal Comune di Palermo ad una famiglia Rom, non voluta dai vicini. Un
commentatore, Piero Fullone, ha scritto: “Poi ci lamentiamo che vince la lega…
Be al nord non sareb...
Albania, la Regione Molise finanzia un asilo per bambini rom
Incontro a Lezhe e partenza per l'Italia. Per il Governatore del Molise Iorio
(in foto) e la delegazione regionale in visita in Albania da tre giorni, ieri
pomeriggio si è concluso il viaggio oltre l'Adriatico dopo l'ultima visita in
programma. Accolto dal sindaco Viktor Tushaj, Iorio ha incontrato il presidente
e i consiglieri comunali. Presente a...
Roma, il film "Sotto il Celio Azzurro" esce nelle sale
Cinquanta bambini di 25 Paesi che crescono insieme nel cuore di Roma. È la
scuola dell'infanzia "Celio Azzurro" (salita San Gregorio, 3), nata vent'anni
fa, nel giugno '90, "quando l'immigrazione non era neppure sentita come un
problema", spiega uno dei fondatori, e oggi direttore, Massimo Guidotti. Ad
avviarlo la Caritas e la Provincia, che quasi s...
Roma, la Provincia ha formato quindici mediatori culturali
“L'unico modo di concepire la sicurezza per le nostre comunità è investire
nell'integrazione”, partendo da questa considerazione, l'assessore provinciale
al Lavoro, Massimiliano Smeriglio (in foto), ha spiegato il progetto 'Percorso
di formazione ed orientamento per l'inclusione socio-lavorativa', un corso di
formazio...
Ciao Charly, una pioggia di fiori per salutare un leader sinto
Ora riposa nella cappella di famiglia al cimitero di Rivalta, Luciano Truzzi, da
tutti conosciuto come «il Charly». Riposa e veglia sulla sua comunità sinti del
campo di Roncina dopo l'intensa giornata di lacrime, abbracci e applausi che
ieri lo ha accomp...
Ennesimo sgombero a Segrate. Per Cristina, la bimba nomade di dieci anni
di cui una maestra ha parlato a "Vieni via con me", è lo sgombero numero
diciassette.
Un momento dello sgombero del 18 novembre, a
Segrate.
La mattina del 18 novembre, sotto una pioggia battente e implacabile, polizia e
carabinieri hanno sgomberato gli 80 rom rumeni che abitavano in via Fermi, a
Segrate, ricco comune alla periferia est di Milano. Qui, seguiti dalla Comunità
di Sant’Egidio, 14 bambini andavano regolarmente a scuola, 15 uomini lavoravano
con contratto regolare nell’edilizia e 4 adolescenti, dopo anni di dispersione
scolastica, avevano intrapreso un percorso di avviamento professionale. Marius,
a 17 anni, è passato dall’elemosina a un corso di idraulica e a un tirocinio per
riparare le tubature di molte case milanesi. Ora l’ennesimo sgombero mette a
rischio questi passi concreti verso l’integrazione.
Il 18 novembre non è solo la data dello sgombero di via Fermi: è anche il
diciassettesimo sgombero subito da Cristina, 10 anni, in un solo anno. Quando
nel settembre 2008 abitava al campo di via Rubattino, Cristina ha iniziato a
frequentare la quarta elementare. Nell’ultimo anno, a causa degli sgomberi, ha
perso molti giorni dell’anno scolastico e ha dovuto cambiare tre scuole. La sua
famiglia è molto povera; per questo, e non certo per scelta, ha una baracchina
al posto della casa. Quando uno sgombero rade al suolo anche quella, rimangono i
cavalcavia o un telo di plastica fissato su dei legni. Ha provato a vivere anche
sottoterra, sgomberata anche da lì. Cosa perde Cristina ad ogni sgombero?
Giocattoli? No, non ne possiede. Vestiti? Ben pochi. Perde invece un riparo dal
freddo e dalla pioggia, la bombola e il fornello che le consentono di mangiare
qualcosa di caldo.
Ma perde anche le sue radici: il luogo dove tornare e che riconosce come "casa",
gli amici rom, che si disperderanno, gli amici italiani, da ritrovare ogni
giorno a scuola, le maestre che l'aspettano per accompagnarla a scuola, quella
scuola che le consentirà un giorno di essere una cittadina al pari degli altri,
di essere rispettata, di comprendere e difendersi. La maestra Flaviana Robbiati
aveva letto l’elenco degli sgomberi subiti da Cristina durante la trasmissione
Vieni via con me di Fazio e Saviano. Dice: “Don Lorenzo Milani sostiene che chi
conosce mille parole è più libero di chi ne conosce cento. É forse per questo
che oggi si sgombera Cristina? Per impedirle di essere domani libera e con una
dignità riconosciuta e rivendicata? Intanto, ancora oggi, si è svegliata con i
lampeggianti blu della polizia.”
I diciassette sgomberi subiti da Cristina in un anno danno un volto al caso
zingari, all’emergenza nomadi. Il rifiuto degli zingari è diffuso negli ambienti
più diversi, criminalizza un piccolo popolo sostanzialmente indifeso. In nome
della preoccupazione per la sicurezza dei cittadini, lo zingaro diventa spesso
la personificazione del male. Ma il caso zingari ci pone di fronte a una domanda
decisiva, quella del modo in cui vogliamo vivere. Avere un nemico facilmente
identificabile può perfino essere rassicurante, ma dobbiamo sapere che spesso ha
il volto di Cristina.
Le famiglie di via Fermi sono una parte dei rom che da un anno, con costi
enormi, sono alternativamente respinte dall’area di via Rubattino (Milano) e da
Segrate. Si sceglie ripetutamente lo strumento dello sgombero, effettuato in
assenza di reali proposte alternative, sgomberando per sgomberare, per poi
lasciare rioccupare la medesima zona e ricorrere successivamente, con clamore
mediatico, a un ulteriore allontanamento. Quando illusoriamente si parla dei
luoghi sgomberati come “restituiti alla città” o “liberati”, si dimentica spesso
che i rom sono uomini, donne, anziani, bambini, soprattutto bambini.
Elenco degli sgomberi subiti da Cristina, 10 anni, Rom
19 novembre 2009: sgomberata del campo di via Rubattino
20 novembre 2009: sgomberata da un edificio abbandonato a Segrate
21 novembre 2009: sgomberata da un capannone fatiscente sotto la tangenziale di Rubattino
2 febbraio 2010: sgomberata da via Siccoli
4 febbraio: sgomberata da Quarto Oggiaro, torna a Segrate in un capannone
24 febbraio: sgomberata da via Carlo Reale
25 febbraio: sgomberata da via Bovisasca
10 marzo: sgomberata dall'area di via Durando.
6 aprile: sgomberata da Segrate.
7 settembre 2010: sgomberata dell'area ex Innocenti di via Rubattino. È la
stessa area da cui era stata sgomberata dieci mesi prima.
8 settembre 2010: sgomberata da via delle Regioni a Redecesio (Segrate).
9 settembre 2010: dorme per strada in zona Lambrate, ma al mattino è
allontanata.
10 settembre 2010: allontanata dal ponte della tangenziale di Rubattino.
21 ottobre 2010: sgomberata del campo di via Umbria a Redecesio (Segrate).
22 ottobre 2010: allontanata da un parcheggio nelle vicinanze dell’ospedale
Sacco.
23 ottobre 2010 – 27 ottobre 2010: Cristina e la sua famiglia dormono in vari
punti della città (Bovisa, Lambrate, …) e sono allontanati tutti i giorni.
18 novembre 2010: sgomberata da via Fermi a Segrate.
Alcuni bambini sono perseguitati (coi soldi pubblici) perché esistono
Amiamo i bambini. Glorifichiamo l'infanzia. È una delle poche cose per cui
siamo orgogliosi del nostro tempo. Ma è un orgoglio che placa e ci acceca,
facendoci distogliere gli occhi. Ciao, come stai? Bene! Quanti anni hai.
Dieci. Ti piace la scuola? Sì, però mi piace di più la maestra, i compagni,
scrivere e matematica. Da grande voglio fare la maestra. Sai leggere? Anche
in corsivo. Ma quando sono andata a scuola non sapevo niente di italiano,
adesso ho anche amici italiani, delle volte vado a casa loro a giocare.
Della Romania non mi ricordo tanto. Sei contenta di essere in Italia? Sì,
perché mi date la scuola. Tipiace la tv? Sì, però non ce l'ho. Se avevo una
casa guardavo, però non ho. La baracca di questa bambina è stata rasa al
suolo dalla polizia all'alba del 19 dicembre 2009, vigilia della Giornata
mondiale dei diritti dell'infanzia. Da allora ha dormito in dodici posti
diversi, ma ogni volta è stata sgomberata. Oggi vive in una fabbrica
abbandonata senza muri, senza soffitto, il pavimento pieno di erbacce e
vetri rotti. Nel campo dove viveva, intorno alle ruspe, scorrazzano decine
di ratti quasi domestici, ormai abituati all'uomo perché la Nettezza urbana,
per non riconoscere gli abitanti, non è mai arrivata. Per un po' non ha
potuto andare a scuola, poi - grazie alla famiglia, ai volontari della
Comunità di Sant'Egidio (santegidio.rubattino@gmail.com) e alle maestre - è
tornata. A Milano città i minori in campi abusivi sono circa 300. In quante
scuole sei stata negli ultimi mesi? Due. Perché? Perché hanno sgomberato.
Adesso dove dormi? In una tenda che ci ha regalato la maestra. Com'è? È
grande? È verde. Un pochino piccola e un pochino grande. Hai dei giocattoli
dentro? No. Mi spieghi com'è uno sgombero? Arriva la polizia nella notte o
nella mattina presto, prendono le baracche e ci distruggono le cose, e poi
non ci abbiamo dove dormire. Per questo di notte ho sempre paura. Mi hanno
portato via anche la mia maglietta della Carica dei 101. Sono gentili i
poliziotti? No, lo dicono male che noi andiamo via, urlano le parolacce e
hanno i cani che abbaiano e mi fanno paura. Tu sai perché succede questo?
Perché non vogliono lasciare questi romeni a vivere qua. Mi racconti una
cosa bella? La vacanza in montagna con i bambini stranieri e italiani.
Abbiamo giocato e fatto i compiti. Siamo andati a trovare gli anziani.
Potevo fare la doccia tutti i giorni, avevo il mio letto e non mi portavano
via le mie cose. Abbiamo anche cantato: "Alla scuola della pace puoi ballare
e puoi cantare. Vuum! Puoi venire se vuoi". Hai avuto avuto freddo questo
inverno? Molto, è male questa vita. Era il 1937, Nathaniel Simmons, uno
degli ideologi del Ku Klux Klan, scriveva: "Niente è più pericoloso che fare
male a un bambino. Perché quel male sarà rilasciato, moltiplicato, ogni
giorno della sua vita. Il loro male di oggi è il nostro male futuro. Per
stare tranquilli, l'unica è ucciderli". Oggi, a Milano, capitale morale
d'Italia (ma altrove è lo stesso), ci sono bambini che vengono perseguitati
perché esistono. Legalmente e con soldi pubblici, ed è ancora più grave. Dal
1 gennaio 2010 a Milano sono avvenuti 68 sgomberi, con punte di quattro al
giorno. Alle associazioni che chiedevano di fermarsi almeno in inverno, il
sindaco Letizia Moratti ha risposto: "La legalità non conosce stagioni".
Qualche tempo dopo un suo consigliere è stato arrestato per corruzione. Il
13 marzo un altro bambino, Emil, è morto bruciato nell'incendio della sua
baracca. Il giorno dopo avrebbe compiuto 13 anni. Per fortuna è arrivata la
primavera.
Di Fabrizio (del 25/05/2010 @ 09:55:35 in Regole, visitato 1829 volte)
I testi dei cartelli posti fuori dalle baracche
e delle tende in via Rubattino. Tommaso Vitale
QUESTA TENDA È LA CASA
DELLA FAMIGLIA CHE LA ABITA
ED È UN DONO DELLE FAMIGLIE
DELLE SCUOLE DI LAMBRATE
CHIEDIAMO ALLE FORZE DELL'ORDINE, GARANTI DELLA LEGALITÀ, DI RISPETTARE QUESTA
TENDA E I BENI DELLE PERSONE CHE VI ABITANO, OSSERVANDO COSÌ LA LORO
DIGNITA’ E IL LORO DIRITTO FONDAMENTALE AL DOMICILIO E ALLA VITA FAMILIARE,
PROTETTI DAGLI ARTT. 14 E 29 DELLA COSTITUZIONE, DAGLI ARTT. 7 E 33 DELLA CARTA
DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA, DALL’ART. 8 DELLA CONVENZIONE
EUROPEA PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI E
DALLE PRESCRIZIONI DELLE NAZIONI UNITE IN MATERIA DI SGOMBERI FORZATI.
IN CASO DI SGOMBERO CHIEDIAMO DI CONTATTARE I NUMERI: [numero oscurato] OPPURE
[numero oscurato]
QUESTA TENDA È LA CASA
DELLA FAMIGLIA CHE LA ABITA
ED È UN DONO DEI VOLONTARI
DI RUBATTINO – LAMBRATE
CHIEDIAMO ALLE FORZE DELL'ORDINE, GARANTI DELLA LEGALITÀ, DI RISPETTARE QUESTA
TENDA E I BENI DELLE PERSONE CHE VI ABITANO, OSSERVANDO COSÌ LA LORO DIGNITA’ E
IL LORO DIRITTO FONDAMENTALE AL DOMICILIO E ALLA VITA FAMILIARE, PROTETTI DAGLI
ARTT. 14 E 29 DELLA COSTITUZIONE, DAGLI ARTT. 7 E 33 DELLA CARTA DEI DIRITTI
FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA, DALL’ART. 8 DELLA CONVENZIONE EUROPEA PER LA
SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI E DALLE
PRESCRIZIONI DELLE NAZIONI UNITE IN MATERIA DI SGOMBERI FORZATI.
IN CASO DI SGOMBERO CHIEDIAMO DI CONTATTARE I NUMERI: [numero oscurato] OPPURE
[numero oscurato]
QUESTA TENDA È LA CASA
DELLA FAMIGLIA CHE LA ABITA
CHIEDIAMO ALLE FORZE DELL'ORDINE, GARANTI DELLA LEGALITÀ, DI RISPETTARE QUESTA
TENDA E I BENI DELLE PERSONE CHE VI ABITANO, OSSERVANDO COSÌ LA LORO DIGNITA’ E
IL LORO DIRITTO FONDAMENTALE AL DOMICILIO E ALLA VITA FAMILIARE, PROTETTI DAGLI
ARTT. 14 E 29 DELLA COSTITUZIONE, DAGLI ARTT. 7 E 33 DELLA CARTA DEI DIRITTI
FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA, DALL’ART. 8 DELLA CONVENZIONE EUROPEA PER LA
SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI E DALLE
PRESCRIZIONI DELLE NAZIONI UNITE IN MATERIA DI SGOMBERI FORZATI.
IN CASO DI SGOMBERO CHIEDIAMO DI CONTATTARE I NUMERI: [numero oscurato] OPPURE
[numero oscurato]
Di Fabrizio (del 15/10/2010 @ 09:53:11 in Italia, visitato 3153 volte)
Un'iniziativa solidale in favore delle famiglie rom sgomberate dal Rubattino. 10 e 24 ottobre, 7 e 21 novembre
dalle 7 alle 14
presso il Mercatino della Bovisa piazza Alfieri (stazione Ferrovie Nord)
Tutto il ricavato finanzierà i progetti di integrazione scolastica, abitativa e
lavorativa promossi dalla Comunità di Sant'Egidio e dalle "mamme e maestre del
Rubattino"
DIFFONDETE LA NOTIZIA!!!!
Chiunque abbia vestiti in ottimo stato (soprattutto da bambino/a) da regalare,
può scrivere a: abitiamo.bovisa@gmail.com
oppure portarli alla bancarella nei giorni del mercatino.
Di Fabrizio (del 31/05/2010 @ 09:52:34 in Italia, visitato 2452 volte)
Le tre "barachine" ritratte qua sotto da Lorenzo Mandelli non si differenziano da
quelle dei tanti campi "irregolari", tranne che per un piccolo importante
particolare.
Qual è?? (se non lo scoprite da soli, domani la soluzione)
Di Sucar Drom (del 13/12/2009 @ 09:52:26 in blog, visitato 1744 volte)
Venezia, consegnate alle famiglie sinte le nuove abitazioni
L’altra notte sono bastati 38 minuti per il trasloco delle famiglie sinte
veneziane nel nuovo Villaggio di via Vallenari. Lo ha reso noto il comandante
generale della Polizia municipale di Venezia, Marco Agostini, rispondendo alle
domande de...
Torino, Rom Città Aperta
Si rinnova la collaborazione del Sottodiciotto con il Centro Nazionale di
Documentazione e Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza (CNDA), il più
importante osservatorio italiano sul mondo dei minori, attraverso l’iniziativa
“...
Roma, Casilino 900: festa d’addio al campo nomadi
Si avvia a conclusione la storia quarantennale del campo rom Casilino 900, che
dovrebbe essere sgomberato nel prossimo mese di gennaio, per «celebrarla»
gli abitanti dell’insediamento propongono...
Napoli, il tribunale: la giovane Angelica? Stia in cella perché è Rom
Fanno discutere le motivazioni con cui il Tribunale per i minorenni ha respinto
la richiesta di scarcerare Angelica V., la giovanissima rom condannata per il
tentato rapimento della bambina di Ponticelli avvenuto nell’estate del 2008.
Angelica — condannata in primo grado e in appello — è i...
Mantova, rintracciateci all’evento “Discriminazione In-Forma”
Rintracciateci a Mantova all’evento “Discriminazione In-Forma”, giovedì 3
dicembre 2009, alle ore 18.00, presso la Libreria Feltrinelli, in Corso Umberto
I n.56. Lo Sportello Antidiscriminazioni di “Articolo 3” esplora il tema della
corretta informazione come mezzo per il ricono...
Milano, il Cardinale Tettamanzi critica la politica degli sgomberi contro i Rom
Dallo sgombero delle famiglie rom di Rubattino al rischio di infiltrazioni
mafiose nei cantieri delle grandi opere, dalla crisi economica all'Expo,
dall'abuso di alcol e droga alla questione del crocifisso nelle scuole: sono
molti i temi di scottante attual...
Milano, la Padania attacca Tettamanzi: "Ma è un vescovo o un imam?"
"Onorevole Tettamanzi", titolava a tutta pagina la Padania di ieri.
Nell'articolo, un affondo ancora più pesante: "Cardinale o imam? Se lo chiedono
in molti. Tettamanzi la città la vive poco". L'attacco del quotidiano della Lega
all'arcivescovo di Milano arriva a freddo, due gi...
Milano, la politica reagisce con imbarazzo all'appello del Cardinale Tettamanzi
L’unico che non glissa è Riccardo De Corato. «All’arcivescovo — dice il vice
sindaco — tocca la cura delle anime e quando si esprime su argomenti come la
solidarietà, l’uguaglianza, la giustizia, il perdono, parla ex cathedra. I suoi
richiami sono sempre degni di grande attenzione. Ma altra cosa ...
Milano, le reazioni politiche agli attacchi contro il Cardinale Tettamanzi
"I fustigatori, i tronisti e i Torquemada sono arrivati come un orologio (e un
referendum) svizzero. Non sono piaciute le critiche del cardinale Tettamanzi
alla recente raffica di sgomberi che ha messo sulla strada 250 rom di un
accampamento abusivo alla ...
Milano, Napolitano e Bertone chiedono rispetto per l’Arcivescovo Tettamanzi
"Raccomando rispetto e verità per il cardinale di Milano, un grande pastore
della Chiesa che dona la vita per il suo popolo". Così il segretario di Stato
vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, difende l'arcivescovo di Milano, cardinale
Dionigi Tettamanzi, o...
Quelle simmetrie polemiche, quella via segnata nella Costituzione
I recenti attacchi al cardinal Tettamanzi, paragonato a un «imam» dalla
"Padania" e criticato da alcuni ministri leghisti, ricordano, a chi non abbia la
memoria troppo corta, bordate analoghe lanciate, undici mesi fa, dalla
presidente del Piemonte, Mercedes Bresso (Pd) al cardinal Poletto, il qu...
Giornata mondiale dei Diritti Umani
Il 10 dicembre, la giornata internazionale dei diritti umani , promossa
dall'ONU, è dedicata alla "non discriminazione". Molte violazioni sono fondate,
secondo l'ONU, appunto sulla discriminazione, il razzismo e sull'esclusione per
motivi di caratte...
Pescara, Guarnieri: necessaria integrazione culturale dei Rom
"I conflitti con i rom presenti a Pescara e provincia stanno raggiungendo
livelli ingiustificabili ed eccessivamente pericolosi per il futuro". E' il
grido di allarme lanciato oggi a Pescara dalla Federazion...
Milano, arrivano i soldi per gli "alleggerimenti" mentre la società civile si
mobilita
La risposta della città e delle istituzioni alla presenza dei Rom «non può
essere l’azione di forza, senza alternative e prospettive, senza finalità
costruttive». Le parole del Cardinale Dionigi Tettamanzi venerdì scorso hanno
sollevato un’aspra polemica. Oggi il Ministro all’Interno, Rober...
I sogni dei bambini messi in banca sul web
Arriva una mappa del mondo attraverso i sogni dei bambini. Un giro del globo in
trecento notti, in trecento pensieri più reali del vero, raccontati da chi non
ha ancora dieci anni e un'immaginazione scapigliata che in un grattacielo della
periferia romana o in una capanna del Senegal rend...
Milano, leggere Tettamanzi prima di criticarlo
Il discorso alla città di Milano tenuto dal cardinale Dionigi Tettamanzi alla
vigilia di Sant'Ambrogio ha suscitato, quest'anno, un vespaio di polemiche che
non è facile placare. Sono note (e prevedibili) soprattutto le reazioni di parte
leghista, anche se alcuni esponenti del Carrocci...
Cosenza, premiato l'artista Bruno Morelli
Il 29 ottobre al Teatro Rendano l’artista Bruno Morelli ha ricevuto a il Premio
Carical per la Cultura Mediterranea istituito dalla Fondazione CARICAL.
L’importante premio è stato assegnato a Bruno Morelli nell’ambito della sezione
creatività. L’Istituto di Cultura Sinta si complimenta con Fo...
Emergenza civiltà
Qualche sera fa sono stato invitato a introdurre un libro di pedagogia
interculturale. L’incontro procedeva senza grossi scossoni e la platea
applaudiva e annuiva soddisfatta alle tesi espresse. Verso la fine della serata
ho chiesto all’autrice di parlarci di un paragrafo del suo libro ...
Di Fabrizio (del 21/06/2011 @ 09:51:03 in Italia, visitato 1558 volte)
L'assessore Granelli: "Svuoteremo pure gli spazi autorizzati, ma fino ad
allora controlli costanti". Aumento delle pattuglie nella zona di San Lorenzo,
in vista di un tavolo tra i gestori e i residenti di FRANCO VANNI
L'input dato ai vigili dal nuovo assessore alla sicurezza è chiaro: contrastare
sul nascere gli insediamenti rom abusivi. Sono già due gli «interventi
preventivi» che la polizia locale ha compiuto per allontanare nomadi che
stanziavano al di fuori dei campi autorizzati: in via Rubattino, dove erano
comparse capanne in lamiera, e in via Chiesa Rossa, dove alcune baracche si
trovavano fuori dall'accampamento regolare. «L'obiettivo è superare i campi,
assicurandosi che chi li occupa abbia sistemazioni dignitose e senza disagi per
la cittadinanza — dice Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e alla coesione
sociale — ma è anzitutto essenziale rafforzare i controlli per evitare che
nascano campi abusivi. Il monitoraggio e la prevenzione, affidata ai vigili,
consentirà di evitare di dovere poi procedere a sgomberi inutili».
La nuova indicazione è già stata data ai vigili. Granelli, dopo i primi
interventi, si dice soddisfatto di «un'azione che andrà di pari passo con le
politiche sociali, di modo che la vita nei campi, fino a quando esisteranno, sia
regolamentata». La richiesta di segnalare la comparsa di baracche, o lo
stazionare di camper, sarà fatta anche ai consiglieri di zona. E Granelli
prevede di impiegare sempre più i vigili nel controllo nei campi regolari.
Riccardo De Corato, consigliere di opposizione del Pdl ed ex assessore alla
Sicurezza, lo aveva pungolato: «A Rubattino sta nascendo una baraccopoli, mi
domando cosa voglia fare il nuovo assessore». Ora rilancia: «Fare vigilanza
significa poco. O si sgombera, o non serve mandare a spasso i vigili a fare
turismo».
De Corato, nei cinque anni da assessore, ha ordinato centinaia di sgomberi di
campi rom, attirando le critiche del centrosinistra e delle associazioni del
volontariato cattolico che gestiscono i campi. La previsione secondo cui la
giunta Pisapia avrebbe «trasformato Milano in zingaropoli» è stata uno dei
cavalli di battaglia della campagna elettorale del centrodestra. «La sicurezza è
una priorità, ma evitando azioni propagandistiche e dannose», dice Granelli, che
ha anche deciso l'aumento delle pattuglie la sera alle Colonne di San Lorenzo,
dove la movida provoca le proteste di residenti.
Nota da Mahalla:
Ho chiesto informazioni a Davide Castronovo, coordinatore del presidio
sociale presso il campo sosta di via Chiesa Rossa, che mi ha scritto:
Ciao Fabrizio,
si tratta, nel caso di Chiesa Rossa, di due "nuovi" nuclei famigliari
composti da figli di residenti regolari assegnatari di piazzola al campo.
Questi nuovi nuclei, essendosi separati da quello dei genitori, non hanno un
posto dove risiedere. La questione potrebbe momentaneamente essere risolta
con la richiesta di ospitalità temporanea al Comitato di Gestione o con
l'assegnazione da parte di quest'ultimo di piazzole libere (cosa difficile
visto il numero limitato di posti vuoti all'interno del campo).
Infine, lo sgombero riguarda anche aree esterne al campo occupate da
recinti per animali.
... aggiungendo che preferisce tenere per sé i
giudizi sulla nuova giunta.
Da Metro 14-10-2010 pag11 Piccoli rom a scuola.
Scuola da una settimana vagano fra ponti e zone degradate della città in cerca
di un riparo, sfuggendo ai ripetuti sgomberi. Ma ieri mattina si sono presentati
puntualmente sui loro banchi per il primo giorno di scuola. Per i 17 bimbi rom,
fino a non pochi giorni fa accampati in via Rubattino, ieri, è suonata la prima
campanella. Per altri 12 iscritti nelle elementari di Lambrate e Crescenzago,
no. I continui spostamenti hanno impedito loro di arrivare in classe."Nelle
condizioni in cui si trovano ora - spiega Elisa Giunipero della Comunità di
Sant'Egidio - era veramente difficile vederli a scuola. E invece 17 di loro
c'erano, a dimostrazione della grande volontà di integrazione, da parte loro e
dei loro genitori. Alcuni sono stati accompagnati dai volontari, altri sono
venuti con le famiglie - C'è chi ha fatto anche un'ora di strada per portarli a
scuola. Speriamo di rivederli anche nei prossimi giorni "Maestre e volontari
sono convinti che, senza il recente sgombero, ieri in classe sarebbero arrivati
tutti e ventinove." E invece di quei dodici non sappiamo nulla - racconta
Flaviana Robbiati, che insegna nell'elementare di via Cima - chissà dove sono.
Forse a nascondersi fra qualche cespuglio...Purtroppo questi piccoli vedono cose
che i bambini non dovrebbero vedere. Così non va bene"
Marco Bresolin
da d-news
14-09-2010 Diciassette presenti su 29 rom di via Rubattino Banchi vuoti a Lambrate e Crescenzago. Ieri altro blitz.
Su ventinove iscritti dai 5 ai 13 anni alle scuole di Lambrate e Crescenzago,
ieri mattina, primo giorno di scuola, se ne sono presentati 17. Quattro iscritti
alle medie, tutti gli altri alle elementari. Sono arrivati con le cartelle e gli
zaini preparati con una colletta, dai genitori e dagli insegnanti che in questi
anni, insieme alla Comunità di Sant'Egidio stanno portando avanti numerosi
progetti di integrazione. Una famiglia di rom ha dormito nei giardini davanti
alla scuola di via Feltre per garatnire la le lezioni al figlio. La mamma ha
partorito con un taglio cesareo 11 giorni fa. E ieri gli agenti della municipale
hanno sgomberato ancora: 24 rom allontanati da Rubattino che si erano fermati in
via Gozzoli.
da Dnews (freepress), 13 settembre 2010 Rubattino.
Lo sconforto dei volontari: «I blitz spostano il problema, non lo risolvono»
Primo giorno di scuola per i bimbi rom. «Ma ci aspettiamo molti banchi vuoti»
Docce in parrocchia:
Ieri pomeriggio, decine di alunni in via Pitteri per prepararsi al rientro in
classe
Enza Mastromatteo
Milano
Stamattina suona la campanella di inizio lezioni anche per i 29 bambini
sgomberati dal campo irregolare di via Rubattino, martedì scorso. «E purtroppo
ci aspettiamo molti banchi vuoti», spiega Stefano Pasta, della Comunità di
Sant'Egidio. «Nell'ultima settimana, alcune famiglie hanno subito un
allontanamento al giorno. Ora sappiamo dove sono, riusciamo a restare in
contatto con loro, ma domani chissà...», continua Pasta. Alcuni frequentano le
classi delle scuole di Crescenzago e Lambrate già da due o tre anni. Per altri è
il primo giorno. Da settimane, la comunità di Sant'Egidio, assieme alle maestre
e al comitato genitori della scuola di via Feltre, nella parrocchia dei Santi
Martino e Gerolamo Emiliani, portano avanti i corsi pre-scuola. «Questi sgomberi
mandano all'aria il faticoso lavoro di questi anni. Il degrado in cui vivono non
si combatte con i blitz, ma con l'integrazione», spiega Pasta, elencando i
risultati raggiunti finora: due case cointestate a famiglie milanesi e rom,14
famiglie inserite in progetti di inserimento abitativo e borse lavoro per
genitori rom, trasformate in assunzioni. «A novembre scorso c'erano 300 nomadi
in via Rubattino. Martedì scorso erano meno di 200. Che fine hanno fatto gli
altri? Non li hanno mandati via le ruspe, ma questi progetti di integrazione»,
sottolinea Pasta. Ieri pomeriggio, i volontari erano nella parrocchia di via
Pitteri per permettere ai bimbi di fare una doccia. Gli sfollati di Rubattino
hanno trovato una "casa" in altri posti di fortuna, all'ombra di nuove baracche.
E stamattina alcuni di loro ci metteranno fino a un'ora e mezza di strada sui
mezzi pubblici per raggiungere le loro scuole. Sempre che non arrivino di nuovo
le ruspe.
Il 21 Maggio del 2008 il Governo Italiano emana un decreto (Decreto Emergenza
Nomadi riguardante le Regioni Lazio, Campania e Lombardia) con il quale dichiara
lo stato di emergenza e attua una serie di misure dirette e indirette nei
confronti dei cittadini rom e sinti presenti sul territorio nazionale. A seguito
di tale decreto sulla base di tre Ordinanze Presidenziali emanate in data 30
Maggio 2008, i Prefetti di Napoli, Roma e Milano vengono nominati Commissari
Straordinari per l'emergenza nomadi, poiché, si legge nel preambolo del Decreto,
"[…] la situazione non è fronteggiabile con gli strumenti previsti dalla
normativa ordinaria".
A Milano, in Lombardia la politica attuata per fronteggiare la questione rom
segue due direzioni, una relativa alle "Aree di sosta autorizzata destinate ai
nomadi", ovvero gli undici campi regolari del Comune di Milano stesso e l'altra
che riguarda gli insediamenti definiti "campi abusivi".
Le risorse a disposizione della città di Milano e vincolate all'implementazione
di azioni rivolte ai cittadini rom e sinti arrivano a circa 13.000.000 di euro
destinati dal Ministero dell'Interno nel Luglio 2009 per fronteggiare
"l'emergenza nomadi". Del totale circa 4.000.000,00 euro sono destinati ad
attività sociali da realizzare all'interno dei campi regolari, il resto, ovvero
circa 9.000.000 euro, vengono spesi per azioni volte a migliorare la sicurezza
urbana e tutelare l'ordine pubblico, azioni che si concretizzano principalmente
negli sgomberi forzati dei campi abusivi.
Il presente contributo vuole fornire sinteticamente alcuni elementi relativi
alle politiche di sgombero attuate come unica misura di gestione degli
insediamenti abusivi, ovvero insediamenti di varie dimensioni (da poche persone
fino a 600 abitanti come accadde nel campo di Piazzale Alfieri alla Bovisa nel
2008) che sorgono spontaneamente su terreni privati o pubblici, palazzi
abbandonati, aree verdi etc…e abitati nella quasi totalità dei casi, da
cittadini rom di origine romena presenti sul territorio nazionale da ormai
alcuni anni.
La complessità della realtà rom e il suo declinarsi come questione
socio-politica infatti necessiterebbe di un approfondimento che non è possibile
esaurire in poche righe.
Nelle sue dichiarazioni pubbliche, il vice sindaco De Corato ha più volte
ribadito la volontà di eliminare la totalità degli insediamenti abusivi
allontanandone gli abitanti dal territorio milanese. Dal 2007 ad oggi la
soluzione proposta è dunque quella dello sgombero continuativo di tali
insediamenti con una frequenza che è andata intensificandosi fino a raggiungere
la media di circa uno o più sgomberi al giorno.
Sempre nelle dichiarazioni pubbliche dei politici interessati viene registrato
un significativo abbassamento delle presenze dei rom sul territorio cittadino,
numeri smentiti dai censimenti ufficiali realizzati dalla Questura nonché dalle
informazioni diffuse dalle agenzie di ricerca sociale e dagli enti del terzo
settore attivi a Milano ed hinterland.
Altro dato interessante che emerge da un'analisi diacronica della politica degli
sgomberi è che la stessa concorre in modo primario al riprodursi dei campi
stessi e in modo frequente all'interno di aree già ripetutamente sgomberate,
all'aumento del numero degli insediamenti abusivi, al peggioramento delle
condizioni di vita degli abitanti rom, all'interruzione di percorsi di
scolarizzazione dei minori, di inserimento lavorativo degli adulti e di tutela
sanitaria di minori e donne con particolare attenzione alle donne in gravidanza.
Le modalità di sgombero forzato adottate, oltre che violare il diritto ad un
alloggio adeguato, non tengono conto di nessuna delle procedure di garanzia
individuate dal Comitato sui Diritti Economici, Culturali e Sociali e delle
Nazioni Unite (CESCR) quali:
a) L'opportunità di una reale consultazione con gli interessati
b) Un adeguato e ragionevole preavviso per tutte le persone interessate prima
della data prevista per lo sgombero
c) Informazioni sugli sgomberi previsti e ove possibile sull'utilizzo successivo
del terreno o delle abitazioni, dovrebbero essere rese disponibili in tempi
ragionevoli a tutti coloro interessanti dai provvedimenti;
d) In particolare, quando sono coinvolti gruppi di persone, funzionari
governativi o loro rappresentanti dovrebbero essere presenti durante lo
sgombero,
e) Tutte le persone che effettuano lo sgombero dovrebbero essere correttamente
identificate
f) Gli sgomberi non dovrebbero aver luogo in condizioni climatiche
particolarmente avverse o di notte a meno che le persone coinvolte non ne diano
il consenso,
g) Dovrebbero essere forniti strumenti di ricorso legale e
h) dove possibile, assistenza legale alle persone che lo richiedono qualora
volessero ricorrere alla giustizia
Di seguito sono indicati i principali sgomberi effettuati dal 31.08.2010 al
30.09.2010 di cui è possibile trovare traccia in comunicati stampa, articoli e
dichiarazioni pubbliche.
A titolo di esempio si segnala la situazione del campo abusivo di Via Rubattino
sgomberato lo scorso 19 Novembre 2009 (300 persone) nonostante la mobilitazione
dell'intero quartiere che voleva preservare i percorsi di integrazione
scolastica e sociale di 36 minori e delle loro famiglie. Le insegnanti, i
genitori dei compagni di classe, le associazioni del terzo settore, a seguito
dello sgombero si sono mobilitate per collocare alcune delle famiglie.
Il 7 Settembre 2010 Via Rubattino arriva a contare nuovamente circa 200
presenze. All'appello mancano le circa 80 persone, tra adulti e minori, che sono
state inserite in percorsi di autonomia abitativa, inserimento lavorativo grazie
alla rete di solidarietà creata dai cittadini del quartiere e dalle
associazioni.
Tutti gli abitanti presenti al campo sono persone pluri- sgomberate che nei
giorni seguenti subiranno una vera e propria "caccia all'uomo".
(Greta Persico e Stefano Pasta, settembre 2010)
31 agosto 2010:
Parco Cassinis (2 campi): 35 Rom rumeni (25 adulti e 10 bambini) sgomberati
dalla polizia locale. Vengono smantellate 20 tende.
Dal 2007, totale sgomberi effettuati: 306.
03-04 settembre 2010: 6 sgomberi in 24 ore.
Via Zubiani: 20 rom rumeni vengono sgomberati da una zona di verde pubblico da
parte della polizia locale, 7 tende vengono demolite.
Via Zubiani: durante la notte, la polizia locale sgombera 15 Rom rumeni che
hanno acceso un fuoco per scaldarsi.
Parco Cassinis (nei pressi di via San Dionigi): 20 Rom rumeni sono sgomberati da
5 auto della polizia locale.
Via Malaga: 5 caravan appartenenti a Sinti provenienti dalla Sicilia vengono
sgomberati. I proprietari delle roulotte ricevono ammende pari a 450 euro.
Via Civitavecchia: 3 roulotte di Rom rumeni vengono sgomberate. I proprietari
delle roulotte ricevono una multa di 450 euro.
7 settembre 2010:
Rubattino: circa 180 rom rumeni vengono sgomberati sotto la pioggia. Per tutta
la giornata e nei giorni seguenti i rom vengono allontanati ripetutamente dai
luoghi dove cercano riparo. Alle donne sole o con minori di età superiore ai 5
anni circa vengono offerti alcuni posti presso il dormitorio pubblico sito in
viale Ortles; accettano la proposta in 29 tra cui 12 minori. Alle mamme con
minori neonati o molto piccoli viene offerta l'accoglienza presso alcune
comunità mamma-bambino in città e provincia; accettano il collocamento solo due
donne con due minori, altre rifiutano l'accoglienza per paura che i minori
vengano loro sottratti una volta in struttura. Agli uomini non viene fatta
alcuna proposta di accoglienza, ad esclusione di un nucleo di anziani anch'essi
collocati presso il dormitorio pubblico.
8 settembre 2010:
Un gruppo di rom – circa 30/40 persone, secondo le forze dell'ordine - sono
arrivati intorno alle 21 in via delle Regioni, zona Redecesio, in seguito allo
sgombero dell'insediamento di via Rubattino.
10 settembre, 2010:
Bacula; 40 Rom rumeni sgomberati.
Rubattino; 30 Rom rumeni sgomberati da via Caduti di Marcinelle-via Rubattino.
Due donne e un bambino accettano la separazione dal marito e vengono accolte in
comunità.
Via Ceresio: 4 caravan di un gruppo proveniente da Napoli viene sgomberato da
una rimessa di autobus
Via Novara: 12 roulotte di 40 Camminanti siciliani vengono sgomberate
13 settembre 2010:
Via Gozzoli: 24 Rom rumeni (di cui 6 bambini), provenienti da Rubattino sono
sgomberati, 9 tende e una baracca vengono demolite.
Sale a 320 il totale sgomberi effettuati dal 2007
15 settembre 2010:
Rogoredo (zona Tangenziale Est): 38 baracche e 2 tende vengono demolite dalla
polizia locale (22 poliziotti) in un'area pubblica. Secondo il Comune di Milano,
tutti i rom rumeni hanno rifiutato alternative di alloggio per donne e bambini.
Via Forlanini (ex polveriera in una zona abbandonata). 30 Rom rumeni sgomberati
da 3 pattuglie (polizia locale), 5 tende e una baracca vengono demolite. Nel
momento dello sgombero, erano presenti due soli uomini (di circa 35 anni). Via
Forlanini, come moltissimi altri luoghi di questo elenco, è stato sfrattato più
volte.
Via Toledo in zona Rogoredo: 8 Rom rumeni tra cui 2 bambini vengono sgomberati
dalla polizia locale e 2 baracche demolite. Nel luogo dove hanno vissuto vi era
un cantiere abusivo abbandonato con presenza di amianto.
16 Settembre 2010:
Bacula, 40 persone circa provenienti dal campo precedentemente sgomberato di via
Rubattino vengono nuovamente allontanate; non vengono fatte offerte alternative
di alloggio.
La situazione del cavalcavia Bacula è forse una tra le più emblematiche tra
tutti gli sgomberi presentati; non è infatti possibile, ad oggi, conteggiare gli
sgomberi effettuati realmente in tale insediamento.
Dalle testimonianze raccolte e ricostruendo le informazioni dei vari comunicati
stampa durante la maggior parte dell'anno vengono infatti realizzati circa due o
più sgomberi a settimana.
22 Settembre 2010:
Chiaravalle: 45 rom rumeni sgomberati dalla polizia locale (15 poliziotti) da
una zona tra il cimitero e l'abbazia di Chiaravalle. 5 tende e 8 baracche
vengono demolite.
Secondo le dichiarazioni di De Corato, erano presenti gli assistenti sociali ma
i rom hanno rifiutato le proposte di alloggio.
"Salgono a 335 gli sgomberi effettuati dal 2007 - sottolinea De Corato - 159 nel
2010[…]"
(Omnimilano.it del 22.09.2010 ore 11:16)
28 settembre 2010:
Via Cristina di Belgioioso: 7 baracche demolite in una zona privata, 20 Rom
rumeni sgomberati.
Di Fabrizio (del 20/11/2011 @ 09:48:21 in Italia, visitato 2960 volte)
Due anni fa, era il 19 novembre, GIORNATA DEI DIRITTI DELL'INFANZIA,
grande iniziativa a tema in Comune. Pioveva, e
quello stesso giorno alcuni bambini DIVERSI venivano sbattuti per strada con
i loro genitori e niente da portarsi dietro, dallo stesso comune di Milano.
Iniziò allora la RESISTENZA di
Rubattino, che vide assieme le famiglie rom, gli insegnanti, i genitori
dei loro compagni di scuola, cittadini, sacerdoti, persino un produttore di
vino... Si concretizzò l'idea di una Milano diversa e solidale, che non si
limitava a protestare, ma sapeva reagire.
Anche da quell'esperienza, è nato il cambio di maggioranza della primavera
scorsa.
Venerdì scorso, a due anni da quello sgombero, è stato presentato
il libro che racconta di questa esperienza. Alla presentazione, una delle
oratrici era l'attuale vice sindaco, Maria Grazia Guida, che dopo il suo
intervento si è subito eclissata.
Ai compagni, agli amici che pieni di buona volontà tentavano di coinvolgermi,
ho provato a spiegare con qualche difficoltà perché non avrei aderito. Provo a
farlo con voi, premettendo che quello che potrà sembrarvi uno sfogo personale, è
in realtà una questione POLITICA (come sempre):
Anche se non amo parlare di me, confesso che sacchi a pelo, coperte,
piumoni, giacche a vento ecc. li raccolgo tutto l'anno e senza tanta
pubblicità; preciso: non sono il solo. Finiscono in quei campi nomadi
ABUSIVI, il cui sgombero per De Corato era un vanto da esibire, e per la
nuova giunta invece una storia minore da tenere nascosta.
Noi, sfigati volontari, quei Rom ancora più sfigati, i cittadini che
se li ritrovano rimbalzati sotto casa nell'eterno gioco di guardie e ladri,
non abbiamo ancora capito la differenza tra uno sgombero fascista e uno
democratico... forse adesso al posto della ruspa i vigili porteranno caffè e
giornale, resta il fatto che l'unica soluzione proposta rimane quella della
divisione dei nuclei famigliari: donne e bambini piccoli nei centri
d'accoglienza, uomini e bambini grandi a spasso.
Ma perché facciamo questo tutto l'anno, immaginate con quale gioia per
le nostre tasche? Perché durante questi sgomberi quello che abbiamo
procurato in precedenza va perso e va reintegrato di continuo.
QUESTO E' L'ASSURDO DELL'APPELLO DI PISAPIA: da un lato la sua
amministrazione è complice nel non voler affrontare il problema e nella
distruzione di nostre proprietà private, dall'altro ci chiede di dare una
mano a quelli che sono i SUOI poveri (o i poveri buoni, o i poveri che vuole
rendere visibili - fate voi).
Per me, per chi come me questo l'ha sempre fatto in silenzio, tutti i
poveri hanno pari dignità e pari bisogni, al di là che abbiano o meno un
documento in tasca. E questo è il nodo politico.
Comunque, non è questo il cambiamento per cui avevamo votato.
Tra l'altro, sinora ho scritto della situazione nei campi abusivi. Ma
esistono anche quelli comunali dove, a maggior ragione, chi ci abita aspettava
segnali di uscita da un'incertezza che dura da anni.
Cosa chiedevano questi nostri concittadini (di cui molti sono italiani, non
dimentichiamolo)?
Prima di tutto, poter parlare in prima persona sulla loro situazione.
NESSUNA RISPOSTA.
Capire quale sarà il loro destino, visto che in comune si continua a
parlare di "superamento dei campi". NESSUNA RISPOSTA.
Poi, visto che i campi li si vuole chiudere, ma nel contempo stanno
cadendo a pezzi perché da anni manca la manutenzione, che si facciano
quantomeno i lavori indispensabili: restaurare ciò che è a rischio crollo,
assicurare acqua ed elettricità, mettere i campi in sicurezza. NESSUNA
RISPOSTA.
Mi tocca ripetere quello che ho già scritto altre volte: "Novembre non è
il mese più adatto per giocare al piccolo campeggiatore" Vedete di capirlo, voi
ed i vostri appelli alla carità cristiana!
Novità: dopo un mese e mezzo passato al telefono, i Rom di via Idro hanno ottenuto un incontro con il dirigente dell'Ufficio Nomadi. Si trattava, e si tratta tuttora, di urgenza. Un sentito applauso al tempismo dimostrato.
VENERDI' 18 NOVEMBRE 2011 alle ore 18 presso la Sala delle Colonne – Banca Popolare di Milano (via san Paolo
12, Milano)
I ROM DI VIA RUBATTINO Una scuola di solidarietà
Elisa Giunipero e Flaviana Robbiati (a cura di)
Presentazione di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio
Collana Libroteca Paoline ISBN 88-315-4055-1
Milano, 19 novembre 2009: la baraccopoli di via Rubattino, occupata da circa
trecento rom, viene sgomberata dalle forze dell'ordine. Un'operazione gonfiata
ad arte per rassicurare i cittadini milanesi circa la presenza, guardata con
diffidenza e con sospetto, dei Rom. Questa operazione crea una reazione
inaspettata: i cittadini si mobilitano in favore dei rom. Famiglie milanesi
aprono la porta della propria casa per dare ospitalità ad alcune famiglie che
non avrebbero alternative reali alla strada. Tutto questo è avvenuto perché i
pregiudizi alimentati da una informazione tendenziosa hanno lasciato il posto
alla conoscenza reciproca.
Rom fa rima ancora oggi con allarme sociale e l'unica cosa che sembra restare è
il dovere di schierarsi. Sui rom ci si scontra senza mai fare una proposta o
indicare una possibile soluzione. Questo libro ha il grande vantaggio di
guardare in faccia la realtà così com'è, senza aggiunte né proclami, allo scopo
di provare a identificare una via da percorrere, pur consapevoli che non si
tratta di un cammino in discesa, ma certamente, per tanti motivi, in salita.
(dalla presentazione di Marco Impagliazzo)
Questo libro racconta la straordinaria avventura di incontro, solidarietà,
amicizia tra un quartiere di Milano e i Rom, avventura iniziata con l'iscrizione
a scuola di 36 bambini rom da parte della Comunità di Sant'Egidio. La scuola si
è rivelata così il primo luogo di un'integrazione, non facile ma possibile.
La rete di simpatia, buon senso, generosità, voglia di cambiare che ha
circondato i Rom di via Rubattino ha molto da dire al clima di antigitanismo che
sembra crescere in Europa. Gli autori di questo libro sono tanti: maestre,
genitori e alunni delle scuole, volontari, cittadini, giornalisti. Scritto come
cronaca diventa testimonianza di percorsi possibili e stimolo a cercare strade
di integrazione, unico futuro possibile.
A due anni esatti dallo sgombero e in occasione della Giornata dei diritti
dell'infanzia, il libro viene presentato dalla Comunità di Sant'Egidio e dalle
Mamme e maestre di Rubattino
Intervengono:
Maria Grazia Guida – Vicesindaco di Milano; Giangiacomo Schiavi – Corriere della
Sera; Gianni Zappa – Arcidiocesi di Milano; Corrado Mandreoli – CGIL; Garofita
Durusan – donna rom sgomberata da via Rubattino; Bianca Zirulia – Mamme e
maestre di Rubattino.
Musiche di Jovica Jovic.
Le Curatrici
Elisa Giunipero, della Comunità di Sant'Egidio, è impegnata nelle attività a
favore dei rom a Milano. Flaviana Robbiati, maestra elementare, da trentacinque anni insegna nella scuola
vicina a via Rubattino, a Milano.
é con immenso piacere che vi invitiamo alla nostra prima iniziativa:
un'analisi della cultura e della storia del popolo ROM per conoscerlo e
comprenderlo e non farsi contaminare dagli stereotipi razzisti che lo dipingono
come il nuovo "nemico". Un'iniziativa che prende spunto dalle celebrazioni
del giorno della Memoria per ricordare quelle vittime troppo spesso
dimenticate dalla storia.
L'iniziativa si articolerà su tre interventi: una relazione di carattere
storico, tenuta il 24 gennaio dal Prof. Finzi, che illustrerà la
storia degli "zingari" dall'India all'Europa e delle secolari persecuzioni
contro di loro, focalizzando l'attenzione sul genocidio perpetrato dai
nazi-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale (con proiezione di
testimonianze di Rom e Sinti internati ad Auschwitz) per arrivare ai giorni
nostri, in Italia e nel mondo, con i Rom e i Sinti sempre vittime di politiche
di esclusione quando non di vera e propria persecuzione;
una relazione di carattere sociologico per far conoscere la struttura e
l'organizzazione delle etnie del popolo Rom e le politiche possibili tenuta il
21 febbraio dai Prof. A. Alietti e M. Pagani, e un momento
artistico rappresentato da artisti Rom, i Muzikanti, che si terrà al
Parco Trotter il 9 aprile.
La relazione di storia del Prof. Finzi verrà ripetuta a tutti gli studenti
delle classi V del Civico Liceo Linguistico A. Manzoni, in Via Rubattino,
proprio nel giorno della Memoria.
Di seguito i dettagli nella speranza di potervi avere tutti nostri graditi
ospiti
Titti Benvenuto
Zona 3 per la Costituzione
ROM e SINTI: un percorso di conoscenza per una convivenza possibile attraverso
LA STORIA: lunedì 24 gennaio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano Conferenza del prof. P. Finzi: giornalista, saggista e politologo "A FORZA DI ESSERE VENTO: lo sterminio nazista dei Rom e dei Sinti"
LA CULTURA: lunedì 21 febbraio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano Conferenza dei
Prof. A. Alietti: docente di Sociologia Urbana e di Comunità, Università di
Ferrara
Prof. M. Pagani: studioso e presidente dell'Opera Nomadi di Milano "Origine, organizzazione e politiche possibili delle società Rom e Sinti"
L'ARTE: sabato 9 aprile - ore 15:00
presso il parco Trotter, via Padova 69, Milano Concerto di musica rom con il gruppo "I MUZIKANTI"
Qualcosa su di noi: Via Idro si trova a Milano, in zona nord-est praticamente al termine di via
Padova, non lontano dalla tangenziale est, al confine con i comuni di Sesto San
Giovanni e Cologno Monzese.
Quasi in aperta campagna, al numero 62, da oltre 20 anni vi risiedono in un
campo comunale circa 120 Rom Harvati, metà di loro hanno meno di 18 anni. Di
lontana origine croata, sono presenti nella zona da oltre 40 anni, prima in
sistemazioni di fortuna e dal 1989 lì regolarmente residenti.
Sono cittadini italiani, scolarizzati dalla metà degli anni '80, iscritti al
SSN. Inizialmente era solo un prato abbandonato, dove erano piazzate le roulotte
attorno ad un sentiero che lo percorre come un anello, sentiero poi asfaltato
dal comune. Data la situazione di relativa tranquillità degli anni scorsi, le
famiglie hanno potuto col tempo sistemare i propri spazi, rendendo il campo
simile ad un piccolo campeggio. Nel villaggio ci sono anche due MONUMENTI:
proprio di fronte all'ingresso LA GRANDE SERRA DEL PERDUTO
LAVORO, costruita quando la cooperativa LACI BUTI (Buon Lavoro
nella loro lingua, la cooperativa è formata dai rom stessi
diplomatisi operatori del verde agli inizi degli anni '90)
coltivava piante da vendere al mercato. Ora il monumento è in
disuso, perché il comune non ha più rinnovato la licenza di
vendita.
Al centro del villaggio: il CENTRO POLIFUNZIONALE. Costruito
una quindicina d'anni fa dal comune, nelle intenzioni doveva
essere un centro comunitario, presidio sanitario e sociale. In
tutti questi anni è stato adoperato 5-6 volte. E' intenzione
degli abitanti riportarlo all'originaria funzione, già ora
sarebbe possibile utilizzarlo per tenere corsi di cucito e
sartoria. Inoltre potrebbe aprirsi ad iniziative e mostre in
collaborazione con la zona.
Inoltre nel villaggio risiedono gli ultimi allevatori di cavalli dell'area di
Milano, eredi di una lunga tradizione. Anni fa, quando nell'insediamento si
erano formate diverse squadre di calcio, divise per età, era stata anche
bonificata un'area per sistemarla a terreno di calcio, che fu teatro di
memorabili sfide con altre squadre del quartiere.
Questo, in poche parole, il vissuto di un insediamento storico. Sia chiaro, i
problemi non sono mai mancati e non mancano tuttora. Ma nei decenni passati, la
comune volontà degli abitanti, delle varie amministrazioni comunali, dei
cittadini e dei volontari di zona, avevano fatto sì che questo fosse conosciuto
come un campo modello nella realtà milanese. L'abbandono degli ultimi anni, la
mancanza di manutenzione e di politiche sociali, assieme alla volontà delle
ultime amministrazioni di procedere ad una progressiva chiusura del campo, hanno
portato ad un progressivo deteriorarsi della situazione.
Da questo è nato un
progetto partecipato di riqualificazione dell'insediamento, accompagnato da
un lungo confronto tra gli stessi abitanti e le forze politiche e sociali della
zona, per dare finalmente sicurezze a chi risiede in zona da decenni ed
all'insediamento un carattere di villaggio solidale pienamente inserito
nell'area del costituendo Parco della Media Valle del Lambro. Il progetto spazia
in diversi ambiti: da quello del lavoro, all'abitare, alla scuola,
all'interazione col quartiere e con la città. E' anche il senso della
partecipazione per la prima volta della comunità di via Idro alla festa VIA
PADOVA E' MEGLIO DI MILANO, in quanto componente degli storici quartieri di
Crescenzago-Gobba-Adriano. Sperando, con il contributo di artisti, cantanti,
musici, scrittori e vari testimoni, di offrirvi un panorama ricco ed
interessante di questa cultura, vi aspettiamo tutti il 19 e 20 maggio.
Programma
Sabato 19 maggio
dalle 10.00 alle 12.00: Ti costruisco una storia:
laboratori per bambini - Preparazione con i bambini dei
costumi e delle scenografie dello spettacolo teatrale del
pomeriggio. Laboratorio curato da Stefania Benedetti, Mela
Tomaselli, Karisa Kahindi (a cura di associazione AB)
dalle 10.30 alle 11.30: Il tempo dell'incertezza:
comunità stanziali e sgomberate a confronto - Letture
di brani dei libri METROPOLI PER PRINCIPIANTI (Gianni Biondillo)
e di I ROM DI VIA RUBATTINO - UNA SCUOLA DI SOLIDARIETA' (a cura
di Elisa Giunipiero e Flaviana Robbiati), effettuate dagli
autori e con la presenza dei protagonisti. (a cura di Martesana 2 e
Comunità rom di via Idro)
dalle 16.00 alle 17.00: Racconterò una fiaba che mi
hanno raccontato - "L'anim-attrice" Stefania Benedetti
condurrà per mano il pubblico attraverso un racconto del popolo
rom (a cura di associazione AB)
dalle 19.00 alle 20.00: The million dollar Kid -
Proiezione del documentario (40’ circa) sui Traveller in
Irlanda, alla presenza del regista Gian Maria Carrara, presso il
centro polifunzionale. Interazione con gli ultimi allevatori di
cavalli della città, che risiedono proprio in via Idro (a
cura di Vivere in Zona 2 e Comunità rom di via Idro)
dalle 21.00 alle 23.30: Musiche randagie – Antonio Ricci, Valeria Lista, Rosa Maurelli, Rosanna Casè e Piero Leodi. - Pietro Marazza e Paola D'Alessandro. - OSPITE SPECIALE: Alessio Lega (a
cura di Comunità rom di via Idro e Anpi Crescenzago)
Domenica 20 maggio
dalle 10.30 alle 11.30: Non siamo nomadi, siamo
cittadini? - presentazione del libro VICINI DISTANTI,
CRONACHE DA VIA IDRO (a cura di Fabrizio Casavola). L'autore
intervisterà alcuni protagonisti del libro su problemi,
speranze, racconti, promesse, riguardo la loro presenza
quarantennale in zona 2, da ascoltarsi nelle loro piazzole di
sosta, sorbendosi un caffè (a cura di Vivere in Zona 2 e
Comunità rom di via Idro)
dalle 15.00 alle 18.00: I nipoti di Zampanò -
Clown, trampolieri, mangiafuoco, fachiri e giocolieri... grandi
e piccini faranno un balzo indietro nel tempo, com'era una volta
lo spettacolo itinerante, in compagnia degli artisti del
Circo
Ciccioli(a cura di Vivere in Zona 2)
tra le 18.00 e le 18.30: arrivo della Biciclettata
poetico meticcia con performance poetica (a cura di
Teatro degli Incontri)
dalle 18.30 alle 21.00: Video e suoni con Annese e
Finessi – DALLE TERRE DI NESSUNO, 2009, 53',
documentario di Elvio Annese - “Se un giorno d'inverno un
suonatore di fisarmonica...” Un film di Valerio Finessi con
Jovica Jovic. Due sguardi sui mutamenti urbani (a cura di
City ART)
dalle 21.30 alle 22.30: Dopocena con Ratko -
Cabaret con Luca Klobas (Zelig). Consigli, suggerimenti,
opinioni e dritte per neoarrivati e lungodegenti, su come
sopravvivere all'Italia e agli italiani (a cura di Vivere in
Zona 2)
Inoltre, durante tutta la durata della festa: per i più piccini, giro del
villaggio di via Idro a dorso di pony.
Il villaggio vedrà l'esposizione di ZigZart: un evento di
urban art con 10 installazioni che si relazionano con la realtà urbana,
estrapolando significati dai luoghi toccati, danno visioni creative cercando di
costruire relazioni e istigare processi trasformativi. Il villaggio nomade è un
luogo urbano, un possibile terreno comune, dove sperimentare convivenze e
relazioni tra culture diverse, tessere fili tra una realtà concreta degli
abitanti del villaggio e il mondo circostante. (evento a cura di Sitart)
Di Fabrizio (del 07/06/2011 @ 09:46:06 in lavoro, visitato 1833 volte)
Ricevo da Alessandra Cangemi
Siamo un gruppo di una quindicina di cittadini milanesi della zona
Lambrate-Rubattino che si sono conosciuti e uniti per un progetto comune.
Dallo sgombero del campo nomadi di via Rubattino nel novembre 2009 stiamo
seguendo una famiglia rom di 6 persone nella faticosa impresa di inserimento
abitativo e lavorativo. Nel .doc allegato è ben riassunta la nostra e loro
esperienza di quest'ultimo anno e mezzo e c'è anche un appello che rivolgiamo a
tutti, leggetela (chi vuole, la richieda
scrivendomi
ndr).
Ora però abbiamo avuto quest'idea per cercare di migliorare la loro situazione
economica.
Alina (la mamma) ha trovato lavoro in una cascina di Melegnano dove coltiva
verdure biologiche e con il benestare della proprietaria potrebbe avere delle
verdure in conto-vendita da rivendere ad amici e conoscenti.
Con suo marito Sandu, una sera alla settimana potrebbe portare a Milano (zone di
nord-est) con la macchina le verdure che la cascina produce e chi è interessato
potrebbe ordinarle e venirle a ritirare in un luogo prescelto.
- si tratta di verdure biologiche appena colte
- a Km zero
- prodotte che più eticamente non si può
- Alina potrebbe tirar su qualche soldo per l'affitto
- in questo modo sosterremmo una cooperativa sociale
- potrebbe essere l'inizio di altri progetti da pensare insieme alla
cooperativa per dare lavoro e casa ad altre famiglie svantaggiate
Per ora si può scegliere tra 2 tipi di cassette di ortaggi bio (circa 3 kg di
verdura) a 7,00 euro ciascuna
Cassetta A:
1 kg zucchine
1 kg coste
350 gr
lattuga gentile
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo
Cassetta B:
1 kg cime di rapa
1 kg
zucchine
350 gr lattuga canasta
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo
Purtroppo la scelta delle verdure in questo momento è un po' limitata, più
avanti ci saranno anche pomodori, peperoni e fagiolini.
Entro lunedì a mezzogiorno ci devono ritornare i vostri ordini
via mail.
La consegna in zona Lambrate/Feltre è lunedì 6 dalle 18 in poi in Via Pisani
Dossi 12 (citofono Mandelli/Bianchi). Oppure anche la mattina dopo, se avete
problemi, perché tanto qui c'è sempre qualcuno (non oltre perché non possiamo
tenervela in frigo).
Ovviamente si può ordinare anche più di una cassetta...
Se ci sono richieste numerose provenienti da altre zone si potrebbero trovare
anche altri punti di riferimento più comodi per la consegna.
Ieri nell’aula consiliare di Palazzo Marino l’assessore alla Famiglia (!)
Mariolina Moioli festeggiava la XXª Giornata internazionale dei diritti
dell’Infanzia. Poche ore prima, in un’alba livida come questa città, centinaia
di poliziotti, carabinieri, poliziotti locali sgomberavano 300 persone di etnia
rom con 80 bambini, 40 dei quali frequentavano le scuole del quartiere. Con le
poche cose personali, venivano distrutte le speranze di una vita meno
disumana per queste 40 famiglie, per chi aveva un lavoro, precario e in nero ma
lavoro, e aveva cercato di inserirsi in un contesto civile grazie alla
solidarietà delle maestre delle scuole, di cittadini che accompagnavano i
piccoli «zingari» a scuola e soprattutto delle associazioni – la comunità di
Sant’Egidio e i Padri somaschi soprattutto - che sostenevano questo faticoso
percorso di inserimento sociale. In questa coincidenza, non casuale, perché uno
sgombero non si improvvisa, c’è tutta la ferocia di questa città, della sua
squallida amministrazione i cui spiriti più brillanti sono il vicesindaco De
Corato che si vanta di circa 150 sgomberi in un anno e il capogruppo leghista
Salvini, quello delle carrozze separate per gli extracomunitari e del fora dai
ball per i rom e «mai una moschea a Milano».
Si può essere stupefatti dall’arroganza di questa amministrazione nell’esercizio
del potere, che non teme nemmeno la critica e se ne frega, virilmente, delle
normative nazionali e internazionali che tutelano l’infanzia e che prevedono
garanzie in caso di sgomberi (preavviso, alternative, ecc.). Ma io non mi
stupisco più, ho capito che questa Milano, con il suo Expo, i suoi affari in
mano a ‘Ndrangheta e Camorra, la scelta di cancellare la cultura
dell’accoglienza e della solidarietà, è una città fuori dall’umanità, una città
che perde i suoi giovani e la sua cultura, una città senza più anima, destinata
a essere un deserto nel quale le voci dell’umanità si spengono. Ma in questa
città io ho fatto un figlio e ho visto nell’ospedale nel quale mio figlio è nato
tante altre zingare, tanti altri extracomunitari che mettevano al mondo i loro
figli e credo che con queste nuove vite abbiamo seminato il fiore della
speranza. Quando cresceranno questi bambini così diversi da De Corato e da
Salvini (ma com’erano da piccoli, rubavano i giochi ai loro vicini?) non saranno
soli e tutti insieme aiuteranno questa città e ritornare civile, giusta e umana.
Di Fabrizio (del 04/02/2011 @ 09:43:01 in Italia, visitato 2228 volte)
INCONTRO PUBBLICO - VENERDI' 11 FEBBRAIO 2011 ORE 20.45
SALA DELLA PARROCCHIA DI GESU' A NAZARETH
Largo Bigatti (Quartiere Adriano) MILANO
Parliamo dei Rom: in particolare delle famiglie che abitano nella Comunità di
via Idro, ma anche di quelle di Triboniano, dei continui sgomberi delle
famiglie stanziate a Rubattino, Bacula, Forlanini e Bovisa e più in generale di
quella che comunemente viene definita "l'emergenza Rom a Milano".
Le soluzioni adottate in questi anni nella città di Milano come hanno affrontato
la questione? Hanno risolto il problema?
Altri comuni hanno operato in modo diverso: hanno sperimentato, positivamente,
politiche di sostegno all'integrazione, di accompagnamento all'inserimento
lavorativo, scolastico ed abitativo, con l'appoggio delle Comunità Locali.
Ascolteremo le testimonianze: · della Comunità Rom di Via Idro 62
· della Comunità Rom di Triboniano
· del Comitato Forlanini
· del Gruppo delle mamme e maestre di Rubattino
· dell'Associazione "elementare.russo"
· di Paolo Fior condirettore di "T" il giornale del Trotter
· di Don Massimo Mapelli della Fondazione Casa della Carità
· dell'Avv. Livio Neri del gruppo degli "Avvocati per Niente"
· di Ernesto Rossi dell'Associazione "Apertamente" di Buccinasco
Promuovono: Associazione VILLA PALLAVICINI, Associazione "elementare.russo", Osservatorio
sui razzismi , Fondazione Casa della Carità, Comunità Rom via Idro 62, Comitato
Genitori Elementare S. Mamete, Comitato "Vivere in Zona 2", A.N.P.I. Crescenzago,
Martesanadue, Legambiente Crescenzago
Di Fabrizio (del 24/05/2011 @ 09:41:11 in Italia, visitato 1925 volte)
Famiglia Cristiana 21/05/2011 Altro che Zingaropoli, nel capoluogo
lombardo si cacciano sempre gli stessi rom da un campo all'altro, senza mai
alternative. E a rimetterci sono i bambini
Il disegno di una bambina rom cacciata da scuola in conseguenza di uno
sgombero.
"A gennaio si è aggiunto alla mia classe Romeo. È un bambino rom di sei anni,
arrivato nella nostra scuola dopo essere stato allontanato dal campo di via
Rubattino e aver già dovuto abbandonare la sua classe alle elementari di via
Feltre. Per due settimane ha frequentato la scuola, arrivando sempre puntuale e
motivato. In pochi giorni ha conquistato tutti noi con la sua allegria e il suo
affetto, anche la famiglia è sempre stata disponibile e rispettosa. Un giovedì
mattina, appena entrata in aula, sono stata letteralmente trascinata in
corridoio da Romeo che, parecchio preoccupato, continuava a ripetermi "polizia,
sgombero". Il lunedì successivo la sua famiglia è stata sgomberata dal capannone
in cui vivevano, Romeo non è più potuto venire a scuola."
Silvia Borsani, maestra all'elementare di via Guicciardi, racconta così
l'emergenza rom a Milano. Storie simili a quella di Nicu, 11 anni, costretto a
cambiare sei scuole in due anni, o di Raluca, 8 anni, che ha subito 18 sgomberi
in dieci mesi. I rom in Italia sono un popolo di bambini: il 45-50 per cento è
in età scolare. L'integrazione passa soprattutto dalla scuola. Ma i continui
sgomberi rendono ardua quest'opera. Il Comune di Milano ha da tempo annunciato
di aver superato i 500 sgomberi di baraccopoli rom dal 2007. Un "successo" che
il vicesindaco De Corato rivendica con orgoglio: la città, anche per il
ballottaggio, è tappezzata di manifesti elettorali con il numero degli sgomberi
effettuati. Si tratta, in realtà, degli stessi rom continuamente sgomberati,
sempre dagli stessi posti. Emblematico è il cavalcavia Bacula: un'area
sgomberata 32 volte in tre anni. Milioni di euro spesi per spostare un problema
senza risolverlo.
Ha recentemente detto la Comunità di Sant'Egidio, che a Milano e in molte città
difende il diritto allo studio dei bambini rom: "Malgrado la disponibilità di
risorse messe in campo dalla UE per l'integrazione, proseguono in Europa
politiche basate sulla sola emergenza che alimentano paura e pregiudizi. Anche
in Italia raramente si realizzano politiche di inclusione e ci si limita spesso
a inutili operazioni di "sgombero senza alternative", che non risolvono i
problemi, aggravando la condizioni di vita dei rom e aumentando l'allarme
sociale." Al termine dello scorso anno scolastico, le mamme e le maestre delle
scuole frequentate dai rom della baraccopoli di via Rubattino hanno raccontato
di alcuni bambini bocciati a causa delle troppe assenze, conseguenza della
catena di sgomberi che hanno subito. In una lettera aperta hanno scritto: "Ora
ci troviamo davanti a un paradosso: le istituzioni con gli sgomberi rendono
impossibile la frequenza, e sono sempre le istituzioni a bocciare perché le
assenze sono troppe."
Flaviana Robbiati, una delle maestre di Rubattino, dice: "L'interruzione del
percorso scolastico significa analfabetismo; non saper leggere nè scrivere
impedisce di conoscere diritti e doveri, rende impossibile difendersi, blocca
l'accesso al lavoro. Da analfabeti diventano impossibili anche azioni
semplicissime quali orientarsi in un ospedale, compilare un modulo, sapere in
che via si è, capire quale medicina si ha in mano. A quel punto, la miseria è
inevitabile, l'emarginazione anche. Qui è il punto: dobbiamo scegliere se
lottare contro la povertà o contro i poveri." Lo sgombero è un insieme di
violenze psicologiche. I bambini si ritrovano in poche ore, spesso senza
preavviso, a perdere un mondo di affetti e di persone importanti: i compagni, le
maestre, le famiglie degli amici italiani che spesso non rivedranno più. Cosa
rimane della loro "vita precedente" dopo che una ruspa ha raso al suolo la
baracchina con tutto il mondo di oggetti e di affetti che contiene? Cosa succede
nella testa di un bambino che vede ridotti a immondizia i giocattoli e la
cartella che è stata sua compagna di impegno e di di sogni sul futuro?
Restano alcuni sacchetti di plastica con pochissime cose indispensabili: una
coperta, un paio di golfini, dei pantaloni, il pane avanzato il giorno prima, un
telo di cellophane che da quel momento diventa l'unico riparo per la notte. E
negli occhi di questi bambini cosa rimane? L'immagine dei lampeggianti blu che
quando è ancora notte ti svegliano e ti fanno uscire dalla baracchina. Resta
l'immagine di una ruspa enorme che disprezza e distrugge tutto quello che hai.
Aggiunge Flaviana: "Restano i denti dei cani della polizia. Meg, la mia alunna,
raccontava che erano "denti grossi", alla stessa altezza della sua faccina."
Politica degli sgomberi e tolleranza zero hanno spesso il volto di questi
bambini. Come Adrian, rom del campo di via Cave di Pietralata di Roma,
minacciato di sgombero. Nel periodo di Pasqua, la Via Crucis del venerdì santo,
organizzata dalla Parrocchia della zona e dalla Comunità di Sant'Egidio, aveva
fatto una sosta nei pressi dell'insediamento. Adrian ha fatto la sua preghiera:
"Preghiamo Dio e tutti l'italiani affinché la nostra casa resti almeno 3 o 4
settimane fino alla fine della scuola e ringraziamo Dio e tutti l'italiani,
scusateci il disturbo e buona Pasqua."
COMUNICATO STAMPA Conferenza stampa di presentazione della denuncia nei confronti del Sindaco e
del ViceSindaco protagonisti dei ripetuti sgomberi dei campi rom a Milano
Milano, 9 novembre 2010 - Questa mattina nella Sala Stampa del Tribunale
di Milano è stata illustrata la denuncia penale presentata da 39 cittadini
presso la Procura della Repubblica nei confronti del Sindaco di Milano Letizia
Moratti e del Vice Sindaco di Milano Riccardo De Corato su iniziativa dei
volontari del Gruppo di Sostegno Forlanini.
La denuncia è stata sottoscritta dai volontari del Gruppo di Sostegno
Forlanini e da alcuni genitori che seguono le famiglie Rom di Rubattino, oltre
che da alcuni rappresentati del mondo politico e culturale milanese attivi sotto
diversi aspetti per la difesa dei diritti umani e delle minoranze.
Stefano Nutini, Fiorella D'Amore e Paolo Agnoletto - volontari del Gruppo
Sostegno Forlanini - nel presentare l'iniziativa hanno condannato "la volontà
persecutoria di questa Amministrazione nei confronti della popolazione Rom, con
gli oltre 360 sgomberi di campi Rom senza alcuna alternativa abitativa (14
sgomberi solo del campo Rom Forlanini / Cavriana), e gli oltre cinque milioni di
euro spesi per gli sgomberi, in assenza totale di progetti di accompagnamento ed
integrazione (…) Gli sgomberi avvengo spesso alla mattina presto, con qualsiasi
tempo atmosferico, gli abitanti del campo – adulti, anziani malati e bambini
anche di pochi mesi - vengono identificati , denunciati ed allontanati; subito
dopo intervengono le ruspe che distruggono le baracche, le tende e tutti quei
poveri beni che gli abitanti del campo non sono riuscisti a portarsi dietro nel
loro ennesimo esodo".
E' quindi intervenuto un Rom che abitava uno dei campi ripetutamente sgomberati:
"voglio rimanere qui perché solo così posso garantire a mio figlio di
proseguire la scuola .. ieri sera ero con mio figlio lungo la strada sotto il
lampione a vederlo finire i compiti … ma ogni volta che ci sgomberano è sempre
più difficile .. finirà che sarò costretto a mettere una tenda davanti alla
scuola … "
I volontari del Gruppo Sostegno Forlanini - che opera in Zona 4 da oltre due
anni - hanno poi ribadito: "dopo ogni sgombero continueremo a garantire ai
nostri amici Rom beni essenziali, quelle poche cose a cui ogni volta questi
dannati della terra devono rinunciare; torneremo a portare tende, coperte,
farmaci e cibo e quant'altro possa servire .(…) perché i 'loro' diritti sono i
'nostri' diritti" …"In questi anni abbiamo scelto di incontrare queste volti,
queste persone, di costruire con loro rapporti di vicinanza, sono i nostri nuovi
vicini di casa; abbiamo cercato di costruire dei rapporti di fiducia superando
diffidenze e magari anche incomprensioni o paure reciproche" …"Siamo
semplicemente dei cittadini che hanno scelto di vivere il loro ruolo di
cittadinanza attiva per costruire una città più vivibile e quindi più sicura
per tutti perché più accogliente, una città che deve tutelare i diritti di
tutti al di là di appartenenze etniche e culturali"
Francesca Federici e Lorenzo Mandelli del gruppo di Genitori che affiancano le
famiglie Rom di Rubattino hanno dichiarato "Noi - maestre, genitori e
cittadini - siamo giunti a presentare questa denuncia come estremo tentativo di
salvaguardare quello che è un diritto inalienabile: il diritto all'istruzione,
l'unica possibilità per questi bambini di poter pensare ad un futuro diverso. Un
diritto che viene continuamente messo in forse e negato dai continui sgomberi. I
bambini senza diritto di istruzione sono bambini privati anche del diritto di
sapere che si può vivere diversamente".
Elena Guffanti del Gruppo Sostegno Forlanini ha raccontato "grazie ad una
attività di mediazione e facilitazione quest'anno siamo riusciti ad iscrivere in
una scuola elementare della zona un bambino del campo. Nonostante i continui
sgomberi il papà e la mamma cercano con umiltà di garantire un futuro al loro
unico figlio accompagnandolo ogni giorno a scuola. .. Quando la mamma
mostrandomi l'orario delle materie di insegnamento mi ha chiesto cosa
significasse ' Educazione alla convivenza civile' ho provato imbarazzo e
vergogna, lo stesso Stato che pretende di insegnare questi principi, nei
confronti dei Rom mette in pratica solo segregazione ed emarginazione (…).
Nel corso della conferenza stampa è stato anche ricordato che "ai bambini
Rom, in quanto 'non residenti' il Comune non garantisce la mensa scolastica, per
poter usufruire del servizio devono infatti pagare la quota della fascia massima
pari ad €. 680,00; mentre ai ragazzini Rom che frequentano la scuola media non
viene dato il 'buono' per l'acquisto dei libri che pertanto devono essere pagati
interamente dalla famiglia".
L'avv. Gilberto Pagani l'avv. Anna Brambilla hanno illustrato i punti essenziali
su cui si fonda la denuncia: "Il comportamento tenuto dagli amministratori
comunali viola apertamente le leggi esistenti, che prevedono misure destinate
all'integrazione delle popolazioni Rom e Sinti. Al contrario il Comune di Milano
utilizza risorse ingentissime al solo scopo di rendere la vita di queste persone
insostenibile e di indurle così a lasciare la città. Questa è l'invocata
soluzione definitiva del problema dei Rom, che non solo è disumana ma configura
gravi reati, in particolare l'abuso d'ufficio, l'interruzione di pubblico
servizio (fine del percorso scolastico per decine di bambini e ragazzi) e la
distruzione dei beni delle famiglie sgomberate."
[...]
Per il Gruppo di Sostegno Forlanini Paolo Agnoletto - cell. 333.8611303
Elena Guffanti - cell. 347.7179254 scendiamoincampo@gmail.com
Avv. Gilberto Pagani – cell. 347.2257078
Rassegna stampa (aggiornata 9 novembre 2010 ore 20.30):
con qualche confusione tra Vittorio e Paolo Agnoletto...
e per finire...
ROM, DE CORATO: "SU SGOMBERI SEMPRE SEGUITE PROCEDURE CORRETTE" by Omnimilano
"Sono serenissimo". Così il vicesindaco, Riccardo De Corato, ha commentato la
denuncia depositata questa mattina da 39 cittadini guidati dal Gruppo di
Sostegno Forlanini, nei confronti del sindaco, Letizia Moratti, e del
vicesindaco, per i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico
e danneggiamento, nel corso degli sgomberi dei campi rom e in particolare di
quello di via Rubattino.
"Abbiamo sempre seguito tutte le procedure corrette - ha spiegato De Corato -
tanto che diamo sempre un'alternativa a donne e bambini, che alcune volte
accettano e altre volte no". La denuncia è stata sottoscritta dai volontari e
dai genitori che seguono le famiglie rom.
"Non hanno di meglio da fare, queste denunce servono solo ad alimentare il
can-can mediatico", ha aggiunto il vicesindaco, che ha ricordato che quella
depositata questa mattina e' la terza denuncia arrivata in poco più di un anno e
mezzo. Come spiegato da De Corato, le altre due denunce riguardavano lo sgombero
del campo di Chiaravalle, "per cui fu tutto archiviato", e per il censimento
avviato con la Prefettura, "archiviata anche quella".
Di Fabrizio (del 03/05/2010 @ 09:38:15 in scuola, visitato 1723 volte)
Segnalazione di Ernesto Rossi
domenica 9 maggio 2010 dalle 11.00 alle 19.00
piazza Leonardo da Vinci, Milano
il Comitato di zona 3 per una Scuola di Qualità invita:
ore 11: la gara di biglie
mostra fotografica scuole Pini e Feltre (Rubattino)
ore 12.30/14: cibi e sapori dal mondo
ore 14: musica, teatro, interventi - Orchestra di via Padova, Muzikanti di
Balval, Blue Cacao, Brincadera, Contrabbanda, Rosa dei Venti, Rhapsodija Trio,
Cabaret Migrante e altri
video e laboratori
informazioni su tagli agli organici, bilanci e mense, tutto sulla scuola
promuove: Comitato di zona 3 per una Scuola di Qualità
Di Fabrizio (del 20/11/2010 @ 09:37:37 in scuola, visitato 2318 volte)
Segnalazione di Stefano Pasta
Buongiorno,
Sono una mamma milanese, abito al quartiere Feltre, ho tre figli, una libera
professione che mi impegna molto, un marito, una casa; la mia vita insomma, come
tante altre donne milanesi, sempre un po' trafelata e con l'impressione di aver
poco tempo per tutto.
Sabato 20 novembre, insieme ad altre mamme e maestre del mio quartiere,
festeggerò in maniera speciale questa data, da tutti conosciuta come la giornata
dei diritti dei bambini, perché è l'inizio della storia che qui racconto.
ANTEFATTO
Tutto nasce due anni fa nel campo rom di via Rubattino, una vera e propria
favela cresciuta ed autorganizzatasi in un ex centrale Enel abbandonata, nella
nostra zona. Le famiglie di rom romeni sono molte, moltissimi i bambini in età
scolare che a scuola non vanno.
Vista la stabilità del campo la Comunità di Sant'Egidio, che da anni segue la
comunità rom, prende l'iniziativa ed iscrive una decina di bambini nelle tre
scuole della zona: le scuole primarie Toti, Morante e Munari.
Per i bambini è la prima volta nelle scuole dei "gagè", sconosciuti e temuti.
Per le famiglie italiane del quartiere è il primo incontro con i bimbi rom e con
le loro famiglie, altrettanto sconosciute e temute.
Questa semplice esperienza da subito sovverte i pregiudizi. Ci aspettiamo
bambini particolarmente problematici, arrivano invece bambini preoccupati e
timorosi ma che in breve tempo vengono a scuola con contentezza. I bambini rom
hanno nomi, storie, sorrisi e dopo qualche mese si sentono parte dell'esperienza
scolastica legandosi alle classi e alle maestre.
In seconda con mia figlia arrivano due gemelline, Cristina e Florina. Il
primo giorno di scuola piangono spaventate. Viene inviato un bambino romeno a
dir loro che non devono aver paura, la scuola è un bel posto.
Alla recita di Natale di quel primo anno scolastico le vedo felici ed
emozionate sul palco che richiamano l'attenzione dei loro genitori mentre
cantano.
L'anno scolastico si conclude, i bambini sono ben inseriti. I genitori rom
arrivano a prendere le pagelle a scuola eleganti e rispettosi. Sono contenti di
poter mandare a scuola i loro figli.
Molti di loro non sanno né scrivere né leggere e si sentono ciechi, come ci
raccontano.
L'anno scolastico successivo inizia con molti altri bambini rom che vengono a
scuola: nelle tre scuole ce ne sono una trentina. Sono arrivati fratellini e
cugini. La scuola è un bel posto.
LO SGOMBERO DEL 19 NOVEMBRE SCORSO
Ma nel novembre scorso arriva lo sgombero della favela dove ormai vivono quasi
trecento persone. E' pieno inverno, manca un mese a Natale e sono le giornate in
cui in Comune si celebra con gran enfasi la dichiarazione dei diritti
dell'infanzia. Lo sgombero viene effettuato senza nessun ragionamento né
percorso previsto a tutela dell'esperienza scolastica dei minori del campo.
Quel mattino sono in studio, so dello sgombero. Apro le pagine on line dei
quotidiani milanesi ed iniziano a scorrere sotto i miei occhi le foto. Vedo
Cristina e Florina, gli occhi coperti dalla striscetta nera, piangenti accanto
alla loro mamma, con gli zainetti di scuola in spalla.
In quel momento mi rendo conto che quei bambini non potranno più venire a
scuola.
Per un mese settanta bambini, alcuni piccolissimi, e le loro famiglie vivono
dormendo per strada, ovunque, qui in zona, senza neanche più il tetto di una
baracchina sulla testa. Molti spariscono per mesi. A scuola non viene più
nessuno di loro per settimane.
Un gruppo di genitori italiani e di maestre rimangono sconvolti davanti ad
una così plateale violenza. Questi bambini sono naturalmente bambini come i
nostri, ma di fatto non possono più venire a scuola perché poveri e figli di
senza tetto.
Molte famiglie vengono ospitate nei giorni più freddi dai compagni di classe
italiani e dalle maestre. Le associazioni umanitarie fanno appelli ad una
moratoria degli sgomberi per soccorrere le famiglie più provate. Le istituzioni
cittadine tacciono o addirittura rispondono sprezzanti.
NASCE IL VINO R.O.M.
Nei mesi successivi abbiamo lavorato per ricucire il più possibile di questa
esperienza frantumata e per sostenere le famiglie dei bambini che a fatica e con
tenacia sono tornati a frequentare le nostre scuole nonostante una vera e
propria persecuzione li cacciasse ogni poche settimane da un rifugio ad un
altro. Sempre le stesse famiglie, sempre gli stessi angoli abbandonati di città
dove si nascondevano. Sgomberi costosissimi senza nessun risultato. Cosa si
sperava di ottenere, che sparissero? Per sottrarre queste famiglie alla
indicibile povertà in cui vivono bisogna tendere loro una mano per trarli dal
fango. Non continuare a spezzare i legami che possono aiutarli ad iniziare un
percorso di integrazione.
Con l'appoggio del Gas Feltre, un gruppo di acquisto di zona, e di Intergas,
genitori e maestre hanno ideato un' iniziativa di raccolta fondi per sostenere
con borse di studio e lavoro le famiglie di questi bambini: la vendita del vino
R.O.M. (Rosso di Origine Migrante) messo a disposizione da un viticoltore
toscano la cui cooperativa aveva in comune con i rom una storia di sgomberi.
Il vino R.O.M. ha incontrato tantissima solidarietà e le sottoscrizioni hanno
consentito di approntare le prime borse lavoro e borse di studio. La Comunità di
Sant'Egidio ci ha seguito in ogni passaggio e ci ha supportato con la sua
esperienza nell'intraprendere percorsi di integrazione e di autonomia per le
persone rom che vivono senza tetto in Italia.
BORSE LAVORO, BORSE DI STUDIO, INSERIMENTI ABITATIVI ED AMICIZIE Durante l'anno che si conclude domani, con le nostre poche forze di semplici
cittadini, il nostro poco tempo, ed i pochi soldi raccolti abbiamo coinvolto
circa dieci famiglie rom di bimbi che vengono nelle nostre scuole in percorsi di
reinserimento lavorativo (tre papà ed una mamma), ripresa di percorsi scolastici
(tre fratelli adolescenti frequentano "scuole bottega" dove imparano un lavoro),
uscita dal campo di quattro famiglie che sono riuscite ad andare a vivere in
casa. E poi le merende fuori da scuola, le feste di compleanno insieme,
l'affetto ed il sostegno nei momenti più duri, che lo scorso inverno sono stati
tantissimi. Quanto freddo nelle tende sotto la neve o cercando vestiti asciutti
nel campo allagato per mandare i bambini a scuola.
CONCLUSIONE
Sono una mamma milanese come tante altre, che un anno fa, insieme ad un manipolo
di genitori e maestre di buona volontà, nell'affanno delle nostre vite
quotidiane, si è detta intimamente "io no" davanti all'espulsione di bambini
poveri da scuola, l'unica possibilità per loro di un futuro diverso.
Mi guardo indietro e quasi incredula vedo quanta strada abbiamo fatto tutti
insieme quest'anno.
Credo che un giorno gli amministratori cittadini saranno chiamati a
rispondere dell'aver scientemente e deliberatamente tanto distrutto (con
centinaia di migliaia di euro dei cittadini spesi inutilmente negli sgomberi)
quando, con pochi soldi e la sola volontà di farlo, si è potuto e si può
costruire tanto nella direzione della giustizia e di un migliore futuro per
tutti.
Alunni Rom a Scuola, il Ministero esclude le associazioni sinte e rom
Prende avvio oggi il seminario "Alunni Rom a Scuola", organizzato dal Ministero
della Pubblica Istruzione (Dipartimento per l’Istruzione, Direzione Generale
per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione, la Comunicazione - Ufficio
VI) a Gardone Riviera. Al seminario non sono state invitate...
Per Maricica
Io non conosco il rumeno. Conosco però la lingua delle donne. Ed è attraverso
questa lingua che ci fa sorelle che ti parlo. Ho mille cose da dirti e in
effetti non so da dove cominciare. Potrei iniziare dal fatto che quando tu sei
finita in coma in...
+RESPECT, il progetto
La lotta alla discriminazione delle popolazioni rom e sinte: il contesto
europeo. Oggi, nel contesto della crisi economica globale, i sistemi regionali e
locali faticano a trovare risorse da investire in politiche di inclusione,
mentre la coesione...
Mantova, Festival Dosta! è ripartito, grazie a tutti!
Il Festival Dosta! è ripartito, lasciando a Mantova emozioni, passioni e tanta
conoscenza sui mondi sinti e rom. E’ nata U Velto Radio che offre ogni giorno
musica sinta e rom in tutto il mondo. Il Django’s Clan ha eccitato le tantissime
pers...
Milano, arriva il Festival Dosta!
Piacere di conoscervi! Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o
cattiveria ci chiamano “zingari” o “nomadi”. Viviamo in mezzo a voi da circa
seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono veramente...
Milano, la storia di Dorina: dallo sgombero al dormitorio
Un’insegnante racconta la vicenda della bambina rom: dalle baracche di via
Rubattino a viale Ortles E oggi è tornata con la famiglia sulla strada. Dorina
ha 11 anni, è una bella bamb...
Milano, quando le Istituzioni non ci sono...
Gentile Isabella Bossi Fedrigotti, da pochi giorni è iniziato il corso di lingua
italiana organizzato da mamme e papà di una scuola del quartiere intorno a
Rubattino e da un'idea nata dopo l'ultimo sgombero...
Di Fabrizio (del 25/10/2010 @ 09:36:38 in scuola, visitato 1773 volte)
Due segnalazioni di Stefano Pasta
Sono un'insegnante elementare che ieri ha assistito all'ennesimo sgombero
di un campo Rom non autorizzato.
Da circa un anno seguo la dolorosa cronaca degli spostamenti di questi "nomadi
per forza", persone che sto imparando a conoscere nella loro individualità prima
ancora che come Rom. La loro tragedia è un grido di dolore e
ingiustizia che attraversa la nostra città e impedisce, a chi la incontra, di
rimanere in silenzio.
Allego una lettera scritta di ritorno dallo sgombero di ieri, ma che descrive
scene viste tante, troppe volte in questa città.
Avrei piacere ad essere avvisata di una sua eventuale pubblicazione.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti e buon lavoro,
Silvia Borsani
Milano, 21 ottobre 2010
Di nuovo. Un altro sgombero di Rom nella nostra città. L'ennesimo, inutile,
dispendioso sgombero. Questa mattina le ruspe si sono mosse in direzione
Segrate, verso la zona della cave di Redecesio.
Di nuovo scene già viste centinaia di volte negli ultimi anni: ragazzi e adulti
che racimolano quel che riescono e lo caricano su mezzi più o meno di fortuna,
senza sapere dove dormiranno la prossima notte; uomini avvertiti via cellulare
dello sgombero, perché al mattino presto son partiti per il lavoro, nonostante
si dica che "quelli lì mica hanno voglia di lavorare"; bambini che perdono i
loro giochi, la loro vita di scolari, spesso anche lo zaino con i quaderni e di
certo la spensieratezza che dovrebbe essere un diritto inviolabile alla loro
età.
Di nuovo le stesse persone, incontrate gli scorsi mesi al Rubattino, poi a
Segrate, poi ancora al Rubattino, poi al cavalcavia Bacula e ancora a Segrate,
in questa forzata odissea della disperazione che le fa peregrinare senza sosta
di quartiere in quartiere, tornando sempre al punto di partenza. Persone che
ormai conosciamo bene, di cui siamo amici, che stimiamo anche per la grande
dignità con cui affrontano la tragedia della persecuzione.
Di nuovo, insieme all'immancabile Comunità di S. Egidio, i volontari del
quartiere e delle scuole vicine: da due anni, con una tenacia ed un'umanità
ammirevoli, stanno raccontando una Milano diversa e possibile, alla quale però
si rifiuta di credere chi amministra la nostra città.
Stamattina, arrivando al campo di Segrate, ho subito incrociato Cristina con la
mamma e la sorellina. Dall'inizio di quest'anno è stata sgomberata già dodici
volte. «Maestra - mi ha detto con aria serissima – questa non è vita». Hai
ragione, Cristina, i tuoi dieci anni meritano di meglio.
BAMBINI SENZA SCUOLA…………………
Oggi, 21 ottobre 2010, noi insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete,
Milano, aspettavamo in classe i nostri alunni provenienti dal campo rom di
Redecesio.
I loro banchi sono rimasti vuoti, perché proprio questa mattina sono stati
sgomberati!
I nostri alunni hanno visto le ruspe distruggere la loro baracca, costruita
da pochi giorni, non hanno potuto salvare i loro vestiti e i loro giocattoli,
per fortuna le cartelle le avevamo tenute a scuola!
Siamo molto preoccupati per il loro futuro: questa notte dove dormiranno?
Domani mattina riusciranno a tornare a scuola, dove le loro maestre e i loro
compagni li aspettano?
Chi ha ordinato questo ennesimo sgombero si preoccupa del bene di chi?
Non certo del bene di questi bambini che stavano imparando a stare con gli
altri e cosa significhi essere istruiti.
Loro desiderano continuare l'esperienza scolastica, chi si sa assumendo la
responsabilità di interromperla?
Tante sono le domande, dateci almeno qualche risposta!
35 insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete, 11
Un vino Rom - Rosso di origine migrante - per sostenere progetti di
integrazione dei bimbi nomadi di Milano, sgomberati dal campo di via Rubattino
lo scorso settembre. L'idea di vendere bottiglie di Merlot e Sangiovese 2007 -
prodotte in una unica partita di poche migliaia di esemplari dalla cooperativa
Eughenia - è venuta alle mamme e alle maestre del quartiere Feltre e Lambrate a
Milano. In questo modo, grazie all'iniziative di mamme e maestre, si potrà
continuare a a sostenere l'integrazione delle famiglie rom che da due anni
mandano i loro bambini nelle scuole elementari della zona.
Sostenuto dalla Comunità di Sant'Egidio e Naga - si legge in una nota - il
progetto prevede borse di studio per i piccoli e l'inserimento lavorativo delle
famiglie che in Romania lavoravano la terra nelle cascine e nelle aziende
agricole situate nell'hinterland. I vini Rom sono in vendita unicamente allo
stand di InterGAS Milano di Fa' la cosa Giusta!, fiera nazionale del consumo
critico e degli stili di vita sostenibili, in programma alla Fiera di Milano dal
12 al 14 di marzo prossimi.
(10 marzo 2010)
Ricevo inoltre
Cari amici e conoscenti che state seguendo la vicenda dei bimbi rom di
Rubattino, della battaglia delle loro maestre e di noi tutti che li vogliamo
veder andare a scuola come e con i nostri bambini,ho il piacere di inviarvi, di
seguito sotto nella mail, le etichette del vino ROM, Rosso di Origine Migrante,
che venderemo alla fiera “Fa’ la cosa giusta”, 12-14 marzo, presso lo stand di
Intergas (che raggruppa tutti i Gruppi di Acquisto Solidale milanesi) per
finanziare borse di studio e di lavoro per loro e per i loro fratelli più
grandi, ma anche per i loro genitori.
Chi non potesse sostenere il progetto con l’acquisto diretto di questo vino lo
potrà presto fare sottoscrivendo quote per le borse studio e lavoro che stiamo
istituendo con la Comuità di Sant’Egidio.
Ma l’importantissimo sostegno che, come genitori e maestre delle scuole di
Lambrate, vi chiediamo è la segnalazione di possibilità di stage di lavoro, da
retribuirsi con le nostre borse, anche di breve periodo, presso cascine,
officine meccaniche, imprese edili ecc.; inoltre cerchiamo segnalazioni per case
in affitto, anche modeste o da ristrutturare, presso cascine, in aree
peri-urbane, che possano essere economicamente accessibili a queste famiglie.
Il progetto abitativo e quello lavorativo hanno come garanti, anche
finanziariamente, Segnavia- padri somaschi e la Comunità di S. Egidio, che
affiancano da anni le famiglie rom nel loro percorso di integrazione.
Molti capifamiglia hanno al momento già contratti di lavoro ed esperienze
lavorative precedenti. Ma precarietà dei loro lavori sommata alla loro estrema
indigenza ed alla loro persecuzione tramite gli sgomberi continui li tiene
oppressi e senza uscita dalla loro condizione.
Allego anche una significativa cronologia dell’esperienza di Rubattino scritta
da alcune maestre.
Alla vostra salute con un bel bicchiere di Rosso di Origine Migrante!
assunta vincenti
INTORNO A RUBATTINO: STORIA DI UN’INTEGRAZIONE POSSIBILE
Da quasi due anni le scuole elementari della zona Lambrate, a Milano, sono
coinvolte in un percorso di integrazione scolastica dei bambini rom. Intorno a
questa realtà si è costituita una rete fatta di volontari, cittadini,
associazioni del territorio, insegnanti, genitori, parrocchie, a sostegno di un
processo di integrazione che cerca di tenete conto di tanti aspetti della vita:
socialità, lavoro, casa, scuola anche per ragazzi e adulti, aiuto concreto nei
momenti più drammatici. Questo lavoro viene continuamente interrotto e reso
difficile dagli sgomberi, che però paradossalmente hanno rinsaldato le relazioni
tra le persone italiane e rom. Ora queste a queste famiglie vogliamo bene, le
stimiamo, soffriamo con loro per le ingiustizie subite.
Possiamo forse lasciarli soli?
Giugno 2008:
Le maestre vengono a sapere che dopo l’estate arriveranno 9 scolari rom.
“Ragazze, ricordiamoci di tenere stretta la borsetta!” è il commento di
qualcuna, iniziano contatti preoccupati tra alcuni genitori decisi a opporsi;
tutti gli altri tacciono e lasciano fare.
Settembre 2008
Preparandosi ad accoglierli, qualche maestra immagina bambini con comportamenti
problematici, poco abituati alle regole.
Arrivano invece bambini educatissimi, che tengono gli occhi bassi e non dicono
una parola, disciplinati, ubbidienti. All’inizio cercano sicurezza cercando di
fare gruppo tra di loro durante gli intervalli.
Capiamo che il lavoro non comincerà dai quaderni, ma dal restituire ai bambini
rom la dignità di tutti i bambini.
I volontari della Comunità di S. Egidio e dei Padri Somaschi, che seguono
quotidianamente la comunità rom, con pazienza ci aiutano a capire un mondo che
non può essere guardato solo con i nostri occhi.
Fuori da scuola genitori italiani e genitori rom iniziano a conoscersi
Un anno di lavoro
L’inizio è stato duro per molte maestre e per loro.
Loro parlano il romanes, noi l’italiano.
Per noi è normale avere degli orari scanditi, l’acqua e il bagno (scopriremo che
i bambini rom, che non ce l’hanno ci vanno spessissimo e si lavano, si
pettinano, si profumano), del materiale di cui avere cura….
Loro in silenzio si adattano a tutto, ma chissà che fatica è per loro il nostro
“dare per scontato”!
Per molti di loro è la prima occasione per stare con bambini non rom: un mondo
sconosciuto. Per molti di noi i loro genitori sono i primi rom guardati senza
paura. Un po’ alla volta ci si scopre uguali; le differenze ci sono, ma come è
normale che accada quando le provenienze sono diverse.
Il primo periodo è per conoscersi e imparare a comunicare: vita quotidiana e
gioco sono la strada migliore da seguire.
SETTEMBRE 2009
Gli alunni rom nelle nostre scuole sono diventati 26, altri 10 frequentano altre
scuole elementari o medie della zona.
Le relazioni tra italiani e rom si intensificano: le maestre vengono invitate a
una festa di battesimo al campo, i bambini rom vanno alle feste di compleanno
dei compagni, fanno delle merende insieme, i genitori scambiano qualche parola
tra loro, in una classe gli scolari usano i loro risparmi per regalare alla
compagna rom l’astuccio delle Winks che le piace tanto…
Nella scuola di Via Pini viene aperto una sportello settimanale di ascolto e
consulenza curato dai Padri Somaschi, rivolto a insegnanti e genitori.
In un anno abbiamo imparato tanto e abbiamo accumulato tante belle storie.
All’inizio della scuola arriva come una doccia fredda l’annuncio dell’imminente
sgombero del campo, dove ormai vivono 300 persone rifugiatesi lì in seguito agli
sgomberi di altri campi.
Si possono perdere 36 scolari senza batter ciglio? Inizia una battaglia fatta di
raccolte firme, parte del quartiere si mobilita, sulla stampa il fatto che degli
italiani agiscano in favore dei rom ha un’eco grandissima e le iniziative a
sostegno della comunità di Rubattino si moltiplicano e raccolgono un numero
sempre maggiore di sostenitori.
Si mobilita anche Amnesty International, si cerca un dialogo con le istituzioni.
All’inizio di novembre una fiaccolata porta la solidarietà dei cittadini
italiani fino al campo rom, dove avvengono incontri commuoventi: solitamente le
torce arrivavano ai campi per dare fuoco alle baracche, qui vogliono solo
illuminare facce di persone che per la prima volta si incontrano.
19 novembre 2009
Il giorno prima della celebrazione dei 20 anni della Convenzione dei Diritti
dell’Infanzia il campo di via Rubattino viene sgomberato.
20 novembre 2009
Le famiglie si accampano nel capannone semi crollato della Innocenti di fronte
all’ex campo, in mezzo a macerie e topi.
21 novembre,
Sgombero da parte della polizia dal capannone, 30 minuti per andarsene. “esodo”
verso la chiesa di S.Ignazio. L’arcivescovo e la chiesa Milanese intervengono.
Donne e bambini trovano rifugio temporaneo in vari centri di accoglienza. Dopo
tornano alla baracchine, dispersi in tante zone della città e nell’hinterland.
Li seguiamo come possiamo, senza mai perderli di vista.
De Corato annulla la festa organizzata per celebrare lo sgombero.
Nonostante tutto una dozzina di bambini continua a frequentare le scuole
Gennaio 2010
molte famiglie si rifugiano al campo di Redecesio dopo aver subito numerosi
altri sgomberi (Corsico, Bovisa, Bovisasca, Chiaravalle)
Inutili gli appelli dell’Arcivescovo Tettamanzi che in occasione della festa di
S.Ambrogio in chiesa si rivolge agli amministratori chiedendo di non vanificare
quello che i rom stanno costruendo insieme ai volontari, della Caritas che
chiede inutilmente al Sindaco una moratoria degli sgomberi almeno nel periodo di
grande freddo.
16 febbraio 2010
Sgombero di Redecesio. Sono sempre le stesse famiglie. L’accanimento porta a
intervenire su queste persone altre 5 volte nella stessa giornata. Siamo accanto
a loro, salviamo materassi, coperte, pentole, vestiti. Li ospitiamo nelle nostre
case.
In seguito troveranno rifugio in un edificio messo a disposizione da un comune
vicino.
Adesso
In questi mesi abbiamo imparato a conoscerci e a capire.
I bambini vengono a scuola con assiduità, nei momenti di grande difficoltà
andiamo a prenderli nei posti in cui sono dispersi, le famiglie contano su di
noi e noi ci troviamo a svolgere il compito che dovrebbe essere della protezione
civile.
A renderci diversi dalla protezione civile è il fatto che ora noi a queste
famiglie teniamo, che ci vogliamo bene, che siamo indignati nel vedere le
ingiustizie che sono costretti a subire.
Molti gruppi, scuole, parrocchie, ci chiedono di raccontare.
Molti ci offrono disponibilità a collaborare. Arrivano proposte che mai avremmo
pensato. Forse Milano ha ancora voglia di solidarietà, di una legalità che non
sia a senso unico, di legami e di giustizia.
Di Fabrizio (del 14/09/2009 @ 09:35:05 in Italia, visitato 1905 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale, la fonte è Amnesty
International
11 settembre 2009 AZIONE URGENTE - LA COMUNITA' ROM DI FRONTE AD UNO SGOMBERO
FORZATO
Le autorità cittadine di Milano [...], si stanno preparando a sgomberare di
forza una comunità di circa 200 Rom che vivono nella zona Rubattino ad est della
città. Secondo i media e le OnG locali, è stato loro annunciato che lo sgombero
avverrà entro il 21 settembre.
Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, non è chiaro quale
sistemazione alternativa sarà offerta alla comunità dell'area Rubattino. Non
sono stati consultati sull'imminente sgombero, e le autorità non hanno fatto
nessun tentativo trovare con loro qualsiasi alternativa praticabile. Duranti gli
sgomberi precedenti di comunità rom, le autorità hanno offerto una forma di
rifugio a breve termine (settimane o pochi mesi), e soltanto a donne e bambini
piccoli, nei dormitori cittadini per senza tetto.
Senza sistemazione alternativa, le famiglie vivranno dure condizioni in un
altro campo improvvisato, o lasciati senza un riparo elementare, il che
significa che dovrebbero vivere all'aperto anche con cattive condizioni di
tempo. La comunità include circa 70 bambini, 40 dei quali frequentano le scuole
nelle vicinanze. Lo sgombero minaccia di interrompere la loro scolarizzazione e
la loro istruzione. Secondo la legge, le autorità dovrebbero notificare lo
sgombero ad ognuno, a voce o per scritto, ma, secondo le informazioni
disponibili ad Amnesty International, questo non è avvenuto. Dato che la
comunicazione non è stata formalizzata in questa maniera, la comunità non può
fare ricorso in tribunale, e fermare o posticipare lo sgombero.
La maggior parte di quanti vivono nel campo di Rubattino hanno sperimentato
almeno uno sgombero forzato. I precedenti sgomberi forzati hanno comportato la
distruzione dei ripari, vestiti, materassi, e talvolta medicine e documenti. Si
ritiene che che tutti questi sgomberi siano attuati senza le procedure di
sicurezza richieste dagli standard dei diritti umani regionali ed
internazionali.
PER FAVORE SCRIVETE IMMEDIATAMENTE:
Per fare pressione sulle autorità di non sgomberare a forza le famiglie
rom che attualmente vivono nell'area Rubattino;
Per ricordare alle autorità che gli sgomberi forzati, attuati senza
protezione legale, sono proibiti dalle leggi internazionali, come flagrante
violazione di una serie di diritti umani, in particolare, quello ad un
alloggio adeguato;
Per far pressione sulle autorità perché gli sgomberi siano adoperati
soltanto come ultima misura, e soltanto con tutte le garanzie richieste
dagli standard dei diritti umani regionali ed internazionali, includano
reali consultazioni coi residenti dell'area coinvolta ed esplorino
alternative fattive; forniscano loro un adeguato e ragionevole periodo
d'anticipo per la notifica; garantendo il diritto all'indennizzo legale,
inclusa la possibilità di ricorso in tribunale con aiuto legale; forniscano
una sistemazione alternativa adeguata ed un rimborso per tutte le perdite;
assicurando nessun maltrattamento dei Rom.
INVIATE IL VOSTRO APPELLO PRIMA DEL 21 SETTEMBRE 2009, A:
Dott. Valerio Lombardi
Prefetto di Milano
Palazzo Diotti
Corso Monforte, 31- 20122 Milano
Italy
Email: prefettura.milano@interno.it
Negli ultimi 10 anni, in Italia sono avvenuti numerosi sgomberi forzati di
comunità rom. Gli sgomberi forzati sono diventati più frequenti dopo che accordi
speciali (Patti per la Sicurezza) sono stati firmati dal governo nazionale con
le autorità locali, incluse quelle di Milano, il 18 maggio 2007. Come risultato
di questi accordi speciali, alcuni poteri sono stati trasferiti dal Ministro
degli Interni alle autorità locali, con lo scopo di affrontare le minacce alla
sicurezza percepita, incluse quelle che si suppone vengano poste dalla presenza
di comunità rom in queste città.
A maggio 2008 un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DCPM 21
Maggio 2008) ha conferito poteri di emergenza ai Prefetti (che sono i
rappresentanti permanenti del governo centrale sul territorio) per un anno, al
fine di risolvere "l'emergenza nomade", adoperando una legge del 1992 promulgata
per fornire poteri d'emergenza in caso di disastri naturali. Questo decreto
(susseguentemente esteso dal DCPM 28 maggio 2009) ha dato ai Prefetti la
possibilità di derogare da un certo numero di leggi. I poteri possono essere
esercitati contro gente di qualsiasi nazionalità che si suppone essere "nomade".
Risulta riguardare in maniera sproporzionata i Rom.
Per la legge internazionale gli sgomberi forzati - che sono sgomberi
effettuati senza appropriate garanzie procedurali, inclusa la possibilità di
richiedere indennizzo attraverso i tribunali, e senza l'assicurazione di una
sistemazione alternativa adeguata - sono una evidente violazione di diversi
diritti umani, incluso quello ad una sistemazione adeguata. Gli sgomberi possono
avvenire soltanto come misura ultima, una volta che tutte le alternative siano
stati esplorate e soltanto con le appropriate protezioni procedurali, in accordo
con gli standard regionali ed internazionali dei diritti umani. L'Italia è
finita sotto critiche severe di corpi dei diritti umani regionali ed
internazionali, incluso il Comitato Europeo sui Diritti Sociali, che ha trovato
l'Italia in violazione della Carta Sociale Europea. L'Italia ha comunque mancato
di raccogliere queste raccomandazioni ed al contrario ha continuato ed in alcuni
casi aumentato gli sgomberi forzati di comunità rom.
Di Fabrizio (del 16/04/2011 @ 09:34:53 in Italia, visitato 1508 volte)
di Piero Basso, presidente di Dar casa Scrl
In piccolo, la stessa politica schizofrenica di chi i problemi non vuole
risolverli viene praticata dal Comune di Milano nei confronti della popolazione
Rom (anche italiani). Come spiega un appello promosso da alcuni gruppi di
sostegno (Forlanini, Rubattino) e sottoscritto da decine di organizzazioni, tra
cui anche ARCI e CGIL, negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati
oltre 360 sgomberi di campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune
centinaia di nuclei familiari presenti da tempo sul territorio cittadino. Spesso
gli sgomberi sono condotti, senza preavviso, alle prime luci dell'alba, anche
con pioggia e neve, lasciando uomini, donne e bambini senza riparo e privati
delle loro poche cose che vengono arbitrariamente distrutte. (Le cose non sono
cambiate molto dagli anni del dopoguerra quando i gipponi della polizia di
Scelba distruggevano le biciclette dei braccianti in sciopero).
L'appello prosegue citando le decine o centinaia di bimbi Rom costretti ad
abbandonare la scuola, e con quella i preziosi legami di amicizia costruiti con
i compagni, e denunciando la violazione dei diritti di quelle persone, sanciti
da trattati e convenzioni firmati dall'Italia, il diritto all'abitare,
all'integrità personale, alla salute, all'istruzione.
Io vorrei mettermi da un punto di vista diverso da quello degli estensori
dell'appello, e provare a ragionare come un buon milanese che, secondo Moratti e
De Corato, dovrebbe sentirsi più "sicuro" a seguito degli sgomberi. Naturalmente
la "sicurezza" di cui parlano questi signori non è la sicurezza che deriva
dall'avere un lavoro non precario o la sicurezza di essere tutelato contro il
rischio di un infortunio sul lavoro. La loro "sicurezza" si limita, ma è già
qualcosa, a evitare furti, scippi o violenze. Personalmente ho recentemente
subito un furto notturno in casa, che alcuni ritengono opera di "zingari", pur
essendo lontano da ogni campo Rom, e pur avendo a meno di cento metri da casa
una camionetta dell'esecito. Chiunque, tranne sindaco e vicesindaco, capisce che
la presenza di alcuni ragazzi armati di mitra non protegge nessuno dai
malintenzionati; semplicemente ti aspetteranno in un'altra strada.
Ma almeno una sicurezza gli sgomberi me la danno: ed è che a pagare il conto
saremo noi cittadini contribuenti (come me e come voi, che le tasse le paghiamo
tutte).. Assai di più dei 2.128.000 euro indicati recentemente da De Corato in
risposta a un'interrogazione dei consiglieri Landonio e Patrizia Quartieri,
senza però precisare a quanti sgomberi questa cifra si riferiva. Secondo una
recente valutazione di Terre di Mezzo (giugno 2010) ogni sgombero costa, in
media, circa 24.000 euro, tra costi di "bonifica e pulizia" a carico dell'AMSA e
l'impiego di vigili urbani, polizia e carabinieri. In totale, per 360 sgomberi,
quasi nove milioni di euro.
Quale che sia la cifra, è indubbio che questi soldi sarebbero molto più
utilmente spesi nel costruire percorsi di integrazione, come meritoriamente
tanti stanno facendo, dalle mamme e maestre del Rubattino alla S. Egidio, alle
associazioni che concludono il loro appello proprio con queste parole:
"Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate
per demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate
per promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti
che garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti
compresi. Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno
titolo, interlocutori attivi dei progetti che li riguardano".
Tutto ha inizio da un vino un po' speciale... vino R.O.M. per l'appunto,
ovvero Rosso di Origine Migrante. Da qualche settimana i restauratori del
Consorzio hanno dei nuovi collaboratori: tre papà rom, il cui lavoro è stato
reso possibile grazie all'encomiabile impegno di un gruppo di genitori e maestre
di alcune scuole primarie di Zona Rubattino e della Comunità di Sant'Egidio di
Milano che hanno finanziato borse di avviamento al lavoro attraverso la vendita
del vino. Un'esperienza che per Sandu, Marco e Christian porta la speranza di
una vita diversa: la possibilità di avere una fissa dimora e di mandare
finalmente i propri figli a scuola
Il campo rom di Rubattino
Tutto ha inizio due anni fa nel campo rom di via Rubattino, una vera e
propria favela cresciuta ed rganizzatasi autonomamente negli spazi di in un ex
centrale Enel abbandonata. Le famiglie di rom romeni sono molte, moltissimi i
bambini in età scolare che non hanno accesso alla scuola.
Vista la stabilità del campo di Rubattino, la Comunità di Sant’Egidio prende
l’iniziativa ed iscrive una trentina di bambini in tre scuole primarie della
zona: Toti, Morante e Munari.
Per i bambini è la prima volta a stretto contatto tra i “gagè”, sconosciuti e
temuti. Anche per le famiglie italiane è il primo incontro con i bimbi rom e le
loro famiglie, altrettanto sconosciute e temute. Questa semplice esperienza da
subito sovverte i pregiudizi: i bambini rom ora hanno nomi, storie, sorrisi, si
sentono parte dell’esperienza scolastica, nasce un rapporto di amicizia con
maestre e compagni di classe.
Lo scorso novembre, poi, arriva lo sgombero. Per un mese oltre settanta bambini
sono costretti a vivere per strada con le rispettive famiglie, senza neanche più
il tetto di una baracca sulla testa: molti spariscono da scuola per intere
settimane.
Un gruppo di genitori italiani e di maestre affezionati ai piccoli alunni e
compagni di gioco dei figli prendono in mano la situazione, aprendo le loro case
e ospitando le famiglie rom per periodi più o meno lunghi.
Rosso di origine migrante
Negli ultimi mesi, lo stesso gruppo di genitori e maestre hanno fatto il
possibile per sostenere le famiglie dei bambini rom e permettere a questi ultimi
di tornare a scuola. Con l’appoggio di Gas Feltre e Intergas hanno progettato
un’iniziativa per raccoglie fondi e sostenere con borse di studio e lavoro le
famiglie rom. Un viticoltore toscano, che con i rom avevano in comune una storia
di sgombri, mette a disposizione del vino: da questa iniziativa il vino prende
il nome di "R.O.M.", Rosso di Origine Migrante. Il vino "R.O.M." ha raccolto la
solidarietà di tantissime persone, tanto che gli incassi hanno consentito di
approntare le prime borse-lavoro, grazie anche al supporto della Comunità di
Sant’Egidio e alla sua esperienza nell'ambito di percorsi di integrazione e di
autonomia per le persone rom senza tetto in Italia.
Le borse lavoro al Cantiere Cuccagna
Ed è proprio nel cantiere Cuccagna che da qualche settimana hanno iniziato a
lavorare due papà rom, un terzo invece arriverà a giugno. Si tratta di una
collaborazione lavorativa part time della durata di due mesi.
Se l'esperienza sarà positiva, il responsabile del restauro, Juan Carlos
Usellini, ha dato la disponibilità nel riconfermare la collaborazione in
cantiere.
Per Christian, Garofita e i loro tre bambini che da un anno sono ospiti di una
comunità, questo lavoro rappresenta un reale percorso verso l’autonomia. Per
Sandu, che insieme ad Alina - donna molto coraggiosa ed intelligente - ha
quattro figli, è l’inizio di una nuova vita. Pochi giorni fa ha firmato un
contratto per una casa a Truccazzano. Finalmente non dovranno più dormire per
strada: il lavoro gli permetterà di ottenere la residenza e di mandare i due
bimbi più piccoli a scuola l'anno prossimo. Per Marco l'esperienza in Cuccagna è
la speranza di una vita diversa: da anni vive per strada con moglie e figli,
costretti a frequenti sgomberi e con il dolore di una bambina di quattro anni
persa in una roggia di Chiaravalle.
Di Fabrizio (del 04/09/2011 @ 09:33:21 in scuola, visitato 1601 volte)
Vi state preparando per il ritorno a scuola? Una segnalazione di
Stefano Pasta
Lunedì 29.08.2011 13:00
di Guido Maffioli, papà milanese, 40 anni
Scrivo mentre sono in vacanza con i miei figli. Il maggiore, 10 anni, sta
scrivendo una cartolina ad un compagno di scuola. Mi ricordo di averne scritte
tante alla sua età su quello stesso tavolo.
Penso a chi le vorrei scrivere oggi, parenti, amici. Nell'era di internet di
molti non saprei neppure l'indirizzo.
Una, di certo, la manderei a Florin, di lui un indirizzo ce l'ho, ma la
cartolina non arriverebbe. Florin è rom, papà anche lui di tre figli che vanno a
scuola, la maggiore Alexandra è già alle medie. Non ha un indirizzo vero perché
ha subito numerosi sgomberi in questi ultimi due anni; a quello del novembre
2009 nel mio quartiere, Rubattino, ne sono seguiti tanti altri.
Ogni volta è così: lui trova un accordo con qualcuno per collocare il suo
camper, pagando un modico affitto con il lavoro che ha, part time, all'AMSA. Poi
dura poco, chiamano la polizia per mandarli via perché vedono che sono in tanti,
lì dentro, lui coi figli e la moglie, il fratello con la sua altrettanto
numerosa famiglia.
Florin mi ha spiegato perché preferiscono stare insieme così numerosi. Hanno
paura, vivono nell'insicurezza. Di sera non ci sono luci e tornare al camper,
soprattutto per le donne, fa paura. Meglio essere in tanti, meglio che ci siano
più uomini insieme, se lui fa tardi sul lavoro, a “casa” c'è il fratello o il
nipote maggiore. Si è più sicuri, così, in tanti.
Mi sorprende sempre come la parola <<sicurezza>> possa essere percepita
diversamente a seconda di chi la pronuncia, oggi che è così tanto (ab)usata nei
programmi elettorali o televisivi.
In questa situazione una certezza Florin ce l'ha. I suoi figli continuano ad
andare nelle loro scuole, quelle del quartiere Feltre vicino a via Rubattino,
dove andavano già tre anni fa, iscritti dalla Comunità di Sant'Egidio. Conoscono
le maestre, le prof, i compagni, le mamme. E' complicato arrivare puntuali, ad
ogni sgombero ridefinire gli orari, i mezzi pubblici necessari per raggiungere
la scuola, ma – mi dice – ci tengo io e ci tengono loro, anche Marius, il più
piccolo, in terza elementare il prossimo anno, con quello sguardo attento e
curioso che gli ho visto quando l'ho salutato insieme al papà.
Conosco Florin grazie alla voglia di andare a scuola dei suoi figli. Ricevono
una borsa di studio attraverso un progetto per l'integrazione scolastica della
Comunità di Sant'Egidio. Loro si impegnano a frequentare la scuola con costanza
– anche impiegando ogni mattina più di un'ora per arrivarci - e ricevono un
contributo mensile per coprire le varie spese (abbonamenti pubblici, materiale
scolastico, etc). Questi progetti funzionano coinvolgendo le maestre dei bambini
e qualcuno che vede il genitore per sapere come va, se ci sono difficoltà. Con
Florin quel qualcuno sono io, una volta al mese, ci incontriamo brevemente e mi
aggiorna.
Nel secondo quadrimestre dell'anno scolastico appena concluso la borsa è stata
coperta con l'aiuto dell'Associazione Genitori della scuola dei miei figli. E'
stato approvata la proposta, dato che incentivare l'integrazione scolastica è
negli scopi dell'Associazione. Ne sono stato felice, non tanto per il piccolo
aiuto dato ai figli di Florin, ma per ciò che può significare questa azione,
cioè che si possano fare cose concrete, senza esibizione, con il fine di far
progredire tutta la comunità a cominciare dai bambini e dalle bambine, e dal
garantire a tutti loro un diritto importante e basilare come andare a scuola.
Forse nel nuovo anno scolastico amplieremo il progetto e, magari nella prossima
estate - se la politica comunale avrà abbandonato la logica degli sgomberi
dissennati e intrapreso soluzioni più lungimiranti, concertate, mirate
all'integrazione - potrò inviare una cartolina a Florin ad un indirizzo sicuro.
Chi volesse aiutare e sostenere questi progetti o ricevere informazioni può
mettersi in contatto via e-mail all'indirizzo
santegidio.rubattino@gmail.com
Di Fabrizio (del 14/11/2010 @ 09:32:29 in scuola, visitato 1884 volte)
Segnalazione di Laura Coletta
sabato 20 al teatrino del parco ex trotter h. 11.30 – 13,00 i bambini della scuola elementare Russo – Pimentel presentano
una danza del Congo per il progetto Harembee Baninga (lavoriamo insieme amici).
A seguire: QUANDO IL DIRITTO DI ANDARE A SCUOLA E’ IN PERICOLO - incontro pubblico sulla
situazione dei bambini delle comunità rom di Milano
Interventi e testimonianze: mamme e maestre di via Rubattino;
mamme e maestre di via Russo
don Massimo Mapelli della Casa della Carità
di Patrizia Quartieri
F. Casavola del comitato Vivere zona 2
comunità di Sant’Egidio
Verrà proiettato il film “Seminateci bene” alla presenza
degli autori.
Oggi il futuro dei Rom è in un calice di vino rosso.
È il 2010 quando la giunta Moratti decide di dare il via a una serie
sistematica di sgomberi delle famiglie Rom nell'ex campo informale di via
Rubattino, impedendo di fatto ai ragazzi che lo abitavano di proseguire il
percorso di inserimento scolastico iniziato nel 2008 attraverso la mediazione
culturale della comunità di Sant'Egidio e il sostegno economico
dell'associazione dei genitori. Ma diversi abitanti del quartiere non ci stanno
e decidono spontaneamente di intervenire: dopo aver contattato Intergas, rete di
Gas (Gruppi di acquisto solidale) di Milano e averne ricevuto la collaborazione,
le due realtà cittadine danno i natali al progetto "I vini R.O.M. – Rossi di
Origine Migrante", un'offerta di tre qualità di vini rossi toscani provenienti
dall'associazione autogestita di volontariato Fuorimercato che tra il 2010 e il
2011 vende il proprio nettare durante varie kermesse di consumo solidale, tra le
quali l'importante fiera meneghina degli stili di vita sostenibili "Fa' la cosa
giusta!". I risultati di tale operazione, conclusasi pochi giorni fa, si
materializzano nella vendita di circa 2.300 bottiglie di vino per un ricavato
totale di € 9.500: la cifra è stata divisa in nove borse di lavoro e di studio,
tre delle quali sono state assegnate a Garofita, mamma Rom che lavora presso due
cascine del Parco Sud, a Sandu e a Marco, papà Rom che collaborano al restauro
della Cascina Cuccagna a Milano per un totale di € 3.500, mentre le restanti
cinque hanno dato la possibilità a Cristina e Florina, entrambe di 10 anni, e a
Geanina, Belmondo, Ovidiu e Marian, adolescenti, di pagare i corsi scolastici e
i mezzi di trasporto per un totale di € 6.000. Non solo: tanto per i grandi
quanto per i più piccoli è stato progettato un percorso di accompagnamento
psicologico che prevede colloqui a cadenza bisettimanale con assistenti sociali
ed educatori per capire e monitorare la situazione.
La scena sembra essere quella della Milano anni Cinquanta del film "È
arrivato il cavaliere!" di Mario Monicelli quando, dopo la guerra, alcuni
sfollati si ritrovano senza un tetto sotto cui vivere e vengono osteggiati da
politici che impongono le proprie scelte strategiche per conquistarsi qualche
proselito in più; solo l'intervento di un privato cittadino, il filantropico
cavalier "ghe pensi mi", cercherà in tutti i modi di salvare le vittime
innocenti di un sistema corrotto e irrispettoso, senza tuttavia riuscirci.
Sessant'anni dopo la storia si ripete: non più sfollati ma "extracomunitari",
non più il cavaliere tuttofare ma il Gas e, ci allieta dirlo, non più la tragica
fine della famiglia cinematografica ma una conclusione che premia i più deboli e
chi si è prodigato per il loro bene. "Nel nostro piccolo – chiosa Francesca
Federici, coordinatrice del progetto – siamo contenti dei risultati ottenuti:
abbiamo voluto denunciare la pratica irregolare degli sgomberi in assenza di
alternative praticabili, dimostrando che i percorsi di integrazione sono
possibili con pochi mezzi e poche risorse anche a Milano" città, quest'ultima,
che già nelle dichiarazioni del grande regista era (e lo è ancor di più oggi)
"capitale non solo economica ma anche morale d'Italia".
Di Fabrizio (del 01/12/2010 @ 09:31:02 in scuola, visitato 1594 volte)
Corriere della Sera Sgomberi e crisi: a Milano aumentano i ragazzi in
difficoltà. Eppure in alcuni casi basterebbe poco
MILANO - L'elenco dei desideri di Cristina ha solo un punto: "Numero uno, la
scuola". Quello che ti piace di più? "La scuola". E poi? Concede: "La maestra".
Per tornare subito al principio: quello che hai perso nell'ultimo sgombero? "La
scuola". Si può continuare con le domande, la risposta è sempre la stessa.
Da quando Cristina, due anni fa, ha scoperto banchi, libri, compagni di classe e
soprattutto insegnanti, non vuole altro. Il suo cruccio, ora che vive in strada,
da un giardinetto a un parcheggio, in movimento continuo, è aver perso un mese
di lezioni, e non avere la certezza di riuscire a seguirne ancora.
LA CARTELLA A SCUOLA - L'elenco degli sgomberi di Cristina ha 19 punti.
Ne aveva letti 17 la maestra Flaviana Robbiati al programma di Fabio Fazio e
Roberto Saviano "Vieni via con me". Da allora, tre settimane fa, la bambina e i
suoi parenti, rom romeni, sono stati allontanati altre due volte, l'ultima
giovedì. E ora si aggirano a bordo di un camioncino aperto, in un quartiere a
Nord di Milano. Il totale fa 19 sgomberi in un anno, da quando a novembre 2009 è
stato smobilitato per la prima volta l'accampamento abusivo di via Rubattino.
Cristina era stata iscritta nel 2008 alle elementari di via Cima, in zona
Lambrate, e col nuovo anno scolastico era in "quinta A - rivendica con un certo
orgoglio - con Linda e Marco", a quanto pare i più simpatici tra i compagni. Ora
che è a Nord, servirebbe il nulla osta per il trasferimento, ma se poi si sposta
ancora? La cartella nel dubbio è rimasta in via Cima, perché già due volte è
andata persa tra ruspe e vigili, una volta per la verità ha pure preso fuoco nel
campo. Per sicurezza ora è custodita dalla maestra Loredana.
QUEI PELOUCHE DIMENTICATI - Ai giocattoli ci ha già rinunciato. Dieci
anni compiuti lo scorso 30 ottobre, Cristina ha maturato un certo distacco coi
pupazzi e gli orsacchiotti, dopo aver perso le sue cose in uno dei numerosi
accampamenti che ha cambiato. E quando riceve in regalo una volpe di peluche, la
tiene un po' e poi la passa alla sorellina di due anni. Altra cosa che ha
smarrito in uno dei numerosi "traslochi", e che ci vogliono soldi e tempo per
rifare, è il passaporto. Il problema ovviamente è a monte, nei soldi. Papà
Costel, già nonno a 46 anni, si dispera per questa figlia che vuole andare a
scuola e lui non è in grado di mandarcela. Anche perché vagare significa avere
poche cose, e acqua scarsa. "Le hanno detto che puzza, io ho vergogna per lei".
Che nonostante gli stenti cerca di vestirsi bene, degli stivali di gomma blu
lucidi, un jeans che le ha passato la zia con una cintura di paillettes verde
acqua, un giubbino arancione senza maniche che non sembra l'ideale per la neve,
ma è pulito e le sta bene. In Rubattino andava alle docce della parrocchia e
della polisportiva, e aveva i capelli sciolti e puliti. "Qui c'è l'acqua calda",
dice Cristina entrando in un bar. Pizza e Coca Cola e poi molte volte a usare il
rubinetto della toilette. Sotto la pioggia, senza un tetto, si finisce per
appassionarsi a cose che per altri sono scontate. Non è una vita facile, e il
papà lo sa.
MAESTRE E MAMME MOBILITATE - "Costel lavora per una cooperativa edile -
spiegano Stefano e Tamara della Comunità di Sant'Egidio, che seguono la famiglia
-, un pochino guadagna, ma il problema è, per lui come per altri casi simili, un
avviamento all'autonomia abitativa che passi da un affitto calmierato". Insomma,
trovare una casa. Anche nelle sue condizioni, senza busta paga e senza domicilio
fisso, e con i pregiudizi nei confronti dei rom che è inutile negare. Una prima
soluzione concreta, propongono da Sant'Egidio (insieme alle maestre e alle mamme
dei compagni di classe), potrebbe essere una borsa di studio per Cristina. Un
assegno mensile legato alla frequenza scolastica della bambina che nei fatti
diventa anche un aiuto alla famiglia e innesca un circolo virtuoso. "Nessuno
vuole difendere gli accampamenti rom - dice Stefano - ma è sbagliato pensare che
queste persone vogliano essere "nomadi". Desiderano invece integrarsi, e le
esperienze che abbiamo fatto con altre famiglie lo dimostrano". Di avviso
diverso l'amministrazione milanese, soprattutto il vicesindaco con delega alla
Sicurezza Riccardo De Corato, per il quale i rom hanno dimostrato incapacità a
inserirsi, propensione alla delinquenza e dovrebbero "tornare a casa". E anche
lui ha delle prove a sostegno della sua posizione.
"VOGLIO FARE LA DOTTORESSA" - Tenendo da parte le polemiche, restano le
giornate al freddo di Cristina, e la sua incredibile voglia di scuola. "Sono
bambini deprivati da molti punti di vista - riflette Silvia Borsani, che è stata
la sua maestra durante uno dei molti spostamenti -. La scuola diventa un luogo
importante, dove si ha l'occasione di imparare e di costruire un futuro diverso
da quello delle proprie madri. Il luogo dell'amicizia, del gioco e della
possibilità di tornare a fare i bambini. E anche il luogo delle regole, dove si
apprendono gli elementi fondamentali della convivenza civile. Dove Cristina può
dire "da grande voglio fare la dottoressa" (parole sue) e avere la speranza che
si avveri.
IL SOSTEGNO DEL NON PROFIT - Un caso come quaranta altri bambini del
gruppo di rom più o meno identificati con il vecchio insediamento di Rubattino,
scolari che fanno fatica a raggiungere la scuola e che vivono in condizioni
estreme. Può essere un inizio. Per partecipare alla raccolta fondi per una borsa
di studio a Cristina si può scrivere o telefonare:
santegidio.milano@gmail.com;
02.86.45.13.09 (risponde una segreteria). Oppure fare un bonifico all'Iban:
IT73J0200801739000100909828, causale: borsa di studio bambina rom.
Sucar Drom nel web
Il Consiglio Direttivo di Sucar Drom nei mesi scorsi aveva dato mandato
all'Istituto di Cultura Sinta di ridisegnare la presenza sul web
dell’associazione. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di offrire a
tutti servizi sempre più articola...
Cagliari, Babel Film Festival
Presentato oggi il programma del “Babel Film Festival”, primo nel suo genere,
sulla conservazione e promozione delle minoranze linguistiche del mondo, ideato
e organizzato dall’associazione Babel, da Area visuale e dalla Società
Umanitaria con l’Istituto di Cultura Sinta come promotore...
Il giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom
La Missione Evangelica Zigana (MEZ) organizza una giornata con lo scopo di far
conoscere ai piacentini le ricchezze espresse delle culture sinte e rom: “Il
giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom”...
Mirko Levak e Taro Debar, scomparsi due grandi uomini
Queste giornate prenatalizie del 2010 sono di lutto per le comunità sinte e rom
italiane. A distanza di pochi giorni sono venuti a mancare i due “grandi
vecchi”, uno sinto e uno rom. AMILCARE DEBAR, detto Taro, sinto piem...
Di Fabrizio (del 07/09/2010 @ 09:30:41 in scuola, visitato 1901 volte)
Ricevo da Patrizia Quartieri
Ieri mi sono recata al campo Rom di via Rubattino, un insediamento spontaneo
che si è riformato dopo lo sgombero dello scorso anno e dove, a fianco di una
tranquilla vita di un gruppo sociale, ho constatato le condizioni igieniche e
abitative in cui circa 200 persone si vedono costrette a vivere: la mancanza di
acqua e la totale assenza dell'Amsa creano una situazione di cui i Rom stessi
percepiscono la pericolosità.
Constata la situazione si pone un problema politico: si vuole o non si
vuole risolvere il problema dei Rom? Lo sgombero dato per imminente non farà
altro che spostare baracche, precarietà e emergenza sanitaria in altri
quartieri.
Non si può aspettare oltre senza pensare a soluzioni vere: abitazioni e
accompagnamenti lavorativi che mettano in grado queste famiglie di poter pagare
l'affitto, mandare i figli a scuola e integrarsi realmente.
Tutto questo sarebbe costato meno degli sgomberi.
Gli sgomberi perpetuano i campi abusivi e le situazioni di pericolo, di cui
le istituzioni diventano responsabili.
Metà degli occupanti sono bambini, una quarantina dei quali è iscritta alla
scuola dell'obbligo; dalla scorsa settimana venti di loro hanno già iniziato
un'attività scolastica con altrettanti volontari del quartiere.
Sgombero significa che l'anno scolastico non lo potranno nemmeno iniziare,
nonostante la loro volontà. Si chiama "scuola dell'obbligo" solo perché è
obbligatorio frequentarla o anche perché lo Stato e obbligato a permetterne la
frequenza?
Genitori e insegnanti avevano già posto il problema alle istituzioni
cittadine nell'estate (v. sotto)
Ines Patrizia Quartieri Consigliere comunale
• al Sindaco di Milano
• al Presidente del Tribunale dei Minori di Milano
• al Prefetto di Milano
• al Questore di Milano
• al Direttore dll’USP di Milano
• al Direttore dell’USR della Lombardia
• al Presidente della Repubblica Italiana
E p. c.
• ai Consiglieri Comunali di Milano
• all’Assessore alle politiche sociali del Comune di Milano
• ad Amnesty International
• agli organi di stampa
Oggetto: sgomberi insediamenti rom e diritto alla scuola
Egregi Signori,
alcuni scolari di etnia rom che frequentano le scuole dell’obbligo a Milano
sono stati bocciati al termine del corrente anno scolastico a causa dell’elevato
numero di assenze.
Tali assenze sono la conseguenza della catena di sgomberi che hanno subito
da novembre in poi.
Ora ci troviamo davanti a un paradosso: le istituzioni con gli sgomberi
rendono impossibile la frequenza, e sono sempre le istituzioni a bocciare
perché le assenze sono troppe.
Ugualmente negativa è la situazione dei bambini che sono stati promossi pur
avendo frequentato poco: a loro di fatto è stato impedito di apprendere e di
avere una vita regolare, come loro diritto.
Dopo uno dei tanti sgomberi, in due casi, abbiamo anche provveduto al
trasferimento ad altra scuola vicina al nuovo insediamento, ma dopo dieci
giorni di frequenza un altro sgombero ha reso vana la nostra azione.
Il 13 settembre inizierà il nuovo anno scolastico, e il rischio fortissimo cui
ci
troviamo di fronte è quello di ripetere l’esperienza di quest’anno: decine e
decine di bambini cui di fatto viene negato il diritto alla scuola.
Chiediamo alle istituzioni da voi presiedute di affrontare il problema e di
trovare entro settembre una soluzione affinchè l’anno scolastico possa
iniziare anche per i bambini rom sotto il segno del rispetto, della serenità,
della continuità, dell’osservanza dei diritti sanciti dalla Costituzione e
dall’ordinamento giuridico nazionale e internazionale.
Siamo a vostra disposizione per proporre soluzioni.
Venerdì 11 dicembre 2009 dalle ore 18.00 Presso: C.S. Casa Loca
Viale Sarca 183 Milano
Trio Mirkovic & Muzikanti di Balval presentano la
GRANDE FESTA BALCANICA
IV EDIZIONE
Ven11 dicembre 2009 alla CASALOCA
Dalle 18
Milano e razzismo: dalle politiche xenofobe alle alternative sul territorio
Incontro pubblico con la partecipazione di Alfredo Alietti (Università di
Ferrara) autore di "Società urbana e convivenza interetnica", le Maestre del
quartiere Lambrate/Rubattino e Omar Caniello di Radio Popolare
Dalle 20
Cena tradizionale balcanica a cura della Kafana Sevdah Marinkovic
Zuppa
Peperoni ripieni
Cevapcici, Insalata di cavolo, Pane fatto in casa
Dalle 22 fenomenale concerto
Muzikanti - Trio Mirkovic
& all the night… Jam session esplosiva
Per la cena si consiglia la prenotazione via mail:
festabalcanica@yahoo.com prezzi
popolarissimi (5euro l'ingresso+5 per la cena!)
Di Fabrizio (del 13/08/2010 @ 09:29:21 in scuola, visitato 2168 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Redattore Sociale - 29/07/2010
La denuncia di due docenti, preoccupate per la frequenza di 15 bambini
iscritti negli istituti di via Feltre e via dei Pini, alla riapertura delle
lezioni. L'assessore Moioli: "Non spetta alle insegnanti occuparsi della
sicurezza"
MILANO - "Non spetta alle insegnanti occuparsi della sicurezza": risponde così
Mariolina Moioli, assessore ai servizi sociali del comune di Milano, alle due
insegnanti, Flaviana Robbiati e Stefania Faggi, delle scuole di via Feltre e via
dei Pini, che le hanno scritto una lettera un paio di settimane fa per
esprimerle la loro preoccupazione per i 15 bambini rom che frequentano i due
istituti. Bambini che vivono nei vecchi capannoni dismessi di via Rubattino,
insieme a circa 200 altri rom. Il rischio, secondo le insegnanti, è che gli
sgomberi compromettano la loro frequenza alle lezioni. Questa mattina il sindaco
Letizia Moratti e l'assessore hanno visitato proprio la scuola di via Feltre per
celebrare la chiusura dei centri estivi. "Nella legalità c'è accoglienza per
tutti - afferma Mariolina Moioli -. Il tema della sicurezza e la salvaguardia
dei bambini, però, spetta innanzitutto al comune e poi agli insegnanti".
La lettera è sottoscritta anche da due genitori ed è indirizzata anche al
Prefetto, al Questore, ai provveditori regionale e provinciale all'Istruzione,
al Sindaco, ai consiglieri comunali e a Amnesty International. "Alcuni scolari
di etnia rom che frequentano le scuole dell'obbligo a Milano sono stati bocciati
a causa dell'elevato numero di assenze -si legge-. Tali assenze sono la
conseguenza della catena di sgomberi che hanno subito da novembre in poi. Ora ci
troviamo di fronte a un paradosso: le istituzioni con gli sgomberi rendono
impossibile la frequenza, e sono sempre le istituzioni a bocciare perché le
assenze sono troppe". Le insegnanti voglio capire cosa accadrà ai loro alunni
rom alla riapertura delle scuole. "Il 13 settembre inizierà il nuovo anno
scolastico, e il rischio fortissimo cui ci troviamo di fronte è quello di
ripetere l'esperienza di quest'anno: decine di bambini cui di fatto viene negato
il diritto alla scuola. Chiediamo alle istituzioni da voi presiedute di
affrontare il problema e di trovare entro settembre una soluzione affinché
l'anno scolastico possa iniziare anche per i bambini rom sotto il segno del
rispetto, della serenità, della continuità, dell'osservanza dei diritti sanciti
dalla Costituzione e dall'ordinamento giuridico nazionale e internazionale".
Durante la visita alla scuola di via Feltre, l'assessore Moioli ha annunciato
che Milano è stata premiata dal "Fiuggi Family Festival" come "Comune amico
delle famiglie". Insieme a Milano il riconoscimento è stato assegnato anche ai
comuni di Bareggio (Mi) e Parma. "Il premio non è per un progetto specifico
-sottolinea il sindaco Letizia Moratti-, ma a un modello che abbiamo attuato per
dare risposte alle domande delle famiglie". (dp)
Di Fabrizio (del 23/01/2011 @ 09:28:59 in Italia, visitato 1808 volte)
Milano 21 gennaio 2011: anche oggi c’è stato uno sgombero in via
Adriano.
Speravamo che il vicesindaco De Corato fosse soddisfatto dei 156 sgomberi
dell’anno scorso che, secondo lui, avrebbero ridotto dell’80% la presenza di
famiglie Rom.
Speravamo che le famiglie rifugiate in qualche stanza di un immenso palazzo
di Via Adriano da anni disabitato, potessero ripararsi dal freddo e restare
tranquille con le loro poche cose per tutto l’inverno. Invece stamattina le
forze della Polizia Locale, anche loro stanche di allontanare donne e bambini,
sono intervenute. Cinque famiglie Rom si trovano ora con i loro sacchetti di
poche cose in mezzo alla strada, al gelo. Si tratta di cinque famiglie con 10
bambini, alcune delle quali hanno collezionato 14 sgomberi in un anno.
Questa mattina durante lo sgombero erano assenti i servizi e gli assistenti
sociali che dovrebbero garantire ai minori il rispetto dei loro diritti.
Nessuna alternativa accettabile è stata offerta alle famiglie, se non la
solita proposta di dividere i nuclei familiari collocando le donne e i bimbi
piccoli in comunità, gli altri figli in un orfanotrofio e la strada per gli
uomini.
Conosciamo bene queste famiglie perché i bambini, con mille difficoltà sono
iscritti e vanno tutti i giorni a scuola, perché gli adulti lavorano
nell’edilizia oppure sono inseriti in percorsi di integrazione.
L’unico intervento di sostegno è stato quello dei volontari della Comunità di
Sant’Egidio, delle mamme e dei cittadini dei quartieri di Rubattino-Lambrate che
dallo sgombero del 19 novembre 2009 seguono queste famiglie.
Chi scrive, il 7 dicembre, ha ricevuto la benemerenza civica dal sindaco
Letizia Moratti perché "con tenacia, amore e grande senso civico ha scommesso
per un’integrazione possibile".
Questo senso civico può essere riconosciuto come un valore prima di Natale,
ed essere totalmente dimenticato poco dopo l’Epifania?
Dov’è il senso civico quando si nega ad Albert di 6 anni (sgomberato 10 volte
in 5 mesi) il diritto ad avere un tetto?
Purtroppo sembra che non si voglia porre fine a questa pulizia etnica: la
tristezza e la disperazione che ogni volta leggiamo sui volti di questa umanità
calpestata, resterà nella storia di Milano come il simbolo di una violenza che
non vorremmo esistesse.
A pochi giorni dal 27 gennaio, Giornata della Memoria, queste azioni non si
allontanano molto dal clima di pulizia etnica che scatenò tanto orrore.
L’integrazione è possibile quando si guarda con occhi nuovi verso le persone e
ci si chiede come insegnare a scrivere a Marius che ha 15 anni, come salvare la
biciclettina che Jonut voleva tenere a tutti durante lo sgombero, se Maria,
Florin, George e Adrian potranno mai sentirsi parte di questa umanità che li
scaccia, li umilia, li costringe a nascondersi, perdendo ogni volta scarpe,
libri e i pochi giocattoli?
Si nega loro l’infanzia nel nome della sicurezza, in realtà si prepara un
futuro di odio e paura verso tutti.
Milano 22 gennaio 2011 - Assunta Vincenti e le mamme e maestre di Ribattino
Di Fabrizio (del 10/11/2009 @ 09:28:09 in scuola, visitato 1802 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
09 novembre 2009 - di Paolo Repetto
Ieri a Milano fiaccolata a sostegno dei senza casa accampati in via Rubattino e
in attesa da mesi dello sgombero. In corteo anche le insegnanti dei bambini e le
mamme dei compagni di scuola
La lettera che ieri chiamava a raccolta uomini e donne di buona volontà, in
vista della fiaccolata milanese in difesa dei cittadini rom in attesa di
sgombero, è di per sé significativa: "Molti di voi – scriveva Basilio,
volontario di un circolo Arci della zona, ai suoi "contatti" via e-mail – sono
certamente consapevoli della situazione drammatica dei rom che stanno in via Rubattino; sapete anche che molti bambini di quel gruppo sono positivamente
inseriti a scuola, e che l’azione delle maestre e dei genitori della scuola
hanno sin qui impedito lo sgombero, privo di soluzioni organizzative che
consentano la prosecuzione delle iniziative di integrazione".
Lo sgombero, si leggeva ancora, "è sempre più vicino: Flaviana, una delle
maestre, e altre persone che lavorano come volontari a via Rubattino chiedono di
trovarci oggi, domenica 8 alle 18.00-18.30, per una fiaccolata di solidarietà
con queste persone. L’appuntamento è alla fontana tra i supermercati".
La fiaccolata si è poi regolarmente svolta, vedremo quali effetti riuscirà a
sortire nei prossimi giorni.
Va però ricordato che sia dell’eventualità di ristabilire l’ordine (per così
dire) nella strada periferica milanese sia soprattutto dell’impegno a favore dei
progetti di integrazione si parla da tempo, ovviamente in ambienti circoscritti,
molto distanti da quei meccanismi funzionali alla lobotomizzazione delle
coscienze e all’individualismo spinto che appassionano sempre più i mass media
nostrani.
A lanciare l’allarme contro il possibile brutto finale di una bella storia era
stata Amnesty International insieme alle associazioni di solidarietà cittadine
(dalla comunità di Sant’Egidio all’Arci, passando per alcune parrocchie e il
Naga, centro medico aperto agli immigrati e attivo da decenni a Milano).
Tutti assieme si mossero a difesa della comunità rom sistemata in via Rubattino.
Venne diffuso anche un appello volto a sensibilizzare i genitori delle altre
classi scolastiche facenti parte del plesso che ospita i bimbi romanì, chiedendo
la disponibilità a firmare la lettera redatta da una maestra della scuola di via
Pini, Flaviana Robbiati, e indirizzata al sindaco di Milano, Letizia Moratti, al
Prefetto e commissario straordinario per l’emergenza "nomadi" (anche se il
popolo romanì non è più tale da decenni), oltre che all’assessore competente
(con delega alle politiche sociali e alla scuola).
Da circa due anni, spiegava la lettera, è presente sul territorio la comunità
rom e sinti di via Rubattino: proprio grazie alla "collaborazione tra istituto,
volontari della comunità di S. Egidio, Padri Somaschi e parrocchie, sono stati
avviati percorsi di integrazione, primo fra tutti quello di scolarizzazione dei
bambini".
A frequentare le classi sono 36 bambini, che "a seguito dell’imminente sgombero
del campo, si vedranno impossibilitati a continuare la frequenza: ciò potrebbe
compromettere la possibilità di questi scolari di veder realizzato il loro
diritto all’istruzione e potrebbe interrompere il percorso di integrazione che
ha coinvolto nel corso dello scorso anno gli scolari rom insieme a quelli del
quartiere e le loro famiglie. La rete di relazioni e il clima positivo venuti a
instaurarsi potrebbero essere vanificati se questi bambini non verranno messi
nelle condizioni di poter continuare a frequentare le scuole cui sono
attualmente iscritti".
La lettera chiedeva dunque alle istituzioni un impegno per evitare la
"cessazione della possibilità di frequentare i nostri istituti". Pertanto "le
istituzioni da voi rappresentate si attivino affinché le famiglie rom del campo
di via Rubattino, con figli nell’età della scuola dell’obbligo, siano messe
concretamente nelle condizione di poter continuare ad adempiere al loro
diritto/dovere di mandare i figli a scuola, non in una scuola qualunque, ove
tutto il percorso didattico e di integrazione andrebbe ricostruito, ma in
continuità con quanto già in atto. Crediamo che il diritto alla scuola non possa
essere garantito solo formalmente dal fatto che esistono istituti scolastici su
tutto il territorio italiano, ma che vada fatta una scelta sostanziale e che si
comprenda come l’interruzione di percorsi avviati significhi in realtà la
negazione dei diritti di questi bambini".
La vicenda che riguarda la cittadinanza di via Rubattino, quella italianissima
affiancata alla comunità romanì, porta con sé alcuni insegnamenti rivolti alla
coscienza di ciascuno e alla classe politica: l’integrazione è possibile e può
arricchire le persone al di là della classe sociale, della razza o della lingua
d’origine. Di certo non la si costruisce sugli slogan o come conseguenza di
vuoti richiami "buonisti". Può germogliare come frutto di lunghi e faticosi
interventi sul territorio, che richiederebbero tra l’altro adeguate sponde sul
terreno comunicativo: per rendere partecipe il cittadino "comune" di ciò che di
buono può accadere tra immigrati e nomadi accampati nel quartiere accanto al
suo.
Ad oggi si tratta di un’eresia, visto che al teleutente viene riservato
esclusivamente il fatto di cronaca scelto tra i più raccapriccianti, che vede
protagonista il "marocchino" (o l’albanese…) che, ha "infierito sul vicino di
casa" dopo averlo "trucidato" e dopo aver "beneficiato dello sconto di pena".
Un’eresia che però vale la pena praticare, per contribuire a salvare la nostra
società dalla sua drammatica involuzione.
Di Fabrizio (del 18/02/2011 @ 09:27:19 in Italia, visitato 2390 volte)
AgoraVox - Rom a Milano: oltre la diffidenza, tante voci per l'integrazione
Vivono ai confini della città, spesso in condizioni difficili,
tra sgomberi forzati, carenze di servizi indispensabili e pregiudizi diffusi.
Per "dare cittadinanza" a queste persone sono attivi però gruppi e associazioni
di volontari che lavorano in più direzioni: se ne è parlato venerdì sera in un
incontro al quartiere Adriano, a pochi metri dal campo di via Idro che ospita
numerose famiglie di rom italiani.
Si fa presto a dire nomadi. Si fa presto a dire campi. Termini, questi, che
trasmettono un'idea di precarietà e passaggio; a Milano ci sono però
insediamenti rom regolarmente autorizzati dall'amministrazione comunale, con
famiglie che ci abitano da più di vent'anni, che hanno trovato un lavoro e
mandano i figli a scuola nel quartiere. E' il caso della comunità di via Idro
62, all'estrema periferia nord-est, della quale fanno parte circa 130 persone.
"Siamo a tutti gli effetti cittadini italiani, solo che viviamo in modo
diverso": a parlare è Marina che, in rappresentanza dei rom di via Idro, ha
aperto con il suo intervento il dibattito pubblico - venerdì sera al quartiere
Adriano - organizzato da gruppi della zona 2 impegnati sul territorio con molte
iniziative concrete; tra questi, le associazioni Villa Pallavicini ed
elementare.russo, il Comitato Forlanini, l'Osservatorio sui razzismi e la
Fondazione Casa della Carità.
Rispetto alle situazioni dei campi dislocati in altre aree metropolitane, quella
di via Idro potrebbe sembrare relativamente tranquilla, perlomeno un po' più
"stabile". In realtà il destino di chi vi risiede è tutt'altro che sicuro,
soprattutto da quando grava sui suoi abitanti la minaccia di allontanamento che,
in base a recenti disposizioni, potrebbe scattare per chiunque abbia alle spalle
sentenze passate in giudicato, pur risalenti a tanti anni fa. Inoltre, se ci
sono cittadini disposti a investire tempo ed energie per favorire convivenza e
integrazione, c'è anche chi i rom sotto casa proprio non li vuole e raccoglie
firme per smantellare il campo.
Le testimonianze presentate durante l'incontro hanno esteso il discorso ad altre
realtà, ancora più drammatiche. Come quella di via Forlanini dove, in un
minicampo che ospita circa 25 rom, sono stati effettuati 15 sgomberi in due
anni, nonostante l'impegno quotidiano di un attivissimo gruppo di sostegno. Un
provvedimento risolutivo brutale e traumatico, quello degli sgomberi, diventato
ormai prassi comune: ne fanno le spese soprattutto i bambini che sono in molti
casi costretti ad abbandonare la classe dopo un faticoso inserimento, annullando
i progressi compiuti, anche per quanto riguarda l'avvicinamento ai coetanei e
alla collettività. In via Rubattino, non lontano da Lambrate, è capitato che
alcune famiglie rom venissero allontanate anche cinque volte in un solo giorno.
Lo racconta un gruppo di mamme che, insieme alle maestre, svolgono un lavoro
continuativo e intenso per aiutare i piccoli rom a frequentare la scuola,
nonostante la mancanza di mezzi.
Una storia a parte è quella di via Triboniano, il campo più popoloso di Milano e
anche il più carente dal punto di vista di spazi e servizi. Avrebbe dovuto
essere chiuso definitivamente già alcuni mesi fa, perché si trova proprio sulla
strada dell'Expo 2015, cioè sulla via di accesso all'area su cui questo dovrebbe
sorgere. Nel preventivare la chiusura della struttura non è stato preso però in
considerazione, nella sua globalità, il futuro di chi vi abita. Ai rom erano
state inizialmente destinate venti case Aler, da ristrutturare e assegnare
attraverso la mediazione della Casa della Carità (contratto stipulato con tanto
di firma da parte del Comune e della Prefettura). Il progetto si è però
interrotto a metà strada e le famiglie che sono rimaste escluse
dall'assegnazione hanno iniziato un procedimento legale che ha dato loro
ragione. A parte quelle dell'Aler, ci sono comunque a Milano migliaia di
abitazioni sfitte: perché non includerle in un piano che favorisca anche chi è
stato sgomberato?
Da una periferia all'altra, il problema rimane complesso, le esperienze portate
avanti con successo (come quella del Comune di Buccinasco, dove è stato
organizzato un campo molto ben tenuto) si scontrano con l'eterna paura del
diverso, la più dura da sconfiggere. E non va neppure dimenticato che i rom
stessi, pur se disponibili alla collaborazione, trovano spesso difficoltà nel
riconoscere le regole della società; anzi, la loro cultura li ha portati per
secoli a crearne una parallela rispetto a quella dello Stato che li ospita. Oggi
in Italia, contando le diverse etnie, ne sono presenti circa 140.000, non tutti
in insediamenti legali: e c'è sempre chi li guarda con sospetto e si domanda "
ma è vero che i rom rubano?". Generalizzazioni, luoghi comuni e pregiudizi
allontanano le soluzioni; tragedie come quella recente di Roma - la morte di
quattro bambini - riportano invece alla realtà, fanno vedere queste persone come
una fascia debole della popolazione che l'amministrazione di una grande città ha
il dovere di tutelare. Non demandando ancora una volta il grosso del carico
all'infaticabile universo del volontariato.
Di Fabrizio (del 12/07/2011 @ 09:25:02 in Europa, visitato 1485 volte)
Famiglia CristianaIl nomadismo è solo una necessità. Lo dimostra questo
reportage a Draganesti, Romania, la baraccopoli da cui vengono i nomadi dei
campi di Milano e dove opera la S.Egidio.
10/07/2011
Una delle baracche di Draganesti, in Romania. Claudia, 8 anni, vive nella stessa casa di Draganesti in cui sono nati suo padre
Ionut e suo nonno Marius. Il suo bisnonno, invece, viveva a soli 500 metri
di distanza; è tipico delle ziganie dell'Oltenia, regione rurale della Romania a
80 chilometri da Craiova. Le ziganie sono i quartieri rom dei villaggi romeni:
una strada con una fila di case sui due lati. La storia della Romania del
Novecento è stata anche all'insegna della sedentarizzazione dei tanti gruppi rom
che non hanno più nulla a che fare con un ideale di vita all'insegna del
"nomadismo": la famiglia di Claudia si è spostata di mezzo chilometro in quattro
generazioni. "Il tetto della nostra casa crollava, i mattoni di fango e paglia
avevano troppi anni. Nel 2004 siamo partiti per Milano con un sogno: lavorare e
mettere da parte i soldi per costruire la casa", spiega Ionut. L'Oltenia è la
regione di provenienza della maggior parte delle famiglie che abitano le
baraccopoli abusive di Milano.
La scuola di Draganesti, costruita con i contributi della S.Egidio. È molto chiaro: il nomadismo non c'entra niente, si tratta di una migrazione per
cause economiche. Nei primi anni a Milano, la moglie chiedeva l'elemosina, Ionut
ha lavorato nell'edilizia. Per i primi tre anni, mai un contratto: "Un italiano
ci chiamava "a giornata": in alcuni periodi, eravamo pagati anche tre euro e
mezzo all'ora. Quando il capo aveva un cantiere, si lavorava dieci ore al
giorno, poi, per un po', non si lavorava fino alla commessa successiva. Abbiamo
lavorato tantissimo alla costruzione della Fiera di Rho." Poi, nel 2007,
finalmente un contratto accompagnato da un pratica diffusa tra alcune
cooperative edili milanesi: nello stesso momento, si è obbligati a firmare anche
un foglio in bianco senza data. È la lettera di dimissioni. A inizio del 2009,
quando la crisi edilizia blocca i cantieri, il capo della cooperativa rispolvera
dal cassetto il foglio firmato aggiungendo la data: Ionut ha perso il lavoro.
Per due anni, con la moglie Maria cerca di garantire una vita decente ai tre
figli. La Comunità di Sant'Egidio iscrive a scuola Claudia, mentre i due più
piccoli, di tre e cinque anni, non possono andare all'asilo: a Milano, senza
residenza, non è possibile. Resistere non è facile: dal 2007 ad oggi, avvengono
500 sgomberi di baraccopoli rom nel solo capoluogo lombardo. Capita di dormire
per strada, sotto la neve, riparandosi con una piccola tenda. Così, a febbraio
2011, Ionut, Maria, la maestra di Claudia e la Comunità di Sant'Egidio pensano
ad un progetto di ritorno in Romania. Alcune donazioni di privati permettono di
restaurare la casa di Draganesti e attivare una borsa di studio in
collaborazione con la scuola locale. La nuova casa di Giulia ora è in muratura,
coloratissima: il corridoio azzurro, la cucina rosso fiammante, la stanza dei
genitori verde e quella dei bambini rosa. Sul retro, l'aia con tacchini e
galline e un terreno in cui la famiglia potrà coltivare pomodori e peperoni. La
camera di Claudia è decorata con peluches, al centro la sua foto con la maestra
e la classe italiana. Dell'Italia rimane anche la paura della polizia. Racconta
il padre: "Anche qui, quando passa un vigile, Claudia mi si avvicina e trema. A
Milano, spesso succedeva che durante i controlli, si faceva la pipì addosso per
la paura."
La vecchia casa di Claudia, a Draganesti. Il problema rimane il costo della vita, che è uguale a quello italiano. Al Penny
Market di Draganesti un paio di calze costa un euro e mezzo, un salame quattro,
un litro di olio di semi di girasole quasi due. In questi villaggi rurali, il
lavoro non c'è. La depressione economica è palese, l'emigrazione in Italia o
nelle grandi città romene è spesso la sola opportunità. La presenza di
investitori italiani è comunque forte anche nella regione: a Slatina, il
capoluogo dell'Oltenia, c'è un importante fabbrica della Pirelli. Mirela,
anziana con 4 figli emigrati, si commuove mostrando la foto del nipote di 8 anni
che ha cresciuto e che ora vive in una casa a Milano. Racconta: "Durante il
regime di Ceausescu, eravamo pagati poco, ma il lavoro c'era. Qui a Draganesti,
c'erano cinque industrie alimentari e due di scarpe. I primi anni dopo l'89 si
stava bene, ma poi tutte le fabbriche hanno chiuso, non reggevano la
concorrenza." Nella zigania di Lalosu, uno dei paesi vicini, c'era un enorme
allevamento dove, fino ai primi anni Novanta, lavoravano più di cento persone.
Fallito, è stato acquistato da un "italiano di Bucarest": ha rivenduto il ferro
e il materiale con cui era costruito e se ne è andato. Negli ultimi due anni,
anche la crisi economica ha duramente colpito la Romania, molto più che
l'Italia. Dal 2008 al 2009 il PIL romeno è passato dal +8% al -7,1%, il Governo
ha varato un piano di austerità che taglia drasticamente la spesa sociale, le
pensioni e i salari pubblici. Mirela può comprare le medicine solo grazie al
figlio che manda i soldi da Milano. Nella zigania di Draganesti – 1300 abitanti
sui 12.000 dell'intero villaggio – le case sono molto diverse tra loro, spesso
abitate da famiglie allargate. Le più povere sono baracche fatte di paglia e
fango, costituite da un'unica stanza fatta di mattoni di terra a vista. Altre
sono caratterizzate dai tetti decorati con lamiera intagliata e un corridoio
d'ingresso illuminato da ampie finestre; poi ci sono le "ville" di Bercea
Mondial, il più ricco della zona, che ha fatto fortuna in maniera per nulla
chiara e che certo non ha dovuto vivere nelle baraccopoli milanesi. A Draganesti
non ci sono fogne e i servizi per la maggior parte sono costituiti da una
piccola baracca in un angolo del cortile. Pochissime case hanno l'acqua
corrente, mentre la maggior parte ha il pozzo in cortile. Era così anche in
Italia; in Veneto, nel 1961, il 72% delle case non aveva il bagno.
Mirela con la foto del nipote, che è a Milano. Ciò che colpisce sono gli squilibri e le contraddizioni della zigania. Da un
lato, resiste una tradizione rurale e arcaica che ricorda in parte alcuni
villaggi italiani prima del boom economico dello scorso secolo. Le ragazze si
sposano presto, spesso ancora minorenni; la scuola è frequentata dai ragazzi rom
del villaggio, ma le femmine raramente superano la quinta classe, mentre i
maschi arrivano fino alla settima. Spesso è anche ignoranza: Marieta spiega che
la varicella si cura vestendo di rosso i bambini. Dall'altro, la società
tradizionale si scontra con le distanze che si accorciano e la globalizzazione.
Così, le trasmissioni più seguite dai rom sono le telenovelas indiane di
Bollywood. La connessione web con il cellulare costa pochissimo. L'emigrazione e
il collegamento con l'Italia sono in questo senso travolgenti. Ogni weekend
parte un pulmino che trasporta persone, posta, bagagli dalla zigania al
capoluogo lombardo in entrambe le direzioni. Simona, 14 anni, ha frequentato a
Milano fino alla terza media: è una delle uniche ragazze rom di quell'età a
portare i pantaloni a Draganesti. Ma l'incontro-scontro con il mondo esterno
alla zigania trasformerà inevitabilmente questa società, che ora è in mezzo ad
un bivio. Bisogna puntare sulla scolarizzazione, da cui dipende il futuro di
molti bambini. Nella zona più povera della zigania abita la famiglia di Daniel,
10 anni, che ha una forte disabilità. A Milano, nella baraccopoli di Rubattino,
aveva iniziato la quarta elementare; travolto da un'ondata di solidarietà delle
maestre, dei compagni di classe e dei loro genitori, ha fatto notevoli
progressi. Ma cinque mesi fa, dopo un anno e mezzo di scuola e lo sgombero, la
famiglia è dovuta tornare a Draganesti. Percorso scolastico interrotto perché,
come spiega il padre, "sarebbe dovuto andare in una scuola speciale, molto
lontano, a Slatina, e noi non abbiamo i soldi per portarlo". Il suo progetto è
chiaro: tornare a Milano a breve, perché "i soldi e la carne del maiale
ammazzato a gennaio sono finiti, il lavoro non c'è e Daniel non può andare a
scuola".
Maria nella sua nuova serra. Torneranno a breve a Milano anche Lenuta, Marin e i loro 5 figli; sono una delle
famiglie più povere e da anni alternano alcuni mesi in Italia, dove Lenuta
chiede l'elemosina e il marito lavora saltuariamente "a giornata", e altri a
Draganesti. Qui, vivono raccogliendo la plastica e altri scarti da riciclare; un
sacco enorme pieno di bottiglie viene pagato cinque euro. I bambini sono seduti
a mangiare la mamaliga con strutto, l'unico pasto che per la giornata la
famiglia può permettersi. La mamaliga, insieme al sarmale di verze e carne, è il
piatto più diffuso nelle ziganie: è la polenta. La scena sarebbe potuta accadere
anche nelle cascine lombarde del secolo scorso, ma molti padani sembrano
essersene scordati. Marin spiega che i suoi figli in Romania non mangiano la
frutta, costa troppo. In Italia, invece, ne mangiano tantissima: le maestre
della scuola regalano ai bambini i frutti avanzati dalla refezione. Ora i
bambini non vanno a scuola, perché tradurre in romeno i nullaosta per il
trasferimento costava troppo. Lenuta invece mi mostra l'ultima multa per
accattonaggio da 500 euro ricevuta a Milano e il conseguente provvedimento di
allontanamento dall'Italia. Nel verbale, si dispone anche il sequestro delle
monetine. Lenuta mi dice che tra qualche settimana devono ripartire per l'Italia
perché sono finiti anche i soldi per la polenta. Le chiedo se ha saputo che a
Milano siamo arrivati a 500 sgomberi e che la baraccopoli di Bacula è stata
nuovamente distrutta. "Non conto più quante volte ci hanno sgomberato, è
bruttissimo, ma cosa devo fare? Cosa do da mangiare ai miei figli?" mi risponde.
Effettivamente, vista da questa baracca di fango e paglia di Draganesti, Milano,
che ha festeggiato con la precedente amministrazione i 500 sgomberi raggiunti,
sembra una città che, anziché combattere la povertà, fa la guerra ai poveri.
Di Fabrizio (del 24/04/2012 @ 09:25:00 in conflitti, visitato 2027 volte)
Dal diario di un dirigente della polizia municipale di Roma Capitale...(segnalazione di Carlo Stasolla)
Continua lo sgombro degli insediamenti abusivi con la bonifica dell'aerea nel
territorio del V Municipio. Oggi abbiamo sgombrato quattro insediamenti abusivi
tra la Palmiro Togliatti e Ponte Mammolo, ove al nostro arrivo i nomadi si sono
allontanati alla spicciolata. Nel corso dell'operazione, all'interno di una
baracca, sono stati rinvenuti dei testi e quaderni scolastici. Una piccola e
immediata indagine ha dato la possibilità ad un bambino che chiameremo Sandro,
di rientrare in possesso almeno dei libri e quaderni rubati nel pomeriggio,
unitamente allo zainetto e autoradio dall'interno dell'auto della mamma. Il
piccolo studente è rimasto molto soddisfatto riavere i suoi libri e quaderni
La più giovane, una ragazzina, sgranocchia un pezzo di focaccia:
Sono arrivati alle 7 di mattina. Ti lasciano sotto la pioggia. Dovevo scaldare
il latte per mio figlio di 4 mesi e non potevo, perché avevano tolto
l'elettricità. Ma intanto davano da mangiare ai cuccioli di cane. "Che carini!"
dicevano.
La più anziana è come un fiume in piena. Ci conosciamo da oltre 20 anni; i miei
figli e i suoi nipoti sono praticamente cresciuti assieme. Mi investe con
frammenti di frase, ripetendomi cose che io e lei sappiamo a memoria.
Mi hanno portato via la mia casetta. Capisco se fosse stata rubata, ma l'avevo
pagata tutta coi miei soldi.
Ho 62 anni, sono italiana e non rubo. Quando io e mio marito avevamo un negozio,
ci siamo dissanguati con le tasse, e siamo finiti qui.
Mi hanno messo per strada solo perché sono una zingara. Mi cacciano e non ho più
dove andare.
Mi hanno detto vai via, e poi mi hanno chiesto "Dove dormirai
stanotte?". "Sotto quell'albero," ho risposto...
Ma ti rendi conto? Sono cardiopatica, ho il pace-maker e mi hanno dovuto mettere
nell'ambulanza perché stavo male, e la dottoressa mi ripeteva che dovevo andare
via. Ma con che cuore?? Io ho forse cacciato di casa quella dottoressa?
Se avessi rubato, non sarei qui. Ma se fossi stata una ladra o una
extracomunitaria, avrei avuto un aiuto.
Vorrei avere un mitra qua tra le mani. Farei una strage, credimi, ho perso ogni
speranza.
I miei vestiti, sono nella casa che mi hanno sequestrato, ed io sono qui...
Eppure questo campo l'ho fatto anch'io, sono andata in piazza assieme a tutti
quando chiedevamo acqua e luce. Guardami in che condizione sono...
E poi ricomincia, arrabbiandosi con me, con i politici, con i giornalisti. Deve
sfogarsi, sa che nessuno vuole ascoltarla.
Io, forse ho fatto troppa abitudine a ragionare, mediare, spiegare. Ma poi torno
a casa con la stessa rabbia di questa gente e mi stanco di dover essere sempre
diplomatico. Non servirà a nulla, ma uno sgombero sono persone, beni, affetti,
sicurezze, che ogni volta sono messi in discussione. Ecco cosa state leggendo.
Di Fabrizio (del 16/04/2010 @ 09:24:19 in Italia, visitato 1683 volte)
MilanoTodayLa mattina si erano abusivamente insediati in uno dei
parcheggi dell'Idroscalo, a Peschiera Borromeo, ma i militari li hanno
allontanati. Poi la carovana si è diretta in zona Rubattino, a Milano ma la
polizia locale l'ha scortata sulla tangenziale di Redazione - 14/04/2010
Una carovana di 70 rom spagnoli, con una sessantina fra auto e roulottes, si è
insediata ieri nel parcheggio sud dell'idroscalo di Peschiera Borromeo. Il campo
abusivo, però, è stato subito smantellato dai carabinieri che, in un paio d'ore,
hanno identificato i rom e li hanno scortati sulla tangenziale est, seguendoli
fino al limite del territorio con il comune Milano.
Ma sulla tangenziale, i rom, erano destinati a tornarci dopo poche ore. Come
secondo accampamento (anch'esso abusivo) avevano infatti scelto un'area
abbandonata in zona Rubattino, in via Caduti di Marcinelle. La polizia locale di
Milano, però, li ha fatti sloggiare, scortandoli fino alla tangenziale fuori
Milano.
Un problema, quello dei campi rom abusivi che continua a gravare sulla città e
che non ha mancato, nei mesi scorsi, di suscitare attriti a Palazzo Marino. Solo
ieri, oltre al campo di Rubattino, sono stati smantellati altri due
insediamenti: all'Alzaia Naviglio Grande e alla stazione San Cristoforo.
Il vicesindaco De Corato ringrazia gli agenti della polizia locale e anche i
cittadini "che continuano a indicare insediamenti non autorizzati, baraccopoli o
edifici dismessi usurpati. Le loro costanti segnalazioni - ha specificato De
Corato - segnano la mappa che la Polizia Locale, su autorizzazione del Prefetto,
sta seguendo per ripristinare legalità e decoro".
Ma "Senza politiche compensative adeguate gli sgomberi messi in atto da Palazzo
Marino non portano a niente - aveva dichiarato il Consigliere comunale del Prc,
Patrizia Quartieri, riferendosi allo sgombero di Chiaravalle, lo scorso
febbraio. La polemica allora infuriò per i continui rimpalli dei rom sloggiati e
intervenne anche la Caritas, per chiedere al Comune di sospendere gli sgomberi
nei mesi invernali. Il sindaco Moratti rispose che le leggi "non si possono
rispettare a seconda delle stagioni". Adesso è primavera, ancora in attesa di un
piano sgomberi adeguato che possa arginare il problema.
Sul tema, recentemente, è intervenuta anche la
Comunità di Sant'Egidio, che durante gli sgomberi fa da "ponte" fra i rom e
le forze dell'ordine per garantire assistenza: "Le risorse economiche, che ci
sono (a disposizione di Milano ben 13 milioni di euro), possono invece essere
destinate a garantire una stabilità seria, a soluzioni abitative, percorsi di
inserimento, sostegno alle positive esperienze scolastiche, insomma al rispetto
della dignità della persona, di cui i rom, come chiunque, hanno diritto".
Di Fabrizio (del 22/04/2010 @ 09:24:04 in Italia, visitato 2167 volte)
Segnalazione di Gianluca Tarasconi
TU TAJ ME IO E TE
DIRITTI DEL POPOLO ROM E CONVIVENZA
LA SCUOLA LA CASA LA FAMIGLIA
I BAMBINI DI RUBATTINO E ALTRE STORIE NOI NON CI STANCHIAMO.
SI STANCHERANNO PRIMA LORO. Che cosa succede nel cuore di un bambino rom che si mette la cartella sulle
spalle e, un giorno dopo l'altro, va a scuola, accolto, amato e rispettato?
Che cosa succede nel cuore di uomini e donne rom che vedono rispettati i loro
diritti e la loro dignità?
E che cosa succede invece quando le ruspe cancellano i diritti e la dignità?
Milano
29 Aprile 2010 Camera del Lavoro
Corso di Porta Vittoria 43 -
Salone Di Vittorio
dalle ore 19.30
ore 19.30 - APERITIVO SOLIDALE
Installazioni video
Musica dal vivo con i Muzikanti di Balval
Mostra "Immagini e storie dei bambini di Rubattino"
ore 20.30 - VITA DA ROM
Intervengono: Tommaso Vitale, professore di sociologia dell'Università di Milano-Bicocca Stefano Pasta, volontario del servizio rom della comunità di S. Egidio Assunta Vincenti, Marialuisa Amendola, mamme Rubattino Jovica Jovic, musicista
Introduce Paolo Limonta, maestro elementare
Modera Patrizia Quartieri, Consigliere Comunale e Presidente della Commissione Pari
Opportunità
Comitato Zona 3 per una Scuola di Qualità
Una nota di Ernesto Rossi
Una delle cose più belle in assoluto che sono successe (stanno
succedendo) in questa città negli ultimi tempi riguarda, stranamente forse, e
comunque in modo inedito, i bambini rom, ripetutamente cacciati e respinti dai
luoghi di fortuna in cui vivono con le loro famiglie, e conseguentemente dalla
scuola, che molti di loro frequentano con grande passione.
Riguarda la rivolta civile (raramente questo termine appare così appropriato) di
alcune maestre ed anche di alcuni genitori degli altri bambini, i
piccoli gagè loro compagni di classe, contro l'esclusione e il rifiuto.
I bambini appartengono a tutti, rappresentano un possibile futuro: meglio e più
insieme crescono, e più c'è speranza che la diversità, come spesso si sente
ripetere, venga riconosciuta quella ricchezza che è, anche in natura (ma noi
umani, almeno in parte poco apparteniamo a questa ‘natura', cui ci siamo
sottratti, promessa, condizione, speranza di un futuro diverso).
Questa storia verrà presentata e discussa nella serata del 29 aprile in Camera
del Lavoro di Milano alle 19.30: l'esperienza di Rubattino, luogo geometrico
della violenza insensata (ma c'è una violenza sensata?) contro gl'inermi, che
nasce, come diceva Curzio Malaparte, da "Una misteriosa paura degli inermi"e
induce il "furor d'abiezione".
Ci sono bambini, altrove, che a scuola vengono lasciati senza mensa, a pane e
acqua; refezione non più usata, nell'Italia democratica, nemmeno per i
carcerati. Milano, essendo città accogliente e civile – e ricca - non commette
di queste brutalità; ma essendo anche pratica e concreta, risolve il problema
alla radice: niente scuola, niente problemi. Sapete? è il decoro, che va
tutelato; bisogna difendere, con le unghie, con i denti, con uomini in assetto
antisommossa, la nostra sicurezza.
A questa vicenda milanese rimane tristemente (e vergognosamente) estranea
l'amministrazione della città, sindaco, vicesindaco decorato al valor incivile,
assessori, consiglieri comunali, zonali, cattivi consiglieri malconsigliati:
loro sono i mandanti. Che, come l'assessora competente, durante uno sgombero,
proprio a Rubattino, vanno a celebrare la Giornata Mondiale dell'Infanzia. E
mentre lì parlano, nemmeno gli si strozza la voce in gola.
Quella che si presenta giovedì sera in Camera del Lavoro è dunque una storia che
tutti dovrebbero conoscere, per capire, imparare, ragionare. Per tirare – poi -
un mezzo sospiro di sollievo: non siamo ancora perduti.
Di Fabrizio (del 26/12/2010 @ 09:23:37 in lavoro, visitato 2152 volte)
Buongiorno a tutte/i,
dopo il finanziamento di tre borse lavoro, abbiamo deciso di finanziare tre
borse di studio. I beneficiari sono tre ragazzi: Ovidiu, Marian e Belmondo, con
i quali siamo venute in contatto perché i loro fratelli più piccoli nei due anni
passati hanno frequentato le scuole di Rubattino.
I corsi che stanno frequentando sono gratuiti: noi copriamo per tutti e tre i
ragazzi il costo dei trasporti (abbonamento ATM e treno) e a due di loro
assegniamo anche un contributo mensile di 100€ ciascuno per sostenere questo
percorso. Ovidiu, 15 anni, e Marian, 16 anni, frequentano dal 2 novembre 2010 la
scuola bottega dell'EINAIP di Pioltello: ci sono laboratori di alfabetizzazione
e socialità e molti laboratori di formazione (cucina, carpenteria, meccanica…),
da frequentare per 4 pomeriggi alla settimana. Quando gli educatori ritengono
che i ragazzi siano pronti, li inseriscono in un tirocinio. Per Marian, che ha
già ottenuto la licenza media al CPT, il percorso di apprendimento dovrebbe
essere abbastanza breve e dovrebbe essere inserito in tempi rapidi in un
tirocinio. Ovidiu avrà tempi più lunghi: da due anni non va più a scuola e un tentativo di inserirlo alle medie è fallito.
Belmondo, 15 anni, sempre dal 2 novembre 2010 sta frequentando un corso di
scuola bottega (in particolare di meccanica della bicicletta) presso le Vele di
Pioltello. E' inserito in un gruppo molto ristretto (si tratta infatti di 6/7
ragazzi) e questo consente di fare un corso molto intensivo. Tra l'altro anche
la frequenza è molto impegnativa: fino a giugno tutti i giorni dalle 9 alle 17,
eccetto il lunedì mattina. Per Belmondo sarà una vera rivoluzione: dalla quarta
elementare non va più a scuola e il suo italiano è piuttosto stentato.
Ovidiu da qualche tempo ha una situazione più stabile: vive in una casa di
assegnazione provvisoria e suo padre lavora come muratore. Marian e Belmondo
invece “abitano” in capannoni, uno regolare (o meglio tollerato) l'altro
abusivo.
Per il finanziamento delle borse di studio abbiamo chiesto alle famiglie di
questi tre ragazzi l'impegno a sostenerli in ogni modo in questo percorso.
Il contributo della Comunità di S Egidio è stato fondamentale, in particolare
per l'individuazione dei corsi più adatti e per il lavoro svolto insieme agli
educatori dell'EINAIP e delle Vele affinchè questi corsi possano avere la
maggior efficacia possibile.
Grazie a tutti
Le mamme e le maestre di Rubattino
Di Fabrizio (del 18/08/2010 @ 09:20:41 in Italia, visitato 1746 volte)
Dichiarazioni fotocopia del vicesindaco, Casa della Carità
che ormai non sa più che pesci pigliare e voci che si rincorrono... E' da più di
un anno che si ripete che i campi verranno smantellati, il tempo stringe e ancora
nessuno sa (o chi lo sa sta zitto), dove andranno i Rom dei campi e con che
mezzi... L'unica cosa certa è che la tensione nei campi si taglia col coltello.
di ZITA DAZZI - Il campo rom chiuderà a metà ottobre, in anticipo Cresce
la tensione nelle baraccopoli
Si accorciano i tempi per i campi rom di via Triboniano e di via Barzaghi. La
chiusura, annunciata per fine anno, sarà invece a metà ottobre. Un mese e
mezzo prima del previsto. Metà delle famiglie tornerà in Romania, col sostegno
economico dello Stato italiano, mentre per le altre si stanno cercando soluzioni
alternative: casa in affitto e borse lavoro. Un percorso non facile, tutto in
salita e da costruire. A Musocco, fra le roulotte e i container, si vivono
queste ultime settimane in un clima di tensione crescente. Gli operatori della
Casa della Carità si fanno vedere il meno possibile, giusto il necessario per
prendere accordi con le famiglie coinvolte nel piano di evacuazione. Ma non
tutti collaborano.
Intanto, in prefettura, si susseguono gli incontri e i colloqui per cercare di
definire i dettagli dell'operazione e per cercare di arrivare all'autunno con la
mina del Triboniano disinnescata. "Le date sono già stabilite, stiamo lavorando
per dare un aiuto a tutte le famiglie coinvolte", assicura l'assessore ai
Servizi sociali Mariolina Moioli. Il compito più difficile sta agli operatori
della Casa della Carità che ha rinnovato fino a dicembre l'appalto per la
gestione del più grande campo nomadi della città, quasi 600 presenze fra romeni
e bosniaci, costruito tre anni fa su un'area oggi destinata al passaggio di una
strada per l'Expo 2015.
Il piano Maroni mette a disposizione 13 milioni di euro per lo sgombero di
questo campo, oltre che di quelli in via Novara e via Idro. Gli incaricati di
don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, stanno terminando gli
incontri con le singole famiglie per valutare un progetto di uscita dalla
precarietà. "Con alcuni è possibile pensare a un sostegno per l'inserimento in
alloggi in affitto e l'assegnazione di una borsa lavoro, con l'obiettivo di
arrivare alla totale autonomia del nucleo familiare - spiega Colmegna - Per gli
altri invece ci sarà un contributo per il rientro in Romania, dove pure abbiamo
progetti di inserimento lavorativo in collaborazione con le amministrazioni
locali".
Ma non tutti i rom sono pronti alla collaborazione. "Finora abbiamo sentito
tante promesse e poche cose concrete - dice Christian, uno dei portavoce del
campo - Sappiamo che ad ottobre dovremo uscire da qui, ma molti temono di
restare per strada, di essere sgomberati e basta, come è già successo in
passato. Ma siamo pronti a fare sentire la nostra voce".
Due mesi fa, senza alcuna avvisaglia, al Triboniano scattò una vera e propria
rivolta con lancio di pietre contro le forze dell'ordine e auto date alle
fiamme. Scene di guerriglia che si sono viste anche pochi giorni fa, al campo
comunale di via Chiesa Rossa, dove sono arrivate le ruspe per demolire tre
villette abusive costruite da una famiglia di 15 rom italiani. Dai controlli
catastali è emerso infatti che un membro della famiglia aveva un'altra casa
intestata in Lombardia.
"Un importante segnale di legalità", ha definito l'intervento il vicesindaco
Riccardo De Corato: "Gli agenti hanno dovuto subire un lancio di pietre, chiavi
inglesi e oggetti contundenti da parte dei nomadi allontanati e dei loro
familiari. Ma i nomadi nei campi del Comune conoscono bene il regolamento: chi
ha proprietà immobiliari non può vivere a spese dei milanesi. È una violazione
inaccettabile che rasenta la truffa e per questo i servizi sociali e la polizia
locale continueranno a fare accertamenti per evitare furbizie e pratiche
parassitarie".
Di Sucar Drom (del 26/11/2009 @ 09:19:26 in blog, visitato 2232 volte)
Venezia, la Lega Nord mostra il suo vero volto razzista
La Lega Nord svela la sua posizione, dopo la decisione del Comune di Venezia,
supportato dai giudizi di merito della Magistratura, di andare avanti sulla
questione del villaggio a favore delle famiglie sinte veneziane. Mandare via i
Sinti e fare di quelle casette residenze per anziani e...
Italia: continua la pulizia etnica contro i Rom
Dopo Cosenza, Roma, le violenze di Alba Adriatica ieri è stata la volta di
Milano, dove circa 200 persone di etnia romanì, tra le quali almeno 70 bambini,
e con passaporti principalmente rumeni sono stati sgomberati dal campo di via
Rubattino, nell’area ex-Enel alla periferia est...
Milano, i temi dei compagni di classe: "Dovrebbero aiutarli a restare"
«Roberta abitava in una baracca in un campo insieme ad altri rom e alla sua
famiglia. Era sempre presente in classe e io ero felicissima. Ma oggi non è
venuta e io ho pensato: "Sarà malata?"». Finito il tema, le maestre
dell´elementare di via Pini ...
Milano, sgombero senza umanità
Giovedì mattina i bambini della scuola elementare Elsa Morante di via Pini a
Milano non hanno trovato sui banchi i loro compagni rom. Senza alcun preavviso e
senza ascoltare le richieste di genitori, insegnanti, associazioni, il Comune ha
sgomberato il campo rom che sorgeva nell'ex area Enel di via Rubattino e che
ospita...
Stiamo ripiombando nell’incubo
Lo sgombero, in spregio alle leggi vigenti, delle famiglie rom che vivevano
nell'ex area Enel di via Rubattino, ha inaugurato una nuova stagione a Milano:
quella del numero chiuso per Rom e Sinti. Dopo la politica degli
“alleggerimenti” si passa alla politica della “pulizia etni...
Musica e romanipé
L'attività musicale è un fenomeno complesso che è mediato dagli atteggiamenti e
dai costumi culturali appresi. I Rom scelgono la musica, anzichè altri mezzi
d'espressione, perché offre loro un'intensità emozionale e una libertà di azione
che non ri...
Milano, i Rom si rifugiano in chiesa dopo lo sgombero di via Rubattino
Due sgomberi in tre giorni. Prima dal campo abusivo di via Rubattino, poi -
all'alba - dal sottopasso dove avevano passato la notte. Ecco come un centinaio
di nomadi romeni - tra loro almeno quaranta bambini - sono arrivati, ieri
mattina, ad occupare una chiesa, la parrocchia di Sant´Ign...
Nola (NA), sgomberate nel cuore della notte cinquanta persone
Ieri alle prime luci dell’alba un’operazione congiunta dei Carabinieri della
compagnia di Nola, dei vigili urbani di Cicciano e il Comando di Polizia di
Cicciano ha sgomberato di circa 50 immigrati, Rom rumeni, in un fabbric...
Roma, il "piano nomadi" tra sgomberi e nuovi ghetti
Casilino 900, La Martora e Tor de’ Cenci. Attorno alla chiusura di questi tre
campi rom alle periferie est e ovest della capitale si gioca la partita del
“Piano nomadi” del commissario straordinario, il pre...
Milano, i Rom di via Rubattino abbandonati al loro destino
“Sono esseri umani e come tali devono essere trattati. Come si può abbandonare
delle mamme con dei bambini per strada?” A porre questa spinosa domanda è don
Piero Cecchi, responsabile della parrocchia di San Giovanni Crisostomo di via
Cambini a Milano, che ha preso in carico una delle famiglie rom sgomberate
giove...
Mantova, RintracciArti: Blog In-Forma
Siete tutti invitati all’evento Blog In-Forma, che si terrà presso la Libreria
Feltrinelli (corso Umberto I), lunedì 30 novembre 2009, alle ore 18.00.
All’evento i curatori di tre importanti spazi web...
Roma, no alla manifestazione di Forza Nuova
La Federazione Rom e Sinti Insieme chiede alla Prefettura di Roma di non
autorizzare la manifestazione indetta dalla formazione politica Forza Nuova per
venerdì 27 novembre 2009, contro la politica del Comune di Roma nei confronti
delle famigl...
Nel settembre 2008 sono stato tra i 7 membri di una delegazione del
Parlamento Europeo in visita in Italia per una missione investigativa. La
ragione della nostra visita erano gli eventi nei "campi Nomadi", il censimento e
i decreti d'emergenza.
L'idea dell'indagine nasceva a giugno 2008, quando il Parlamento Europeo
accettava una Risoluzione contro la profilazione etnica dei Rom tramite raccolta
di impronte digitali e di informazioni sulla religione.
L'interesse nella missione era alto: circa 30 Membri del Parlamento Europeo (MEPs)
avevano visitato l'Italia, assieme al Presidente del comitato LIBE per la
Giustizia. In Italia ci furono incontri col Senato, il Garante, il Ministro
Maroni e altri. La nostra delegazione visitò anche campi come il Casilino 900 e
Campo Salone.
Nella conferenza stampa della delegazione del Parlamento Europeo, le
condizioni dei campi furono descritte come degradanti, dove i "Rom" sembravano
essere nomadi che non si muovevano. Ma ad alcuni membri della delegazione era
anche sembrato che l'Italia volesse tentare di rendere le proprie leggi
nuovamente compatibili con la Legislazione Europea.
La preparazione delle autorità cittadine di Milano a sgomberare di forza
circa 200 Rom che vivono nell'area Rubattino ad est della città, sembra la prova
del contrario. Gli sgomberi forzati sono illegali. Ogni stato membro della UE e
- come uno degli stati fondatori - l'Italia dovrebbe essere d'esempio agli
altri, e notificare singole ingiunzioni ai futuri sgomberati, che così possono
fare ricorso.
Mi appello urgentemente a lei per il rispetto del diritto dei nostri
co-cittadini di opporsi in tribunale alle decisioni su basi individuali, come in
ogni stato costituzionale.
«Ma almeno durante l’ex giunta Moratti gli sgomberi abusivi erano continui,
bisogna puntare sulla prevenzione e il contenimento del fenomeno» afferma
l’assessore alla Sicurezza della Provincia Stefano Bolognini...
Ricordo bene il "mitico" De Corato: 500 e passa sgomberi ed i Rom "abusivi"
erano sempre gli stessi: rimbalzati da Bacula alla Bovisa, poi a Chiaravalle e
san Dionigi, e ancora a Rubattino, Forlanini e Segrate. Ruspe, vigili,
poliziotti, centinaia di migliaia di euro spesi, sono stati il ritratto di una
"figuraccia politica pazzesca" (leggetelo con accento fantozziano): gli
stessi Rom rispuntavano sempre e dovunque.
L'attuale assessore Granelli, zitto zitto, qualche sgomberino l'ha fatto (e
ha già buttato un
occhio su Bacula), non è da escludere che l'innalzamento delle temperature
risvegli le sue "turpi
voglie". Forse sarà più indeciso, o soltanto più realista, ma intanto questi
"abusivi" sono ancora gli stessi di 1, 2, 5, (10?) anni fa.
Mi vengono spontanee due considerazioni:
Si sgombera (con i nostri soldi, ricordiamolo) gente che nel frattempo manda
a scuola i figli, quando capita lavora. Sempre gli stessi, in una assurda gara a
chi resiste di più. Ogni sgombero è una PUGNALATA ad un processo di integrazione
interrotto tante di quelle volte, che è sempre più difficile trovare la voglia e
le risorse comuni per riprenderlo. Ci sarà mai un amministratore pubblico col
coraggio di investire (nei fatti, non a parole) nella fiducia in questa
popolazione, invece che considerarla un eterno nemico disarmato?
Gli sgomberi, se portassero a risultati tangibili, sarebbero un'opzione
BRUTALE ma REALISTA. Ma risultati non ne portano. Ci sono bambini rom di pochi
anni che ne hanno già subiti decine, è come se avessero fatto una vaccinazione
(e mi immagino con quale fiducia nelle istituzioni potranno crescere). Quegli
sgomberi sono rivolti ai nostri cervelli e alle nostre pance: soltanto per darci
l'illusione di essere più forti e civilizzati, di saper essere REATTIVI
ma non proattivi! In realtà, del risultato finale di uno/cento
sgomberi, sembra non importare a nessuno: amministratori, Rom, cittadini; gli
unici che se la prendono (a ragione!) sono quei pochi volontari sfigati che ogni
volta devono ricominciare.
L'articolo del Giornale termina con questa perla (la sottolineatura è
mia, e sintetizza, più che la reale pericolosità sociale del fenomeno, le
paranoie di certi concittadini):
Un altro sos arriva dai residenti della zona 8. Hanno disegnato la mappa
degli insediamenti e le zone da «bollino rosso» sono Roserio, il pendio del
Ponte Palizzi e l’area nelle vicinanze del Palasharp. «I nomadi - denuncia
Enrico Salerani, il capogruppo della Lega nel consiglio di zona - organizzano
grigliate e danze tipiche della cultura gitana».
Di Fabrizio (del 21/10/2012 @ 09:17:48 in Italia, visitato 1496 volte)
Desideriamo invitarvi a partecipare alla rassegna "HO INCONTRATO
ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI" IV Edizione, organizzata dall'Associazione
La Conta in collaborazione con l'Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom
e Sinti", Associazione "ApertaMente di Buccinasco" e la Redazione di
Mahalla - Rom e Sinti da tutto il mondo – Milano, che ci sarà,
con ingresso ad offerta libera, a partire da giovedì 25 ottobre 2012,
alle ore 21.00, alla CGIL Salone Di Vittorio - Piazza Segesta 4, con ingresso da
Via Albertinelli 14 (discesa passo carraio) a Milano
PROGRAMMA DELLA RASSEGNA
Giovedì 25 ottobre 2012 alle 21,00 –
Presentazione del libro "ME ROM" di Erica Rodari,
Ed. Puntorosso – 2012, con la partecipazione di Erica
Rodari e di Fabrizio Casavola che,
anche con la proiezione di documentari inediti, ci parleranno,
delle persecuzioni subite negli ultimi anni, dalle genti Rom, in
particolare dopo il decreto "emergenza rom" dell'ex ministro
Maroni. Il libro "ME ROM" di Erica Rodari, Ed. Puntorosso – 2012
- Stiamo assistendo al crescere dell'interesse e dell'attenzione
nei confronti dei Rom. Forse è proprio una reazione dei "giusti"
alle persecuzioni particolarmente accanite di cui sono stati
oggetto negli ultimi anni nel nostro paese. In particolare dopo
il decreto 'emergenza rom' dell'ex ministro Maroni.
In questo libro/dossier abbiamo cercato di mettere in fila gli
episodi più significativi nel bene e nel male: da una parte la
violenza istituzionale e il razzismo e dall'altra le voci e gli
atti di tanti cittadini che si sono opposti e si sono spesi in
prima persona. Il quadro che ne vien fuori offre vari spunti di
riflessione perché è uno spaccato del momento che stiamo vivendo
in una società sempre più spezzata, amara ma per nostra fortuna
ancora vitale.
Martedì 13 novembre 2012 alle ore 21,00 –
Incontro "Il quartiere Terradeo: un'esperienza positiva"
con la partecipazione di Ernesto Rossi,
dell'Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e dell'
Associazione "ApertaMente di Buccinasco" che ci parlerà della
storia condivisa di questo quartiere singolare di Buccinasco.
Giovedì 13 dicembre 2012 alle ore 21,00 –
Presentazione del libro "I ROM DI VIA RUBATTINO: Una
scuola di solidarietà" di Elisa Giunipero e Flaviana Robbiati,
Ed. Paoline – 2011, con la partecipazione di Fabrizio
Casavola ed alcune delle Insegnanti di Via Rubattino
che ci parleranno del libro e di quella esemplare esperienza di
solidarietà Il libro "I ROM DI VIA RUBATTINO: Una scuola di
solidarietà" di Elisa Giunipero e Flaviana Robbiati, Ed. Paoline
– 2011 - Milano, 19 novembre 2009: la baraccopoli di
via Rubattino, occupata da circa trecento rom, viene sgomberata
dalle forze dell'ordine. Per la prima volta, si crea una
mobilitazione di cittadini in favore dei rom: alcuni milanesi
aprono la porta della propria casa per dare ospitalità ad alcune
famiglie che non avrebbero alternative reali alla strada.
Questo libro racconta la straordinaria avventura di incontro,
solidarietà, amicizia tra un quartiere di Milano e i rom,
avventura iniziata con l'iscrizione a scuola di alcuni bambini
rom da parte della Comunità di Sant'Egidio. La scuola si è
rivelata infatti il primo luogo di integrazione, non facile ma
possibile.
La storia dei rom di via Rubattino ha risvegliato pensieri e
azioni di solidarietà anche in altri quartieri di Milano e in
altre città. La rete di simpatia, buon senso, generosità, voglia
di cambiare che ha circondato i rom di via Rubattino ha molto da
dire al clima di antigitanismo che sembra crescere in Europa.
Gli autori di questo libro sono tanti perché quella raccontata
qui è una storia collettiva: maestre, genitori e alunni delle
scuole, sacerdoti, volontari, cittadini, giornalisti. Scritto
come cronaca diventa testimonianza di percorsi possibili e
stimolo a cercare strade di integrazione, unico futuro
possibile.
Questo libro ha il grande vantaggio di guardare in faccia la
realtà così com'è, senza aggiunte né proclami, allo scopo di
provare a identificare una via da percorrere.
Vi saremo grati se vorrete dare diffusione elettronica alle iniziative di
cui sopra e/o diffondere le stesse tra le persone che ne possono esservi
interessate. Vi ringraziamo in anticipo.
Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:16:38 in Regole, visitato 2665 volte)
Questa (ieri NDR) mattina si è svolta presso la Camera
del Lavoro di Milano la presentazione dell'appello "I Diritti non si
sgomberano", per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano, che ha già
raccolto l'adesione di oltre 60 associazioni.
Sono intervenuti alcuni dei rappresentanti delle numerose realtà che hanno
promosso l’appello: Onorio Rosati e Corrado Mandreoli per la CGIL, don Massimo
Mapelli della Casa della Carità, Annamaria Bufalini per le Mamme e Maestre
di Rubattino, Bruno Segre del Campo della Pace Ebraico , Paolo Agnoletto per il
Gruppo Sostegno Forlanini, Claudio Cristiani di Agesci Zona Milano, Diana
Pavlovic di Rom e Sinti Insieme, Avv. Alberto Guariso di Avvocati per Niente e
Associazioni Studi Giuridici sull'Immigrazione, una operatrice del Naga e l'avv.
Gilberto Pagani di Legal Team Italia.
Un appello rivolto all’amministrazione perché opti per politiche di vera
integrazione ed abbandoni la logica degli sgomberi, appello però rivolto anche
al tessuto civile di questa città perché ritrovi il gusto della partecipazione
alla costruzione di una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là
delle appartenenze etniche e culturali.
In allegato il testo dell'appello con tutte le firme raccolte fino ad oggi.
L'intento è quello di raccogliere nuove adesioni sia di associazioni e gruppi
che di singoli cittadini, che andranno comunicate ad uno dei seguenti indirizzi
scendiamoincampo@gmail.com
oppure gaggini@libero.it
L'invito è quindi quello di farlo girare il più possibile e di pubblicarlo
sui diversi siti internet (se vi serve in altro formato chiedetemelo); allego
anche una griglia da utilizzare eventualmente in caso di raccolta diretta delle
firme (che andranno poi comunicate comunque ai due indirizzi mail indicati
sopra).
Saluti a tutti
Negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati oltre 360 sgomberi di
campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune centinaia di nuclei
familiari presenti da tempo sul territorio cittadino.
Dopo ogni sgombero si assiste solo alla rituale esibizione dell'effetto
"pulizia" e alle soddisfatte dichiarazioni degli Amministratori Comunali
riguardo ai quintali di immondizia rimossi.
Spesso gli sgomberi vengono eseguiti senza alcuna preventiva notifica e a
volte gli agenti di polizia intervengono in numero decisamente spropositato
rispetto alla popolazione Rom che intendono allontanare, considerando anche
l'alto numero di anziani e bambini presenti; gli sgomberi spesso sono attuati
all'imbrunire o alle prime luci dell'alba ed anche in pieno inverno con avverse
condizioni atmosferiche, molti sgomberi sono avvenuti sotto la pioggia o la
neve; a seguito degli sgomberi le abitazioni e i pochi altri beni
personali dei Rom sono arbitrariamente distrutti, spesso si tratta di
oggetti di scarso valore economico che tuttavia per quelle famiglie
rappresentano le uniche proprietà; la maggior parte delle persone sgomberate non
riceve alcun tipo di offerta circa una sistemazione alternativa, e nelle rare
occasioni in cui sono presenti i servizi sociali le soluzioni proposte prevedono
lo smembramento delle famiglie o l'allontanamento dei minori.
A causa dei continui e ripetuti sgomberi molti bambini Rom sono stati costretti
ad interrompere la frequenza scolastica e i preziosi legami di amicizia
costruiti con i compagni. Le maestre e i genitori delle scuole dove sono stati
inseriti alcuni bambini Rom, ci hanno più volte ricordato come i continui
sgomberi violano l'inalienabile diritto all'istruzione. Quella di
frequentare la scuola è l'unica possibilità per questi bambini di pensare ad un
futuro diverso. I bambini a cui viene negato il diritto all'istruzione sono
bambini privati anche del diritto di sapere che si può vivere in un modo
migliore, privati anche solo del diritto di sognare una vita diversa.
Questa scelta praticata dall'Amministrazione Comunale di Milano ci risulta
intollerabile, in quanto viola sistematicamente i più elementari diritti
di adulti e bambini sanciti dalle Convenzioni Internazionali e dalla nostra
Costituzione: il diritto all'abitare, all'integrità personale, alla salute,
all'istruzione, nonché il divieto di discriminazione.
In questi anni gli sgomberi e le ruspe non hanno risolto nulla, anzi -
con un grosso dispendio di risorse pubbliche - hanno contribuito a rendere
ancora più difficile e drammatica la vita delle famiglie Rom, ed in particolare
di alcune centinaia di bambini, aumentando il loro disagio e la loro esclusione
dal tessuto sociale.
Infatti, nonostante gli ingenti finanziamenti ricevuti (€ 13.115.700,00 il 29
agosto 2008, da parte del Fondo per la sicurezza urbana e la tutela dell'ordine
pubblico del Ministero dell'interno), nessuna azione di integrazione e
promozione sociale è stata avviata dal Comune di Milano nei confronti dei campi
Rom non regolari.
Il Tribunale ha recentemente condannato il Comune di Milano per comportamento
discriminatorio relativamente alla vicenda legata alla mancata assegnazione
delle case alle famiglie Rom del Campo di Triboniano; per lo stesso motivo, un
gruppo di 39 cittadini ha denunciato alla Procura della Repubblica il Sindaco
Moratti e il Vicesindaco De Corato per i ripetuti sgomberi dei campi Rom,
ipotizzando i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico (in
particolare relativamente all'obbligo scolastico ) e danneggiamento, con
l'aggravante di averli commessi per finalità di discriminazione e di odio etnico
e
razziale .
In questi anni a Milano c'è però anche chi ha scelto di incontrare questi
volti, queste persone, di costruire rapporti di vicinanza, di
considerarli i nuovi vicini di casa o i nuovi compagni di banco. A volte dopo
uno sgombero sono partite inaspettate catene di solidarietà, che hanno avuto
anche risalto sui mass-media locali e nazionale, ma queste reazioni pur
importanti non sono sufficienti.
Alcune associazioni e gruppi ma anche singoli cittadini, maestre e genitori
hanno costruito con le famiglie Rom dei rapporti basati sulla fiducia, imparando
a superare diffidenze e paure reciproche. Sono nati così progetti di
integrazione abitativa, lavorativa, scolastica. Queste persone hanno scelto di
vivere così il proprio ruolo di cittadinanza attiva per costruire una città
più vivibile e quindi più sicura per tutti, proprio perché più accogliente;
una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là delle appartenenze
etniche e culturali.
Siamo coscienti che quelli dell'inclusione e della sicurezza sociale sono temi
delicati e non facili da affrontare, ma queste esperienze ci hanno insegnato che
basta riconoscere nei Rom e nei Sinti prima di tutto delle persone con gli
stessi diritti e doveri di ogni abitante, vecchio e nuovo, di questa
metropoli per iniziare un percorso diverso.
Chiediamo al Sindaco Moratti e al Vicesindaco De Corato di interrompere il
trattamento disumano ed illegale cui sono sottoposte le popolazioni Rom e Sinte
che abitano nel territorio municipale.
Chiediamo all'Amministrazione Comunale di Milano di porre immediatamente fine
alla pratica degli sgomberi.
Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate per
demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate per
promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti che
garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti
compresi.
Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno titolo,
interlocutori attivi dei progetti che li riguardano
Ci rivolgiamo alle Associazioni, ai rappresentanti sindacali, alle Chiese, alle
Confessioni Religiose, agli uomini di cultura, agli operatori dei servizi, agli
insegnanti, agli avvocati e a tutti i cittadini che credano nell'inviolabilità
dei diritti umani e civili sanciti dalla nostra Costituzione, affinché
sostengano e sottoscrivano questo nostro appello.
Adesioni all' appello per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano
ASSOCIAZIONI 1. Gruppo Sostegno Forlanini
2. Mamme e Maestre Rubattino
3. Associazione Genitori Scuola B. Munari via Feltre
4. Associazione Genitori Scuola Media "Quintino di Vona", Milano
5. Casa della Carità
6. Comunità di Sant'Egidio
7. Padri Somaschi di Milano
8. Aven Amentza
9. Federazione Rom e Sinti Insieme
10. Naga
11. CGIL Milano
12. ARCI
13. ACLI
14. Everyone
15. Istituto di Cultura Sinta – Mantova
16. Associazione UPRE Roma
17. Associazione Sucar Drom - Mantova
18. Ufficio Politiche Sociali CGIL Brianza
19. Campo della Pace Ebraico (Milano)
20. CNCA Lombardia (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienza)
21. Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
22. Associazione Comunità Il Gabbiano Onlus
23. Agesol
24. Associazione Società Informazione
25. Gruppo Abele
26. Libera
27. Gruppo Caritativo Tabità Onlus presso la Parrocchia della Madonna della
Medaglia Miracolosa – Milano
28. La Comunità per lo Sviluppo Umano – Milano
29. Associazione 21 Luglio – Roma
30. Progetto Ekotonos di San Vittore Milano
31. Antigone
32. Cooperativa Sociale Alice
33. Avvocati per niente
34. ASGI Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
35. Immigrati Autorganizzati
36. Associazione Familiari e Amici di Fausto e Iaio Onlus
37. Coordinamento INTERGAS
38. GAS Feltre
39. GAS Lambrate
40. GAS Giambellino
41. ANPI Provinciale Milano,Presidente prof. Carlo Smuraglia
42. ANPI Sezione Martiri di Lambrate Ortica, Presidente Ginetto Mori
43. Coordinamento sezioni ANPI ZONA 4 MILANO
44. Associazione Zona 3 x la Costituzione, Presidente Titti Benvenuto
45. Coordinamento Nord Sud del Mondo
46. Legal Team Italia
47. Rivista Popoli, mensile internazionale dei Gesuiti italiani
48. Rivista Aggiornamenti Sociali, mensile di ricerca e intervento sociale dei
Gesuiti
49. AGESCI ZONA MILANO, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani
50. Gruppo Scout AGESCI MILANO 68
51. Gruppo Scout AGESCI MILANO 45
52. Gruppo Scout AGESCI MILANO 4
53. Unione Inquilini - Milano
54. Sicet Cisl - Milano
55. Comitato Inquilini Molise –Calvairate-Ponti
56. Redazione Mahalla
57. Redazione di Faber
58. Rete delle Scuole Senza Permesso
59. Banda degli Ottoni a Scoppio
60. Convergenza delle Culture - Milano
61. Spazio Mondi Migranti (Parabiago)
62. RSU ST Castelletto
63. RSU RAI
64. RSA CGIL Scala Milano
65. RSA FISAC CGIL di Equens Italia Milano
66. RSA FISAC CGIL di Sinsys Milano
67. RSA FISAC CGIL di Banca Montepaschi Milano
68. RSA FISAC CGIL di UNICREDIT Milano
ADESIONI INDIVIDUALI 1. Agnoletto Paolo, Avvocato
2. Agostoni Claudio, Radio Popolare
3. Alietti Alfredo, Università Ferrara
4. Bittasi Padre Stefano (Gesuita Villapizzone – Milano)
5. Borsani Silvia, Maestra scuola via Guicciardi
6. Boschetti Laura, Institut d'Etudes Politiques de Grenoble
7. Brambilla Anna, Avvocato
8. Bravi Luca, Università di Chieti
9. Brugnatelli Francesco, Avvocato
10. Campagna Barbara, Funzione della professionalità giuridico pedagogica in
servizio a San Vittore – RSU Milano San Vittore
11. Carpentieri Rosario, Insegnante di Marcianese CE
12. Colucci Francesco Paolo, Docente Psicologia sociale, Università di
Milano-Bicocca
13. Conte Massimo, Presidente di Codici Società Cooperativa Sociale Onlus
14. Dardanelli Ezio, Segretario Generale FISAC CGIL Lombardia
15. Don Gino Rigoldi, Presidente Comunità Nuova Milano
16. Faggi Stefania, Maestra Rubatino
17. Giansanti Alberto
18. Guariso Alberto, Avvocato
19. Levi della Torre Stefano
20. Lomonaco Michele, Segreteria FISAC CGIL Milano
21. Maneri Marcelli , Università Bicocca Milano
22. Mariani Rosalba, Ufficio Presidenza Direttivo CGIL Milano
23. Micheli Giuseppe
24. Mingione Enzo, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università
Bicocca
25. Moffa Ottavio, Educatore professionale presso la Cooperativa Sociale
Comunità del Giambellino
26. Moni Ovadia
27. Morera Giorgia, Educatrice Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
28. Naldi Alessandra
29. Pagani Gilberto, Avvocato
30. Pavlovic Dijana
31. Robbiati Flaviana, Maestra
32. Roselli Licia, Direttrice Associazione Agenzia di Solidarietà Agesol onlus
Milano
33. Rossi Ernesto, Aven Amentza
34. Sarcinelli Alice Sophie, Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales/Médecins
du Monde
35. Segre Bruno
36. Semprebon Michela, Dottore di Ricerca in Sociologia Urbana Università
Bicocca
37. Tosi Simone, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università Bicocca
38. Trento Michela, Presidente Direttivo FISAC-CGIL Milano
39. Vanzati Franco, Associazione Insieme Voghera
40. Vincenti Assunta, Maestra
41. Vitale Tommaso, Università Milano Bicocca e Parigi Sciences Politiques
42. Volpato Chiara, Professore Psicologia sociale, Università Milano-Bicocca
43. Zucali Stefani, Avvocato
Di Fabrizio (del 12/07/2011 @ 09:15:27 in scuola, visitato 1504 volte)
di Nando dalla Chiesa
Cristina. È il nome che le torna sulle labbra più volte mentre racconta la
sua esperienza di maestra milanese. Flaviana Robbiati ha appena tirato due o tre
pugni nello stomaco al pubblico della
Settimana Internazionale dei Diritti di
Genova. È venuta qui con un'altra maestra milanese, Stefania Faggi. A spiegare
perché le è stato impossibile voltarsi dall'altra parte mentre le ruspe
distruggevano i campi nomadi dove abitava Cristina. Non voltarsi quando
vengono calpestati diritti altrui dà, secondo la tradizione ebraica, diritto a
quell'appellativo di "giusti" a cui è dedicata la rassegna genovese. Loro sono
venute a rappresentare, con altri insegnanti, i "giusti nella scuola".
"Lo sa lei che cosa vuol dire uno sgombero? Noi sì, l'abbiamo misurato
attraverso i nostri alunni rom del Rubattino. Saranno catapecchie in lamiera, ma
ognuna è per loro la propria casetta, capisce? Quando arrivano a tirar giù tutto
fanno la conta a quintali della spazzatura. Ma quei rifiuti triturati sono
pentole, cartelle, quaderni, giocattoli, guardi qui la foto di questa bambola
decapitata. A Milano in tre anni hanno fatto 540 sgomberi. Il vicesindaco De
Corato li festeggiava pure. Quando poi il cardinale Tettamanzi chiese di evitare
di farli in inverno, di risparmiare la pioggia e la neve e il freddo a quelle
creature, il sindaco rispose che la lotta per la legalità non conosceva
stagioni. Bella legalità, che ammazza il senso di giustizia. Io dico che negli
edifici dove si applica la legge c'è scritto ‘Palazzo di giustizia', mica
‘Palazzo della legalità'. E di ingiustizie ne abbiamo viste. Sa, noi seguivamo
attentamente le vicende del campo. Un mattino seppi che avevano fatto uno
sgombero che era ancora buio. Allora spiegai tutto agli altri alunni, chiesi
loro di non farlo pesare a Cristina. Cristina arrivò a scuola chiedendo che i
compagni non sapessero nulla, con gli occhi bassi, per la vergogna di quel che
le era successo. In classe furono bravissimi, perché per fortuna i compagni di
scuola e le loro famiglie ci aiutavano molto a creare un clima di amicizia e la
invitavano alle feste".
Ha un viso lungo e scavato, Flaviana, gli occhiali dorati poggiati su un naso
magro e impertinente. Stefania ha i capelli scuri, è solo all'apparenza più
severa. "Quel giorno", continuano, "quel 19 novembre, ci arrivarono a scuola
alle quattro del pomeriggio tutti i genitori degli alunni rom del distretto,
quasi una quarantina ne avevamo. E ci chiesero di aiutarli a dormire. Facemmo
subito le telefonate, Sant'Egidio, la Casa della Carità, le parrocchie, e alla
fine ne prendemmo qualcuno in casa nostra. Riuscimmo a sistemarli quasi tutti.
Il fatto vero però è che questa guerra ai rom toglie a dei bambini un diritto
elementare: quello di andare a scuola. È andare a scuola, secondo lei, doversi
rifare i quaderni ogni mese, trovarsi senza casa decine di volte all'anno,
perché questi sono i numeri di Cristina, oppure dovere cambiare otto scuole in
un anno come è capitato a Samuel, o metterci due ore a piedi tra i campi
ghiacciati, come è successo a Giulia che voleva restare nella sua classe? È
andare a scuola con la serenità necessaria venire staccati come figurine dal
padre o addirittura dalla madre a sei anni? Per questo noi diciamo che i bimbi
rom sono bimbi come gli altri, ma contemporaneamente che sono un po' meno
bambini di tutti. Perché per loro vivere la normalità non è normale. Si sentono
sempre in colpa. Vuole sapere la storia di Ulisse, che arrivò a scuola ricoperto
di sputi? Era stato un signore dalla sua macchina. Appena lo ha visto, aveva
tirato giù il finestrino e l'aveva trasformato in un bersaglio".
Stefania e Flaviana, scuole diverse ma stesso circolo didattico, quello di via
Pini, zona est della città, non si fermerebbero mai nel loro racconto.
D'altronde se c'è qualcuno che ha presidiato le frontiere della civiltà
nell'Italia ubriaca di pregiudizi e di razzismo sono loro. Loro che appena
fiutavano l'aria di sgombero facevano lasciare le cartelle a scuola o
preparavano materassi nelle loro cantine. "Ma lo sa che alcuni di questi bambini
vivono perfino sotto terra? Pensi quanto è grottesco: li bocciano a volte per le
troppe assenze, quando sono proprio gli sgomberi a catena che gli impediscono di
venire a scuola. Eppure si impegnano, sa? Cristina sapeva solo il romans e il
rumeno. Ora è andata a vivere in una casa in un altro paese, anche se i suoi
compagni continuano a invitarla alle feste, ed è stata promossa in prima media
quasi con la media dell'8. Ha studiato e imparato. Noi lo ripetiamo a ogni
incontro: lasciarli analfabeti è come compiere una pulizia etnica. Perché se tu
non sai la lingua non leggi neanche la medicina, non leggi la pagella di tuo
figlio, resti letteralmente senza diritti. Che è la più grande povertà: non
potere accedere ai diritti, non sapere nemmeno di averli. Per questo un giorno
abbiamo scritto loro una lettera per rivederli l'anno dopo a scuola". Dice così
quella lettera: "Vi insegneremo mille parole, centomila parole, perché nessuno
possa più annientare le vostre voci".
"Se abbiamo dei progetti? Certo che li abbiamo. Borse-lavoro, progetti sanitari,
la promozione anche del vino e del pane rom. Ma quali soldi, non abbiamo niente.
Piuttosto, sa che cosa ci sembra un po' orribile? Di essere diventate note
perché difendevamo i bambini. Ma perché, non sta scritto ovunque che bisogna
difenderli? E invece per qualcuno siamo un po' uno scandalo. Ma come, si
chiedono, come è possibile che della gente si voglia tenere gli zingari?".
Di Fabrizio (del 21/07/2010 @ 09:13:47 in scuola, visitato 1876 volte)
La notizia viene ripresa anche da
Inviato Speciale, riporto invece quanto pubblicato dall'Avvenire
(credo versione cartacea, segnalazione di Marco Brazzoduro)
Le "mamme-maestre" di via Feltre chiedono alle Istituzioni una soluzione
per il nuovo anno scolastico "Rom bocciati per troppe assenze" DI DANIELA FASSINI
Costretti a continue e prolungate assenze, a causa degli sgomberi, alcuni
bambini rom, nell'anno scolastico che si è appena concluso, non so no stati
ammessi alla classe successiva. "Diversi bambini sono sta ti bocciati perché non
han no raggiunto il numero minimo delle presenze sufficienti per la promozione",
racconta Assunta, in segnante della scuola primaria ma anche attiva nel
l'organizzazione volontaria delle mamme-maestre di via Feltre, affiancate
dalla Comunità di Sant'Egidio, per l'integrazione dei rom romeni più volte
sgomberati dagli insediamenti di Lambrate e Rubattino.
"Così abbiamo deciso di scrivere una lettera alle istituzioni, al sindaco ma
anche al presidente dei Tribunale dei minori, al prefetto, al questore e per
conoscenza ad Amnesty International – informa 'la mamma–maestra' – per
affrontare il problema e trovare entro settembre una soluzione". "Ora ci
troviamo davanti a un paradosso – scrivono nella lettera – le istituzioni con
gli sgomberi rendono impossibile la frequenza e sono sempre le istituzioni a
bocciare perché le assenze sono troppe" . Sono perlopiù bambini i scritti alle
scuole primarie, 12 per l'esattezza, che dovrebbero proseguire gli studi già
iniziati e altrettanti nuovi iscritti, qualcuno anche alle medie.
"Chiediamo semplice mente che l'anno scolasti co possa iniziare anche per i
bambini rom sotto il segno del rispetto, della serenità, della continuità,
dell'osservanza dei diritti sanciti dalla costituzione e dall'ordinamento
giuridico nazionale ed internazionale " conclude Assunta.
Sancito da convenzioni, patti e stabilito negli standard internazionali sui di
ritti umani, quello all'istruzione è un diritto che tutti devono garantire. Per
i bambini rom è anche qualcosa di più: per loro l'istruzione è una possibilità
di riscatto, dalla povertà e dall'emarginazione.
IL CASO: CINQUE SGOMBERI E A SCUOLA TRA MILLE DIFFICOLTÀ "Simone ha nove anni e frequentava la terza elementare quando lo scorso 19
novembre ha subito il primo sgombero da via Rubattino" inizia così il racconto
di Stefano, volontario della Comunità di Sant'Egidio che ha seguito la vicenda
personale di Simone, bocciato a scuola per le troppe assenze. "Da lì, dopo pochi
giorni, la famiglia ha trovato 'rifugio momentaneo' in via Forlanini. Simone
riusciva a frequentare la scuola, anche se non c'erano mezzi pubblici".
Allontanata da Forlanini, a inizio anno, la famiglia si è poi trasferita in via
Lorenteggio. Stefano e alcuni volontari della Comunità avevano già iniziato le
pratiche per il trasferimento della scuola di Simone, impossibilitato a
raggiungere tutte le mattine via Rubattino da Lorenteggio. "Neppure il tempo di
completare le pratiche, ed ecco l'ennesimo sgombero – prosegue il racconto
Stefano – Li abbiamo ritrovati a Chiaravalle e lì Simone ha potuto, ma solo per
una settimana, frequentare la scuola di via Ravenna, al quartiere Corvetto".
Poi il 9 febbraio lo sgombero da Chiaravalle. Quella mattina Samuel era andato a
scuola. "Dopo un mese passato a girovagare, la famiglia si è nuovamente
insediata a Rubattino e tra aprile e maggio Simone è riuscito a frequentare la
scuola, quella in cui aveva iniziato l'anno scolastico. Ma a fine anno aveva
accumulato troppe assenze". (D.Fas.)
Di Fabrizio (del 12/09/2010 @ 09:13:42 in Italia, visitato 2100 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
I Petre vengono dalla Romania, ma la vita dei nomadi l'hanno conosciuta qui,
insieme agli sgomberi.
Ora sono tornati a stare in una casa vera. Sperando che il loro futuro somigli a
questo presente
di Ilaria Solari -foto Alberto Dedé (le foto non sono riportate ndr.)
|
80 | Gioia 2010 |
controcorrente
La foto risale sì e no a cinque anni fa, ma
sembra vecchissima da quanto è consumata.
Ritrae una bella ragazza coi capelli
sciolti sulle spalle, l'espressione
ombrosa e il viso leggermente inclinato.
Abbraccia due bambini piccoli, uno
per lato. Constantin, 33 anni romeno,
deve averla tenuta tra le mani tanto a lungo che sul
bordo inferiore l'immagine è completamente sbiadita,
"è stata tutti questi anni nella tasca della mia giacca,
sul cuore". Accanto a lui, la moglie Mirela lo guarda
con la stessa faccia ermetica della foto. I due bambini,
Elvis e Loris, 9 e 8 anni, stanno facendo i compiti delle
vacanze sul lettone del loro appartamento milanese,
nel quartiere popolare di Calvairate. Un piccolo soggiorno,
una camera con un letto doppio e uno a castello,
un microbagno e un cucinino in cui si cammina
solo di profilo. È l'ultimo approdo della famiglia Petre,
dopo una serie infinita di tappe, da un campo abusivo
all'altro, lungo la cintura della tangenziale, insieme a
poche centinaia di persone, rom romeni come loro.
Fino all'ultimo sgombero, lo scorso novembre, nel quartiere
periferico del Rubattino, dove il loro insediamento
è stato raso al suolo dalle ruspe e i loro piccoli averi,
cartelle di scuola comprese, inghiottiti in una montagna
di immondizie.
A portarli nel bilocale di questa casa popolare sono stati
i volontari di Sant'Egidio: sotto la loro scorta, i Petre
hanno intrapreso con altre famiglie rom un "percorso
di accompagnamento all'autonomia", in assoluta controtendenza,
in questi giorni di tensione e rimpatri
forzati. A garantire loro casa e ménage fino al raggiungimento
dell'autosufficienza economica, sono borse di
studio per i bimbi e borse lavoro per gli adulti, finanziate
da enti, associazioni e privati cittadini. Un piccolo
miracolo: l'anno scarso di permanenza al Rubattino,
dove i piccoli rom hanno cominciato ad andare a scuola,
ha innescato, insieme al livore di molti residenti,
una fitta rete di solidarietà che si sta ancora allargando. Poche centinaia di persone, genitori delle scuole, abitanti
del quartiere che nel momento del bisogno hanno
ospitato gli sfollati, maestre straordinarie, volontari
instancabili, che hanno animato raccolte di fondi e
iniziative di finanziamento come la vendita di un vino
definito "rosso di origine migrante" (vino.rom.rubattino@gmail.com). E poi corsi di italiano per gli adulti,
doposcuola e spazi gioco per i bambini. Un miracolo
forse ancora troppo piccolo perché valga
la pena di citarlo accanto alle notizie di
cronaca, agli esodi forzati dalla Francia, ai
vertici sull'emergenza nomadi. "Dei trecento che
erano qui l'anno scorso", spiega
Elisa Giunipero,volontaria di Sant'Egidio
" nel nuovo campo abusivo del Rubattino,
sotto i capannoni dismessi, sono rimasti
in duecento. Dei cento che mancano all'appello,
però, sono un'ottantina quelli
che abbiamo guidato verso soluzioni residenziali e impieghi,
sia pure precari" (proprio
mentre scriviamo è in corso l'ennesimo
sgombero, che metterà a rischio l'attuazione
di tali progetti e la frequenza a scuola dei
bambini, ndr).
Ma l'avventura italiana di Mirela e Constantin
comincia molto prima del Rubattino,
in un'altra casa. Quella che si intravvede
sullo sfondo della foto consumata: è
la casa del padre di Constantin, nella provincia depressa e rurale dell'Oltenia, tre
stanze in tutto in cui vivevano in otto.
Come molti rom sedentarizzati sotto il
regime di Ceausescu, i Petre facevano gli
agricoltori: "Vite e granturco", specifica
Constantin "non è una vita dura, forse
per uno di città. Ma niente soldi, niente
di niente". Constantin era anche muratore,
"ho costruito le case a tutti laggiù. Una
volta sono andato a fare un lavoro a casa
sua", lo sguardo è una fessura scura che
accarezza la moglie. "Continuava a guardarmi.
Ho fatto in modo di andare a
trovarla spesso". Negli occhi di Mirela
finalmente si allarga una luce gialla. E il
primo sorriso: "Eri tu che guardavi me".
Un matrimonio vero non ce l'hanno avuto.
"Nessun vestito bianco, feste o balli.
Ci siamo sposati solo civilmente".
A Milano c'è arrivato per primo Constantin,
seguendo il cognato, che è pastore
pentecostale ma fa anche il muratore.
Niente roulotte e vita randagia: come per
molti rom romeni, la prima esperienza
con i campi nomadi è stata in Italia. Insomma,
una storia di ordinaria immigrazione:
all'inizio l'ospitalità in una parrocchia,
in cambio di lavori e riparazioni. Poi
è stata la volta di un egiziano a cui, per un
letto in un appartamento affollato, Constantin
pagava 200 euro al mese. Ma Mirela
soffriva di malinconia e decise di raggiungerlo
con Loris, il più piccolo. "Il
grande ha sofferto così tanto di solitudine
in Romania che è rimasto piccolino", ricorda
accarezzando i capelli cortissimi di
Elvis. Proprio allora Constantin aveva perduto
alloggio e lavoro. Si rifugiarono nel
campo di via Bacula, dove già si trovavano
amici e parenti. "Quando sono arrivata era primavera, Milano era bellissima",
ricorda Mirela "tutto
mi sembrava caldo e
pulito, anche il campo".
Per segnalare
disponibilità di alloggi
e offerte lavorative
o contribuire a borse
di studio e lavoro
scrivete a: santegidio.rubattino@gmail.com
La caccia al nomade ingaggiata dal
Comune li ha sospinti da un insediamento
all'altro. Fino al Rubattino: il campo piano piano si è gonfiato,
hanno tagliato l'acqua
ed è stato l'inferno. "Che dovevamo
fare?", mormora Constantin indicando la
tv sintonizzata su un canale romeno "migliaia
di medici lasciano il Paese, con lo
stipendio statale non campano. Per noi
era peggio".
Ci sono due televisioni in casa Petre, una
per stanza, entrambe accese. L'appartamento
assomiglia a tanti altri. Pulito, ordinato.
Con una differenza, che salta agli
occhi dopo un po': in giro manca quella
nebulosa di oggetti provvisoriamente fuori posto:
chiavi, giornali, cianfrusaglie. Sul
tavolo tondo ci sono soltanto un melone
a fette e dei dolci, in segno di benvenuto.
Il resto è stivato con la meticolosità di chi
si dispone a partire da un momento all'altro.
Elvis ascolta le canzoni rom scaricate
dal computer e inserisce nel lettore un dvd
con le foto di classe: "Guarda: qui facevamo
la terra mossa dal vento", dice con il
faccino serio, indicando tanti bambini che
agitano le braccia. E in quella che fate?
"Non vedi? Cantiamo in inglese". Mostra
con un filo d'orgoglio
la strepitosa pagella. Sono due bravi scolari, spiega Mirela, fanno i compiti spontaneamente e non hanno mai perso un giorno di scuola. Nemmeno nell'ultimo sgombero, quando dormirono due notti in un
orto nella bruma di novembre e poi con
la mamma in un dormitorio pubblico,
mentre papà si rifugiava dove poteva. "La
scuola dell'obbligo e l'ufficio vaccinazioni
sono le uniche istituzioni che riconoscono
queste persone", spiega Stefano
Pasta di Sant'Egidio" che sono comunque
cittadini comunitari. Eppure, senza residenza,
ogni altro diritto è loro precluso".
Forse per questo, anche ora che abitano
lontano, si consumano le scarpe per raggiungere puntuali la scuola del Rubattino.
"Quando Constantin non deve lavorare,
ci andiamo insieme", racconta Mirela. Altrimenti
esce alle sei di mattina. "Papà
colora i muri, costruisce le case di Milano", spiega Loris. Anche Mirela è in attesa
di un lavoro. Intanto confessa che si
sente sola. Il momento più bello della giornata
è il pomeriggio, quando rivede i suoi
bimbi. Nel resto del tempo? Abbassa gli
occhi, "se siamo in difficoltà chiedo ancora
l'elemosina, ma solo a chi conosco".
A quelli che definisce gli "italiani bravi".
"Come la signora vestita di blu che ci porta
i soldi ai giardini", le fa eco Elvis. Mirela
ricorda il senso di vergogna delle prime
volte, "non passa mai, ma poi impari
a non pensare a niente". Tutto il resto la
incupisce solo un po', come i commenti
acidi della farmacista da cui acquista una
confezione di aspirine perché è raffreddata.
O il costante sguardo sospetto dei commessi
quando fa la spesa al supermercato.
Il pomeriggio i bambini scendono da soli
ai giardini sotto casa. Mirela non si fida
a mandarli in giro da soli, ma ai giardini
sì, "lì sono tutti amici", dice Constantin.
I ragazzini, da queste parti, vengono da
ogni angolo del mondo, e che tu sia rom
è un dettaglio irrilevante.
"Sei da Milano", chiede a tutti Elvis. Qualcuno
gli risponde che ormai anche lui è "da Milano"."Non ancora", risponde convinto,
agitando la testa "solo quando avrò
il portafogli da Milano". "Vuoi dire il passaporto,
Elvis?". "Sì, anche quello".
Per prudenza ai Petre è stato sconsigliato
di invitare troppa gente a casa.
i momenti di socialità si sono finora
consumati al campo del Rubattino.
Non sarà più così, dopo questo nuovo
sgombero, il numero 125 dall'inizio
dell'anno, secondo il bollettino del Comune.
"Ci i ritrovavamo ogni domenica
a cucinare sulla griglia", gli occhi di
Mirela diventano lucidi. "Ogni volta
che li vedo, mi chiedo come è possibile
vivere così". È il suo piccolo film dell'orrore,
un passato inarchiviabile di
notti all'addiaccio, topi, gelo. E il futuro?
A lei basterebbe che assomigliasse
al presente. Se proprio deve esprimere
un desiderio, vorrebbe "una cucina
appena più grande, da poterci cucinare
con mia cognata e le amiche". Magari
il sarmale, gli involtini di verza in cui
si dice sia maestra, "da servire, come fate voi, con la polenta".
MA IN EUROPA VINCE
LA LINEA DURA
Sono quasi 900 i rom di origine
bulgara e romena rimpatriati
forzatamente dalla Francia,
nonostante i richiami di Onu
e Commissione europea, perché
considerati una "minaccia per
l'ordine pubblico". E mentre
il partito di estrema destra
ungherese Jobbik avanza la
proposta di destinare le comunità
rom del Paese in "campi chiusi",
anche in Italia il clima si
surriscalda: il ministro dell'Interno
Maroni promette di essere ancora
più duro di Sarkozy e gli
amministratori delle grandi città
perpetrano piani di sgombero
sistematico di ogni insediamento
abusivo. A Roma, dove una
curiosa psicosi collettiva segnala
i primi presunti avvistamenti
di "macchine rom con targhe
francesi", il sindaco Alemanno ha
appena smantellato il campo
abusivo di Quartaccio. A Milano,
ancora al Rubattino, il vicesindaco
De Corato ha attuato il 125esimo
sgombero dell'anno, mentre
l'unico campo regolare della città,
in via Triboniano, entro ottobre
sarà smantellato per fare spazio
alla strada che collegherà la città
all'area dove si terrà Expo 2015.
Di Fabrizio (del 25/03/2011 @ 09:12:49 in Italia, visitato 1699 volte)
Anche quest’anno le mamme e le maestre di Rubattino, insieme ai GAS di
Milano, sono presenti a “Fà la cosa giusta!” con il vino R.O.M.
La vendita delle bottiglie di Merlot, Sangiovese e Syrah serve a sostenere le
famiglie rom che da tre anni mandano i bambini nelle scuole elementari di
Lambrate/Feltre, nonostante le decine di sgomberi decisi dal Comune. Il progetto
prevede borse di studio per gli adolescenti e l’inserimento lavorativo dei
genitori presso le cascine dell’hinterland milanese.
Il vino R.O.M, presentato per la prima volta a “Fà La Cosa Giusta!” nel Marzo
2010, ha riscontrato l’interesse e la sensibilità di centinaia di visitatori,
tanto che il ricavato delle vendite ha permesso di finanziare 4 borse di studio
per i ragazzi e 3 borse lavoro per gli adulti.
Le famiglie rom sostenute sono state 6.
Quattro vivono in una casa e hanno lasciato le baracche dei campi
irregolari.
Per Garofita, Sandu, Marco, Ovidiu, Geanina .... la vita è cambiata.
Le bottiglie di Merlot, Sangiovese e Syrah sono vendute al prezzo di 8 €
l’una
(4 € per il produttore e 4 € per finanziare i progetti)
nello stand di InterGAS Milano presso “Fa’ la cosa Giusta!”
stand PP21 pad. 4 da venerdì 25 marzo alle ore 18,30 a domenica 27 marzo.
L’appuntamento per la presentazione del Vino R.O.M. è per venerdì 25 marzo
alle ore 18,30 con Scarperò(m), la performance del fotografo e artista Ico
Gasparri accompagnato dal violino di un musicista rom e da un saxofonista.
La performance avrà come oggetto le fotografie delle scarpe abbandonate in
seguito agli sgomberi e alla distruzione dei campi nell’area milanese.
Il vino R.O.M, prodotto nel 2007 dalla Cooperativa Eughenia nel
rispetto della terra e di chi la lavora comprende una partita con poche migliaia
di bottiglie. Il progetto è sostenuto dal Naga e dalla Comunità di
Sant’Egidio. www.gasmilano.org www.fuorimercato.eu
Di Sucar Drom (del 20/09/2010 @ 09:12:32 in blog, visitato 1840 volte)
Opera Nomadi, il teatrino dell'indecenza continua...
L'uno accusa l'altro di bilanci fasulli, frodi e una gestione dell'associazione
fuori dalle regole. L'altro risponde affermando che chi lo accusa non è nemmeno
socio. I protagonisti della disputa sono Marcello Zuinisi, a suo dire presidente
di Opera nomadi Toscana, e Mas...
Roma, 4 settembre: un evento da non sottovalutare
Un evento da non sottovalutare quello del 4 settembre che ha dato voce e
coraggio a tante persone e ha prodotto interessanti conseguenti. Voglio
ringraziare tutti coloro i quali hanno aderito alla manifestazione di Campo dei
Fi...
Milano, ennesimo sgombero...
Dopo un anno nulla è cambiato: come nel novembre scorso, anche questa mattina
ero presente allo sgombero di Rubattino. Il denaro dei cittadini, che
avrebbe potuto...
Barroso: rispettare leggi Ue contro discriminazione
Ieri il presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso ha espresso
oggi velate critiche nei confronti della Francia per l'espulsione degli
immigrati rom, dicendo che i diritti dei cittadin...
Il cattivo esempio dei cugini d'oltralpe
Questa volta è il turno della Francia. Dopo il crollo di consenso nelle elezioni
regionali, la faida interna con l'ex-primo ministro de Villepin che prepara una
scissione, e una serie di scandali più o meno seri – inclusa una scenata di
gelosia...
Sucar Drom: un grazie alla Commissione europea
L’associazione Sucar Drom ringrazia la Commissione europea e tutti i Paesi
europei a partire dalla Germania che si sono schierati contro le deportazioni e
le discriminazioni che purtroppo ancora oggi subiscono le popolazioni rom e
sinte in Europa. Un ringraziamento particolare...
Di Fabrizio (del 25/12/2012 @ 09:10:47 in scuola, visitato 1617 volte)
IlSole24ore 21 DICEMBRE 2012 - 10:18 Il futuro dei consumi di
Roberto La PiraRiceviamo e pubblichiamo questa testimonianza:
La temperatura in questi giorni gira intorno allo zero. Neve, freddo, nebbia. Mi
telefona Florina e mi chiede un paio di scarpe n° 36, le sue si sono bagnate con
la neve e non si sono più asciugate, a "temperatura ambiente" non è possibile.
Da una settimana non va a scuola perché non ha le scarpe. Vive con i genitori
nello scheletro di una fabbrica non terminata.
Ho della frutta e qualche panettone, vado a trovare Luminita e i suoi figli. Mi
offre un caffè, entro nella baracca rischiarata dall'alcool che brucia in una
lattina scoperchiata di aranciata; il sistema di sicurezza è la pentola dentro
cui la lattina è posta. Albert, sette anni toglie il quaderno dallo zaino per
farmelo vedere; tratti incerti, un po' troppo per un bambino che fa la seconda,
ma gli brillano gli occhi quando parla dei compagni e della sua maestra. Entra
anche Monica, che ha iniziato l'asilo quest'anno.
Chi sono questi bambini che vivono in baracca, senza luce, senza riscaldamento,
senza acqua e spesso con poco cibo? In quale città siamo?
Siamo a Milano, periferia est, ma qualunque altra periferia andrebbe benissimo
perché i luoghi disprezzati diventano casa per tanti bambini, per i loro papà e
per le loro mamme, che non hanno altra possibilità se non quella di "occupare
abusivamente" ciò da cui chiunque di noi si tiene assolutamente lontano.
Sono i miei amici rom che ci abitano. Anche per loro il freddo, la fame, la
mancanza di elementi primari sono duri e brutti. Non vivono lì perché è la loro
indole, vivono lì perché la loro povertà non consente altro. Unica speranza è
che le forze dell'ordine non distruggano anche la poca protezione che una
baracca può offrire. Incontro questi bambini e i loro genitori a scuola, li
incontro andando a trovarli, accompagnandoli a fare le vaccinazioni, ascoltando
le loro storie e i loro sogni, che sono quelli di tutti noi.
Cara Florina, le scarpe ora non le ho, ciò che arriva riparte subito, ma te le
cerco in fretta. Di bambini come lei e Albert, Monica, ce ne sono tanti a
Milano, arrivano a scuola con tanta fatica addosso, con tante difficoltà, ma
anche con tanta voglia di farcela, e i loro genitori fanno il possibile per fare
sì che la storia bella della scuola continui, e che i loro figli siano come gli
altri bambini.
Storie che vanno sostenute innanzitutto guardando questi bambini con occhi
diversi e apprezzando la loro fatica. Storie che, se accompagnate, rendono
Milano una città più giusta e aprono strade di cittadinanza a bambini altrimenti
destinati all'esclusione.
Di Fabrizio (del 29/11/2013 @ 09:09:43 in Italia, visitato 2123 volte)
Spett. ex vicesindaco di Milano per una vita, per una volta i ladri non sono
quelli che tutti immaginano. Quella che segue non è una storia facile.
Ci eravamo lasciati un paio di anni fa, con 500 sgomberi e passa sul gobbo.
Cioè, sempre le stesse persone che venivano sgomberate e continuavano a girare
lì attorno.
Era un gioco a rimpiattino, tu, polizia municipale e le ruspe da una parte,
2/300 rom con i carrelli della spesa dall'altra parte. E noi, buonisti nostro
malgrado, a ripeterti: "Guarda che questi pezzenti conoscono il gioco meglio
di te, non li caccerai mai!" Lo avessimo detto a un pirla qualunque, magari
ci avrebbe dato retta, ma tu eri "l'eterno vicesindaco" (lei non sa chi sono me,
signor cittadino) e te ne facesti un punto d'onore: continuasti anche quando era
chiaro a tutti (anche a te, non negarlo) che non avresti tirato un ragno fuori
dal buco. Perché:
alternative non eri capace di trovarle da solo;
pensavi che, in quanto vicesindaco e pure di destra, tu
dovessi aver ragione "a prescindere", anche al di là dei fatti.
E' finita che le elezioni le hai perse tu, mica noi. E poi, dopo due anni, le
stiamo perdendo anche noi, buonisti nostro malgrado.
(E qua le cose si complicano: perché tra persone civili è sempre un
casino stabilire chi perda le elezioni e perché. Occorre tornare a quella fine
maggio del 2011)
MAGGIO 2011: Certo, il vento arancione, la sconfitta della destra, gli
scandali (ricordate la
casa di Batman?) grandi e piccoli... Sul fronte degli
sgomberi, la gente (quella che vota) dopo anni di "cattivismo", aveva votato
contro l'allora maggioranza perché da un lato s'era resa conto di quanti soldi
andassero spesi in continui sgomberi senza risultati, in secondo luogo perché
cominciava a intuire che, in fin dei conti, anche gli sgomberati fossero
persone, bambini, anziani, malati... come tutti, e con gli stessi diritti di
tante altre persone. Anche criminali? C'erano anche quelli, ma a furia di essere
trattati tutti come CRIMINALI, a furia di essere trattati come pacchi postali,
non c'erano altre prospettive che diventarlo.
Noi, buonisti nostro malgrado, ripartimmo da lì. Mi ricordo quello che ci
raccontava una delle "madri e maestre di Rubattino":
"Non facemmo niente di speciale, se non quello che ritenevano giusto. A
volte eravamo da sole, più spesso c'era gente sconosciuta che ci chiamava, ci
offriva aiuto e solidarietà. Perché quello che accadeva ai compagni di scuola
dei nostri figli e dei nostri alunni era qualcosa che ci faceva vergognare come
cittadine. Fu un momento di uscita da un ghetto mentale in cui si era noi da una
parte e i rom dall'altra. Ci fu chi fece cose simili in passato, questa volta
fummo in tanti, senza essere un movimento, senza altra identità che quella di
cittadini e cittadine di Milano."
Nel frattempo, cosa combinava la macchina comunale, quelle stesse persone con
cui si era affrontato la campagna elettorale spalla a spalla? Sgomberi ce ne
sono stati ancora (in tutto questo tempo) ma si è trattato di una specie di
"terapia a scalare": quello che prima veniva sbandierato ora avveniva
col maggior silenzio possibile; di sicuro non sono stati 500, le famiglie non corrono più
il rischio di essere divise, la polizia fa meno mostra di testosterone... a
cinque mesi dall'insediamento della nuova giunta mantenevo tutta una serie di
dubbi e insoddisfazioni. Dopo oltre due anni
momenti critici continuano.
(Il discorso va complicandosi ancora, abbiate pazienza)
Andando per punti:
Restando alla faccenda "sgomberi": non sono un tabù, ci sono
dei casi in cui vanno effettuati. Ricordava Ernesto Rossi nel
suo recente intervento che devono essere una misura da prendere
quando non ci sono alternative, e quindi dev'esserci un adeguato
preavviso, assistenza, una destinazione alternativa garantita.
Non si tratta soltanto di trattati internazionali che l'Italia
ha sottoscritto (e che ci indignano se è uno stato estero a non
rispettarli), ma il nodo POLITICO è la gestione: lo sgombero
deve presupporre determinate garanzie date da una trattativa con
i soggetti coinvolti, altrimenti è solo una misura discrezionale
del governante, buono o cattivo che sia.
Quindi le politiche, anche quelle repressive, devono
presupporre interlocuzione: con i cittadini, con le loro
associazioni, con i rom stessi. Questo è mancato assolutamente
con l'amministrazione passata, con quella attuale, dopo un primo
periodo di incomprensioni reciproche, il dialogo è stato una
costante doccia scozzese. Da un lato si è certamente allargato
il ventaglio dei soggetti coinvolti, dall'altro cittadini,
associazioni, rom sono stati cooptati in singoli momenti
periodici, escludendoli poi al momento delle decisioni e delle
scelte. Certe volte il dialogo è avvenuto solo con circoli
ristretti, rischiando di rompere le forme associative comuni che
si erano formate. A parte questo, la costante dell'approccio
alle richieste della "società civile" (se vogliamo usare un
termine di moda) è stato di una sequela infinita di promesse,
quasi mai mantenute. Rileggevo una sobria
lettera inviata dalla comunità rom di via Idro (sì, proprio
quella che impazza nelle cronache attuali) a giugno 2011: non
una delle loro richieste è stata, non dico risolta, ma iniziata
ad affrontare. Non c'è da stupirsi se ad un certo punto la
situazione è precipitata O era quello per cui qualcuno lavorava
in segreto già da allora?
Si è partiti, quindi, con speranze e promesse, già cassate a
luglio 2011 dal famigerato "Patto di stabilità". Non ci sono
soldi, ci è stato ripetuto in tutte le salse e anche un bambino
lo capisce che senza palanche le promesse rimangono sogni. Però,
ridurre le scelte e la progettualità ad una questione di FONDI
DISPONIBILI è stato per questa maggioranza un lampante ERRORE
POLITICO: da un lato perché il messaggio che ne deriva è che
senza soldi non si possono fare scelte, e che siamo tutti
MENDICANTI alla mercé del benefattore di turno (insomma, la
solita politica classista); dall'altro
perché esisteva (e forse esiste ancora) un capitale politico
UMANO (lo stesso che ha deciso l'esito delle precedenti elezioni
comunali) che poteva essere speso. Da questa impostazione
politica comunale derivano alcune scelte: ad esempio sin
dall'inizio si erano ventilati colloqui tra comune e
famiglie residenti nei campi comunali; per quanto fosse
un'operazione a costo quasi zero, non sono ancora stati avviati;
l'anno scorso è pure stata messa la cifra (spropositata, secondo
la mia opinione) a bilancio nell'iper pubblicizzato PIANO
COMUNALE, ebbene, tutto è ancora fermo.
Ma quando i soldi c'erano, che fine hanno fatto? De Corato
ha potuto finanziare parte dei suoi infiniti sgomberi (ma la
questione di dove provenissero i fondi è ancora misteriosa), dai
29 milioni circa del piano Maroni. L'altro grosso intervento fu
la chiusura del campo comunale Triboniano-Barzaghi, con la
campagna elettorale ormai in pieno svolgimento.
Alcuni degli
sgomberati dei campi Brunetti e Montefeltro sono dei profughi di
quell'altro sgombero di oltre due anni fa, tanto per dare una
misura dell'efficacia di allora. Altra maggioranza, e il
problema si ripropone. Differenti i toni:
tutto tranquillo, le operazioni si sono svolte senza
problemi, in 254 hanno accettato l'ospitalità offerta dal
comune.
Certo, tutto tranquillo, SINORA. Ci sono 300 persone a
spasso nella zona, in cerca di un posto dove rifugiarsi; viene
da chiedersi:
cosa è cambiato rispetto a due anni fa?
così la situazione è destinata a rimanere tranquilla?
Il punto dell'ospitalità è interessante. Perché sembra che
la capacità di ospitare da parte del comune non superasse le 200
presenze (su 600 sgomberati circa). Stabilito che comunque
qualcuno si sarebbe "nascosto" per tempo, forse il comune
offriva un'ospitalità inesistente.
Ma torniamo a parlare di soldi. Se De Corato (forse)
finanziava i suoi sgomberi coi fondi del piano Maroni, quando il
piano è stato bloccato, non solo sono terminati tutti gli
interventi di sostegno alla comunità (compresi quelli
dell'ordinaria manutenzione dei campi comunali, e non si capisce
il perché) ma, anche volendo, non c'erano più soldi per
sgomberare, dato che anche sgomberare ha un costo.
Sbloccati nuovamente i fondi (ne restavano circa 5 milioni)
ben 2 milioni vengono investiti nel centro do emergenza
(emergenza? A De Corato sono fischiate le orecchie!) di via
Lombroso, contro i 260.000 destinati a scuola e lavoro. La
declinazione di EMERGENZA non si applicava ai nomadi: ma alla
solita compagnia di imprese, cooperative, professionisti della
gestione dei campi, che da tempo non vedevano più un soldo.
C'è un nuovo soggetto che da un po' di tempo sta facendo
sentire il suo fiato, si chiama EXPO. A volte
in maniera inquietante, altre volte in maniera più civile.
Cioè, da 10 anni sento parlare di "superamento dei campi", senza
vedere atti concreti corrispondenti. Là dove sinora non era
arrivata la politica, stanno riuscendo gli appetiti suscitati da
questo EXPO. Capita l'antifona, va ripetendolo anche il comune:
i campi (comunali o no) s'hanno da chiudere, ed è stato trovato
il sistema più semplice: basta non intervenire di fronte a
qualsiasi urgenza, umana o strutturale che sia. Nel frattempo,
come nel caso di via Lombroso, se ne stanno costruendo di nuovi,
per la gioia degli amici di sempre, che offrano ospitalità a
termine (mascherata da integrazione) e gestiti in maniera
privatistica, come certe carceri USA.
Insomma, niente di facile e di promettente. Sembra che l'amministrazione
attuale abbia scelto per "la riduzione del danno": politiche forse più UMANE di
quelle precedenti (forse più ipocrite), che però non ne mettano in discussione le logiche e gli
interessi.
Può essere, che qualche lettore particolarmente sveglio, noti qualche
somiglianza tra l'approccio municipale alle questioni rom e quello ad altri
punti problematici della città. Qualcuno, forse ragionerà sulla similitudini tra
queste politiche, e la situazione nazionale dove, che si vota per la destra o la
sinistra, ti servono sempre la stessa minestra. Non lo so in Mahalla si
ragiona di rom e di sinti, ma... si è anche ripetuto molte volte che
come si affrontano queste problematiche è uno specchio di come veniamo trattati
noi cittadini di serie A.
PS: e le prossime elezioni? De Corato ed eredi hanno fatto poco o niente
per meritarlo, ma secondo me non ci sarebbe niente di strano se la prossima volta
a vincere fosse la sua banda.
Di Fabrizio (del 20/02/2010 @ 09:09:10 in scuola, visitato 1778 volte)
I continui spostamenti che hanno costretto i nomadi a girare per tutta la
città hanno impedito alla comunità di poter proseguire in maniera efficace il
proprio percorso di integrazione: lo denunciano non solo loro, ma anche le
maestre che si sono occupate dei piccoli alunni rom
Il piccolo Marius, un rom di 10 anni, ha cambiato sette campi nomadi in un anno.
Marius vive da alcuni anni nelle baraccopoli di Milano, insieme a una decina di
altri bambini con le loro famiglie. Sono stati sgomberati sette volte, ma alla
fine sono rimasti sempre nella stessa città.
Il primo campo di Marius nel capoluogo lombardo è stato quello situato presso il
Cavalcavia Bacula: lui è arrivato insieme ai genitori e alle tre sorelline nel
febbraio del 2009, ma il campo è stato sgomberato un mese più tardi.
Poi si sono trasferiti nell’insediamento di via Rubattino: vi hanno vissuto da
aprile a novembre del 2009. Il 20 novembre sono passati nel campo di via Caduti
di Marcinelle: un breve soggiorno, visto che le ruspe dello sgombero sono
arrivate il 22 novembre.
Il giorno successivo c’è stato l’approdo al campo di Viale Forlanini: è stato un
altro soggiorno-lampo, visto che i nomadi sono stati cacciati dopo sole 24 ore.
Il “balletto” degli spostamenti ha spinto allora i rom fino al campo della
Bovisaca, nella zona popolare della Bovisa. Qua hanno resistito un po’ più a
lungo, fino allo sgombero del 30 dicembre.
Il pellegrinaggio è andato avanti, la “tappa” del Capodanno 2010 è stata il
campo situato tra via Umbria e via Redecesio. Dopo un mese e mezzo, il 16
febbraio i nomadi hanno fatto le valigie anche da qua per spostarsi al capannone
delle “Lavanderie di Segrate”. Ma lo sgombero è avvenuto nella stessa giornata.
Tutta questa “via crucis” ha creato a Marius e agli altri bambini notevoli
problemi di integrazione, specie per quanto riguarda l’inserimento a scuola. A
denunciarlo sono le maestre delle scuole elementari di via Pini e via Feltre:
come ha spiegato un’insegnante dell’istituto di via Feltre, i continui
spostamenti hanno provocato ostacoli nei percorsi di integrazione cominciati da
docenti e genitori di alunni italiani.
I piccoli alunni rom sono stati dipinti come studenti desiderosi di imparare: ad
esempio, sono stati quasi sempre in regola con i compiti. E proprio questa
reputazione aveva aiutato i genitori italiani a superare le iniziali diffidenze
nei confronti della comunità rom.
Partendo dai bambini, le famiglie italiane avevano cominciato a prendersi cura
anche dei loro genitori: molte mamme nomadi hanno infatti ricevuto aiuti per
poter andare dal dentista e dal ginecologo.
Le continue peregrinazioni della comunità rom milanese ha però interrotto questo
processo di integrazione. I reiterati sgomberi hanno avuto anche ripercussioni
economiche sugli enti locali: un volontario della comunità di Sant’Egidio ha
spiegato che ogni sgombero costa al Comune fino a 30 mila euro.
Di Fabrizio (del 27/05/2010 @ 09:08:56 in casa, visitato 2068 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
Inchiesta di Terre di mezzo. Per le operazioni effettuate dal primo
gennaio 2007 al 30 aprile 2010 speso più del doppio di quanto l'Assessorato ai
servizi sociali ha destinato all'integrazione abitativa e lavorativa (2 milioni
e 535 mila euro)
MILANO - Sono costati 5 milioni e 400 mila euro i 250 sgomberi di campi rom
abusivi effettuati dal comune di Milano, dal primo gennaio 2007 al 30 aprile
2010. Più del doppio di quanto speso dall'Assessorato ai servizi sociali per
l'integrazione abitativa e lavorativa dei rom e sinti, pari a 2 milioni e 535
mila euro. È quanto rivela l'inchiesta "Il derby degli zingari" di Terre di
mezzo di giugno. Solo nei primi quattro mesi di quest'anno il comune ha
ordinato 75 sgomberi, quanti ne aveva fatti l'anno scorso. Un crescendo che si
spiega solo con l'avvicinarsi delle elezioni amministrative, che si terranno nel
2011. Il derby, cui fa riferimento il titolo, è fra Pdl e Lega: "Vincerà chi si
dimostrerà più duro con i rom -scrive Terre di mezzo-. Ad ogni intervento delle
ruspe, fa seguito un comunicato stampa di De Corato (il vicesindaco, ndr) in cui
si annuncia il trionfo della legalità. Una campagna elettorale continua".
Nella stima di Terre di mezzo sul costo degli sgomberi, vengono considerate le
spese per la rimozione dei rifiuti e per l'impiego di vigili urbani, poliziotti
e carabinieri. "In un comunicato del 14 giugno 2009, De Corato scrive che per le
operazioni di bonifica e pulizia dei rifiuti effettuate da Amsa in 27
insediamenti sono stati spesi ben 452.788 euro. Poco meno di 17mila euro per
sgombero. Moltiplicati per i 250 effettuati finora, si arriva a 4 milioni e
250mila euro -calcola Terre di mezzo-. Bisogna poi considerare il costo delle
forze dell’ordine: un vigile urbano, ad esempio, costa 95 euro lorde al giorno.
Se per ogni operazione ipotizziamo l’impiego di 25 vigili, al nostro conto
dobbiamo aggiungere 593.750 euro. Lo stesso per l’intervento di carabinieri e
poliziotti. Si tratta di stime al ribasso, ma il risultato finale fa pensare: 5
milioni e 437mila euro. Spendiamo più soldi per abbattere le baracche che per
aiutare i rom a trovare casa".
Due consiglieri comunali, Patrizia Quartieri (Rifondazione comunista) e Giuseppe
Landonio (Gruppo Misto) hanno presentato in febbraio un'interrogazione in cui
chiedono al Sindaco Letizia Moratti il "conto" degli sgomberi. La risposta è
arrivata il 13 maggio, a firma del vicesindaco Riccardo De Corato: 1 milione e
756mila euro per l'intervento dell'Amsa, 270mila euro per l'impiego del Nu.I.R
(Nucleo di intervento rapido per la manutenzione) e 102.300 euro per i "costi
relativi al personale per servizi straordinari". Totale: 2 milioni e 128mila
euro. Meno di quanto stimato da Terre di mezzo: nel calcolo effettuato dagli
uffici comunali però non viene specificato su quanti sgomberi e dell'impiego dei
vigili urbani non viene considerata la retribuzione ordinaria. Non viene
contemplato il costo di poliziotti e carabinieri: certo non a carico del Comune,
ma comunque un costo per la collettività.
Terre di mezzo è andato anche a vedere che fine hanno fatto i 36 bambini che
vivevano nell'ex palazzina Enel di via Rubattino e sgomberati il 19 novembre
2009. Frequentavano le scuole del quartiere Feltre: a fine aprile fra i banchi
ne sono rimasti 15. Gli altri, sgomberati più volte dai campi abusivi in cui
cercano di sistemarsi, hanno abbandonato gli studi. Un brutto anno scolastico. (dp)
La guerra di Marius, contro una vita di campi provvisori che l'avevano
condannato a un'esistenza di analfabetismo e marginalita'. Arrivato a 16 anni a
Milano dalla Romania senza mai aver messo piede in una scuola, nonostante otto
sgomberi ha imparato a leggere e a scrivere in italiano con una borsa di studio
della Comunità di Sant'Egidio e delle mamme e maestre di Rubattino. Ora il suo
rifugio in città è una una biblioteca comunale (quella di via Valvassori Peroni,
zona Rubattino-Lambrate): "Anche quando non avevo dove andare venivo qui… è il
posto migliore che ho conosciuto". Il video di Christine Pawlata e Nicola
Moruzzi è stato premiato domenica al Salone del libro di Torino al concorso
nazionale "A CORTO DI LIBRI. I cortometraggi raccontano le biblioteche"
LA STORIA L'HANNO ACCUSATA DI ESSERE «UNA DELINQUENTE COME TUTTI GLI ZINGARI»
Il Tempo Rom cacciata dai compagni di scuola
La professoressa: «Una ragazza intelligente. Per fortuna è tornata»
Stefano Buda Le tensioni seguite all'omicidio di Domenico Rigante hanno lasciato
il segno.
Nelle scuole della città, qualcosa si è spezzato nel percorso di crescita comune
tra italiani-italiani e italiani di origine Rom. Dalle scuole della città
occorrerà ripartire, per abbattere i muri del pregiudizio e ricostruire il
dialogo tra culture. Dopo la morte dell'ultrà biancazzurro, per diversi giorni,
il processo d'integrazione ha subito un corto circuito. Un fenomeno che ha
colpito soprattutto i più giovani, ragazzi e ragazze come la giovane studentessa
Rom, di 17 anni, che chiameremo Anna. Anna frequenta un noto istituto di scuola
secondaria, non lontano da Rancitelli, il quartiere dove vive con la sua
famiglia. Una compagna di classe, sull'onda del clima da caccia alle streghe che
ha pervaso Pescara, la accusa di essere «una delinquente, come tutti gli
zingari». Anna è esasperata. La sera prima ha chiamato la polizia, avendo visto
«facce strane» bighellonare attorno a casa, e ormai nota una luce diversa negli
sguardi della gente. Reagisce male, difendendosi e contrattaccando con veemenza.
Dopo la lite decide che non andrà più a scuola. «È già molto difficile che una
donna Rom prosegua gli studi dopo l'età dell'obbligo - spiega una sua insegnante
- sarebbe stato un vero peccato perdere una ragazza intelligente come lei, che
ha compreso l'importanza dell'istruzione come forma di riscatto e dimostra
grandi doti e capacità». Anna per fortuna ci ripensa e dopo alcuni giorni torna
in classe. È lei a chiedere scusa. «Nonostante non fosse stata lei a scatenare
la lite - prosegue la professoressa - ha avuto la forza e l'umiltà di
riconoscere l'errore, dimostrando che la scuola aiuta a compiere progressi,
modificando anche certe attitudini tipiche di alcune culture»". La vicenda di
Anna non rappresenta un caso isolato. Molti altri ragazzi Rom, che frequentano
l'istituto, nei giorni scorsi sono rimasti a casa. Avevano paura. Per fortuna,
lentamente, il clima si sta rasserenando. «Non si erano mai verificati episodi
simili in precedenza - osserva l'insegnante - il processo d'integrazione è
sempre stato pacifico e armonioso, anche grazie al coinvolgimento dei genitori
italiani e Rom, nel corso dei frequenti colloqui». È da qui che occorrerà
ripartire, per sanare le ferite inferte a una convivenza che, dopo l'omicidio di
Domenico Rigante, appare sempre più difficile. Intanto il sindaco Mascia ha
chiesto al prefetto Vincenzo D'Antuono l'istituzione di un Tavolo tecnico.
«Occorre eliminare quei piccoli, grandi fenomeni di abusi, soprusi, angherie che
molti sono costretti a subire ogni giorno da poche famiglie che pensano di poter
vivere al di fuori delle leggi e delle regole del vivere civile». Ricomincerà a
breve lo sfratto agli inquilini abusivi grazie all'erogazione di 100mila euro
stanziato dalla Regione Abruzzo, da destinare all'Ater.
Dopo la nostra conferenza stampa di ieri, abbiamo letto i commenti che il
vicesindaco De Corato ha dedicato alla denuncia che in quell'occasione abbiamo
presentato. Notiamo per prima cosa che non c'è un punto, nelle sue
dichiarazioni, che smentisca le fattispecie sollevate nella denuncia, ossia
– lo ripetiamo – l'abuso d'ufficio (anche con l'utilizzo di ingenti soldi
pubblici solo per gli sgomberi senza progetti di accompagnamento ed
integrazione), i danneggiamenti a beni di proprietà (con l'intervento delle
ruspe e la distruzione di ogni bene), l'interruzione di pubblico servizio (nello
specifico, l'interruzione della frequenza scolastica).
Il vicesindaco dichiara che è sempre stata osservata la
correttezza delle procedure; lo smentiamo, sulla scorta anche dei più recenti
sgomberi. Lo dimostrano:
- le procedure ultimative: sgombero intimato solo a voce con rudezza e
intimidazione all'alba o a tardo pomeriggio, nell'incombere dell'imbrunire,
senza preavviso, in presenza di maltempo con pioggia o neve;
- l'assenza dei funzionari dei servizi sociali, negli ultimi episodi, malgrado
il fatto che appunto i ripetuti censimenti e controlli effettuati sul microcampo
Cavriana-Forlanini avessero rilevato la presenza di minori anche di pochi mesi;
- continuiamo a pensare che quella della frattura del nucleo familiare (madri
e bambini da una parte e padri per strada) non sia la soluzione; in una
Milano che celebra in questi giorni, in un apposito evento, la sacralità della
famiglia, suonano stonati questi interventi che dal legame familiare
prescindono.
Rifiutiamo con forza la designazione del nostro gruppo come facente parte
di "associazioni pseudobuoniste" che "non hanno di meglio da fare" che indulgere
al "can can mediatico".
Noi qualcosa di meglio lo abbiamo da fare, e sta nel nostro impegno
quotidiano di cittadini e cittadine, nell'affiancamento a queste storie
difficili ma ricche, nel tentativo arduo di forzare gli ostacoli che si
oppongono a una piena socializzazione di questi soggetti, nell'esigere diritti e
prestazioni pari a ogni altro cittadino di questa città (scuola, servizi,
salute, casa), nella ricostituzione paziente di un ambiente vitale dopo che ogni
effetto personale è stato regolarmente degradato a "spazzatura". Non c'è nulla
di spettacolare in tutto ciò; si tratta invece di un laboratorio di cittadinanza
sociale, che dovrebbe stare a cuore alle autorità.
Il "can can mediatico", invece, imperversa ai danni di queste fasce di
popolazione come su altre (i migranti, ma non solo), identificate come "capri
espiatori" di una crisi e di una sua gestione politica in senso autoritario.
Non siamo affezionati al fatto che, come afferma il vicesindaco, chi vive in
questo come in altri campi scorrazzi "tra amianto, topi e quintali di rifiuti";
a parte il fatto che questo richiama lo stato di tante aree dimesse, lasciate a
marcire in attesa d'interventi speculativi, non possiamo accettare che le
autorità pensino che chi ci vive abbia piacere di condurre la sua esistenza in
questi ambienti.
Il vicesindaco sa bene - avendolo ascoltato di persona dalla viva voce di due
donne abitanti di questo campo, in un'assemblea in piazza Ovidio, dell'aprile
del 2009, che hanno preso la parola e non sono rimaste nascoste - quanto sia
avvilente per un essere umano e il suo ambito di affetti vivere in non-luoghi
degradati; quelle due donne ebbero il coraggio di venirlo a dire davanti a una
platea che le ascoltò muta e attenta, e che si sentì dire che la "sicurezza"
di cui tanto si ciancia parte per prima cosa dalla dignità del proprio vivere e
lavorare in una società e in un ambiente non ostile, se non solidale.
Insostenibile è poi l'affermazione secondo cui agli insediamenti di nomadi
si correlino immediatamente e immancabilmente "la criminalità predatoria e il
degrado"; in due anni di affiancamento continuo non abbiamo mai avuto segnali
anche lontani di criminalità, né sono dimostrabili in nessun modo. In queste
affermazioni categoriche risuona un pregiudizio razzista che è quello che
abbiamo ravvisato in molti comportamenti posti in essere dai decisori politici
di questa città e che abbiamo esposto nella nostra denuncia.
Milano, 10 novembre 2010 Gruppo Sostegno Forlanini e genitori di Rubattino firmatari della
denuncia
Di Fabrizio (del 16/10/2010 @ 09:07:38 in Italia, visitato 1899 volte)
Segnalazione di Stefano Pasta
IncrociNews.it 14.10.2010 di Silvio MENGOTTO Un "mosaico" di storie di accoglienza e di ospitalità nate dalla
generosità di parrocchie, famiglie, maestre, volontari e associazioni
Il laboratorio "Taive" realizzato da Caritas e Cooperativa Intrecci
In questi ultimi anni attorno ai rom di Milano è cresciuta una rete di presenze
formata da parrocchie, famiglie, maestre, volontari, associazioni e cittadini,
quale segno concreto di vicinanza e accompagnamento.
Numerose, in particolare, le esperienze di sostegno scolastico dei bambini rom
nonostante i ripetuti sgomberi. Racconta Flaviana Robbiati, maestra elementare
che ha ospitato una bambina rom con la madre: "Alcuni nostri alunni rom vivono
in casa, altri sono temporaneamente ospiti in un capannone messo a disposizione
dal sindaco di Segrate, una famiglia è ospite di una parrocchia".
Come molti altri parroci, anche don Marco Recalcati, dopo lo sgombero del campo
abusivo di via S. Dionigi, per diverse notti ha ospitato alcuni uomini rom nella
chiesa di San Giorgio alle ferriere, a Sesto San Giovanni. Oggi le Caritas di
Sesto e Cinisello propongono alle istituzioni cammini integrativi della
popolazione rom. Ogni domenica i volontari della Comunità di S. Egidio
accompagnano i bambini rom presso lo spogliatoio di una società sportiva del
quartiere per lavarsi e indossare vestiti puliti.
Un gruppo di Acquisto Solidale di via Feltre da mesi organizza una merenda fuori
dalla scuola "Due volte alla settimana per i bambini rom, ma anche per tutti
quelli che vogliono - spiega ancora Flaviana Robbiati -. È un'occasione per
avvicinarsi e scoprire che siamo un po' diversi, ma anche "molto uguali". I
genitori hanno organizzato anche un corso di teatro aperto a tutti i bambini".
L'inverno scorso è stato durissimo, sia per il gelo, sia per gli sgomberi. "Lo
sforzo di far venire i bambini a scuola da parte delle famiglie rom è stato
enorme - continua la maestra –. Spesso andavamo a prenderli al campo. Altre
volte si fermavano a dormire a casa dei compagni o delle maestre".
Dopo lo sgombero di via Rubattino, Anna Cossovich ha conosciuto i bambini e le
loro mamme: "Hanno avuto dei nomi e delle facce, hanno raccontato le loro storie
crude e io, insieme ad altre famiglie, abbiamo fatto cerchio intorno a loro".
Anna ha conosciuto una bambina "che viveva insieme a tanti altri, nel fango e al
buio di un campo abusivo, ma che non ha mai saltato un giorno di scuola
nonostante i numerosi sgomberi. Ora la bimba ha una casa, i suoi genitori stanno
imparando un lavoro che darà loro la possibilità di mantenersi, potrà continuare
ad andare a scuola, forse i suoi fratellini andranno all'asilo. Durante l'estate
questa bimba è partita con me e la mia famiglia per la montagna, perché ormai è
di casa da noi, ha fatto il suo primo pic-nic e la sua prima gita sulla barca al
lago, è la compagna di giochi, di studi e di storie della mia bambina".
Guido Maffioli, papà milanese di tre bambini in età scolare, ha conosciuto
Florin, un papà rom con tre figli anche loro provenienti dallo sgombero di via
Rubattino. "Florin e la sua famiglia - dice - sono stati ospiti prima da don
Piero Cecchi, parroco in via Padova; poi hanno trovato una vera casa in affitto,
con l'aiuto degli scout di zona. Florin ha trovato un lavoro regolare con cui
sostenere la spesa. Una borsa-lavoro sta dando una preziosa opportunità anche al
suo figlio maggiore. Ci sono bimbi rom che hanno trascorso insieme alle famiglie
dei propri compagni di classe le prime vacanze fuori dal campo".
Al campo rom di Segrate, dove sono arrivate le famiglie sgomberate da via
Rubattino, Paola Binni ha conosciuto Alina e i suoi quattro figli. "Alina è una
donna rom molto coraggiosa, determinata a integrarsi nella vita milanese per
dare ai suoi figli una vita degna di essere vissuta. L'ho assunta per fare le
pulizie, uscendo serenamente mentre lei rendeva lucidi i pavimenti. Insieme ai
genitori e insegnanti della scuola elementare del quartiere e alla Comunità di
S. Egidio, abbiamo deciso di aiutare Alina a trovare una casa per non dover
affrontare un nuovo inverno al freddo e al gelo. Noi come gruppo di volontari
siamo diventati garanti del contratto d'affitto, certi che tra un anno Alina e
suo marito Sandu possano adempiere al pagamento delle spese necessarie. Per noi
è una piccola spesa in confronto a "tutto quello che ci possiamo permettere";
per loro è la felicità di poter vivere finalmente una vita decorosa".
Da un anno Alberto Proietti ha conosciuto genitori, insegnanti, volontari di
associazioni e cooperative sociali, scoprendo "molte cose sui rom e su Milano".
"Personalmente - dice Alberto - ho seguito la vicenda di una famiglia rom con
tre figli che dopo aver vagato in vari "campi" ha avuto la possibilità di
iniziare un percorso di inserimento sociale: hanno trovato una sistemazione in
un appartamento e in pochi mesi, grazie a delle borse lavoro, i due genitori
hanno cominciato a lavorare rispondendo egregiamente alle richieste loro fatte".
A Milano, in via Bezzecca 3, è sorto "Taive" (che in lingua rom significa filo),
un laboratorio di piccola stireria e sartoria che dà lavoro e integrazione a
otto donne rom. Un nuovo progetto realizzato da Caritas in collaborazione con
Cooperativa Intrecci
Sabato 29 Gennaio 2011 08:16 - Pubblichiamo la lettera di Flaviana
Robbiati, una delle insegnanti delle scuole elementari Feltre, Pini e Cima
(Istituto comprensivo in zona Lambrate a Milano) balzate agli onori della
cronaca per aver difeso i bambini rom che frequentano la loro scuola.
Milano - Mentre l’Italia ricorda e commemora il giorno della memoria per
ricordare milioni di vittime dei genocidi nazisti, a Milano continuano gli
sgomberi di Rom che assomigliano sempre di più ad una forma di "pulizia etnica".
Cinquecentomila persone Rom sono passate per i camini dei campi di
concentramento nazisti, molti di loro erano bambini. A Milano i forni non si
usano, ma l’obiettivo di cacciare i Rom è uno dei motivi che caratterizzano
l’amministrazione comunale.
Ad ogni sgombero ci sono bambini costretti a non potere più andare a scuola.
Robert, 11 anni, ha già cambiato 8 scuole e nella nona, dove stava per ultimare
la sua iscrizione, non ha fatto in tempo ad entrare.
La nuova forma di pulizia etnica è impedire ai bambini Rom di accedere alla
cultura. Solo studiando questi bambini avranno delle possibilità di integrazione
e potranno svolgere un lavoro regolare e dignitoso. Negando loro la cultura si
nega l’accesso ai diritti.
Una persona analfabeta non riesce a cavarsela in un ospedale, a viaggiare in
metropolitana, a districarsi tra le etichette dei prodotti al supermercato. Non
legge i giornali, non conosce i propri diritti e le violazioni che subisce. Chi
non ha accesso alla cultura, non esiste. Senza cultura si è fuori da tutto.
Per questo noi maestre, mamme e volontari che affiancano le famiglie Rom,
supportiamo e sosteniamo le famiglie Rom che mandano i figli a scuola. Per
questo ci sono bambini che attraversano la città per arrivare a scuola
nonostante vivano in baracche senza acqua né luce, in condizioni inimmaginabili.
Bambini costretti a diventare eroi per andare a scuola. Accade tutti i giorni
nella Milano dell’Expo. Bambini che gli Erode moderni devono fermare ad ogni
costo. Ma è forse proprio la paura che qualche Rom possa imparare a difendersi
che muove la spietata azione delle ruspe.
Di Fabrizio (del 25/11/2010 @ 09:06:41 in scuola, visitato 1999 volte)
Segnalazione di Stefano Pasta
Incrocinews.it Lo stillicidio degli allontanamenti non mina la
determinazione di questo ragazzo rom, della sua sorellina e dei suoi cuginetti a
continuare a studiare 23.11.2010di Silvio MENGOTTO
Marius, quindicenne rom analfabeta, da due mesi ha iniziato un corso di
alfabetizzazione presso un circolo Acli nel quartiere Rubattino: viene seguito
da alcuni insegnanti e volontari della Comunità di Sant’Egidio. Marius si vuole
integrare e trovare un lavoro. Da settembre è stato sgomberato cinque volte,
vive con la mamma Vasilica, la sorella Alexandra di otto anni, il papà e due
nonni.
Il quinto sgombero risale a venerdì 19 novembre in via Caduti di Marcinelle.
Alle sei del mattino vengono allontanate diverse famiglie, tutte provenienti da
diversi sgomberi di via Rubattino, tra cui quella di Marius. Coinvolti anche
cinque bambini che frequentavano regolarmente le scuole di Crescenzago (molto
distanti) e di via Pini.
La famiglia di Marius aveva raggiunto la sorella Flora, presente da molti
anni a Milano. Marius parla solo il romanì, la lingua rom; l’apprendimento
dell’italiano è faticoso, ma non impossibile. A volte al gioco preferisce lo
studio.
Dopo l’ultimo sgombero la famiglia di Marius si era trasferita a cinquanta
metri dal vecchio capannone abbandonato, nascondendosi sul fondo di una scarpata
che confina con un muro di cinta. Nello spazio di mezzo metro vivevano all’aria
aperta dodici persone, senza tenda e senza alcun riparo, sotto la pioggia. Per
molti giorni Marius e la sorella Alexandra hanno vissuto in quello spazio per il
semplice motivo che le rispettive scuole erano vicine.
Ogni domenica mattina i volontari di Sant’Egidio accompagnano i rom per una
doccia in un campo sportivo. La doccia è fredda, ma i rom non la trascurano
perché è l’unica occasione settimanale per potersi lavare e Marius non la perde
mai. "A volte - dice Annelise, insegnante - ha vergogna nel venire a lezione
perché ha le scarpe infangate ed è zuppo di umidità per la notte trascorsa sotto
la pioggia".
La prima notte dopo lo sgombero Marius l’ha trascorsa al freddo sotto un
cavalcavia con tutta la famiglia. Nonostante i tentativi di cercare lavoro, i
genitori di Marius sono scoraggiati e tentati di ritornare in Romania, ma anche
laggiù la situazione non sarebbe rosea. Con il lavoro cercano anche strade di
integrazione come la scolarizzazione per i loro figli che, al contrario dei
genitori, vorrebbero rimanere a Milano per continuare a studiare.
Oggi Marius è seguito da volontari che, alternandosi, organizzano lezioni di
italiano, letteratura e scrittura, svolte nella sede del circolo Acli in via
Conte Rosso. Questa preparazione è indispensabile perché nel gennaio prossimo
Marius vuole sostenere l’esame per una borsa-lavoro da apprendista. Insieme a
mamma Vasilica partecipa anche al corso di lingua italiana per stranieri ogni
sabato pomeriggio nella parrocchia di S. Crisostomo in via Padova, organizzato
dalla Comunità di Sant’Egidio.
Mamma Vasilisca si commuove ogni volta che vede il figlio studiare con
passione. "Spesso - dice Annelise - Marius arriva per le lezioni bagnato, ma la
cartella e i quaderni sono asciutti, i compiti fatti. Lo stillicidio degli
sgomberi continui non mina la determinazione di Marius e della sua sorellina e
dei suoi cuginetti a continuare a studiare anche se ogni spostamento la scuola
diventa più lontana da raggiungere, anche se hanno dormito all’aperto, anche se
non sanno dove potranno dormire la notte". Nel caos dell’ultimo sgombero Marius
è arrivato in ritardo alla lezione, ma paradossalmente, dice Annelise, "il suo
volto era euforico di gioia. La vera notizia era la nascita della piccola
cuginetta avvenuta nella stessa mattinata dello sgombero".
Di Fabrizio (del 19/02/2011 @ 09:06:39 in scuola, visitato 1700 volte)
Segnalazione di Stefano Nutini
Buongiorno a tutte/i,
il progetto del
vino ROM prosegue con il finanziamento della quarta borsa di studio.
Dopo Marian, Ovidiu e Belmondo, abbiamo deciso di sostenere negli studi Geanina, una ragazza rom di tredici anni che attualmente frequenta, con ottimi
risultati, la terza media nel Comune di Segrate.
Siamo particolarmente contente di sostenere Geanina: è una ragazza solare,
coraggiosa e determinata che potrà essere di grande esempio alle coetanee.
Geanina vive in un capannone; sua sorella frequenta la scuola elementare, il
papà fa lavori saltuari e la mamma, che sa leggere e scrivere, si occupa della
famiglia.
Geanina a settembre, dopo aver preso la licenza media, si iscriverà ad un
corso ENAIP a Pioltello, dove tra le altre cose imparerà il mestiere di
parrucchiera ed estetista.
Come per gli altri tre ragazzi, la borsa di studio copre il costo dei
trasporti e prevede un contributo mensile di 100€ come sostegno agli studi, a
partire dal mese di febbraio.
Di nuovo grazie a tutte/i Le mamme e le maestre di Rubattino
Di Fabrizio (del 27/02/2014 @ 09:06:39 in Kumpanija, visitato 2209 volte)
Giovedì 6 marzo, ore 20.45
Libreria Popolare Via Tadino, 18 - 20124 Milano
partendo dal libro I Rom di Rubattino, una scuola di solidarietà ...dove sono andati, cosa hanno fatto
Incontro con la co-autrice Flaviana Robbiati - Assunta
Vincenti di "Mamme e maestre di via Rubattino" - Stefano Pasta
della Comunità di Sant'Egidio
coordina Fabrizio Casavola dell'associazione MAHALLA
Era il 19 novembre 2009, GIORNATA DEI DIRITTI DELL'INFANZIA, pioveva mentre si
stava svolgendo una grande iniziativa a tema in Comune. Quello stesso giorno
alcuni bambini DIVERSI venivano sbattuti per strada con i loro genitori e niente
da portarsi dietro, dallo stesso comune di Milano.
Iniziò allora la RESISTENZA di Rubattino, che vide assieme le famiglie rom, gli
insegnanti, i genitori dei loro compagni di scuola, cittadini, sacerdoti,
persino un produttore di vino... Si concretizzò l'idea di una Milano diversa e
solidale, che non si limitava a protestare, ma sapeva reagire.
Quelle e altre vicende furono narrate nel libro che rivedremo stasera, e che
raccoglieva esperienze e testimonianze dirette delle protagoniste di quelle
vicende.
Nel frattempo, è cambiata la giunta comunale, e soprattutto sono nati diversi
progetti di integrazione. Al di là delle ricorrenti attenzioni e smemoratezze
dei mezzi di informazione, tenteremo di fare un bilancio su come silenziosamente
prosegue l'esperienza milanese di questa storia che per la prima volta ha unito
cittadini rom e no in un progetto.
Hanno finito la scuola nonostante tutto, sono stati promossi nonostante
tutto...
Sono le storie di George, Ionut, Valeriu, Riccardo, Daniela, Maria, Florina,
bambini rom che vivono in situazioni impossibili, tra sgomberi e viaggi
lunghissimi per arrivare a scuola, a volte viaggi di un'ora e mezza.
Eppure hanno continuato e per loro l'imparare è diventato il traguardo che
rappresenta una garanzia per il loro futuro; tra pochi giorni potranno ricevere
le "pagelle", potranno finalmente dire "mi hanno promosso" e questa promozione
ha un valore così diverso dal nostro, non è solo l'ammissione ad una classe
superiore è il sentirsi capace, sentirsi riconosciuto e finalmente apprezzato.
Maria e Florina hanno frequentato la terza media e ora stanno facendo gli esami:
raccontano ogni giorno quale prova hanno fatto e sono felici di poter dimostrare
tutta la loro voglia di imparare.
Ogni giorno per loro è stata un'impresa continuare a frequentare, spostandosi da
varie parti della città, spesso sono andate a scuola anche nelle mattine in cui
la famiglia veniva sgomberata, senza sapere dove poi l'avrebbero ritrovata e
hanno dimostrato che nulla può fermare la crescita e l'apprendimento di chi vede
nella scuola l'unico ambiente in cui sentirsi parte di un gruppo.
Hanno imparato nomi e concetti nella lingua italiana, leggono e scrivono in
lingua italiana, conoscono poesie e poeti italiani, ma pochi italiani hanno
riservato loro sguardi benevoli.
Ora stanno cambiando gli occhi di chi li guarda e anche i loro occhi sono più
fiduciosi e sereni; con l'aiuto dei volontari della Comunità di Sant'Egidio e
della scuola" sanno leggere, scrivere, studiare….. cose apparentemente semplici
che per questi ragazzi e questi bambini diventano una ricchezza con la quale
potranno viaggiare verso una vera società interculturale.
E' possibile aiutarci al seguente indirizzo:
COMUNITA' DI SANT'EGIDIO
MILANO ONLUS
Unicredit Banca, via Carducci Milano
IBAN: IT73J0200801739000100909828
causale Rom Rubattino
Una delle “maestre dei rom” ha scritto una lettera aperta per denunciare le
spaventose condizioni di vita. Alla Bovisa 8 famiglie vivono nelle fondamenta di
un palazzo mai terminato: “Ombre spaventate, che non escono nel prato per non
essere viste”
MILANO – Pubblichiamo integralmente una lettera scritta ieri da Flaviana
Robbiati, una delle “maestre dei rom” di Milano, che domenica scorsa è andata a
vedere dove vivono alcuni dei piccoli alunni rom che frequentano le scuole
milanesi, trovandoli in condizioni di vita spaventose. “Credevo di aver visto un
ventaglio esauriente di posti dove i rom continuamente scacciati si accampano,
compreso il girone dantesco della fabbrica crollata di Rubattino tra macerie e
topi (20 novembre). Quello che ho visto oggi è molto, molto peggio. Zona
Bovisa, un edificio a più piani mai terminato, di cui esistono solo pilastri
d’acciaio verticali e orizzontali e solette. Il tutto evidentemente abbandonato
da anni”.
“Dal marciapiede spostando una lamiera si accede a un prato incolto, lo si
attraversa e si arriva all’edificio: nessuna traccia dei rom, non uno, non una
voce. Si costeggia il palazzo, cioè il suo scheletro, tra sporcizia e masserizie
e si comincia a scendere uno scivolo, fino ad infilarsi sotto il palazzo dove
nella semioscurità vivono 7 o 8 famiglie rom. Sottoterra e con la pochissima
luce che filtra, con le correnti fredde, molto fredde create da spazi pieni e
vuoti. Ci abituiamo alla poca luce (siamo in quattro, tre maestre e una signora
volontaria) e cominciamo a veder tende a igloo, bambini, persone: fantasmi,
ombre spaventate che non escono nel prato dove il sole rende la temperatura meno
rigida per non essere visti. Il popolo del sottoterra milanese. Tutti ci parlano
del freddo, ma ancora di più dello sgombero annunciato per domani. Nessuno si
lamenta, nessuno ci chiede alcunchè”.
“Mentre siamo lì una signora rom pulisce i fornelli (l’acqua la prendono alla
fontanella della piazza vicina), cambia i fogli di giornale che fanno da
tovaglia, scalda una pentola d’acqua e lava le stoviglie. Un’altra scopa il
pavimento di cemento: lo spazio in cui stanno è pulito, nelle tende regna
l’ordine, ma è un posto da topi, siamo sottoterra al freddo e all’umido
puzzolente. Una nostra scolara di 10 anni, ci chiede un libro per studiare: lei
a scuola ci andava, ma i continui sgomberi hanno reso impossibile la frequenza.
Ci chiede quando potrà tornare. Per tutto il tempo che stiamo lì non uscirà mai
dalle braccia della sua maestra”.
“Un altro bambino, di 6 anni, quando vede la sua maestra si ferma immobile e
resta così per un po’, ma intanto la faccina gli si trasforma e diventa un unico
grande sorriso, sembra che gli scoppi la luce dentro. Poi le corre incontro e le
salta in braccio. Verso di noi solo rispetto, tanto rispetto e grande
educazione, verso i bambini coccole e tenerezza. Noi ce li coccoliamo i nostri
scolari e anche i loro fratellini. Mi chiedo in quale altra parte del mondo le
persone sono costrette a vivere così e con la paura di essere scacciati anche
dai sotterranei: forse nelle fogne di Bucarest? Forse nell’Africa più ingiusta?
Forse nelle favelas del Brasile? Ci è difficile venire via da lì, e quando
usciamo non commentiamo.
Una donna rom ci augura “buon 8 marzo”.
Di Fabrizio (del 13/03/2010 @ 09:04:25 in Regole, visitato 2202 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
Sgomberi di Rom e Sinti
Egregio Ministro
Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (European Roma Rights Centre, ERRC),
un'organizzazione internazionale di interesse pubblico impegnata in attività
volte a combattere il razzismo anti-Rom e gli abusi dei diritti umani dei Rom,
scrive per esprimere seria preoccupazione per il proliferare degli sgomberi che
hanno coinvolto Rom e Sinti effettuati in Italia negli ultimi mesi. L'ERRC è
informato su quanto sta accadendo ed è preoccupato per gli sgomberi svolti in
diversi Comuni italiani. Gli sgomberi effettuati a Milano sono particolarmente
preoccupanti a causa del loro significativo numero, dell'apparente
sistematicità, della mancanza di pianificazione e di soluzioni per le persone
interessate. A Milano nei primi due mesi di quest'anno sono stati realizzati più
di venti sgomberi. Queste operazioni hanno coinvolto oltre 900 individui e
alcune persone sono state colpite da questi provvedimenti più di una volta in un
periodo molto breve. La maggior parte delle persone coinvolte negli sgomberi e
stata allontanata numerose volte nel corso degli ultimi due anni.
L'ERRC ha svolto una dettagliata attività di ricerca e monitoraggio degli
sgomberi attuati a Milano negli ultimi mesi. Notiamo, tuttavia, che molte delle
seguenti preoccupanti caratteristiche che riguardano gli sgomberi avvenuti a
Milano sono comuni ad altre operazioni svolte altrove in Italia (per esempio a
Roma, Pisa e Sesto Fiorentino).
• Ai residenti non è stato dato alcun preavviso dello sgombero imminente.
• Nessun tipo di documento inerente allo sgombero è stato prodotto dagli agenti
delle forze di polizia che hanno effettuato l'operazione.
• Gli agenti della forze di polizia che svolgono le operazioni di sgombero sono
spesso presenti con un numero sproporzionato rispetto alla persone che intendono
allontanare, anche se tra queste c'è una significativa percentuale di bambini e
di persone disabili.
• In alcuni casi ci sono stati abusi (verbali e fisici) da parte di agenti delle
forze di polizia.
• Gli sgomberi spesso hanno luogo molto presto la mattina.
• Gli sgomberi sono stati svolti con allarmante frequenza durante i mesi
invernali, quando le condizioni meteorologiche rappresentano una minaccia per la
salute e la sopravvivenza.
• Le abitazioni e altri beni vengono arbitrariamente distrutti.
• Alla maggior parte delle persone oggetto di sgombero non viene offerta una
sistemazione alternativa. Nelle rare occasioni in cui una sistemazione
alternativa viene offerta, è generalmente inadeguata, anche perché prevede la
divisione dei nuclei familiari.
• Alcuni bambini sono stati costretti a interrompere la frequenza scolastica (in
particolare a seguito dello sgombero dell'insediamento di via Rubattino, il 19
novembre 2009).
Gli sgomberi che hanno coinvolto Rom e Sinti e che hanno avuto luogo negli
ultimi mesi sono illegali e tutti violano molti o tutti gli obblighi dell'Italia
ai sensi del diritto internazionale, in particolare quelli che riguardano il
diritto all'abitazione, alla proprietà, all'integrità personale, all'istruzione
e il divieto di discriminazione:
1. Diritto all'abitazione e alla proprietà
a. Con l'articolo 11, comma 1, del Patto Internazionale sui Diritti Economici,
Sociali e Culturali (ICESCR), l'Italia si impegna a "riconoscere il diritto di
ogni individuo a un livello di vita adeguato per sé e per la propria famiglia,
che includa un’alimentazione, un vestiario, e un alloggio adeguati, nonché al
miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita" e a "prendere misure
idonee ad assicurare l'attuazione di questo diritto".
A questo proposito, l'ERRC ricorda al governo italiano che il Comitato sui
Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite ('CESCR') ha chiarito
molto bene che gli sgomberi forzati sono una violazione prima facie del diritto
a un alloggio adeguato. In tutti i casi di sgomberi forzati noti all'ERRC ogni
singola procedura di garanzia individuata dal CESCR è stata ignorata. Tali
garanzie di base comprendono:
a) L'opportunità di una reale consultazione con gli interessati;
b) Un adeguato e ragionevole preavviso per tutte le persone interessate prima
della data prevista per lo sgombero;
c) Informazioni sugli sgomberi previsti e, ove possibile, sull'utilizzo
successivo del terreno o delle abitazioni, dovrebbero essere rese disponibili in
tempi ragionevoli a tutti coloro interessati dai provvedimenti;
d) In particolare, quando sono coinvolti gruppi di persone, funzionari
governativi o loro rappresentanti dovrebbero essere presenti durante lo
sgombero;
e) Tutte le persone che effettuano lo sgombero dovrebbero essere correttamente
identificate;
f) Gli sgomberi non dovrebbero aver luogo in condizioni climatiche
particolarmente avverse o di notte a meno che le persone coinvolte non ne diano
il consenso;
g) Dovrebbero essere forniti strumenti di ricorso legale e
h) Dove possibile, assistenza legale alle persone che lo richiedono qualora
volessero ricorrere alla giustizia1.
b. L'articolo 27 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, richiede che
l'Italia prenda misure appropriate per assistere i genitori nell'attuazione del
diritto a un adeguato livello di vita e di fornire, in caso di necessità,
l'assistenza materiale e programmi di supporto, con particolare riguardo
all'alimentazione, al vestiario e all'abitare.
c. L'articolo 1 del Protocollo 1 della Convenzione Europea dei Diritti
dell'Uomo, tutela i diritti di proprietà.
d. L'articolo 31 della Carta Sociale Europea (riveduta), prevede il diritto
all'abitazione e l'Italia si è impegnata ad adottare misure volte a:
- favorire l'accesso a una abitazione di livello sufficiente;
- prevenire e ridurre il fenomeno dei "senzatetto", in vista di una graduale
eliminazione della problematica;
- determinare un prezzo delle abitazioni accessibile a color i quali non hanno
risorse adeguate.
1 Commento Generale n. 7, par. 15, E/1998/22, Annesso IV, 16a Sessione.
2. Diritto all'integrità personale e familiare
a. L'articolo 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo prevede che nessun
bambino debba essere sottoposto a interferenze arbitrarie o illegali con la sua
vita privata o familiare.
b. L'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo vieta i
trattamenti inumani e degradanti a cui le persone sono state sottoposte durante
le procedure di sgombero e a causa delle terribili condizioni di vita in cui si
sono trovati a seguito di tali operazioni.
c. L'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo sancisce il
diritto alla vita familiare e alla vita privata.
3. Istruzione
a. L’articolo 28 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo
b. L’articolo 2 del protocollo n. 1 della Convenzione Europea dei Diritti
dell'Uomo
4. Discriminazione
a. Con l'articolo 5 (e) (iii) della Convenzione Internazionale sull'Eliminazione
di Ogni Forma di Discriminazione Razziale, l'Italia si impegna a 'proibire ed
eliminare la discriminazione razziale in tutte le sue forme ed a garantire il
diritto di tutti [...] all'uguaglianza davanti alla legge, in particolare nel
godimento del [...] diritto alla casa '.
b. La giurisprudenza basata sull'articolo 14 della Convenzione Europea dei
Diritti dell'Uomo orienta verso una particolare tutela delle minoranze Rom in
Europa.
c. L'articolo E della Carta Sociale Europea (riveduta) vieta la discriminazione
nell'esercizio dei diritti sanciti dalla medesima Carta.
d. Diversi articoli della Convenzione-quadro per la Protezione delle Minoranze
Nazionali.
L'ERRC ritiene che non solo gli sgomberi siano manifestamente illegali, ma anche
che essi siano stati effettuati in modi che sembrano appositamente pianificati
per provocare la massima sofferenza alle persone interessate.
L'ERRC chiede di porre fine alla pratica degli sgomberi illegali e che adeguate
sistemazioni alternative, accesso all'istruzione e altre forme di sostegno
essenziale siano previste per le persone che sono state coinvolte, molte delle
quali sono senza fissa dimora o vivono in condizioni estremamente precarie.
Cordiali Saluti,
Robert Kushen Managing Director
cc: Gian Valerio Lombardi
Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Milano
Corso Monforte, 31
20122 Milan
Italy
Di Fabrizio (del 24/04/2014 @ 09:04:22 in Italia, visitato 2318 volte)
(immagine da milano.blogosfere.it)
No, non avete sbagliato link, siete sempre su Mahalla. Ma andiamo con ordine:
Un mese fa ero a Sesto san Giovanni, per presentare il progetto
MAHALLA, e dato che contemporaneamente vi si svolgeva il consueto
mercatino del libro usato, avevo fatto qualche scambio. Mi era capitato in mano
L'INNSE CHE C'E' (di Bruno Casati e Renato Sacristani) e in
attesa di iniziare mi leggevo le prime pagine. Lettura interessantissima, non
solo perché negli anni '80-'90 ho avuto trascorsi nel sindacato, ma perché mi ha
fornito la chiave per rompere il ghiaccio e trovare un filo comune con i
presenti.
Il libro inizia col capitolo Ci vorrebbe Ken Loach.
Cioè, qualcuno che sapesse costruire storie, fare politica, e
dare voce a quell'etnia negletta che si chiama "lavoratori". Io
non sono di sicuro Ken Loach, neanche Franco Rosi o Ermanno
Olmi, ma nel tempo con Mahalla ho cercato di far conoscere
musica, testi, cinema, libri su Rom e Sinti. Perché se sono in
Italia da oltre 600 anni, qualche traccia (magari pop) nella
nostra cultura devono pure averla lasciata, al di là della
perdurante desolazione delle cronache. E contemporaneamente, si
saranno contaminati, tra il mantenimento della loro identità e
una presenza storica nel nostro paese. Eppure, restano
sconosciuti o vengono descritti in maniera stereotipata.
Poi c'è la location: Lambrate-Rubattino.
A chi non ha letto
I ROM DI RUBATTINO può sembrare strano, ma i Rom, quelli
accampati di fronte alla fabbrica, gli eterni sgomberati
conoscevano bene l'INNSE e i suoi lavoratori. Era lì che andavano a
prendere l'acqua, e quei lavoratori in lotta non gliel'hanno mai
negata. Si chiama SOLIDARIETA', e i due libri raccontano che la
solidarietà è POLITICA, ne è l'ingrediente principale. Senza,
non solo si perde, ma nel lungo periodo si rifluisce nel
privato, nell'interesse di parte. Il fatto che sui due lati di
via Rubattino fossero accampati questi cittadini, che altrimenti
non si sarebbero mai conosciuti, ci porta ad un terzo punto.
Milano e chi comanda: ecco un altro punto
di riflessione comune, sui due lati della via Rubattino tornano
a intervalli regolari le Forze dell'Ordine e le dichiarazioni
dei vari politici, sono la presenza visibile. Proseguendo nella
lettura del libri, si chiarisce man mano il ruolo nascosto e per
niente secondario di soggetti oscuri ma determinanti della
finanza ed el ramo immobiliare. Sono gli stessa, che in maniera
ancora più nascosta, da qualche anno stanno decidendo il destino
delle aree dove sorgono i campi, comunali o informali che siano.
E poi c'è l'Expo, che nella sua perdurante confusione, sta
monopolizzando il dibattito su cosa fare di tante aree dismesse
o da dismettere, quasi un Piano del Territorio parallelo.
Questi tre punti portano a presentare la questione Rom e Sinti (almeno in una
città come Milano), al di là del folklore o del buonismo, ma come uno dei tanti
nodi per risolvere il NOSTRO e il LORO rapporto con una metropoli del XXI
secolo. Il libro prosegue con molte testimonianze, e si legge con piacere e
interesse. Opinioni a volte diverse, ma tutte ugualmente "partigiane". Una bella
storia, una volta tanto con un lieto fine.
I lavoratori vincono perché hanno coscienza e unità, i Rom no, hanno sempre
adottato strategie differenti; o le hanno adottate i loro "difensori". Ma senza
voler imporre punti di vita altrui, ritengo che una lettura sia utile anche a
quanti decidano cosa debbano fare i Rom (i Rom decidono da soli??
Sinceramente non me ne ero accorto!). Storia di una vertenza lunga,
difficile e ostinata.
Il libro lo trovate a Sesto San Giovanni in via Don Minzoni
129. Ogni mese i volumi si rinnovano: ne troverete migliaia
tra cui scegliere, per tutti i gusti e ogni età. Costo? L'offerta è libera, da 1
euro in su.
Al termine, ci sono alcune sezioni che sono da stimolo ad utili riflessioni,
a cominciare da INNSE e media. I media, riguardo ai due lati di
via Rubattino, hanno avuto un atteggiamento simile: inizialmente di indifferenza
se non di ostilità, che in seguito ha invece sposato tesi e ragioni di chi
resisteva ai due lati della strada. In tre brevi capitoli si tenta di spiegare
come mai STAVOLTA l'Innse abbia bucato il muro di gomma delle cronache.
Lo so, vi ho già tenuti attaccati allo schermo sino troppo, ma c'è un
altro capitolo che addirittura vorrei riportare per intero. Riguarda il rapporto
del mondo del lavoro con le classi intellettuali. Chiederei ai miei
amici attivisti & difensori dei diritti, di leggerselo tutto (con comodo, anche in più riprese) sostituendo ogni
volta alla parola lavoratori quella di Rom. E vedere se viene
in testa qualche idea (lungo da leggere? Sì, è lungo).
Oggi sono gli operai a salire sui tetti domani potrebbe toccare ai
docenti
di Aldo Giannuli Docente di Storia
contemporanea, Università Statale, Facoltà di Scienze Politiche, Milano
Il caso Innse, pur riguardando solo alcune decine di lavoratori, è stato un
"reagente" utilissimo per analizzare le trasformazioni subite dall'ambiente
accademico, nel trentennio che ci separa dalla fine della "grande stagione dei
movimenti" degli anni Settanta.
In quel decennio si saldò un fronte sociale molto composito - fatto di
operai, impiegati, studenti, intellettuali e fasce di lavoratori autonomi - che,
da un lato si unificava nella difesa della democrazia dall'assalto eversivo
della destra, dall'altro, trovava ragion d'essere nell'aspirazione a un modello
sociale diverso e più egualitario.
Tutti gli ambienti sociali ne furono contaminati e persino la corporazione
accademica - una delle più chiuse e gelose dei propri privilegi - subì vistose
fratture interne.
Interi gruppi disciplinari (sociologi, giuslavoristi, storici, politologi,
filosofi, italianisti, psicologi, pedagogisti) si schierarono a grande
maggioranza con i movimenti (primo fra tutti quello sindacale) fornendo il
supporto delle proprie conoscenze, sottoscrivendo appelli ed anche dando vita ad
esperienze formative come quella delle 150 ore (se ne ricorda ancora qualcuno?).
Anche se in dimensioni non maggioritarie, parteciparono anche economisti,
civilisti, penalisti, fisici, biologi, informatici. Persino a Medicina, vero
bastione della conservazione accademica, sorsero gruppi di contestazione legati
a Medicina Democratica o a Psichiatria Democratica.
E, come è facile immaginare, i più sensibili furono i docenti più giovani -
allora denominati "assistenti" o "incaricati" - che erano stai studenti sino ad
un passato abbastanza recente da essere ricordato.
Non era raro vedere loro (e persino qualche giovane "ordinario" di fresca
nomina) partecipare a cortei e assemblee, dare un volantino o gridare slogan.
E tutti a chiedere una riforma democratica dell'Università contro antichi
privilegi e steccati corporativi.
Sono passati più di trenta anni e quegli stessi giovani accademici sono
diventati ordinari.
Oggi la maggioranza di rettori, presidi, direttori di dipartimento hanno
quella età e si apprestano ormai a concludere andando in pensione.
Ma sono persone diverse, molto diverse, da quelle di trenta anni fa: la
corporazione li ha assorbiti, inquadrati, digeriti.
Oggi la corporazione accademica sono loro.
I progetti di trasformazione sociale non sembrano interessarli più di tanto,
e non da oggi.
La mia facoltà è uno dei sancta sanctorum dell'intellettualità del
Pd e l'ideologia della "sinistra liberista" (alla Giavazzi ed alla Boeri, per
intenderci) la fa da padrona.
Per molti mesi la lotta della Innse è passata semplicemente inosservata: non
se ne parlava neanche per sbaglio.
Uno dei tanti episodi di inutile protesta destinato ad essere schiacciato dal
rullo compressore del mercato.
Prendendo un caffè con un collega di economia, mi capitò di fare cenno a
quella lotta che durava ormai da mesi, ma la cosa cadde nel vuoto: "sono le
leggi del mercato: se un'azienda non produce profitto non c'è ragione che resti
in vita".
Anche io - dissi - penso che l'accanimento terapeutico per tenere in vita le
aziende decotte sia inutile e dannoso, ma facevo notare che l'Innse non era
affatto un'azienda decotta, e che la ragione della sua liquidazione non era la
mancanza di profitti, ma l'operazione speculativa sul suolo, in vista dell'Expo.
La risposta non si fece attendere: "Per le leggi del mercato un buon
affare diventa cattivo se ce n'è uno che produce guadagni maggiori. Per cui, se
vendendo suoli e macchine l'impresario ricava di più che dalla sua attività
attuale, non si vede perché debba rinunciare a quei guadagni".
Impeccabile! Non c'è più alcuna prospettiva macro economica, il mercato basta
a sé stesso e il progresso sociale ha come sua unica molla il guadagno
individuale.
Trenta anni di egemonia culturale dell'individualismo proprietario di von
Mises e von Hayek non sono passati invano: ogni traccia della cultura economica
della sinistra, non solo marxista, ma anche semplicemente keynesiana, è
semplicemente sparita e qui anche Luigi Einaudi farebbe la parte del sovversivo.
E poi le preoccupazioni sono altre: fra il 2011 ed il 2014 andranno in
pensione quasi un terzo del totale dei docenti, ma i robusti tagli della Gelmini
al finanziamento dell'Università fanno temere che i concorsi di rimpiazzo
(attesi come l'acqua nel deserto dalle torme di ricercatori ed associati ormai
ultracinquantenni, che premono per passare al livello successivo) non ci saranno
e che per molti la cattedra - o anche solo il posto di associato - resterà solo
un miraggio sino alla fine della carriera.
Detto questo, se ne dovrebbe dedurre che, non fosse altro per ragioni
corporative, ricercatori ed associati avrebbero dovuto partecipare di slancio
alla protesta studentesca dell'"Onda", un anno fa.
Nemmeno per sogno: gli studenti sono stati lasciati soli ed il loro movimento
è stato accolto con fastidio se non con ostilità.
Qualche settimana fa sono arrivate comunicazioni giudiziarie a sessanta
giovani per i fatti di quel periodo: non si riesce neanche a raccogliere le
firme di solidarietà e se ci provi, diversi colleghi ti rispondono che "Se la
sono andata a cercare".
Così come non ebbe successo un tentativo di documento di solidarietà con i
lavoratori dell'Innse, lanciato ai primi di luglio e subito abortito: ci sono
gli esami, le tesi, l'ultimo consiglio di facoltà e poi fa caldo... stiamo
andando in vacanza.
Ma caldo e vacanze c'entrano poco. La ragione vera è che nessuno crede più
all'utilità dell'azione collettiva ed, ancor più, nel conflitto sociale. Faccio
notare ad un collega che fra un anno potrebbe toccare a noi andare per tetti e
cornicioni se, come già ci avverte il Rettore, non ci saranno i soldi per
pagarci gli stipendi.
Risposta "Ma va! Per noi i soldi si troveranno in un modo o nell'altro, non
siamo mica operai!".
Già, non siamo operi e ci difendiamo con altri mezzi.
Una categoria come la nostra ha molte armi per difendersi: molti dei nostri
sono in Parlamento e sia nell'opposizione che in maggioranza.
Molti sono nei consigli d'amministrazione di banche e società o sono firme
autorevoli di quotidiani... non c'è bisogno di cortei o assemblee.
Chissà se sarà ancora vero. Forse sta per arrivare una cocente delusione per
molti.
Più sensibili si dimostrano gli studenti. Ma non tutti.
Il movimento dell'Onda è stato abbastanza partecipato qui a Milano ed ha
coinvolto non meno di sette-ottomila studenti che, però, sono solo una minoranza
- e neanche troppo estesa - degli oltre centomila iscritti ai vari atenei
milanesi.
Intere facoltà (come quelle del blocco scientifico) ne sono state interessate
solo marginalmente.
E poi tutto è durato un mese ed il movimento è scomparso lasciando pochissime
tracce di sé: alcuni collettivi di facoltà, qualche scossa d'assestamento e
qualche fiammata di ritorno ma, nel complesso, la cosa è rientrata.
Se le generazioni precedenti hanno perso la cultura dell'azione collettiva,
gli attuali ventenni non l'hanno mai avuta.
Cercano, questo è vero, di costruirsela, di porsi come soggetto collettivo,
ma siamo ancora a vagiti assai elementari e discontinui.
E questo si riflette anche nel rapporto con le lotte dei lavoratori.
Non manca la simpatia, anzi in molti casi essa è evidente, ma non si va al di
là di qualcosa di epidermico ed istintivo, nulla di chiaramente politico.
D'altra parte, questa è una generazione che guarda all'area del lavoro
dipendente fisso con un misto di simpatia, indifferenza ed invidia: bene o male
si tratta di persone che hanno un reddito garantito, mentre questi ventenni in
gran parte vedono davanti a sé lo spettro di un lungo precariato.
Ci sono gli stude3nti che non hanno un progetto di sé, avvertendo di avere
ben poche forze per realizzarlo, ragazzi anche molto intelligenti ma scoraggiati
e con poca voglia di imbarcarsi in avventure dall'esito assai incerto.
Altri che aspirano ad una collocazione lavorativa elevata, ma in termini di
tipo libero-professionale.
Pochissimi ambiscono ad un posto fisso e quasi nessuno spera di ottenerlo.
Per un'altra fascia non piccolissima è proprio la parola "lavoro" a provocare
pesanti reazioni esantematiche: una allergia invincibile che li porta a
reclamare un reddito garantito, non un lavoro garantito.
Anche l'ala politicamente più sensibile degli studenti, quelli di sinistra,
non riesce a tradurre il grido che li ha accomunati in autunno "Noi la crisi non
la paghiamo" in qualcosa di più di un semplice slogan.
I giovani che fanno riferimento al Pd e dintorni sono parte della cultura
liberista, anche se con frequenti mal di pancia, e preferiscono recitare la
parte dei "propositivi" poco inclini alla protesta, ma si limitano a battaglie
assai circoscritte e di nessun impatto esterno all'università.
I giovani dei collettivi di area radicale, prossimi ai centri sociali e in
diversi casi iscritti a Rifondazione o al PdCI manifestano simpatia e si
spingono anche ad affiancare la lotta dei lavoratori dell'Innse, partecipando
anche alle loro manifestazioni.
Sperano che essa sia il preannuncio di una ondata generalizzata di conflitti
nel mondo del lavoro nella quale vorrebbero inserirsi anche se non sanno bene
come.
Nel loro atteggiamento c'è più generosità che progetto politico.
Il collante si limita ad un generico antigovernativismo, ma stenta a darsi un
insieme coerente di obiettivi comuni.
D'altra parte, una riflessione anche non molto approfondita, porta facilmente
a concludere che la difesa e il rilancio dell'occupazione va in senso diverso da
quella del "salario di cittadinanza" che li affascina (e che peraltro attrae
anche settori di sindacato): le risorse non sono infinite ed una cosa esclude
l'altra.
Piuttosto confusamente, i ragazzi dell'area radicale avvertono l'esigenza di
un blocco sociale che comprenda il lavoro dipendente, quello precario e gli
immigrati, ma non sanno esattamente come metterlo insieme, come organizzarlo,
come esprimerlo politicamente e non trovano interlocuzioni politiche idonee, per
cui la lotta dell'Innse assume, più che altro, un valore simbolico.
Quel che li colpisce di più è l'assunzione, da parte di questi lavoratori, di
forme di lotta e di espressione di tipo nuovo.
Il collettivo degli operai dell'Innse promuove un profilo su Facebook, vera
icona di culto dei ragazzi che, infatti, guardano alla cosa con interesse.
fa discutere la forma di lotta di salire sulle gru, minacciando di buttarsi
di sotto, ad alcuni piace al punto di farla propria (lo faranno i collettivi ex
Onda della sapienza a Roma), altri la trovano un po' autolesionistica e magari
preferirebbero i "sequestri" dei dirigenti come in Francia.
Tutti, però, la valutano per l'impatto mediatico: i giovani dei centri
sociali ed affini sono molto sensibili alle nuove forme di comunicazione su cui
discutono spesso.
Dunque, la Innse è vista un po' come la prova provata che, ancora oggi, la
"lotta paga" ed un po' come l'avvisaglia di una ondata di lotte nuova anche per
le forme espressive e di lotta.
Ma tutto è avvolto in una persistente nebbia: l'assenza di un progetto
politico unificante, di una strategia capace di combinare gli interessi di un
vasto blocco sociale, persino di un comune immaginario che motivi alla lotta, si
avverte con sempre maggiore nettezza.
Il caso Innse è un segnale importantissimo, ma la strada da fare per
ricostruire un senso comune di appartenenza, una cultura politica alternativa a
quella del potere è ancora lunga.
Dopo un percorso di studi e di integrazione sostenuto dalla Comunità di
Sant'Egidio, ora è stato inserito in una scuola di formazione professionale
Nello scorso febbraio la Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la
promozione dei diritti umani ha approvato il Rapporto conclusivo
dell'indagine sulla condizione di rom, sinti e caminanti in Italia, con una
particolare attenzione al rapporto tra minori e scuola, istruzione e formazione
professionale. Il Rapporto documenta l'importanza della frequentazione
scolastica per i bambini rom, incentivandone lo studio anche attraverso borse di
studio. Un progetto che raccomanda «un forte radicamento civico, rifacendosi
all'art. 34 della Costituzione: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione
inferiore è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di
mezzi, hanno diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze"».
In un documento dello scorso ottobre ("Rom, comunità cristiana e pubbliche
amministrazioni"), la Curia ambrosiana affermava che «il miglior risultato è
l'inserimento scolastico di tanti minori rom: l'integrazione passa da questa
strada». Per dare un segnale propositivo alla propria esperienza trentennale,
nel 2008 la Comunità di Sant'Egidio ha dato vita al programma "Diritto alla
Scuola, Diritto al futuro": tra gli obiettivi la «prevenzione e il contrasto
dell'evasione scolastica». Su questo diritto universale all'istruzione la
Comunità ha organizzato a Milano una rete di solidarietà e sensibilità concreta,
con risultati importanti nell'ottica della sicurezza e dell'integrazione.
Sono 15 i bambini rom e adolescenti che, grazie a borse di studio, hanno
continuato con profitto a frequentare le scuole del quartiere Feltre. Insieme
alla Comunità di Sant'Egidio, anche maestre e cittadini milanesi. Sono gli
stessi genitori dei compagni di banco a sostenere queste borse di studio. Una
solidarietà che dura da oltre due anni, da quando nell'ex palazzina di via
Rubattino furono sgomberati i bambini rom e le loro famiglie.
Questo legame ha fatto nascere conoscenze reciproche, cammini di integrazione
e storie come quella, del tutto particolare, di Marius Draganestj, «uno studente
sedicenne al centro di un progetto piuttosto avventuroso», spiega Elisa
Graziano, insegnante e all'occorrenza anche insegnante di strada. Un anno fa,
grazie al coinvolgimento paziente di volontari e insegnanti, Marius ha seguito
un percorso di studi ritagliato sulle sue particolari esigenze e situazione.
Data l'età non poteva frequentare le scuole elementari e risultava analfabeta
per le scuole medie. Parlava esclusivamente la lingua romanes. Nell'arco di otto
mesi bisognava prepararlo e istruirlo. «Questo era il tempo massimo per non
perdere il treno dei corsi di formazione professionale», continua Elisa.
La determinazione di Marius era così radicata che spesso rinunciava
volontariamente allo svago per studiare. Dall'ottobre del 2010 sino a giugno del
2011, per dieci ore pomeridiane settimanali, sotto la spinta della Comunità di
Sant'Egidio i volontari hanno organizzato una scuola itinerante tra la sede Acli
di via Conterosso e la biblioteca di via Valvassori. «La determinazione di
questo adolescente ci ha aiutati a proseguire - continua Elisa -. Infatti non
abbiamo faticato a fargli rispettare i nostri appuntamenti di studio: ricordo
che un pomeriggio si è presentato bagnato fradicio, ma con i quaderni asciutti,
per aver dormito in un giardinetto sotto l'acqua scrosciante di novembre, dopo
l'ennesimo sgombero». Lezioni continuate regolarmente anche se negli ultimi due
mesi Marius si era spostato a Pavia per abitare in una casa abbandonata.
Sostenuto dall'affetto dei volontari e da una borsa di studio Marius «ha potuto
proseguire sulla strada della sua personale emancipazione, fino a tagliare il
suo primo personalissimo traguardo: l'inserimento in una scuola di formazione
professionale a settembre».
Pessano con Bornago
Dopo le meritate vacanze, torniamo con due incontri di sicuro interesse.
Conoscere per non discriminare, due iniziative ideate e organizzate
dall’associazione La bottega che non c’è trasformeranno il territorio di Pessano
con Bornago in uno spazio aperto, dove riflettere sui numerosi pregiudizi che
circondano il popolo Romaní.
Due momenti di storia, letture, testimonianze, musica, che aiutano a sovvertire
le abitudini, a sottrarsi ai condizionamenti, per non smettere mai di dare
concretezza alla parola solidarietà, per non smettere mai di migliorare la
nostra società in un continuo confronto di idee, coscienze, culture e religioni
che danno significato e valore a ogni nostra scelta.
La bottega che non c'è
Venerdì 20 settembre 2013 - Ore 20.30. Sala Consiliare in Piazza della
Resistenza
1. Conoscere attraverso la storia. Relatore: Ernesto Rossi, dell'Associazione ApertaMente.
2. Testimonianze dell'Associazione Mamme e Maestre di via Rubattino.
3. Testimonianze del progetto Taivé.
4. Proiezione del film documentario Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen.
5. Musica tzigana del brillante duo de l'Orchestra dei Popoli Vittorio Baldoni.
Domenica 29 settembre 2013 - Ore 16.30. Cortile della Biblioteca Comunale
6. Conoscere attraverso la poesia e la musica. Lettura di brani e poesie di
Papuska e di Mariella Mehr a cura del gruppo Polvere di Storie.
7. Musica del violinista George Moldoveanu.
8. Performance di Jovica Jovic.
9. Cabaret di Luca Klobas.
10. Mostra pittorica di Rebecca Covaciu.
Durante il primo e il secondo incontro saranno allestite la Mostra fotografica
della Caritas ambrosiana e un Buffet tradizionale che solleticherà i nostri
palati, con tanti fragranti e appetitosi assaggi.
Di Fabrizio (del 19/09/2013 @ 09:02:33 in scuola, visitato 2199 volte)
in foto, il colonnello George Armstrong Custer
Alla c.a. del Sindaco di Segrate
della Giunta Comunale
del Consiglio comunale
Buongiorno,
siamo un gruppo di cittadini che, insieme alla Comunità di Sant'Egidio, operano
come volontari nelle baraccopoli abitate da persone rom, con compiti umanitari
di sostegno alle prime necessità (alimentazione, salute, scolarizzazione, casa o
altra struttura in grado di fornire protezione) e di avviamento a progetti di
lavoro e casa.
Esprimendo una forte preoccupazione per la violazione dei diritti umani nei
confronti specialmente di una bambina di 7 anni, facciamo presenti alcuni
avvenimenti recentemente accaduti nel territorio di questo Comune:
Il giorno 07-09-2013 la Polizia locale si reca nell'area di Via Umbria per
effettuare lo sgombero di due famiglie ivi residenti in modo abusivo. Al campo
non vi è nessuno. Il campo viene raso al suolo, tutti i beni vanno perduti e gli
occupanti, al loro ritorno scoprono di non avere più un rifugio, né vestiti, né
pentole per poter cucinare, né materassi, né coperte, né zaino scolastico. Una
bambina di 7 anni cerca il suo cane, che era rimasto al campo. Il cane non c'è:
nel rispetto delle norme è stato accompagnato al canile di Vignate, ove avrebbe
potuto avere un tetto sotto cui dormire, cibo e cure adeguate. Nessuno, tra
quanti hanno ordinato ed eseguito lo sgombero, ha pensato di fornire le stesse
garanzie agli esseri umani, nemmeno alla bambina, che nonostante i suoi 7 anni
si è vista costretta a dormire all'addiaccio e a patire la fame.
Abbiamo provveduto a soccorrere le due famiglie e ci siamo interessati presso il
canile per restituire il cane; all'atto della restituzione, ci è stato chiesto
di pagare alla Asl 122,30 euro.
Se scopo degli sgomberi è anche quello di ripristinare la legalità, suscita
interrogativi il fatto che gli stessi non avvengano nel rispetto della legalità
medesima. Ovviamente il fatto che queste persone occupassero abusivamente un
terreno non autorizza le Istituzioni a trascurare le norme che regolano tali
azioni, compresa l'offerta di ospitalità in comunità per la bambina e la sua
mamma, e il necessario preavviso in forma scritta dello sgombero. In
particolare, si ricordano le Prescrizioni delle Nazioni Unite in materia di
sgomberi forzati, stabilite nelle Linee guida sugli sgomberi forzati del 20
maggio 1997 del CESCR (Comitato per l'osservanza dei diritti economici, sociali
e culturali), la Raccomandazione 2005 (4) adottata il 23 febbraio 2005 dal
Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, l'art.7 della Carta dei Diritti
Fondamentali dell'Unione Europea, l'art.8, comma 1, della Convenzione Europea
per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali (CEDU),
ratificata e resa esecutiva nel nostro ordinamento con la legge 4 agosto 1955,
n. 848.
Il giorno successivo allo sgombero, abbiamo portato alle due famiglie
coperte, indumenti e tende che abbiamo dovuto acquistare, vista la distruzione
di quelle in cui abitavano.
Il 12-09-2013, primo giorno di scuola, le due famiglie vedono ripetersi un
altro sgombero, avvenuto sempre senza preavviso e in assenza degli
interessati. Nelle ore e nei giorni successivi, non potendo tollerare che esseri
umani rimanessero privi delle più elementari tutele per la sopravvivenza, ci
siamo visti costretti a ripetere l'intervento umanitario messo in atto pochi
giorni prima.
Il giorno 16-09-2013: lo sgombero si ripete per la terza volta in dieci
giorni. Anche questa volta agli interessati viene impedito di prendere ciò che
appartiene loro, e tutti i beni, benché di loro proprietà, vengono nuovamente
distrutti (tutti i vestiti, il materiale scolastico). Le due famiglie dormono
ora all'addiaccio sotto un ponte, nonostante la temperatura si sia notevolmente
abbassata. Nel frattempo siamo molto preoccupati per la frequenza scolastica
della bambina, non essendo possibile presentarsi a scuola in condizioni
igieniche adeguate e dopo aver trascorso notti a stomaco quasi vuoto e non
potendo dormire per il freddo. Questo nonostante il diritto allo studio debba
essere garantito.
Considerato quanto sopra, chiediamo al Comune di Segrate come intende tutelare
il percorso scolastico e la salute psico-fisica di una bambina di 7 anni
abitante nel suo territorio.
Auspichiamo che il Comune di Segrate operi nel rispetto delle leggi, evitando le
modalità di sgombero attuate nelle scorse settimane. Inoltre, si sottolinea che,
oltre a violare le normative internazionali, gli sgomberi senza soluzioni
alternative non risolvono il problema della presenza di famiglie indigenti sul
territorio del Comune, ma lo spostano semplicemente in un'area vicina,
aggravando le condizioni di vita specialmente dei minori.
Disponibili a fornire ulteriori informazioni, si inviano distinti saluti.
Flaviana Robbiati, Assunta Vincenti - "mamme e maestre di Rubattino"
Comunità di Sant'Egidio
Nicoleta è una bimba Rom di undici anni che vive in un campo nomadi con la sua
famiglia, composta da mamma Camelia, papà Nicol e i due fratelli Mario - di
appena due anni - e Samuel. Samuel e Nicoleta sono 'il calciatore' e i 'bimbi
rom in biblioteca' già apparsi sulle pagine di Segnali di Fumo.
Ho conosciuto questi bambini grazie all'insegnante Flaviana Robbiati, una delle
prime maestre di Milano ad accogliere favorevolmente i bimbi Rom a scuola: Flaviana partecipò, diversi anni fa, a un'assemblea circoscrizionale di Amnesty
Lombardia in cui raccontò l' esperienza di inserimento dei bimbi rom nella sua
scuola, che già da qualche anno stava portando avanti insieme ad altre
insegnanti e ad alcune mamme di bambini italiani.
Nicoleta mi colpì fin dal nostro primo incontro avvenuto nella biblioteca civica
vicina alla scuola che lei frequenta: aveva necessità di migliorare la
conoscenza della lingua italiana -che per lei, romena, è una seconda lingua - e
io mi proposi di aiutarla. Finita la nostra conversazione, mentre ci stavamo
avviando verso l'uscita lungo i corridoi della biblioteca, mi chiese: " Ma di
chi sono tutti questi libri?". " Sono anche nostri, di chi li vuole leggere" le
risposi. "Allora ne posso prendere uno anch'io?". Non credetti alle mie
orecchie, memore della fatica che avevo fatto, durante i miei lunghi anni di
insegnamento, per far leggere schiere di bambini, per lo più recalcitranti.
Scelse 'Favole al telefono' di Gianni Rodari e lo riconsegnò la volta successiva
raccontandomi, molto divertita, la storia di 'Alice cascherina' e del 'Naso che
scappava'. Chiese un nuovo libro e ciò avvenne ogni volta che ci incontravamo in
biblioteca: era ed è rimasta sempre ed è rimasta un'avida lettrice.
Nei due anni trascorsi dal nostro primo incontro abbiamo condiviso molti momenti
felici: ad esempio la settimana scorsa Nicoleta è stata con me dalle 11 alle
17,30 e abbiamo trascorso una bella giornata insieme. Puntuale all'appuntamento,
ben vestita e ben pettinata, è stata per un giorno 'la figlia di una mia amica'
in tutte le occasioni in cui l'ho presentata ad altri e, dal dentista (con cui
avevo appuntamento), è stata promossa a 'mia nipote maggiore'. Non mi piace
mentire, ma avrei evitato di dire queste piccole bugie se non mi avessero
chiesto con insistenza 'chi fosse quella bella bambina'; lei era divertita dalla
prontezza delle mie risposte : le abbiamo commentate e abbiamo chiarito il senso
della parola 'pregiudizio' che peraltro già conosceva.
Una vera giornata insieme con la mia 'nipote maggiore': un giro all'interno del
mio condominio con sosta ai giochi per bimbi, il pranzo solo noi due in tinello
a base di insalata di riso, vitel tonné e ciliege, un passaggio in biblioteca
per spiegare lo smarrimento del libro preso a prestito da Nicoleta; poi insieme
dal mio dentista, il ritorno verso casa mia con sosta dal gelataio artigianale,
un riposino previa lettura sui divani e infine il rientro a 'casa' di Nicoleta,
con il proposito di fare ancora molte cose insieme.
Una bella esperienza per me e, spero, anche per lei.
La mia simpatia per Nicoleta deriva proprio da tutte queste sue qualità: è
educata e discreta, mai inopportuna, anche nel pormi le domande che un ambiente
nuovo le suggerisce, con un tono di voce tanto sommesso da doverle spesso far
ripetere quanto dice. Soprattutto è felice per le piccole cose: una passeggiata
in Pazza Duomo o un bagno in piscina la fanno saltare di gioia come succede per
le nuove esperienze che ci piacciono, ma che raramente abbiamo l'occasione di
vivere.
Sono due anni che la conosco e ogni volta che ci incontriamo mi dispiace sempre
lasciarla. Spesso temo che non si presenti agli appuntamenti, ma so che, se ciò
dovesse accadere, non sarà certo per sua volontà; è la sua situazione familiare
che spesso mi preoccupa: un trasferimento improvviso o uno sgombero non
annunciato, come già altre volte è accaduto, potrebbero tenerla lontana.
Se anche questo dovesse accadere, credo che nessuno potrà toglierle la gioia
delle esperienze condivise, così diverse da quelle della sua vita quotidiana.
Da grande vorrebbe fare l'ostetrica. Ricordiamocelo!
Di Fabrizio (del 10/12/2009 @ 09:02:10 in Italia, visitato 2189 volte)
«Ogni sgombero è una devastazione, ma questo... questo è stato l’apoteosi».
Domenica 22 novembre, ore 16. Saveria, volontaria dell’associazione Naga,
parla sul sagrato della chiesa di Sant’Ignazio, nel quartiere Feltre di Milano,
palazzoni di mattoni rossi che corrono fino al parco Lambro e all’Ortica,
l’antico borgo popolare cantato da Iannacci. Saveria assiste gli ultimi rom che
hanno trovato rifugio nella notte sotto le volte della chiesa mentre
raccolgono i loro stracci e si dissolvono nel pomeriggio piovigginoso. Lo
sgombero è al numero 166, quello di via Rubattino, periferia est, un campo
nomadi sorto in mezzo alle cattedrali gigantesche e spettrali delle vecchie
fabbriche dismesse della Milano degli anni ’70: la ex Maserati, l’Innse (già
Innocenti), la ex Enel. Proprio in quest’ultima area 250 rom vivevano tra
cemento, immondizia e topi, senza luce e acqua. La metà erano minori.
Di questi però, 36 erano inseriti nelle scuole medie ed elementari della zona
grazie al lavoro di accompagnamento iniziato dalla Comunità di Sant’Egidio. Un
progetto che aveva dato risultati straordinari. Praticamente l’intera comunità
scolastica si era affezionata a quei bambini. Dieci avevano frequentato con
ottimi risultati già lo scorso anno, sempre assistiti dai volontari della
comunità fondata da Andrea Riccardi.
Lo sgombero 166 era stato largamente annunciato. Nelle scuole genitori e maestre
avevano organizzato raccolte di firme, c’era stata una fiaccolata per auspicare
una soluzione. Il Consiglio di zona aveva approvato una mozione per assicurare
ai bambini la continuità didattica. Via Rubattino era una specie di gorgo
metropolitano di cemento e immondizia dove finivano i rom cacciati dagli altri
campi. Ci vivevano uomini e topi e andava smantellato. Ma il problema dello
sgombero è che funziona come lo scoperchiamento di un formicaio: se non hanno
alternative i rom scappano, vagano senza meta per le periferie, poi magari
finiscono in un altro campo fino al prossimo sgombero.
Quel giovedì 19 novembre alle 7.30 del mattino arriva la colonna con le ruspe
del Comune, le auto dei vigili e i blindati dei poliziotti in assetto
antisommossa. I nomadi hanno mezz’ora per raccogliere le loro cose. Poi li
radunano, mentre le baracche vengono rase al suolo. I cingoli passano sugli
zainetti, i quaderni, le bambole di pezza.
A scuola ci si rende conto che il momento è arrivato. Alcune maestre si
precipitano in via Rubattino, pigliano per mano i bambini, raccolgono quel che
resta di zainetti e quaderni e se li portano in classe. Altri scolari, troppo
impauriti, restano con i genitori. Giuseppe, un pensionato volontario che
accompagnava a scuola come un nonno ogni giorno due di quei bambini, è
impietrito, livido dalla rabbia e dal dolore.
Forse in Romania, o sotto un ponte
Quella mattina, nella classe di Marina, la V B, c’è un banco vuoto. A scuola
regna una strana atmosfera di curiosità e nervosismo. Nelle varie classi ci sono
solo 10 dei 36 bambini rom che non perdevano un solo giorno di scuola. Ecco
quello che ha scritto Marina in un tema: «Oggi, 19 novembre, siamo
arrivati in classe e la maestra era triste, poi ci ha spiegato che questa
mattina è stato raso al suolo il campo dove viveva una nostra compagna di nome
Roberta».
Marina non la rivedrà più, scomparsa per sempre, forse in Romania, forse sotto
un ponte, forse a chiedere la carità in metropolitana. «Abbiamo pianto per molto
tempo», scrive Carlo. Quei temi, proposti dalle maestre per allentare la
tensione che si è impadronita dei bambini, oggi sono atti d’accusa: «Voi il
problema l’avete solo spostato ma non l’avete risolto perché invece che dirgli
"arrangiatevi" avreste dovuto offrirgli un altro posto dove andare», ha scritto
Fulvio. Dice Francesca, mamma di Matteo: «Mio figlio, dopo
un’iniziale diffidenza, si era molto legato alla sua compagna rom. Lei era anche
venuta alla sua festa di compleanno. Andava pazza per i cavalli. Giocavano molto
insieme. Ora è scomparsa nel nulla e io non riesco a dare risposte a mio
figlio».
Una grande rete di solidarietà
Il Comune di Milano, come da prassi, offre letti nel dormitorio pubblico solo
per madri e figli. Gli uomini se ne devono andare e basta. Ma stavolta c’è un
"salto di qualità" agghiacciante. I funzionari dell’assessorato comunale alle
Politiche sociali, guidato da Mariolina Moioli, fanno sapere alle famiglie e ai
volontari che il posto c’è, se vogliono, ma solo per le donne con bambini fino a
sette anni. E quelli più grandi? «Possono andare in "comunità"». Vuol dire in
vari orfanotrofi della Lombardia, soli, divisi da padre e madre. La proposta
viene fatta in coincidenza della Giornata per i diritti dell’infanzia. Milano
l’ha festeggiata così.
Le maestre e le mamme si mobilitano per ospitare almeno i bambini garantendogli
la continuità scolastica. Con loro, oltre al Naga, a Sant’Egidio e ai Fratelli
di San Francesco di padre Clemente, ci sono i padri Somaschi, l’associazione
"Bruno Munari", la Casa della carità di don Colmegna. Si prenderanno cura di
molta parte di quell’umanità dolente tenendo unite madri, figli, sorelle.
Discrete, si muovono alcune parrocchie. Si organizzano raccolte di coperte, si
comprano pane e latte. Alcuni genitori dei compagni di classe si portano in casa
quegli scolari sperduti. C’è anche Daniel, un bimbo disabile che frequenta la
terza. È figlio di un operaio rimasto in cassa integrazione a zero ore. Perché
la particolarità di quei rom è che la maggior parte o ha un lavoro o l’ha perso
da poco. Quel giorno Daniel ha pure la febbre. La sua maestra di sostegno non si
dà pace. «È arrivato una sola volta in ritardo in classe: il giorno dello
sgombero», dice Gisella, madre di un compagno di Daniel.
Gisella se lo è preso in casa: «Era in lacrime perché aveva perso la sua
biciclettina, l’unica cosa che aveva». Poi si riesce ad alloggiarlo in una
comunità dall’altra parte di Milano. Gisella lo va a prendere tutte le mattine e
lo porta in classe, non gli ha fatto perdere un giorno di scuola. Per l’alloggio
fino al giorno di Sant’Ambrogio è al sicuro, poi non si sa.
La vergogna di Milano ha quindi prodotto anche dei frutti di umanità. Per la
prima volta «si verifica una mobilitazione spontanea dei cittadini a favore dei
rom. Addirittura vengono accolti nelle case dei milanesi. Non c’era mai stata
una cosa simile», spiega Elisa Giunipero, di Sant’Egidio. Cristina,
mamma di Federica, quella sera si porta a casa una compagna di sua figlia,
Cristina (come lei), che ha otto anni, e la sorellina Maria, di cinque.
«Conoscevo la loro mamma, una persona splendida, non ci ho pensato un attimo,
gli ho fatto fare un bagno caldo, abbiamo cenato insieme e ho aperto il divano
letto doppio che ho in soggiorno. Erano impaurite, sfinite dall’ansia, poi un
po’ si sono calmate», ricorda. Ora Cristina e Maria sono in una struttura dei
Francescani, in viale Isonzo. Dei volontari le vanno a prendere tutte le mattine
per portarle in uno dei tre plessi della "Morante".
Una notte in chiesa
Ma non per tutti è andata così. Due terzi dei rom sono scomparsi nel nulla.
Compresa una ragazza madre con una bimba di otto mesi. Il vicesindaco
Riccardo De Corato è stato implacabile: «Gli abusivi devono capire una volta
per tutte che Milano per loro è inospitale. Li seguiremo ovunque, strada per
strada, finché non se ne saranno andati via tutti», dichiara. E, infatti, un
gruppo di madri con bambini piccoli viene cacciato da un bivacco sotto la
tangenziale. Il giorno seguente lo sgombero, dopo un incontro fallito in
Prefettura, un gruppo di rom finisce nella chiesa di Sant’Ignazio e vi trova
rifugio. La polizia chiede al parroco se deve intervenire. «Qui non si caccia
nessuno», risponde don Mario Garavaglia. I rom passano la notte in
chiesa. Poi, domenica 22 novembre, se ne vanno, chissà dove. La notte molte
mamme e maestre della scuola, come Alessandra, si rigirano nel letto e pensano a
quei bimbi, a quelle madri, a quei vecchi, a quegli uomini sotto un ponte,
all’addiaccio.
Francesco Anfossi
ECCO L’APPELLO DI SANT’EGIDIO
«La miseria non stia zitta, va ascoltata per essere superata», ha dichiarato
l’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi a proposito dello
sgombero di viale Rubattino. Alla fine, anche su pressione della diocesi, il
Comune ha offerto sistemazione ad alcune donne senza più imporre la divisione
delle madri dai bambini sopra i 7 anni. Ma la maggior parte delle mamme con
figli è ospitata dalla rete delle comunità cattoliche. «Da sempre siamo contrari
alla logica dei campi, degradati e indegni», ha spiegato don Roberto D’Avanzo,
direttore della Caritas ambrosiana. «Ma in via Rubattino c’erano bambini che
andavano a scuola e ora sono interrotte le possibilità di compiere un processo
integrativo importante».
La Comunità di Sant’Egidio rivolge un appello ai lettori di Famiglia
Cristiana per aiutare le famiglie rom sgomberate da via Rubattino,
segnalando disponibilità di alloggi in affitto a Milano e provincia per le
famiglie sgomberate e offerte lavorative (anche di poche ore settimanali) sia
per le donne (pulizie) sia per gli uomini (manovali, carpentieri, saldatori,
autotrasportatori, idraulici e operai non specializzati). Infine, è possibile
contribuire a borse di studio per i bambini. Scrivere a:
santegidio.rubattino@gmail.com
Interrogazione a risposta scritta, deputati firmatari: BERNARDINI,
BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.
Al Ministro dell'interno. - Per sapere - [...]
(testo completo
http://nuovo.camera.it/417?idSeduta=291&resoconto=bt13¶m=bt13 a metà
pagina circa)
Romeo, un bambino di etnia rom, frequentava fino a qualche giorno fa la prima
elementare nel quartiere della Bovisa, Via Guicciardi, in piena periferia
milanese, e, nei suoi primi sei anni di vita, ha vissuto varie volte
l'esperienza dello sgombero, essendo giunto nella scuola milanese dopo essere
stato allontanato dal Rubattino ed aver interrotto la sua frequenza
scolastica alle elementari di via Feltre;
pochi giorni fa Romeo, insieme ad un'altra bambina che frequentava la quarta
elementare e alle loro famiglie, è stato sgomberato dalle forze di polizia dal
capannone in cui viveva;
per qualche notte è stato ospitato in un centro di accoglienza, ma a breve verrà
sgomberato anche dal luogo in cui ha trovato riparo;
nel corso degli ultimi mesi la famiglia di Romeo è stata continuamente
sgomberata nonostante la sua evidente volontà di iniziare un percorso nuovo
di integrazione e inserimento sociale, il che comporta che al loro figlio,
Romeo, vengano tuttora negati diritti fondamentali quali la casa e l'istruzione,
essendo il suo percorso scolastico e affettivo continuamente interrotto -:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga circa i fatti riferiti in
premessa;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda porre in essere per il
tramite del commissario per l'«emergenza rom» perché si adempia agli obblighi di
solidarietà ed accoglienza, anche in adempimento della citata direttiva contro
la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche;
quali misure urgenti il Governo voglia approntare al fine di garantire la
sicurezza e i diritti delle comunità rom in occasione delle numerose azioni di
sgombero portate avanti su tutto il territorio nazionale;
quali interventi di carattere progettuale il Governo intenda porre in essere al
fine di dare attuazione alla direttiva europea contro la discriminazione basata
sulla razza.
(4-06316)
Di Fabrizio (del 25/11/2013 @ 09:00:57 in Italia, visitato 1902 volte)
di Ernesto Rossi
Sono passati pochi giorni dalla Giornata Mondiale dei Diritti dell'infanzia.
Il Comune ha rischiato di ripetere l'impresa di Moioli-decorato: lei a
celebrarla coi discorsi, lui con lo sgombero di Rubattino. Occasione persa. Ma
lo sgombero rimane: in via Brunetti e Montefeltro si prepara quello di circa
1500 rom romeni, metà bambini, che si sono lasciati 'accumulare' ...anzi, vi si
è contribuito con tutti gli altri sgomberi diffusi sul territorio milanese di
piccoli gruppi che venivano ad aggiungersi qui, non avendo dove rifugiarsi. Così
ora si procede, con un unico intervento spettacolare. Una ripulitura generale
della città, perché si presenti al meglio in vista dell'EXPO 2015.
Ma dove andranno, visto che i posti in emergenza che sono stati predisposti
(via Barzaghi, Lombroso, Novara) non sembrano superare le duecento unità? E
perché, proprio adesso che arriva il gelo di 'Attila', mettere per la strada
centinaia di persone senza riparo e di bambini?
È 'l'Europa che ce lo chiede'? Non pare. A Natale del 2011 venne a Palazzo
Marino il Signor Schokkenbrok, inviato appositamente dal Consiglio d'Europa.
Incontrò a porte chiuse il Sindaco e gli assessori Granelli e Majorino: neppure
un comunicato stampa, per una visita così importante, ma la materia era
...delicata: si chiedeva al Comune di Milano di cessare gli sgomberi o comunque
di adeguarli alle prescrizioni dell'UE: preavviso, assistenza, destinazione
alternativa garantita.
Sono anni che si parla di prevenzione. Per la salute, ma vale anche nel sociale.
Costa meno, evita sofferenze. Serve a tutelare i Diritti fondamentali delle
persone. Boh.
Insomma, per tutte queste ragioni (!) lunedì mattina si sgombera. Manteniamo
le tradizioni.
Di Fabrizio (del 25/02/2010 @ 09:00:23 in scuola, visitato 2982 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Milano, 24 febbraio 2010 - Sono un’insegnante di scuola elementare, lavoro
nel quartiere Bovisa, nella prima periferia milanese. Il quartiere è vivace e
multietnico e la mia classe, una prima, ne rispecchia le caratteristiche. A
gennaio si è aggiunto a noi un nuovo bambino, Romeo.
Romeo è un bambino Rom, nei suoi sei anni di vita ha vissuto varie volte
l’esperienza dello sgombero. È giunto nella nostra scuola dopo essere stato
allontanato dal Rubattino ed aver interrotto la sua frequenza scolastica alle
elementari di via Feltre. Avvisata del suo arrivo ho contattato la sua maestra,
che conosco personalmente per aver lavorato tre anni in quella scuola. Ho
recuperato i suoi libri e i suoi quaderni e glieli ho fatti trovare sul
banco quando è arrivato nella sua nuova classe, in via Guicciardi. Per due
settimane ha frequentato la scuola, arrivando sempre puntuale e motivato. In
pochi giorni ha conquistato tutti noi con la sua allegria ed il suo affetto,
anche la famiglia è sempre stata disponibile e rispettosa.
Un giovedì mattina, appena entrata in aula, sono stata letteralmente trascinata
in corridoio da Romeo che, parecchio preoccupato, continuava a ripetermi
“polizia, sgombero”. Speravo che si trattasse di un fraintendimento e invece era
tutto vero: il lunedì successivo lui, un’altra bambina che frequentava la quarta
e le loro famiglie sono stati sgomberati dal capannone in cui vivevano. Ho avuto
notizie di loro tramite gli operatori che da anni li seguono: per qualche notte
sono stati ospitati in un centro di accoglienza, si è parlato di un possibile
rientro a scuola… invece ho saputo che saranno a breve sgomberati dal luogo in
cui hanno trovato riparo, in fondo a via Bovisasca. E tutto questo a distanza di
poche settimane dal precedente sgombero.
Non ho parole. Non posso continuare a sentir parlare di ‘emergenza Rom’ se non
pensando che l’emergenza è il degrado in cui costringiamo a vivere queste
famiglie. Per me la vera emergenza ha il volto di un bambino di sei anni che –
me l’hanno raccontato pochi giorni fa – non vede l’ora di tornare a scuola e non
può farlo. È facile continuare a vendere la storiella dei Rom che non rispettano
le regole e non vogliono integrarsi, limitandosi a ragionare per stereotipi.
Nemmeno io mi sento immune dai pregiudizi, ma posso semplicemente raccontare
quello che ho visto: una famiglia continuamente cacciata nonostante la sua
evidente volontà di iniziare un percorso nuovo, un bambino a cui sono negati dei
diritti fondamentali (la casa, l’istruzione), un percorso scolastico e affettivo
continuamente interrotto. E dietro la storia di una singola famiglia intravedo
quella di troppe altre, colpite da un accanimento che odora di persecuzione. La
roboante retorica securitaria potrà nascondere ancora a lungo il totale
fallimento di queste scelte politiche nonché l’immane spreco di denaro pubblico
che ne deriva? Possibile che le cifre spese per sgomberare in continuazione le
solite famiglie non possano essere investite per seri progetti di integrazione
sociale? Possibile che la volontà di una famiglia di mandare con costanza il
proprio figlio a scuola sia un dato da non prendere minimamente in
considerazione in sede istituzionale? Leggo sui giornali di volontari,
insegnanti e famiglie che si attivano per aiutare, protestare, informare: in
città le voci di dissenso si stanno allargando a macchia d’olio, ora è il
momento che anche dal Comune di Milano arrivino segnali forti di un cambiamento
di rotta.
Romeo, quaderni e pennarelli sono sotto il tuo banco e la foto del tuo primo
giorno nella nuova scuola è ancora sulla porta dell’aula. Ti aspettiamo, torna
presto a imparare, giocare, fare amicizia con i tuoi compagni. A sei anni ci
sono parole più belle da ripetere di ‘sgombero’.
Di Fabrizio (del 03/07/2013 @ 09:00:20 in casa, visitato 3152 volte)
Articolo di
Giornalettismo lungo e documentato ma, a mio giudizio, incompleto. Per chi
resiste, a fine lettura ho aggiunto alcune note personali.
di Maghdi Abo Abia - 25/06/2013 - Il Carroccio attacca
il sindaco Pisapia fin dalla sua elezione sostenendo come spenda le risorse
destinate ai milanesi per dare case ai nomadi dimenticando come nel 2008 nacque
un progetto Rom con soldi stanziati dal piano nomadi Berlusconi/Maroni e che
vengono usati ancora oggi
Milano nel 2015 ospiterà l'Expo. Eppure la città non appare preparata al
nuovo appuntamento, ed anzi dopo l'ipotesi ventilata da Giuliano Pisapia di non
ricandidarsi alla guida della città nelle elezioni del 2016 la città appare
sempre più abbandonata al suo destino, vittima di problemi di varia natura.
L'EMERGENZA ROM - La popolazione, ubriacata di rivoluzione gentile e scottata
dalla gestione Moratti, nei primi due di mandato si è scoperta disillusa e
scottata da una serie di provvedimenti, dall'aumento del biglietto Atm
all'introduzione di Area C che hanno minato nel profondo l'autorità della
Giunta. A complicare le cose, per i vincitori di centro-sinistra, le bordate
dell'opposizione intenzionata a sottolineare i problemi della città
possibilmente attribuendo responsabilità specifiche al sindaco ed alla sua
squadra. Parliamo ad esempio dell'"emergenza", per usare un termine caro alla
Lega Nord, Rom.
LA CONDANNA PER ZINGAROPOLI - Torniamo indietro nel tempo e più precisamente
alla primavera del 2011, ovvero quando la campagna elettorale era al suo picco
massimo e gli sfidanti, Letizia Moratti per il Pdl ed appunto l'avvocato
Giuliano Pisapia, si combattevano senza esclusione di colpi. Ad un certo punto
in città apparvero dei manifesti targati Popolo della Libertà e Lega Nord nel
quale si diceva che con la vittoria dell'avvocato, Milano si sarebbe trasformata
in una "zingaropoli". Come ci spiega l'Asgi per questa definizione Pdl e Lega
Nord nel 2012 sono state condannate perché, secondo il giudice del Tribunale di
Milano Orietta Miccichè la definizione era connotata da una "valenza gravemente
offensiva e umiliante di tale espressione che ha l'effetto non solo di violare
la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima
intimidatorio e ostile nei loro confronti".
L'ALLARME DI ENRICO SALERANI - Quindi secondo il giudice questa definizione
rappresenta una molestia a sfondo razziale, vietata dall'articolo 3 del decreto
legislativo 215 / 2003 per via della sua intenzione di scatenare un clima
intimidatorio nei confronti di particolari etnie. Peraltro durante quella
campagna elettorale era presente a Milano il commissario per i diritti umani del
Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg il quale si definì scioccato dai manifesti
affermando come questi incidessero sui diritti delle popolazioni rom e sinti e
sulla possibilità d'integrazione. Eppure, nonostante la condanna e l'obbligo di
pubblicazione della sentenza sul Corriere della Sera, la Lega Nord ha proseguito
nella sua battaglia anti-rom il cui ultimo capitolo è stato raccolto da
Il
Giornale che ha ripreso la voce di Enrico Salerani, capogruppo della Lega Nord
in zona 8, zona strategica visto che al suo interno c'è Fiera Milano, City Life,
il quartiere sperimentale QT8 e lo stadio di San Siro.
L'OCCUPAZIONE DEI CAPANNONI DI VIA MONTEFELTRO - Salerani scrisse anche sul
portale Partecipami lo scorso 29 aprile, spiegando che in via Montefeltro 8 200
zingari hanno occupato una fabbrica abbandonata trasformandola in un campo
nomadi abusivo "con quintali di immondizia, baracche fatiscenti, possibile
presenza di amianto, macchine e camper di dubbia provenienza, alcune con
svariati fori di proiettili, il tutto con molti bambini e minori costretti a
vivere in questa situazione di degrado". Secondo Salerani
E' intollerabile che a Milano nel 2013 vi siano zone franche ove per altro,
molti bambini sono costretti a crescere in una situazione non favorevole a
garantire loro un futuro dignitoso e sereno.
La richiesta è una sola, ovvero provvedere allo sgombero dell'area interpellando
anche l'assessore alla sicurezza. Il sito poi nei giorni scorsi è stato visitato
da Matteo Salvini e dall'assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini,
autodefinitosi "l'assessore in scooter" per via della sua scelta di rinunciare
all'auto blu.
Questi, dalle colonne del suo sito, ha spiegato che nonostante
manchino due anni ad Expo, è impensabile che esistano realtà come il campo "dove
scorrazzano i topi e il puzzo e' incredibile". A quel punto tocca a Matteo Salvini che si rivolge al sindaco, la cui foto compare a fondo del comunicato:
"Non sto a cercare colpe ma dico al sindaco: sei il sindaco di tutta Milano, non
e' possibile che a Milano ci siano realta' di questo genere".
LA VOCE DI MATTEO SALVINI - Lo ha detto il segretario nazionale della Lega
Lombarda Matteo Salvini, che insieme ai consiglieri di zona e all'assessore
provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini ha visitato il campo rom di via
Montefeltro 8 a Milano. Continua Salvini: "Non ci sono razze buone o cattive. La
rabbia non e' mai giustificata, ma ai semafori, in metropolitana, negli
appartamenti non trovo bresciani, o valtellinesi, canadesi o australiani a
rompere le palle ai cittadini. Se questa gente si mette ai margini, Milano non
ha bisogno di questa gente". Perché, secondo l'accusa, la scelta di dieci
famiglie di entrare nell'ex stabilimento abbandonato di Galileo Avionica,
società del gruppo Finmeccanica, li ha spinti automaticamente ai margini. Sulle
colonne del
Giornale invece la situazione assume altri contorni. Gli
insediamenti sarebbero diventati due con un totale di 400 persone.
"DOBBIAMO TROVARGLI UNA CASA?" - A lanciare l'allarme, come detto, è ancora Salerani. I nomadi sarebbero provenienti dal campo smantellato di via Triboniano,
gli stessi -continua il pezzo- che avevano preso i soldi dalla giunta Moratti
per tornare in Romania. Ed ora "dopo aver gironzolato" sono tornati e sono
entrati in via Montefeltro 8 ed ora qui vivono in 200. Altri 200 sarebbero
finiti nel capannone già casa della Italmondo. La colpa? Della sinistra. A
spiegarlo è ancora Salerani:
"Siamo stati poi costretti a votare contro la mozione di allontanamento perché
la sinistra vi aveva incluso l'obbligo di trovare per questi individui una
situazione abitativa stabile. Ma come? Hanno preso i soldi per andarsene e
adesso non solo sono tornati ma gli dobbiamo trovare una casa? Una funzionaria
della polizia locale ci ha assicurato che lo sgombero delle due aree È una
priorità ma non ci ha potuto assicurare sui tempi"
PATTI DISATTESI - A questo punto facciamo un viaggio indietro nel tempo e
vediamo lo sgombero del campo nomadi di Via Triboniano. Ininsubria ci porta la
voce dell'ex rappresentante della Lega Nord in Regione Lombardia
Davide Boni che
aveva spiegato come i Rom, dopo aver ricevuto 15 mila euro a nucleo familiare
per tornare in Romania, sono partiti e rientrati. Il Comune nel 2011 -giunta
Moratti- ha quindi speso 800 mila euro per mandarli via. Eppure sono qua. A
questo punto ecco l'accusa alla giunta di centrosinistra: "L'amministrazione di
sinistra che governa il capoluogo ha praticamente rinunciato agli sgomberi e
cerca di legalizzare e stabilizzare la presenza dei nomadi a Milano". Cosa non
vera visto lo sgombero del campo di via Dione Cassio. Ma c'è di più:
Ogni patto compiuto nel passato è stato puntualmente disatteso
LE CASE FORNITE DALLA GIUNTA MORATTI -
Il Corriere della Sera ci ricorda che il
primo maggio 2011 vi fu uno sgombero immediato del campo di Via Triboniano, zona
Certosa, in direzione di Rho Fiera. Qualcuno, e segnatamente le opposizioni,
definì il progetto uno "sgombero elettorale". Le 102 famiglie che avevano
aderito al "patto di legalità" con Palazzo Marino ricevettero aiuti diversi. 55
di loro vennero aiutate attraverso l'Avsi, una Ong alla quale si appoggiò il
Comune e ricevettero soldi per tornare in Romania. Vi fu poi l'assegnazione di
20 case Aler, sei case popolari assegnate a famiglie con bambini disabili e due
case acquistate con mutuo, mentre vennero registrati altri 20 "affitti
assistiti".
LE STRUTTURE CON ARIA CONDIZIONATA - A questo punto sorge una domanda: il
centrosinistra è accusato di fornire case ai rom. Eppure questo venne fatto nel
2011 dalla giunta a cui apparteneva anche la Lega Nord. Allora cosa succede? Ma
andiamo avanti. Paolo Signorelli ha scritto su
Il Giornale d'Italia, testata
diretta da Francesco Storace, che la Milano di Pisapia è a misura di zingaro.
Perché? Per via dell'aria condizionata prevista nella nuova struttura Rom che
aprirà i battenti in periferia. Continua Signorelli:
Alla faccia della città sicura descritta da Pisapia. Forse gli unici ad essere
sicuri, adesso, sono i rom che potranno godere anche di una vigilanza h 24
pronta a proteggerli da qualsiasi attacco nemico. "Nessuno tocchi i gitani",
potrebbe essere il cartello affisso fuori il nuovo campo rom. Ma non è affatto
finita. Udite udite, per tutta l'estate ci sarà il "cocomero night" dove i
nomadi potranno dedicarsi a grasse mangiate di anguria e girare a torso nudo nel
quartiere. A spese di chi? Di Palazzo Marino, che domande. E ancora, l' "aperirom",
dove gli zingari (prima si chiamavano così) brinderanno alla generosità del
sindaco. E garantita sarà la presenza di Vendola.
IL CENTRO DI ACCOGLIENZA - Le "case con aria condizionata"
non sono altro che un
centro di accoglienza, come spiega Milanotoday, che sorgerà in via Lombroso, sui
terreni dove sorgeva il campo della squadra di calcio Ausonia, di proprietà
della So.Ge.Mi, la società che gestisce l'Ortomercato. Qui vivranno 150 rom
provenienti dai campi di via Dione Cassio, recentemente sgomberato. Il terreno
sarà dato in usufrutto gratuito fino all'ottobre 2014 ed il costo per il Comune
sarà di 60 mila euro al mese, soldi provenienti dal "Piano Rom" del Governo,
istituito con decreto ministeriale il 21 maggio 2008 e cancellato dalla
Cassazione il 2 maggio 2013 in quanto l'emergenza paventata nel testo di fatto
non esisteva, respingendo così il ricorso del governo, presentato il 15 febbraio
2012 (Governo Monti).
IL PIANO ROM FIRMATO ROBERTO MARONI - Il "piano Rom",
come spiega 02 blog
riprendendo un post su Facebook del Comune di Milano, venne varato nel 2008 dal
governo Berlusconi, in cui Roberto Maroni, ricopriva la carica di ministro
dell'Interno. Nel piano si decise che Milano doveva ricevere 13,6 milioni di
euro prevedendo che i prefetti diventassero "commissari" per la realizzazione
degli interventi. Di questi soldi, 8 milioni vennero spesi per la chiusura del
campo di via Triboniano mentre la riqualificazione dei campi di Martirano e di
via Chiesa Rossa non si conclusero. E da qui vennero presi i 15 mila euro
destinati alle famiglie Rom. Da notare come il piano venne bocciato il 16
novembre 2011 dal Consiglio di Stato con questa motivazione:
La presenza di Rom non è definibile come emergenza in quanto si tratta di una
presenza ordinaria
La nuova Giunta ha sbloccato i fondi restituiti dalla Prefettura al Governo.
Parliamo di 5 milioni di euro statali vincolati ad azioni per la gestione della
presenza dei Rom. E torniamo ora al centro di Via Lombroso. Qui gli ospiti
potranno stare massimo 40 giorni, rinnovabili quattro volte, per un totale di
160 giorni. Le stanze saranno container mentre sono previsti moduli wc e docce
in un rapporto 1-10. Il centro sarà sorvegliato dalla Polizia locale 24 ore su
24 mentre le associazioni di settore e la protezione civile si occuperanno di
gestire il centro.
AREA ABBANDONATA - La Lega invece voleva qualcosa di diverso. Ancora Matteo Salvini, ripreso da Forlanini Today, per il quale i soldi del piano rom potevano
essere spesi : "per esempio con gli sgomberi, mentre Pisapia preferisce regalare
spazi, dotati di tutti i comfort, ai nomadi piuttosto che pensare alla sicurezza
dei milanesi". Detto che la giunta Moratti ha fornito case Aler, quindi case
destinate ai milanesi, e che gli otto milioni spesi per lo sgombero di
Triboniano si sono tradotti in una nuova occupazione, forse, e l'ha confermato
anche Davide Boni, il meccanismo della cacciata non funziona più. Tanto tornano.
Parliamo poi di un'area abbandonata, protetta da un lato dal canile municipale e
dall'altro dalla massicciata della ferrovia. Una zona che quindi non disturberà
nessuno, come dichiarato da Alberto Albuzza, presidente dell'associazione
grossisti ortofrutticoli che, ripreso dall'agenzia
Omnimilano, ha detto:
E' un'area finora abbandonata, lontana dai mercati il cui utilizzo non
interferirà certo con le nostre attività
"IL COMUNE INVESTE SOLO PER I NOMADI" -
Il Giornale invece parla dell'allarme
dei grossisti. Franco Cereda, presidente dell'associazione grossisti piante e
fiori ha detto: "Noi aspettiamo da anni interventi di manutenzione ordinaria e
non è ancora stata completata la bonifica dell'amianto. E il Comune invece
investe soldi per i nomadi". Probabilmente non sa che questi soldi vengono da
Roma e che sono stati forniti dal Governo Berlusconi nel 2008. Parlando poi
dell'efficacia degli sgomberi, cerchiamo con l'aiuto del
Corriere della Sera di
ripercorrere la saga del campo di via Rubattino. Questo è stato sgomberato nel
2007, nel 2009, nel 2011 e nel 2012. L'area? Sempre la stessa, quella compresa
nell'area ex Cesi di via Caduti di Marcinelle.
QUATTRO SGOMBERI IN CINQUE ANNI - Stefano Pasta della Comunità di Sant'Egidio,
dichiarò: "Noi siamo presenti a Rubattino dal 2007: le aree occupate sono sempre
le stesse, in particolare sono ben noti gli sgomberi del 2009 e del 2010.
Rispetto a quei fatti, ci sono grandi analogie, ma anche grandi differenze".
Ovvero nel 2012, rispetto alle altre volte, lo sgombero era stato annunciato
mentre in precedenza veniva denunciata "quella violenza verbale che aveva
contraddistinto gli interventi precedenti, quando per esempio le baracchine
venivano buttate giù anche davanti ai bambini". Veniva inoltre garantita
l'integrità familiare: "la giunta riconosce l'unità familiare, che è stata
offerta a a tutte le persone del campo, mentre prima i membri di una stessa
famiglia venivano divisi in strutture diverse".
UN RIASSUNTO - Ricapitoliamo. La Lega Nord denuncia la presenza di 200 o 400
persone in aree dismesse nella zona Certosa, caratterizzata dalla presenza di
capannoni industriali abbandonati. La soluzione sarebbe quella degli sgomberi.
Sgomberi che come abbiamo visto nel caso di via Rubattino, non hanno portato a
nulla. Anzi, nel 2009 il campo venne "liberato" cinque volte nello stesso
giorno. La giunta Pisapia venne incolpata di voler dare una casa ai Rom,
ignorando -o tacendo- che i soldi vengono da un piano governativo firmato da
Roberto Maroni, oggi segretario della Lega, e che questi denari sono vincolati
alla questione Rom. Di fatto non vanno a bilancio del Comune, perché sono di
Roma.
FONDI GIA' STANZIATI - Il primo maggio 2011 con una mossa definita dalle
opposizioni "elettorale", venne sgomberato il campo di Via Triboniano e la
Giunta Moratti assegno' ai Rom case dell'Aler, due mutui, altre sei case
popolari e 20 affitti. Chi voleva andare via invece riceveva 15 mila euro, soldi
sempre provenienti da Roma. Con la rimanenza bloccata dalla Prefettura e
richiesta dalla nuova Giunta, viene creato un campo d'accoglienza temporaneo in
una zona abbandonata e la Lega sostiene che il comune pensa ai Rom ignorando i
milanesi, dimenticando di dire che si tratta di fondi già stanziati e sopratutto
vincolati. E torniamo al punto di partenza. Secondo Salvini servirebbero più
sgomberi ma la domanda è una sola: la gente cacciata dal campo, dove va?
24 BARACCOPOLI ABUSIVE A MILANO - Il problema dei campi nomadi in città è
evidente. Non ci si puo' avvicinare pena il rischio di ricevere sassate e non si
tratta di un'esagerazione ma quanto successo anni fa ad un treno sulla linea
Milano Villapizzone - Milano Certosa, fermo in linea e bersagliato di sassi dai
residenti. Queste storie riguardano anche aggressioni a volontari, a forze
dell'ordine ed a persone che si trovano a passare da quelle parti. Ma la
politica dello sgombero fine a sé stessa non porta a nulla.
Repubblica ci
comunica che l'assessore Granelli non ha voluto rendere pubblica la mappa la
mappa delle zone di criticità 2012′ compilata dai vigili. Si sa che i campi
autorizzati al momento sono sette e che dal prossimo luglio nei campi ci saranno
solo rom italiani e non rumeni, residenti nelle 24 baraccopoli abusive in città.
Nel 2003 i campi erano 24 comprensivi di regolari ed abusivi.
PIU' GROM MENO…? - Nel leggere poi il modo in cui è stata definita la questione
del centro di Via Lombroso, si capisce che i Rom per qualcuno rappresentano il
"cavallo di troia" per attaccare la Giunta attuale. Come dimenticare lo slogan
"più Grom meno Rom", sviluppato dalle opposizioni nei giorni della protesta sul
divieto di vendita d'asporto di gelati, bevande ed alimenti oltre la mezzanotte
e ritirato dopo la rabbia manifestata dalla catena di gelati Grom che non voleva
essere associata ad alcuna propaganda politica rifiutando lo slogan? Il sospetto
è che una forza politica voglia continuare a picconare la città e la giunta
accusandola di delitti che non ha commesso omettendo come i fondi a disposizione
vennero stanziati dal governo di centrodestra e che vennero spesi in larga parte
per uno sgombero che ha portato ad una nuova occupazione. Del resto via
Montefeltro è isolata, protetta da campi abbandonati e dall'autostrada e specie
di notte è terra di nessuno, sgombero o non sgombero. Nei dintorni è presente
Via Capuana, dove nel 2010 venne arrestata tra le proteste degli abitanti una
donna italiana accusata di spaccio di cocaina. A dimostrazione che la città ha
bisogno di azioni concrete e non di propaganda. Zingaropoli non si puo' più dire
ma certo per qualcuno il termine è ancora tremendamente di moda. (Photocredit
Lapresse / Milanotoday/ Google Maps)
Nota:A Milano
esistono da anni due specie di giochi a rimpiattino: quello buono e quello
cattivo . L'ultimo. lo conoscono in molti: quel meccanismo di infiniti sgomberi
che riguardano sempre il solito centinaio di Rom: arrivano i vigili e loro si
spostano, i vigili arrivano anche nel nuovo posto e così via finché dopo un po'
non si torna alla casella di partenza. Risultato: perdita continua di proprietà
private, abbandono scolare e lavorativo, spese a carico dell'intera comunità,
senza che ne esca una soluzione duratura.
Ma esiste anche il rimpiattino dei buoni: quelli che hanno trovato casa
col piano Maroni. Non sono molti in effetti, con qualcuno di loro ogni tanto
scambio due chiacchiere. Perché rimpiattino? Diciamo che si trovano in questa
situazione da un anno e mezzo/2 anni: in questo periodo sono stati rimbalzati da
una casa, ad una comunità alloggio, a qualche centro di accoglienza privato,
senza mai avere una casa che potesse dirsi propria. Insomma, con un
tetto sulla testa, ma sempre nomadi.
Perché? Perché il piano Maroni (e gli accordi che ne sono seguiti con
comune e prefettura di Milano) prevedevano che comunque la responsabilità di
questa politica della casa (ricordiamoci che il piano rischiò di saltare a
settembre 2010, quando si trattò di consegnare BEN 25 APPARTAMENTI, come era
stabilito) ricadano sul cosiddetto "Terzo settore", che detiene chiavi e
contratti delle strutture dove questa gente è ospitata. Che poi sia
responsabilità sua o della mancanza di fondi, come sempre la fase B
(l'accompagnamento all'autonomia lavorale) non è mai partita. Chi ancora se la
cava, campa tuttora di lavori in nero.
Ma da sempre, non solo quando si tratta di Rom, Milano è una città che
investe sul cemento, ecco allora perché chi da anni si sporca le mani su questi
temi lamenta quanti soldi vadano al Centro d'Emergenza di via Lombroso
(Emergenza? a De Corato fischieranno le orecchie!) e quanta miseria sia
destinata a scuola e lavoro, le due uniche chiavi per uscire da questa
lunghissima impasse.
Aggiungo un altro punto, altrettanto annoso: Tavoli, consulte,
associazioni ecc. si arrabattano e si arrabbiano (o semplicemente battono
cassa), senza che sia chiaro chi decida cosa E SOPRATTUTTO QUANDO. Ma se, come
sempre, la voce di questi sfigatissimi Rom e Sinti non arriva nelle discussioni
(al massimo si ode una lontanissima eco), non sarebbero proprio i media a doversi
sentire in obbligo di cercare questa gente e raccoglierne la testimonianza?
Che la colpa sia dei Rom, che sia del Comune, che sia delle
associazioni... poco mi importa. Ripeto, non è buonismo, è riconoscere che senza
di loro non si può elaborare un ragionamento pratico e critico. BRUTTI, SPORCHI
E CATTIVI ma... INDISPENSABILI.
Di Fabrizio (del 23/11/2009 @ 08:59:32 in media, visitato 2069 volte)
Da Milano Città Aperta
Ciao a tutti,
come sapete dalle mail che sono circolate in mailing list e dai media,
l'altro ieri è stato sgomberato il campo Rom di via Rubattino a Lambrate.
Circa 300 persone, tra cui moltissime donne e bambini anche
piccolissimi sono stati lasciati al freddo sotto un ponte, senza alcuna
alternativa praticabile (si proponeva la solita soluzione che prevedeva la
divisione di uomini da una parte, donne e bambini dall'altra, bambini sopra i 6
anni da un'altra ancora).
Ieri si è svolto un presidio davanti alla prefettura, in cui una delegazione
ha chiesto, tra le altre cose, perlomeno di poter usufruire temporaneamente dei
container anti-freddo presenti nell'area di Via Barzaghi. Non solo neppure
questo è stato accettato, ma stamattina la polizia ha di nuovo sgomberato i rom
dall'area sotto il ponte di Rubattino dove si erano rifugiati provvisoriamente,
per permettere la solita passerella mediatica oggi pomeriggio a De Corato. (in
allegato o linkati a questa mail trovate altro materiale informativi per
approfondire meglio la vicenda).
Ieri al presidio erano presenti diversi di noi di Milano Città Aperta (io,
Natascia, Betta, Paolo, Giuliano, Veronica). Parlando si è pensato a far
qualcosa, trovare qualche strumento di pressione nei confronti del prefetto e
della giunta comunale. Coloro che sono andati in delegazione dal prefetto hanno
riferito infatti che la prefettura (a differenza dell'inflessibile
assessore Moioli) è stata abbastanza colpita dalla partecipazione cittadina
al presidio e in generale dalla solidarietà della cittadinanza nei confronti dei
Rom. Tanto nei giorni prima, che al momento dello sgombero, che ieri al
presidio erano presenti e si erano mobilitati diversi degli insegnanti della
scuola frequentata dai piccoli bimbi Rom e finanche genitori dei loro compagni
di classe. Segno evidente che, quando affianco alle "solite" meritorie
organizzazioni di "addetti ai lavori", si muovono in prima persona anche
i cittadini, a non pochi vengono fastidiosi mal di pancia.
D fronte a questo l'idea che è venuta a me e Natascia è quella di intasare
gli indirizzi che vi riporto qui sotto (del prefetto, del vicesindaco De Corato
e dell'assesore Moioli) di mail di protesta, per far capire che la cittadinanza
non rimane passiva di fronte allo scempio e alla barbarie degli sgomberi senza
alternative dei campi rom e delle correlate violazioni dei diritti umani
fondamentali.
Più sotto vi riporto un testo già scritto da noi (molto sintetico per
forza di cose, in modo che possa essere condiviso da tutti), ma che tutti
possono ovviamente arricchire e personalizzare come vogliono.
Nel fare questa improvvisata, ma utilissima azione di mail-bombing, vi
raccomandiamo pero di seguire alcune precauzioni volte a non
compromettere l'efficacia e l'utilità dell'azione:
a) scrivere ognuno un oggetto diverso alla mail, in maniera che i
destinatari non possano bypassare le mail, mettendo filtri che le releghino alla
posta indesideata. Sfruttate tutte le varianti possibili!
b) Girare quest'email e quest'appello a a tutte le persone che conoscete
chiedendo di prendere parte a questa iniziativa nel più rapido tempo possibile
(nel weekend!)
c) Inviare una copia della mail in copia conoscenza nascosta al seguente
indirizzo da noi creato ad hoc
rubattino@email.it, in maniera da poterci contare, sapere quante persone
hanno preso parte all'iniziativa ed eventualmente farlo pesare a chi di dovere,
al momento opportuno.
Il testo da copia-incollare (e se volete da personalizzare ) è il seguente
"Io cittadino di Milano sono indignato dallo sgombero del campo rom di
via Rubattino avvenuto il 19/11/09 e dalle precedenti e successive proposte
e risposte del Comune alle legittime richieste di cittadini rom e delle
associazioni. Non sono queste le autorità che mi rappresentano, non è questa
la città che voglio."
Mi raccomando, se lo ritenete utile, partecipate a questo piccolo,
simbolico, ma molto significativo gesto di solidarietà nei confronti dei Rom
sgomberati, al più presto (entro il fine settimana) E giratelo a tutti
i contatti che avete e credete siano interessati e sensibili sulla
questione.
Di Fabrizio (del 01/05/2010 @ 08:59:17 in Italia, visitato 2177 volte)
Siamo felici di invitarvi all’inaugurazione della mostra-esposizione
"Via Rubattino n. zero"
vite in sospeso: cronache da uno sgombero nella città di Milano
Inaugurazione 10 Maggio alle ore 15,30 con la performance teatrale di
Compagnia Brincadera
presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, Edificio U6 piano –1.
Realizzata dalla Cattedra di Pedagogia interculturale del Professore
Raffaele Mantegazza, con il patrocinio del Dipartimento di Scienze umane per la
formazione.
La mostra racconta l’esperienza di un gruppo di rom romeni prima e dopo lo
sgombero del 19 Novembre 2009, avvenuto nell’insediamento di Via Rubattino.
E’ un omaggio a tutte le famiglie rom, gli insegnanti, gli operatori sociali, i
compagni di classe, i genitori e tutti i cittadini che hanno saputo costruire
relazioni positive.
La mostra vuole essere un’occasione per pensare la città, le sue contraddizioni
e possibilità, le politiche in essa attuate rispetto alla questione rom.
Vi saremmo inoltre grati se poteste diffondere l’iniziativa.
Di Fabrizio (del 03/06/2010 @ 08:54:56 in scuola, visitato 2202 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
Giugno 2009
chiediamo ai bambini delle scuole della zona di far vivere il loro zaino
"passandolo" ai bambini del campo rom di Rubattino.
Settembre 2009
la raccolta ha avuto un grande successo: i 36 bambini di Rubattino iniziano la
scuola avendo tutti zaino, astuccio e quaderni.
L’inverno scorso è stato durissimo, tanti sgomberi, tanto freddo, tanta
precarietà, ma i bambini ce l’hanno fatta quasi tutti a continuare a venire a
scuola pur tra mille difficoltà.
Anche quando le ruspe macinavano zaini e lavoro, eravamo pronti a ricominciare.
Ora ci prepariamo al nuovo anno
con tanti nuovi bambini iscritti. Vi chiediamo ancora di far continuare a vivere
lo zaino di vostro figlio sulle spalle di un altro bambino.
Chiediamo
a ogni scuola di organizzare la raccolta e poi di contattare uno di noi che
passerà a ritirare il materiale.
Sono molto graditi anche astucci nuovi e quadernoni, meglio se a quadretti.
Grazie e buona estate!
Il gruppo mamme e maestre delle scuole Feltre e Pini
di ZITA DAZZI - Sgomberati dall'ex Enel a novembre, a poco a poco si sono
costruiti un nuovo villaggio tra rifiuti e topi
Fra le lamiere di via Rubattino il più contento di tutti è Mario, 9 anni.
Fino allo sgombero andava a scuola in via Feltre. A settembre tornerà in classe.
"Hai visto la mia nuova baracca? Ci entra l'acqua quando piove - dice Mario
sgranando gli occhi a mandorla sorridenti - ma fra qualche settimana rivedrò la
maestra e i miei compagni". Si riaprono le porte della scuola per Mario e per
altri 30 bambini del nuovo campo rom di via Rubattino. Non ci sono ancora
gli zaini e i quaderni nelle baracche e nelle tende della nuova favela. Solo
materassi buttati a terra, in mezzo a topi, rifiuti, sporcizia. Ma i bambini
sono contenti lo stesso, anche se questo posto fa schifo, peggio dell'ex Enel
dove stavano fino al novembre scorso.
Adesso i rom sono nella fabbrica abbandonata che si trova esattamente dall'altra
parte del viale, l'ex Innocenti. Attraversano la strada e si infilano nel varco
sbrecciato di un muro di cemento. Nello scheletro arrugginito dello stabilimento
abitano almeno in 200, tutti romeni, originari della zona di Craiova, Carpazi
meridionali. Condizioni igieniche e sanitarie, come al solito, devastanti.
Migliaia di metri quadrati di capannoni svuotati e decadenti, una fragile volta
di tubi di ferro annerito dal tempo, muri pericolanti, detriti, lastre
d'amianto. Il terreno dell'Aedes, l'immobiliare che possiede tutta l'area,
compresa la vicina Innse, ceduta al gruppo Camozzi dopo una lunga battaglia
degli operai.
Accampati nella ex Innocenti
Alla Innse, lì a pochi metri di distanza, il lavoro è ripartito. Nessuno si
preoccupa dei rom, arrivati a piccoli gruppi, negli ultimi mesi. Le prime
famiglie si sono costruite le baracche sotto l'ultimo brandello di fabbrica
rimasto in piedi, a ridosso della strada. Quelle arrivate dopo si sono piazzate
nella zona più interna del vecchio stabilimento, sotto alle altissime volte dove
un tempo nascevano le auto del miracolo economico. Sanja, tre anni, gioca con un
pezzo di ferro trovato per terra. Sua madre è fuori, "mengele, chiedere
elemosina", spiega il suocero, cui è affidata la bambina.
Due giovani volontari dell'associazione Segnavia, dei padri Somaschi, visitano
le tende e le baracche. C'è chi sta male e non si alza da terra, c'è chi chiede
"quando ci portate a fare la doccia", o "quando viene il medico". Queste sono le
prime necessità. "La maggior parte delle famiglie era stata anche al vecchio
accampamento all'ex Enel, sgomberato nel novembre 2009, e poi in mille altri
rifugi di fortuna fra Segrate, Sesto e Chiaravalle - spiega Stefano Pasta della
Comunità di Sant'Egidio - . Siamo riusciti a trovare casa e lavoro per circa 80
persone. Ma solo grazie all'aiuto dei cittadini del quartiere, che si sono
mobilitati dopo l'ultimo sgombero".
Ortensia, che ha quattro figli e il marito in galera, racconta che in tre mesi
ha subito altri otto sgomberi: "E adesso sono di nuovo qui. Da dove ero partita
l'anno scorso". Gente nuova continua ad arrivare dalla Romania. Il vicesindaco
Riccardo De Corato ha chiesto al prefetto di sgomberarli. Ma l'intervento per
ora è slittato: "L'area è privata e noi abbiamo già inviato due diffide alla
proprietà che deve mettere in sicurezza l'edificio con telecamere e
illuminazione per evitare nuove intrusioni. Altrimenti fare uno sgombero sarebbe
inutile".
Verusja gestisce un piccolo bar col frigo alimentato da un generatore, vende
birra e Coca Cola. "Lei è ricca", la guardano con invidia gli altri. Pochi hanno
i soldi per servirsi al bancone. La maggior parte si accontenta della
fontanella. Bracieri di fortuna ardono davanti a ogni tenda. Pesce fritto per i
più fortunati, patate e cipolle per gli altri. Dentro alle baracche materassi
umidi di pioggia e di sporcizia. Ma davanti a una tenda c'è un generatore e una
tivù che trasmette l'Era Glaciale 3 con i sottotitoli in romeno. Un
pubblico di tutte le età assiste allo spettacolo e non ride.
I bambini sono tantissimi, come negli altri accampamenti dove hanno vissuto
questi zingari. I più grandi danno la caccia ai topi. Maresa, 17 anni e due
figli, allarga le braccia e insegue la bambina che gattona in mezzo ai rifiuti:
"L'altro giorno abbiamo trovato un serpente. Per caso avete pannolini?". Valerio
Pedroni, coordinatore dei volontari dei padri Somaschi, è sconsolato:
"Conosciamo alcune di queste famiglie da quattro anni almeno. All'ultimo
sgombero, qui, in via Rubattino, otto mesi fa, il Comune ha mandato solo le
ruspe e le maestre hanno finito per portarsi gli alunni rom a casa. Abbiamo
lavorato per mesi, siamo riusciti ad inserire otto famiglie in appartamenti in
affitto, con borse-lavoro per gli adulti. Ma sono progetti a lunga scadenza. Non
si può pensare di risolvere tutto solo con lo sgombero".
Di Fabrizio (del 02/12/2009 @ 00:25:31 in Italia, visitato 1971 volte)
Da Milano Città Aperta
Buongiorno,
l’azione di mail bombing contro lo sgombero di Rubattino a cui avete
partecipato ha avuto molte adesioni: migliaia di mail hanno raggiunto il
prefetto, il vicesindaco e l’assessore Moioli. La situazione per le persone
sgomberate, però, non è cambiata affatto: il Comune, anzi, ostenta fieramente le
modalità dello sgombero e non intende prendere in considerazione trattative.
Pensiamo che questo patrimonio di indignazione-centinaia e centinaia di
cittadini che hanno scritto come te nel giro di poche ore- non debba
andare disperso.
Ti proponiamo dunque di partecipare a una Fiaccolata per mercoledì 2 dicembre
alle ore 18. Partiremo da Piazza San Babila. È importante essere in
tanti, per questo ti chiedo di venire e di diffondere l’invito.
Grazie ancora per aver mandato la mail,
spero di vederti mercoledì
Natascia
di Milano Città Aperta
P.s. Ti riporto qua sotto l’appello della Fiaccolata.
“Gentile Assessore Moioli, mio figlio vorrebbe sapere perché i bambini Rom
hanno meno diritto di lui di stare insieme alle loro mamme, ai loro papà e ai
loro fratelli e sorelle”
“Non posso sentirmi rappresentata da autorità che violano i diritti dei più
deboli, non è questa la città che voglio!”
“Continuate a parlare del valore della famiglia e poi pretendete che le famiglie
rom si dividano donne e bambini da una parte, uomini dall'altra…”
Queste sono solo alcune delle frasi delle migliaia di mail che in questi giorni
sono state inviate al vicesindaco De Corato, all’Assessore Moioli e al Prefetto
Lombardi da centinaia e centinaia di cittadini di Milano indignati per lo
sgombero del campo Rom di via Rubattino dello scorso 19 novembre e per
quello successivo di via Forlanini del 26 novembre.
Sgomberi che hanno lasciato al freddo e senza un tetto centinaia di uomini,
donne e bambini, senza prospettare per loro soluzioni alternative accettabili e
condivise. Sgomberi che soffiano sul fuoco per creare artificialmente una finta
emergenza che nasconda i problemi reali di Milano. Sgomberi che hanno interrotto
preziosi percorsi di conoscenza reciproca tra cittadini italiani e Rom. Sgomberi
che hanno negato ai bambini Rom di continuare ad andare a scuola assieme ai loro
compagni italiani. Sgomberi che hanno violato i diritti (alla casa, alla salute,
all’istruzione...) e le libertà fondamentali di centinaia di persone. Ma anche
sgomberi che mai come in passato hanno suscitato l’indignazione e il rifiuto di
una fetta consistente della cittadinanza milanese che ha deciso di affidare alle
mail la proprie parole di sdegno e protesta.
Parole, che di fronte all’ostinato persistere del Comune nella medesima politica
di chiusura e di rifiuto di ogni soluzione condivisa e concertata con la
comunità Rom, invitiamo tutti a venire a ripetere e rendere visibili alla
città in una Fiaccolata in Piazza San Babila
mercoledì 2 dicembre alle 18
per denunciare il carattere brutale degli sgomberi di via Rubattino e via
Forlanini
sollecitare al più presto misure umanitarie nei confronti dei cittadini Rom
sgomberati.,
chiedere la cessazione di ogni politica di sgomberi ciechi dei campi Rom da
parte dell’Amministrazione comunale
Perché la convivenza pacifica si coltiva con il dialogo e la
solidarietà, non con le ruspe!
Ricevo da Tommaso Vitale
Campo nomadi via Rubattino, Ledha scrive al sindaco
In seguito ai recenti avvenimenti di via Rubattino, ovvero lo sgombero di un
campo nomadi da parte del Comune di Milano, Ledha, Federazione che da oltre 30
anni tutela le persone con disabilità della Lombardia, interviene con una
lettera aperta al Sindaco Letizia Moratti per chiedere il rispetto dei diritti
umani di tutti.
Quanto è accaduto giorni fa a Milano, lo sgombero di un campo nomadi in via
Rubattino, deciso dal Comune senza rispettare le principali garanzie previsto
dal diritto internazionale (ossia la predisposizione di un'alternativa
abitativa, e lo sradicamento dei bambini dal quartiere, nel quale erano inseriti
da tempo, anche nella frequenza scolastica) ci interroga da vicino, come persone
impegnate, rispetto ai temi della disabilità, a diffondere e difendere i diritti
previsti dalla Convenzione Onu.
Il principio di non discriminazione, la pari dignità delle persone, sono
questioni essenziali, rispetto alle quali non possiamo far finta di non vedere e
di non sentire, e dunque non reagire come cittadini. Una comunità nella quale
chi detiene l'autorità - non solo per quanto concerne il tema della sicurezza e
dell'igiene, ma anche per quanto riguarda i servizi sociali e l'aiuto alle
famiglie - decide consapevolmente di limitare e violare i diritti minimi delle
persone che vivono nel territorio, è una comunità più povera in termini di
qualità della convivenza e del rispetto d elle regole per tutti.
Non è sufficiente sapere che il potere civico gode del consenso di una vasta
parte dell'opinione pubblica, impaurita e comunque insofferente di fronte alla
presenza di minoranze come quella dei nomadi, specialmente di etnia rom.
Il consenso popolare è stato, nella storia del nostro Paese e dell'Europa, la
premessa dei totalitarismi e della persecuzione delle minoranze: rom, ebrei,
omosessuali, disabili. Ignorare questa storia, e soprattutto non cogliere per
tempo il nesso con il tempo presente non è solo negligenza o pigrizia
individuale e collettiva.
E' venire meno alla coerenza con il nostro impegno, di singoli e di
associazioni, in favore di una società inclusiva, attenta alle fragilità, vicina
ai diritti dei più deboli. Come non indignarsi di fronte al destino incerto di
bambini e di mamme del tutto incolpevoli?
E' evidente la complessità delle risposte da fornire a gruppi che faticano a
vivere rispettando le regole della cittadinanza. Ma non si comprende in questo
caso l'esibizione di forza, il non ascolto delle associazioni di solidarietà, e
perfino della Chiesa e dei suoi esponenti più responsabili e competenti.
Come LEDHA, Lega dei diritti delle persone con disabilità, abbiamo il dovere di
difendere i diritti di tutti, di uscire da una tutela "corporativa" per
condividere, con assoluta serenità, forme di pressione civica affinché la
qualità della convivenza civile a Milano non sia indebolita da episodi che sono
destinati a pesare come precedenti gravi anche per le politiche che più ci
riguardano da vicino.
Fulvio Santagostini - Presidente LEDHA
Franco Bomprezzi - Portavoce LEDHA
30 Novembre 2009 Proposta controcorrente della pediatra che ha dedicato la
vita ad aiutare i più sfortunati Elena Sachsel ai sindaci del Magentino: "Ospitiamo i rom sgomberati da via
Rubattino!"
Magenta Come conciliare solidarietà e rispetto della legalità? Sulla questione
rom ormai si dibatte da tempo con opposte teorie. Riportiamo fedelmente la
lettera che Elena Sachsel, pediatra che ha dedicato una vita intera all'aiuto
delle popolazioni più sfortunate, ha inviato ai sindaci del Magentino.
Alla cortese attenzione dei signori Sindaci
del Territorio del Magentino e Milano Ovest
Milano 26 novembre 2009
carissimi,
non meravigliatevi di questa mia. Ho pensato a voi e vi spiego il perché.
Ho condiviso con il Naga e tante altre Associazioni Milanesi che si occupano dei
Rom e Sinti (Tavolo Rom) il dolore , l'indignazione e la vergogna per lo
sgombero forzato e violento campo dei Rom romeni di via Rubattino : rimanevano
all' addiaccio donne, con bambini piccolissimi, con proposte del Comune di
Milano assolutamente insufficienti.
Nell'incontro col Prefetto i Rom hanno chiesto un pezzetto di terra dove le
famiglie potessero autocostruirsi delle casette monofamiliari chiedendo al
Comune i servizi essenziali ( acqua, luce, gas, raccolta rifiuti) che loro sono
assolutamente disposti a pagare.
Ma il Comune di Milano verso i Rom e Sinti ha un atteggiamento assolutamente
negativo.
E allora ho pensato a voi, che amministrate con coraggio i nostri piccoli Comuni
...forse in Provincia le cose possono andare meglio.
Le famiglie interessate sono 60. Forse, adesso che arriva il difficile e duro
mese di dicembre, un piccolo numero di queste potrebbero venire ospitate da voi.
Vi chiedero' un appuntamento presso di voi per potervi illustrare a voce la
situazione.
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