Cerca - Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

ASSETTO VARIABILE

E' sospeso sino a data da destinarsi.

Le puntate precedenti sono disponibili QUI


Volete collaborare ad ASSETTO VARIABILE?
Inviate una
mail
Sostieni il progetto MAHALLA
 
  
L'associazione
Home WikiMAHALLA Gli autori Il network Gli inizi Pirori La newsletter Calendario
La Tienda Il gruppo di discussione Rassegna internazionale La libreria Mediateca Documenti Mahalla EU Assetto Variabile
Inoltre: Scuola Fumetti Racconti Ristorante Ricette   Cont@tti
Siamo su:  
Pagine di dialogo e (forse) per iniziare a conoscersi

-

\\ Mahalla : Cerca
Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.

Ricerca articoli per piombo

Di Daniele (del 23/12/2005 @ 19:58:53 in Europa, visitato 2591 volte)
da OSSERVATORIO SUI BALCANI

23.12.2005
Dopo il 1999 sono stati evacuati dalle proprie case e trasferiti in campi contaminati dal piombo a nord del fiume Ibar. L’emergenza, che doveva durare poche settimane, è giunta al sesto anno. Una situazione paradigmatica dello stato del Kosovo. Nostra traduzione
Di Martin Fisher, Transitions Online, 15 dicembre 2005 (titolo originale: “Camp Life”)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta


Budapest - Dopo i bombardamenti NATO in Serbia del 1999 nella città kosovara di Mitrovica, etnicamente composita, la popolazione albanese aggredì le comunità Rom. L’agenzia dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) aiutò allora ad evacuarle a pochi chilometri di distanza, in una regione ora come allora controllata dai Serbi. L’idea era di porle fuori dalla portata degli Albanesi, che vedevano i Rom come alleati dei Serbi; ma i Rom finirono in un’area contaminata, non dall’odio etnico bensì dal piombo.

 
Di Fabrizio (del 09/09/2005 @ 18:56:42 in conflitti, visitato 2848 volte)

Di seguito alcuni (confusi) aggiornamenti:

Continua la raccolta di firme a livello europeo contro i rimpatri forzati, mentre dalla Germania arrivano notizie di fermi immotivati e senza possibilità di assistenza legale. Situazione simile in Italia per Rom bosniaci e rumeni.

Intanto come procede la situazione in Kossovo? L'inviato speciale dell'ONU, il norvegese Kai Eide, di ritorno da un sopralluogo di quattro giorni, definisce così la situazione: "Comprendo che la gente non si senta al sicuro". Circa dieci giorni fa, l'assassinio di due appartenenti all'etnia serba è stato un segnale d'allarme per quanti ritenevano, in buona o mala fede, che la regione fosse "pacificata".

Nonostante una campagna di stampa che da ormai un anno ha toccato vari media internazionali, i Rom profughi a Mitrovica continuano ad essere tenuti in una ex discarica di rifiuti tossici. Il loro "spostamento" in un'area dove non muoiano per avvelenamento da piombo e mercurio, doveva iniziare tra settembre e dicembre 2005, ma tuttora non è stata individuata nessuna area alternativa. In questa situazione, destano preoccupazione e sconcerto le dichiarazioni di Soeren Jessen-Petersen -rappresentante ONU per il Kossovo, che ha definito i profughi di Mitrovica (e forse i Rom più in generale, non è chiaro dal contesto generale) come "un gruppo particolarmente difficile".

E' possibile che di questi profughi non importi niente a nessuno? O che le crescenti tensioni etniche scoraggino la ricerca di nuove aree per i rifugiati? O ancora, che il business in Kossovo, sia quello del rientro dei rifugiati e della ricostruzione? LA MIA PERSONALE RISPOSTA E': SI', tutte queste cose sono possibili e allontano ogni ipotetica soluzione.

L'ultima segnalazione, allora è per ERRC, che ha presentato una causa contro l'UNMIK (il contingente militare ONU) per la sua gestione quanto meno complice dell'emergenza rifugiati.

 
Di Daniele (del 11/01/2006 @ 16:25:34 in conflitti, visitato 2106 volte)
9 gennaio 2006

Aggiornamenti sulla vicenda del campo Rom contaminato in Kosovo-Metohija (Serbia e Montenegro), arrivano da Reuters AlertNet e dal Times di Londra.
Le circa 125 famiglie Rom rifiutano di lasciare il campo contaminato da piombo dove vivono da sei anni. Secondo Skender Gushani, un rappresentante della comunità, il sito dove dovrebbero collocarsi temporaneamente, prima della ricostruzione delle loro case, è a soli trenta metri da dove vivono. Bensì , loro vorrebbero tornare nelle loro case a Pristina e a Kosovska Mitrovica, dove vivevano sei anni fa, quando i terroristi albanesi kosovari hanno raso al suolo le loro case.
I rappresentanti delle comunità Rom dicono che accettando un'altra soluzione temporanea, significherebbe solo altri ulteriori ritardi per il ritorno alle loro case originarie."Ci siamo mossi abbastanza da un campo all'altro", dice Elizabeta Bajrami, "le Nazioni Unite dicono che rimarremo lì solo per sei mesi, ma noi non ci crediamo".
Nel Kosovo-Metohija, dall'entrata delle Nazioni Unite (giugno 1999), i terroristi albanesi kosovari hanno distrutto più di 7000 abitazioni di famiglie Rom, additandoli come collaboratori dei Serbi.La burocrazia e la generale inerzia delle Nazioni Unite e dell' O.N.U. nel Kosovo, hanno rallentato il piano di ricostruzione, ora appena iniziato.
Purtroppo le trattative rimangono sospese.
 
Di Fabrizio (del 23/07/2005 @ 14:12:57 in conflitti, visitato 2745 volte)

COMUNICATO STAMPA AMNESTY INTERNATIONAL
AI Index:    EUR 70/011/2005    (Public)
News Service No:     189
13 July 2005

Kosovo: Proteggere il diritto alla vita e alla salute

La salute di centinaia di Rom, Ashkali ed Egizi, attualmente rifugiati in un ex discarica di rifiuti tossici in Kossovo, è in serio pericolo. Dal 1999 sono sistemati nel terreno della compagnia mineraria Trepca a Zvecan, presso Mitrovica, dopo essere stati costretti ad abbandonare il loro quartere a seguito del conflitto. Nel sangue dei 531 adulti e bambini si sono registrati alti livelli di piombo.

Amnesty International ha inviato una richiesta alla missione ONU (UNMIK) e all'autogoverno provvisorio (PISG), perché si ponga rimedio alla seria minaccia che grava su questi tre gruppi minoritari. La mancanza di provvedimenti in tal senso è una violazione del diritto alla vita sancito dalle leggi internazionali.

Sian Jones, collaboratore di Amnesty International per Serbia e Montenegro (incluso Kossovo): "L'alta concentrazione di piombo nell'aria e nel terreno, come pure nel sangue della popolazione locale, erano provati dagli studi condotti ben prima del 1999. L'UNMIK era a conoscenza di questa situazione almeno dal 2000. In tutto questo tempo, niente è stato fatto per trovare una sistemazione altenativa".

In due rapporti del luglio e dell'ottobre 2004, la sezione di Pristina dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ammoniva che circa in un terzo dei bambini esaminati i livelli di piombo nel sangue erano inaccettabili e in 12 di loro erano addirittura eccezionali. Concludeva "Il caso è urgente. La vita e gli sviluppi futuri dei bambini sono a rischio".

L'alta esposizione all'inquinamento da piombo porta a disfunzioni circolatorie negli adulti e nei bambini a deficit nel sistema nervoso centrale, che possono degenerare in convulsioni, coma, sino al decesso. Anche bassi livelli di esposizione portano a una diminuzione delle facoltà intellettive, alle capacità di crescita e dell'attenzione.

Il rischio per la salute è progressivo e cumulativo. Ma si presume che allontanando i bambini dalla fonte di inquinamento, è possibile ridurre in qualche settimana del 50% l'avvelenamento da piombo.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha richiesto la rilocazione dei rifugiati nel campo. [...]

Amnesty International è conscia che nelle comunità di Rom, Ashkali ed Egizi si teme di essere continuamente spostati da un campo all'altro, senza possibilità di tornare alle proprie case. Sappamo anche che molti degli interessati sono stati informati completamente sui rischi che corre la loro salute.

Chiediamo quindi un'azione immediata per:

  • evacuare immediatamente il campo in una posizione più salubre;
  • assicurare la partecipazione della comunità alle decisioni da prendere;
  • controllo dei livelli di avvelenamento e sui conseguenti effetti;
  • attenzione alle donne incinte e ai bambini;
  • assicurare che la rilocazione dei rifugiati non comprometta il diritto alle loro residenze di prima della guerra;
  • assicurare che la rilocazione sia rispettosa dei diritti di vita, libertà, dignità e sicurezza;
  • fare in modo che il reinsediamento della comunità assicuri ai membri stessi possibilità di impiego.

Public Document
****************************************
For more information please call Amnesty International's press office in London, UK, on +44 20 7413 5566
Amnesty International, 1 Easton St., London WC1X 0DW.  web:
http://www.amnesty.org

For latest human rights news view http://news.amnesty.org  

 
Di Fabrizio (del 08/05/2005 @ 12:32:28 in conflitti, visitato 2294 volte)
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha misurato il livello di contaminazione nel campo per rifugiati di Mitrovica Nord. Sono già morte 27 persone per avvelenamento da piombo e altre 34 sono intossicate.
Il caso, sollevato a fine novembre 2004, è stato recentemente ripreso da diversi media, l'ultimo QUI.

Nonostante i recenti accordi per il ritorno dei rifugiati nei campi alle loro case, nel settore meridionale della stessa città, il rientro non potrà avvenire (sembra) che per la fine di quest'anno, anche se le condizioni sono tuttora da definire.

Nella gara che sembra essere iniziata tra i mezzi d'informazione, a chi descrive la situazione con maggior raccapriccio, si è aggiunta la Reuters.

Riferimenti:
Gruppo Kosovo_Roma_News
 
Di Fabrizio (del 09/12/2005 @ 11:54:37 in media, visitato 2506 volte)
da University of Wales, Newport  

30 novembre 2005

Premiate le immagini drammatiche dei Rom del Kosovo che stanno morendo nei campi profughi contaminati.

IvorPrickett004web

Ivor Prickett, studente e fotodocumentarista che ha vinto il Tom Webster Award

Ivor Prickett, ha ottenuto il prestigioso Tom Webster Award per le sue commoventi foto che mostrano la difficile situazione di dozzine di rifugiati interni, è il secondo studente della scuola d'arte, media e design di Newport a vincere quest'anno un premio tanto importante. Il mese scorso era toccato a Guy Martin che aveva ricevuto l' Observer Hodge Student Award 2005 per la sua relazione-progetto sull'enorme mole di traffico della strada tra Baghdad e Costantinopoli - lavoro che aveva partecipato anche al Tom Webster Award.

ivorKosovoPic02web

Le foto di Ivor sulle condizioni del campo di Kabbare

“Sono molto contento di aver vinto questo premio,” ci ha detto Ivor (22 anni) che ha passato cinque settimane in Kosovo per le fotografie che ha adoperato per una ricerca del suo corso. “Per me è importante questo riconoscimento, il primo da un ente esterno all'Università, e mi rassicura sulle ragioni del mio lavoro e sul futuro che mi prefiggo nel fotogiornalismo."

“Quella del Kosovo è stata la prima guerra di cui ho avuto coscienza quando ero più giovane e mi ha sempre interessato. Quando ho letto di questa gente che viveva nei campi rifugiati costruiti su terreni contaminati, ho sentito che dovevo andare e raccontare quella storia. Sono rimasto schoccato dalla scoperta di bambini zingari sotto i sei anni di età, esposti a quei livelli di radiazioni e che tutti potrebbero morire presto o soffrire di danni irreparabili al cervello."

ivorKosovoPic03web

Durante la sua prima visita al campo, Ivor è stato con Vebbi (foto sopra) e la sua famiglia. Al ritorno, Ivor ha scoperto che Vebbi nel frattempo era diventato l'ultima vittima della contaminazione del campo

Ivor andò al campo di Kabbare dove vivevano 60 Rom dispersi interni, e scattò oltre 2000 foto, e ne presentò 12 alla giuria del premio, sponsorizzato dall'agenzia fotografica Impact di Londra.

 

“Il campo, costruito dalle Nazioni Unite e dall'OMS, si trova dove una volta c'erano miniere di zinco ed è contaminato da piombo che lentamente sta avvelenando gli occupanti. Sinora, circa 35 persone sono morte prematuramente in circostanze inaspettate.”

Durante la sua seconda visita al campo, Ivor scoprì tragicamente che il capofamiglia che l'aveva ospitato la volta precedente, era tra le ultime vittime.

 

A DESTRA: Per Ivor si è trattato di un problema di coscienza fotografare il funerale di Vebbi, ma ho sentito di doverlo fare per ricordare al mondo la sofferenza dei Rom.

KosovoPic01web

“Rimasi shoccato scoprendo che Vebbi, aveva solo 27 anni, era morto per un tumore al cervello,” dice Ivor. “Avevo vissuto con lui e la sua famiglia, erano in cinque in una stanza, quando andai la prima volta a scattare foto. Fu un momento doloroso - avevo convissuto con quella famiglia e stavo riprendendo il funerale di Vebbi, ma dovevo raccogliere quella testimonianza. Come fotogiornalista avevo il dovere di documentare e raccontare."
ivorKosovoPic04web

Queste foto sono state recentemente pubblicate su Foto8, una rivista che ospita il meglio del fotogiornalismo. Il premio di £1000 ha permesso a Ivor di dedicarsi al suo prossimo progetto - sui fuorilegge cercatori d'oro in Mongolia.

 

"Ho letto che dopo la caduta del comunismo, si è scoperto che là c'erano filoni auriferi. Questa gente, che si autonomina Ninjas, scava senza permessi e spesso ci sono dispute tra loro e le forze di sicurezza. Non ci sono soltanto poveracci, ma anche docenti e impiegati, tutti quelli che con la caduta del comunismo hanno perso la loro pensione. L'unico futuro per loro e le loro famiglie è trovare trovare dell'oro."

 

A SINISTRA: Questo ritratto del padre di Vebbi subito dopo il funerale è tra le fotografie pubblicate dalla rivista internazionale Foto8

Ivor dice di dovere il suo successo al corso della Newport’s University. "Studiare fotogiornalismo è stata la cosa migliore della mia vita. I miei tutors mi hanno influenzato profondamente e mi hanno guidato negli ultimi tre anni."

Commentando il successo dei due studenti che hanno ottenuto un premio quest'anno, Pete Davis, il coordinatore del corso, afferma: "Il Tom Webster award per giovani studenti di fotografia è diventato uno dei più prestigiosi oggi in GB. Gli standards sono alti, ed eccellere con due studenti è un indiscutibile traguardo"

A DESTRA: Gli studenti Ivor Pricket (a destra) e Guy Martin entrambe premiati quest'anno

GuyMartinIvorPrickett03web

"Tanto Ivor che Guy sono un esempio di ciò che motiva i giovani fotografi. Interesse e passione per la ricerca e comprensione degli eventi nazionali e mondiali, assieme ad iniziativa e capacità di testimoniare, per produrre immagini forti che comunichino le loro idee ad una vasta audience. Sono certo che tutti e due faranno parte in futuro di un grande gruppo mondiale di studenti impegnati ai più alti livelli nelle varie aree della fotografia."

 

Notes for Editors: 

Il Tom Webster Award è patrocinato da Impact Photos ed è intitolato alla memoria di un fotogiornalista morto nel 1994 all'età di 24 anni. Il premio si prefigge di offrire a giovani fotogiornalisti di iniziare o continuare progetti specifici. I vincitore riceve un premio di  £1000 e la segnalazione di Impact Photos. E' riservato a fotografi di età inferiore a 29.

 
Di Daniele (del 08/12/2005 @ 11:07:24 in casa, visitato 2402 volte)
Rom kosovari lasciano campo tossico delle Nazioni Unite.
Centinai di Rom che hanno passato sei anni in un improvvisato campo kosovaro contaminato dal piombo, devono essere trasferiti in nuove case.

Dalla campagna di bombardamento della Nato nel 1999, i 560 Rom hanno vissuto vicino a una vecchia fonderia di piombo a Mitrovica.

_41083418_afp_mahalla203

Il contingente francese della forza di pace ha iniziato la bonifica

La Svezia donerà 320.000 € per aiutare i Rom, la stessa somma donata dalla Germania.

Ora le autorità sperano di traslocare i Rom in un nuovo accampamento prima della fine dell'anno.

Rimarranno lì fino a quando i lavori di ricostruzione delle loro case originali, nella zona attorno a Mitrovica, non saranno terminati nel 2006.

I Rom furono costretti ad allontanarsi dalle loro case vicino alla mahala, dall'etnia albanese che li consideravano collaboratori dei serbi, alla fine del conflitto del 1999.

Emergenza medica.
"Queste persone sono state allontanate dalle loro case e hanno vissuto negli ultimi sei anni in un terreno abbandonato e nessuno si interessa veramente di loro," ha detto Per Byman, direttore dell'associazione umanitaria svedese sul sito web BBCNews.
I lavori dovrebbero iniziare la settimana prossima sulle case provvisorie su una ex base militare francese, ha detto il signor Byman.

Lo scopo è di trasferire i Rom lontano dalla fonderia di piombo, accusata per una serie di problemi di salute, specialmente fra i bambini.

_40621100_serbia_kosovo_map203

"I bambini nascono con disfunzioni, con arti mancanti ecc.," ha detto il signor Byman.

"Ora speriamo che la loro qualità di vita possa migliorare."

Una volta trasferiti, i Rom avranno accesso all'acqua calda, all'elettricità, formazione professionale e assistenza medica.

I livelli dell'avvelenamento da piombo fra i i Rom nei campi di Zitkovac, Kablare e Cesmin Luq sono attualmente qualificati come "un'emergenza medica acuta" dalle autorità mediche americane.
SEE ALSO:
Toxic camp angers Kosovo Roma
13 Jun 05 | Europe
Germany returns Kosovo refugees
19 May 05 | Europe
First Roma MEP on a mission
11 Jan 05 | Europe
UK 'discriminated against Roma'
09 Dec 04 | UK Politics
A rare celebration of Roma culture
20 Aug 04 | UK Politics
Roma return to Serbian neglect
13 Jan 04 | Europe
RELATED INTERNET LINKS:
WHO
The BBC is not responsible for the content of external internet sites

 
Di Fabrizio (del 03/11/2006 @ 10:35:25 in Italia, visitato 2086 volte)

Da l'Espresso - Trentino

«Sulle microaree serve maggior convinzione: c’è un progetto pronto da un anno e mezzo»
«Coi nomadi la repressione non porta a nulla»
Chiara Zomer

Nucleo speciale dei vigili urbani: critico Magagni, operatore al campo dei Lavini

ROVERETO. «Con la repressione non si ottiene nulla. E l’esperienza di questi vent’anni dovrebbe avercelo insegnato: non è un caso se ora il problema del campo ci è scoppiato in mano». Gianluca Magagni, volontario di Aizo nonché operatore al campo nomadi dei Lavini, non approva il progetto dell’amministrazione di istituire un nucleo speciale di polizia municipale specializzato nella repressione dei campeggi abusivi. L’amministrazione - osserva - meglio farebbe a pensare a soluzioni strutturali. Magari cominciando da quelle microaree allo studio da due anni.
L’obiettivo finale sembra essere quello. Sia l’assessore Giovanni Spagnolli sia il sindaco Guglielmo Valduga l’hanno detto più volte: eliminare il campo dei Lavini e puntare sulle micro aree. Campi cioè dati alle diverse famiglie di Sinti perché ci vivano secondo usanze e tradizioni della loro cultura.
Ma se l’obiettivo sembra chiaro, ad esserlo meno sono i tempi e i modi. Perché la giunta ha l’aria di volerci andare con i piedi di piombo - comprensibile: è anche una questione di consenso popolare - ma intanto gli zingari aspettano. Ed escono sempre più spesso dal campo: «Come Aizo abbiamo consegnato alla Provincia il progetto sulle micoraree un anno e mezzo fa, in tempo perché non si arrivasse all’attuale stato di emergenza - spiega Magagni - ma ora è necessaria un’azione più incisiva. Ed è possibile: in altre realtà le microaree esistono da 18 anni. Nella zona di Modena, per esempio, funzionano bene. Ma prima di tutto dobbiamo fermarci un attimo e chiederci quali sono i frutti di 20 anni di legge sugli zingari. Con il Comune abbiamo avviato un tavolo di lavoro. Ci auguriamo possa portare a qualcosa in tempi più ragionevoli rispetto a quelli della Provincia».
Rimangono, è ovvio, i problemi legati all’integrazione. Distribuire i Sinti sul territorio vuol dire metterli a contatti con la popolazione. E non è detto vengano accolti a braccia aperte: «Dipende. Il progetto casa ha funzionato bene - continua Magagni - Le difficoltà erano legate alla mentalità dei nomadi, che vanno seguiti nel pagamento delle utenze, per esempio, che non appartiene alla loro cultura. Ma non ci sono stati contrasti con il vicinato. Certo, c’è una fatica nel progresso, che pesa su entrambe le popolazioni. Ma non è detto che i Sinti debbano vivere tutti in città. Perché non coinvolgere i diversi comuni della Vallagarina? L’integrazione in un piccolo centro può essere anche facilitata dal controllo sociale che, a differenza delle città, c’è nei paesi».
Quel che è certo, secondo Magagni, è che il campo non può più essere considerato un’opzione: «E’ una realtà dove è impossibile una crescita e dove è più facile che nascano devianza e disagio. Queste sono persone che, dopo le medie, vivono solo tra loro, con problemi di analfabetismo di ritorno gravi. E’ un luogo dove li abbiamo costretti noi a vivere, non è una loro scelta, benché l’Unione Europea abbia più volte bacchettato l’Italia invitandola a dare a questa gente dignità abitativa».

(02 novembre 2006)

 
Di Fabrizio (del 07/09/2006 @ 10:10:34 in Europa, visitato 1994 volte)

NEW YORK, 1 settembre 2006 - L'ex inviato delle Nazioni Unite in Kosovo ha accolto con favore l'inizio del trattamento medico delle Persone Disperse Internamente (IDPs) che soffrono di avvelenamento da piombo (vedi ndr.) nella parte nord della provincia.

Il Kosovo, [...] porta ancora le cicatrici della guerra tra Kosovari albanesi e serbi di sei anni fa.

Durante il suo primo giorno di insediamento, Joachim Rucker, inviato speciale dell'ONU e a capo dell'Amministrazione Provvisoria UNMIK, afferma che a partire da oggi l'Organizzazione Mondiale della Sanitàè in grado di fornire trattamento medico agli IDPs trasferiti in campi raccolta dell'ONU più salubri.

Circa 600 IDPs, Rom, Ashkali ed Egizi sono stati trasferiti dall'inizio dell'anno al campo Osterode dai campi contaminati dal piombo: Cesmin Lug/Llugë, Žitkovac/Zitkovc,e Kablare/Kablar. Gli ultimi due campi son già stati chiusi, rimangono 148 persone a Cesmin Lug/Llugë.

Rucker ha salutato quanti hanno concordato il trasferimento a Osterode per la salute dei loro figli, mentre è iniziata la ricostruzione delle loro case nella Mahala di Mitrovicë/a nel Kosovo settentrionale.

"E' stato un capitolo doloroso nella storia degli IDPs coinvolti, sbattuti in campi non igienici e in condizioni di sopravvivenza estreme" ha detto, facendo appello a quanti sono ancora a Cesmin Lug/Llugë perché si trasferiscano a Osterode appena possibile.

L'UNMIK ha agito in cooperazione con l'Alto Commissariato per i Rifugiati e World Health Organization (WHO), il Fondo ONU per l'Infanzia, assieme a diverse OnG.

Gli esperti della sanità affermano che i bambini sono particolarmente vulnerabili all'inquinamento da piombo. Subito dopo che i Rom erano stati "alloggiati" in quei campi, l'ONU aveva fatto la scoperta che si trattava di aree contaminate. I rapporti della missione ONU e di WHO del 2000, richiedevano l'immediata rimozione di quanti fossero accampati lì.

Prima che fosse inaugurato quest'anno, Osterode era stato ripulito ed organizzato dall'UNMIK, e testato dagli esperti di inquinamento. Ai nuovi residenti è stato offerto quanto dei loro beni non hanno potuto portare dai campi di provenienza, perché contaminato e sono state anche create opportunità di lavoro.

Molti degli IDPs provengono dalla Mahala andata distrutta nel 1999, quando le truppe ONU cacciarono le forze Yugoslave, in una situazione complicata di abusi e conflitti tra Serbi, Albanesi ed altre comunità etniche. Fu allora creata l'UNMIK in seno al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, per amministrare la provincia.

Per quanto il Kosovo sia tecnicamente parte della Serbia, solo il 5% della [rimanente] popolazione è Serba, mentre il 90% è Albanese. Protetti dall'UNMIK, i Serbi vivono in enclave circondate da Albanesi.

La fonte maggiore di inquinamento a Mitrovicë/a è la miniere di Trepca, costruita nel 1927. La fonderia accanto a Zvecan aprì nel 1939. La fonderia e tre enormi dighe concentrano l'inquinamento in quell'area specifica di Mitrovicë/a.

La fonderia venne chiusa nel 2000 per ridurre i rischi sanitari dell'inquinamento. Ma il piombo presente nell'ambiente non si annacqua col tempo, rimane nel suolo, nell'acqua, nella polvere e nel cibo. Le dighe rilasciano costantemente i resti del piombo, e l'inquinamento viene portato dal vento verso Mitrovicë/a, Zvecan e le aree adiacenti

Hana Klimesova,, psicologa e volontaria ONU, ed Elizabeth Morfaw, Coordinatrice Della Valutazione Di Rischio per la Salute hanno elaborato con la WHO una ricerca sull'impatto da esposizione al piombo della salute dei bambini.

"Ci siamo focalizzati sui bambini tra i 24 e 36 mesi di età, quelli nati dopo la chiusura della fonderia, la maggior fonte di inquinamento a Mitrovica. Se il pericolo è finito, come piace pensare ai residenti nell'area, questi bambini non dovrebbero mostrare livelli significanti di piombo nell'organismo" spiegano.

L'organismo assorbe il piombo attraverso bocca, naso e pelle. Le madri esposte al piombo possono contaminare i feti attraverso la placenta oppure i neonati tramite l'allattamento.

"Il 99% del piombo assorbito da un adulto viene espulso attraverso l'urina e le feci, ma solo il 32% del piombo assorbito da un bambino viene espulso," spiega Klimesova.

"Inoltre, spesso mettono le mani in bocca dopo aver giocato con la terra, entrando così in contatto più diretto col piombo presente al suolo o nella polvere," dice Morfaw.

I risultati dell'inquinamento da piombo: danni al cervello e ai nervi, alterazione del linguaggio, problemi uditivi, detrimento dell'abilità mentale e delle capacità cognitive, riduzione della crescita, alta pressione, iperattività e atteggiamento antisociale, tra gli altri.

L'OnG Refugees International accusa l'UNMIK di aver aspettato oltre un anno, prima di trasferire gli IDPs dai campi contaminati. Per questo, è stato necessario muovere i legislatori e i diplomatici USA [...]

"Gli standards per l'industria mineraria devono essere fatti propri dall'UNMIK e dai futuri governi," continua Refugees International.

Ad agosto 2005, la Commissione Indipendente per Miniere e Minerali concesse il permesso di riaprire 18 miniere, incluse 5 a Trepca, che sono sospette dell'inquinamento nei campi. Riapertura che ha significato promesse di sviluppo economico ad una popolazione che per il 70% è disoccupata. Nel 1980 le miniere impiegavano 20.000 addetti e rappresentavano il 70% del fatturato minerario Yugoslavo.

Refugees Internation vuole richiamare la Banca Mondiale e l'Agenzia Europea per la Ricostruzione ad impegnarsi per una bonifica complessiva dei siti a Mitrovica Nord, come previsto nel rapporto UNMIK a novembre 2000.

Questions or Comments:
news@ens-news.com

Copyright Environment News Service (ENS) 2006. All Rights Reserved.

Fonte: Kosovo_Roma_News

 
Di Fabrizio (del 07/06/2007 @ 10:04:02 in conflitti, visitato 2579 volte)

Da Kosovo_Roma

Cari amici di roma-kosovoinfo, questi gli aggiornamenti sul nostro sito
News

04 Giugno 2007
Amnesty International "estremamente preoccupata" sui ritorni forzati in Kosovo
Nel suo rapporto, Amnesty International (AI) ammonisce sui ritorni forzati delle minoranze etniche in Kosovo. L'organizzazione è "estremamente preoccupata" su come alcuni stati europei stiano preparando deportazioni in Kosovo, anche se il conflitto politico sullo status della provincia può portare a rinnovate violenze, secondo AI. "Sinora, né l'UNMIK (l'Amministrazione ad Interim ONU) né l'attuale PISG (Istituzioni Provvisorie di Auto Governo) sono state capaci di garantire un sicuro sviluppo in cui i membri delle minoranze possano ritornare in sicurezza e dignità", dice AI. Secondo sue stime, dal luglio 1999 oltre 235.000 Serbi, Rom e membri di altre minoranze etniche hanno lasciato il Kosovo. Solo il 6% ha fatto ritorno. Il rapporto completo è disponibile nella sezione "Documenti":
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option= com_content&task=view&id=22&Itemid=35#Forced% 20Returns

28 Maggio 2007
L'ONU continua ad ignorare la richiesta di giustizia per i Rom kosovari
A nome dei 158 Rom IDP (Persone Internamente Disperse) il Procuratore Dianne Post ha compilato un reclamo contro l'ONU nel febbraio 2006. Dalla distruzione dell'insediamento a Mitrovica sud nel luglio 1999, i Rom vivono in campi, costruiti su terreni altamente contaminati. I campi hanno continuato ad esistere sino all'aprile 2006, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, nonostante fossero riportati livelli estremi di contaminazione da piombo. Dianne Post chiede supporto, dato che sinora l'ONU non ha risposto al reclamo.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option= com_content&task=view&id=131&Itemid=1

24 Maggio 2007
Rapporto 2007 di Amnesty International: Discriminazione sulle minoranze in Kosovo
Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, che copre lo stato dei diritti umani in 153 paesi, le minoranze etniche continuano a fronteggiare serie discriminazioni nella provincia serba del Kosovo. Atti di violenza che sono motivati da odio etnico sono difficilmente perseguiti, il numero di quanti hanno fatto ritorno in Kosovo rimane basso. Quanti sono stati rimpatriati a forza dagli stati membri EU non ricevono supporto dalle autorità pubbliche, critica AI.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option= com_content&task=view&id=133&Itemid=1&lang=en

Media

AFP: Roma minority demands to be part of Kosovo status negotiations, 29.5.2007
http://www.dzeno. cz/?c_id= 14462

"Building a new beginning - The return to Roma Mahala", in: UNMIK, Focus Kosovo, March 2007.
http://www.unmikonl ine.org/pio/ fokus_kosovo_ eng.htm

Documenti

Amnesty International: Kosovo (Serbia). No Forcible Return of Minorities to Kosovo, Maggio 2007.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option= com_content&task=view&id=22&Itemid=35&lang=en#Forced% 20Returns

 
Di Fabrizio (del 05/03/2007 @ 10:03:35 in conflitti, visitato 2762 volte)

Da Kosovo_Roma

TRANSITIONS ONLINE: by Jessica Meyers - 26 February 2007 (* riassunto lunghetto - meglio leggerlo offline)

MITROVICA, Kosovo - Saffet Ramic ha imparato dai tempi della guerra a viaggiare con un cacciavite.

In una polverosa strada di Mitrovica, tira il suo carro a lato della strada. Poi tira fuori il cacciavite dalla sua tasca destra. Svita le targhe con la registrazione del Kosovo e le pone all'interno.

"Così i Serbi non ci uccidono" dice semplicemente. E' concesso girare senza targhe in questa parte della città, visto che le targhe del Kosovo qui non sono accettate. Dopo diversi posti di blocchi, quando il carro torna in territorio albanese, riavvita le targhe.

"Così gli Albanesi non ci uccidono" dice Ramic, 30 anni, rivelando con la sua pelle color bronzo di non essere Serbo od Albanese, ma uno dei circa 30.000 Rom che sono parte dei 2 milioni di popolazione del Kosovo..

In una regione dove ad otto anni dal conflitto tra le forze serbe e gli Albanesi del Kosovo le tensioni etniche rimangono alte, Ramic naviga tra due mondi chiaramente definiti, anche se non appartiene a nessuno dei due. Come le targhe del furgone, Ramic svita ed avvita la sua identità secondo la necessità e convenienza.

Molti dei 150.000 Rom finirono in mezzo al conflitto del 1998-1999, quando erano considerati dagli Albanesi collaborazionisti dei Serbi, mentre l'armata serba li sgomberava dai villaggi dei kosovari albanesi. A migliaia finirono nei campi temporanei, dove sono tuttora. Oltre 120.000 lasciarono il paese prima dell'intervento NATO e della sconfitta dei Serbi, con il successivo protettorato ONU in Kosovo.

Come risultato del conflitto, molti Rom -termine a cui vanno aggiunti gli Askali di lingua albanesi e quelli che si chiamano Egizi - hanno adattato la loro identità per sopravvivere. Anche se Ramic si considera Rom, in qualche caso è più sicuro per lui dichiararsi Askali.

Rimane incerto quando la regione riguadagnerà abbastanza stabilità perché Ramic possa dichiararsi senza problemi e i Rom facciano ritorno alle loro case.

Si attende quest'anno un accordo finale, secondo il quale il Kosovo diventerebbe uno stato indipendente, un trionfo per gli Albanesi, ma una perdita devastante per i Serbi. In una terra dove tutti rincorrono una loro identità, i Rom - senza nazione e coesione - vivono sul punto di rottura. Molti chiedono soltanto di tornare a casa.

STORIA RIVISSUTA

Con l'indipendenza e possibili ulteriori violenze. i Rom sono impauriti, disillusi e stanchi di essere in mezzo ad una guerra che non gli appartiene. Per questa minoranza, lo status del Kosovo è solo un'altra occasione per vuote promesse ed ulteriori dispersioni.

Ramic annuisce ad un uomo in uniforme blu. Rallenta il furgone e si prepara a parlare albanese. Se il poliziotto è un Albanese, oggi Ramic sarà Askali. Il poliziotto guarda i documenti e riconoscendo la pronuncia di Ramic, gli si rivolge in serbo. Il Rom risponde con un sospiro trattenuto.

Diversi kilometri più tardi, il carro si ferma di fronte al ponte che connette la Mitrovica settentrionale alla sua controparte albanese del sud. "Non voglio andare da quella parte," dice Ramic guardando la simbolica divisione sul fiume Ibar. Parcheggia a diversi metri dal ponte ed aspetta.

Situata nella parte più settentrionale del Kosovo, il confine con la parte serba di Mitrovica è considerato una delle aree più a rischio violenza. In una città dove una divisione tangibile separa un'etnia dall'altra, tanti i Serbi a nord che gli Albanesi a sud, sono particolarmente sensibili sulle conseguenze della possibile indipendenza del Kosovo.

PRESI IN MEZZO

"Noi siamo il ponte ed ognuno ci passa sopra," dice un altro Rom, Dzafer Micini, 38 anni, seduto sul pavimento della sua casa di tre stanze a Kosovo Polje. Ricorda le rovine fumanti delle case dei suoi vicini, quando cinque anni fa gli Albanesi attaccarono la città.

Il villaggio è un obiettivo sensibile a causa della grande battaglia che nel Medio Evo vide l'esercito ottomano sconfiggere i Serbi, un evento che tuttora genera passioni nazionaliste tra i Serbi. I musulmani Albanesi sono visti come discendenti dell'oppressore Turco. L'enclave serba conta circa 15 famiglie Serbe e cinque case Rom. Micini teme che gli Albanesi vogliano bruciare il villaggio a predominanza serba e sta disperatamente cercando di vendere casa. Come molti Rom, d'altronde, non ha i documenti giusti per farlo.

"Non possiamo essere agnelli tra i lupi," dice, gettando uno sguardo al suo figlio più giovane che gioca con le decorazioni festive in un angolo. La nera stufa a legna riscalda la stanza vuota, illuminata dalla luce elettrica. Dice che si preoccupa di mandare i suoi figli al mercato. "Albanesi e Serbi sono falsi. Quando hanno bisogno di noi per combattere ci dicono fratelli. Se no, dicono 'Zingari, andatevene.'"

Micini è stato fortunato. Scappato in Serbia durante la guerra, la sua casa era una delle poche ancora in piedi quando ritornò al villaggio un anno dopo.

Quando ci furono i disordini nel marzo 2004, Micini non era a casa. Era a Pristina con diversi altri parenti maschi. Non poteva tornare da sua moglie e dai figli a Kosovo Polje, distante 12 kilometri e non vuole rivivere quel senso di impotenza per la terza volta. Se i Serbi che popolano il villaggio saranno forzati ad andare, dice, ai Rom non rimarrà altra scelta che partire pure loro.

Molti Rom ora vivono nelle enclave serbe, piccoli villaggi persi nel Kosovo dove il cirillico prende il posto dell'alfabeto latino usato dagli Albanesi. Durante il brutale decennio di Slobodan Milosevic che restrinse la libertà dei Kosovari albanesi, persino i Rom avevano diritti non concessi all'etnia albanese, che costituiva circa il 90% della popolazione.

Quando la Missione ONU in Kosovo (UNMIK) prese il controllo della provincia e stabilì un governo provvisorio guidato dai Kosovari albanesi dopo la guerra, i Rom si ritrovarono dispersi e disprezzati, incapaci di costituirsi come gruppo che rivendicava i propri diritti. Divenne soltanto marginalmente più sicuro identificarsi come Askali di lingua albanese.

In una regione popolata da Rom che si dichiarano Askali, la guerra e le continue violenze hanno creato una variazione nell'auto-definizione. Ora ne i Rom ne gli Askali sono realmente al sicuro. Tutti subiscono le conseguenze della guerra.

"Molti sono diventati Askali durante la guerra" dice Akif Mustafa, 48 anni, un Rom dell'enclave serba di Plemetina. Disegna un cerchio nell'aria. "Questo è il circolo del pane. Il pane si sta rompendo in pezzi," dice, simbolizzando la creazione dei Rom, Askali ed Egizi. "Ma, vedi, è solo del pane spezzato. Siamo tutti Rom e siamo sempre i più poveri."

INTOSSICAZIONE E RILOCAZIONE

I Rom sono il gruppo di minoranza più povero del Kosovo, agli ultimi posti nella scolarizzazione e col più alto tasso di disoccupazione. Oltre un terzo vive in estrema povertà, paragonato al 4% dei Serbi e al 13% degli Albanesi, secondo un rapporto del Programma di Sviluppo ONU.

Con pochi soldi e nessun posto dove andare, molti non hanno potuto lasciare la regione dove le loro case sono state date alle fiamme nel 1999. Quanti non hanno potuto andare in Germania o scappare in Serbia sono finiti nei campi ONU. Otto anni dopo, la maggior parte è ancora lì.

"Per gli Zingari è peggio adesso che durante l'Olocausto" dice Paul Polansky, fondatore della Fondazione dei Rifugiati Rom del Kosovo e studioso amatoriale dei Rom. Polansky recentemente ha condotto 100 interviste orali a Rom sopravissuti all'Olocausto e dice che l'attuale situazione per i Rom del Kosovo è una pari atrocità.

In nessun altro posto la sofferenza dei Rom in Kosovo è più evidente che nel campo per rifugiati inquinato dal piombo nella parte nord di Mitrovica.

Uno di loro, Cesmin Lug, si trova al limite della parte serba di Mitrovica. Cumuli di metallo, da cui ha origine il piombo, percorrono il campo di baracche di latta.

La casa di Sebiha Bajrami è dipinta di rosa e giallo. All'interno, due donne lavorano una pasta e la pongono sulla stufa che riscalda le due stanze. La loro è una delle 40 famiglie che hanno scelto di vivere nel campo contaminato, invece che nel nuovo campo dall'altra parte della strada. Chiamato Osterode, è la soluzione ONU alla contaminazione da piombo nei tre campi per i dispersi interni (IDP).

"A Cesmin Lug c'è inquinamento da piombo e a pochi metri c'è Osterode, ma è lo stesso" dice Bajrami, 35 anni, che non crede alle assicurazioni delle autorità che il campo di Osterode sarebbe più salubre. "Al limite a Cesmin Lug abbiamo l'acqua ed è più pulito, perché c'è meno gente e vengono fatte le pulizie." Nel campo ci sono attualmente 166 persone, comparate ai 43 di Osterode.

Lo scetticismo di Bajrami nasce anche dal fallimento dell'UNMIK nel recepire le preoccupazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) sui livelli dell'inquinamento nel 2000. La WHO ha ripetuto che l'esposizione all'aria, all'acqua e al cibo, porta a danni irreversibili al cervello. Le conseguenze sono più profonde per i bambini.

Bajrami, che è anche una giornalista rom per la locale stazione radio serba, ha contribuito alla creazione di un'organizzazione femminile che produce tovaglie e tessuti. [...] Ma la situazione interna non varia.

"Questo sarebbe il nostro quarto campo e siamo stanchi di tutti i campi," dice. "Vogliamo tornare alle nostre case, non Osterode."

Qui non è più salubre e sicuro. Quando Bajrami deve avventurarsi nella parte sud di Mitrovica, prende determinate precauzioni. Non si riferisce mai a se stessa come Rom e parla solo albanese.

Una volta, ricorda, fu accostata da un Albanese che aveva riconosciuto il suo nome. Era lei la ragazza che leggeva le notizie in serbo, le domandò. "Sì," rispose. "Sono la schiava che legge le notizie di altre persone. Trovami un altro lavoro da fare."

Bajrami spera un giorno di aprire una stazione radio rom, una che suoni musica rom tradizionale e si occupi di politica dei Balcani. Ma prima, come tutti nel campo, vuol fare ritorno a casa.

IL CICLO DELLA DIMENTICANZA

Una barriera con un pesante cancello, separa Bajrami e il resto di Mitrovica da Osterode, il nuovo campo dichiarato dall'UNMIK "libero da inquinamenti".

Una guardia albanese osserva dal suo piccolo chiosco. Riconoscendo il camion bianco della Norwegian Church Aid, apre il cancello senza le solite procedure e domande. La OnG norvegese ha preso in carico la gestione del campo, una serie di baracche bianche e un edificio più alto.

Nonostante i colori vivaci dei vestiti e delle tovaglie, il campo ha l'influsso austero di una base militare francese. L'asfalto sostituisce il fango dall'altra parte del cancello.

I genitori accompagnano i bambini verso il presidio sanitario, un edificio di due stanze. Qui è iniziato il trattamento per quanti hanno sintomi di avvelenamento da piombo. La porta seguente, su una lavagna sono scritti "cane" e "gatto", qui c'è la scuola. Poi una scala conduce al centro femminile, dove si insegna igiene. Nonostante questi servizi, gli abitanti ripetono che quella non è casa loro.

"Non è cambiato niente," dice Skender Gusani, leader dei campi di Osterode, Cesmin Lug e Leposavic. "Quando la gente si è spostata a Osterode, ci furono promesse tante cose e niente è cambiato. Ci hanno promesso acqua corrente ed elettricità per tutte le 24 ore, e riscaldamento. Qui l'inquinamento è migliore, ma i bambini sono ammalati per le condizioni di vita."

Hasan Kelmendi, manager del campo per la Norwegian Church Aid conferma che la pressione dell'acqua è inconsistente e lo stesso vale per l'elettricità, ma questa è la situazione che vige in tutta Mitrovica. "Posso dire che la situazione a Osterode è migliore degli altri campi," aggiunge indicando i servizi igienici e la lavanderia.

Ad ogni famiglia è assegnato una piccola stufa elettrica, che serve a poco quando manca la corrente, dice Gusani, che poi descrive le situazioni in cui si accende un piccolo fuoco sul pavimento per scaldarsi.

Sono stanchi di vagare tra campi, regolamenti e cancelli. "Viviamo come animali," dice Gusani. "La sorveglianza controlla ogni nostra cosa. E' come vivere in un campo di concentramento."

Neville Fouche, coordinatore della Roma Task Force dell'UNMIK, dice che i cancelli sono più per la sicurezza che per ostruzione. Permettono all'agenzia di controllare che entra nel campo. Poi Fouche ritiene che bruciare le batterie, da cui estrarre il piombo, peggiora il problema dell'inquinamento dei campi.

Poi sottolinea che il nuovo campo di Osterode, che riunisce tre campi in uno, è una soluzione temporanea. "Non abbiamo intenzione di renderlo permanente," dice. "Questo è soltanto un centro di transito per condizioni mediche". Aggiunge che la meta ultima è il ritorno degli abitanti alle loro case.

IN MEZZO DA QUALCHE PARTE

Il suono gutturale delle sillabe tedesche collide con il tono lirico del romanes mentre Feruz Jahirovic apre la porta e saluta la sua famiglia, una delle nuove nel campo. A differenza di Jahirovic, che ha passato otto anni nei campi, nove membri della sua famiglia hanno vissuto gli ultimi 15 anni a Munster, Germania. Si dividono due stanze in un edificio di mattoni rossi.

Quella di Jahirovic è una del crescente numero di famiglie che hanno perso lo status di rifugiati all'estero e sono state forzate al ritorno. Il Consiglio d'Europa stima che oltre 1.000 Rom siano stati rimandati in Kosovo. Centomila, la maggior parte dalla Germania, sono a rischio di ritorno forzato. E' difficile per quei bambini interagire con i loro coetanei, dato che questi nuovi arrivi sono cresciuti in Germania e parlano tedesco. Arrivati ad Osterode un anno e mezzo fa, anche loro hanno lasciato una casa.

"Avevano una vita come altri ragazzi in Europa," dice Jahirovic, scuotendo la testa e guardando i nipoti, che parlano l'inglese meglio del serbo. "Ora che faranno? Cosa faremo?"

Il ritorno dei rifugiati ha aumentato la pressione sulle autorità internazionali per trovare un posto dove i Rom possano vivere. A Mitrovica, si stanno costruendo nuove case, al posto delle rovine.

Sono per quanti una volta vivevano nel quartiere rom.

Dal suo punto di vista Jahirovic guarda le nuove case che sorgeranno accanto al fiume Ibar a Mitrovica sud. Si ricorda di quando suo fratello aveva stanze spaziose, prima che una delle più ricche e vasta comunità rom fosse distrutta.

99 famiglie hanno fatto richiesta per 48 appartamenti, ma Jahirovic non è nella lista. Ha nove bambini, più di ogni altro ad Osterode. Il 70% degli occupanti di Osterode proviene dal quartiere rom dall'altra parte della città. Jahirovic invece viveva in un villaggio vicino che è stato dato alle fiamme [...]

"Dove andremo, a vivere per strada?" chiede riferendosi al 30% degli abitanti del campo che non sono originari del quartiere che una volta aveva 8.000 abitanti. Il Consiglio dei Rifugiati Danese si èimpegnato a ricostruire le case di quanti siano in possesso della documentazione adeguata che certifichi che vivevano nel quartiere di Mitrovica sud. Norwegian Church Aid intende costruire le case anche per quanti non hanno documentazione, ma questa iniziativa appare più incerta.

"In quanto minoranza, non mi importa chi comanderà in Kosovo. Mi interessano la libertà di lavorare, la sicurezza ed i miei bambini," dice Jahirovic guardando la recinzione del campo.

IL PROSPETTO DEL RITORNO

Sino all'anno scorso, l'unica evidenza di quel quartiere erano resti di pareti di mattoni e muri sbriciolati. [...] La ricostruzione della Fabricka Mahala - mahala è un termine turco per "quartiere" che ha lo stesso significato tanto in serbo che albanese - è il più grande progetto di ritorno dei Rom mai intrapreso nei Balcani, dice Fouche.

Per quanti faranno ritorno alla mahala, la sua posizione a Mitrovica sud significa un cambio di servizi e linguaggi. Quanti vivono nei campi ricevono i servizi sociali dal governo serbo ed anche i bambini frequentano le scuole serbe. Quanti faranno ritorno alla mahala dovranno andare nelle scuole albanesi e non riceveranno più aiuti dalla Serbia. Con queste incertezze alcuni Rom, come il loro leader Gusani, rifiutano di tornare nel loro vecchio quartiere.

"Mio figlio sarà in grado di continuare la scuola?" chiede Gusani esprimendo una preoccupazione di molti nei campi. "Avrò libertà di movimento da casa mia?" aggiunge, riflettendo sul fatto che la sicurezza dei residenti nelle enclavi serbe come Mitrovica nord non è garantita in territorio albanese.

Come Gusani, molti Rom hanno timore di ritornare nel quartiere da cui sono stati espulsi. Dice Fouche che la forza internazionale di pace controllerà ogni due ore l'area, ma Gusani nega che nessun gliel'abbia mai comunicato.

"Nessuno garantisce che i miei figli avranno un futuro sicuro," spiega così perché ha scelto di non fare ritorno alla mahala. Attraversa il confine sud in caso di riunioni, solo sotto scorta dell'UNMIK. Se deve andarci da solo, dice di provenire dal quartiere Askali. "Se torneranno Rom ed Askali, ci saranno violenze," dice risolutamente.

LE PAURE

Tina Gidzic, una donna rom di 20 anni, prova crampi allo stomaco quando guida verso il suo ex-villaggio, Dobrevo. La città ora è un cumulo di macerie osservabile dall'autostrada Pristina–Mitrovica. Lei nn ha speranze di ritorno. La sua famiglia continua a vivere in Kosovo, ma la casa ora è quella con suo marito a Niš la città serba più vicino al protettorato.

Memorie di guerra: la sua casa, come molte altre, fu distrutta nel 1999 quando aveva 13 anni e non è stata ricostruita. Gidzic ricorda di essere cresciuta col suono delle bombe e sua madre che le diceva di non uscire da casa. Suo fratello più giovane è nato a Preoce, una piccola enclave serba a 10 km. da Pristina dove sono fuggiti i suoi genitori e dove vivono tuttora.

"Sto diventando nervosa," dice, non riferendosi soltanto al suo villaggio, ma anche all'incerta situazione dello status del Kosovo. "Qui i Rom sono musulmani come gli Albanesi, ma non vogliamo entrare in urto con i Serbi," che sono ortodossi, ci spiega. "Viviamo tutto il tempo con i Serbi, ma loro dicono che stiamo aiutando gli Albanesi."

Anche se non sempre sono un bersaglio, ma si trovano sulla linea di fuoco, pensa Gidzic. "Quando gli Albanesi attaccano i Serbi, non sanno se una casa è serba o rom, così bruciano l'intero villaggio. E' così che la violenza ci colpisce."

Tina scende dalla macchina e rinchiude il cancello della nuova casa della sua famiglia, una struttura che apparteneva a suo nonno. Raggiunge sua madre, riscaldandosi in una stanza dove funziona la stufa.

Sua madre, Miradija, piange ancora quando vede la foto della vecchia casa di Dobrevo. [...] Mentre la guarda dice una delle poche parole inglesi che conosce: "home".

TENTATIVI DI MOBILITAZIONE

I Rom non sono tutti silenti sull'argomento indipendenza, neanche Gidzic lo è. "Dovrebbe essere così," dice accompagnando la seconda tazza di caffé turco in una stanza che è cucina, camera da letto e salotto. "I Serbi dovrebbero tornare in Serbia, gli Albanesi in Albania e così i Rom potrebbero stare in Kosovo."

Dopo otto anni di identità fluttuanti e in una terra che potrebbe mai essere la loro, alcuni Rom stanno reagendo. Gli attivisti criticano apertamente la missione ONU. Recentemente hanno prodotto un documento dove indicano i loro desideri rispetto al Kosovo indipendente. Tra le loro richieste la partecipazione alle decisioni sullo status del Kosovo, come pure la strategia di ritorno per i rifugiati. "Se non siamo chiari su cosa vogliono le minoranze in Kosovo, ci porteremo dietro un monte di problemi," dice Bashkim Ibishi, uno degli autori del documento.

Ibishi è Rom, ma è anche un ufficiale ONU per gli affari delle minoranze in Kosovo. "Non ci sono programmi di assistenza, perché nessuno vuole avere a che fare con noi," dice.

A quindici km. di distanza, Saffet Ramic non ha intenzione di rinunciare al suo cacciavite. Continua a spostare le sue targhe e parla di una discussione avuta con un abitante di Kosovo Polje. Stanno considerando di iniziare un affare importando scarpe dall'Albania e rivendendole a buon mercato nel Kosovo.

"E' un piano," dice salendo sul furgone. Poi si ferma, gli appare un sorriso sul volto e conclude "Se esisteremo ancora."

Jessica Meyers is a student at the University of California-Berkeley Graduate School of Journalism.

 
Di Fabrizio (del 06/07/2010 @ 09:56:11 in Europa, visitato 4232 volte)

by Paul Polansky

[continua] Venne immediatamente indetta un'indagine su dove i Rom e gli Askali del campo volessero vivere. Oltre il 90% dichiarò che intendeva rimanere a Mitrovica nord con i Serbi. Gli Zingari del campo avevano paura di tornare a vivere accanto ai vicini albanesi che li avevano cacciati nel 1999. Inoltre, tutti i loro bambini ora erano andati alle scuole serbe a Mitrovica nord per otto anni e non volevano imparare una nuova lingua prima di frequentare le scuole albanesi a sud. Però, dato che l'ambasciata USA a Pristina era riluttante a cooperare con i Serbi, un membro albanese di Mercy Corps fu inviato a Mitrovica nord per discutere la possibilità di acquisire un terreno per il progetto. Naturalmente, i Serbi e questo Albanese non si videro mai di persona e non venne offerto nessun terreno.

Dopo aver sentito ciò, contattai Mercy Corps (MC) e li invitai ad accompagnarmi a Belgrado, dove si determinavano la maggior parte delle decisioni riguardanti Mitrovica nord. Mercy Corps rifiutò, dicendo che l'unica soluzione era di costruire gli appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica sud. Ciononostante, andai da solo a Belgrado e dopo incontri con gli incaricati del governo, mi fu assicurato che se gli Zingari del campo volevano rimanere a nord, si sarebbe trovato un terreno per loro. Mercy Corps rifiutò ancora di riconsiderare cosa volevano realmente gli Zingari dei campi, nonostante il progetto USAID che dichiarava che le case sarebbero state costruite dove gli Zingari intendevano stare in Kosovo.

Nel progetto USAID da 2,4 milioni di $ era anche stipulato che sarebbe stato fornito ai Rom e agli Askali il trattamento medico, una volta che si fossero spostati dai campi tossici. Però, in diverse interviste che ebbi con Mercy Corps ai massimi livelli in Kosovo, MC rifiutò di rivelare cosa richiedeva quella soluzione medica. I Rom che avevano già fatto ritorno al loro vecchio quartiere non vennero curati, nonostante mostrassero alti livelli di piombo un anno dopo aver lasciato i campi.

Nel contempo, l'UNHCR convinse il governo del Kosovo ad assumere l'amministrazione dei campi, togliendo all'ONU la responsabilità degli Zingari dei campi che continuavano a morire di complicazioni legate all'avvelenamento da piombo.

Nel 2009, l'Unione Europea decise di aiutare l'ONU in Kosovo ed inviò una "squadra di giustizia" chiamata EULEX per sovrintendere al sistema giudiziario che era nel caos. Nel loro mandato, i giudici UE dovevano consigliare e sorvegliare il sistema giudiziario kosovaro ed intervenire solo nei casi di "accadimento di serio crimine" che il governo del Kosovo rifiutava di perseguire.

Anche se avevo coinvolto diversi avvocati nei casi contro l'ONU a favore degli Zingari dei campi, non era sin qui trapelato niente perché l'ONU tentava di nascondere le proprie responsabilità sotto lo scudo dell'immunità. Fidandomi dunque negli standard europei di giustizia, scrissi al capo della missione EULEX, chiedendo un appuntamento per discutere questo "grave crimine di negligenza infantile di massa", che dava come risultato oltre 80 morti e danni cerebrali irreversibili a tutti i bambini zingari nei campi. Con mia grande sorpresa, il generale francese in pensione a capo della missione EULEX, Yves de Kermabon, rifiutò di ricevermi. Mi contestò che non era stato commesso nessun grave crimine.

Guardando indietro, vedo un forte continuum francese in questa tragedia senza senso che dura da 11 anni: truppe francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi che cacciavano questi Zingari dalle loro case nel 1999; il dr. Bernard Kouchner, ex Ministro della Sanità nel governo francese, che sistemò i profughi zingari su di un terreno contaminato e quando i loro bambini ebbero i più alti livelli di piombo nella storia medica, rifiutò di evacuarli e curarli; la KFOR francese che spiana con i bulldozer le strutture delle case zingare che avrebbero potuto essere riparate e ricostruite; un generale francese in pensione a capo della squadra di giustizia europea che rifiuta persino di ascoltare le accuse di gravi e mortali negligenze verso i  bambini durate 11 anni. Naturalmente, con ogni probabilità voleva coprire il fatto che i bulldozer dell'esercito francese nella KFOR avevano distrutto tutte le case francesi che ancora resistevano nel loro vecchio quartiere, così facendo cancellando ogni prova della loro precedente presenza. Dopo tutto, una volta era un incaricato della KFOR in Kosovo.

Ma perché questi Francesi erano così anti-zigani? Forse la ragione è nella loro storia o nella loro tradizione. Durante la II guerra mondiale nella repubblica di Vichy (chiamata anche Francia Libera) i Francesi avevano più campi di concentramento solo per zingari (9) che qualsiasi altro paese d'Europa, Germania compresa.

C'erano almeno 40 altri campi come Camp Gurs (Pirenei Atlantici) dove altri piccoli gruppi di Zingari erano detenuti per i lavori forzati. Viene stimato dagli storici dell'Olocausto che la Francia Libera internò oltre 30.000 Zingari nella II guerra mondiale.

Considerando questi terribili fatti, non è difficile capire perché le truppe francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi kosovari dalla pulizia etnica di 8.000 Zingari di Mitrovica, o perché il dr. Bernard Kouchner non volesse perdere il suo tempo cercando di salvare 4.000 bimbi zingari dall'avvelenamento da piombo. Dopo tutto, tradition is tradition.

Naturalmente, non sono solo i Francesi ad avere responsabilità in questa tragedia senza senso. Nelle pagine seguenti leggerete di quanti avrebbero potuto aiutare e non l'hanno fatto. Compiacimento? Incompetenza? Insensibilità? Tu, lettore, devi decidere se si meritano questi anti-premi... per la loro negligenza mortale.

Paul Polansky
Pristina, Kosovo
Febbraio 2010


I governatori ONU del Kosovo

Dal giugno 1999, il Kosovo è stato amministrato dalle Nazioni Unite in base alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza. L'Amministrazione ONU del Kosovo (UNMIK) è guidata da un Rappresentante Speciale del Segretario Generale (SRSG). L'SRSG ha pieni poteri nello sviluppare qualsiasi azione ritenuta necessaria per il bene pubblico in Kosovo. Per esempio, nel 2004 durante un sollevamento albanese contro le enclavi serbe, l'SRSG Holkeri ordinò l'evacuazione di diverse comunità, mentre la polizia ONU rimosse fisicamente migliaia di Serbi che rifiutavano di lasciare le loro dimore. Nel 2006, l'SRSG Jessen-Petersen appoggiò la suo vice Patricia Waring nell'impiego della polizia ONU per traslocare fisicamente centinaia di Albanesi che si riteneva fossero in pericolo di vita, dato che le loro case potevano collassare perché il loro villaggio era costruito sopra le gallerie delle miniere. In entrambe i casi, la maggior parte della gente rifiutava di andarsene e dovette essere evacuata a forza.

Nonostante questi e molti altri precedenti, tutti gli SRSG hanno rifiutato di evacuare i Rom e gli Askali che dal 1999 vivono nei campi ONU costruiti su terreno contaminato. Anche se molti dei loro bambini hanno i più alti livelli di piombo nella letteratura medica, e molti sono nati con danni irreversibili al cervello a causa dell'avvelenamento da piombo, l'UNHCR (incaricata dei campi sino al dicembre 2008) ha rifiutato di ottemperare alla richiesta della sua agenzia sorella ONU, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, di evacuare immediatamente i campi e fornire cure urgenti.

Di seguito ci sono gli anti-premi per questi SRSG che attraverso ignoranza, compiacimento, incompetenza e/o insensibilità (decidi tu) hanno rifiutato di salvare questa gente, specialmente i bambini e le donne incinte, i più vulnerabili ai 36 elementi tossici trovati nell'aria, nel suolo e nell'acqua nei ed attorno ai campi.

L'unico SRSG non considerato per i nostri anti-premi è il primo tra tutti, Sérgio Vieira de Mello, che fu un SRSG "in azione" non "a tempo pieno", dato che servì in Kosovo dal 13 giugno al 15 luglio 1999... anche se fu quello il periodo esatto in cui gli estremisti albanesi nelle uniformi nere dell'ALK visitarono le case degli Zingari a Mitrovica sud e dissero ai Rom e agli Askali di lasciarle entro 24 ore, se non volevano che fossero uccisi i loro figli.

Lista degli SRSG in Kosovo:

  • Sérgio Vieira de Mello (13 giugno - 15 luglio 1999) Brasile
  • Bernard Kouchner (15 luglio 1999 - 12 gennaio 2001) Francia
  • Michael Steiner (14 febbraio 2002 - 8 luglio 2003) Germania
  • Harri Holkeri (25 agosto 2003 - 11 luglio 2004) Finlandia
  • Søren Jessen Petersen (16 agosto 2004 - 30 giugno 2006) Danimarca
  • Joachim Rücker (1 settembre 2006 - 20 giugno 2008) Germania
  • Lamberto Zannier ( 20 giugno 2008 - a tutt'oggi) Italia

Tratta da Wikimedia Commons - (clicca sull'immagine per vedere la mappa a grandezza naturale)

Fine terza puntata

 
Di Fabrizio (del 22/06/2010 @ 09:55:52 in Europa, visitato 4523 volte)

Dei campi profughi in Kosovo avvelenati dal piombo, qui se n'è parlato parecchio, praticamente da quando esiste questo blog. Il mese scorso, mi è stato regalato un libretto in inglese (non disponibile in Italia), con i nomi di tutti quanti hanno colpevolmente contribuito a creare questa situazione. Lo tradurrò in italiano a puntate. Questa è la prima:

Premessa

Nel gennaio 2009, il giornalista della BBC Nick Thorpe [leggi QUI gli altri suoi articoli tradotti in italiano su Mahalla, ndr] visitò con la sua squadra gli ex campi Rom/Askali dell'UNHCR a Mitrovica nord (Kosovo), per riportare sui bambini che là soffrivano di avvelenamento da piombo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità gli aveva già detto che questo era il peggiore avvelenamento da piombo mai verificatosi in Europa e forse nel mondo.

Dopo aver visitato diverse famiglie e filmato i bambini che guardavano la telecamera coi loro occhi bruni senza speranza, si voltò verso di me chiedendomi con disgusto: "Chi è responsabile di questa tragedia? Voglio saperlo!"

Questo libro ti dice, Nick, chi è stato responsabile di questa negligenza mortale e senza senso.

Paul Polansky

(foto tratta da Le nouveau NH) - Fabricka, il quartiere Rom ed Askali a Mitrovica sud, un anno dopo la loro cacciata da parte dei loro vicini albanesi, mentre le truffe francesi osservavano senza agire. Nessuna casa è stata bruciata. Gli Albanesi semplicemente hanno sventrato le case per sottrarne mattoni, infissi, porte e finestre

Una storia personale dei campi di Kouchner

Anche se l'Armata di Liberazione del Kosovo (ALK) e gli estremisti di etnia albanese iniziarono questa tragedia senza senso durante l'estate 1999, poterono farlo semplicemente perché le truppe NATO francesi permisero che questa pulizia etnica avesse luogo. Non successe in una sola notte. Ci vollero tre mesi perché tutte le famiglie rom e Askali (circa 8.000 persone; la più grande comunità zingara in Kosovo) abbandonassero le loro case.

Un mese dopo l'inizio, sentii della diaspora dei Rom di Mitrovica che cercavano rifugio nel campo UNHCR dove lavoravo come consulente ONU per i loro problemi "zingari". Presi una macchina in prestito e guidai verso la scena. Fu uno strappo al cuore vedere genitori terrorizzati che portavano bambini in pianto,  trascinare valigie e tutto ciò che potevano portarsi dietro: una pentola, un materasso, una radio. Quando arrivai, molti Zingari stavano supplicando i soldati francesi armati di tutto punto di salvarli. Li raggiunsi, chiedendo ai soldati francesi di intervenire. Un ufficiale francese mi disse rudemente che le truppe NATO non erano una forza di polizia. Poi venni trattenuto e portato al quartiere generale dell'esercito francese in un albergo del centro città. Mi sequestrarono le foto e mi dissero che non avevo il permesso di ritornare nel settore francese del Kosovo.

Una settimana dopo ritornai, usando un permesso stampa con un nome differente. Trovai circa 800 Zingari di Mitrovica rifugiati in una scuola serba sul lato opposto del fiume Ibar. Non avevano cibo, né sapone. I bagni erano straripati. Ancora nessuna agenzia di aiuto li aveva scoperti; o, secondo qualcuno, li ignoravano. Tramite Oxfam di Pristina portammo acqua da bere e prodotti igienici, e poi riferii della loro situazione all'UNMIK. Qualche giorno dopo l'UNHCR portò agli Zingari dei pacchi alimentari.

A metà settembre i Serbi rivolevano l'edificio per l'anno scolastico. Così le truppe francesi e la polizia ONU spostarono gli Zingari in tende su di un'area tossica abbandonata vicino al villaggio di Zitkovac.

Stavolta protestai direttamente col Rappresentante Speciale del Segretario Generale (RSSG), dr. Bernard Kouchner. David Reily, capo dell'UNHCR, venne con me. Depositi di scorie tossiche circondavano il campo zingaro. Potevi odorare gli elementi tossici. Quando soffiava il vento, la polvere di piombo copriva tutto e rendeva difficile respirare. Il dr. Kouchner, un famoso attivista umanitario francese, mi assicurò che gli Zingari sarebbero rimasto su quel sito solo per 45 giorni. Poi sarebbero stati riportati alle loro case e protetti dalle truppe francesi o portati come rifugiati in un altro paese. Disse di essere un dottore. Comprendeva il pericolo di minaccia alle vite nel vivere su o accanto a depositi di scorie tossiche. Disse: "Come dottore, e come amministratore capo del Kosovo, sarei miserabile se questa minaccia alla salute dei bambini e di donne incinte continuasse per un solo giorno ancora." Dichiarò anche che la situazione era un crimine.

A novembre tornai negli Stati Uniti per scrivere delle mie esperienze in Kosovo. Quando tornai la primavera successiva per visitare gli insediamenti delle minoranze in Kosovo e riportare delle loro condizioni alla Società per i Popoli Minacciati (GFBV), visitai questi Zingari di Mitrovica. Non erano tornati alle loro case o in un paese terzo. Ora erano alloggiati in baracche temporanee, tutte su terreno contaminato.

Ero anche scioccato di scoprire che il mio amico David Reily, 50 anni, era morto a gennaio nel suo appartamento a Pristina per un attacco di cuore. Il suo sostituto, un Neozelandese di nome Mac Namara, si rifiutò di ricevermi e di discutere la difficile situazione di questi 800 Rom/Askali nei campi UNHCR contaminati dal piombo. Tuttavia, fui incoraggiato perché il dr. Kouchner aveva ordinato alla propria squadra medica ONU di prendere campioni sanguigni dai bambini zingari che vivevano sui depositi tossici, per vedere se le loro vite fossero in pericolo.

Ritornai negli USA prima che i risultati fossero resi noti. Ma quando ritornai in Kosovo la primavera seguente (2001) e trovai che gli Zingari vivevano ancora in questi tre campi, amministrati dall'Agenzia svizzera di Soccorso ACT e dal loro partner di sviluppo: Norwegian Church Aid, immaginai che la squadra medica di Kouchner avesse trovato il sito sicuro.

Anche se io e Kouchner nel 2000 ci scambiammo della corrispondenza sulla situazione degli altri Rom e Askali, della loro mancanza di libertà di movimento in altre parti del Kosovo e sulla mancanza di aiuti umanitari, non vidi più Kouchner.

Ora, vivendo a tempo pieno in Kosovo, mi tenevo in contatto regolare con gli Zingari dei campi posti su terreni tossici. Quando nel 2002 ACT e NCA smisero di consegnare cibo e prodotti igienici, iniziai a fornire agli Zingari quel poco aiuto che riuscivo a trovare. Assunsi anche due sorelle romanì (Tina e Dija) per insegnare migliori misure igieniche alle donne del campo e ai bambini, anche se era difficile mantenere puliti i bambini dalla polvere che si alzava dai cumuli di scorie, visto che passavano all'aperto la maggior parte del tempo.

Non compresi che c'era qualcosa di tragicamente sbagliato nel campo, finché le due sorelle romanì non mi dissero che le donne del campo lamentavano un alto numero di aborti e che molti dei bambini stavano sempre male (vomitavano e cadevano in coma). Poi alcuni dei bambini morirono.

La morte che mi chiarì le idee su cosa stava succedendo nei campi fu quella di Jenita Mehmeti, di quattro anni. Frequentava l'asilo del campo, quando la sua maestra si accorse che Jenita stava perdendo la memoria e aveva difficoltà a camminare. Fu portate nell'ospedale locale a Mitrovica e da lì trasferita d'urgenza in ambulanza in un ospedale meglio equipaggiato a Kraguevac (Serbia). Jenita rimase lì per tre mesi prima di morire. La causa della morte fu diagnosticata in "herpes", un'infezione non fatale a meno di malfunzionamenti del sistema immunitario. Come per l'Aids, l'avvelenamento da piombo distrugge il sistema immunitario specialmente nei bambini di età inferiore ai sei anni.

Subito dopo la morte di Jenita nel 2004,  una squadra medica ONU guidata dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) fece l'esame del sangue a molti bambini in tutti tre i campi, per vedere se avevano avvelenamento da piombo, dato che i loro sintomi lo indicavano. I risultati scioccarono tutti. I livelli di piombo in molti bambini erano più alti di quanto le apparecchiature mediche potessero misurare. A novembre un rapporto OMS indicò che alcuni dei livelli di piombo nei bambini di quei campi erano i più alti mai registrati nella letteratura medica.

Fine prima puntata

 
Di Fabrizio (del 25/07/2010 @ 09:52:37 in Kumpanija, visitato 2569 volte)

Video in inglese pubblicato dal Guardian

Cari Amici,

Per undici anni abbiamo tentato di far evacuare dall'ONU i campi rom in Kosovo dove i bambini hanno i più alti livelli di piombo nella letteratura medica. Più di 89 Rom/Askali sono morti in quei campi. Ogni bambino nato lì, se sopravvive, ha danni irreversibili al cervello.

Dato che l'ONU non vuole ascoltare le nostre richieste a favore di questi bambini, stiamo promuovendo una petizione mondiale rivolta al Presidente Obama, chiedendogli di evacuare i campi (meno di 600 uomini, donne e bambini) e di curarli presso le basi militari americane in Kosovo. Questo il link per firmare la petizione:

http://www.thepetitionsite.com/5/Save-Children-Dying-From-Lead-Poisoning

Vi chiedo di inoltrare questa mail ai vostri amici, il più possibile, e chiedere loro di aiutarci a salvare questi bambini e le loro famiglie.

Grazie a tutti,

Paul Polansky

 
Di Fabrizio (del 15/02/2011 @ 09:48:54 in Italia, visitato 2390 volte)

Segnalazione da Evangelici.net

Repubblica.it

Nei cinque campi di Bologna ci sono 300 sinti, 250 i rom invisibili. Viaggio negli accampamenti di Bologna dove la vita, nonostante le difficoltà può anche sorridere. Come? Chiedetelo a Mary che si è trasferita per amore di LUIGI SPEZIA

Sinti, non rom, ma la paura non fa differenze, non guarda in faccia nessuno. Nei campi nomadi - via Peglion, via Erbosa, via Dozza alle Due Madonne, via Persicetana - vivono i sinti italiani non i rom romeni o bosniaci, che dopo i grandi sgomberi degli anni scorsi sono ancora oltre 200, ma sono sparpagliati e invisibili, in fuga dai vigili e senza cittadinanza. La morte dei quattro bambini rom, soffocati tra le fiamme a Roma, ha trasmesso i brividi anche ai 250-300 abitanti sinti che vivono ai margini della città, tra scarso lavoro, diffidenze, guai e legittime richieste di essere trattati da cittadini di serie A. "Ma qui basta una scintilla e prende fuoco tutto" .

"Viviamo in questo campo che doveva rimanere provvisorio per sei mesi e invece è provvisorio da vent'anni - tuona Matteo Bellinati, uno dei leader di via Erbosa -. Ci avevano promesso di trasformare questa ammucchiata di roulotte in una micro-area, ma i soldi ogni anno il Comune li investe altrove. Se qui in piena notte prende fuoco una di queste roulotte, va a fuoco tutto, capito? Sono una attaccata all'altra, non è regolare niente".

Vent'anni non è una cifra a caso. I Bellinati - con loro c'è anche un gruppo della famiglia Orfei - sono i parenti di quel Rodolfo preso nel mirino di Roberto e Fabio Savi, quando, con i loro Ar 70 e Sig Manurhin, il 23 dicembre 1990 spazzarono di piombo il campo abusivo di via Gobetti e lasciarono feriti e un'altra vittima, Patrizia Della Santina. Dopo la strage, il gruppo era sciamato per la regione, "il sindaco Imbeni ci chiese di tornare, ci ha piazzati qui ma dopo non è successo più nulla". Il campo è infossato fra tre massicciate ferroviarie e sorvolato dai fili di un traliccio dell'alta tensione. "Come si può vivere qua - continua un altro Bellinati che di nome fa Antonio -? I nostri venti bambini vanno a scuola, ma qui soffriamo di mal di testa e agli occhi, non dicono che dai tralicci bisogna star distanti settanta metri? Le roulotte sono riscaldate con stufette elettriche. Se scoppia un incendio di notte non si salva nessuno, la plastica di queste nostre case è come benzina". E come benzina ha preso fuoco ieri sera una parte di roulotte senza altre conseguenze, con intervento dei vigili del fuoco, al campo del Bargellino, certamente meglio attrezzato di quello di via Erbosa. Alcuni bambini bruciavano legna all'esterno.

L'accampamento migliore è quello di via Dozza alle Due Madonne. Lì vive l'"aristocrazia" nomade e c'è anche una chiesetta in muratura degli Evangelici Pentecostali, che hanno convertito decine di sinti, le cui anime sono curate da pastori, sempre sinti. "Ma non curano il corpo, purtroppo - dice un residente -: io raccolgo ferro con il furgone, non c'è altro lavoro. Qui il villaggio è bello, sì, ma manca il lavoro". Qui ogni gruppo familiare ha un cortile tutto suo dove campeggia il fabbricato delle cucine e dei bagni e attorno le varie roulotte. "Ma le cucine e i bagni sono stati lasciati aperti, non danno il permesso per chiuderli e d'inverno non è proprio il massimo".

Oltre le Due Madonne c'è l'insediamento di Idice, Comune di San Lazzaro. Il bus giallo della scuola scarica i bambini, in mezzo al grande prato centrale gli adulti stanno festeggiando un compleanno, c'è il baffuto Franco che stende spiedini di pecora sul fuoco. Qui abita Giuseppe Bonora, 64 anni, detto "il bimbo", coordinatore dell'Opera Nomadi dell'Emilia Romagna: "Abbiamo chiesto più di una volta un incontro con il sindaco Macciantelli, ma non l'abbiamo ancora avuto. Qui siamo ancora ad una favelas, non alle micro-aree. In tutti i comuni dell'Emilia Romagna non fanno più aree di transito e di sosta. E siamo italiani. Da noi non cresce nemmeno l'erba, chissà cosa ci hanno messo qua sotto". Bonora ci tiene a dire che tutti i 15 bimbi del campo vanno a scuola, "nessuno va a chiedere l'elemosina, eh? Gli adulti raccolgono ferro, o fanno spettacoli viaggianti e poi magari c'è anche chi fa cose non belle. Ma bisogna pur dire che una mano non ce la dà nessuno".

Se il campo disastrato di via Erbosa è circondato da tre ferrovie, quello piccolo della famiglia Gallieri in via Peglion ha vista sul guardrail dell'A14. Un campo che è stato trasferito in loco per tre volte, anche l'ultimo pezzo di terra acquistato dalla famiglia per abitarci è stato espropriato dal Comune "e io - dice Antonio Gallieri, che a 58 anni ha 9 figli, 18 nipoti e 3 pronipoti - ho fatto una causa alla Corte europea. Ho avuto venti processi contro di me, ora ce n'è ho uno "Gallieri contro lo Stato"".

Non ci sono solo i campi. Dappertutto ci sono le famiglie isolate, soprattutto rom, anche dentro luoghi abbandonati come l'ex Casaralta o l'ex Cevolani. In via Biancolelli, a Borgo Panigale, ecco una roulotte di sinti che non trovano posto in via Persicetana, con tre bimbi che vanno alle elementari: "Abbiamo chiesto casa due anni fa al Comune, non l'abbiamo ancora", dice Adriano Bonora. Lì accanto una vecchia roulotte di rom, il capofamiglia è Brahim Husovic, calderas bosniaco. La moglie è incinta, ha sei figli stipati dentro quel cubo fatiscente, la più grande ha 18 anni. "Mio nonno viveva al Casilino 900", racconta riferendosi alla tragedia di Roma. "Da Roma ho dovuto scappare". Storie che si intrecciano. "I rom oggi sono circa 250 a Bologna, compresi quelli ai semafori - dice Dimitris Argiropoulos, attivista della Federazione Romanì -. Stanno nascosti". Due famiglie vivono tra le frasche del giardino del Baraccano.

 
Di Fabrizio (del 09/08/2011 @ 09:45:05 in conflitti, visitato 1913 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Lettera aperta di Paul Polansky in risposta alla dichiarazione dell'ambasciatore Ian Kelly, Missione USA c/o l'OCSE, riguardo al genocidio dei Rom [...] (QUI la dichiarazione in inglese dell'ambasciatore, ndr)

31 luglio 2011, Spettabile Ambasciatore Kelly,

Mi congratulo per i suoi sforzi di portare l'attenzione sulla difficile situazione degli zingari europei (Rom, Sinti, Kalè, Sinkali, Askali ed Egizi) nel suo discorso commemorativo al Consiglio OCSE di Vienna lo scorso 28 luglio. Non dovrà mai essere dimenticato cosa accadde ai 2.897 Rom e Sinti quella notte tra il 2 e il 3 agosto ad Auschwitz, e sempre dovrà essere commemorato.

Tuttavia, enfatizzare cosa accadde agli zingari europei durante la II guerra mondiale, come lei ha fatto durante il suo discorso, distrae dall'attuale situazione. Nella maggior parte dell'Europa durante la II guerra mondiale gli zingari non vennero sistematicamente messi all'indice come gli Ebrei (almeno, non sul campo), per quanto non ci siano dubbi che la maggior parte degli zingari soffrì aspre persecuzioni.

Così ho raccolto, filmato e pubblicato molte storie orali dai sopravvissuti zingari della II guerra mondiale, che altri studiosi hanno messo insieme. Dalle registrazioni dei censimenti prima e dopo della guerra, e soprattutto dalle testimonianze dei sopravvissuti, risulta che il 90% degli zingari europei scampò alla II guerra mondiale.

Ovviamente, lei non è il solo a dichiarare che centinaia di migliaia di zingari furono liquidati durante la II guerra mondiale. Uno studioso romanì ha addirittura pubblicato che oltre 3.000.000 di Rom (sic) furono uccisi tra il 1939 e il 1945. Censimenti, registrazioni locali e della polizia dimostrano che non c'erano così tanti zingari in Europa prima della guerra. E la demografia dimostra che non potrebbero esserci oggi in Europa tra i 10 e i 12 milioni di zingari, se centinaia di migliaia fossero stati liquidati come lei ed altre persone uniformate (ma in buona fede) suggerite.

Ho intervistati sopravvissuti zingari alla II guerra mondiale in 17 paesi, inclusi sopravvissuti ad Auschwitz, Jasenovac, Lety, e tutti i campi di concentramento nei Balcani. Non ci sono dubbi che alcune comunità zingare, specialmente nell'Europa orientale, furono completamente sterminate (soprattutto dai fascisti locali le cui comunità continuano oggi ad impegnarsi in attacchi razzisti). Ma la maggior parte degli zingari sopravvisse alla II guerra mondiale, mentre nessuno dei loro vicini ebrei ritornò.

Per esempio, prima della II guerra mondiale la città di Bitola aveva le più grandi comunità ebree e zingare della Macedonia. Durante la guerra tutti gli ebrei vennero uccisi, mentre nessuno zingaro perse la sua vita per mano degli occupanti.

A Nish, Serbia, dove i tedeschi costruirono il loro primo campo di concentramento nei Balcani, tutti gli ebrei eccetto uno vennero ammazzati durante la guerra. Dopo la guerra, c'erano ancora circa 4.500 zingari su di una popolazione pre-bellica di circa 5.000.

Ciò che successe a Nish è tipico di cosa accadde in tutta l'Europa orientale (eccetto alcune tragiche eccezioni). Ai giovani idonei al lavoro venne chiesto di lavorare volontariamente nelle fabbriche in Germania, quanti rifiutarono vennero in seguito trasportati nei campi di lavoro forzato, dove molti sopravvissero alla guerra. I più anziani, considerati non abili al lavoro, vennero trattenuti come ostaggi (assieme ai locali serbi), e fucilati 100 alla volta quando un soldato tedesco veniva ucciso dalla resistenza del posto. Dato che nei quartieri zingari erano rimasti pochi uomini adulti, i soldati tedeschi ubriachi spesso vi si avventuravano di notte in cerca di donne da violentare. Le storie su come le donne zingare salvarono se stesse e protessero le loro figlie, rivelano come le comunità zingare sopravvissero contro ogni previsione.

Prima della guerra, specialmente nei Balcani, molte case di ebrei avevano almeno una donna zingara che vi lavorava come domestica a tempo pieno. Molte donne zingare si trovavano in case ebree quando i tedeschi vennero a rastrellarli. Devo ancora sentire da qualche sopravvissuto che una donne delle pulizie, una cuoca o una lavandaia zingare fossero state portate via assieme alle loro famiglie ebree.

Gli studiosi che hanno seriamente indagato sull'"Olocausto zingaro" della II guerra mondiale non riescono a provare oltre 125.000 morti. Naturalmente, le cifre non significano niente di fronte alle tragedie e persecuzioni patite dagli zingari.

Nelle mie interviste sulla storia orale, ho sempre chiesto ai sopravvissuti quando avessero sofferto di più durante la loro vita: prima o dopo la guerra, o sotto il comunismo? Quasi senza eccezione i sopravvissuti alla II guerra mondiale hanno dichiarato che il peggior periodo della loro vita è adesso. E che con ciò non intendono solo per loro, ma anche per figli e nipoti.

Questa è la vera tragedia. Dopo 66 anni la più grande minoranza europea si sente ancora perseguitata con poche speranze di un futuro migliore.

Ambasciatore Kelly, è molto ironico (almeno per me) che lei abbia dato il suo discorso commemorativo davanti all'OCSE, che così spesso ha chiuso gli occhi sulle sofferenze degli zingari nell'Europa dell'est. All'OCSE piace far rimbombare dai tamburi della propaganda, che loro stanno insegnando tolleranza e cittadinanza agli zingari (si suppone per salvarli dalla loro situazione) e stanno tenendo conferenze su di loro. Ma in verità, spesso l'OCSE demonizza gli zingari (almeno in Kosovo).

Non è un caso che il nuovo segretario generale dell'OCSE, Lamberto Zannier, ex governatore ONU del Kosovo (vedi QUI, ndr) rifiutò di ascoltare gli appelli dall'OMS, Human Rights Watch ed innumerevoli altre organizzazioni internazionali di evacuare e curare immediatamente centinaia di Rom e Askali nei campi rom costruiti su terreni contaminati, dove ogni bimbo nasceva con danni irreversibili al cervello? Anche se la stampa (BBC compresa) riportava che questi bambini Rom/Askali avevano i più alti livelli di piombo nella storia della letteratura medica, Zannier ancora rifiutò di evacuare, per quanto ci fossero precedenti in Kosovo quando l'ONU rimosse forzatamente Albanesi e Serbi dalle loro case, visto che si supponeva che le loro vite fossero a rischio a causa di circostanze pericolose.

Dal 1999 sino ad oggi, l'OCSE in Kosovo ha rimproverato agli zingari di essere colpevoli per la loro situazione, nonostante l'evidenza del contrario. Thomas Hammarberg, commissario del consiglio d'Europa per i Diritti Umani, ha pubblicamente dichiarato che quella dei Rom e gli Askali del Kosovo nei campi a Mitrovica nord, è stata la peggior tragedia dei diritti umani in Europa dell'ultimo decennio. L'OCSE pubblicamente è rimasta in silenzio su questa tragedia. In privato, continuano a rimproverare i Rom della loro tragedia.

Come ambasciatore americano presso l'OCSE, spero che sarà parte della sua missione instillare in quell'organizzazione il rispetto per i diritti umani, che tutti gli americano hanno tanto caro. E che lei farà in modo che l'OCSE ed il mondo sappiano cosa sta succedendo alla più grande minoranza d'Europa, invece di nascondere le loro sofferenze e persecuzioni con la nebbia della II guerra mondiale.

In fede,

Paul Polansky

 
Di Fabrizio (del 31/01/2007 @ 09:44:57 in Europa, visitato 2802 volte)

I Rom sono la più grande minoranza dell'Unione Europea. Con l'ingresso di Bulgaria e Romania, ci sono oltre 10 milioni di Rom che vivono negli Stati Membri. Le tematiche dei Rom sono state nell'agenda delle istituzioni europee nell'ultima decade, e secondo la Commissione Europea oltre 270 milioni di € sono stati investiti tra il 2001 e il 2006 [...] in progetti destinati esclusivamente alle comunità rom. Sfortunatamente, i risultati non sono stati proporzionali alla mole degli investimenti. Le comunità rom continuano a fronteggiare forti modelli di esclusione sociale e discriminazione in tutti i paesi EU.

La posizione di estremo svantaggio dei Rom mette in questione la compilazione dell'agenda sociale della EU. L'inclusione sociale e il pari trattamento dei Rom devono essere entrambe una priorità delle istituzioni EU e dei governi nazionali. La realizzazione di questa meta richiede sforzi nelle varie aree e necessita l'impegno dei decisori ai livello nazionale e della Commissione Europea. La meta ultima delle politiche EU verso i Rom devono garantire eguale accesso al lavoro, educazione, alloggio, sanità e il necessario quadro per esercitare i diritti civili e partecipare ai processi decisionali. In questo contesto, ERIO ritiene che la Presidenza tedesca della EU debba giocare un ruolo chiave nel miglioramento delle politiche europee verso i Rom.

Politiche anti-discriminatorie e di Inclusione Sociale

La maggior parte dei Rom sono in posizione svantaggiata nei settori dell'impiego e della casa come nei sistemi scolastici e della sanità e non hanno l'opportunità di partecipare ai relativi processi decisionali. Le istituzioni europee ed i governi nazionali devono fare una priorità dell'incorporare nelle loro agende politiche il miglioramento delle condizioni di vita dei Rom e l'eliminazione della discriminazione costante. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Rafforzare gli sforzi per sradicare tutte le forme di razzismo e discriminazione contro i Rom. A livello EU la campagna comunitaria "Per la Diversità, contro la Discriminazione" deve essere più efficace tramite una miglior allocazione dei fondi, focalizzandosi su progetti con obiettivi chiari, rivolti a gruppi definiti e con gli indicatori di successo. Dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom e l'implementazione di campagne a livello nazionale.
  2. Promuovere lo sviluppo di politiche volte all'inclusione dei Rom a livello EU e nazionale. Comprendendo la consultazione delle organizzazioni dei Rom nella selezione, progettazione, implementazione e valutazione del Fondo Strutturale dei progetti diretti ai Rom e migliorando l'uso di questi fondi a livello EU.
  3. Assicurare che la prevista Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali si focalizzi con forza sulla lotta contro il razzismo verso i Rom. Dev'essere creata all'interno dell'Agenzia un'unità di lavoro che affronti le specifiche tematiche rom e dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom nella Piattaforma delle OnG.
  4. Incoraggiare gli Stati Membri a seguire i principi della Risoluzione sui Rom del Parlamento Europeo del 28 aprile 2005.

Bambini Rom e Giovani nel Sistema Educativo

Molti bambini e giovani Rom affrontano discriminazione nel sistema educativo in Europa e non hanno accesso al sistema educativo [...] frequentano scuole segregate e per disturbi mentali. La segregaziome avviene su basi discriminatorie, e come risultato di questo sistema non sviluppano le necessarie abilità nell'accesso al mercato del lavoro o all'auto-impiego. Quindi la loro integrazione è perciò una delle maggiori sfide che attendono la EU e i governi nazionali nel garantire pari opportunità ai Rom. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. La promozione di politiche onnicomprensive di desegregazione scolastica. Nei paesi dove a scolarizzazione segregata viene praticata,i governi nazionali devono essere incoraggiati a sviluppare strategie nazionali che rafforzino la desegregazione. I governi devono essere anche galvanizzati nel portare avanti campagne di testimonianza sulla discriminazione nelle scuole per assicurare che i bambini e i giovani Rom siano trattati al pari dei loro coetanei della società maggioritaria.
  2. Assicurare che le azioni volte ad abolire la discriminazione affrontata dai Rom nelle scuole, diventino prioritarie nei Programmi della Commissione Europea, particolarmente nei campi dell'anti-discriminazione e dell'inclusione sociale. I progetti che promuovono e appoggiano la desegregazione devono essere fortemente focalizzati sui bambini e sui giovani Rom.

I Rom nel Mercato del Lavoro e dell'Auto-Impiego

Secondo diverse ricerche condotte da istituti riconosciuti, istituzioni europee e organizzazioni dei diritti umani, i Rom affrontano grandi difficoltà nel mercato del lavoro e nelle opportunità di auto-impiego. Altissimi tassi di disoccupazione e sotto-impiego, come pure lavori sotto-qualificati e sottopagati, caratterizzano la situazione dei Rom nel mercato lavorale tanto nei paesi membri che in quelli candidati. Secondo i ricercatori e come ampliamente documentati, questa situazione è il risultato dei bassi livelli di scolarizzazione e delle discriminazioni affrontate nel mercato del lavoro. Garantire ai Rom un pari accesso all'impiego e alla retribuzione è fondamentale per promuovere la loro inclusione sociale e combattere gli alti tassi di povertà. Per ottenere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Di incoraggiare la Commissione Europea e i governi nazionali nello sviluppare programmi di formazione vocazionale che forniscano ai Rom le capacità richieste per accedere a un lavoro adeguato e ad opportunità di auto-impiego. Dato che le donne Rom sono le più soggette alla disoccupazione, devono essere creati programmi specifici indirizzati ai loro bisogni particolari e l'inclusione della comunità Rom nella progettazione, sviluppo e valutazione. Occorre favorire l'accesso a misure di micro-credito per l'auto-impiego e dev'essere tenuta in conto l'importanza che questo può avere nell'integrazione. Dev'essere assicurata la focalizzazione su queste tematiche da parte della CE, specialmente attraverso i Programmi di Progresso e i Fondi Strutturali.
  2. Affrontare chiaramente la discriminazione nel mercato lavorale. Occorre assicurare che la Comunità promuova campagne di consapevolezza e anti-discriminatorie con attenzione ai Rom, particolarmente nel quadro Programma Progresso della CE. Queste campagne devono indirizzarsi a lavoratori e amministratori, in particolare a quanti lavorano nelle agenzie per l'impiego. [...]

I Rom nel Processo di Allargamento della EU

Grandi comunità di Rom vivono nei Paesi Candidati: Turchia, Macedonia e Croazia. Rapporti intergovernativi e delle organizzazioni dei diritti umani - tra cui il Rapporto sui Progressi dei Paesi Candidati all'Accesso della Comunità Europea - rivelano che i Rom affrontano forti modelli di esclusione sociale e povertà diffusa nei paesi summenzionati. Diffuse violazioni dei diritti umani, demolizioni degli insediamenti rom, condizioni di vita sotto gli standards ed ampli tassi di disoccupazione e assenteismo scolastico sono la prominente caratteristica della situazione dei Rom nei Paesi Candidati. E' vitale facilitare un miglioramento delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  • Che nei Paesi Candidati prevalga lo stabilizzarsi di un quadro legale e materiale di condizioni necessarie a sviluppare la situazione dei Rom. Il progresso delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi dev'essere un parametro per ottenere l'accesso nella EU. L'agenda per l'accesso nella EU dev'essere sviluppata nello stabilirsi (e rafforzarsi) gli standard minimi di protezione e rispetto dei diritti umani.

Rom Rifugiati e Richiedenti Asilo

La situazione dei rifugiati dell'ex Yugoslavia, tra loro quanti di origine Rom, è allarmante in diversi Stati Membri nell'Europa Occidentale. In molti Stati Membri, questi rifugiati non possono esercitare i basici diritti civili, sono spesso esclusi dal lavoro e non possono continuare gli studi. In aggiunta alla sperimentazione dell'esclusione sociale nei paesi d'asilo, i Rom sono spesso forzati a tornare nei paesi d'origine, nonostante le inadeguate condizioni per un ritorno. Le ragioni per cui i Rom sono forzati a lasciare i loro paesi d'origine nell'ultimo decennio non si differenziano molto da quelle affrontate dalle popolazioni maggioritarie: conflitti armati, violenze etniche, collasso della coesione e delle strutture sociali, povertà economica e sociale. Per garantire la sicurezza ai Rom rifugiati, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Il richiamo degli Stati Membri a rispettare appieno quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra e alla predisposizione di misure attive a fermare le espulsioni e i ritorni forzati dei Rom verso l'ex Yugoslavia, fintanto che la situazione rimane pericolosa e non  ci sono condizioni adeguate al ritorno.
  2. Fare in maniera che gli Stati Membri semplifichino le procedure burocratiche per definire lo status legale dei Rom rifugiati, facilitando quindi la loro integrazione e facilitando la loro integrazione e contributo al pari accesso nei campi dell'impiego, educazione, alloggio e sanità per quanto riguarda i loro diritti civili. Le disposizioni legali applicabili ai rifugiati ed agli stranieri dovrebbero rispettare sempre il principio della non-discriminazione.

I Rom in Kosovo

La situazione delle minoranze in Kosovo, particolarmente i Rom Serbi e Kosovari, è ancora molto precaria e si sovrappone ai problemi relati agli spostamenti interni. Sperimentano inoltre condizioni alloggiative inumane, povero o inesistente accesso alla sanità, scolarizzazione e impiego. I Rom sono regolarmente bersaglio di violenze e crimini razzisti. Non è stato sviluppato alcun Piano d'Azione indirizzato alla situazione dei Rom in Kosovo. Un'importante condizione per stabilizzare la regione assicurare l'attuale pericolosa situazione dei Rom Kosovari è il chiarimento dello status del Kosovo - che dev'essere raggiunto il prima possibile dall'amministarzione ad interim dell'UNMIK, assieme alle autorità Serbe e Kosovare. Testimoniando così il ruolo che la EU può giocare, non soltanto nel processo negoziale, ma anche nell'amplificare lo sviluppo umano nella regione e la stabilizzazione della situazione sociale, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Di promuovere la partecipazione dei rappresentanti delle comunità Rom nei negoziati sullo status del Kosovo. Il pieno rispetto dei diritti delle minoranze dovrebbe essere argomento dei dialoghi sullo status del Kosovo.
  2. Appoggiare le iniziative per progettare un Piano d'Azione per migliorare la situazione dei Rom in Kosovo. Questo Piano d'Azione deve contenere misure volte all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e razzismo contro i Rom, ed incoraggiare lo sviluppo di un effettivo sistema giuridico che protegga i diritti delle minoranze. Devono essere incluse misure per lo sviluppo delle opportunità si scolarizzazione ed impiego per i Rom e per assicurare la loro partecipazione nel processo decisionale.
  3. Fare pressione verso l'UNMIK e le autorità perché scrutinino accuratamente le condizioni dei Rom nei campi rifugiati, così da determinare potenziali rischi per la salute e migliorare i servizi per gli abitanti. Dev'essere data particolare attenzione a quei campi dove c'è rischio di contaminazione da piombo (i campi situati a Mitrovica Nord, come Camp Osterode). Indipendentemente da ciò, la EU deve ricordare all'UNMIK e agli amministratori locali che la sistemazione nei campi rifugiati è soltanto una soluzione temporanea, e questi insediamenti per nessuna ragione devono diventare definitivi. Per quanto rimangano le condizioni che forzano i bambini Rom a rimanere nei campi rifugiati, dev'essere data particolare attenzione ai loro bisogni educativi. Dev'essere inoltre confermata la ricostruzione dei quartieri Rom in Serbia e Kosovo andati distrutti.
European Roma Information Office (ERIO)
Av. Edouard Lacomblé 17, Brussels 1040 Belgium
Phone: +32 (0) 2733 34 62 Fax : +32 (0) 2733 38 75
ivan.ivanov@erionet.org, guillermo.ruiz@erionet.org
www.erionet.org
 
Di Fabrizio (del 28/09/2010 @ 09:42:59 in Europa, visitato 3527 volte)

by Paul Polansky

[continua]

EULEX

(immagine da daylife.com) Il generale in pensione Yves de Kermabon mentre prega (spero) per salvare (spero) i bambini rom e askali di Mitrovica dai soldati francesi, dal dr. Bernard Kouchner, dall'ONU, dal governo del Kosovo e... dall'EULEX.

IL PREMIO IN-GIUSTIZIA: disgrazia questa Missione dell'Unione Europea in Kosovo sul Ruolo della Legge che rivendica il suo scopo principale nell'assistere e supportare le autorità del Kosovo sul ruolo della legge e si riserva il diritto di perseguire i seri crimini che il governo del Kosovo ignora. EULEX viene disonorata con questo premio per avere rifiutato di considerare "la negligenza di massa verso l'infanzia" nei campi di Mitrovica come un "serio crimine", nonostante le 86 morti sino ad oggi.

Dato che era risultato impossibile durante quasi undici anni di coinvolgere qualsiasi agenzia ONU o il governo del Kosovo, soprattutto il Ministro della Salute, nel salvare i bambini che muoiono di avvelenamento da piombo negli ex campi UNHCR, inviai una mail a Yves de Kermabon, capo della missione EULEX, chiedendogli un incontro per discutere su cosa EULEX potesse fare.

Ex generale francese, che una volta comandava la Legione Straniera in Cambogia e poi le forze NATO in Kosovo, Kermabon rifiutò di vedermi.

Con l'aiuto di amici impegnati nel salvare questi bambini, facemmo ricorso al suo capo UE, la baronessa Catherine Ashton, ed alla fine ottenemmo un appuntamento per vedere il procuratore capo del generale Kermabon, Theo Jacobs, e tre componenti della sua squadra. Non fu un ricevimento caloroso. Erano troppo ritrosi per ricevermi o soltanto riluttanti di dovermi vedere.

Il procuratore capo Jacobs non fece nessun tentativo di dare inizio alla riunione, così gli chiesi se avesse ricevuto il nostro promemoria legale che gli avevo inviato per posta elettronica il giorno precedente. Con riluttanza mi disse di sì ma non fece nessun commento. Così tirai fuori tutti gli altri documenti che avevo portato e iniziai a passarglieli.

Il primo era un comunicato OMS del settembre 2009 che ancora una volta chiedeva l'immediata evacuazione e cure mediche. Dissi che l'OMS ne chiedeva l'evacuazione dal novembre 2000 e che da allora aveva inviato richieste simili. Nessuna risposta da EULEX: nessuna domanda, nessun commento.

Ho poi consegnato il rapporto del difensore civico al primo ministro del Kosovo inviato ad aprile 2009, in cui il difensore civico chiedeva l'immediata evacuazione e chiedeva una risposta entro 30 giorni. Non venne mai ricevuta nessuna risposta da parte del primo ministro. Dissi che il nuovo difensore civico il giorno prima aveva visitato i campi ed avrebbe inviato un rapporto simile chiedendo l'evacuazione e cure mediche. Nessun barlume di vita da parte dei convocati EULEX seduti davanti a me.

Poi consegnai loro il rapporto di Thomas Hammarberg, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, che chiedeva l'evacuazione dei campi e cure mediche. Uno dello staff di Jacobs seduto di fronte a me disse che la settimana seguente avrebbe posto maggior pressione al governo del Kosovo perché facesse qualcosa.

Allora diedi loro il rapporto di Human Rights Watch (77 pagine) e per finire un'altra copia del nostro memorandum legale di 46 pagine.

Dissi che avevamo fatto pressioni sull'UNMIK per un'evacuazione e cure mediche già dal novembre 2000 e naturalmente senza ottenere niente. Eravamo ora a febbraio 2010. Dissi che probabilmente era impossibile portare in giudizio lo staff ONU a causa della loro immunità, ma volevamo comunque farlo per gli amministratori del campo, Norwegian Church Aid e KAAD. Fornii allora loro degli esempi di "negligenza premeditata" commessa da entrambi gli amministratori del campo, enfatizzando il rifiuto di NCA di riportare le morti nel campo e mai chiedendo alimenti o trattamento medico per avvelenamento da piombo; e KAAD, che oltre a ciò aveva colpevolmente interrotto la dieta speciale per Ergin e suo fratello.

Dissi che ci doveva essere giustizia. Per quello ero venuto da loro.

Jacobs disse che un'azione sotto il loro mandato era impossibile. Loro erano lì essenzialmente per monitorare il sistema giudiziario del Kosovo. EULEX si incaricava personalmente di pochissimi seri crimini. Anche se il nostro caso fosse stato possibile sotto il loro mandato, non l'avrebbe accettato perché sarebbero occorsi anni per trovare se qualcuno fosse responsabile. Dissi che avevamo tutte le prove che servivano. Dissi che l'OMS si era offerto di fornire tutti gli elementi di prova e che io ed i nostri avvocati potevamo fornire nomi e prove della negligenza criminale.

Jacobs disse che non si trattava di un caso criminale, ma di una questione politica. Disse che l'unica maniera per noi era di mettere più pressione politica sul governo del Kosovo per risolvere questa questione politica.

Non ero d'accordo e parlai a lungo sulla storia di questo caso: il dr. Kouchner che mette i Rom su di un terreno contaminato, promettendo che sarebbero stati spostati entro 45 giorni; dissi che la squadra medica ONU aveva raccomandato l'evacuazione nel novembre 2000 e la disintossicazione in Polonia, ma che Kouchner aveva opposto il veto; dissi a Jacobs che il mio team aveva portato la famiglia di Mustafa in Germania, sottoponendo a TAC tutti i bambini, che trovò Denis di 7 anni col fegato di un sessantenne alcolizzato, a causa dell'avvelenamento da piombo secondo i dottori tedeschi; dissi di come io e il mio staff avessimo raddoppiato i livelli di piombo che causano danni cerebrali e che anche noi avessimo dovuto essere disintossicati. Menzionai come tutti stessero rimproverando ai Rom di avvelenarsi da soli smaltendo le batterie delle auto, ma che i campioni su 66 bambini del campo mostravano di avere 36 altri metalli pesanti che non si trovavano nelle batterie delle macchine. Continuai ma non vidi nessun barlume di interesse nelle persone sedute di fronte a me. Era ovvio che non mostravano alcuna compassione per la sofferenza di questa gente... questi zingari.

Parlai per 50 minuti, raccontando loro ogni tragedia che era successa nei campi dal 1999. Se fosse dipeso da loro, il meeting sarebbe finito dopo cinque minuti.

Alla fine, Jacobs era abbastanza esasperato con me che cercavo di rendere questo un caso criminale. Continuò a dire che era una perdita di tempo. Quella era una questione politica e io dovevo trovare un modo di fare pressione sul governo del Kosovo, non su EULEX.

Alla fine gli chiesi se non fosse stato un serio crimine. Mi rispose di no. Disse che era un serio problema, ma perché lui lo definisse un serio crimine prima avrebbe dovuto investigare e questo avrebbe preso anni. Anche così, disse, sarebbe stato difficile trovare i responsabili di persona. Dissi che se questa situazione fosse avvenuta in qualsiasi città europea ed il sindaco, il capo della polizia e gli incaricati alla sanità pubblica non avessero immediatamente evacuato l'area, sarebbero finiti in prigione per negligenza verso l'infanzia. Il procuratore capo si limitò a fissare davanti a sé.

Il suo staff concordò con lui. Questa era una questione politica e dovevamo porre maggiore pressione sul governo del Kosovo. Dal 1999 al 2008 non era possibile. Ora che il Kosovo aveva l'indipendenza, dovevano mostrare di meritarsela.

La donna seduta di fronte a me continuò a ripetere che Thomas Hammarberg sarebbe venuto la settimana prossima. Era molto alterato perché il governo del Kosovo non aveva seguito le sue raccomandazioni di sei mesi prima, quando era stato lì l'ultima volta, di evacuare i campi. Disse che avrei dovuto incontrarlo durante la sua visita.

Lasciai loro due nostri DVD: Kosovo Blood e la manifestazione del campo di Osterode ad aprile 2009. Lascia anche loro due copie del mio libro UN-Leaded Blood che immediatamente loro coprirono con le loro carte, nel caso qualcuno potesse vederne la copertina.

Fui molto educato nel ringraziarli per avermi ricevuto, ma spero di aver mostrato con la mia espressione quanto frustrato io fossi dalla loro mancanza di umanità e compassione, e soprattutto dalla loro mancanza di interesse nel cercare giustizia per questa povera gente che aveva sofferto la peggiore tragedia di ogni minoranza in Europa nell'ultima decade. Così come non c'è misericordia per i nostri bambini romanì negli affari targati Mercy Corps, né nessun interesse nel salvare i nostri bambini da parte dell'OnG Save the Children... non c'è nemmeno nessun interesse nella giustizia per questi ragazzi del Dipartimento Giustizia di EULEX.


Riconoscimenti

Durante questi undici anni per portare l'attenzione sulla sofferenza e la tragedia dei Rom/Askali scaricati dall'ACNUR e dall'UNMIK su terreni contaminati, non molte persone od organizzazioni sono state con noi durante la lunga tirata. Quelli che hanno iniziato con noi e tuttora stanno contribuendo: Argentina e Miradija Gidzic, e Jacky Buzoli. Tutti e tre sono Rom e sentono una dedizione profonda per aiutare la loro gente. Sono anche stati curati per avvelenamento da piombo, a causa del loro lavoro nei campi. Nel 2005, si è aggiunta Dianne Post, un avvocato americano che non solo ha dedicato il suo tempo (gratuitamente) per difendere questi bambini rom/askali, ma ha anche offerto il proprio denaro per comprare aiuti. Lo stesso anno, Yechiel Bar Chain donò dei fondi per comprare le prime medicine per curare quanti avevamo fatto uscire dai campi. Il dr. Bader di Milwaukee, WI, si unì quell'anno per finanziare i nostri viaggi a Belgrado. Inoltre comprò un pezzo di terra per la famiglia di Jenita Mehmeti e finanziò la pubblicazione di UN-Leaded Blood e la realizzazione del documentario Gipsy Blood. Dan Lanctot che fece il film donò il proprio lavoro. Anche il dr. Klaus Runow si unì a noi nel 2005 per raccogliere i primi campioni di capelli dei bambini nel campo, registrando che [i bambini] non solo erano avvelenati da piombo, ma soffrivano anche di altri 36 metalli pesanti. Per strada sono arrivati contributi ed appoggio dalla Società per i Popoli Minacciati, JDC, Mary Ellen Salinas, Linda Johnson, Jennifer Clayton-Chen ed il suo gruppo a Monaco (Germania), Fed Didden, Nidhi Trehan, ed il dr.Sasha Maksutovic. I contributi a questo libro includono: Bernie e Suzie Sullivan, John Munden, Graham Crame e Dianne Post.

Due anni fa la nostra campagna navigava in cattive acque finché Bernie Sullivan organizzò il KMEG (Gruppo di Emergenza Medica del Kosovo) ed introdusse nuovi attivisti, in particolare Valerie Hughes che spinse il senatore irlandese David Norris a parlare (e continua a farlo) a favore dei nostri bambini zingari. Molti giornalisti e media importanti come Bild Zeitung, Aljezzera, BBC, ZDF, ARTE TV, la TV australiana (Dateline), The Sun, The Guardian, l'International Herald Tribune, ed il Washington Times hanno informato il pubblico su questi bambini che stanno morendo. Sono arrivati in aiuto due altri avvocati: Bob Golten, professore in Diritto Umanitario all'Università di Denver, che ha scritto lettere a Mercy Corps e ad NCA, richiamandole alle loro responsabilità; e Nichola Marshall, in rappresentanza dello studio legale Leigh Day di Londra, che si è unito a Dianne Post nel richiedere un risarcimento dall'ONU per i campi rom/askali.

Ironicamente, non molte organizzazioni romanì si sono unite alla nostra lotta ma recentemente due hanno vigorosamente raggiunto la causa: l'Associazione Britannica delle Donne Zingare e Patrin GB. Sono certo di essermi dimenticato di menzionare molti altri che ci hanno aiutato in questo percorso e chi ora sta contribuendo. Ma loro sanno nel loro cuore che cosa hanno fatto. Tristemente, la nostra campagna di undici anni non ha salvato molti bambini. Quando abbiamo iniziato c'era una possibilità di salvare la maggior parte di loro da danni irreversibili al cervello. Ora tutti ce li hanno. Un dottore mi ha detto che abbiamo perso un'intera generazione di bambini dei campi. Forse anche una seconda generazione dato che molti di questi bambini non vivranno abbastanza da avere dei bambini a loro volta. Ma ancora stiamo combattendo per loro, per un risarcimento e per la giustizia. Sfortunatamente, non possono mangiare la giustizia.

Titolo originale: DEADLY NEGLECT
di Paul Polansky
Prima edizione
71 pagine
Tiratura: 1.000 copie
Editore: Kosovo Roma Refugee Foundation (KRRF)
traduzione in italiano di Fabrizio Casavola


www.paulpolansky.nstemp.com
Email: pjpusa5040@yahoo.com
www.toxicwastekills.com

Fine quindicesima e ultima puntata

 
Di Fabrizio (del 25/03/2010 @ 09:41:57 in scuola, visitato 2428 volte)

Da Czech_Roma

Radio Praha 18-03-2010 Rob Cameron

Il Ministro dell'Istruzione ha proposto l'introduzione nelle scuole di lezioni di lingua e cultura romanì, per incoraggiare gli studenti rom e rafforzare l'integrazione nella società. Il piano, riportato questa settimana dal giornale Lidové noviny, è ancora ai primi passi - il ministro intende lanciare un progetto pilota in alcune scuole. Ma è stato ben accolto dalle OnG che lavorano per il miglioramento degli standard educativi tra i Rom.

La lingua e la cultura romanì non caratterizzano i curriculum scolari della scuola ceca. Un gruppo di illuminati incaricati del Ministero dell'Istruzione vogliono un cambio, ed hanno scelto diverse scuole con un'alta percentuale di studenti rom per un progetto pilota. Tramite questo schema, gli studenti potranno scegliere una classe accessoria di lingua, storia e cultura romanì.

Lo schema non è inteso solo perché gli studenti rom diventino più coscienti della loro cultura; il Ministero dell'Istruzione vuole che le classi siano disponibili anche ai ragazzi non-Rom. Il ministero ritiene che se gli altri ragazzi impareranno di più sul retroterra dei loro compagni di classe, questo contribuirà a rompere le barriere nella società ceca tra i Rom e la società maggioritaria.

E' una meta ambiziosa [...]. Però non è chiaro nella pratica quanto successo avrà l'iniziativa.

Si stima che vivano nella Repubblica Ceca 250.000 Rom, ma è una comunità definita da tutti i segni dell'esclusione sociale: alta disoccupazione, povera salute, aspettative di vita più corte e bassi standard educativi. Diversi governi hanno tentato di affrontare l'ultimo problema, con poco successo.

Molti ragazzi rom finiscono nelle scuole speciali per chi ha difficoltà d'apprendimento. Quanti riescono a rimanere nel sistema educativo regolare spesso si trovano a frequentare classi di soli Rom, in quanto i genitori "bianchi" disiscrivono i loro figli da quelle che percepiscono come "scuole di zingari".


Apro una parentesi, con una poesia di Paul Polansky, tratta da "Undefeated" - Multimedia Edizioni

UNA SCUOLA SPECIALE

Ho sempre saputo che mia figlia era brillante,
Faceva disegni pieni di dettagli,
memorizzava tutte le canzoni dei nostri antenati,
suonava il piano prima di avere cinque anni.

Per cui fui sorpreso quando l'insegnante venne
a casa nostra e ci disse
che nostra figlia non era pronta per la scuola.

Il suo ceco non era abbastanza buono,
aveva bisogno di aiuto con la grammatica.

Il preside accettò di incontrarci.
Disse che nostra figlia era una bella bambina,
ma sarebbe stata l'unica zingara nella sua classe.

Alla fine acconsentimmo.
Firmammo il foglio.
Non volevamo che la nostra bambina fosse maltrattata.

Ma ora quando la porto a piedi a scuola,
e vedo la targa sull'edificio,
mi si spezza il cuore.

Perché non ci hanno detto
che la sua scuola speciale
era un centro per

ritardati mentali.

...e chiudo la parentesi: Paul Polansky è stato tra i primi a  testimoniare il saccheggio del Kosovo e la distruzione della sua comunità rom. Si deve a lui se è venuto alla luce lo scandalo dell'avvelenamento da piombo nei campi profughi del Kosovo. Poeta, romanziere, antropologo conosciuto in tutto il mondo, settimana scorsa era a Milano, tra l'indifferenza generale e 15 persone ad ascoltarlo. A maggio tornerà in Italia, e vorrei preparargli un'accoglienza migliore.

 
Di Fabrizio (del 07/09/2010 @ 09:41:06 in Europa, visitato 3427 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Prof. dr. Alush Gashi

(immagine da ekonomia-ks.com)

IL PREMIO MENGELE: disonora e disgrazia questo ministro della Sanità del Kosovo che rifiuta di svolgere i suoi dovere e richiedere l'immediata evacuazione medica dei campi contaminati dove più di 80 zingari sono morti per complicazioni dovute all'avvelenamento da piombo e dove ogni bambino nasce con danni irreversibili al cervello.

Se vuoi bere il miglior vino rosso in Kosovo, il prof. dr. Alush Gashi è l'uomo da tenere in considerazione nei "suoi giri". Nei ristoranti di Pristina il vino migliore non è mai sul menù. E' riservato soltanto ai "politicos" come Gashi, che è un grande intenditore. Vorrei soltanto che ponesse altrettanta attenzione ai bambini zingari che muoiono nei campi ONU, ora sotto l'amministrazione del governo del Kosovo e del suo ministero della salute.

Una volta bevvi con Alush in un ristorante esclusivo in un parco fuori Pristina. Stavamo discutendo con un comandante di marina degli USA degli attacchi nel marzo2004 di rivoltosi albanesi contro le enclavi delle minoranze. Alush era stato nominato dal parlamento del Kosovo per investigare sulle cause della rivolta. Alla terza o quarta bottiglia di squisito vino rosso, Alush confessò che l'attacco era stato così ben pianificato che non intendeva procedere oltre con le indagini. Avrebbe soltanto imbarazzato gli alleati del Kosovo se si fosse rivelato quali politici kosovari avevano organizzato i disordini. Invece, Alush ordinò un'altra bottiglia "del migliore" nascosto nella cantina del ristorante lontano dai normali clienti.

Alush Gashi è nato il 4 ottobre 1950. La sua biografia sulla pagina web del governo del Kosovo per i gabinetti ministeriali è molto approssimativa. Ma tramite una ricerca su Google ho trovato che Alush ha scritto di essere dottore in medicina, professore di anatomia, chirurgo generale ed una volta è stato professore assistente alla facoltà di medicina dell'Università di California a San Francisco. Ha anche dichiarato di essersi recato diverse volte in America e in Europa per scopi di studio ed è autore di testi professionali e scientifici pubblicati in Kosovo, Europa Occidentale ed America (non sono riuscito a trovarne nessuno). E' stato preside della facoltà di medicina a Pristina e consigliere per i Diritti Umani del dr. Rugova, l'ultimo presidente del Kosovo. Attualmente è membro del parlamento del Kosovo per il partito LDK e ministro della Sanità del Kosovo.

Andavo a trovare Alush molte volte nel suo ufficio di ministro della Sanità. Fummo buoni amici fino a quando non portai troppi giornalisti a vederlo a proposito dei campi zingari contaminati dal piombo, che ora erano di sua responsabilità. Due anni fa le sue ultime parole che mi disse furono: "Quei campi sono la mia priorità numero uno." Ma non ci andò mai. Nemmeno nessun membro del suo staff.

Alush una volta descrisse se stesso in un'intervista ad un giornale americano come "...un innocente medico che cerca di aiutare gli altri."

Un giornale britannico una volta scrisse "ALUSH GASHI è un uomo piccolo, asciutto, dagli occhi vivaci, un chirurgo, un guaritore."

Ma i riconoscimenti della stampa straniera sono finiti da quando Alush ora rifiuta di incontrare i giornalisti stranieri che cercano da lui risposte sui bambini zingari che muoiono nei campi di morte del governo del Kosovo. A volte Alush concede al suo addetto stampa di parlare coi giornalisti internazionali, ma quando questi menzionano i campi zingari l'intervista viene improvvisamente interrotta.

Anche se il prof. dr. Alush Gashi non è il salvatore degli zingari del Kosovo, è un grande entusiasta dell'America e dei valori americani. In un'intervista ad una pubblicazione di Washington DC, Alush ha detto: "...L'America ha dato ai membri di questa comunità dei Balcani conoscenza e simpatia per i valori americani. Gli Stati Uniti sono venuti in aiuto del Kosovo in risposta alla campagna di pulizia etnica del presidente dell'ex Jugoslavia Slobodan Milosevic, che intendeva sterminare qualsiasi popolo non-serbo dalla provincia. L'impegno americano in Kosovo è unico, a partire dall'aiuto umanitario pre-guerra... poi l'America inviò i suoi figli e le sue figlie a combattere Milosevic e le truppe serbe per salvare civili innocenti, a cui era capitato di essere musulmani... e creare le condizioni perché i Kosovari potessero tornare a casa, stabilire la democrazia e rimodellare il loro futuro. Sotto la protezione NATO i Kosovari sono ritornati a casa, ma gli Americani ed i loro alleati sono rimasti. Sono rimasti ed hanno continuato a supportare chi amava la pace e stava costruendo un Kosova post-bellico... costruendo scuole, ospedali, strade e moschee. Credo che gli Albanesi del Kosova amino l'America perché sono coscienti dei valori americani."

Sfortunatamente, anche i valori americani (assieme ad Alush) sono assenti nei campi zingari. Non solo l'ambasciata americana a Pristina ha rifiutato di chiederne l'evacuazione per motivi medici, come richiesto dall'OMS,  ma l'ambasciatore americano si è rifiutato di incontrarmi per discutere una soluzione sanitaria (vedi lettera seguente). Forse Alush Gashi, ministro della Sanità del Kosovo, i suoi valori li ha appresi dall'ambasciatore americano Christopher Dell.


Ambasciatore Cristopher W. Dell

6 luglio 2009

Spett. Ambasciatore Dell,

Sono un cittadino americano che ha lavorato in Kosovo dal luglio 2009 come capo missione della Società per i Popoli Minacciati. Il mio lavoro è stato quasi esclusivamente con i Rom kosovari, specialmente con quanti vivono dal settembre 1999 nei campi per IDP costruiti su terreni contaminati a Mitrovica nord. Dalla vostra udienza di conferma, vedo che siete a conoscenza di questa tragedia che dura da dieci anni.

Per diverso tempo, ho cercato senza successo di parlare con l'attuale ambasciatore americano a Pristina sulle adeguate cure mediche per questi Rom. Sfortunatamente, nessuno vuole discutere  di un'immediata soluzione sanitaria, solo di future rilocazioni, ancora molto lontane. Anche quanti sono stati reinsediati dal 2006 nella loro precedente mahala a Mitrovica sud, non hanno ancora ricevuto il promesso trattamento per avvelenamento da piombo.

Ci sono precedenti in Kosovo per salvare migliaia di vite di vite di Albanesi e Serbi con l'immediata evacuazione, quando le loro vite erano in pericolo. Tuttora per questi Rom di Mitrovica che hanno i più alti livelli di piombo nella storia medica, non è stata considerata nessuna evacuazione d'emergenza.

Riguardo al reinsediamento, Mercy Corps non intende iniziare la costruzione delle 50 case prima di settembre, e soltanto se i test sulla tossicità del terreno (ancora da fare) saranno negativi. Nel contempo, MC rifiuta di rivelare qualsiasi piano sanitario. Come Ambasciatore americano in Kosovo, ritengo Lei possa incoraggiare il governo del Kosovo, Mercy Corps, USAID, UE/CE a salvare questi poveri Rom. Non soltanto abbiamo avuto già tra di loro 82 morti (molti di loro bambini) su questi terreni contaminati, ma secondo un dottore tedesco che li ha visitati e analizzato i risultati dei test, ogni bambino concepito nascerà con danni irreversibili al cervello.

Spero, Ambasciatore Dell, che lei mi riceva per discutere un'urgente soluzione medica prima che sia troppo tardi per salvare questi bambini.

In fede,

Paul Polansky

Il senatore USA Russ Feingold ha inviato la mia lettera assieme ad una sua presentazione, chiedendo all'ambasciatore Dell di ricevermi. L'ambasciatore Dell non ha mai risposto.

Fine dodicesima puntata

 
Di Fabrizio (del 31/03/2010 @ 09:40:21 in musica e parole, visitato 3385 volte)

@ltroMolise.it 2010-03-29 02:09:39 (Altre notizie su Paul Polansky e su Lety, ndr)

di LAURA CAROSELLA - Paul Polansky, poeta e romanziere americano di origini cecoslovacche, ha tenuto un recital di poesia presso il Teatro Italo Argentino di Agnone il giorno 26 marzo, durante il quale ha illustrato la sua esperienza di poeta e giornalista a contatto con le popolazioni Rom della Repubblica Ceca e del Kosovo.

Dallo sterminio durante la seconda guerra mondiale, all’avvelenamento da piombo nei campi Rom del Kosovo che ancora causa morti, Polansky fa denunce serissime e attraverso le sue poesie narra le storie di chi non ha voce.

Cos’è che ha suscitato in lei un interesse così profondo verso le popolazioni Rom ed in particolare verso i campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale? Stava cercando di risalire alle sue origini cecoslovacche eppure ha provato interesse per qualcosa di completamente diverso. Vuole raccontarci come è andata?

"Sì, stavo cercando le mie origini negli archivi della Cecoslovacchia nel 1991 e reperii un numero notevole di documenti che gli archivi raccoglievano sui campi di concentramento Rom presenti a Lety durante la Seconda Guerra Mondiale. Il direttore dell’archivio disse che nessuno avrebbe potuto consultarli per 15 anni, quindi cominciai a pressare il Governo e tramite alcune amicizie influenti sono riuscito ad avere accesso agli archivi.
Non esisteva un inventario e c’erano numerosi scatoloni pieni di documenti, così per ogni scatola e per ogni documento feci un inventario accurato e trovai moltissime informazioni attraverso le quali capii che si trattava di un campo di sterminio gestito dai cechi e non dai tedeschi. Trovai molte foto ed in particolare quella di una giovane ragazza che un Natale cercò di fuggire dal campo, dopodiché non c’erano altre informazioni su di lei così presunsi fosse stata uccisa come molti altri che cercarono di fuggire.
Attraverso delle ricerche su tutti i nomi delle persone che trovai trascritti su quei documenti (tra i quali c’erano anche 95 guardie), venni a sapere che non c’erano persone ancora in vita e pensai subito che fosse molto strano, impossibile oserei dire.
Conobbi poi uno zingaro che era stato un conducente di Taxi a New York per 8 anni e che parlava inglese molto bene , inoltre era parecchio conosciuto nella comunità Rom, così lo "assunsi" per cercare informazioni su eventuali sopravvissuti.
Girammo tutta la Cecoslovacchia chiedendo ai Rom se qualcuno conoscesse sopravvissuti della seconda guerra mondiale che provenissero da Lety: ne trovai più di un centinaio e ovviamente avevano delle storie terribili da raccontarmi, ancora peggiori di quelle raccontate dai sopravvissuti di Auschwitz. Non avevano mai narrato queste storie prima di allora, neppure ai loro figli, perché i Rom hanno un loro "codice del silenzio" e queste storie per loro costituivano quasi un marchio di disonore, ma io mi trovai nel momento giusto al posto giusto, poiché i sopravvissuti erano tutti molto anziani e capirono di non voler portare quel segreto nella tomba , volevano che la gente sapesse cosa avevano subito. Così cominciai a raccogliere tutte le loro storie. Non vollero però che io li filmassi, fotografassi o che registrassi le loro parole, avevano paura che subito dopo io sarei andato dalla polizia a denunciarli per farli riportare a Lety; erano passati tutti quegli anni eppure avevano ancora paura di essere rinchiusi nuovamente in un campo di concentramento e questa è un’ulteriore prova di che esperienza terribile fosse stata.
Trovai anche delle guardie sopravvissute e pressai il Governo ceco affinché processasse uno di loro, perché avevo le prove che egli avesse ucciso tantissime persone con le sue mani, soprattutto bambini. Diedi vita ad un caso che all’epoca ebbe molta risonanza a livello mediatico in Cecoslovacchia, ma questa guardia era ormai troppo anziana per essere processata, anche se tentò di uccidermi quando io stesso andai a trovarlo! Quando conobbi la figlia e le raccontai ciò che sapevo su suo padre mi disse che avevo appena distrutto tutti i suoi sogni, mi disse "hai distrutto la mia vita e quella dei miei figli." Ecco qual è la parte peggiore del fare un lavoro come il mio".

Ieri, durante l’incontro presso il Teatro Italo Argentino, lei ha detto di aver vissuto per oltre 15 anni insieme alle popolazioni Rom come antropologo e studioso. Questa esperienza che impatto ha avuto sulla sua vita?

"Ho vissuto per 5 anni con gli zingari della Repubblica Ceca e per ben 11 anni con quelli del Kosovo come antropologo per l’appunto, raccogliendo le loro storie, imparando le loro abitudini e i loro costumi, assimilando le loro leggende e miti e tentando di trovare una differenza tra loro e me, per poi capire sempre di più che non ce ne fosse nessuna. Poi, attraverso le storie che mi raccontavano ho capito che le loro radici si trovavano in India, così sono andato in India e ho scattato molte foto, quando sono tornato e ho mostrato loro le foto scattate lì non credevano che io ci fossi stato davvero, uno di loro mi disse "Sei sicuro di essere stato in India? Conosco la donna in questa foto ed abita proprio nel villaggio qui accanto!" Non hanno mai creduto al fatto che fossi stato in India eppure lì avevo trovato i loro "cugini"!
A parte questo, vivere con loro non significa solo "studiare" i loro usi e costumi, ma soffrire con loro, subire gli stessi attacchi e gli stessi pregiudizi che la gente ha nei loro confronti, per esempio la NBC si rifiuta di parlare con me perché mi considera uno zingaro a tutti gli effetti, sono uno di loro! Girava addirittura la voce che io facessi parte di un esercito di zingari e molti, anche miei cari amici, erano curiosi di vederlo, questo mio grande "esercito", quando invece si trattava solo di due sorelle Rom che erano le mie interpreti. Eppure la NBC aveva messo in giro questo "rumor": "Paul Polansky arruolato in un esercito gitano". Io sto semplicemente cercando di salvare tanti bambini e tante persone che vivono nei campi contaminati dal piombo e la cosa peggiore di questa esperienza è il constatare che nessuno vuole salvarli, questo è il problema".

A proposito di questo, alla fine del video documentario "Gipsy Blood" che ieri lei ha proiettato in sala, c’è una forte denuncia nei confronti dell’ONU per quanto riguarda il problema dell’inquinamento da piombo nei campi Rom in Kosovo. Perché tanta indifferenza da parte di una associazione che è nata per difendere i diritti umani?

"C’è un atteggiamento innato di razzismo nei confronti degli zingari tra i componenti dell’ONU e non solo in Kosovo, inoltre l’ONU cambia il suo staff ogni 6 mesi in Kosovo, per cui io in 11 anni ho assistito a ben 22 cambiamenti di staff e tutte le persone che ho visto subentrare odiavano e odiano gli zingari. Prima la stessa cosa accadeva per le persone di colore, ora invece abbiamo persone di colore al governo, nelle istituzioni, insomma ricoprono posizioni di grande rilievo e quasi più nessuno è intollerante nei loro confronti, più che altro hanno capito che non si può essere razzisti nei loro confronti, mentre gli zingari non sono conosciuti, non sono integrati con la società, non hanno incarichi di nessun genere, sono considerati dei nomadi e questo alimenta il pregiudizio e l’intolleranza e l’intolleranza, a sua volta , è alimentata dall’ignoranza".

E’ quindi l’ignoranza il motivo per cui, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, continua a sussistere un atteggiamento xenofobo nei confronti delle popolazioni Rom?

"Sì, diciamo che per conoscere le persone bisogna viverci insieme. Sia in Spagna, che nella Repubblica Ceca, che nel Kosovo ho avuto modo di conoscere persone che avevano dei Rom come vicini di casa ed ognuna di queste persone mi ha detto "lo zingaro che abita accanto a me è un persona per bene, non ho nessun problema nei suoi confronti e mi fido di lui, ma è lo zingaro che abita dall’altra parte della città quello di cui non mi posso fidare. " Ecco vede, se li si conosce, si vive insieme a loro, non ci sono problemi, se non li si conosci e non si sa nulla di loro è lì che comincia l’intolleranza e la fobia".

Rispetto ad altri poeti di cui ho avuto modo di leggere i componimenti, ho notato che le sue poesie rifuggono da qualsiasi artificio stilistico ed adottano un linguaggio diretto e concreto riportando i fatti per come sono avvenuti, oserei dire con uno stile quasi giornalistico. Si tratta di una scelta ben precisa o del suo stile innato di scrittura?

"Quando ho cominciato la mia carriera giornalistica alle scuole superiori, la mia insegnante diceva sempre che utilizzavo troppe parole , che ero molto prolisso e che purtroppo il mio stile naturale di scrittura era quello. Il fatto è che vivendo con i Rom e ascoltando le loro storie, devo utilizzare le loro semplici parole per raccontarle a mia volta, devo essere necessariamente diretto ed utilizzo il loro stile perché voglio mostrare a tutti chi essi siano davvero. Questo è il modo in cui loro parlano, non usano molte parole per descrivere le azioni , le loro storie di vita perché non hanno ovviamente il senso della letteratura, ma solo quello della storia, quella che si narra di padre in figlio di generazione in generazione. Ogni zingaro ha un’innata capacità narrativa usando il proprio diretto, semplice ed essenziale modo di raccontare che ti colpisce, arriva dritto alle ossa. Questo è il motivo per cui io adotto il loro stile e ormai l’ho fatto mio, infatti lo utilizzo per qualsiasi cosa io scriva".

Oggi ha trascorso una giornata ricca di appuntamenti qui a Agnone, cito la visita alle scuole superiori, alla struttura che un tempo fu adibita a campo di concentramento e poi alla Fonderia delle Campane Marinelli. Che idea si è fatto di Agnone e della sua storia?

"Mi sono davvero innamorato di Agnone, sono sincero! E’ una cittadina favolosa ed ho particolarmente apprezzato il suo centro storico: tutti i palazzi, i portoni, le botteghe; amo molto questo genere di cose. Le persone sono molto gentili per quello che ho potuto constatare e sono rimasto molto stupito dagli studenti delle scuole superiori con cui questa mattina ho avuto un incontro perché ho fatto molti convegni presso le università e questi ragazzi avevano molte più domande da pormi rispetto agli studenti universitari, erano totalmente coinvolti ed interessati alle mie parole, alle mie esperienze, a ciò che raccontavo loro. Nonostante si trattasse di un argomento piuttosto difficile e drammatico, avevo l’attenzione di ogni singolo studente. Ne sono rimasto impressionato e mi sono entrati davvero nel cuore. I ragazzi dell’Istituto Alberghiero, inoltre, mi hanno addirittura preparato, insieme ai loro insegnanti, un ottimo pranzo che non dimenticherò di certo! Vorrei davvero tornare in futuro, tornare a vedere la Fonderia (Marinelli n.d.r) che oggi mi ha fatto uno splendido dono e magari, perché no, scrivere anche un libro di poesie su questa bellissima città e sulla sua storia."

 
Di Fabrizio (del 11/06/2010 @ 09:40:00 in Europa, visitato 1849 volte)

Segnalazione di Orhan Tahir (per chi volesse approfondire l'argomento, ricordo QUI)

ConservativeHome | CentreRight posted by Daniel Hamilton

Poco meno di due mesi fa, sono tornato da una visita in Kosovo.

Intendevo scrivere sulle mie esperienze ed impressioni nella provincia, ma ogni volta che mettevo la penna sulla carta, non ne seguivano le parole.

Come in ogni zona di conflitto - soprattutto conflitti etnici del tipo visti in Kosovo - i punti di vista che si sentono dai locali sono troppo polarizzati, le emozioni espresse troppo forte ed i simboli molto umani delle distruzioni illustrate dalle case bruciate; e cumuli di macerie che ancora delimitano le strade nel nord del paese sono ancora troppo evidenti per trarre una conclusione equa riguardo i "diritti" e "torti" di ogni situazione.

Non mi dilungherò sulle politiche in corso riguardo il futuro del Kosovo come nazione, né discuterò sulle continue intimidazioni e le misere condizioni delle minoranze della provincia. Invece, intendo sottolineare una significativa lacuna della comunità internazionale: il trattamento e le condizioni di vita dei rifugiati rom nel paese.

Questo problema risale al conflitto nel Kosovo tra il 1998 e il 1999, quando l'Armata di Liberazione del Kosovo espulse dalle loro case 90.000 cittadini di etnia rom sulle basi delle paure nazionaliste albanesi che la comunità fosse al servizio di Slobodan Milosevic.

Tra questi c'era la comunità rom di Mitrovica, una città nel settentrione della provincia etnicamente divisa tra la maggioranza serba a nord del fiume Ibar e la più vasta città albanese a sud. In precedenza casa di una delle più vaste comunità rom nei Balcani, 8.000 Rom, Ascali ed Egizi, la "Mahalla" (comunità) sulle rive dell'Ibar fu rasa al suolo dalle forze ALK nel giugno 1999, a seguito della ritirata dell'esercito serbo.

Temendo per le proprie vite, i cittadini rom di Mitrovica sono stati numerosi tra le centinaia di migliaia di rifugiati - Albanesi, Serbi, Gorani, Turchi e Bosniaci - scappati dal Kosovo [...].

Dal 1999, la maggioranza dei 90.000 Rom espulsi sono tornati in Kosovo, anche se oltre 30.000 non son mai tornati nelle loro case. La maggior parte di questa diaspora, non vedendo alcun futuro sotto il ruolo dell'amministrazione quasi monopolizzata dai nazionalisti albanesi, sceglie piuttosto di rimanere nella Repubblica Serba o di restare vicino alle proprie ex case nei grotteschi campi per rifugiati nella zona controllata dai Serbi a Mitrovica Nord.

Benvenuti nel complesso minerario di Trepça, dove 650 uomini, donne e bambini vivono in condizioni che non accetterebbe neanche un maiale.

Ho visitato uno dei campi, Cesmin Lug, una nuvolosa domenica pomeriggio.

In un accatastarsi di cemento ricoperto di ruggine, macchinari abbandonati e pozze di acqua stagnante grandi come piscine, a fatica si può credere che una volta le miniere rappresentavano il 70% della produzione di minerali della Jugoslavia ed occupavano circa 25.000 persone del posto in quattro differenti pozzi. Sono passati oltre venti anni da quando Trepça era pienamente operativa, ma  rimane ancora nell'aria un leggero odore di zolfo. Graffiti coprono ogni centimetro di edifici abbandonati e colonne di fumo si alzano contro l'orizzonte. Arbusti occasionali a parte, le cui radici si attaccano tenacemente al suolo, la vegetazione è sparsa stranamente.

Secondo la mia guida, una donna serba di mezza età chiamata Jasna, vengono fatti sforzi occasionali per riattivare parti del complesso, sforzi che invariabilmente si arenano al primo ostacolo. L'elettricità scarseggia (l'intera provincia del Kosovo ottiene la sua energia da stazione appena fuori da Pristina) ed oltre un decennio di abbandono significa che gran parte del complesso minerario è ora irreversibilmente sott'acqua.

Mentre i macabri ricordi del passato industriale di Trepça si possono vedere tutt'attorno, oggi l'unico segno di vita sono le case dei residenti rom.

Entrando a Cesmin Lug, sono stato immediatamente colpito dal numero di case rom attaccate l'una all'altra, i loro vibranti muri colorati quasi interamente camuffati da una misto di fango e pile d'immondizia.

Prima della mia visita avevo sentito dei gravi problemi di salute sofferti da molti dei residenti, ma sono rimasto scioccato nel vedere bambini di non più di quattro o cinque anni, sguazzare in pozze di acqua scura ed arrampicarsi su attrezzature minerarie abbandonate come fossero un parco giochi locale.

Non oltre qualche centinaio di metri da Cesmin Lug c'è un  piccolo pozzo che sembra una specie di imbocco per una miniera. Qui si dice che questi ingressi servivano a smaltire i gas tossici delle miniere da anni considerate insalubri per l'esplorazione umana.

Non ho parlato con nessuno nel campo ed ho lasciato Cesmin Lug in fretta come ero arrivato, scomodo alla mia macabra osservazione della reale sofferenza umana.

Tornando a Pristina, anche la più rapida delle conversazioni coi locali rivelava una conoscenza diffusa dei problemi di salute patiti dai Rom. Le più comunemente citate sono state le relazioni e le voci di avvelenamento da piombo, insufficienza renale e deformazioni tra quanti vivono nei campi. Mentre lo scandalo delle miniere di Trepça può essere praticamente sconosciuto fuori dal Kosovo, tristemente è linguaggio comune nella provincia.

Il gruppo ambientale Miniere e Comunità, che ha fatto campagne mondiali per far crescere la consapevolezza del danno ambientale costituito dal settore minerario, ha offerto le seguenti osservazioni sul tipo di rischi alla salute posti a quanti vivono nelle immediate vicinanze di miniere come Trepça:

"Il piombo può entrare nel corpo attraverso: inalazione, ingestione del suolo stesso o di cibo contaminato dal suolo, ed attraverso la placenta per il feto nel grembo materno. Nutrizione, igiene, rapporto di grasso corporeo, l'assunzione di fibre, età e in generale la condizione fisiologica, tutto può influire sulla velocità con la quale il corpo assorbe il piombo. I bambini sino a sei anni sono i più vulnerabili, in quanto sono nei primi stadi della crescita e dello sviluppo. L'avvelenamento da piombo colpisce tutto il corpo con conseguenze sulla salute gravi e permanenti. Potenziali sintomi dell'esposizione al piombo, anche a bassi livelli, includono la perdita dell'appetito, letargia, alta pressione sanguigna, problemi di fertilità per uomini e donne, parti prematuri, difficoltà nella crescita, danni all'udito e neurologici, convulsioni, dolori e/o paralisi alle gambe, perdita di coscienza, anemia, aggressività, crampi allo stomaco, vomito. Gli effetti più significativi ed irreversibili sono al livello di QI. Un aumento dei livelli del piombo nel sangue da 10 a 20 microgrammi per decilitro, è stato associato con la decrescita di 2,6 punti di QI, ma qualsiasi aumento oltre i 20 riduce i livelli di QI"

In misura diversa, ognuno se non tutti questi sintomi sono stati osservati nei campi dei rifugiati rom nel Kosovo settentrionale.

Nessuno potrebbe ritenere che un posto simile sia desiderabile o appropriato per ospitare gente a lungo termine. A dire il vero, l'Ufficio dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR) ha giudicato che questi campi per rifugiati dovevano essere semplicemente una misura temporanea per garantire a breve termine la sicurezza dei residenti rom a Mitrovica sud.

Nonostante i pochi sforzi della comunità internazionale per rialloggiare i rifugiati rom, i campi  sono rimasti operativi per oltre un decennio. I Rom, che hanno ancora terrore dopo la loro esperienza nel conflitto del 1999, hanno ripetutamente declinato l'opportunità di tornare a Mitrovica sud controllata dagli Albanesi.

Dovrebbe essere una ragione di vergogna per l'Unione Europea e la più ampia comunità internazionale che i campi rom di Trepça rimanga operativo ad appena 300 miglia da Budapest e a 75 da Skopje - la capitale di un aspirante stato membro UE.

I campi per i rifugiati rom adiacenti al complesso minerario di Trepça devono essere chiuse alla prima opportunità possibile, dopo aver identificato un sito appropriato dove alloggiare la comunità rom. Purtroppo la lodevole volontà della comunità internazionale di realizzare comunità etnicamente miste nel settore albanese a sud del fiume Ibar rimarrà impraticabile per decenni. Le emozioni sono troppo forti e la memoria troppo viva.

Tale sito dovrebbe essere trovato nelle aree sotto il controllo della Serbia nella provincia settentrionale della Kosovska Mitrovica. Mentre diversi governi - incluso quello del Regno Unito - riconoscono solo la sovranità della Repubblica del Kosovo, anche sulle aree controllate dai Serbi, l'acquisizione di questo sito richiederebbe la costruttiva cooperazione della Repubblica di Serbia e e dell'Assemblea della Comunità Serba di Kosovo e Metohija. In pratica, richiederà l'offerta di un importante incentivo finanziario alle autorità serbe.

La comunità internazionale deve anche riconoscere che, a causa della sua mancanza di un'azione affermativa, centinaia di persone stanno ora soffrendo seri problemi di salute che potranno avere conseguenze mortali nei prossimi anni. Devono essere fornite cure mediche immediate a quanto hanno vissuto nei campi di Trepça. Attualmente trattamenti specialisti simili non sono disponibili né in Serbia o in Kosovo e dovranno quindi avvenire in un appropriato paese terzo, i candidati più prossimi potrebbero essere Romania o Bulgaria.

La storia è piena di esempi tragici sui maltrattamenti della comunità rom; dall'abbattimento del 25% del loro popolo nelle camere a gas naziste durante la II guerra mondiale all'onda crescente di attacchi razzisti in Europa centrale.

Non contribuiamo ulteriormente ad un altro tragico capitolo della loro storia ed agiamo oggi per risolvere questa crisi umanitaria.

 
Di Fabrizio (del 27/07/2010 @ 09:36:46 in Europa, visitato 3765 volte)

by Paul Polansky

[continua] Harri Hermanni Holkeri

L'ANTI-PREMIO CITAZIONE INUTILE: alla persona che amava fare citazioni giornaliere, ma queste citazioni non hanno salvata nemmeno una vita in Kosovo. Riguardo ai Rom e agli Askali, Harri rifiutò di mettere in pratica quanto predicava, da qui questo anti-premio.

Le Citazioni giornaliere di Holkeri

  • Quello che possiamo fare come individui può non essere molto nella scala globale, ma dobbiamo iniziare il cambio vivendo come insegniamo.
  • Se non accettiamo il pensiero altrui, non si può progredire nel proprio interesse. Abbiamo bisogno dell'altrui aiuto per ottenere risultati.
  • Uomini e donne hanno il loro ruolo - i loro ruoli sono differenti, ma i loro diritti sono uguali.
  • Ci sono molte sfide, ci sono molti ostacoli: cerchiamo di cambiare gli ostacoli in vantaggi.
  • Abbiamo gli strumenti, ma dobbiamo imparare come usarli. Questa è la mia filosofia politica.
  • In crisi nazionali o internazionali, ci sono sempre questioni di mancanza di confidenza. Devi cambiare le menti delle persone se vuoi ottenere risultati.
  • Non voglio parlare di sovrappopolazione o di controllo delle nascite, ma penso che l'istruzione sia la maniera di dare nuovo impeto alla questione della povertà.
  • Non puoi prendere decisioni facili se prima non ti impegni per difficili soluzioni.

Holkeri è nato il 1 gennaio 1937 ad Oripaa, Finlandia. Divenne membro del Partito della Coalizione Nazionale di Finlandia (Kokoomus) e poi del Parlamento dal 1970 al 1978. Holkeri fece parte del tavolo dei direttori della Banca di Finlandia nel 1978-97 e fu candidato alle elezioni presidenziali nel 1982 e nel 1988. Fu Primo Ministro dal 1987 al 1991. Più tardi divenne speaker dell'Assemblea Generale dell'ONU (2001-2001). Giocò anche un ruolo costruttivo nell'Accordo del Buon Venerdì in Irlanda del Nord. I suoi sforzi vennero premiati con il cavalierato onorario conferitogli dalla regina Elisabetta II. Venne poi nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale in Kosovo.

Se sotto l'SRSG Steiner tutti gli aiuti alimentari ai campi zingari vennero interrotti, sotto l'SRSG Holkeri i campi furono completamente ignorati. Nonostante gli appelli a portare la questione all'attenzione del suo staff, l'invisibile Holkeri rimase tale eccetto per le sue dichiarazioni quotidiane. Nel maggio  2004 Holkeri si ritirò dalla sua posizione presso l'UNMIK, adducendo problemi di salute dopo un collasso per esaurimento a Strasburgo. Il collasso avvenne il giorno dopo che Holkeri aveva visitato il quartiere generale ONU a New York, dove disse al Consiglio di Sicurezza che l'orgia di violenze di metà marzo (2004) aveva scosso la missione nelle "sue fondamenta". A seguito di intensi scontri tra la KFOR ed estremisti albanesi, l'UNMIK riportò che 4.366 Serbi ed alcuni Rom erano stati costretti a fuggire dalle loro case. Inoltre erano state distrutte o danneggiate circa 950 case, assieme a 36 chiese, monasteri ed altri monumenti serbi. Sotto Holkeri l'ONU fu lento a reagire. Molti osservatori ritengono che lui non comprese a sufficienza la situazione in Kosovo. Però, concordò nell'evacuare dalle loro case oltre 4.000 Serbi usando la polizia ONU, creando così un precedente in Kosovo per lo sgombero forzato quando le vite umane fossero a rischio. Fino ad oggi, non ha elaborato una dichiarazione per quella filosofia umanitaria.


Søren Jessen-Petersen (foto da Nato.int)

PREMIO TESCHIO E TIBIE INCROCIATE al funzionario ONU sotto il cui sguardo morirono più bambini e feti di ogni altra epoca, nei nove anni in cui l'ONU amministrò questi campi della morte per gli zingari del Kosovo.

Jessen-Petersen nato nel 1945 a Nørrensundbay, Danimarca, venne nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il Kosovo e capo dell'UNMIK il 16 giugno 2004 e mantenne la posizione sino alla fine di giugno 2006. Jessen-Petersen è attualmente Direttore dell'ufficio di Washington Indipendent Diplomat, lettore presso la Scuola di Servizi Esteri all'Università di Georgetown, e Studioso Ospite all'Istituto di Pace degli Stati Uniti (USIP).

Jessen-Petersen ha avuto una lunga carriera nelle Nazioni Unite. Avvocato e giornalista per formazione, iniziò il suo servizio nel 1972 presso l'ufficio dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR) in Africa. Nei successivi 30 anni salì diversi gradini nell'UNHCR, nei vari uffici di Stoccolma, Ginevra e New York ed infine nel 1998 venne nominato Inviato Speciale dell'UNHCR nella ex Jugoslavia. Attualmente risiede a Washington DC con la moglie di diciannove anni e due dei suoi quattro figli.

Nonostante una carriera apparentemente distinta con l'Alto Commissario ONU per i Rifugiati, Jessen-Petersen perse il proprio compasso morale in Kosovo quando i bambini Rom/Askali iniziarono a morire di avvelenamento da piombo nei campi UNHCR e lui si rifiutò di evacuarli come richiesto dall'OMS. Sino a novembre 2004, in molti non sapevano che i campi zingari fossero così pericolosi, nonostante il rapporto medico ONU inviato all'SRSG Bernard Kouchner ad ottobre 2000. Ma quando nel 2004 venne portata a conoscenza la morte di Jenita Mehmeti nel campo ONU di Zitkovac, venne svelato il tentativo dell'UNMIK di nascondere la verità, anche se Jessen-Petersen tentò di far luce sulla tragedia. Quando la TV del Kosovo chiese a Jessen-Petersen del mio libro dove spiegavo l'avvelenamento da piombo, l'SRSG replicò "Polansky non ha di meglio da fare."

Per mascherare il proprio dilemma morale, Jessen-Petersen tentò di dire alla stampa che gli Zingari si stavano avvelenando da sé smaltendo le batterie delle auto. Anche se l'ONU aveva davvero dato licenza per smaltire le batterie e permesso di tenerle nei campi ONU, un dottore tedesco (Klaus Runow) aveva raccolto campioni dei capelli in 66 bambini dei campi e trovato 36 elementi tossici nel loro corpo, non presenti nelle batterie delle macchine. Jessen-Petersen tentò allora di "curare l'avvelenamento da piombo" donando150.000 euro prendendolo dal budget per il Kosovo. Ma fu solo un tentativo cosmetico, neanche un euro servì a curare un bambino dato che vennero sprecati per voci non mediche: 24.000 euro per latte scremato, 12.000 per saponi e shampoo, 9.500 euro per fumigare le baracche e 33.000 euro per i kit di analisi del suolo. Nonostante venisse detto che l'avvelenamento da piombo non potesse essere curato finché i bambini e le donne incinte (i più vulnerabili) non fossero rimossi dalla fonte dell'avvelenamento, Jessen-Petersen rifiutò ancora di evacuare i campi. Sotto il suo sguardo morirono più di 30 Zingari.

Fine sesta puntata

 
Di Fabrizio (del 26/10/2011 @ 09:36:21 in musica e parole, visitato 2582 volte)

Grazie alla sua presenza e al suo lavoro di divulgazione e attivismo umanitario, il mondo non può condannare all'oblio le famiglie Rom che vivono nei campi del Kosovo contaminati dal piombo.

Ora esce il nuovo libro di Paul: "La mia vita con gli zingari". Prefazione di Pietro Marcenaro. Una testimonianza che diventa manifesto civile e ci induce a non restare a guardare le tragedie che colpiscono il popolo Rom, ma ad agire. (Da Everyonegroup.com)

Uscita 31 ottobre, ed i falchetti della nostra redazione, l'hanno subito intercettato...

Mercoledì 2 novembre ore 21.00 al Circolo ARCI Martiri di Turro in via Rovetta 14 - Milano (Ingresso gratuito con tessera Arci)
L'Associazione La Conta in collaborazione con Mahalla

Se volete altre informazioni: QUI

 
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 09:35:32 in musica e parole, visitato 2657 volte)

finalmente dopo averlo promesso a lungo, ci siamo!

Giovedì 27 maggio alle ore 21.00

L'Associazione La Conta in collaborazione con Mahalla - Rom e Sinti in tutto il mondo, organizzano un incontro con

Paul Polansky

Presso il Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano, ingresso gratuito con tessera Arci

Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. Poeta, fotografo, antropologo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio importantissimo per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom. Le sue poesie descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni. Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti, in particolare quello ceco di Lety, nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom. E' stato il primo a presentare al mondo il dramma dei rifugiati del Kosovo, lasciati morire nei campi di accoglienza avvelenati dal piombo. Ha pubblicato diversi libri, realizzato esposizioni fotografiche e film video.

ALLA FINE

"Alla fine,
tutti
scapperanno dal
Kosovo", mi
disse la zingara
chiromante.

"Anche Dio"

Poesia di Paul Polansky innalzata sui cartelli di una manifestazione di Rom del Kosovo in Germania

 
Di Sucar Drom (del 09/07/2012 @ 09:34:34 in Italia, visitato 1928 volte)

Segnalazione di Sere Bubamara Lupe

5 luglio 2012 di ildisobbedienteweb

"SVEGLIA!!!!! Sono arrivati a San Sperate oltre 400 Rom"

Questo è l'incipit di un volantino che è girato per la cittadina di San Sperate, con il lodevole intento di svegliare la popolazione ignara del grave pericolo.

Un'invasione degli sfollati dell'ex campo nomadi della 554 che si riversa nella cittadina.

È allarme.

San Sperate è una piccola cittadina di circa 7.800 abitanti, il Paese Museo, il paese che ha dato i natali allo scultore Pinuccio Sciola, il paese dei Murales, il paese della cultura.

Arrivano i Rom ed invadono la piccola cittadina.

La notizia rimbalza fra le case, le persone, le strade, i negozi.

Lo sgombero del campo nomadi fra la 554 e Viale Monastir ordinato dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda, in ottemperanza al provvedimento del Tribunale di Cagliari, è perentorio: entro il 2 luglio il campo nomadi deve essere liberato.

Riprendendo le parole scritte dal quotidiano L'Unione Sarda del 21 giugno: "Inizialmente una parte della comunità rom si era detta contraria all'ipotesi di vivere in appartamenti perché in contrasto con le tradizioni della loro etnia. Anche per questo in settimana c'era stato un incontro in Comune con il sindaco Zedda: i nomadi chiedevano che fosse messa a disposizione un'area compatibile con i loro usi e costumi. L'abbandono del campo di viale Monastir riguarda tutti i 157 residenti (93 sono minori): molti di loro stanno firmando i primi contratti di locazione in abitazioni private. Qualcuno provvederà a pagare l'affitto con proprie risorse, ma ci saranno in alcuni casi aiuti e contributi da parte di Caritas e Comune".

Quindi, ne deduco che dal 21 giugno ad oggi i Rom sono riusciti a moltiplicarsi, passando da 157 a 400 in poco meno di 10 giorni .

Un rapidissimo calcolo, giusto per capire:

400 – 157 (compresi i neonati) = 243

Insomma, in 10 giorni i nostri 'amici' Rom hanno messo al mondo altri 243 di 'loro'.

Non male come tasso di natalità.

La piccola cittadina di San Sperate è invasa ed il neo sindaco Enrico Collu si dichiara furioso.

Agli organi di stampa dichiara (ovviamente furioso): "Mi chiedo come sia possibile apprendere dai propri concittadini che in paese si siano già trasferite, con l'avallo del Comune di Cagliari alcune famiglie Rom".

Mi sono trasferito a San Sperate circa due anni fa, ho affittato una casa e pur non avendo ancora messo su famiglia non mi è stato chiesto di avvisare il sindaco del mio trasferimento e della mia intenzione di farlo.

Ma ogni paese ha i suoi usi e costumi, forse il neo sindaco Enrico Collu ci tiene a dare il benvenuto a tutti coloro che prendono la residenza e quindi oltre che all'Ufficio Anagrafe occorre passare anche nel suo ufficio per un saluto di accoglienza.

Sono ormai passati due anni, ma domani non mancherò di farlo; anzi invito tutti i nuovi residenti a farlo.


Ma la nostra piccola storia non è ancora giunta all'epilogo.


È stato necessario convocare urgentemente un consiglio comunale aperto alla cittadinanza: è allarme per l'invasione da parte dei Rom nella piccola cittadina di San Sperate!

La popolazione si riversa nell'aula comunale.

Il neo sindaco si schiera a fianco della popolazione allarmata e dichiara: "Si sono create le premesse per una situazione di ordine pubblico che non posso controllare. La situazione che ci siamo trovati davanti è inaccettabile, e ora c'è troppa tensione per consentire l'integrazione. Non ho ordinato nessuno sgombero, non ne è ho l'autorità. Ho solo ascoltato le segnalazioni dei cittadini, e a mia volta ho chiesto una verifica delle condizioni igienico sanitarie degli appartamenti dei rom".

Ma non è tutto, occorre rispondere compiutamente anche attraverso canali informativi non istituzionali e quindi ritrovo le dichiarazioni del neo sindaco anche nella pagina Facebook "San Disperate… San Sperate": "Viste le insinuazioni di chi evidentemente poco conosce il sottoscritto e i fatti, giusto per chiarire due concetti in attesa che trovi il tempo per raccontarvi meglio e più nel dettaglio tutta la questione dirò:
IL COMUNE E IL SINDACO NON SONO STATI INFORMATI DA NESSUNO NE TANTO MENO RESI PARTECIPI DEL PROGETTO CHE IL COMUNE DI CAGLIARI STAVA METTENDO IN ATTO.
Infatti come ho dichiarato a mezzo stampa sono furioso sopratutto perché la nostra comunità è stata coinvolta a sua insaputa in un progetto promosso da un altro comune o anche semplicemente informata. In questo modo siamo stati calpestati e offesi nella nostra dignità. Evidentemente pensano che in sardegna si possa mettere i piedi in testa a chiunque senza possibilità di replica. BENE A SAN SPERATE NON E' COSI!!! E badate bene della questione rom nemmeno arrivo a parlarne perchè già questo mancato coinvolgimento preclude da parte mia ogni dialogo almeno fino a quando la situazione non verrà azzerata.
Aggiungo solo che la nostra piccola comunità ha già tanti problemi e tante vessazioni da parte dei cosiddetti "enti superiori". Non abbiamo soldi per i nostri disoccupati, non abbiamo spazio nella scuola materna per i nostri figli, non abbiamo personale adatto a vigilare e personale qualificato per affrontare problematiche che sono complesse, in poche parole non possiamo farci carico anche di questo problema.
Sopratutto non possiamo farlo al posto di quelli che "scaldano" le loro dorate poltrone al comune di Cagliari (che ha ben altre risorse), in provincia o in regione e non sono mai stati capaci di affrontare e risolvere un problema che và avanti da decenni. Altra cosa che mi dà tremendamente fastidio è che pare venir fuori un'immagine di poca tolleranza da un paese come San Sperate che da sempre è stato avanti nella cultura nell'accoglienza e nella solidarietà e nell'attenzione al sociale. La colpa non è nostra ma di chi ha cercato di imporci le proprie decisioni senza prima coinvolgerci, che ha partorito un progetto che con queste premesse non può che essere fallimentare come la situazione che si è creata a San Sperate dimostra. San Sperate non merita questo"
.

Leggo e rispondo di getto dal mio profilo personale con queste parole:

L'etnia Rom (fonte wikipedia):

Un dato costante della storia del popolo Rom va rintracciato nella persecuzione che hanno sempre subito, la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo sterminio.
Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi si è protratta nel tempo la diffidenza nata al loro primo apparire nel Medioevo europeo: il nomadismo come maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli, considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti divinatorie identificabili come aspetto stregonesco, ecc.
Di qui la tendenza delle società moderne a liberarsi di tale presenza anche a costo dell'eliminazione fisica. Tutti i paesi europei adottarono bandi di espulsione nei loro confronti, fino alla programmazione del genocidio dei rom, insieme a quello degli ebrei, durante il nazismo in Germania.
Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di loro rifiutano di farsi registrare come di etnia rom per timore di subire discriminazioni.

La questione Rom è il punto centrale del discorso quindi un 'nemmeno arrivo a parlarne' è semplicemente tentare di nascondere la testa sotto la sabbia, perché se si fosse trattato di terremotati dell'Emilia, rifugiati politici Curdi o bimbi di Chernobyl forse non ci si sarebbe dichiarati 'furiosi' ma ci si sarebbe dichiarati fieri e accoglienti
L''appello accorato ai problemi del paese è degno del miglior Cetto La Qualunque, una botta al 'paese ha già tanti problemi', un'altra all'immancabile problema scuola (il cuore di mamma si intenerisce sempre alle parole 'i nostri figli'), un'altra ancora al lavoro (quando si scrive la parola 'disoccupazione' siamo in tanti a saltare sulla sedia indignati), l'ultima è la bottarella alla 'casta' visto che si scrive di 'enti superiori dalle poltrone dorate'
È vero, 'San Sperate non merita questo' e nemmeno noi cittadini meritiamo questo, un po' più di sostanza.. grazie..



Ma la nostra piccola storia non è ancora giunta all'epilogo.


Questa mattina decido di andare a vedere dov'è questo grande accampamento Rom vicino alla mia nuova cittadina.

Negli articoli dei giornali si scrive di 'terreni vicino all'Emmezeta' ma nonostante il mio affacciarmi al finestrino della macchina per curiosare nelle campagne accanto al centro commerciale, non scorgo nessun accampamento.

Decido di chiedere informazioni.

Fermo la macchina e mi avvicino ad un anziano signore che sta lavorando la campagna.

L'anziano signore risponde alle mie domande:

"Sì, da qualche giorno c'è una famiglia Rom in una casa alla periferia del paese".

Chiedo io: "Una famiglia?"

E lui: "Sì, ma io non so.. una famiglia, forse due, una trentina di persone.. forse..".

Gli chiedo: "Lei cosa ne pensa?"

Mi risponde: "Ieri c'è stata un'assemblea nell'aula del comune, c'era tanta gente.. Io non so, alla fine sono persone come noi, con usanze diverse".


Sì, sono persone esattamente come noi.


Arrivo nel grande accampamento Rom. Fa molto caldo, trovo una famiglia che dialoga, bimbi che corrono e un anziano signore che mi offre una birra fresca.

Ratko Halilovic, conosciuto da tutti come Boban mi presenta la sua famiglia e mi racconta che è qui in Sardegna da 40 anni, sua sorella è nata qui e ha 32 anni, i suoi figli sono nati qui.

Il grande campo Rom è costituito da 14 persone, la famiglia di Boban e quella di suo figlio di 19 anni.

Con l'aiuto della Caritas di Don Marco hanno trovato sistemazione in una casa in affitto alla periferia di San Sperate. Mi dice che hanno stipulato un regolare contratto d'affitto di un anno, mi vuole far vedere il contratto ma io gli rispondo che non è necessario.

Facciamo un giro attorno alla casa, mi indica quello che hanno trovato e quello che hanno sistemato.

Boban e famigliola si sono dedicati alla pulizia della casa e del terreno attorno che era diventato punto di raccolta dell'immondizia di alcuni solerti cittadini di San Sperate; il frutto della civiltà viene sistemato in una decina di grandi buste.

Boban nel mentre che camminiamo, mi dice: "Questa mattina è venuta l'assessore del comune ed io ho chiesto dove potevo portare tutte le buste che abbiamo riempito per non lasciarle buttate qui così, ma non mi ha dato risposta. Io non so dove posso, se c'è un posto io posso portarle perché ho un furgone".

Già, dove poter conferire le buste di questi 'sporchi e immondezzari' Rom?

Mi chiede: "Ma scusa, perché vogliono mandare i vigili sanitari della ASL a controllare la nostra casa e quando c'era la signora che ci viveva prima non li hanno mandati?".

Non ho una buona risposta, ascolto e mi guardo attorno.

La sorella di Boban mi dice: "Noi non vogliamo rubare le case ai sardi, non abbiamo chiesto e non chiediamo niente. Non vogliamo favori, vogliamo semplicemente vivere in uno spazio dove non essere sempre costretti a dover andare via".

Un bambina mi chiede di farle una foto, la moglie di Boban allatta un bimbo sotto il fresco della veranda, tre pappagalli in una gabbia vicino alla roulotte, un cane che corre, abbaia e scodinzola e il padre di Boban che mi sorride con la sua bottiglia di birra in mano.

Questo è il grande accampamento Rom che incute terrore alla piccola cittadina di San Sperate, che ha fatto infuriare il sindaco e che ha riempito le pagine dei giornali isolani di questi ultimi giorni.

Per ultimo, vorrei segnalare la profondità di queste parole scritte da un civile cittadino di San Sperate:

"Se, tra i nostri nuovi vicini ROM, c'e' qualcuno che si occupa di smaltimento di rifiuti ferrosi,sappia che a casa abbiamo un bel po' di PIOMBO!!!!!".


Anche io ho paura, ma di VOI non di LORO.


Forse per farli sentire a loro agio, da paese accogliente (come ci ricorda il nostro primo cittadino) gli abbiamo voluto dare il benvenuto con una montagna di immondizia...

Link utili:

 
Di Fabrizio (del 19/02/2010 @ 09:33:58 in Italia, visitato 1922 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte

ROSSA PRIMAVERA

Il nomade va deportato a prescindere. Non importa che viva in un campo regolarmente attrezzato, che i suoi figli vadano a scuola e che lui lavori e cerchi di integrarsi. Il teatro designato per una delle più dissennate operazioni di politica sociale che si possano immaginare è un villaggio di 350 rom di origine bosniaca, macedone e montenegrina, appartato in località Tor dè Cenci, su una collinetta accanto alla Via Pontina, che da Roma conduce a Latina. Ieri mattina mentre in un'altra parte della città veniva buttata giù, sotto gli occhi del sindaco Gianni Alemanno, l'ultima baracca dell'insediamento abusivo "Casilino 900", che verrà bonificato e trasformato in parco, gli abitanti del villaggio di Tor dè Cenci hanno atteso a lungo e invano, sull'ampio piazzale d'ingresso, l'arrivo del prefetto o di suoi alcuni collaboratori che avrebbero dovuto spiegare le modalità di quell'imminente assurdo sgombero. Hasko, il portavoce del villaggio, non sapeva darsi pace: "Siamo qui da 15 anni e gli abitanti di Tor dè Cenci non si sono mai lamentati di noi. In tutto questo tempo non è mai stata rubata un'auto, non è mai sparito un portafoglio. I nostri bambini vanno a scuola qui, io stesso faccio parte dell'esecutivo del Comitato di quartiere". Il villaggio di Tor dè Cenci è stato inaugurato nel 1995 dall'allora sindaco Francesco Rutelli: i nomadi vivono in 55 container modello Protezione Civile e, secondo i calcoli dell'ARCI, il comune ha speso fino ad oggi 5 milioni di euro per costruirlo, recintarlo e allacciare l'acqua, la luce elettrica, il telefono, le fogne. Dei 350 occupanti, ben 200 sono minori, ma non contando i bambini da 0 a 3 anni e i ragazzi con più di 16 anni, esclusi dall'obbligo scolastico, arriviamo ai 110 iscritti a scuola. "Di questi ben l'80% ha una frequenza regolare, una delle medie più alte fra tutti i campi rom di Roma" osserva Paolo Perrini che coordina i progetti di scolarizzazione dei nomadi per conto dell'ARCI. Ogni mattina arrivano i pulmini comunali a "distribuire" bimbi e ragazzi in un ampio parco di complessi scolastici, in modo da evitare classi e scuole ghetto. Non giungono così di frequente, invece gli automezzi dell'AMA, l'azienda comunale della nettezza urbana: in media un paio di volte la settimana, nonostante per convenzione dovrebbero passare due volte al giorno. Così pile di rifiuti sono accatastate attorno ai cinque cassonetti dell'ingresso. I ragazzi di cittadinanza italiana sono una trentina e sventolano a richiesta carte d'identità un po' logore e passaporti: sono quelli nati in Italia che hanno potuto documentare, attraverso certificati scolastici, vaccinazioni e altro, la continuità di residenza dalla nascita al diciottesimo anno d'età. Simone, 22 anni, e Ibrahim, 20, hanno prestato servizio civile nell'Opera Nomadi. Bryan fa il parrucchiere in un negozio dell'EUR. Il mestiere dominante nel gruppo, è la separazione del ferro dal piombo e dal rame, per vendere il tutto al mercato all'ingrosso. "Niente binari del treno - giurano - svuotiamo le cantine e abbiamo la partita IVA". Il progetto dell'Assessore alle Politiche Sociali, Sveva Belviso è di chiudere il villaggio trasferendo gli occupanti 20 km più a Sud, nel campo di Castel Romano, che ospita già 800 rom, per onorare la promessa fatta in campagna elettorale agli elettori del suo municipio, il dodicesimo. I nomadi hanno scritto una lettera aperta alle "autorità preposte", perché ci ripensino: "A chi non conviene aggravare la situazione - trasferendoci in un campo già grande e disagiato, al di fuori di qualsiasi contesto urbano?". L'hanno consegnata al commissario del Croce Rossa Italiana Marco Squicciarini, che ha assicurato il suo appoggio: la Croce Rossa Italiana non fornirà alcun apporto logistico allo sgombero, contro il quale si è mossa da Londra pure Amnesty International

 
Di Fabrizio (del 13/07/2010 @ 09:28:29 in Europa, visitato 3860 volte)

by Paul Polansky

[continua] Dr. Bernard Kouchner

(immagine tratta da Aftermathnews.wordpress.com)

IL PREMIO GRAN MAESTRO disonora quella persona che si erge sopra tutti gli altri anti-eroi in questa tragedia senza senso. Uno dei fan di Kouchner ha scritto questo a proposito di lui su Internet: "Per essere onesto... per essere morale... per essere, in poche parole, vicino a ciò che consideriamo perfetto... questa è la definizione di quanto la gente definisce un eroe... Bernard Kouchner è una di queste persone... uno dei più amati filantropi francesi. Ha scritto nove libri, ed ha rivoluzionato l'umanitarismo in tutto il mondo."

Nato il 1 novembre 1939 ad Avignone in Francia, Kouchner divenne dottore e subito finì in Biafra (Nigeria) per assistere un paese in carestia, dicendo "Sono corso in Biafra perché ero troppo giovane per Guernica, Auschwitz, Oradour e Setif." Nel 1970 co-fondò Medecins sans Frontieres (Dottori senza Frontiere), che venne premiata nel 1999 col Premio Nobel per la Pace, e poi Medecins du Monde (Dottori del Mondo) il decennio successivo. Negli anni '80 organizzò diverse operazioni umanitarie, la più famosa fu Restore Hope in Somalia, dove assistette personalmente al trasporto di sacchi di riso. Capitalizzandola sua fama umanitaria, entrò nella politica francese e fu Ministero di Stato dal 1998 al 1991, diventando Ministro della Sanità l'anno dopo. Più tardi fu membro del Parlamento Europeo e Presidente della Commissione sullo Sviluppo e la Cooperazione. Nel luglio1999, divenne Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite e Capo della Missione ONU in Kosovo.

Sfortunatamente, le azioni di Kouchner in Kosovo furono molto differenti dal suo passato, dato che scelse la convenienza agli ideali umanitari. In un momento particolare, Kouchner assalì un inviato dei diritti umani ONU in visita, dicendogli di "tenere la bocca chiusa" su quanto aveva visto.

Nella primavera del 2000, come capo della Missione ONU in Kosovo (UNMIK), Kouchner istruì la sua squadra medica a Mitrovica nord guidata dal dr. Andrej Andrejew (un cittadino tedesco), di compiere urgentemente uno studio ambientale sull'area, dopo che si ammalarono gravemente dei soldati danesi e francesi.

Campioni sanguigni raccolti e inviati a Copenhagen mostrarono alti livelli di avvelenamento da piombo. L'esercito francese fu così preoccupato da commissionare diversi studi all'Istituto di Salute Pubblica di Parigi. In seguito, diversi soldati furono rimpatriati perché non c'erano possibilità in Kosovo di curare l'avvelenamento da piombo.

A novembre 2000, il rapporto del dr. Andrejew fu sottoposto personalmente a Kouchner. Sulla base dei campioni di sangue presi dal dr. Andrejew (ed inviati ad un ben conosciuto laboratorio in Belgio), venne disegnata una mappa che mostrava tre aree: A, B, e C. L'area A aveva i più alti livelli di piombo nel sangue. Le uniche persone che vivevano in quell'area erano dei due campi di rifugiati per Rom e Askali. Infatti, i livelli dei Rom (specialmente nei bambini) erano così alti che il laboratorio in Belgio chiamò il dr. Andrejew e gli chiese di ricontrollare quei campioni, perché il laboratorio non aveva mai visto livelli di piombo così alti nella storia della letteratura medica.

Nel suo rapporto scritto, il dr. Andrejew diceva che era evidente che i campi rom erano nel posto sbagliato e che dovevano essere spostati ed i Rom curati. Kouchner disse al suo staff che come dottore era perfettamente cosciente del pericolo dell'avvelenamento da piombo e giurava che avrebbe provveduto. Un tossicologo polacco coinvolto in questa discussione raccomandò l'evacuazione e le cure all'estero dato che non era possibile trattare l'avvelenamento da piombo in Kosovo. Kouchner pose il veto sulla proposta.

Poi Kouchner decise di diffondere la storia che i Rom soffrivano di avvelenamento da piombo cronico e dovevano solo convivervi. I bambini rom concepiti e nati nei campi non avevano avvelenamento cronico anche se i loro livelli di piombo erano i più alti mai registrati.

Quando vennero costruiti i campi rom nel settembre 1999, ci furono forti proteste da diverse agenzie internazionali, perché era evidente ad occhio nudo che i campi erano stati piazzati accanto a milioni di tonnellate di rifiuti tossici. Il capo dell'UNHCR in Kosovo promise personalmente ai rifugiati che sarebbero rimasti sui terreni tossici per 45 giorni, ed in quel periodo sarebbero state ricostruite le loro case distrutte (che a differenza di quanto si disse, non erano mai state bruciate) o portati in un paese terzo. Undici anni dopo, i Rom sono ancora là ed i risultati sono stati tragici: 86 morti e centinaia di aborti spontanei dovuti a complicazioni dall'avvelenamento da piombo, mentre quasi tutti i bambini sono nati con danni irreversibili al cervello.

Dato che il nostro gran maestro degli anti-eroi, il dr. Bernard Kouchner, non fece niente per salvare queste vite umane, ogni altro capo delle Nazioni Unite in Kosovo ha seguito l'esempio catastrofico di Kouchner e rifiutato di evacuare questi campi tossici, nonostante ripetuti appelli per agire in questo senso da parte dell'OMS, dell'ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa ndr) e di infinite OnG.

Oggi in Kosovo questi campi tossici sono chiamati l'Inferno di Kouchner dai rifugiati che sono obbligati a viverci, inclusi molti che sono stati riportati a forza in Kosovo dopo aver vissuto in Germania per quindici anni.

Il dr. Bernard Kouchner è stato tre volte Ministro della Sanità in Francia, ed attualmente è Ministro degli Affari Esteri del governo francese. In una recente risposta ad una nostra lettera in cui gli chiedevamo perché non avesse mai salvato queste persone, replicava: "Vi assicuro che considererò finito questo doloroso capitolo solo con la definitiva chiusura di questi due campi. Nel contempo l'Ambasciata francese a Pristina continuerà a tenermi informato sull'evoluzione della situazione sul campo, e monitorerà da vicino l'attuazione degli impegni." QUALI IMPEGNI? NESSUNO DA KOUCHNER.

VERGOGNA (immagine tratta da DailyMail.co.uk)

Fine quarta puntata

 
Di Fabrizio (del 31/08/2010 @ 09:27:37 in Europa, visitato 3449 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Saša Rašić

(foto da medijacentar.info)

IL PREMIO OFFUSCAMENTO: mette in discussione le intenzioni, l'apertura e la trasparenza di un ministro del governo kosovaro riguardo al salvare gli zingari dei campi di Mitrovica sotto la sua giurisdizione.

Saša Rašić, Ministro per le Comunità ed i Ritorni nel Governo del Kosovo, è nato il 18-07-1973, nel povero villaggio serbo di campagna di Dobrotin, comune di Lipljan. Prima di diventare ministro del governo kosovaro, questo Serbo è stato vice ministro agli Affari Interni. Prima ancora ha lavorato come avvocato, interprete della KFOR britannica a Lipljan, ed assistente e coordinatore della polizia UNMIK a Lipljan e Priština.

Uno dei suoi compiti dopo essere diventato Ministro per le Comunità ed i Ritorni era di supervisionare ed evacuare i campi zingari che si trovano su terreni contaminati, la cui gestione è stata passata nel 2008 dall'UNHCR al governo del Kosovo. Nonostante i ripetuti rapporti dei media mondiali (BBC, International Herald Tribune, Washington Times, Aljazeera, Bild Zeitung, ZDF, ARTE TV, The Sun, ecc.) che richiamavano l'attenzione su questi "campi di morte", né Rašić né nessun membro del suo ufficio hanno mai visitato i campi. A tutt'oggi, il Ministro Rašić non ha ancora rivelato un piano per evacuare medicalmente i campi, come richiesto dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e da innumerevoli altre OnG.

Da quando è diventato membro del gabinetto del Primo Ministro Thachi, Rašić ha rifiutato di incontrare i giornalisti stranieri che volevano discutere il tema dei campi contaminati dal piombo, o la costruzione dei 60 appartamenti per IDP (Persone Disperse Internamente), nel villaggio di Laplje Selo dove gli zingari dei campi fuori dalla città di Mitrovica (che non hanno mai vissuto nel quartiere Fabricka a Mitrovica sud) potrebbero essere trasferiti. Nonostante fosse programmato come uno sviluppo multietnico dal ministero di Rašić, i 60 appartamenti sono stati assegnati soltanto a Serbi, che non hanno sofferto una situazione di minaccia alla vita come gli zingari sui terreni contaminati.

Sebbene in loco ci siano forti sospetti che chi ha costruito i 60 appartamenti ha costruito nel contempo sull'altro lato della strada un palazzo per il Ministro Rašić, anche se la stupenda casa in effetti esiste (l'ho fotografata), non credo ci sia una prova scritta che provi questo gossip. Sono sicuro che il governo del Kosovo ha già investigato su questi rumori locali senza sostanza e li abbia trovati infondati. Nondimeno, sarebbe conveniente che il Ministro Rašić ed il governo kosovaro fossero più trasparenti con i giornalisti e con il pubblico e, naturalmente, per salvare i Rom/Askali assieme ai vicini serbi del Ministro Rašić.

sasa.rasic@ks-gov.net


Ambasciata Svizzera a Pristina
Agenzia Svizzera per lo Sviluppo e la Cooperazione (SDC)
Società per i Popoli Minacciati (GFBV - sezione Svizzera)

(immagine da img.webmd.com)

PREMIO "NON FATE NESSUN RUMORE": disonora i summenzionati partner che rifiutarono di "fare rumore" a favore dei bambini zingari che soffrivano di livelli di piombo mortali negli ex campi ONU ora gestiti dal governo del Kosovo.

Poco dopo la morte di Jenita Mehmeti, quattro anni, per avvelenamento da piombo nel campo ONU di Zitkovavc, mi precipitai nell'ufficio SDC di Pristina e li supplicai di aiutarmi. Per due anni SDC aveva generosamente finanziato le mie classi per insegnare l'inglese ai Rom nelle enclavi serbe vicino a Pristina, ed anche nei quartieri Gabeli/Egizi a Peja e Gjakova. SDC aveva anche finanziato i miei piccoli progetti lavorativi per gli zingari di tutto il Kosovo.

La morte di Jenita non era stata causata soltanto dal terreno contaminato dove l'ONU aveva piazzato la sua famiglia, ma anche dal fatto che suo padre riciclava batterie d'auto nella loro baracca ONU. L'attività era stata approvata dai gestori del campo. I Serbi che gli portavano le batterie avevano una licenza rilasciata dall'ufficio ONU di Zitkovac. ACT (Agenzia Svizzera di Soccorso) e NCA (Norwegian Church Agency) che assieme amministravano il campo ONU ammettevano che le batterie per auto, consegnate di solito a mezzogiorno in un camioncino aperto, venissero scaricate dai bambini zingari che non avevano altro da fare. L'atteggiamento di NCA era che gli zingari trovassero un lavoro (di qualsiasi tipo) invece di essere parassiti, dipendenti dagli aiuti umanitari.

La mia richiesta all'SDC era di farmi finanziare piccoli progetti lavorativi per i campi Rom/Askali, così che non dovessero smaltire le batterie delle macchine. Sfortunatamente, l'SDC aveva appena cambiato il proprio capo missione. Ero sicuro che il capo precedente avrebbe istantaneamente approvato il mio progetto che salvava delle vite, ma il nuovo, una donna svizzera di nome Barbara Burri, rifiutò.

Non ne fui sorpreso. Per diversi anni come vice capo missione, aveva rifiutato di assumere personale delle minoranze, solo Albanesi. Il capo precedente dell'SDC a Pristina era imbarazzato per questo atteggiamento, ma fece con me un accordo. Fintanto che non mi lamentavo del rifiuto dell'SDC di assumere minoranze, avrebbe finanziato i miei progetti zingari. Ma il nuovo capo missione non la pensava così. Ero andato troppo oltre nel tentare di coinvolgere la Svizzera. L'SDC intendeva ancora aiutare gli zingari onesti che vivevano nelle enclavi. Ma non gli zingari che morivano nei campi ONU. Sarebbe stato troppo politico per la loro "mentalità svizzera neutrale". Dopo tutto, dove aveva l'UNHCR (gli amministratori dei campi della morte) il proprio quartier generale? A Ginevra, Svizzera.

Con l'Ambasciata Svizzera non andò meglio. Anche loro si rifiutavano di assumere dalle minoranze, solo Albanesi. Quando feci appello all'ambasciatore in carica per aiutare questi bambini che morivano di avvelenamento da piombo, mi disse di cercare dei fondi altrove. Farsi coinvolgere in un progetto che avrebbe potuto imbarazzare l'ONU o gli Albanesi, non era nelle corde della Svizzera.

Il mio terzo tentativo di cercare aiuto dalla Svizzera avvenne cinque anni più tardi, quando contattai la Società per i Popoli Minacciati, a Berna. Sin dall'estate 1999 l'organizzazione madre in Germania era stata attiva nel denunciare l'avvelenamento da piombo nei campi e a chiederne l'evacuazione assieme all'OMS ed altre OnG. Infatti, la GFBV tedesca aiutò mandando una TV della Germania (ZDF) e la Bild Zeitung nei campi per dare più risonanza possibile sulla sofferenza di quei bambini. All'inizio GFBV (Svizzera) mostrò appoggio per un'azione diretta, proponendo persino di tenere assieme a noi una manifestazione presso il quartier generale UNHCR a Ginevra. Ma dopo una visita in Kosovo e dopo discussioni con l'Ambasciata Svizzera a Pristina (che disse loro di non creare rumori attorno ai campi), GFBV (Svizzera) non solo rifiutò di appoggiare la nostra campagna ma convinse anche GFBV in Germania ad unirsi a loro nel non dare più risalto alla questione dei campi.

Adottando la medesima mentalità della II guerra mondiale, la neutralità rimane il modus operandi della Svizzera. E proprio come agli Ebrei venne impedito di entrare in Svizzera durante la guerra, così pure ai nostri bambini Rom/Askali veniva proibito adesso di entrare nei cuori e nelle menti dell'Ambasciata Svizzera e dell'ufficio SDC a Pristina.

Ancora, non ne fui sorpreso. Assumendo solo Albanesi per lavorare nei loro uffici; essendo uno dei primi paesi a riconoscere il Kosovo come uno stato indipendente; perché ora gli Svizzeri avrebbero voluto "salvare gli zingari" e mettere in imbarazzo il governo del Kosovo? Probabilmente gli Svizzeri avevano paura che salvare dei "gypos" nei "campi della morte" ora gestiti dagli Albanesi poteva causare uno sciopero del loro staff albanese.

(immagine da pcr.ps/partners)

Fine undicesima puntata

 
Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:27:17 in Europa, visitato 3908 volte)

by Paul Polansky

[continua] Quando vennero resi noti i risultati degli esami, l'OMS chiese l'immediata evacuazione dei tre campi. Poche settimane dopo ICRC si aggiunse a molte altre OnG nel richiedere un urgente sgombero per ragioni mediche.

Il 25 novembre, durante un incontro delle OnG nel quartiere generale UNMIK a Mitrovica sud, venne rivelato dal rappresentante di Norwegian Church Aid che il gruppo medico del dr. Kouchner aveva trovato alti livelli di piombo nel sangue dei bambini pure nell'estate del 2000. Un rapporto preparato allora dal gruppo medico ONU raccomandava che i tre campi fossero evacuati. Chiesi immediatamente all'UNMIK una copia di quel rapporto del 2000. Mi dissero che non era disponibile al pubblico.

Conoscendo diversi Albanesi che lavoravano con l'UNMIK, tentai di avere tramite loro una copia del rapporto. Mi venne detto che era sotto chiave e considerato "top secret".

Un anno più tardi trovai quel rapporto del gruppo medico ONU datato novembre 2000 sul web (non etichettato come documento UNMIK, ma sotto il nome del dottore che l'aveva cofirmato). Rintracciai il dottore, Andrej Andrejew. Ora lavorava per una ditta farmaceutica a Berlino. Dopo pranzo, mi confermò che i livelli di piombo nel 2000 erano così alti tra i bambini dei campi zingari, che il laboratorio in Belgio che analizzava i loro campioni di sangue pensava ad un errore, perché non aveva mai visto livelli tanto alti. L'ex dottore dell'ONU di Kouchner rimase scioccato nel sentire che i campi non erano stati evacuati ed il terreno era stato cintato perché la gente estranea non potesse accidentalmente addentrarvisi, come raccomandava nel suo rapporto. Poco dopo aver compilato il suo rapporto, Andrej aveva lasciato il Kosovo, ritenendo che Kouchner avrebbe seguito le raccomandazioni della sua squadra medica ONU.

Fui il primo giornalista a rendere pubblica la storia dei campi. In un articolo che venne pubblicato dall'International Herald Tribune il 25 aprile 2005, descrissi l'orrore e scrissi che sino a quel momento erano morti nei campi 25 Zingari, la maggior parte in seguito a complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo. Nonostante le ricadute internazionali alla notizia, l'UNMIK rifiutò ancora di evacuare i campi.

Da allora, con la mia squadra GFVB visitai i campi diverse volte a settimana per controllare la salute dei bambini. Un giorno la madre di Jenita mi disse che sua figlia Nikolina di due anni mostrava gli stessi sintomi di Jenita prima che morisse. Venne avvisata l'equipe medica NATO di Mitrovica nord. Venne richiesto loro il permesso di un immediato trasporto di Nikolina a Belgrado, l'unico ospedale nei Balcani che trattava l'avvelenamento da piombo. Il capo dell'equipe medica NATO di Mitrovica, il dr. Sergey Shevchenko, rifiutò.

Il giorno dopo chiamai personalmente il dr. Shevchenko e lo implorai di trasportare Nikolina a Belgrado. Rifiutò nuovamente. Invece di discutere con lui (un optometrista di Vladivostok, Russia, che parlava inglese), io e la mia squadra caricammo Nikolina e sua madre sul mio caravan per andare a Belgrado. Dato che non avevano passaporti, e nemmeno documenti personali, dovetti farle passare di contrabbando attraverso il confine serbo-kosovaro nascoste nel bagno del mio caravan.

A Belgrado, i livelli di piombo riscontrati a Nikolina mettevano a rischio la sua vita. Dopo tre settimane di trattamento i suoi livelli si erano ridotti, ma fui avvertito che probabilmente avrebbe avuto danni irreversibili al cervello e che se l'avessimo riportata alla fonte dell'avvelenamento, probabilmente sarebbe morta. Con l'aiuto di un olandese che lavorava per un'OnG internazionale (da cui travasava soldi per le piccole spese), affittammo un appartamento nel villaggio di Priluzje dove la famiglia di Jenita aveva dei parenti. Usando il mio caravan, li traslocai personalmente con le loro poche cose dalle baracche ONU. Col tempo trovai un donatore americano che comprò loro un pezzo di terra. Dopo un anno, un'OnG internazionale costruì loro una casa.

Dato che non riuscivo a convincere l'ONU ad evacuare i tre campi e salvare questi bambini rom ed askali, pubblicai in proprio un libriccino (UN - Leaded Blood) sulla loro situazione e produssi un documentario (Gipsy Blood). Anche se tutti e due produssero uno scandalo in Kosovo, l'ONU si rifiutò ancora di sgomberare i campi e curare questi bambini.

Mentre giravo il mio documentario, scoprimmo un'altra famiglia che aveva dei bambini con gli stessi livelli di piombo di Jenita e Nikolina. Ma prima che potessi fare qualcosa, morirono la madre e un fratellino. Un dottore a cui avevo chiesto di investigare sulle loro morti, era convinto che entrambe fossero morti per complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo. Era dell'opinione che i sette bambini superstiti non sarebbero sopravissuti se non fossero stati rimossi dalla fonte di avvelenamento e ricevuto trattamento medico urgente.

Ancora una volta, la dura e compiacente amministrazione UNMIK rifiutò di agire. Così la mia OnG tedesca, GFBV, contattò il giornale di più grande tiratura in Germania, chiedendogli di visitare il campo e scrivere una storia su questa tragedia. Non solo il giornale, la Bild Zeitung, venne in Kosovo, ma tramite la loro fondazione per l'infanzia (Ein Hertz für Kinder) portarono tutta la famiglia  in Germania per le cure. Per aiutare la famiglia durante e dopo il trasporto, il giornale chiese a me ed al mio gruppo romanì di accompagnarla.

In Germania, scoprirono che non solo la famiglia romanì necessitava di cure mediche, ma anche io ed il mio gruppo romanì. I nostri livelli di piombo, anche solo con visite periodiche nei campi, erano del livello doppio di quello che poteva causare danni irreversibili al cervello. Quindi assieme ai sette bambini e al loro padre, anche noi fummo curati.

Prime del trattamento, tutti noi facemmo una TAC. Quando toccò a Denis, sette anni, il dottore incaricato mi indicò il fegato del bambino e mi disse: "E' il fegato di un sessantenne alcolizzato che beve una bottiglia di whiskey al giorno. Questo bambino non arriverà a 20 o 30 anni. E' quello che gli ha fatto l'avvelenamento da piombo!"

Nel 2006 finalmente l'ONU decise di fare qualcosa per acquietare le accuse che col mio team e l'avvocata americana Dianne Post, che ora rappresentava le oltre 150 persone dei campi rom/askali,  continuavamo a generare sulla tragedia dell'avvelenamento da piombo. Nel 2005 le truppe francesi avevano deciso di lasciare la sua base a Mitrovica nord. L'ONU traslocò due dei tre campi zingari nell'ex base francese.

Una volta di più rimasi scioccato dall'atteggiamento insensibile dell'UNMIK in questa situazione. La base francese, chiamata Osterode, era a solo 50 metri da due dei campi zingari contaminati. Anche il campo francese era ricoperto dalla polvere tossica generata dalle 100 milioni di tonnellate di scorie nell'area. I soldati francesi, che tanto io quanto i reporter del NY Times avevamo intervistato in separate occasioni, lamentavano che i dottori militari avevano avvisato ogni soldato in servizio nella base, di non generare bambini per nove mesi dopo aver lasciato il Kosovo, a causa dell'alto livello del piombo nel loro sangue.

Comunque, dopo aver speso 500.000 euro donati dal governo tedesco per ristrutturare il campo di Osterode, una squadra di valutazione ambientale della CDC di Atlanta, Georgia, dichiarò Osterode come "libero dal piombo". Poi l'ufficio USA a Pristina dichiarò di essere pronto a donare 900.000 $ per cure e per una dieta migliore per i bambini evacuati ad Osterode. Inoltre l'UNMIK promise che gli Zingari sarebbero rimasti ad Osterode per non più di un anno. Poi sarebbero stati trasferiti in nuovi appartamenti costruiti per loro nel vecchio quartiere.

Dato che diverse OnG e anche i leader del campo non ritenevano che Osterode fosse "libero dal piombo", si fecero subito degli esami sanguigni ai bambini dopo che arrivarono ad Osterode. Un anno dopo vennero nuovamente controllati i loro livelli di piombo. Non fu sorprendente per me e la mia squadra, ma lo fu per l'UNMIK: molti livelli erano aumentati nonostante una dieta migliore ed alcuni trattamenti medici di base. Quando vennero conosciuti questi risultati, i dottori smisero le loro cure, dicendo che facevano più male che bene. Nuovamente si disse che era necessario allontanare la gente dalla fonte di avvelenamento, prima di essere curati per intossicazione da piombo.

Quando pubblicai il primo articolo sui campi nel 2005 sull'International Herald Tribune, riportavo che 27 Zingari (inclusi molti bambini) erano già morti nei campi. Alla fine del 2006, il numero era più che raddoppiato, e per la fine del 2009 il conto era a 84. E gli Zingari vivono tuttora ad Osterode e nel vicino campo di Cesmin Lug.

Tra il 2007 e il 2008 diverse OnG costruirono o finanziarono la costruzione di appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica sud. Ma questi appartamenti non vennero dati, come promesso, a quanti soffrivano dei più alti livelli di avvelenamento da piombo. Per mostrare che funzionava la loro politica di far tornare gli Zingari rifugiati in altri paesi, l'UNHCR diede la maggior parte di quegli appartamenti a quanti tornavano dal Montenegro e dalla Serbia.

Dopo aver provato a far pressione sull'ufficio USA a Pristina per trasportare via aerea questi 650 Zingari a Fort Dix, NJ, come il governo americano aveva fatto per oltre 7.000 Albanesi nel 1999 per salvarli dai paramilitari di Milosevic, USAID propose invece il progetto di costruire 50 appartamenti per i Rom dei campi, ovunque loro volessero in Kosovo. Mercy Corps, un'OnG internazionale degli USA, venne incaricata del contratto, anche se non avevano mai avuto a che fare con i campi zingari ed allora non avevano Rom o Askali nel loro staff. Tuttavia, nell'ottobre 2008 Mercy Corps assunse una romnì della mia squadra ed aprì un ufficio a Mitrovica sud per onorare il contratto di 2.400.000 $ affidatogli da USAID.

Fine seconda puntata

 
Di Fabrizio (del 16/07/2008 @ 09:26:54 in Europa, visitato 1874 volte)

Da Osservatorio sui Balcani

Il piombo di Mitrovica 07.07.2008

Campo rom di Osterode

20.000 persone occupate e un benessere diffuso. Erano gli anni '70 e '80 e Mitrovica era un importante polo minerario. Ora rimane poco, se non l'inquinamento. A farne le spese soprattutto i rom. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Federica Riccardi e Raffaele Coniglio*


Tra i tanti primati che una volta caratterizzavano Mitrovica vanno annoverati il fiorente indotto minerario che faceva della città e dintorni una delle più fiorenti aree del Kosovo e dell’ex Jugoslavia (per estrazione di minerali, loro lavorazione-trasformazione e successiva produzione di batterie), e il più grande quartiere rom del Kosovo, il Roma Mahala. Questi due aspetti, di valenza indubbiamente positiva, sembrano non avere interconnessioni mentre invece hanno stretti legami e tragiche conseguenze.

Gli impianti di Trepca, il fiorente polo minerario nella ricca regione di Mitrovica, hanno contribuito notevolmente allo sviluppo economico e sociale di questa zona per tutti gli anni ‘70 e ‘80. Erano più di 20.000 le persone impiegate, di cui la metà provenienti dalla sola area di Mitrovica, con salari indimenticabili e tanti benefits per le famiglie degli operai. Sebbene la città fosse prospera e occupata con il lavoro delle miniere, la gente rimaneva comunque un tantino insoddisfatta per via della mancanza di investimenti successivi agli introiti delle miniere. Un detto di quei tempi recitava “Trepca punon Beogradi ndėrrton”(Trepca lavora e Belgrado si costruisce), sintetizzando questo aspetto.

8.000 o forse poco di più era il numero di membri della comunità rom che viveva nel quartiere Roma Mahala di Mitrovica, una striscia di terra a sud del fiume Ibar che sembra interporsi tra i serbi e gli albanesi. I rom anche allora come oggi non erano ben inseriti nelle strutture sociali della città, non godevano di una buona reputazione, e si sono trovati, durante gli anni dello scontro etnico in Kosovo, tra due fuochi, quello serbo e quello albanese.

Oggi la fotografia di Mitrovica è un’altra. L’intero indotto di Trepca è ridotto all’osso, con meno di un migliaio di operai vi estraggono soltanto i minerali. Gli impianti di lavorazione e trasformazione del piombo, rame, zinco sono dismessi e versano in uno stato fatiscente. Insieme al polo turistico di Bresovica, gli impianti di Trepca sono stati un grande fallimento per la KTA, l’agenzia incaricata per le privatizzazioni in Kosovo. Quello che è rimasto dei fiorenti e produttivi impianti minerari, oltre alle obsolete strutture, è l’inquinamento del suolo.

Mitrovica oggi ricopre il triste primato di città più inquinata del Kosovo e dell’ex Jugoslavia. A farne le spese sono tutti i suoi cittadini, i rom più degli altri. Ed oltre al problema dell’inquinamento, che li vede vittime di intrighi politici, i rom sono anche cittadini privi delle loro case. Facilmente manipolati dai serbi e indiscriminatamente percepiti come traditori e nemici dagli albanesi, si sono visti, da questi ultimi, completamente annientare tutto il loro storico quartiere. Inermi, dal lato nord del fiume che oggi divide etnicamente la città in due, hanno assistito alla distruzione delle loro case. Quelli che avevano deciso di affrontare di petto la situazione persero la vita. In tanti sono scappati in Europa, in Montenegro, in Serbia.

Campo rom di Zitkovac

I pochi rimasti a Mitrovica sono stati costretti a vivere, in mancanza di alternative, in posti malsani e inquinati. I campi di Zitkovac, Cesmin Lug e Kablare, tutti nella parte nord di Mitrovica, furono costruiti nel novembre del 1999 per ospitare circa 500 persone di etnia rom scappate dal loro grande quartiere. Da allora e per tutti questi anni il problema dei rom è diventato sempre più grande.

Dovevano restare in questi posti soltanto per 45 giorni. Solo Zitkovac è stato chiuso ma soltanto nel 2006 ed i suoi abitanti sono stati dislocati negli altri campi. Nei tre campi di Zitkovac, Cesmin Lug e Kablare molti bambini mostravano infatti i classici sintomi da inquinamento da piombo: perdita di memoria, mancanza di coordinamento, vomito e convulsioni. Il Prof. Nait Vrenezi dell’Università di Pristina già in un suo studio del 1997, condotto congiuntamente con numerosi esperti internazionali, affermava che l’esposizione continua ad ambienti con alta concentrazione di piombo crea nei bambini danni motori e di percezione permanenti.

Dal 1999 al 2006, 27 persone sono morte a Zitkovac, molte delle quali con ogni probabilità a causa di avvelenamento da metallo pesante, anche se autopsie non sono mai state effettuate. Nel 2000 furono effettuati diversi test e analisi sugli abitanti dei campi dall’allora consulente russo dell’ONU, Dott. Andrei Andreyev, che confermavano fuori da ogni dubbio l’alto livello di concentrazione di piombo nel loro sangue. Andreyev allora inoltrò un report dettagliato contenente dati e cifre all’Organizzazione Mondiale della Sanità e all’UNMIK, chiedendo loro di provvedere ad una immediata evacuazione dei campi. Il suo report, però, che oggi non è disponibile al pubblico, non ha avuto nessun riscontro pratico, se non che molti funzionari internazionali della polizia dell’Unmik, che giornalmente facevano jogging accanto al campo di Cesmin Lug, dovettero fare immediati accertamenti medici, e si scoprì che il loro tasso di piombo era così alto da richiedere il loro rimpatrio. Nel 2004 test capillari su 75 persone dei tre campi, principalmente bambini e donne incinte, mostravano che 44 di loro avevano livelli di piombo nel sangue più alti di quanto il macchinario potesse misurare (65 mg/dl), laddove 10 mg è considerato il punto in cui vi è un serio rischio di danni al cervello o al sistema nervoso.

Le ultime da Osterode Camp

Osterode camp, costruito nel 2005 in quella che prima della guerra era una base militare serba e successivamente una postazione francese, ospita oggi più di 400 persone in container tra stradine asfaltate, ex-capannoni militari ri-utilizzati e un piccolo parco giochi, il tutto circoscritto da filo spinato. Certo Osterode - oggi monitorato dalla Norwegian Church Aid, agenzia che coordina i donors e le attività del campo - appare, al primo impatto, una struttura ben più comoda e pulita rispetto ai capannoni sporchi ammassati sulle rotaie ferroviarie del campo di Cesmin Lug, distante appena poche decine di metri.

Campo rom di Cesmin Lug
 
Tuttavia, il rappresentante rom del campo, il Sig.Habib Haidini, senza tanti giri di parole ci tiene a precisare che cambia poco avere un container mettallico di limitate dimensioni e piccole strutture di divertimento, rispetto alle baracche di lamiera contorte del campo vicino. “Non è una casa, e quelli a Cesmin Lug non vengono da noi perché sono della nostra stessa opinione: stiamo tutti aspettando una casa, una casa vera”. Habib incontra quotidianamente i rappresentanti di enti istituzionali locali e non, per far pressioni e cercare di velocizzare i tempi affinché tutti i rom dei due campi possano essere finalmente trasferiti in una struttura permanente. Osterode doveva rimanere funzionante appena un anno.

Oggi nella vasta area della residenza storica dei rom di Mitrovica, nonostante l’attualità della “minoranza rom” nell’agenda politica delle istituzioni e organizzazioni internazionali, sono stati però costruiti appena un centinaio di case e quattro blocchi plurifamiliari che ospitano non più di 250 persone. Molte delle case ancora non sono state assegnate, probabilmente per via dei complessi criteri che richiedono lunghe procedure burocratiche, e per altri motivi.

Un dato certo è che, alla metà del 2008, non è stato fatto abbastanza per i rom di Mitrovica. Eppure è passato poco più di un anno da quando, nel marzo del 2007, gli alti rappresentanti delle istituzioni internazionali, degli uffici diplomatici e lo stesso primo ministro del Kosovo in una grande giornata commemorativa hanno tenuto un’imponente cerimonia di inaugurazione del quartiere Roma Mahalla a Mitrovica. Grandi parole allora erano state spese da tutti, le più gettonate delle quali erano “multiculturalità” e “integrazione”.

Stando alle testimonianze più recenti, come quella di Sokol Kursumlija, da anni impegnato nel campo Osterode con progetti educativo-ricreativi attraverso l’associazione locale multietnica di cui è presidente, non c’è da stare sereni e tranquilli: anche per Osterode si parla di gravi casi di contaminazione da piombo che colpiscono soprattutto i suoi più giovani abitanti. Tuttavia Sokol ci tiene a precisare, rimanendo fermo sul fatto che effettivamente i rom a Mitrovica vivono da tempo in condizioni a dir poco precarie, che l’argomento contaminazione da piombo non può essere circoscritto al solo discorso che verte sulla minoranza rom, vittima a suo parere di intrighi politici, ma deve essere generalizzato in quanto riguarda l’intera area di Mitrovica. Nel caso specifico di Zitkovac, piccolo villaggio a Nord di Mitrovica, Sokol sostiene, ad esempio, di trovare “assurdo che per la sola opportunità politica soltanto per i rom che vivevano dall’altra parte del binario si è parlato di contaminazione mentre per i serbi che vivono a tutt’oggi lì, a due passi da dove si trovavano i rom, c’è ancora assoluto silenzio e nessuna preoccupazione”.

Forse per via delle scarse condizioni igieniche e del contatto con la terra tipico dei bambini, i piccoli rom sembrano tuttavia particolarmente esposti all’avvelenamento da piombo. Nel campo Osterode di recente sono stati fatti dei test sui bambini dallo staff del WHO. I risultati però sono stati negati ad Habib e gli altri rom, che pure li richiedevano insistentemente. Stando a Sokol, per questioni di privacy i dati del WHO non potevano essere diffusi, neppure ai rappresentanti UNICEF che lavoravano nel campo. “Io volevo sapere almeno il numero o la percentuale di persone contaminate di Osterode, potevo non saperne i nomi; quando quell’organizzazione mi ha negato i dati, mi sono rivolto alle strutture mediche di Mitrovica Nord dove hanno effettuato i test sui bambini. Il risultato è stato chiaro: contaminazione da piombo per la maggioranza di loro”, ricorda Habib.

Un argomento così delicato da un punto di vista etico, morale, sociale e politico non dovrebbe comunque essere lasciato solo alla spicciola cronaca cittadina che spesso, incapace di sortire i necessari effetti, finisce col creare invece soltanto involontaria disinformazione. La comunità internazionale e enti di spessore come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, piuttosto che coprire la realtà con il silenzio, potrebbero seguire l’esempio positivo di altre organizzazioni che in Kosovo dedicano tempo, spazio e tanti soldi per pubblicazioni sistematiche di bollettini sui diversi argomenti. È tempo che un dossier ufficiale, onnicomprensivo e chiaro, esca allo scoperto per far luce su tutti questi anni bui. Fino a quando su queste tematiche aleggeranno solo e soltanto strumentalizzazioni di ogni genere, il problema dei rom e della salute pubblica dei cittadini di Mitrovica resterà solo appannaggio dell’agenda politica che potrà continuare ad usarle a propria discrezione.

* Federica Riccardi è stata Project Manager per più di 2 anni in Kosovo per conto di una ONG italiana; attualmente Direttore Esecutivo di una ONG locale

Raffaele Coniglio è Project Manager a Mitrovica per conto della Provincia di Gorizia, in Kosovo dal 2005.

 
Di Fabrizio (del 28/03/2012 @ 09:25:36 in musica e parole, visitato 2283 volte)

settembre 2011 - LE MEMORIE SI ABBRACCIANO: Paul Polansky con Cveto - via Idro 62

Continuano le tappe lombarde, organizzate dalla rivista FAREPOESIA, l'associazione LA CONTA e MAHALLA

Tocca a Milano, lunedì 2 aprile alle ore 21.00
CAM Ponte delle Gabelle, via san Marco 45

I lettori della Mahalla lo conoscono bene e qualcuno ha già potuto incontrarlo negli anni scorsi. Per i nuovi lettori, ecco un rapido ripasso.

Inoltre, Paul Polansky visiterà gli insediamenti rom di via Sacile (domenica 1 aprile) e di via Idro 62 (lunedì 2 aprile). Si ringrazia il Gruppo Sostegno Forlanini per la collaborazione. Ulteriori informazioni info@sivola.net

 
Di Fabrizio (del 18/02/2011 @ 09:24:48 in blog, visitato 2105 volte)

NO(b)LOGO Feb. 12th, 2011 at 11:17 PM

Dorina, 32 anni e Daniel, 3 anni,
25 dicembre 2008, morti bruciati nella pineta di Castelfusano
Andreia, 18 anni,
27 dicembre 2009, morta bruciata in via Ardeatina 630
Mario, anni 3, (nato in Italia)
26 agosto 2010, morto bruciato in via Morselli, (il fratellino di 4 mesi al momento dell'incendio è ancora in terapia per le ustioni)
Raul 4 anni, Fernando 5, Sebastian 11 e Patrizia 8 anni, (i tre più piccoli nati a Roma)
6 febbraio 2011, morti bruciati su via Appia Nuova a due passi dall'esclusivo circolo del Golf dell'Acquasanta.

L'attenzione sull'emergenza umanitaria per coloro che ci si ostina a chiamare nomadi (e nomadi non sono) si accende con la tragica ricorrenza dei roghi.

L'emarginazione uccide.

A Roma tutta la comunità Rom e Sinti conta poco più di settemila mila presenze. Otto tragiche morti su una popolazione così piccola sono uno sterminio vero e proprio.

Come provocazione si possono mettere a confronto le morti del Piano Nomadi di Alemanno con quelle dell'operazione Piombo Fuso.
Il numero di morti, rapportato alla popolazione, è paragonabile a Gaza ed a Roma, ma a Roma è assai più alta l'incidenza delle morte tra i bambini Rom.
 

  Striscia di Gaza Roma, presenza Rom
Popolazione 400.000 7.200
  Piombo Fuso Piano Nomadi
Morti 455 8
ogni 1.000 abitanti 1,1 1,1
di cui minori 87 6
ogni 1.000 abitanti 0,2 0,8


Giovedì 9 febbraio a piazza del Campidoglio Rifondazione ha partecipato alla manifestazione indetta da varie realtà dell'associazionismo, della politica e soprattutto dai comitati auto organizzate delle comunità dei Rom romani. In particolare hanno fatto sentire la loro voce i Rom che, dopo lo sgombero del Casilino 900, si sono trovati di fronte alla realtà delle false promesse della giunta Alemanno. (vedi il comunicato).

Essere contro il Piano Nomadi di Alemanno significa anche fare i conti con le responsabilità passate delle fallimentari gestioni delle giunte Rutelli e Veltroni.

Superare le politiche segregazioniste, operare per un generale diritto all'abitare.

Intanto la giunta parla di un ennesimo campo... a Malagrotta... nei pressi della discarica... ci si appresta a costruire una nuova discarica umana. Ed i fascisti tracciano i loro orrendi slogan sui muri.

 (il link per chi legge da Facebook)

 
Di Fabrizio (del 12/09/2012 @ 09:23:55 in Europa, visitato 1741 volte)

Introduzione

    Ieri ho scritto gli appunti sul mio diario, a proposito di un'altra visita il 17 agosto a Nikol e alla sua famiglia, che sono stati sgomberati da Belgrado tre mesi fa, quando la loro baracca è stata demolita dalle ruspe, per far posto ad un'altra strada comunale. Ho inviato le mie note a diversi colleghi interessati alla situazione di questa famiglia. Ne ho mandato copia anche a Marija, che non ho ancora incontrato, segretaria del sindaco per lo Sviluppo Internazionale, che dovrebbe riferire al sindaco sulla questione rom, ma non durante la sua sostituzione estiva. Questa è una versione modificata di quel rapporto:

Cari colleghi,

Venerdì [17 agosto] con Ceda sono andato all'indirizzo riportato sulla carta d'identità di Nikol, una piccola mahala di baracche in un parco industriale abbandonato lungo la strada che parte dal centro commerciale "Tempo". Volevo scoprire perché lui e la sua famiglia fossero dei senzatetto, nonostante avesse un indirizzo sul documento d'identità.

Fui sorpreso di scoprire che sua madre viveva lì. Ci ha invitato ad entrare e ci siamo intrattenuti per circa mezz'ora. Piangeva perché non poteva avere con lei Nikol e la sua famiglia. I suoi "parenti" non lo permettevano. Crediamo che per parenti intendesse la famiglia del suo ultimo marito (ne ha avuti tre: il padre di Nikol è stato il primo) che è morto tre anni fa.

Ieri (sabato) sono andato a trovare Nikol e la sua famiglia all'incrocio tra via 7 Luglio e la strada che porta al Teatro Nazionale.

Sono stati contenti di vedere il mio amico Marco e me. Ho detto subito a Nikol che il giorno prima ero stato a casa di sua madre. Ovviamente, lo sapeva già (mentre ero da lei le ha telefonato due volte), ma volevo farlo uscire allo scoperto. Mi ha chiesto perché avessi copiato i dati della sua carta d'identità. Gli ho detto che avevo bisogno di quelle informazioni per aiutarlo. Ha detto di apprezzarlo.

Gli ho chiesto perché non vivesse con sua madre. Ha detto che i suo cugini lo hanno picchiato e cacciato via. Hanno anche picchiato sua madre. Non ha detto perché, solo che era impossibile vivere là. Ha detto che i rom strozzini del posto l'avevano trovato oggi all'incrocio. Erano in taxi e l'hanno seguito, minacciandolo. Due settimane fa Nikol con la sua famiglia erano scappati dal magazzino abbandonato (dove il comune li aveva sistemati con altre quattro famiglie, dopo essere stati sgomberati da Belgrado), a causa delle minacce degli strozzini, che cercavano sua zia perché il nipote doveva loro dei soldi per la droga. Dopo le prime minacce, Nikol aveva denunciato alla polizia il pestaggio della zia da parte degli strozzini, ma dopo ulteriori minacce aveva ritrattato la sua testimonianza. Ora vivevano per strada, dormendo la notte nei parchi o in edifici abbandonati.

In questo parchetto, ho visto alcune pile di cartoni appoggiati a terra come materassi. Ho chiesto a Nikol dove dormissero la notte. Ha risposto lì attorno, dove trovavano una cantina in un edificio abbandonato accessibile. Hanno trascorso la giornata all'incrocio, lavando i vetri delle macchine.

Gli ho detto che avevo parecchi vestiti da uomo che potevo dargli. Mi ha detto che non aveva bisogno di vestiti, avevano bisogno di cibo. Gli ho detto che avrebbe potuto vendere i vestiti domani al mercato delle pulci della domenica. Ha detto che non poteva andare là, gli strozzini lo avrebbero trovato.

I bambini si rincorrevano con allegria lì attorno ma la zia di Nikol (la sorella di sua madre) e suo marito non si sono alzati dal marciapiede su cui erano seduti. Erano molto depressi. Nikol ha detto che sua moglie avrebbe avuto un incontro in municipio, lunedì alle 8.30 di mattino.

Il centro sociale Santa Sava si era offerto di pagare il loro affitto, se avessero trovato un posto per 50 euro al mese. Hanno detto che non riuscivano a trovare un posto. Se non si fosse trovato una soluzione lunedì in municipio, Nikol ha detto che avrebbe mandato i bambini a mendicare, per trovare il denaro per prendere l'autobus che li riportasse a Belgrado. Almeno, lì poteva guadagnare qualcosa e sarebbe stato lontano dagli strozzini che li inseguivano.

Attorno non ho visto cibo, nemmeno una crosta di pane. Gli ho detto che l'indomani avrei portato loro qualcosa da mangiare. Mi hanno chiesto quando. Ho detto, a mezzogiorno circa.

 Dopo aver inviato questo rapporto ai miei colleghi, Marco, che ha fatto da interprete all'incontro con Nikol, mi ha inviato questa correzione: "Hanno detto di dormire in edifici residenziali che abbiano le cantine aperte, piuttosto che in edifici abbandonati; per questo hanno paura che i residenti vedendoli in cantina li prendano per ladri."

Dopo aver ricevuto la sua copia del rapporto, Ceda mi ha informato che Sunja, la moglie di Nikol, tempo fa aveva chiesto shampoo contro i pidocchi per i suoi bambini. Mi ha detto che se compravo del cibo per loro, avrei dovuto portarglielo. L'ho invitato a venire con me e si è detto d'accordo.

Abbiamo preso l'autobus delle 13:05 per il mercato di Durlan. Prima siamo andati da un macellaio all'angolo, che griglia gratis tutta la carne che si compera da lui. Ho preso due chili di kebab (carne, ndr.). Ci hanno detto di tornare tra mezzora a prendere la carne grigliata. Nel frattempo abbiamo comperato dieci forme di pane e due chili di pomodori.

Abbiamo preso un taxi per incontrare Nikol e la sua famiglia. Erano seduti all'ombra di un piccolo gruppo di alberi e cespugli all'incrocio della 7 Luglio. Nikol aveva una spugna in mano, ma non stava lavorando. Per la verità, non c'era molto traffico quella domenica pomeriggio. Erano le 14:30 circa.

Nikol non aveva molte nuove. Non mi ha menzionati gli strozzini zingari. Soltanto che l'incontro di domani in municipio sarebbe sto per sua zia e non sua moglie. Comunque, mi haq detto che avevano trovato un appartamento per i bambini. Costava 140 euro al mese. Il centro sociale ne aveva offerti solo 50. Ho detto a sua zia di informare il municipio sull'offerta e che a mia volta avrei fatto pressione sul sindaco per trovare i fondi mancanti.

Sunja era ancora più contenta lo spray per i pidocchi che il cibo, anche se i bambini si sono buttati sul pane come se non avessero mangiato da tanto tempo. Hanno mangiato pochissimo kebab. Era ovvio che il pane costituiva il loro alimento principale. A dire il vero, si sono comportati come se sino allora non avessero mai mangiato carne.

La farmacista mi aveva consigliato lo spray, invece dello shampoo contro i pidocchi. Dato che questa famiglia non sapeva assolutamente dove o quando avrebbe potuto rifornirsi di acqua, lo spray era più pratico. Ho preso diverse foto dei bambini che mangiavano assieme alla madre e alla zia (qui non riportate, ndr.).

[...] Nonostante le terribili condizioni, i ragazzi sembrano felici, ignari del pericolo che gli strozzini potrebbero tentare di rapirli e mandarli all'estero in una qualche banda di accattoni, come punizione-risarcimento per il prestito di 150 euro fatto al loro cugino scappato a Belgrado.

    Capita, a proposito di Polansky, che qualcuno mi chieda perché lui sia ancora in giro per l'Europa a raccontare le stesse storie e presentare nuovi libri. Altri mi chiedono perché non lo faccia gratuitamente. Tutto ciò che ho raccontato e tradotto di lui negli anni scorsi, è stato finanziato da quei libri e dalle conferenze che tutt'ora tiene. Quando si parla di Rom, di conflitti a bassa o alta intensità, bisogna tradurlo in medicine che nessun altro fornisce, in lunghi ed estenuanti viaggi e trattative perché le autorità riconoscano loro i diritti più elementari, ed altro ancora... Soldi: volgarmente parlando.
    A volte e col tempo, il caso può assumere rilevanza internazionale, come il campo di concentramento di Lety trasformato in porcilaia, o il decennale avvelenamento da metalli pesanti nei campi profughi in Kosovo; altre volte è lavoro quotidiano, poco visibile, come il recente caso dei Rom sgomberati a forza da Belgrado di cui sopra avete letto un particolare.
    C'è ancora bisogno di voi, di solidarietà che vada oltre le belle parole e le buone intenzioni. C'è bisogno di lettori, di chi voglia mettersi in gioco organizzando un incontro, di chi faccia circolare questi messaggi. Paul Polansky tornerà in Italia a fine settembre e ci rimarrà almeno tutta la prima settimana di ottobre. Fatevi vivi.
 
Di Fabrizio (del 07/05/2008 @ 09:23:30 in media, visitato 2049 volte)

Da Roma_Daily_News

Budapest, 6 maggio 2008: In Trappola - la Storia Dimenticata dei Rom di Mitrovica
è stato nominato al Festival della Televisione 2008 di Monte Carlo come miglior documentario.

Il 10° episodio di Mundo Romani, la serie co-prodotta dalla Fondazione Romedia e Duna Television Ungherese che esplora la vita dei Rom nel mondo, sarà proiettato come miglior documentario al prestigioso Festival della Televisione di Monte Carlo a giugno.

Il documentario è stato girato tra agosto e dicembre 2007 a Mitrovica, ai confini tra il Kosovo albanese e serbo e trasmesso il 2 febbraio 2008 da Duna Television. Mentre il mondo si focalizza sul nuovo paese europeo, il film presenta la storia dimenticata della seconda più vasta minoranza del Kosovo, i Rom. Dopo che le loro case e vite furono distrutte dal ritorno degli estremisti Albanesi nel 1999, circa un migliaio di Rom, la maggior parte bambini, sono rimasti intrappolati tra i rifiuti tossici del più grande complesso minerario della ex Jugoslavia. In periodi di tensioni inter-etniche crescenti nel ribollire delle guerre balcaniche, Mundo Romani da voce a chi non ne ha e rivela la storia shoccante del più grande disastro ecologico dell'Europa moderna.

Il film è dedicato alla memoria dei 28 uomini, donne e bambini morti a causa dell'avvelenamento da metalli nei campi di Mitrovica.

The Romedia Foundation and Duna Television Hungary present

A film by Katalin Bársony


Editor-in-chief, reporter
Katalin Bársony

Cinematography
Sándor Cs. Nagy
Nándor Hevesi
István Komár
József Nagy-Bozsóky

Translation
Gyula Vamosi

Editor
Péter Kohut

Producer
Judit Ordódy
Agnes Daróczi

Line producer
Zsigmond Kemény

Sound
Balázs Balogh
István Perger Jr.

Expert
Ágnes Daróczi
Marion Kurucz

 
Di Fabrizio (del 24/08/2010 @ 09:22:58 in Europa, visitato 3559 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Alexander Borg Olivier

(immagine da Times of Malta)

IL PREMIO GRANDE IMMUNITA': disonora quell'avvocato che ha fatto della sua connivenza il meglio per prevenire azioni legali contro l'ONU o qualsiasi membro di quello staff che commisero negligenza colposa contro i bambini IDP che erano sotto la tutela dell'UNHCR.

Nel 1990 Borg Oliver, avvocato maltese di formazione americana, venne quasi scelto come presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in riconoscimento della sua popolarità presso l'ONU come ambasciatore di Malta. Sino allora, Borg Olivier era stato coinvolto in diversi lavori con l'ONU, culminati in alcuni conflitti d'interesse col governo del Kosovo.

Il preambolo della Carta delle Nazioni Unite è uno degli esempi più inspiranti della letteratura legale. Vi si dice che i popoli del mondo hanno proclamato con coraggio la loro determinazione nel riaffermare la fede nei diritti umani e nella dignità delle persone umane. Come avvocato ONU in Kosovo, Borg Olivier probabilmente non ha mai letto quel preambolo. Almeno, non secondo le sue azioni per come ha abilmente procrastinato dal 2006 per ritardare una revisione delle affermazioni fatte a  nome degli zingari dei campi di Mitrovica alla ricerca di un risarcimento per l'avvelenamento da piombo nei campi ONU, che ha lasciato almeno 86 morti ed ogni bambino nato con danni irreversibili al cervello.

Dopo aver lavorato come consigliere legale top per l'ONU in Kosovo, il nostro signor Borg Olivier andò direttamente a lavorare ed essere pagato come consulente del governo kosovaro. E' quello che si chiama una "porta girevole" e porta a domandarsi su una delle peggiori pratiche del conflitto d'interesse. Mentre lavorava per l'ONU in Kosovo, Borg Olivier aiutò a mungere denaro dalla Kosovo Trust Agency ai funzionari a Pristina, per poi accettare un lavoro da loro pagato. Anche se parte dei Fondi Trust delle contestate vendite di Olivier di imprese statali sono ritornati, Borg Olivier ha mantenuto il suo lavoro.

Dove andarono i Fondi Trust? Sicuramente non hai bambini romanì che l'ONU ha tenuto su terreni contaminati per quasi undici anni, mentre Borg Olivier difendeva gli amministratori con immunità e privilegi, dicendo che questi erano necessari per il buon funzionamento della missione ONU. Nel settembre 2006, ammise verbalmente che l'ONU era responsabile delle condizioni tossiche dei campi rom e che voleva collaborare con gli avvocati che rappresentavano le famiglie che pativano di avvelenamento da piombo. Venne concordato a voce di instaurare una commissione per stabilire il compenso di ogni famiglia. Invece, quando venne organizzato un incontro con gli avvocati che rappresentavano le famiglie del campo, Borg Olivier rifiutò di prendervi parte e disse a Dianne Post, l'avvocato americano rappresentante la maggior parte dei Rom/Askali dei campi, che non intendeva incontrarla di nuovo e disse di non dover rispondere agli zingari; che doveva risposta solo al suo superiore dell'ONU e che l'ONU non doveva rispondere a nessuno. Secondo la carta fondante ONU, la Convenzione sui Privilegi e le Immunità del 1946, l'organizzazione beneficia di immunità legale "per l'adempimento dei suoi scopi". Dal 2008, l'ONU ha passato la gestione dei campi al governo kosovaro, dove Borg Olivier ora lavora come consulente profumatamente pagato.


Save the Children

IL PREMIO OSSIMORO: disonora quell'organizzazione che agisce esattamente nella maniera opposta di come implicherebbe il suo nome e marchio. Anche se molte altre organizzazioni sono state prese in considerazione per questo premio, come l'UNICEF, nessuna OnG negli scorsi dieci anni in Kosovo merita questo premio più di SAVE THE CHILDREN GB.

CITAZIONI DA "SAVE THE CHILDERN":

  • "Per alleviare il disagio e promuovere il benessere dei bambini di ogni paese, senza differenza di razza, colore, nazionalità, credo o sesso..."
  • "Ogni anno, quasi 10 milioni di bambini muovono prima di raggiungere il quinto compleanno - la maggior parte per cause prevenibili o affrontabili. Non possiamo e non vogliamo permettere che questo continui."
  • "Il nostro scopo è di proteggere i diritti dei bambini attraverso il patrocinio internazionale per promuovere soluzioni ed assicurare finanziamenti per il lavoro umanitario, e far pressione ai governi nazionali affinché cambino leggi, politiche e pratiche o si migliorino le condizioni."
  • "Save the Children coordina il Gruppo d'Azione sui Diritti Infantili, una rete di organizzazioni non governative che contribuiscono alla Strategia UE per i Diritti del Fanciullo. Inoltre, richiamiamo il Consiglio dei Diritti Umani ONU a focalizzarsi in misura maggiore nel suo lavoro e attenzione sui bambini."
  • "Save the Children lavora per far sentire le voci dei bambini ai più alti livelli nazionali ed internazionali."
  • "Noi... abbiamo persuaso le autorità locali in Kosovo a fondare asili d'infanzia interetnici."
  • "Il nostro ufficio di consulenza legale a Ginevra ha concluso che siamo la principale organizzazioni dei diritti infantili a Ginevra, dove ha base il Comitato ONU sui Diritti dell'Infanzia."
  • "Nel 2008 lo studio legale Baker & McKenzie ha fornito un prezioso aiuto alle nostre attività volte a proteggere il logo ed il marchio di Save the Children in tutto il mondo."
  • "Nell'anno in corso ho visto con i miei occhi, visitando la Cina ed il Kosovo, l'alta considerazione in cui è tenuto il nostro staff in questi diversi paesi, e l'eccellente lavoro che stanno facendo per aiutare l'accesso dei bambini ad adeguati servizi sanitari, istruzione e programmi alimentari." Alan Parker, Presidente, Save the Children GB

Save the Children GB rivendica di essere la più importante organizzazione indipendente nel creare cambi duraturi nelle vite dei bambini. Tuttora questa OnG di Londra ha fermamente rifiutato di prendersi cura dei bambini zingari sofferenti di avvelenamento da piombo e malnutrizione anche se a Save the Children è stato chiesto di farlo da parte tanto dell'UNHCR che dal Ministero della Salute del Kosovo. Nonostante abbia un ufficio a tempo pieno a Pristina ed un ufficio regionale a Mitrovica, Save the Children nel 2005 ha rifiutato il contratto dell'UNHCR perché, secondo il loro ufficio locale, la percentuale che avrebbero dovuto ricevere dal budget dei campi non era tale da interessarli.

Nel 2009, venne chiesto ripetutamente a Save the Children di unirsi ad altre OnG, come l'OMS, Human Rights Watch, ICRC, Society for Threatened Peoples, Kosovo Roma Refugee Foundation, Kosovo Medical Emergency Group, ecc., nel richiedere l'immediata evacuazione dei campi zingari dai terreni contaminati ed il trattamento medico per i bambini sofferenti dei più alti livelli di piombo nella letteratura medica. Save the Children rifiutò.

Save the Children proclama con orgoglio: "Save the Children lavoro per e con i bambini a rischio di fame e malnutrizione e quelli afflitti da disastri naturali, guerre e conflitti." I bambini zingari che stanno morendo di avvelenamento da piombo, furono cacciati dalle loro nel 1999 dagli estremisti albanesi dopo la guerra del Kosovo (un conflitto) e da allora sono sopravvissuti (fame e malnutrizione) di quanto trovano nei container dell'immondizia vicino agli uffici di Mitrovica di Save the Children.

Nel 2008, Save the Children Alliance ha avuto entrate per US $ 1.275.999.361.

Fine decima puntata

 
Di Fabrizio (del 25/11/2008 @ 09:22:23 in Europa, visitato 2602 volte)

Lungo e angosciante, siete avvertiti... da Roma-ex_Yugoslavia

New Kosova Report (chi vuole si legga anche i commenti in fondo all'articolo originale)

Bambino rom presso il centro di raccolta immondizia

By Paul Polansky - 17 novembre 2008 - Questo mese, la seconda OnG tedesca, la "Società per i Popoli Minacciati", invierà Paul Polansky, Capo Missione per il Kosovo, alla Casa dei Comuni a Londra ed al quartiere generale UE di Bruxelles nel tentativo di salvare 130 famiglie rom sistemate dalle Nazioni Unite in campi che costituiscono una minaccia alle loro vite.

Segue un riassunto del discorso di Polansky all'audizione di Bruxelles.

A due ore di aereo da qui, nell'Europa Orientale, ci sono due campi della morte, soprattutto per i bambini con meno di sei anni.

Se questi bambini non muoiono entro i sei anni, soffriranno per il resto della loro breve vita di danni irreversibili al cervello.

Questi campi ci sono da nove anni. Sono stati costruiti sul terreno delle più grandi miniere di piombo dell'Europa, ed accanto ad una discarica tossica di 100 milioni di tonellate.

Questi campi (quattro n origine) furono costruiti dall'amministrazione ONU in Kosovo e dal loro partner Azione delle Chiese che Lavorano Assieme. Pure le baracche sono state costruite con vecchi pannelli di piombo.

Sinora in questi campi sono morte 77 persone, principalmente per complicazioni da avvelenamento da piombo. Più di 50 donne hanno abortito per le medesime ragioni. Una donna e il suo bambino sono morti durante il parto. Durante la gravidanza era stata curata per avvelenamento da piombo. Dopo la sua morte venne scoperto da un rinomato laboratorio di Chicago che i due sopravissuti dei suoi nove figli avevano i più alti livelli di piombo nella storia medica.

Secondo esperti medici della Germania e degli USA che avevano visitato i campi, ogni bambino concepito in questi campi crescerà con danni irreversibili al cervello.

Nel novembre 1999, l'UNHCR prese in carico dei Rom rimasti senza casa e li spostò in quattro accampamenti improvvisati costruiti su una distesa tossica, l'unico posto disponibile per l'ONU. Protestai, richiamando l'attenzione degli ufficiali ONU e specialmente del capo dell'UNHCR a Pristina, che queste distese tossiche potevano danneggiare la salute di questi IDP (persone internamente disperse). L'UNHCR mi assicurò di aver firmato contratti con la municipalità locale, che questi IDP sarebbero rimasti lì per soli 45 giorni. Alla fine dei 45 giorni, le loro case sarebbero state ricostruite e loro rimpatriati, oppure portati in un altro paese come rifugiati. Disgraziatamente, dopo quasi nove anni e molte morti a causa del piombo, questi IDP vivono ancora su un terreno inquinato.

Durante l'estate del 2000 Bernard Koucher, amministratore ONU, chiese all'ufficiale sanitario ONU di compiere una ricerca medica su Mitrovica, perché molti poliziotti ONU e soldati francesi accusavano alti livelli di piombo nel sangue. Nel novembre 2000, questo rapporto del dottor Andrej Andrejew dell'ONU, venne presentato all'UNMIK, dove si dichiarava che la maggior parte della gente che viveva a Mitrovica soffriva di avvelenamento da piombo. Il rapporto stabiliva che i peggiori effetti si avevano sui Rom che vivevano nei campi ONU e si raccomandava l'evacuazione dei campi e di recintare le aree perché nessuno potesse entrarvi accidentalmente.

Invece di chiudere i campi, l'ONU costruì una trincea di 1,5 km. tra i due campi ed i depositi di scorie tossiche. Pose anche cartelli in quattro lingue chiamando questo percorso il Vicolo della Salute. Ma l'ONU costruì anche su un'area accanto a 100 milioni di tonnellate di rifiuti tossici un campo da calcio e uno da basket per i bambini Rom. Non venne detto loro che l'esercizio fisico, aprendo i loro polmoni, li avrebbe resi ancora più vulnerabili al piombo.

Nonostante i ripetuti appelli per aiutare i Rom, specialmente quelli che vivevano nei tre campi dell'area di Mitrovica nord, l'ONU fece esattamente l'opposto. Gli aiuti alimentari vennero sospesi nel 2002, dicendo che era tempo per i Rom che trovassero da loro come sopravvivere. Nel campo di Zitkovac, una volta l'acqua corrente venne tagliata per sei mesi, perché l'amministratore del campo, Chiese che Lavorano Assieme, trovò che i Rom usavano troppa acqua. Così, i Rom di Zitkovac dovevano camminare per quattro km. due volte al giorno per avere acqua potabile. In tutti e tre i campi. la maggior parte dei Rom doveva andare alla discarica locale per cercare qualcosa da mangiare.

Nell'estate del 2004, L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fece un'indagine speciale sull'avvelenamento da piombo nei tre campi, dopo che una bambina di quattro anni, Jenita Mehmeti, morì per quella causa. Sino allora 28 persone (soprattutto giovani e bambini) erano morti nei tre campi, ma Jenita era stata la prima a ricevere cure specifiche prima di morire. Nuovi esami del sangue presi dall'OMS, mostravano che i bambini, i più vulnerabili all'intossicazione, avevano i livelli più alti che gli analisti OMS avessero mai registrato.

La procedura standard per il trattamento medico dell'avvelenamento da piombo, richiede l'immediato allontanamento dalla fonte di avvelenamento e l'ospedalizzazione sei i livelli di piombo sono superiori a 40 μg/dL. I danni irreversibili al cervello iniziano a 10 μg/dL, specialmente nei bambini sotto i sei anni di età il cui sistema immunitario non è ancora pienamente sviluppato. Molti dei livelli di piombo nei bambini di questi tre campi erano superiori a 65 μg/dL, il livello più alto che le macchine OMS potessero leggere. Lo staff OMS sospettava che in alcuni bambini (causa i loro sintomi), ci fossero livelli di piombo tra gli 80 e i 90. E' risultato poi che due bambini avevano un livello di 120 μg/dL, il più alto mai registrato nella storia medica.

Nel novembre 2004, l'OMS presentò il proprio rapporto all'UNMIK, chiedendo l'immediata evacuazione dei campi. Anche se esistevano dei precedenti per l'ONU, che aveva evacuato migliaia di Albanesi e Serbi in Kosovo quando si trattava delle loro vite in pericolo, questi Rom non vennero evacuati. L'unica misura presa dall'ONU fu di indire riunioni bimensili tra le agenzie ONU e le altre OnG per studiare il problema. Anche se molte OnG, incluso il Comitato Internazionale delle Croce Rossa, fecero una petizione all'ONU per l'immediata evacuazione di questi "campi della morte" entro 24 ore, sino al 2006 l'ONU non intraprese alcuna azione.

Nel gennaio 2006 l'ONU in Kosovo chiuse uno dei campi e spostò 35 famiglie in una nuova sistemazione, a circa 50 metri dal loro vecchio campo. Il campo nuovo venne chiamato Osterode. Era una ex base dell'ONU francese a Mitrovica nord, che era stata abbandonata dopo che a molti soldati era stati trovati i sintoni di avvelenamento da piombo. Difatti, ai soldati venne detto dai dottori militari di non fare figli per almeno nove mesi dopo aevr lasciatoil campo, per gli alti livelli di piombo nel loro sangue.

Tuttavia, l'ONU nella sua saggezza spese oltre 500.000 €u. (donati dal governo tedesco) per rinnovare questo campo. Intuendo che l'avvelenamento arrivava soprattutto dal terreno, l'ONU asfaltò l'area ed in seguito ottenne dal CDC, Centro per il Controllo del Disagio - un'agenzia finanziata dagli USA, un certificato che il campo era "libero dal piombo". Ma dato che tutti questi campi erano costruiti sull'area delle miniere di Trepca, la maggior parte dell'inquinamento arriva attraverso l'aria dalle 100 milioni di tonnellate di scorie tossiche ammassate davanti ai campi.

Nel settembre 2006, alla sua prima conferenza stampa come capo dell'ONU in Kosovo, Joachim Ruecker annunciò con orgoglio che l'ONU stava facendo qualcosa per aiutare questi Rom che morivano di avvelenamento. Oltre che a spostarli dai loro campi verso Osterode, che non era più dichiarato libero da piombo ma "meno inquinato", l'ONU avrebbe iniziato a trattare la situazione con una dieta migliore. Per la prima volta in quattro anni venivano forniti ai Rom aiuti alimentari così che non dovessero più andare alla discarica. L'ufficio USA dell'ONU a Pristina donò 1.000.000 $ per questa "dieta migliore".

E' noto ai medici che una dieta appropriata può abbassare i livelli di piombo di circa il 20%, ma solo se la persona interessata viene allontanata dalla fonte di avvelenamento. Nel caso dei Rom, ridurre i loro livelli del 20%, li lasciava lo stesso in una situazione dove la loro vita era a rischio. Per la prima volta in quattro anni, l'ONU forniva anche uno staff medico per seguire la salute di questi Rom. Sfortunatamente, l'avvelenamento da piombo può essere trattato solo una volta che il paziente viene allontanato dalla fonte di avvelenamento. In ogni caso, lo staff medico se ne andò perché per mesi non era stato pagato.

Con la primavera 2006 due dei campi (Zitkovac e Kablare) vennero chiusi e oltre 100 famiglie vivono adesso a Osterode. Dopo tre mesi, vennero raccolti campioni di sangue e secondo l'UNMIK la salute dei Rom stava migliorando, grazie alla nuova dieta, ed i livelli di piombo stavano scendendo. D'altra parte, tanto l'OMS che l'UNMIK rifiutarono di rendere pubblici i risultati dell'indagine, persino alle stesse famiglie rom. Più tardi mi vennero date copie dei test da un componente dello staff OMS contrariato da questa riservatezza. I risultati del test mostravano che non solo i livelli di piombo salivano, ma che Osterode, il campo liberato dal piombo, aveva ora livelli di inquinamento superiori a quello di Cesmin Lug, vecchio di nove anni.

Nel 2006 l'ONU annunciò che l'unica soluzione per i Rom che vivevano su o accanto il terreno tossico, era di ricostruire le loro case nel loro vecchio quartiere e di spostarle là. Così l'ONU riunì diversi donatori internazionali per ricostruire alcune delle case dei Rom e diversi blocchi di appartamenti, con la promessa di rimandare i Rom nel loro vecchio quartiere. Sfortunatamente, non appena queste case ed appartamenti furono completati tra l'estate e la fine del 2006, l'ONU non li assegnò ai Rom che vivevano nella zona inquinata, ma principalmente ai Rom del Kosovo rifugiati in Serbia e Montenegro, per mostrare che la politica di ritorno dei rifugiati stava funzionando.

Nell'aprile 2007 terminarono tutti gli aiuti medici ed alimentari ad Osterode, perché secondo l'ONU non c'erano più soldi. Un'altra volta, i Rom furono obbligati a trovarsi da mangiare nella locale discarica. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Dato che molti bambini a Osterode e nel limitrofo campo di Cesmin Lug mostravano segni comuni di avvelenamento (piombo nei denti, vomito giornaliero e perdita della memoria), i capi dei campi richiesero nell'aprile 2008 nuovi esami del sangue. Esami casuali su 105 bambini mostrarono risultati sconcertanti. Molti bambini che vivevano nel campo ONU di Osterode "libero da piombo", avevano i livelli di piombo raddoppiati da quando si erano spostati nell'ex base francese.

A causa del rifiuto di ONU e UNHCR di aiutare questi cittadini del Kosovo, mi rivolsi direttamente al Ministro della Sanità della neo dichiarata Repubblica del Kosovo. Il Dr. Alush Gashi non è soltanto un medico ma anche un mio amico personale da anni. Una volta viveva e lavorava a San Francisco. Non solo gli scrissi per email, ma lo visitai anche nel suo ufficio, chiedendogli di aiutare i suoi cittadini di minoranza. Comprese il problema e la situazione. Come dottore sapeva che bisognava evacuare immediatamente questi Rom. In una recente intervista filmata, il Dr. Gashi riconosceva che questi Rom andavano allontanati immediatamente, che sarebbero stati meglio in prigione che nei campi della morte. Disse che USAID stava finanziando un progetto assieme ai Mercy Corps per salvare questa gente.

Non impiegai molto tempo per ottenere una copia del progetto USAID/Mercy Corp. Chiedeva il rialloggiamento di 50 delle 120 famiglie che vivevano nei campi entro i prossimi due anni e mezzo. Non c'era alcuna soluzione medica immediata per chi viveva nei campi. Non era menzionata l'evacuazione. Più tardi scoprii che gli autori del progetto non avevano mai visitato i campi. Tuttora, USAID sta adoperando 2,4 milioni di $ per questa soluzione cosmetica.

Sin dal 2005, abbiamo tentato di obbligare l'ONU ad aiutare questi Rom. Un'avvocata americana, Dianne Post, cercò di citare l?ONU a nome di diverse centinaia di Rom che vivevano in questi campi. La sua causa contro l'ONU alla corte dei Diritti Umani a Strasburgo fu rigettata, perché il tribunale dichiarò che soltanto uno stato, non un'organizzazione, poteva essere processato. Anche se l'ONU era l'unico amministratore del Kosovo, il tribunale decise che l'ONU non poteva essere perseguito.

L'ONU non ha una politica di ricompensazione per questi problemi. Ma gli avvocati ONU per tre anni hanno rifiutato di cooperare nella ricerca di un compenso per questi Rom o per risolvere i loro problemi sanitari. L'ONU non nega le proprie responsabilità ma rifiuta di rispondere sulle proprie regole e norme. Nel 2005 la Società per i Popoli Minacciati, la più grande OnG in Germania dopo la Croce Rossa, inviò in Kosovo il Dr. Klaus Runow, rinomato esperto tedesco sugli avvelenamenti tossici. Anche se l'ONU ha tentato di tenerlo lontano dai campi, è stato in grado di raccogliere 60 campioni di capelli dai bambini rom. Ha poi spedito questi campioni ad un rinomato laboratorio di Chicago. Il risultato mostrò che quei bambini non solo avevano i più alti livelli di piombo nella storia medica, ma che tutti avevano i sintomi di avvelenamento da altri 36 metalli pesanti. Nel tentativo di difendersi, il personale ONU ha spesso replicato che l'intossicazione dei Rom dipende dal fatto che smaltiscono le batterie delle auto. Però, il Dr. Runow ha puntualizzato che nessuno di questi metalli tossici è presente nelle batterie automobilistiche.

Il Dr. Rohko Kim, formatosi ad Harvard ed in servizio OMS a Bonn, Germania, era consulente ONU sull'avvelenamento da piombo nei loro campi in Kosovo. Anche se aveva ordini di non rilasciare interviste o informazioni sui campi rom, riuscii a parlargli. Gli chiesi se l'avvelenamento da piombo fosse dovuto allo smaltimento delle batterie delle auto. Mi disse di no. Mi disse che la maggior parte dell'avvelenamento proveniva dalle polveri tossiche rilasciate dai mucchi di scorie e dal fatto che i campi furono costruiti sul terreno delle miniere. Mi disse che ogni bambino concepito in quei campi avrebbe sofferto di danni irreversibili al cervello. Disse che avevamo già perso un'intera generazione di bambini rom per colpa dell'avvelenamento da piombo. In un discorso del 2005, alla presenza dell'OMS, dell'UNMIK e del Ministro  della Sanità del Kosovo, il Dr. Kim disse: "La situazione attuale nella comunità rom che ora vive nei campi è estremamente seria. Dal 1991 ho condotto personalmente ricerche sull'avvelenamento da piombo, ma non ho mai incontrato livelli così alti nel sangue. Ritengo che il caso di Mitrovica nord sia unico, mai conosciuto prima nella storia. E' una delle più grandi catastrofi legate al piombo nel mondo e nella storia."

Sinora sono morti 77 Rom nei campi ONU. A ciò vanno aggiunti gli aborti. L'ONU non ha mai investigato su nessuna morte nei campi o mai fatto un'autopsia. D'altronde, dai sintomi descritti da parenti e vicini, i dottori consultati ritengono che l'avvelenamento da piombo ha contribuito alla maggior parte delle morti  e degli aborti.

Qualche mese fa a Osterode è morto un altro bambino rom. Aveva un mese di vita, ed era nato con una grande testa, pancia gonfia e gambe in miniatura. Si era svegliato alle sei del mattino, vomitando, e morì 20 minuti dopo in ospedale.

 L'avvelenamento da piombo da una morte spaventosa per i bambini. Jenita Mehmeti, 4 anni, stava frequentando l'asilo nel campo quando la maestra si accorse che stava perdendo la memoria e faceva fatica a camminare. Jenita fu rimandata nella sua baracca dove nei seguenti tre mesi vomitò diverse volte al giorno, prima di rimanere paralizzata e morire.

Ci sono precedenti nel Kosovo per salvare le vite, ma non quelle di 500 Rom. Questo è un appello a voi parlamentari. In Europa oggi abbiamo un campo di morte per bambini. Per piacere fate qualcosa.

 
Di Fabrizio (del 21/03/2010 @ 09:22:15 in conflitti, visitato 2292 volte)

Da British_Roma (è una lunga storia, a lungo raccontata)

La manifestazione tenutasi in Svezia il 3 marzo contro i rimpatri forzati di 300 rifugiati verso il Kosovo, ha visto dimostrazioni simili a Londra, Seattle, Washington DC, Oregon, Colorado USA e Vancouver in Canada. Se i rimpatri avessero luogo, i rifugiati rom si troverebbero a vivere nei campi inquinati dal piombo di Osterode o Cesmin Lug nel Kosovo settentrionale. Di seguito la cronologia [...]

10 giugno 1999: Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU vota la Risoluzione 1244, mettendo il Kosovo sotto l'autorità della Missione ONU nel Kosovo (UNMIK) e la Forza Nato del Kosovo (KFOR).

Giugno 1999: La Mahalla Rom è attaccata dall'etnia albanese: tutti i suoi abitanti fuggono prima dell'attacco per aura delle loro vite. La KFOR non interviene per prevenire i saccheggi e la distruzione di tutte le case e le infrastrutture nella Mahalla.

Fase 1: Incarico all'UNHCR.

Giugno 1999: I Rom dispersi occupano l'edificio della scuola primaria di Zvecan ed altri edifici pubblici nella regione di Mitrovica. L'UNHCR inizia ad organizzare sistemazioni provvisorie per i dispersi Interni (IDPs) così che possano lasciare la scuola occupata prima dell'inizio dell'anno scolastico.

Ottobre 1999: L'UNHCR sposta alcuni dei Rom dispersi che risiedevano nella Mahalla e che ancora rimanevano nella regione di Mitrovica, in due campi lì situati: Cesmin Lug e Zitkovac. I rimanenti IDPs occupano spontaneamente delle baracche a Kablare e Leposavic, creando due altri campi. Lo spostamento è inteso come temporaneo.

Agosto 2000: Viene chiuso il complesso minerario di Trepka per i motivi di sanità pubblica, dopo uno studio ONU che indica alti livelli di contaminazione da piombo nell'area circostante.

Fase 2: Incarico all'UNMIK

Ottobre 2001: L'UNMIK assume la responsabilità dall'UNHCR della gestione dei campi. I Rom dispersi risiederanno nei campi per due anni.

2004 (mese non definito): L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) facilita i primi esami del sangue su di un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Kablare, Zitkovac e Leposavic, condotti da dottori serbi del luogo.

Settembre 2004: L'OMS rilascia un rapporto che mostra livelli estremamente alti di contaminazione da piombo tra la popolazione rom in tutti i campi. I Rom dispersi hanno risieduto nei campi per circa cinque anni.

Aprile 2005: L'UNMIK mette in atto una task-force di diversi soggetti, chiamata  Mitrovica Action Team-MAT (in cooperazione con Ministero della Salute del Kosovo, UNHCR, OMS,UNICEF e OCSE) per sviluppare un quadro di lavoro per la rilocazione temporanea dei Rom IDPs da Cesmin Lug, Zitkovac e Kablare nei baraccamenti vacanti della KFOR di Osterode.

2005: La MAT conclude che il ritorno nella Mahalla ricostruita è la soluzione più sostenibile. Mira ad inventare un programma della gestione dei rischi per gli accampamenti, minimizzare l'esposizione al piombo mentre vengono sviluppate soluzioni per rilocare i campi esistenti. Iniziano negoziati con le autorità di Mitrovica sud (controllata da Kosovari di etnia albanese), circa il ritorno alla Mahalla. Vengono prese nei campi alcune misure di rimedio ad interim, inclusa la distribuzione di cibo e kit sanitari, la distribuzione di stufe a legna  e l'installazione di distributori d'acqua addizionali.

2005 (mese non definito): L'OMS facilita i secondi esami del sangue su un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Kablare, Zitkovac e Leposavic, condotti da dottori serbi del luogo.

Settembre 2005: Un'attivista rom locale, Argentina Gidzic, apre una causa contro ignoti al tribunale di Pristina, per la violazione dell'articolo 291 del Codice Penale Provvisorio del Kosovo (che proibisce le azioni che hanno impatto sull'ambiente e mettono in pericolo vita umana).[1] In risposta alla causa non viene intrapresa nessuna azione.

Dicembre 2005: La Norwegian Church Aid (NCA) viene incaricata dall'UNHCR per la gestione dei campi di Cesmin Lug ed Osterode. La KFOR consegna il campo di Osterode (terreno ed edifici) all'UNMIK.

Febbraio 2006: L'European Roma Rights Center ricorre alla Corte Europea ei Diritti Umani a nome dei Rom IDPs, accusando violazioni della Convenzione Europea sui Diritti Umani: articolo 2 (diritto alla vita), articolo 3 (proibizione della tortura), articolo 6 (diritto ad un processo equo), articolo 8 (diritto al rispetto dell'individuo e della vita familiare), articolo 13 (diritto ad un rimedio effettivo) ed articolo 14 (proibizione di discriminazione). La denuncia in qualche settimana è ritenuta inammissibile dal Tribunale, sulla base di legislazione difettosa.

Marzo-aprile 2006: Vengono chiusi i campi di Zitkovac e Kablare (a seguito di un incendio a fine marzo nel campo di Kablare) ed i loro residenti spostati nel campo Osterode, come sistemazione provvisoria nell'attesa di una soluzione durevole nella Mahalla Rom. I residenti di Cesmin Lug rifiutano di andare ad Osterode.

Maggio 2006: Partenza della prima parte del progetto di ricostruzione della Mahalla Rom - 2 edifici (che contengono 48 appartamenti) e 54 case monofamiliari costruite sul terreno della Mahalla distrutta a Mitrovica sud. Gli appartamenti sono destinati ai Rom IDPs che non possono provare di aver posseduto proprietà nella Mahalla a giugno 1999. quanti possono provarlo avranno la loro casa ricostruita.

2006 (mese non definito): L'OMS facilita i terzi esami del sangue su un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Osterode e Leposavic, condotti da dottori serbi del luogo.

Agosto 2006: L'OMS organizza la prima delle due distribuzioni di terapie orali celiache ad un gruppo di bambini del campo di Osterode (il periodo della seconda distribuzione non è nota a Human Rights Watch). In totale, vengono curati circa 40 bambini a due riprese.

Giugno 2007: Una novantina di famiglie (circa 450 persone)  ritornano alla Mahalla da tutti i campi di Mitrovica, come pure dalla Serbia e dal Montenegro. Il ritorno è organizzato dalla task force della MAT sotto il comando dell'UNMIK.

Maggio 2008: L'UNMIK passa la gestione dei campi di Cesmin Lug ed Osterode al Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno. Norwegian Church Aid continua a gestire i due campi. Alcuni dei Rom espulsi dalla Mahalla hanno risieduto nei campi contaminati dal piombo per oltre 8 anni.

Fase 3: incarico al Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno

Luglio 2008: Viene aperta una causa da un attivista per i diritti delle famiglie rom di tutti i campi (Cesmin Lug, Osterode, Leposavic) assieme all'Human Rights Advisory Panel con l'accusa di negligenza criminale che porta a severa contaminazione ambientale, causando seri rischi alla salute negli abitanti del campo, come pure la violazione del diritto alla vita e alla vita familiare, con la mancanza di un rimedio legale.

Ottobre 2008: I leader rom chiedono all'Istituto della Salute di Mitrovica di condurre esami del sangue a Cesmin Lug, Osterode e Leposavic. Su 53 test, 21 mostrano livelli di piombo che richiedono intervento medico immediato causa significative minacce di vita (oltre 65 mcg/dl, che è il più alto livello misurabile), 18 hanno livelli di 45 mcg/dl e soltanto due bambini hanno risultati nella norma. I risultati di Leposavic (il quarto campo, situato a circa 50 km dagli altri tre) sono più bassi, comunque ancora sopra la norma di mcg/dl.

Gennaio 2009: L'OMS visita il Kosovo per esaminare la situazione nei campi e parlare con interlocutori chiave locali ed internazionali. Al termine chiede pubblicamente la chiusura di Osterode e Cesmin Lug.

Gennaio 2009: Norwegian Church Aid passa la gestione dei campi di Cesmin Lug ed Osterode all'OnG locale Kosovo Agency for Advocacy and Development (KAAD), fondata dal Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno.

Giugno 2009: Alcuni dei Rom dispersi dalla Mahalla hanno vissuto un decennio in campi contaminati dal piombo.

5 giugno 2009: Lo Human Rights Advisory Panel giudica ammissibile la causa dei Rom sotto diversi aspetti, inclusa l'accusa di violazioni al diritto alla vita, la proibizione di trattamenti inumani e degradanti, il rispetto per la vita privata e familiare, il diritto ad un'udienza giusta, il diritto ad un'effettiva proibizione della discriminazione in generale, la proibizione della discriminazione contro le donne ed i diritti dei bambini, il diritto ad un alloggio adeguato, salute e standard di vita adeguati.

 
Di Fabrizio (del 03/08/2010 @ 09:22:14 in Europa, visitato 4029 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Joachim Ruecker (immagine da daylife.com)

IL PREMIO PINOCCHIO: al funzionario ONU che cercò di raccontare la più grande bugia sul campo "libero dal piombo" di Osterode, accanto ai campi rom/askali di Mitrovica.

Joachim Ruecker, nato il 30 maggio 1950 a Schwäbisch Hall in Germania, è un impiegato civile internazionale. Venne nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale per il Kosovo delle Nazioni Unite e capo dell'UNMIK dal 1 settembre 2006 al 20 giugno 2008. Prima, era stato Vice Rappresentante Speciale e Capo della componente Ricostruzione Economica nell'amministrazione UNMIK.

Prima di lavorare per l'UNMIK, Ruecker aveva servito come Commissario alle Finanze e Capo della Divisione Budget e Finanze all'Ufficio Federale degli Esteri a Berlino e ricoperto diversi posti nell'Ufficio Federale degli Esteri a Bonn e in ambasciate tedesche all'estero, incluso Dar es Salaam, Detroit (Consolato Generale) e Vienna. E' stato anche ambasciatore e Vice Alto Rappresentante per l'Amministrazione e Finanza nell'Ufficio dell'Alto Rappresentante a Sarajevo e sindaco della città di Sindelfingen in Germania.

Ruecker ha una laurea dottorale in economia internazionale ed in precedenza è stato consigliere di politica estera del gruppo parlamentare socialdemocratico al Bundestag.

Durante la sua prima conferenza stampa dopo essere stato nominato capo dell'UNMIK, Ruecker annunciò che stava evacuando gli zingari dai campi intossicati dal piombo verso siti "liberi da piombo" e provveduto al trattamento medico dei bambini con i più alti livelli di piombo nel sangue. Disgraziatamente, il sito scelto da Ruecker e dai suoi risultò essere l'ex base francese della KFOR, Osterode, che diversi mesi prima l'esercito francese aveva abbandonato perché molti soldati mostravano alti livelli di inquinamento da piombo. Infatti, ogni soldato francese che aveva servito ad Osterode era stato avvisato di non dare bambini alla nascita per nove mesi dopo aver lasciato il campo, a causa dei loro alti livelli di piombo. Il campo di Osterode era a soli 50 metri dai più infestati campi di Cesmin Lug e Kablare. Dopo diversi mesi di "cure dal piombo" i dottori locali si sono arresi, dicendo che stavano facendo più danni che bene, dato che i bambini tuttora vivevano su di un sito tossico. Più avanti l'OMS dichiarò che non esisteva un livello accettabile di piombo per i bambini. Nessun livello accettabile.

Nonostante l'evidente prossimità ai 100 milioni di tonnellate di cumuli di scorie tossiche aleggianti sui campi zingari, il governo tedesco donò 500.000 euro per ristrutturare Osterode ed immediatamente dopo deportò una famiglia di Rom kosovari (che aveva vissuto in Germania per 15 anni) ad Osterode. In pochi mesi, i bambini di questa famiglia ebbero alcuni dei più alti livelli di piombo nel campo. Un governatore tedesco di un protettorato, soldi tedeschi per un mortale campo zingaro a est. La storia ha un modo sventurato di ripetersi.


Lamberto Zannier

(immagine da Time.com) Machiavelli o Zannier? Non solo si assomigliano, hanno entrambi la stessa filosofia quando si tratta di"questioni morali"

PREMIO IL PRINCIPE: disonora la persona che sta con i principi di Niccolo Machiavelli pubblicati nel suo libro Il Principe nel 1532. Anche se è più una satira che una guida per politici senza scrupoli, molti diplomatici veterani come Zannier che non sanno leggerlo bene, hanno usato questo classico per essere guidati attraverso la loro carriera.

Diplomatico italiano veterano, Lamberto Zannier prese la carica di nuovo Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-Moon e capo dell'UNMIK il 20giugno 2008. Successe al tedesco Joachim Ruecker, diventando il settimo capo dell'UNMIK da quando venne stabilita la missione nel 1999.

Nato il 15 giugno 1954 nel comune di Fagagna nell'Italia nord-orientale, Zannier ha un dottorato di ricerca in legge dall'università di Trieste. Come studente nell'Italia settentrionale, Zannier è stato educato agli ideali umanisti del Rinascimento. Ma più tardi ha messo da parte quegli ideali all'inseguimento di una carriera col governo italiano, dove prima fu avvocato e poi ambasciatore, ed infine nel consiglio responsabile dei negoziati diplomatici e delle questioni militari.

Dal 2000 al 2002 è stato rappresentante permanente dell'Italia all'Aia nel Consiglio Esecutivo dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche. Nel 2002, Zannier entrò nell'OSCE a Vienna come direttore del Centro per la Prevenzione dei Conflitti. Dal 2006 le sue responsabilità includevano la supervisione delle operazioni OSCE di sette missioni in campo civile nei Balcani e una dozzina d'altre nell'Europa Orientale, nella regione Caucasica e nell'Asia Centrale. Prima del suo incarico come capo dell'UNMIK, Zannier aveva lavorato per il Ministero degli Esteri italiano, occupandosi di politica e degli aspetti operativi della partecipazione del paese alla Sicurezza Europea e alla Politica di Difesa.

Zannnier divenne capo dell'UNMIK cinque giorni dopo che il Kosovo aveva adottato la propria costituzione il 15 giugno 2008. Alla sua prima conferenza stampa a Pristina, Zannier dichiarò: "Ci sono un certo numero di cose da riaggiustare." La prima cosa che "riaggiustò" fu obbligare il governo del Kosovo a sostituire l'amministrazione dei campi tossici, dove durante l'amministrazione ONU oltre 80 Rom erano morti per complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo. Da allora, a qualsiasi giornalista che chiedeva informazioni su questi campi, veniva detto dall'ufficio di Zannier che i campi non erano più una questione ONU.

Come capo dell'UNMIK, Zannier avrebbe potuto ordinare l'immediata evacuazione di questi campi tossici, come richiesto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma probabilmente aveva paura che questi ladri di polli del XXI secolo avrebbero trovato la via verso la sua amata Italia e contaminato là i suoi cittadini. Fedele ai suoi principi machiavellici, la specialità di Zannier è di prendere decisioni in assenza di qualsiasi moralità.

Fine settima puntata

 
Di Fabrizio (del 20/07/2010 @ 09:22:02 in Europa, visitato 3819 volte)

by Paul Polansky

[continua] Hans Haekkerup

L'anti-premio NATOS: vergogna a tutti i pianificatori militari (specialmente i politici) che raramente prendono in considerazione gli effetti che i bombardamenti inutili avranno sui bambini. Come Ministro Danese della Difesa (prima di diventare il 3° SRSG in Kosovo) Haekkerup fu coinvolto nella preparazione del bombardamento del Kosovo, che non distrusse alcun obiettivo militare ma obbligò alla chiusura tutte le scuole e lasciò traumatizzata un'intera generazione di bambini.

I nonni putativi
non dovrebbero avere un favorito.
Io ce l'ho.
Un piccolo zingaro di quattro anni
di Plemetina
Con i pugni contusi come un pugile.

All'età di un anno
durante i bombardamenti della NATO in Kosovo
Aveva fracassato così tante cose
Che i suoi genitori
L'hanno ribattezzato
NATOS

Tre anni dopo
Continua a fracassare le cose,
Ogni volta che un aereo
Passa in cielo.

Hans Haekkerup nacque il 3 dicembre 1945 a Frederiksberg, Copenhagen. Dopo la laurea nel 1973 con un master in Arti ed Economia all'università di Copenhagen, Haekkerup servì in diverse posizioni di governo. Dopo essere stato eletto al Parlamento nel 1979, fece parte di diverse commissioni. Fu membro della Commissione Difesa dal 1985 al 1993, e ne fu il presidente dal 1991 al 1993.  Dal 1993, Haekkerup fu Ministro della Difesa, prima di essere nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale e capo della Missione ONU di Amministrazione ad Interim in Kosovo (UNMIK) dal dicembre 2000 al dicembre 2001.

Durante il suo breve periodo come SRSG, Haekkerup dovette confrontarsi con diverse questioni controverse. L'uso da parte della NATO nei Balcani di armi all'uranio impoverito, attirò l'attenzione di molti giornalisti ed OnG internazionali. Le domande sui molti casi di leucemia, specialmente tra le truppe italiane di stanza dove vennero gettate le bombe, non ottennero mai risposte soddisfacenti. Al momento di entrare in carica, Haekkerup dichiarò che voleva tenere il Kosovo lontano dalle prime pagine, ma durante il suo ufficio di 12 mesi raramente ci fu un giorno in cui il Kosovo non apparisse nei titoli di testa internazionali, incluse le minacce alla sua vita degli Albanesi (molti ritengono ex comandanti dell'ALK tramutati in politici) perché Haekkerup cercava di raggiungere un accordo con le autorità della Repubblica Federale di Jugoslavia ed aprire un ufficio UNMIK a Belgrado. Haekkerup disse che non intendeva rinnovare il suo mandato SRSG, per poter passare più tempo con sua moglie incinta. Però, molti osservatori occidentali ritennero che i politici albanesi fossero contro Haekkerup per il suo tentativo di porre fine al crimine organizzato. Haekkerup offese anche i protettori oltremare degli Albanesi che volevano che il Kosovo fosse lasciato ai locali Albanesi il prima possibile. L'atteggiamento burocratico di Haekkerup, inclusa la stretta aderenza all'orario d'ufficio, provocò insoddisfazione nel suo staff UNMIK. Anche l'ufficio USA di Pristina ebbe da dire con Haekkerup per il suo tentativo di dare un voto a Belgrado negli affari del Kosovo.

Dopo il ritorno in Danimarca, Haekkerup scrisse un libro intitolato "Le molte facce del Kosovo". Gli Zingari di Mitrovica che morivano di avvelenamento da piombo nei campi ONU, non vennero menzionati.


Michael Steiner


Michael Steiner e la sua assistente Minna (immagini da Unmikonline.org e da Harvard.edu)

IL PREMIO CHIACCHIERE TRA LE LENZUOLA: al quarto "protettore" ONU del Kosovo a cui piaceva sbattere i tacchi e parlare duro. Più tardi divenne ospite dello show BBC Hard Talk. Ma in realtà Steiner vince questo anti-premio per aver usato la sua posizione in Kosovo per mettere nei guai diverse donne del suo staff ed essere diventato il don Giovanni dei Balcani... mentre i primi  bambini romanì nei campi ONU iniziavano a morire per avvelenamento da piombo.

Michael Steiner è nato il 28 novembre 1949 a Monaco di Baviera, in Germania. Dal 1970 al 1977 ha studiato legge a Monaco e a Parigi, passando con distinzione il Primo Esame Statale in Legge a Monaco. Dal 1977 al 1980 ha svolto pratica legale in Baviera e fu junior lecturer di Diritto Internazionale alle università di Monaco e Parigi . Nel 1978 passò il Secondo Esame Statale in Legge sempre con distinzione. Nel 1981 entrò nell'Ufficio Federale Tedesco degli Esteri e dal 1986 al 1989 fu a New York al tavolo politico della missione tedesca dell'ONU. Dopo vari incarichi a Praga, Zagrabia, Bonn, Sarajevo, fu ambasciatore tedesco a Praga nel 1998, quando pubblicai nella capitale ceca i miei primi libri sull'Olocausto Zingaro nel protettorato del Reich di Heydrich. Dopo essere stato a Berlino Direttore Generale dell'Ufficio Federale degli Esteri, Steiner venne nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU per il Kosovo dal 2002 al 2004.

Uno dei primi compiti di Michael Steiner in Kosovo fu di rimpiazzare l'amministrazione ONU nei comuni più etnicamente divisi con una delle sue amanti, Minna Jarvenpaa, a cui si riferiva amabilmente come "E' il mio braccio destro".

Anche se molti nel suo staff consideravano questa bionda trentunenne di "origine scandinava" come l'ultima padrona del suo harem ONU, Minna in realtà collaborò con Steiner dal 1996 al 1998 presso la missione ONU in Bosnia Herzegovina quando Steiner era vice dell'Alto Rappresentante ONU. Educata ad Harvard, Jarvenpaa lavorò a Sarajevo come consigliera sulle "questioni rifugiati".

Prima di essere nominata emissario speciale per Mitrovica, Jarvenpaa fu ufficialmente "consigliera per la pianificazione" nell'ufficio di Steiner. Nel suo nuovo lavoro, Jarvenpaa promise di migliorare le condizioni di vita a tutti i cittadini di Mitrovica, ma né lei né Steiner visitarono mai i campi rom/askali avvelenati dal piombo nella città di Mitrovica, dove ogni bambino nasceva, se ansceva, con danni irreversibili al cervello.

Michael Steiner è scapolo. Non è dato sapere se abbia figli.

Fine quinta puntata

 
Di Fabrizio (del 02/09/2010 @ 09:21:24 in Europa, visitato 2687 volte)

Ricevo da Paul Polansky

Comunicato stampa, 1 settembre 2010

Il principe Karel VII von Schwarzenberg, ministro degli esteri della Repubblica Ceca, e il dr. Bernard Kouchner, ministro degli esteri francesi, hanno recentemente denunciato la deportazione dei Rom dalla Francia. Deportazione decisa dal presidente francese Nicolas Sarkozy alla fine di luglio. Circa 8.300 Rom di nazionalità rumena e bulgara sono stati espulsi dalla Francia dall'inizio dell'anno. Quasi 10.000 sono stati espulsi nel 2009.

Schwarzenberg si è opposto alla deportazione dei Rom dalla Francia dicendo che la decisione è stata presa su basi razziali ed è contraria allo spirito e alle norme dell'Unione Europea.

Kouchner ha detto di aver considerato le dimissioni, riguardo la politica del presidente Sarkozy di deportare i Rom. Non si è dimesso.

Agli occhi dei Rom e dei Sinti cechi e dell'esperienza dei Rom del Kosovo, entrambe i personaggi rappresentano l'ipocrisia ai massimi livelli.

Durante la II guerra mondiale il padre di Schwarzenberg, principe Karel VI, usò zingari ed ebrei come schiavi per i lavori forzati nelle sue tenute in Boemia meridionale, prima che i Tedeschi la passassero sotto loro amministrazione.

Nel 1999 come capo dell'ONU in Kosovo, Kouchner piazzò circa 200 famiglie di rifugiati rom in campi posti su terreni altamente contaminati promettendo loro, alla baronessa Nicholson e a me stesso che sarebbero rimasti lì solo per 45 giorni. Disse che essendo lui dottore, conosceva il pericolo dell'avvelenamento da metalli pesanti e che se questi Rom non avessero potuto tornare alle loro case, li avrebbe portati all'estero. Undici anni più tardi, dopo 89 morti (molte attribuite ad una combinazione di malnutrizione e avvelenamento da piombo), 140 famiglie sono ancora in questi campi.

Dopo la II guerra mondiale, dal 1945 al 1948, il principe Karel VI continuò ad adoperare forza lavoro schiavizzata nelle tenute che gli erano state restituite. Stavolta, gli schiavi erano cittadini tedeschi della Cecoslovacchia, che si suppone vi fossero stati deportati nel 1945. Comunque, Schwarzenberg li mantenne in stato di detenzione in una villa confiscata ad un Ebreo, adiacente alla sua proprietà, prima che i comunisti lo obbligassero a fuggire nel 1948.

Nel 2000,la squadra medica ONU di Kouchner raccolse campioni sanguigni di molti Kosovari nella città di Mitrovica, dopo che a diverse truppe NATO fu rilevato avvelenamento da piombo. I livelli più alti di piombo (i più alti nella letteratura medica) furono trovati tra i bambini rom nei campi ONU dove Kouchner li aveva piazzati, accanto alle locali miniere di piombo. La squadra medica ONU di Kouchner in un rapporto scritto inviatogli, raccomandava l'immediata evacuazione dei campi e cure mediche. Kouchner rifiutò.

Negli anni '90 il principe Karel VII von Schwarzenberg, col presidente Havel, ricevette in restituzione molte delle terre e dei castelli di suo padre, e le proprietà praghesi che erano state confiscate nel 1948 dall'allora governo comunista. Il ritorno di queste terre rese Schwarzenberg l'uomo più ricco della Cecoslovacchia. Secondo la legge ceca le proprietà non avrebbero dovuto ritornargli, perché durante e dopo la II guerra mondiale gli Schwarzenberg usarono forza lavoro schiavizzata in queste proprietà.

Nel 1999 Medecins sans Frontieres (Dottori senza Frontiere), di cui Kouchner era cofondatore, ricevette il Premio Nobel per la Pace. TIME magazine scrisse che Kouchner era "Un uomo di fuoco, un guerriero di pace, che aveva inventato il dovere di ingerenza internazionale." Kouchner più tardi approvò "nel nome dei diritti umani" l'invasione e l'occupazione USA dell'Iraq.

Nella Repubblica Ceca un allevamento di maiali si trova ora sulle fondamenta del campo di sterminio per Rom e Sinti di Lety. Karel VI Schwarzenberg usava i Rom di questo campo per lavorare nelle sue foreste e cave di pietra. Oggi questo sito di olocausto è dissacrato da 20.000 maiali che defecano vicino alle fosse comuni dei bambini annegati dalle guardie ceche nel laghetto degli Schwarzenberg accanto al campo.

Oggi negli ex campi ONU a Mitrovica ogni bambino concepito nasce con danni irreversibili al cervello, a causa degli alti livelli di piombo nel sangue materno. L'anno scorso venne chiesto al dr. Kouchner di intervenire per salvare queste famiglie che lui aveva abbandonato nel 1999. Non lo fece.

Dal 1984 al 1991 Schwarzenberg presiedette la Federazione Internazionale di Helsinki per i Diritti Umani. Mai si è scusato con i Rom e Sinti cechi (neanche con gli Ebrei cechi) perché la casata degli Schwarzenberg li aveva usati come schiavi durante la II guerra mondiale.

Anche se attualmente è ministro degli esteri in Francia, Kouchner non ha mai inviato nessuno dall'ambasciata francese a Pristina per aiutare i bambini sofferenti di malnutrizione ed avvelenamento dai piombo nei campi rom da lui stabiliti nel 1999 e che promise di chiudere in 45 giorni.

Questi Maestri dell'Ipocrisia parlano soltanto per ottenere i loro nomi nelle notizie di testa. Non sono i leader mondiali che pretendono di essere. Stanno ignorando principi morali e legali e danneggiando la credibilità delle leggi internazionali.

Schwarzenberg e Kouchner usano i Rom in maniera paternalistica per evidenziare la loro reputazione nei diritti umani. Speriamo che il pubblico, i Rom specialmente, comprendano quanto siano falsi questi "leader morali e politici".

Paul Polansky
Head of Mission
Kosovo Roma Refugee Foundation


"SAVE LEAD-POISONED CHILDREN OF KOSOVO"
Please Sign This Petition
http://www.thepetitionsite.com/5/Save-Children-Dying-From-Lead-Poisoning

 
Di Fabrizio (del 24/09/2012 @ 09:18:24 in Italia, visitato 3389 volte)

Giornalista, poeta, scrittore, fotografo, regista e antropologo di fama internazionale, ma anche ex pugile e giocatore di football americano...
Agli inizi degli anni '90 inizia un lungo percorso di ricerca sulle origini della propria famiglia, durante il quale scopre documenti che permettono di riportare alla luce l'esistenza del campo di concentramento di Lety, in Repubblica Ceca, che oggi è un allevamento di maiali. Le testimonianze raccolte lo rendono inviso al governo ceco.
Nel 1999 viene ingaggiato dalle Nazioni Unite e inviato nel Kosovo come intermediario tra le istituzioni e i gruppi rom perseguitati. Lotterà per 11 anni perché i Rom, cacciati dagli estremisti albanesi, possano uscire dai campi profughi, costruiti su terreni altamente inquinati da piombo e metalli pesanti.
Nel 2004 è insignito del premio Human Rights Award, consegnatogli direttamente da Günter Grass. Nel 2005 il suo film-documentario Gipsy Blood, visibile su youtube, è premiato al Golden Wheel International Film Festival di Skopje.
Attualmente risiede a Nish, in Serbia, dove prosegue la sua attività per i diritti umani, tramite l'associazione Kosovo Roma Refugee Foundation.


  • Sabato 29 settembre: ore 13,00-14,30 Circolo Vereda, via De' Poeti 2/E "Poesia per restare umani", reading di Paul Polansky & Co, nell'ambito dell'evento "100 Thousand Poets For Change"

100 Thousand Poets For Change a Bologna
Coordinamento:
Marina Mazzolani, italiana autoctona amante della diversità.
Pina Piccolo, italo-americana, figlia della migrazione.
Antar Marincola, somalo-italiano, figlio del colonialismo.
Gassid Babilonia, iracheno, figlio delle guerra.

Nell'ambito di 100 Thousand Poets for Change, unendosi simultaneamente a 700 iniziative sparse per il mondo in 115 nazioni, i bar, le librerie, i giardini, i luoghi storici di Bologna si aprono a oltre 80 poeti e alla poesia per costruire insieme nuove visioni di un mondo non straziato da guerre, diseguaglianze, ignobili distribuzioni delle ricchezze, sfruttamento insensato della Terra.
Bologna in mani ai poeti: Sono coinvolti più ottanta poeti in questo evento, poeti famosi e altri giovani, poeti che credono nella possibilità del cambiamento globale, cercano con il loro linguaggio di dimostrare la loro indignazione verso un mondo considerato, erroneamente, libero, democratico e difensore dei diritti umani.
In tempi di crisi globale l'urgenza di cambiamento a livello sociale, politico ed ecologico si avverte ancora di più ed i poeti , che spesso captano i cambiamenti nello "spirito dei tempi" e lo trasmettono con la perizia dei propri versi possono contribuire in maniera efficace al movimento verso il nuovo.
I poeti hanno sempre scritto e gridato per la pace, i diritti umani, la convivenza universale e tanti altri ideali, ma si faceva sempre in modo personale, o a livello di piccoli gruppi. E' la prima volta, nella storia umana, che i poeti si sono uniti tutti quanti per gridare in coro contro l'ingiustizia, contro le guerre, contro la diseguaglianza, contro il razzismo, contro la fame e contro tutti gli ideali sbagliati di un mondo che ormai sta andando alla rovina.
I cambiamenti si fanno a piccoli passi, e non si fanno a passi di uragano, perché un uragano lascia sempre disastri dietro. A piccoli passi cerchiamo di cambiare un mondo che è stato cambiato verso il male a piccoli passi.
A questo appello possono rispondere anche gli altri artisti di tutti i generi d'arte, e tutte le persone che credono nella possibilità del cambiamento, in modo da coinvolgere assolutamente tutti.

Itinerario delle letture poetiche:
Ore 10,00-14,00 Sala Borsa, Piazza Maggiore
Ore 11,00-12,00 Libreria Coop Ambasciatori, via Orefici 19
Ore 13,00-14,30 Circolo Vereda, via De' Poeti 2/E "Poesia per restare umani", reading di Paul Polansky & Co.
Ore 15,00-18,30 Bar L'Ortica, via Mascarella 25
Ore 16,00-17,30 Mural "500 anni dalla conquista", via Zamboni, Piazza Scaravilli, lettura di poesie latino-americane
Ore 16,30-18,00 Bar Linea, sotto il Palazzo di Re Enzo
Ore 18,00-20,00 Nuova Arena Orfeonica, v. Broccaindosso 50
Ore 18,30-20,30 Poeti in cammino, da P. Maggiore a P. Verdi
Ore 18,00-20,30 Libreria delle Moline, via delle Moline 3/a
Ore 20,00-23,00 Giardino del Guasto, "Omaggio a PierPaolo Pasolini - una panca, poesia e musica", con il sax di Guglielmo Pagnozzi
Ore 20,30-23,00 Bar La Scuderia, Piazza Verdi
Ore 21,00-23,00 Bottega del Mondo "Potosì", via Mascarella 35/a
Ore 21,00-24,00 Antico Bar dei Licei, via Broccaindosso 69/A

Vi preghiamo di diffondere l'evento, e anche di seguirlo, perché pubblicheremo le locandine dei singoli eventi corrispondenti ai diversi posti.


SETTIMANA MILANESE

  • 1 ottobre Ore 21.00 Reading presso CAM Ponte delle Gabelle, via san Marco 45 (ingresso libero).
  • 2 ottobre Ore 21.00 Reading presso circolo "Via d'Acqua", viale Bligny 84 PAVIA (ingresso con tessera Arci ed offerta libera a sostegno per l'iniziativa)
  • 3 ottobre Ore 16.00 visita agli insediamenti rom in zona Cavriana-Forlanini. Ore 21.00 Reading presso Libreria Popolare in via Tadino 18 (ingresso libero).
  • 4 ottobre Pomeriggio (orario da definire): visita al villaggio rom di via Idro, seguita da Reading alle ore 21.00 (ingresso libero). Alle 20.00 sarà possibile cenare al Social Rom (cena solo su prenotazione,  347-717.96.02 oppure info@sivola.net).
  • 5 ottobre Pomeriggio (orario da definire): visita al campo sinti Terradeo a Buccinasco. Ore 21.00 Reading a Corsico presso la Biblioteca comunale di via Buonarroti n. 8 (ingresso libero).
  • 6 ottobre Pomeriggio (orario da definire): visita al campo di Monte Bisbino (Milano-Baranzate).
  • 7 ottobre Ore 21.30 Reading all'enoteca Ligera via Padova 133 (ingresso libero).

Organizzano: LA CONTA di Milano, ApertaMente di Buccinasco, FAREPOESIA di Pavia e Mahalla con il concorso delle comunità rom e sinte locali - per informazioni: 347-717.96.02 oppure info@sivola.net

 
Di Fabrizio (del 20/03/2012 @ 09:18:06 in musica e parole, visitato 4920 volte)

(Note al testo ed Appuntamenti)

FAREPOESIA - RIVISTA DI POESIA E ARTE SOCIALE Anno 3 - N. 6 Marzo 2012
IN QUESTO NUMERO: PAUL POLANSKY POETA LEGGENDARIO a cura di Enzo Giarmoleo

Alcuni affermavano: "La poesia non è democratica, non fa sconti!" Altri parlavano dell'importanza solenne della metrica. Altri dissertavano sulla lunghezza del verso misurandolo. Altri dicevano che i "Veri" poeti in Italia sono circa dieci. Altri li rintuzzavano dicendo che quella era una visione elitaria. Altri parlavano di minimalismo, qualunquismo, epigonismo, di poesia come atto di fede nel futuro…

Mentre la disputa infinita infuriava è apparso a Milano Paul Polansky, poeta leggendario, uno degli scrittori più impegnati nella lotta per i diritti umani nell'Europa dell'Est, erede di una stirpe di guerrieri di un "antico villaggio vichingo", una stirpe di "belve combattenti"1. La sua presenza è riuscita a neutralizzare la controversia. Polansky non è approdato nella Milano dei "Veri" poeti, non ha sventolato bandiere per farsi notare.

Avevo letto il suo nome nelle locandine "resistenti" di realtà culturali come "La Casa della Poesia" di Baronissi e l'associazione "Angoli Corsari" di Reggio Calabria. Una sera di novembre, all'Arci di Turro, nel cuore del quartiere più multietnico di Milano, Polansky si è rivelato e ha rubato l'attenzione del pubblico con le sue poesie e i suoi racconti.

Le sue opere spaziano dalla narrativa alla poesia, inizia a scrivere romanzi per poi approdare, a 50 anni, alla poesia impegnata. Polansky è sicuramente il poeta più coinvolto, a livello globale, nella difesa dei diritti umani delle popolazioni Rom, vittime dell'olocausto. La parola nei suoi scritti ha sempre a che fare con l'azione e, come dice il poeta e attivista americano Jack Hirschman: "Non v'è alcuna fuga artificiosa attraverso lo stile". Polansky non si pone il problema di verseggiare per rispettare certe regole dell'accademia, né d'altra parte potrebbe farlo, tanto impellente è la necessità di raccontare. Per una volta la liricità non ha bisogno di lacci e lacciuoli. La poesia di Polansky è la prova che fuori dal carcere delle strutture linguistiche esistono mille altri modi di fare poesia. Il risultato è che riesce a trasmettere emozioni fortissime; in ogni parola, in ogni immagine, si sente l'odore dell'indigenza, della violenza, della guerra.

Nel 1963 Polansky lascia l'America per sfuggire all'arruolamento per la guerra in Vietnam e si trasferisce in Spagna, un paese dove ancora l'ombra del Caudillo si allunga minacciosa oscurando i cuori e le menti. La Guardia Civil è onnipresente sul territorio. Si sposta anche nella Spagna rurale, spesso girovagando sul dorso di un mulo per le sendas (mulattiere) in paesaggi selvaggi, per ricostruire il filo di sentieri persi e dimenticati, quasi anticipando la sua passione e la sua sete per la ricerca antropologica. Più di mille discorsi, la poesia "Caccia Grossa"2 svela un modo di sentire, quasi una concezione del mondo, con un tocco di ironia.

Nel 1991 parte per la Repubblica Ceca con l'intento di svolgere ricerche sulle origini della propria famiglia di linea paterna. Scopre negli archivi 40 mila documenti riguardanti il famoso campo di lavoro di Lety costruito durante la II guerra mondiale per gli ebrei e successivamente impiegato solo per gli zingari. Polansky non può rassegnarsi quando viene a sapere che il campo era gestito da guardie ceche e non da tedeschi. Contrastato nel suo intento dalle autorità egli cerca eventuali sopravvissuti al campo di lavoro. Le voci strazianti dei sopravvissuti sono contenute nella sua prima raccolta di testimonianze orali "Black Silence" e nel suo primo libro di poesie "Living Thru It Twice" (1998) che, come dice il poeta, gli ha cambiato la vita.

C'è una poesia che rispecchia la dedizione del poeta nei confronti dei Rom, scritta basandosi sulla testimonianza di una donna sopravvissuta al campo di sterminio di Lety, la poesia s'intitola "Pensavo di essere una sopravvissuta", una delle parole chiave del testo è il termine "barcollare" e ci suggerisce nettamente la sensazione di perdita d'identità che hanno provato migliaia di persone. La poesia è talmente densa di emozioni che ogni suo verso potrebbe dare il titolo a questo straordinario componimento.

Durante la fine degli anni '90, Polansky, dotato di grande empatia, combatterà a fianco delle popolazioni rom ceche per ottenere i risarcimenti per i torti subiti nei campi boemi durante la II guerra mondiale e fa propria la storia dolorosa degli zingari kossovari nella guerra Serbo-Albanese. La sua scrittura e la sua poesia saranno le sue armi per raccontare l'esperienza storica del popolo Rom ma anche per dare visibilità ad un popolo che appare soltanto negli "hate speech" diffusi nei discorsi pubblici e nelle rappresentazioni mediatiche negative.

La sua protesta comincia a preoccupare le autorità ceche, un suo romanzo "The Storm"del 1999, in nuce la descrizione di una sopraffazione storica, viene requisito dalle librerie3.

In questi anni la poesia serve ad esprimere questo dolore. È sempre una poesia che non segue i canoni classici della poesia tradizionale, la rima, la misura del verso; al di là del tema trattato, la drammaticità serpeggia nelle sue poesie. La poetica di Polansky è al di fuori dell'assolutezza di un principio che valga per tutti; c'è solo spazio per le allitterazioni e l'eufonia, tipiche della
antica poesia vichinga, che per il poeta sono naturali4.

Dalla storia inquietante di "Sacchi per Cadaveri" (1999) emergono i mali nascosti dell'America, un esempio di umorismo nero per una vicenda tragica come la strage per mano di due adolescenti5.

Gli anni seguenti vedono la ripresa dei temi dei Rom in Kossovo e nella Repubblica Ceca dove le autorità locali e civili auspicano l'eliminazione o la deportazione di queste comunità prendendo alla lettera la lezione swiftiana6. Nella poesia "The Well" lontano da atmosfere ovattate, c'è il racconto, crudo dettagliato, di uno zingaro vittima di una violenza estrema - uno dei tanti costretti a fuggire "da un paese in cui hanno vissuto per quasi settecento anni".

Come sempre avviene nei migliori esempi alla "Guantanamo", la violenza psicologica perpetrata nei confronti degli zingari cechi è paralizzante quanto quella fisica. Un esempio calzante lo troviamo nella poesie "Un Vestito Nuovo" e "Una scuola speciale". Ironia e sarcasmo del poeta, se da un lato attenuano la drammaticità e la crudezza di alcune poesie-racconto, dall'altro fanno emergere con più forza l'ingiustizia perpetrata nei confronti dei rifugiati come in "Fermata d'Autobus", "Il Presidente del Kossovo" e in molte altre.

I temi dei suoi scritti si alternano, dalle raccolte di poesie sui rom kossovari a quelle con connotazioni antropologiche sulle comunità di zingari, per ritrovare ancora la Spagna dove è iniziata la sua incredibile avventura.

Un suo libro in lingua ceca del 2001, "Homeless in the Heartland" venduto per le strade di Praga dai barboni, ricorda in parte l'epoca dei libri samiždat che venivano scambiati clandestinamente nella Praga degli anni '80. La discriminazione è ricorrente nella poetica di Polansky anche quando racconta la realtà dei senzatetto americani del midwest.

C'è anche una poesia più personale ed intima che ha per oggetto gli anni duri dell'adolescenza quando praticava sport come il football americano e la boxe. La boxe diventa protagonista di uno dei suoi libri più famosi, "Stray Dog" (Cane Randagio, 1999), in cui dagli aspetti violenti emerge la profonda sensibilità umana del poeta7. Nella poesia "Gli imbattuti", pervasa da un grande senso della realtà, alle immagini crude si associa un senso di fragilità e di sofferenza dell'io narrante consapevole che non si vince mai del tutto anche se abbatti l'avversario. Solo chi si distrae durante il "combattimento" non sente la poesia.

Un virus partito da un antico villaggio vichingo, diffusosi poi in America e ritornato in Europa, si aggira ora per Milano; è il virus "Polansky", pericoloso virus dell'empatia che potrebbe insediarsi nelle nostre menti per amplificare la nostra comprensione, per capire ad esempio le ragioni per cui i bambini zingari di Mitrovica (Kossovo) sono morti a seguito di complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo nei tre campi ONU costruiti su una discarica tossica.

Dall'azione alla narrazione. Quella di Polansky è una metanarrazione mai consolatoria, che non si sofferma soltanto sulle discriminazione nei confronti dei rom e l'orrore da essi subito. Polansky racconta con molta serenità e in veste di antropologo anche l'origine, i rituali della cultura rom, le abitudini, le credenze, le abilità di questo popolo. Racconta in modo disarmante gli espedienti usati dai rom per sopravvivere, si sofferma su alcuni aspetti non accettati dalle comunità "civili" occidentali: usanze millenarie come la compravendita delle giovani spose o l'atteggiamento fortemente maschilista all'interno delle comunità zingare.

È grazie a questo approccio, alla serietà delle sue ricerche che la narrazione coinvolge l'ascoltatore e lo fa avvicinare allo scottante problema degli zingari8. La conoscenza di Polansky è frutto di una attenta osservazione sul campo e di pazienti ricerche antropologiche in India, Pakistan, Kashimir, ex Cina. Si scoprono cosi le similarità linguistiche tra gli zingari nostrani e le tribù sansis del Punjab, certa musica zingara del Rajestan in tutto simile al flamenco spagnolo o più in generale i debiti della musica colta nei confronti dei Rom.

Polansky trova nei luoghi originari degli zingari corrispondenze con moltissimi aspetti e dettagli della cultura rom di cui si era impadronito vivendo con i rom sia in Spagna che nel Kossovo.

Si sfaldano nei suoi racconti anche i luoghi comuni che vogliono gli zingari nomadi costantemente in viaggio. Gli zingari, dai musicisti ai maniscalchi, viaggiavano di mercato in mercato per vendere cesti, ferri di cavallo, briglie, setacci ecc, o si spostavano per i lavori stagionali ma solo dalla primavera fino all'autunno. Anche certe leggende, come quella del serpente domestico protettore della casa, suggeriscono che gli zingari non erano nomadi ma vivevano in abitazioni fisse.

La simbologia del serpente, comune agli zingari in Albania, Grecia, Turchia e nelle montagne della Bulgaria, le pietre fluviali messe nelle tombe per garantire l'acqua ai defunti nell'aldilà allo scopo di non mendicare l'acqua nell'altro mondo, certe cure sciamaniche comuni sia agli zingari della Bulgaria che a quelli del Kossovo o l'appartenenza alle caste sono prove del legame degli zingari con l'India.

Polansky sa che gli zingari sulle montagne della Bulgaria credono nel Dio Sole e ritrova questo legame, in particolare a Multan, l'antica capitale del Punjab, dove intorno all'anno mille c'era il famoso tempio del sole e dove arrivavano gruppi consistenti di esiliati dall'Egitto. Da qui anche l'etimo di zingaro: Egyptian come Gypsies.

Un capitolo molto interessante riguarda il ruolo vitale che gli zingari assumono nell'economia di altri paesi. Con l'inizio della diaspora del XV secolo, si spostano dalle regioni balcaniche in Calabria, Sardegna, Spagna diventando spesso manodopera indispensabile a basso costo, specie nell'agricoltura nelle fasi della semina e del raccolto. Questo ruolo vitale restituisce dignità storica, se pure ce ne fosse bisogno, alle comunità zingare ed è un buon punto di partenza per ricostruire una storia che non sia solo il frutto di mistificazioni o di analisi faziose sulla loro cultura.

Intervista a Paul Polansky
a cura di Enzo Giarmoleo



Ho l'impressione che sei molto attento a non farti coinvolgere dal successo facile, dalla notorietà, insomma che ti difendi dal circolo mediatico. È un'impressione corretta?

Giusto il contrario. Inseguo i media, non per me stesso ma per la mia causa, la mia missione, per aiutare la gente a capire gli zingari, la cultura rom. Ho avuto successo nel coinvolgere BBC (British Broadcasting Corporation), ZDF (Zweites Deutsches Fernsehen, la seconda televisione tedesca), TV Australiana, Arte TV, Al Jazeera, ecc. ma non sono riuscito a fare molti progressi né con i media italiani né con quelli americani. Sia gli uni che gli altri non danno tendenzialmente spazio agli zingari a meno che non si tratti di una storia negativa. Sebbene abbia partecipato a reading in più di 50 città italiane, solo raramente sono stato intervistato dalla stampa italiana poiché agli editori non interessa chi parla in modo positivo degli zingari.

Alcuni episodi della tua vita on the road mi hanno fatto venire in mente "Il Vagabondo" di Jack London, anche se è difficile inquadrarti in una corrente letteraria. Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici?

Jack London, Hemingway e la prima poesia di Bukowsky hanno avuto su di me una grande influenza. Suppongo che verrò sempre considerato un poeta americano fuori patria, completamente fuori dal mainstream, con poco o nessun riconoscimento in America. Credo di trattare temi sociali che non sono popolari per la maggior parte degli americani e che la mia poesia sia più accettata in Europa. D'altra parte ho vissuto in America solo 21 anni e in Europa per ben 49 anni. Credo nel socialismo, termine che in America è considerato una parolaccia. Gran parte della mia poesia è molto di sinistra che significa che molti degli editori americani, se non tutti, ignorerebbero i miei scritti. Lo stesso vale per il pubblico americano.

Polansky spiazza il lettore tradizionale abituato a romanticherie tutte occidentali, con tematiche e soggetti fuori dagli schemi: rom, zingari, barboni, pugili…

Si, perché sono temi rari. I lettori sono più interessati ad ascoltarli. Oggi buona parte della poesia almeno in America, tratta della tragica vita amorosa del poeta. I lettori si annoiano a leggere queste storie senza fine, che sono fondamentalmente identiche. Zingari, pugili, vagabondi hanno ancora storie universali da raccontare, in grado di colpire il lettore. Ogni volta che leggo le mie poesie a studenti della scuola superiore in Italia, succede che gli insegnanti vengono da me e dicono che questa è la poesia che dovrebbero insegnare. Dicono questo perché i loro studenti restano entusiasti e coinvolti mentre trovano noiosa la poesia classica insegnata a scuola. Per quanto grandi siano i poeti classici come Dante, gli studenti oggi non riescono a stabilire un rapporto con essi.

Hai avuto mai problemi con i poeti o i critici dell'establishment che ti hanno fatto critiche riguardo alla metrica, al ritmo, alla lunghezza del verso e cose simili?

Si, certamente. Alcuni poeti e critici non considerano la mia poesia, poesia, neanche antipoesia. Questo non mi disturba. Scrivo per raccontare una storia. Tutte le mie poesie potrebbero prendere la forma di racconti, persino novelle. Faccio molta attenzione alle allitterazioni e all'eufonia perché queste mi arrivano naturalmente, proprio come le mie storie. Il poeta francese Frances Combes dice della mia poesia: "È il tipo di poesia che amo. Efficiente, saggia e talvolta ironica. Soprattutto testimonianza umana. Questa è la poesia di cui abbiamo bisogno in questi tempi di divertimento massmediale e di brutalizzazione della mente. Poesia fatta non solo di parole ma di vita. Ora penso che le poesie debbano essere vissute prima di essere scritte."

A cosa serve l'ironia? Mi pare che essa non manchi nei tuoi scritti.

La mia poesia deriva da esperienze vere. E ne ho avute parecchie. Sebbene i miei temi siano centrati sull'ingiustizia e sull'ipocrisia, spesso vedo queste cose attraverso il filtro dell'ironia piuttosto che con la rabbia. Ho visto persone morire nelle mie braccia. Ho visto centinaia di persone cacciate dalle loro case saccheggiate e distrutte. Mi succede di descrivere le storie così come le persone le hanno vissute; altre volte uso la lente dell'ironia o dell'umorismo nero. L'ironia è una forma più sofisticata della rabbia. I lettori sono stanchi di poeti e attivisti che battono semplicemente sulla grancassa della politica. L'ironia fa arrivare lo stesso messaggio ma in un modo più interessante, serve anche ad erodere l'ipocrisia.

Come mai non sono stati ancora pubblicati in Italia: Living through it twice (scritto nel 1998), libro che ha segnato una tappa importante nella tua vita, e la raccolta di testimonianze orali Black Silence scritto nell'autunno del 1998?

Innanzitutto questi libri dovrebbero essere tradotti in italiano e questa operazione costa denaro che oggi manca a molti editori. Un'altra ragione è che gli editori non vogliono investire molti soldi in un sentimento di solidarietà per gli zingari. Le case editrici temono che il pubblico non comprerebbe libri che parlano di zingari. Cosi l'ignoranza sugli zingari è alimentata proprio da quelle stesse persone (gli editori) che dovrebbero educare il pubblico.

Vivere nell'epoca della globalizzazione ti reca qualche disagio? Come ti contrapponi ai mali della globalizzazione? Come ti poni nei confronti dei movimenti antiglobalizzazione, contro la guerra?

Ho lasciato l'America nel 1963 a causa della Guerra del Vietnam; credo che da allora non sia cambiato nulla. L'America ancora crede nell'impero, nella guerra, nell'essere il poliziotto del mondo. Oggi il complesso militare-industriale insieme alle lobby israeliane regna sulla politica estera americana. La globalizzazione ha solo contribuito a rendere le imprese americane più ricche e il mondo più povero. I problemi che ne derivano sono difficili da descrivere con la poesia a meno che non si racconti la tragedia attraverso la
storia di un individuo piuttosto che attraverso una diatriba politica. La poesia può raggiungere la gente, e in modo speciale i giovani, più velocemente di qualsiasi altra forma di comunicazione, fatta eccezione forse per il video. Persino il video è troppo lungo qualche volta. La poesia breve può svegliare le persone più di qualsiasi altra cosa.

Leggendo le tue poesie mi sono accorto della ricchezza e della varietà dei temi trattati. Non c'è il rischio che tu venga conosciuto solo come il poeta che difende i diritti umani, in particolare dei Rom?

Ho più di 3000 pagine di poesia non pubblicate che non parlano di diritti umani o di zingari. Una delle mie collezioni non pubblicate parla dei miei giorni passati a fare trekking sul dorso di un mulo in Spagna alla ricerca di sentieri perduti e dimenticati. Un'altra collezione tratta della mia gioventù nella vecchia Madrid. Spero che un giorno la mia "Altra" poesia venga pubblicata.

Puoi dirci brevemente perché hai dichiarato guerra all'ONU nel periodo in cui ti sei occupato dei bambini di Mitrovica.

La missione ufficiale dell'ONU e delle sue agenzie è soprattutto quella di difendere i diritti umani e in modo particolare i diritti dei bambini. Eppure in Kossovo ho visto che l'ONU era presente solo per difendere i diritti degli albanesi. Nei campi ONU dove ho vissuto con gli zingari, i diritti umani non solo non erano rispettati ma erano invece violati da personale ONU, specialmente dagli appartenenti ai livelli più alti. Nella mia esperienza la maggior parte degli ufficiali dell'ONU è interessata esclusivamente a conservare il proprio posto di lavoro, la propria sicurezza, la carriera e la pensione, piuttosto che al benessere delle persone che proprio loro dovrebbero aiutare. Come si può rispettare una organizzazione come l'ONU che ha lasciato vivere bambini in campi ONU costruiti su discariche tossiche per 12 anni? Sin dal primo anno i loro stessi dottori e in special modo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la Croce Rossa avevano avvertito l'ONU che ogni bambino nato in questi campi avrebbe accusato danni irreversibili al cervello e non sarebbe vissuto abbastanza per dar vita ad un'altra generazione. L'ONU è gestita da politici disoccupati. Il cinismo, il nepotismo e la corruzione finanziaria permeano i ranghi dell'organizzazione rendendola in molti casi inutile.

Sette poesie

GLI IMBATTUTI


Esistono solo nei fumetti
Persino Marciano non restò imbattuto


Rocky perse fuori dal ring
Perché evitò Kid Rivera


Nella vita reale non puoi evitare gli avversari
specie i peggiori: la famiglia e gli amici


La vita non è un incontro dilettantistico di tre round
ma un campo di sterminio dove fai cose cattive
per sopravvivere


Una lotta a mani nude in un porcile
Senza un gong o un arbitro a salvarti


Ho più cicatrici sull'anima che attorno alle sopracciglia
……………………………………….
………………………………………


Puoi vincere sul ring,
ma non vincerai mai
più di un round
nella vita
…………..


CACCIA GROSSA

Una domenica del 1967
ci allontanammo dalla spiaggia alla ricerca
di una senda sopra Sierra Cabrera


Molti sentieri portavano a
fattorie abbandonate e
a due villaggi semideserti


Eppure ci vollero quattro ore
per trovare un sentiero
e superare lo spartiacque


Nessuna capra di montagna in vista
né bighorn
neanche un cinghiale selvatico


Solo una pernice dalle zampe rosse
che planava giù
per i pendii spogli.


…………………………….


…………………………….


Dopo aver abbeverato i cavalli
stavamo per tornare indietro
quando arrivò la Guardia Civil


Un ufficiale si sporgeva
con un binocolo
dal finestrino della jeep verde


Dietro c'erano quattro guardie
e ciascuna aveva un fucile
con il mirino


L'ufficiale chiese
se avevamo visto
qualcuno sulla vetta


Non mi piacevano i suoi
baffetti ben curati
quindi dissi di no


In seguito venni a sapere che alcuni fuggitivi
repubblicani ancora erano
nascosti nelle sierras dal 1939.


Un cacciatore del posto mi disse:
"questa è l'unica caccia grossa
che ci è rimasta.

 

PENSAVO DI ESSERE UNA SOPRAVVISSUTA

Sono sopravvissuta alle bande della gioventù hitleriana

scappando a Praga
Dopo che mi hanno portato a Lety
sono sopravvissuta


fame
fucilazioni
iniezioni letali
squadre di lavoro
pestaggi
stupri
tifo
e annegamenti
nel fusto di acqua piovana


Dopo la guerra
volevo una vita migliore
ed ho sposato un uomo bianco


Solo uno dei miei otto figli
ha ereditato la mia pelle scura di zingara.


Ora lui è in ospedale
a riprendersi da due operazioni
dopo che gli skinheads
lo hanno impalato su un palo metallico


Non so se sto vivendo
nel 1936 o nel 1995.


Pensavo di essere sopravvissuta,
ma credo di aver solo
barcollato senza arrivare da nessuna parte


SACCHI PER CADAVERI

I sacchi per cadaveri
che la polizia ha usato
per portare fuori
gli studenti morti
sembravano
gli stessi sacchi di plastica nera
che l'esercito usava
per riportare dal Vietnam
i corpi dei miei
compagni di scuola
un anno dopo
il nostro
diploma
Sfortunatamente
non credo
che i sacchi per cadaveri
andranno mai
fuori moda
in America
per gli studenti
delle scuole superiori.


IL POZZO

Mi presero al mercato
dove la mia gente una volta vendeva i vestiti
e dove ora gli albanesi praticano il contrabbando
Quattro uomini mi gettarono sul sedile posteriore
di una lada blu urlando "Lo abbiamo detto
niente zingari a Pristina"


Mentre mi spingevano sul fondo
sentivo la canna della pistola sull'orecchio sinistro
Era così fredda che sussultai proprio mentre qualcuno premette il grilletto
Il sangue mi schizzò su un lato della faccia
dalla ferita sulla spalla
Caddi fingendomi morto
Pregai la mia amata madre morta tutti i
Mulos9 affinché questi uomini non si accorgessero da dove
fuoriusciva il sangue

Quando arrivammo
mi tirarono fuori per i piedi
La testa si schiantò sul terreno
rimbalzando sulle pietre


Mi gettarono a testa giu in un pozzo
Non raggiunsi mai l'acqua
C'erano troppi corpi
Giacevo rannicchiato quasi incosciente
finchè la puzza e il bruciore della calce viva
non mi fecero rinvenire
………………………..
………………………….


A mezzogiorno stavo camminando
attraverso un bosco seguendo un sentiero per carri
che nessuno usa più


Tranne gli zingari
che fuggono da un paese
in cui hanno vissuto
per quasi
settecento anni


UNA SCUOLA SPECIALE

Ho sempre saputo che mia figlia era brillante
Faceva disegni pieni di dettagli
memorizzava tutte le canzoni dei nostri antenati
suonava il piano prima di avere cinque anni


Per cui fui sorpreso quando l'insegnante venne
a casa nostra e ci disse
che nostra figlia non era pronta per la scuola


Il suo ceco non era abbastanza buono
aveva bisogno di aiuto con la grammatica


Mia moglie disse che tutti a sei anni
hanno bisogno di aiuto con la grammatica


Il preside accettò di incontrarci
disse che nostra figlia era una bella bambina
ma sarebbe stata l'unica zingara nella sua classe


Alla fine acconsentimmo
Firmammo il foglio
Non volevamo che la nostra bambina fosse maltrattata


Ma ora quando la porto a piedi a scuola
e vedo la targa sull'edificio
mi si spezza il cuore


Perché non ci hanno detto
che la sua scuola speciale
era un centro per


ritardati mentali


FERMATA D'AUTOBUS

Io e mio marito
avevamo finito di fare le compere
ed eravamo alla fermata dell'autobus
quando arrivò questa macchina.


mio marito era andato presto in pensione
perché non riusciva a vedere bene
A me non va molto meglio ma vidi che gli uomini
che scendevano erano gadzos10


Quando mi svegliai in ospedale
avevo un braccio rotto
il naso rotto e
avevo perso tutti denti anteriori


Eppure ce l'ho fatta ad andare
al funerale
di mio marito

NOTE

Da metà marzo a tutto aprile, Paul Polansky è in tournee in Italia. A fine marzo sarà in Lombardia. Contattatemi per organizzare un reading nella vostra città. Calendario provvisorio:

  1. In Una figlia parla, Boxing Poems, Volo Press, Lonato (BS).
  2. Le poesie "Caccia Grossa"(1999),"The Well", "Pensavo di Essere una Sopravvissuta", "Sacchi per Cadaveri", "Il Pozzo", "Una Scuola Speciale", "Paradiso e Inferno", "Il Presidente del Kossovo", "Gli Imbattuti", sono incluse in Undefeated, P. Polansky, trad. e cura di Valentina Confido, Multimedia Edizioni, Baronissi (SA) 2009.
  3. Polansky: "il governo ceco avvertì il mio editore di Praga, un ebreo slovacco, che sarebbe stato espulso dal paese se avesse pubblicato un altro mio libro. Tutte le copie furono comprate da Prince Karel Schwarzenberg, il cui padre aveva fondato il campo di Lety. Quest'ultimo usava gli ebrei e gli zingari come schiavi durante la guerra e i cechi-tedeschi come schiavi dopo la guerra fino a quando le sue proprietà non furono confiscate dal governo comunista nel 1948. Prince Karel Schwarzenberg oggi è il ministro degli esteri della Repubblica Ceca e il candidato favorito alle prossime elezioni presidenziali." (da un messaggio elettronico del poeta).
  4. Polansky: "The only poetry techniques I have in my poetry are alliteration and euphony (like the old Viking poetry), both of which come naturally to me … like many other themes." (ibid.).
  5. Il riferimento è alla strage di Columbine nel Colorado (inverno 1999).
  6. Jonathan Swift, Una modesta Proposta.
  7. Estratti di Stray Dog si possono trovare in Undefeated, P. Polansky, Multimedia Edizioni Baronissi (SA), a cura di Valentina Confido
  8. Polansky definisce gli zingari con il nome che loro stessi si danno. Se sono rom, kale, sinti… li identifica con questi nomi, quando parla in generale usa la parola "zingaro" che è quella compresa da tutti. Si può approfondire il tema consultando il libro La mia vita con gli zingari, P. Polansky Ed. datanews.
  9. Mulos: spiriti di zingari defunti a cui non è stato ancora concesso di entrare nel regno dei morti.
  10. Gadzos: in lingua Romani, il termine indica i non Rom.

  • 23 marzo: Libreria delle Moline a Bologna  (sera, orario da definire)
  • 31 marzo: Circolo ARCI via d'Acqua a Pavia, alle 21.00
  • 2 aprile: CAM delle Gabelle a Milano, alle 21.00 (gli eventi di Pavia e Milano sono organizzati da FAREPOESIA, LA CONTA e MAHALLA, a breve il programma completo)
  • 13 aprile: Università di Cagliari alle 18.00, evento sponsorizzato dall'Unicef
  • 17 marzo: ore 21:00 Pane e Bacco – Osteria Fuori Porta via IV Novembre, 69 – Rezzato (BS) info: magadellaspezie@osteriapanebacco.com
  • 18 marzo: ore 21:00 Caffè Galetér via Guerzoni, 92h – Montichiari (BS) info: info@galeter.it
  • 27 aprile: Vicenza alle 18.00 a Palazzo Trissino (Sala degli Stucchi), nell'ambito di Dire Poesia
 
Di Fabrizio (del 12/08/2011 @ 09:17:17 in Regole, visitato 1703 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

RomaBuzzMonitor

COMUNICATO STAMPA 1 agosto 2011

Le Nazioni Unite, tramite Patricia O’Brien, sottosegretaria agli affari legali,  hanno respinto un reclamo di 155 Rom IDP (Persone Internamente Disperse, ndr) in Kosovo, dove furono rilocate su un terreno contaminato dal piombo, dalle agenzie ONU, UNMIK compresa, in base all'errato ragionamento che il reclamo è piuttosto un attacco all'amministrazione UNMIK del Kosovo, e non una pretesa di diritto privato. Per cinque anni e cinque mesi sino al 25 luglio2011, l'ufficio affari legali dell'ONU non ha intrapreso nessuna azione.

La comunità Rom compilò il reclamo il 6 febbraio 2006, in base alla risoluzione dell'assemblea 52-247, che diceva chiaramente:

9. Decide anche, nel rispetto dei reclami di terze parti contro l'Organizzazione per lesioni personali, malattia o morte da operazioni di peacekeeping, che:

(a) Tipologie risarcibili di danni o perdite saranno limitate alla perdita economica, come spese mediche o riabilitative, mancati guadagni, perdita di sostegno finanziario, spese di trasporto associate al danno, malattia o assistenza medica, spese legali o di sepoltura...

Il reclamo presentato dai Rom riguardava chiaramente lesioni personali, malattia e morte, causate dall'avvelenamento da piombo a cui i bambini e le famiglie furono soggetti causa la sistemazione su terreno contaminato. La richiesta era di affermare le responsabilità UNMIK in quanto in quel periodo era gestore dell'amministrazione ad interim del Kosovo. Mentre l'UNMIK ha fatto, a detta di diverse agenzie ed autori, sicuramente agito male come amministrazione ad interim, la risposta richiesta in base alla risoluzione 52-247 era chiaramente riferita ai danni e perdite subite dai Rom, quindi una pretesa di diritto privato come previsto dalla risoluzione stessa.

L'ONU ha giustificato il proprio comportamento affermando che l'intera area di Mitrovica è contaminata dal piombo, e difatti è così. Tuttavia, i Rom hanno dimostrato come fossero stati costretti ad abbandonare un sito a bassa contaminazione, per essere rilocati in un altro ad alta contaminazione, dopodiché i livelli di piombo nel loro sangue erano diventati molto più alti di quelli della popolazione circostante, inoltre l'OMS aveva richiesto ripetutamente l'immediata evacuazione a causa dei gravi rischi per la salute. L'UNMIK non ha mai intrapreso nessuna azione. Ora, in base a false argomentazioni, declinano ogni responsabilità.

E' un giorno vergognoso quando la principale organizzazione dei diritti umani nega persino l'apparenza della giustizia ad una delle minoranze più abusate del mondo.

Per ulteriori informazioni, contattare:
Dianne Post, Attorney - postdlpost@aol.com
602-271-9019 (USA)


Per scaricare la risposta ONU (testo in inglese e formato .pdf) QUI

 
Di Fabrizio (del 06/06/2012 @ 09:17:15 in Europa, visitato 2443 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi. BAIA MARE un anno fa

Esclusiva di EVZ.RO: Auschwitz a Baia Mare. 2.000 Rom spostati dal sindaco Cherecheş nella Fabbrica della Morte piena di sostanze chimiche - di Bogdan Eduard - 4 giugno 2012 (scusandomi per la traduzione zoppicante, ndr.)

Immagine ripresa da un camion sotto la pioggia torrenziale: bambini e genitori - Le foto sono di COSMIN MESAROȘ

Volendo dimostrare a tutti di mantenere la sua promessa elettorale di liquidare la zona Craica, popolata da circa 2.000 Rom, il sindaco ha deciso di spostare le prime famiglie durante la notte. Dopo aver minacciato l'intervento delle ruspe per radere al suolo la colonia se non si fossero mossi. il sindaco è entrato in azione. Coadiuvato dalla polizia locale e dalla gendarmeria, Cherecheş ha spostato a forza sotto la pioggia battente nel blocco che per anni ha funzionato come laboratorio chimico delle nota Phoenix, la "fabbrica della morte". Dopo il 1990 il nome venne cambiato in Cuprom, e venne chiusa nel 2006, dato che era il più grande inquinatore di Romania, dopo il Combinatul di Copşa Mică.

Una volta all'interno del blocco dove sono stati ricavati i loro alloggi, i Rom hanno trovato sulle porte dei pezzi di giornali su cui era indicato il nome della famiglia assegnataria. Nessuno voleva credere che si trattasse di una sistemazione definitiva. Le camere sono state dipinte in fretta, ma negli armadi metallici ci sono ancora i contenitori dei prodotti chimici di 15-25 anni fa, la polvere dei forni e le altre cose utilizzate nel laboratorio chimico.

Non solo: la sinistra atmosfera di campo di sterminio veniva suggellata da segnali che riproducevano il teschio di "pericolo di morte" o "miscela di sostanze chimiche proibite", che ancora rimangono su porte e finestre del laboratorio.

Molte stanze sono segnalate con cartelli di pericolo ed al loro interno sono conservate sostanze tossiche

L'operazione è durata sino a sera. I Rom, dopo aver visto le condizioni, volevano lasciare il blocco, ma è stato impedito loro dalla polizia locale.

Trasferimento forzato il primo giugno

Infine, impossibilitati ad andarsene, si sono riposati. Assegnate le stanze, hanno steso a terra i materassi. Però, a mezzanotte i primi sintomi. Nausea, vomito, vertigini, mal di testa.

Bambini sdraiati nella "nuova casa"

I più colpiti erano i bambini. Nella notte è stato dato l'allarme. Le ambulanze hanno fatto la spola verso l'ex laboratorio chimico. L'ospedale dice che sono stati portati al pronto soccorso otto bambini e due adulti. Altre fonti parlano di tredici bambini e un adulto.

Per il rappresentante ISU si è trattato di circa 11 bambini e un adulto. Sono state applicate loro maschere facciali per l'ossigeno. Rom e giornalisti presenti fanno il conto di 22 bambini e due adulti intossicati in totale. L'ospedale di Baia Mare dice che l'avvelenamento è rientrato ed è stato permesso loro di tornare a casa.

Mercoledì mattina, è scoppiato un nuovo scandalo alla Cuprom di Baia Mare, [...]. Dopo la notte insonne, i Rom sono stati messi in strada da polizia e gendarmi, per controllare i documenti. I Rom la considerano l'ennesima provocazione del sindaco, in vista della prossima tornata elettorale distrettuale. [...]

"Evenimentul zilei" è stata l'unica pubblicazione che è riuscita ad ottenere fotografie dei contenitori delle sostanze chimiche, abbandonati dopo la chiusura del Combinatul Cuprom. Sono tutte sostanze estremamente nocive, senza contare che i bambini rom corrono a piedi nudi tra i mucchi di polvere contaminati e le acque reflue.

  • Acido acetico (-glaciale) è un acido debole e incolore, dall'odore irritante. E' altamente corrosivo.
  • Acido solforico H2SO4 (in foto), è un acido minerale molto attivo. Aggiungendovi acqua, può iniziare a bollire e spruzzare gli astanti.
  • Fanghi anodici sono un sottoprodotto della raffinazione elettrolitica del piombo.

Contenitori utilizzati nel laboratorio chimico sino a pochi anni fa

La guerra degli SMS tra il sindaco e il patriarca

Mentre le ambulanze arrivavano al "blocco chimico" si svolgeva uno scambio di SMS tra Rom e sindaco: "Cos'è che uccide? Ci sono degli intossicati! Chiamate le ambulanze!" Il sindaco ha replicato con un altro messaggio: "Hanno avvelenato una città pulita. Se va male, vi soccorriamo, altrimenti si risparmia!"

Il capo del partito Romilor, Carol Jurisniez, detto "Pise", ha fatto alla stampa sconcertanti dichiarazioni sui soldi che il sindaco avrebbe offerto per comprare i voti dei Rom. Il sindaco Cherecheş ha replicato che è tutta una messa in scena [...]. Riguardo alle accuse di corruzione elettorale, ha detto di non aver dato soldi ai Rom, anche se il loro capo afferma il contrario.

In questo momento, la situazione a Baia Mare tra Rom ed autorità è di estrema tensione. La notte scorse, le auto della polizia e della gendarmeria pattugliavano la città.

I Rom di fronte al vecchio laboratorio

Sindaco e tra quattro anni presidente delle Romania?

Cătălin Cherecheş, sindaco uscente di Baia Mare, è in corso per un altro mandato, godendo del 93% dei favori secondo i sondaggi. Già membro del PSD, da cui è stato espulso. Per quattro anni è stato un parlamentare indipendente, e l'anno scorso è stato eletto sindaco di Baia Mare dopo l'arresto del sindaco Cristian Anghel (liberale).

Cherecheş si è iscritto al PNL e si candida con l'USL. Da tempo sta rilasciando dichiarazioni ad effetto, "andandosele a cercare" come dice la gente. Si dice anche che tra quattro anni potrebbe essere il presidente della Romania.

"Hanno avvelenato una città pulita. Se va male, vi soccorriamo, altrimenti si risparmia!" ha suscitato uno scandalo internazionale.

Per il sindaco di Baia Mare non è il primo scontro con i Rom della città. Cătălin Cherecheş generò uno scandalo internazionale l'anno scorso, quando venne eretto un muro alto 2 metri attorno a diversi isolati abitati dai Rom. Venne definita da France Press la "Grande Muraglia Zingara", suscitando proteste in tutto il mondo. Protestò anche l'ambasciata americana, e l'ambasciatore venne a Baia Mare in visita lampo per discutere col sindaco. Negli ambienti a lui vicini si loda il sindaco dicendo che con tre mattoni ha ottenuto una fama internazionale alla città.

 
Di Fabrizio (del 17/08/2010 @ 09:17:06 in Europa, visitato 3428 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

(immagine tratta da associazionekaribuni.blogspot.com)

PREMIO NEGLIGENZA CRIMINALE: disonora quell'organizzazione che chiuse occhi ed orecchie alla sua dichiarazione di missione ed attraverso compiacimento, incompetenza ed insensibilità ignorò la salute ed i diritti umani dei bambini che aveva in cura, facendo che molti di loro morissero.

Anche se questi anti-premi sono normalmente assegnati ad individui od organizzazioni, questo viene condiviso per ogni singola persona che abbia mai lavorato per l'UNHCR in Kosovo, eccetto per uno: David Riley, il primo capo dell'UNCHR in Kosovo. Se fosse sopravvissuto, sono certo che questa tragedia non sarebbe mai successa.

Nel settembre 1999 David aiutò più di 50 IDP Rom/Askali a fuggire dal Kosovo verso la Macedonia, contro le intenzioni dell'ONU di tenerli sui terreni tossici vicino a Oblic. Più tardi sempre quel mese, David, come capo dell'UNHCR si prese cura di altri 600 IDP Rom/Askali che i locali albanesi avevano cacciato da Mitrovica sud: li sistemò in poco tempo in rifugi temporanei a Mitrovica nord. Sapendo che anche questi IDP erano ospitati su terreni contaminati, David promise che avrebbero potuto fare ritorno alle loro case in 45 giorni o mandati all'estero come rifugiati. Nonostante tutti i suoi sforzi per farli ritornare nelle loro case o trovare una sistemazione alternativa in altre città del Kosovo, David venne ostacolato da minacce da parte dell'ALK che gli Albanesi non volevano "zingari" in Kosovo. Quando David tentò di mantenere la sua promessa di portarli all'estero come rifugiati, il suo piano ottenne il veto dal quartier generale dell'UNHCR a Ginevra, che disse che questi "zingari" non erano rifugiati. Un mese più tardi, il 20 gennaio 2000, il cinquantenne David Riley moriva per un attacco cardiaco nel suo appartamento a Pristina.

Dennis McNamara, Neozelandese di 54 anni, prese il posto di David, ma rifiutò di discutere con me le sofferenze di questi poveri Rom/Askali, nonostante fosse l'Inviato Speciale per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, Direttore Regionale per l'Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite, e Vice Amministratore Capo delle Nazioni Unite in Kosovo. Anche se McNamara avrebbe continuato a predicare per anni nelle conferenze internazionali sugli "IDP dimenticati e negletti, vittime di conflitti mondiali", non tentò neanche una volta di salvare questi IDP Rom/Askali di Mitrovica dalla loro catastrofica situazione.

Fondata nel 1950 con uno staff di sole 35 persone, nel 1954 l'UNHCR ottenne il Premio Nobel per la Pace per l'aiuto fornito agli europei dispersi dalla guerra. Oggi l'UNHCR ha un budget annuale di2 miliardi di $ ed uno staff di 6.650 persone, incluse 740 nel quartiere generale di Ginevra. Ma dato che hanno fermamente rinunciato in nove anni di tutela di evacuare e curare questi bambini dei campi di Mitrovica (come richiesto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità), ora disonoriamo l'UNHCR per negligenza criminale.


Angelina Jolie

(immagine da solcomhouse.com) Angelina Jolie (al centro) nel dicembre 2002 di fronte alla distrutta Mahala rom di Mitrovica, una volta la grande comunità zingara in Kosovo.

IL PREMIO TESTA VUOTA DI HOLLYWOOD: disonora quell'attore o quell'attrice di Hollywood che si lasciano usare per coprire un crimine, come si è fatta usare Angelina Jolie dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per coprire le enormi negligenze verso i bambini dei campi zingari nel nord del Kosovo.

Nata nel 1975 a Los Angeles, California, Jolie (nata Voight) ha ricevuto tre Golden Globe Award, due Screen Actors Guild Award, un Academy Award ed adesso questo Heroes Award dall'ONU per aver permesso l'uso del suo nome e della sua fame per coprire il peggior trattamento infantile d'Europa.

Gli Ambasciatori della Buona Volontà ONU come Jolie pensano di agire per il bene. Ma in realtà vivono una vita di auto-inganno. Raramente si chiedono cosa stanno davvero vedendo. Come ha potuto Jolie visitare nel dicembre 2002 come Ambasciatrice della Buona Volontà ONU questi campi rifugiati romanì e non vedere i 100 milioni di tonnellate di scorie tossiche attorno a questi campi? Come ha potuto stare di fronte alle rovine del loro vecchio quartiere e non chiedere cos'era successo a quelle persone? Perché le loro case erano distrutte? Perché non potevano tornarci? Cosa stava facendo l'ONU per aiutarli?

Perché Jolie non ha visto che l'ONU aveva interrotto tutti gli aiuti alimentari ai campi, obbligando le famiglie a trovare il loro unico pasto nei cassonetti dell'immondizia. E perché ha donato dei fondi all'ONU per costruire una fossa biologica e toilette alla turca per mantenere questi rifugiati su terreni contaminati? Quand'è che il compiacimento diviene negligenza, e quando la negligenza finisce nell'insensibilità inutile, e poi nella deliberata indifferenza per innocenti vite umane, com'è pratica dell'ONU in questi campi?

Jolie era lì, ha visto. Poteva non vedere cosa stava succedendo a questi bambini che avevano i più alti livelli di piombo nella storia medica, dato che i risultati degli esami sanguigni vennero rivelati a novembre 2000? Ha dovuto vedere che quei bambini non agivano normalmente.

Non ha sentito Jolie di madri che si procuravano l'aborto bevendo medicine contro i pidocchi o mischiando lievito alla birra per uccidere il feto, perché non volevano più bambini nati con danni irreversibili al cervello? Dov'erano le sue guide ONU, i suoi interpreti?

Jolie deve aver visto i bambini malnutriti. Perché non ha donato cibo invece di toilette? Se non mangi, non caghi. Otto anni dopo la sua visita, perché Jolie non si chiede cos'è accaduto a quei piccoli cari zingari che ha visto? Sarebbe scioccata a sapere che sono ancora su terreni contaminati (quelli che sono ancora vivi)? Perché non ha chiesto allora (e adesso) cosa intendeva fare l'ONU? Come ha potuto essere così ignorante? Perché Jolie ha contribuito a tutto ciò. Perché ha donato denaro per far sì che restassero lì. E' quello che si chiama una Testa Vuota di Hollywood... ed è per questo che si è meritata un Anti-Premio.

Fine nona puntata

 
Di Fabrizio (del 14/04/2009 @ 09:16:51 in Europa, visitato 1643 volte)

Da Romano_Liloro

Mentre i Rom di tutto il mondo hanno celebrato l'8 aprile la loro Giornata Internazionale, in Kosovo, nei fatti, c'era ben poco da celebrare.

Questi bambini di Cesmin Lug e del Campo di Osterode nel Kosovo, chiedono di avere salvate le loro vite dall'avvelenamento nel sito più tossico dell'Europa orientale, dove sono stati piazzati dalle Nazioni Unite (vedi QUI ndr). Nella protesta, i loro striscioni proclamavano "Dio ci salvi dall'UNHCR" e "Benvenuti nell'inferno di Kouchner", mentre altri chiedevano di essere salvati dall'avvelenamento da piombo. Accusavano Bernard Kouchner, ex Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite ed ora Ministro degli Esteri francese, di aver fallito di salvarli come aveva promesso. Attualmente ci sono 83 morti tra quanti vivono in questi campi.

Pictures courtesy of Kosovo Medical Emergency Group and Society for Threatened Peoples International:
http://www.toxicwastekills.com/page22.html

 
Di Fabrizio (del 29/05/2008 @ 09:11:13 in Europa, visitato 2397 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Per aver installato nel 1999 i campi rom a Mitrovica nord in un territorio con concentrazione di piombo molto alta, dove ancora vivono i Rom, l'UNMIK è responsabile per aver esposto i Rom ad alte  concentrazioni di piombo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha testato i livelli di piombo nel sangue dei bambini ed i risultati mostrano che il campo rom di Osterode è libero da piombo, ma questi risultati non sono mai stati mostrati in pubblico e nemmeno ai genitori dei bambini esaminati. I rappresentanti rom avevano chiesto alle locali istituzioni sanitarie di Mitrovica di controllare i livelli sanguigni dei bambini nei campi rom a Mitrovica. I test sono stati condotti nell'aprile 2008, al campo di Osterode sono stati testati 51 bambini e nel campo di Cesmin Lug, 53 bambini. I risultati dei test mostrano che la contaminazione da piombo è ancora alta, anche se dal 2006 sono stati fatti grandi sforzi investiti nel decrescere o curare il piombo. Anche dopo azioni come il rilocare i Rom dai campi di Kablare, Zitkovac e Cesmi Lug al campo Vojni Remont/Ostorode libero da inquinamento. Questi recenti risultati mostrano che tutte le azioni precedenti sviluppate con l'intenzione di diminuire la contaminazione da piombo non hanno portato molti risultati. L'UNMIK lavora, ancora con grande perentorietà, per rilocare i Rom da Cesmin Lug al campo "più salubre" di Osterode. D'altra parte quel che vogliono i Rom, non è la rilocazione da un campo inquinato all'altro (Osterode) ma case definitive e sicure per le loro famiglie. Se il livello di piombo nel sangue supera i 10 dl/ml la situazione è considerata a rischio.

Test sui bambini di Osterode: su 51 bambini testati, 13 di loro sono altamente contaminati al limite massimo e segnati come "alti".

  • 14 bambini hanno una concentrazione di 40 dl/ml
  • e solo uno ha 7,2

Campo di Cesmin Lug: su 53 bambini testati, 7 di loro sono altamente contaminati al limite massimo e segnati come "alti".

  • 14 sono superiori a 40 dl/ml
  • e solo uno ha 6,1

Skender Gusani
& Dai
Mitrovica, Maj. 2008

 
Di Fabrizio (del 25/08/2012 @ 09:10:43 in sport, visitato 1837 volte)

Vergogna a misura olimpica per l'Irlanda razzista by Peter Mc Guire - 17 agosto 2012

Il razzismo era alle porte quando gli eroi olimpici della boxe vinsero oro e argento a Londra. E' stato sconfortante, prevedibile ed ampiamente condiviso.

Settimana scorsa, la pugile venticinquenne Katie Taylor ha conquistato l'Irlanda con una performance mozzafiato al primo torneo olimpico di boxe femminile, contestato e voluto per introdurre i Giochi. Taylor, figura di grande ispirazione per lo sport, le donne ed il popolo irlandese molto meritatamente hanno ottenuto grande attenzione dai media con quella medaglia d'oro.

Non sempre la copertura è stata positiva. Il quotidiano australiano The Age ha risposto al successo di Taylor con una serie di pigri stereotipi irlandesi "bevitori-di -punch", "la Guinness e il whiskey hanno mandato gli Irlandesi fuori di testa" e, alla perplessità di molti, "[Taylor] è circondata da gente che preferisce un punch ad una patata." Il giornale Usa Today ha adoperato un po' di luoghi comuni ed imprecisioni nel suo pezzo sulla vittoria di Taylor: "Nell'isola verde smeraldo, scorrono libere pinte di Guinness, forse abbastanza per riempire il mare d'Irlanda. Gli scommettitori fanno girare le sterline come fossero caramelle" (Tanto per iniziare, l'Irlanda usa l'euro e non la sterlina. Ma comunque... )

L'ambasciatore irlandese in Australia si è indignato ed ha spedito una lettera infuocata a The Age, costringendo il giornale a scuse imbarazzate. Nel contempo, la reazione contro Usa Today ha portato ad una similare ritrattazione.

Ma il razzismo peggiore non è stato diretto a Taylor, né è arrivato da un maleducato opportunista sotto forma di giornalista straniero. La vera bile proviene direttamente dal cuore stesso dell'Irlanda, contro la medaglia d'argento nella boxe di John Joe Nevin. Lui potrebbe essere un eroe olimpico, il golden boy della boxe irlandese, ma è anche un Traveller irlandese. I TRaveller, che conducono uno stile di vita semi nomade, sono la comunità minoritaria più antica d'Irlanda ed una minoranza significativa anche in GB.  Tutti sanno che è bene odiarli.

Come molte polemiche odierne, è cominciato tutto su Twitter. Poco dopo l'argento di Nevin, un popolare ristorante di Dublino ha inviato un tweet di scherno dicendo che presto la famiglia di Nevin sarebbe venuta per il piombo e il rame, chiamandoli ladri. Lo scherzo è stato ampiamente diffuso via SMS. Il ristorante è stato messo alla berlina per il suo razzismo estemporaneo, e rapidamente ha espresso le sue poco convinte scuse. Ma non è trascorso molto tempo che sono apparsi altri messaggi su Twitter, chiedendo dove fosse il problema. Non vi siete divertiti? Non avete senso dell'umorismo? Alcuni hanno suggerito che nel commento vi fosse un briciolo di verità, perché si sa che i Traveller sono "zingari, ladri",  usando una tipica diceria irlandese di uso quotidiano.

Mullingar, città natale di Nevin, aveva applaudito il ragazzo prodigio della boxe locale durante i suoi assalti olimpici. Traveller e locali si sono mischiati, fianco a fianco, con l'entusiasmo che circondava Nevin ad abbattere le molte barriere che dividono le due comunità. Alcuni l'hanno guardato nei pub locali, ma la famiglia di Nevin non era tra loro; come membri della comunità Traveller, è stato loro rifiutato il servizio. Molti pensano che sia stato giusto così: un Traveller tra i tanti che erano nei pub, sembra abbia assalito un barman - quindi a nessun Traveller è stato consentito entrare nei pub locali (ovviamente, nel frattempo il resto astemio della città pregava piamente e senza nessun screzio tra gli abitanti...).

Per inciso, la famiglia di Nevin è stata poi servita al bar The Covert e, secondo tutti i testimoni, l'atmosfera era elettrica.

Nevin ha espresso disappunto per il razzismo diretto contro la sua famiglia, ma ha detto di essere rincuorato per l'ondata di sostegno nella sua città natale, e di voler mettere l'incidente alle spalle. Spera che la sua vittoria possa costruire un ponte tra Traveller e stanziali.

Il divieto ad entrare nei bar (negozi, alberghi, parrucchieri) è un problema comune per la comunità Traveller irlandese, ma è l'ultima delle loro preoccupazioni. Negli ultimi anni, i governi hanno selvaggiamente tagliato i servizi educativi di base per migliaia di bambini traveller - bambini che non hanno scelto di nascere in una comunità così insultata e diffamata. Ha così chiuso la porta alla possibilità di una vita decente per molti, e non ci sono voci di ripensamenti.

Ci sono circa 30.000 Traveller in Irlanda. I dati mostrano che le donne traveller vivono 11,5 anni meno del resto della popolazione, mentre per i maschi la differenza è di 15 anni. I Traveller sono svantaggiati nell'accesso ai servizi sanitari. I suicidi sono sei volte maggiori rispetto al resto della popolazione. Significativamente più alta anche la mortalità infantile.

Sino agli anni '90, i Traveller sono stati segregati dal sistema scolastico di massa, molte madri che hanno tentato prima di allora che i loro figli fossero istruiti, non si sono trovate sostenute dallo stato. L'eredità dello svantaggio educativo, come in molte comunità della working-class, e che se i genitori sono analfabeti, i figli non ricevono lo stesso supporto dei loro coetanei delle famiglie più agiate, e c'è poca o nessuna tradizione di istruzione. L'analfabetismo tra i Traveller è ancora alto in Irlanda. L'argomento che uno stile di vita nomade è incompatibile con l'educazione standard è un non senso: molti paesi, inclusi Kenya e Mongolia, sono riusciti a fornire un sistema di istruzione per nomadi. Non c'è ragione per cui l'Irlanda non possa usare un semplice sistema di centri educativi in rete per bambini traveller.

In ogni caso la questione è del tutto discutibile, dato che effettivamente la maggior parte dei Traveller è stata forzata a stanzializzarsi ed integrarsi. Nevin è stanziale. Ma anche comportandosi al meglio, essere identificati di provenienza traveller chiude le porte - come si è visto col trattamento rimediato da Nevin. I Traveller sono obbligati in siti autorizzati, ma i servizi di base sono regolarmente sotto gli standard richiesti. Spesso ci sono commissioni e rapporti sulla questione, ma uno dei più recenti ha dovuto essere rilanciato, due anni dopo la sua pubblicazione, causa il mancato interesse.

La disoccupazione è diffusa, sono in pochi che offrirebbero lavoro ad un Traveller, ma i Traveller sono regolarmente etichettati come sfruttatori del sussidio di disoccupazione. Comprensibilmente, forse, l'abuso di alcol è superiore al resto della popolazione, Varrebbe la pena elencare il resto delle statistiche, se importasse a qualcuno, ma nessuno lo fa.

In Irlanda la discussione è sempre a senso unico. Il grido sprezzante della "PC brigade" - come se la correttezza politica fosse una maledetta seccatura che ci impedisce di offendere le persone vulnerabili - risuona ogni volta che un "liberal dal cuore tenero" sottolinea la discriminazione, la diffamazione e la povertà sistematiche patite dai Traveller, e la conversazione cambia immediatamente in quello che io Traveller dovrebbero fare per essere accettati dalla comunità stanziale: essere immuni da ogni macchia di reato, la piccola minoranza di Traveller benestanti deve pagare le tasse, devono finire i feudi delle bande traveller, e deve ridursi il problema della violenza domestica. Tuttavia, che sorpresa, gli stessi problemi si registrano anche nella comunità degli stanziali, come in alcuni settori della comunità traveller.

Però, se un Traveller commette un reato, la comunità stanziale reclama che l'intera comunità traveller sia in qualche modo collettivamente responsabile. Ai Traveller viene detto che sono loro, piuttosto che la polizia, a dover affrontare i crimini commessi dai Traveller, o trovarsi di fronte all'obbrobrio della nazione, e vedersi allora ignorati legittimamente le loro reali esigenze sociali di salute, istruzione ed alloggio. Anche se possono provarci - la rottura dell'omertà non è impresa da poco per le migliaia di Traveller rispettosi della legge e che stanno lottando per tenere assieme le loro famiglie - questa lotta tende a togliere spazio ai focus group, all'attivismo di comunità e all'auto-riflessione.

Generazioni di Traveller, incluso Johnny Doran, la ben nota famiglia Furey ed i Keenans, hanno dato un grande contributo alla musica irlandese, mentre la famosa tradizione dei contastorie irlandese probabilmente sarebbe da lungo tempo estinta senza il contributo dei Traveller. Il loro contributo è stato vitale all'essenza stessa dell'Irlanda, ma è talmente trascurato che gli stessi Traveller spesso non ne sono a conoscenza. Anche quando uno di loro come Joe John Nevin, ottiene un risultato spettacoilare e monumentale, viene subito rimesso al suo posto. Qual è il messaggio mandato ai bambini traveller?  Perché dovrebbero mostrare una qualche lealtà ad una società che, anche se vincono la medaglia olimpica, sembra odiarli, escluderli e vilipenderli?

Agli stessi stanziali che sarebbero inorriditi per il tentativo di dipingere neri o gay come se fossero un tutt'unico, non importa, o preferiscono ignorare, il fatto che la maggioranza dei Traveller siano cittadini decenti e rispettosi della legge. Pensano che sia perfettamente normale - addirittura divertente - scherzare alle spalle di una minoranza oppressa, e considerare "buonista" chiunque lo contesti (e senza riconoscere che burlarsi da una posizione di privilegio di un popolo oppresso, non è umorismo ma bullismo). A loro non potrebbe importare di meno che un essere umano decente, che non ha commesso reati, affronti regolarmente miseria ed umiliazioni se vuole entrare in un negozio, soltanto perché Traveller. Le persone che altrimenti pretendono la decenza, sono indifferenti alle sofferenze di un bambino che impara presto quanto il mondo lo odi. Questa è la spaventosa mancanza di empatia conseguenza della disumanizzazione del razzismo.

Raramente, se non mai, la comunità stanziale è interessata nell'affrontare le cause della comunità traveller, o confrontarsi con i propri pregiudizi. E' più facile riproporre i pigri stereotipi e scrivere dei Traveller, in massa, come bugiardi, truffaldini, ladri, alcolizzati, truffatori del welfare, [...] che godono di una vita magnifica a spese dei contribuenti - ignorando tutte le prove che mostrano chiaramente il contrario. Le conversazioni nei social media sono dominate dalla diffamazione dei Traveller, anche da parte di persone colte, che occasionalmente possono tacitarsi riconoscendo che può esistere un Traveller onesto, se solo non fosse ricoperto da una pila di reprobi.

Questi pregiudizi sono così radicati che, per assurdo, le organizzazioni per i diritti dei Traveller ogni volta che i media riportano di un crimine commesso dai Traveller, devono sempre ripetere di aborrire il crimine e che non tutti i Traveller sono la stessa cosa. Ma nessuno dovrebbe sorprendersi che gli stessi meccanismi psicologici  che portano alcuni Ebrei ad auto odiarsi o alcuni gay ad interiorizzare l'omofobia, possano appartenere anche ai Traveller.

Sono in troppi in Irlanda a ritenere che i problemi che affliggono la comunità traveller siano causati da qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella loro stessa cultura ("I Traveller hanno una cultura?" ci si chiede, ignorando i molti contributi positivi culturali e linguistici all'Irlanda), e che se fossero un poco più simili a noi, allora tutto sarebbe a posto. Una nozione simile presuppone che noi abbiamo il diritto di guidare i Traveller, e conformare in tal senso le politiche pubbliche: la definizione stessa di razzismo.

Parlando di Olimpiadi, Nevin non è stato il solo campione di boxe a subire il razzismo dalle mani dei connazionali. Dopo che Muhammad Ali vinse l'oro per gli Stati Uniti nel 1960, in un ristorante a Louisville gli venne detto: "Qui non serviamo negri." Fu così che Ali gettò la sua medaglia nel fiume. Tanto Ali che Nevin sono stati abbastanza bravi per vincere medaglie olimpiche per il loro paese, ma non bravi abbastanza per essere serviti in un luogo pubblico. Fu una vergogna per l'America. Questa lo è per l'Irlanda.

 
Di Fabrizio (del 14/09/2010 @ 09:08:28 in Europa, visitato 3168 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Dr. Sergey Shevchenko

(foto da minority-net.net) Il Percorso della Salute del dr. Shevchenko costruito accanto ai cumuli di scorie tossiche che attorniano i campi zingari. I cartelli sono in inglese, serbo ed albanese. In inglese dicono: Inala l'odoure (sic) della salute. E' una sfida per te. VINCILA. L'esercizio creato per un corpo sano.

IL PREMIO "PERCORSO DELLA MORTE": disonora e disgrazia quel dottore ONU che approfittò finanziariamente della costruzione di impianti sportivi su terreni contaminati.

Non tanto tempo fa, chiesi ad un incaricato dell'UNMIK chi avrebbe perseguito per questa tragedia dei campi zingari contaminati da piombo. Senza esitazione, mi disse: 1- il dr. Kouchner per aver messo lì gli zingari; 2- Norwegian Church Aid per aver amministrato i campi senza riportare un decesso o senza aver poi protestato; 3- il dr. Shevchenko per essersi riempito le tasche di soldi con i progetti sportivi realizzati su terreni contaminati.

Il dr. Shevchenko, un optometrista, era il dottore ONU incaricato di Mitrovica nord, che includeva due dei tre campi originari (Cesmin Lug e Kablare). Alcuni del suo staff dicono che è un russo originario di Vladivostok e gira con un passaporto diplomatico russo, ma che vive oggi a Vancouver, BC, Canada. Però, nel 2005 disse all'avvocato americano Dianne Post di avere passaporto canadese.

Ma la cattiva fama del dr. Shevchenko è dovuta al "Percorso della Salute". Ispirandosi ad un parco della salute in Canada, Shevchenko costruì il suo Percorso della Salute su un terreno contaminato tra i campi zingari di Kablare e Cesmin Lug ed i 100 milioni di scorie tossiche la cui polvere per molti giorni ricopriva i campi. Il dr. Shevchenko trasformò un vecchio sentiero di 1,5 Km. in un percorso di jogging tossico ed installò anche barre per gli esercizi accanto al cammino, più una rete da basket e due porte improvvisate da calcio. Pose cartelli blu di due metri con scritte in bianco, firmati dall'ONU in tre lingue, incoraggiando i locali a "respirare l'odore della salute". Gli esercizi, aprire i polmoni, permette a più polvere tossica di entrare nel corpo, ma questo non era menzionato sopra la firma dell'ONU.

Secondo il suo staff ONU, Shevchenko raccolse 66.000 euro per costruire queste infrastrutture sportive, pagandole però ai contraenti locali che le costruirono solo 10.000 euro. Incoraggiato da come fosse facile ottenere fondi per "progetti zingari", il dottore-affarista Shevchenko scrisse allora un progetto da 300.000 euro per costruire più baracche sui terreni contaminati per rifugiati zingari, a favore dei rifugiati che l'ONU stava rimpatriando dalla Serbia. Secondo il suo staff locale il nostro optometrista in orgasmo da sviluppo aveva un contraente serbo locale che intendeva costruire le baracche per 100.000 euro. Quando venne chiesto loro (il suo staff) su perché non premessero per dar luogo ai lavori, mi dissero che avevano così paura di perderlo. Shevchenko lasciò il Kosovo prima che il suo progetto dei baracche venisse approvato.


KAAD (Kosovo Agency for Advacacy and Development)

IL PREMIO DIETA SPECIALE: disonora questa OnG di Pristina che ha amministrato il campo zingaro di Osterode dal dicembre 2008, ma sta facendo pochissimi sforzi per tenere in vita i bambini.

Non ho mai pensato che potesse esserci un amministratore di campi peggiore di Norwegian Church Aid nel non curarsi se i bambini dei campi zingari vivessero o morissero. Ma questa OnG albanese a contratto e finanziata dal governo del Kosovo, potrebbe essere di parecchio peggiore. Ergin Salihi, bambino di nove anni, è entrato ed uscito sette volte dall'ospedale negli ultimi anni per insufficienza renale causata da malnutrizione e debolezza del sistema immunitario causata da avvelenamento da piombo. Suo fratello Robert, cinque anni, è in condizioni persino peggiori. Senza una dieta adeguata, dicono i dottori locali, non vivranno a lungo. Sino a settembre 2009, KAAD ha fornito la dieta speciale al costo di 7 euro al giorno. Da settembre, KAAD ha sospeso la somministrazione dicendo di non potersela permettere.

Quando Human Rights Watch (l'OnG internazionale con base a New York) a novembre 2008 visitò i campi, parlò con una dottoressa part-time del campo, Javorka Jovanovic, che dichiarò che era impossibile distinguere tra cause mediche dipendenti solamente dal piombo e quelle semplicemente collegate alla povertà e alla deprivazione. Aggiunse che la combinazione dei due fattori peggiorava sempre di più ogni condizione. Tuttavia, notava nei bambini su base giornaliera i sintomi da contaminazione come rachitismo, nervosismo, fatica ed epilessia. Disse che l'avvelenamento da piombo stava rendendo i bambini più vulnerabili alle altre malattie.

La dottoressa Jovanovic sentiva che la cattiva salute dei bambini peggiorava a causa della loro dieta. Molte, se non la maggior parte, delle famiglie vanno a cercare il cibo nei container delle discariche cittadine. Nel 2002 ACT/NCA interruppero tutti gli aiuti alimentari ai campi, dicendo che gli zingari ne rivendevano una parte per comprarsi le sigarette. Gli zingari ammisero di vendere alcuni degli aiuti, ma soprattutto per comprare le scarpe perché i bambini potessero andare a scuola. Nondimeno, tutti gli aiuti alimentari vennero fermati nel 2002.

Tutte le madri del campo si sono lamentate con KAAD sulle cattive condizioni igieniche e per la dieta che sta esacerbando la situazione sanitaria dei più vulnerabili, i bambini sotto i sei anni d'età e le donne incinte. La dottoressa Jovanovic ha detto che la concentrazione di malattie nei campi rende la situazione medica senza paragoni con nient'altro che abbia mai visto nei suoi 35 anni come dottoressa.

Anche se KAAD ed il governo del Kosovo non sono responsabili per la costruzione di questi campi su terreni contaminati, furono gli Albanesi che allontanarono gli zingari dalle loro case dopo che le truppe NATO francesi avevano occupato la città. Punire ora i bambini nati lì dopo la guerra appare una rivincita senza senso. Ma è quello che sta succedendo adesso. Altrimenti perché KAAD dovrebbe interrompere  la dieta speciale del novenne Ergin? Sicuramente KAAD che mantiene uno staff di 42 persone ed è finanziata dal governo del Kosovo può permettersi 7 euro al giorno per salvare Ergin ed i suoi fratelli. Nessuno in Kosovo, KAAD specialmente, sembra comprendere che la negligenza dolosa verso i bambini è un crimine.

Fine tredicesima puntata

 
Di Franco Bonalumi (del 06/04/2009 @ 09:06:31 in Europa, visitato 1816 volte)

Da Roma_und_Sinti

derStandard.at

Campi rom a Mitrovica: numerose famiglie vivono qui dalla fine della guerra del Kosovo, dopo che le loro abitazioni sono state date alle fiamme.

Insediamenti rom nel Kosovo settentrionale: Europarat vede una "catastrofe".
Il delegato per i diritti umani Hammarberg: il rimpatrio dei rifugiati equivarrebbe ad una violazione dei Diritti Umani.

Pristina – La situazione presente in due insediamenti rom nel Kosovo settentrionale è definita da Europarat come una "catastrofe umanitaria molto grave". Il delegato per i Diritti Umani di Europarat Thomas Hammarberg, ha dichiarato venerdì a Pristina che è scandaloso che ben cinque anni dopo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a proposito del pericolo che tali persone corrono a causa dell’elevata concentrazione di piombo nel terreno, non sia stata ancora intrapresa nessuna azione.

I due insediamenti rom di Zvecan e Leposavic sono stati costruiti sopra aree ricoperte di cumuli di detriti, che contengono resti contaminati di mine. Gli abitanti degli insediamenti non devono divenire vittime del conflitto di autorità in atto fra Pristina, UNMIK e Belgrado, ha sottolineato il delegato per i Diritti Umani al termine della sua visita di quattro giorni in Kosovo.

Allo stesso tempo Hammarberg ha esortato le istituzioni kosovare e le organizzazioni internazionali, affinché si impegnino maggiormente per chiarire il destino di circa 2.000 persone scomparse. Nell’obitorio della città di Pristina si trovano al momento più di 100 cadaveri non identificati di vittime di guerra.

Hammarberg ha inoltre indicato quale particolare problema gli sforzi, esercitati da parte di alcuni stati occidentali, di far ritornare in patria i rifugiati kosovari. In un momento in cui il Kosovo deve affrontare una disoccupazione al 50%, una simile azione equivarrebbe ad una violazione dei Diritti Umani, ha detto il delegato per i Diritti Umani di Europarat, il quale ha fatto appello ai paesi occidentali l fine di non fare pressione sui rifugiati affinché rientrino nel Kosovo. (APA)

 
Di Fabrizio (del 12/10/2008 @ 09:06:28 in scuola, visitato 3030 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Da ALJAZEERA.net

Gli studenti rom offrono un barlume di speranza By Barnaby Phillips, Europe correspondent

Un paio di mesi fa, sono stato a Napoli [...] per riportare dell'ostilità contro il popolo Rom.

I napoletani incolpavano i Rom per l'ondata di criminalità, ed avevano bruciato uno dei loro campi.

Il fatto venne postato su You Tube da Al Jazeera (qui sotto, in inglese ndr).



Ecco un esempio di alcuni dei commenti nelle risposte; "gli zingari sono solo parassiti", "gli zingari non possono adattarsi ad un moderno stile di vita e non saranno mai i benvenuti", "solo uno zingaro morto è un buono zingaro", e così via.

Molti commenti non sono riportabili, ma questo è il senso.

Ora, è vero che l'anonimato su internet ha la tendenza deprimente ad incoraggiare le persone nel pubblicare punti di vista offensivi.

Ma, come corrispondente di Al Jazeera dall'Europa, sono rimasto sorpreso dall'esteso e radicato pregiudizio contro i Rom.

In Grecia e altrove, spesso devo riflettere sulle osservazioni di persone che altrimenti avrebbero una mente aperta.

Sembra a volte che la forma di razzismo che è ancora socialmente accettabile è quella contro i Rom.

Incidente scioccante

Settimana scorsa ero in Kosovo, dove i Rom sono in una difficile situazione.

Circa 150.000 Rom (a rischio di offendere, sto usando il termine "Rom" come scorciatoia per tre comunità differenti: i Rom, gli Askali e gli Egizi) vivevano in Kosovo agli inizi degli anni '90.

Oggi la popolazione è di circa 40.000.

L'esodo dei Rom dal Kosovo alla fine della guerra del 1999 non ha ricevuto la stessa attenzione di quello dei Serbi, ma è stato altrettanto drammatico.

In molte parte del Kosovo, la rientrante popolazione albanese ha accusato i Rom di collaborazionismo con i Serbi, e li hanno cacciati per rappresaglia.

In quello che forse è l'incidente che ha scosso maggiormente, gli Albanesi hanno distrutto un intero quartiere Rom, che ospitava circa 8.000 persone, sotto lo sguardo delle truppe internazionali.

Ma quello che è successo dopo è veramente scandaloso.

Danni al cervello

In nove anni, solo una manciata di quei Rom sono tornati alle loro case a Mitrovica sud.

L'ONU, che ha speso milioni per la ricostruzione in Kosovo, sino al 2006 non aveva ricostruito nessuna casa dei Rom.

Centinaia di Rom hanno passato anni in squallidi campi per rifugiati, contaminati da alti livelli di inquinamento da piombo (vedi ndr).

Gli attivisti incolpano molte morti all'avvelenamento da piombo, e ritengono che dozzine di bambini hanno sofferto danni irreversibili al cervello.

La storia dei campi Rom è lunga e complicata, con molti interessi contrastanti, ma una conclusione è inevitabile: nel Kosovo di oggi,è impossibile per qualsiasi altro gruppo etnico venire trattato con tale indifferenza.

I figli se ne sono andati

Ramadan Gidzic è un Rom amichevole, di circa 50 anni. Vive nel villaggio di Preoce, in un'enclave serba vicino a Pristina.

E' disoccupato dal 1999, quando molti Rom scapparono da Pristina, e ha perso il suo lavoro in una libreria.

Due figli, vedendo che non c'era una vita possibile, sono andati in Germania, portando con loro i figli. E' una storia tipica a Preoce.

Quindici delle 50 famiglie rom sono andate via, ed altre si stanno preparando a farlo.

In privato, molti ammettono di pagare i contrabbandieri per aiutarli a raggiungere illegalmente la Germania.

Ramadan ha perso i nipoti e si chiede se qualche Rom rimarrà a Preoce.

Dice: "Chiunque abbia parenti all'estero, prima o poi se ne andrà, qui non c'è niente da fare, possiamo solo stare qui e morire di fame".

Alcuni attivisti dei diritti umani ritengono che la popolazione Rom nel Kosovo del dopoguerra stia progressivamente declinando, fino al punto che in cinque anni non ci sarà più nessuno.

Altri dicono che le statistiche sulla popolazione non sono credibili, e che è impossibile trarre alcuna conclusione.

Di sicuro non è vero che ai Rom in Kosovo sia data la speranza di costruirsi lì un futuro.

Ruolo modello

La sfida forse più grande è l'istruzione. In Kosovo la frequenza scolastica dei bambini rom è notoriamente scarsa.

Secondo uno studio del 2006, soltanto l'1,4% termina la scuola secondaria. Così è stata una piacevole sorpresa incontrare Tefik Agushi, che ha 22 anni.



Tefik è l'unico studente rom all'American University del Kosovo, ed è un modello per la sua comunità.

Dice che i bambini rom sono svantaggiati a scuola per l'assenza di qualsiasi istruzione nella loro lingua nativa.

Ma dice anche che con l'impegno, i giovani Rom possono ottenere quel che vogliono.

"Non possiamo limitarci a sederci in fondo e aspettare che altri ci aiutino", dice Tefik, un giovane determinato a non permettere che il pregiudizio sia sulla sua strada.

 
Di Fabrizio (del 21/06/2013 @ 09:03:26 in Italia, visitato 1796 volte)

Campaniasuweb.it 18 Giugno 2013

I nomadi che abitano il campo di Giugliano denunciano il degrado dell'area circondata da rifiuti e gas nauseabondi. Padre Zanotelli: "Se ci saranno conseguenze per la salute di queste persone riterremo responsabili i commissari"

"Non possiamo più rimanere qui, la puzza è insopportabile e abbiamo paura per la salute dei nostri bambini". È l'appello di una delegazione di Rom del campo comunale di Giugliano che nei giorni scorsi ha incontrato i commissari prefettizi del Comune per chiedere il trasferimento lontano da alcune discariche da cui "continuano a fuoriuscire gas nauseabondi". "Se ci saranno conseguenze per la salute di queste persone riterremo responsabili i commissari", dice il padre comboniano Alex Zanotelli in rappresentanza del Comitato campano per i Rom che riunisce diverse associazioni.

UN CAMPO DI 400.000 EURO TRA I RIFIUTI - Il gruppo di Rom, circa 400, è stato trasferito in località Masseria del Pozzo due mesi fa dopo un esodo di due anni nelle campagne della cittadina campana. Il campo provvisorio, dicono le associazioni, è costato circa 400mila euro, tre centimetri di ghiaia e asfalto per separare un insediamento umano da terreni in cui negli anni è stata sversata ogni sorta di rifiuti, legali e illegali. Un'area, spiegano i comitati, di 30 chilometri su cui c'erano 6 discariche in cui sono finiti, negli anni, rifiuti speciali, tossici e nocivi e che è diventata simbolo del disastro ambientale in Campania. Secondo i comitati, le analisi dell'Arpac hanno riscontrato nella falda acquifera un massiccio inquinamento da manganese, ferro, piombo, benzene, idrocarburi, toluene, tetracloroetilene e persino consistenti anomalie magnetiche "attribuibili alla presenza di materiali ferromagnetici nel sottosuolo". Gran parte dell'area in questione è posta sotto sequestro giudiziario.

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA - Una situazione ambientale disastrosa ricostruita nel dettaglio dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che avrebbe dovuto fare da premessa a un piano urgente di bonifiche redatto, approvato, ma mai attuato. "Ci chiediamo come sia possibile una discrepanza così evidente con le analisi ambientali, dicono i portavoce del Comitato per i Rom, che sottolineano anche che il campo è stato costruito dal Comune in accordo con la Prefettura e con il parere favorevole dell'Asl. "Venga fatta chiarezza, ma intanto si cerchi una soluzione alternativa in tempi rapidi", concludono.

 
Di Fabrizio (del 23/09/2010 @ 09:03:23 in Kumpanija, visitato 3175 volte)

Un gradito ritorno!

Giovedì 30 settembre alle ore 21.00

L'Associazione La Conta in collaborazione con Mahalla - Rom e Sinti in tutto il mondo, organizza un incontro con

Paul Polansky

Presso il Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano, ingresso gratuito con tessera Arci

Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. Poeta, fotografo, antropologo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio importantissimo per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom. Le sue poesie descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni. Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti, in particolare quello ceco di Lety, nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom. E' stato il primo a presentare al mondo il dramma dei rifugiati del Kosovo, lasciati morire nei campi di accoglienza avvelenati dal piombo. Ha pubblicato diversi libri, realizzato esposizioni fotografiche e film video.

ALLA FINE

"Alla fine,
tutti
scapperanno dal
Kosovo", mi
disse la zingara
chiromante.

"Anche Dio"

Poesia di Paul Polansky innalzata sui cartelli di una manifestazione di Rom del Kosovo in Germania

L'appuntamento su Facebook

 
Di Sucar Drom (del 23/05/2013 @ 09:03:18 in Italia, visitato 2073 volte)

TRENTOTODAY

Inchiesta esclusiva di Mattia Pelli* sul recente sgombero avvenuto nella zona di Trento Nord (ex Sloi) da parte delle forze dell'ordine e del personale dell'azienda sanitaria. Le immagini e il video girato dall'unico giornalista presente sul posto - 20 Maggio 2013

Cadenti costruzioni in cemento, simbolo passato di una fede mortifera nel progresso; fitta vegetazione dal verde inquietante, debordante dai vecchi muri; una strana processione guidata da uomini con mascherina seguiti da un piccolo drappello di miserabili. Questo avrebbero visto coloro che si fossero trovati a passare davanti alla ex Sloi di via Maccani a Trento lo scorso mercoledì 15 maggio. E appena girato l'angolo, due ambulanze e un piccolo concentramento composto da assistenti sociali del comune, polizia in borghese, personale sanitario, vigili urbani. E poi loro: 40 Rom rumeni, uomini e donne, giovani e anziani (ma non minori), che da anni ormai vivono nell'area che fu un tempo sede della produzione di piombo tetraetile, ancora presente in pericolose quantità nel terreno. Ma alle cinque di mattina di passanti in via Maccani ce ne sono proprio pochi e gli stessi organi di stampa non erano stati avvertiti dell'operazione coordinata dalla Questura.(Guarda il video di Mattia Pelli).

I Rom accampati all'ex Sloi sono stati svegliati verso le cinque del mattino da poliziotti in borghese che - coadiuvati dagli assistenti sociali del Comune di Trento, dal personale sanitario, dai vigili urbani e da una mediatrice culturale (circa 25 persone in tutto) - hanno convinto nove di loro a recarsi all'ospedale S. Chiara per sottoporsi ad esami radioscopici e verificare se erano affetti da tubercolosi, malattia estremamente pericolosa e - in alcune fasi - molto infettiva, in grado di mettere a rischio la salute del portatore e di chi gli sta intorno.

Una donna è risultata positiva al test radiografico, ma ulteriori esami hanno mostrato come la malattia non fosse in fase contagiosa e quindi la Rom è stata lasciata andare. Gli altri sono stati tutti portati in Questura e identificati. Ventisette di loro sono stati colpiti da un provvedimento di allontanamento, come prevede la legislazione italiana nei confronti di cittadini comunitari che dopo tre mesi non abbiano richiesto e ottenuto un certificato di residenza e non possano dimostrare di possedere i mezzi di sostentamento necessario. Dovranno quindi lasciare l'Italia e se trovati nonostante questo sul territorio del nostro paese potranno essere puniti con la reclusione da uno a sei mesi e con un'ammenda da 200 a 2000 euro.

L'operazione, presentata dalla Questura come necessaria per preservare la salute non solo dei Rom ma di tutta la cittadinanza e prevenire la microcriminalità solleva però alcuni dubbi: per quale motivo un'iniziativa volta alla tutela della salute pubblica è stata portata a termine attraverso l'intervento delle forze dell'ordine e non - come succede solitamente - dal personale dei servizi sociali del comune di Trento e dai sanitari dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari? Perché al termine dell'operazione 40 persone sono state identificate e 27 di esse hanno ricevuto un'ordinanza di allontanamento? Quale efficacia può avere un'operazione volta a risolvere un potenziale problema di salute pubblica condotta con l'intervento della Polizia di Stato e conclusasi con severe misure repressive?

Rispondere a queste domande riveste una certa importanza, dal momento che la recrudescenza dell'infezione da Tbc (che colpisce al 50% italiani e stranieri) desta allarme nelle istituzioni sanitarie e l'operazione svolta dalla polizia mercoledì scorso appare assolutamente inedita a livello nazionale, rappresentando un significativo precedente. In questo articolo si cercherà di ricostruire i contorni della vicenda grazie a fonti ben informate e alla presenza diretta sul luogo dell'operazione, unico giornalista testimone dei fatti.

Il precedente
Tutto ha inizio qualche settimana fa, quando all'Ospedale S. Chiara di Trento arriva un Rom al quale i medici diagnosticano la Tbc. L'uomo viene curato per due settimane, poi se ne va, probabilmente ritorna in Romania, ma intanto il caso di tubercolosi - come succede per tutte le malattie epidemiche contagiose - viene segnalato all'Azienda sanitaria, che si attiva per rintracciare tutti coloro che possono essere venuti a contatto con il malato. Viene trovato il figlio dell'uomo, al quale viene proposto il test per verificare se è stato contagiato dalla malattia, che risulta negativo.

La notizia giunge a conoscenza della Questura, la quale aveva già intenzione - secondo fonti ben informate - di portare a termine un'operazione di sgombero all'area ex Sloi, che non era però attuabile senza una denuncia del proprietario, dal momento che si tratta di una proprietà privata. In assenza di denuncia si decide allora di porre tutta l'operazione sotto il segno della prevenzione, sanitaria e di sicurezza pubblica.

Sul posto mercoledì scorso l'atmosfera era tranquilla, quasi rilassata, almeno a prima vista: sorrisi sui visi degli assistenti sociali e degli agenti della polizia; indifferenza di chi è abituato ad essere al centro dell'attenzione delle forze dell'ordine di tutta Europa sul viso dei Rom, raggruppati prima di essere portati in questura per essere identificati.

Nonostante l'evidente intento di tenere il più possibile celata la vicenda, come prova l'orario dell'operazione, tipica da sgombero, sul posto sono arrivati una decina di militanti del centro sociale Bruno, che hanno dato vita a una sorta di improvvisato presidio democratico a garanzia dei diritti dei Rom. Con loro anche Antonio Rapanà, operatore del centro Astalli per i rifugiati politici, noto per il suo impegno a favore dei diritti degli immigrati.

La sostanziale assenza di tensione che si respirava mercoledì scorso solleva una prima domanda: era proprio necessario mobilitare la Polizia di stato per affrontare una questione relativa alla salute? Questo modo di intervenire è quello più efficace per proporre a persone con un retroterra culturale tanto diverso una visita medica e - semmai - una cura contro la Tbc della durata di sei mesi che necessità di continuità e di reciproca fiducia tra istituzioni sanitarie e paziente?

Colpisce poi il fatto che gli operatori dell'Unità di strada, il cui compito è dare assistenza a bassa soglia a persone in difficoltà e che hanno spesso avuto a che fare con i Rom accampati all'ex Sloi, non erano stati avvertiti dell'operazione e non erano dunque presenti sul posto. "Conosco e apprezzo il lavoro dell'Unità di strada - spiega il Questore di Trento Giorgio Iacobone - ma mi pare che si occupino soprattutto del problema della tossicodipendenza".

Il coordinatore Christian Gatti spiega di avere troppi pochi elementi per valutare la bontà dell'operazione di mercoledì scorso ma alla domanda se all'Unità di strada sia mai successo di intervenire congiuntamente alle forze di polizia dice: "Di solito il nostro intervento si svolge prima".

Andrea Galli, medico di strada e volontario del Naga di Milano, associazione di volontariato nata nel 1987 e volta a promuovere e tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri e di Rom e Sinti, abituato a lavorare nei campi nomadi del capoluogo lombardo e a confrontarsi con i problemi sanitari di Rome e Sinti spiega: "Arrivare con la Polizia di Stato in un campo nomadi non aiuta certo a costruire un rapporto di fiducia con coloro ai quali si deve proporre una cura". Il medico milanese sottolinea anche di non aver mai avuto in precedenza notizia di operazioni di questo tipo portate a termine dalla Polizia di Stato: "Di solito qui a Milano sono svolte da personale sanitario accompagnato da assistenti sociali e dai vigili urbani, che rappresentano il Comune". E Milano - insieme a Roma - è la città in cui si riscontra ogni anno il maggior numero di casi di tubercolosi.

Tra l'altro i Rom dell'area ex Sloi non sono degli sconosciuti e i Servizi sociali hanno altre volte organizzato degli interventi senza il coinvolgimento delle forze dell'ordine. Antonio Rapanà, presente sul posto durante l'operazione non ha dubbi sulla sua natura: "L'azione di prevenzione sanitaria, che mai prevede la mobilitazione delle forze dell'ordine, era in realtà il pretesto per mascherare l'ennesima operazione di controllo del territorio - certamente concordata con le autorità di governo della città - con accompagnamento ed accertamenti in Questura da concludere con l'adozione di provvedimenti di allontanamento."

La selezione e gli accertamenti
Anche dal punto di vista sanitario l'intervento di mercoledì scorso solleva molti dubbi. Secondo quali criteri sono stati individuati i nove Rom poi convinti a recarsi in ospedale per sottoporsi agli esami? Spiega il Questore: "Le persone accompagnate in ospedale sono quelle che hanno dichiarato al momento dell'operazione di essere state a contatto con il malato". Se così fosse, significherebbe che l'individuazione dei soggetti da visitare non ha seguito il protocollo stabilito dal Ministero della Salute, spiegato dall'Azienda sanitaria provinciale in un documento rintracciabile sul suo sito web: "Se trattasi di una forma polmonare contagiosa, l'Azienda Sanitaria rintraccia le persone che sono state a contatto stretto con il malato (familiari, conviventi, colleghi di ufficio, compagni di scuola, ecc) per accertare, mediante dei test, se vi è stata trasmissione dell'infezione; il test più frequentemente usato è il test cutaneo tubercolinico di Mantoux." Questo consiste in un'iniezione intradermica sull'avambraccio di una piccola quantità di tubercolina. Dopo circa 72 ore viene eseguita la lettura del test da parte di personale sanitario e soltanto in caso di test positivo il paziente viene sottoposto a ulteriori analisi, tra cui quella radiologica, che presenta comunque un certo grado di invasività.

Il test di Mantoux, però, non è stato svolto: per quale motivo? "Il dubbio - spiega una fonte medica bene informata - è che le forze dell'ordine non cercassero di stabilire veramente chi potesse essere stato contagiato, ma solo chi era infettivo, mettendo così in evidenza non una preoccupazione per lo stato di salute dei Rom, ma soltanto la necessità di escludere le possibilità del contagio". La positività al test di Mantoux rende certa l'avvenuta trasmissione dell'infezione tubercolare e impone successivi test, così come un eventuale intervento terapeutico, ma non determina se l'infezione è nello stadio contagioso, cioè trasmissibile ad altre persone. Questo significa che tra le nove persone visitate - e anche tra gli altri Rom identificati - è possibile (e probabile) che ve ne fossero altre contagiate dall'infezione che però non era a uno stadio tale da venire identificata attraverso una radiografia. Anche nei loro confronti i medici avrebbero quindi dovuto valutare la necessità di una presa in cura. Ma così non è stato.

Inoltre, secondo quanto stabilito dal Ministero della Salute nelle sue Linee guida per il controllo della malattia tubercolare, "È molto importante utilizzare il verificarsi di un caso per incidere in situazioni particolarmente difficili; la ricerca attiva dell'infezione, pertanto, va estesa anche ai contatti non stretti, se questi ultimi appartengono a gruppi a rischio che hanno difficoltà ad accedere ai servizi sanitari". Quindi, restando nell'ottica della prevenzione di una possibile diffusione dell'infezione, il test di Mantoux avrebbe dovuto essere proposto a tutti i Rom presenti al momento dell'operazione.

Altro aspetto sul quale riflettere relativo al "blitz" condotto mercoledì scorso e sottolineato dalla nostra fonte sta nel fatto che con tutta probabilità gli organizzatori dell'operazione avevano escluso di trovare qualcuno di effettivamente contagioso. I malati infetti e contagiosi richiedono infatti particolari accorgimenti per la loro ospedalizzazione: devono essere posti in stanza singola e in isolamento respiratorio.

E' quindi probabile che sarebbe stato molto difficile convincere eventuali malati contagiosi rilevati tra i Rom visitati a sottoporsi alle cure, rendendo necessario il ricorso al Tso (Trattamento sanitario obbligatorio), che comporta che l'ammalato venga piantonato per almeno le due settimane necessarie ad eseguire la prima parte della terapia, della durata totale di sei mesi, con il rischio che una interruzione prematura delle cure possa dare vita a ceppi di Tbc ancora più forti e resistenti ai medicamenti.

Le strutture sanitarie e le forze dell'ordine erano pronte all'eventualità che vi fossero magari due, tre malati in questa condizione da sorvegliare per due settimane 24 ore su 24? Su questo la nostra fonte esprime seri dubbi e giunge anch'essa alla conclusione che - in realtà - la minaccia di una potenziale diffusione di Tbc non fosse che una scusa per nascondere uno sgombero vero e proprio.
In effetti tra i Rom accompagnati in Ospedale per il test radiologico una donna è risultata affetta dalla malattia. Le è stato quindi chiesto di rimanere in ospedale per ulteriori accertamenti, cosa alla quale lei si è opposta, chiedendo di potersene andare.

A quel punto i toni si sono accessi e alcuni testimoni parlano di un'aggressione verbale da parte di un agente della polizia nei confronti della Rom, circostanza negata dal capo della squadra mobile Roberto Giacomelli, coordinatore dell'operazione, che ha dichiarato: "Non mi risulta nulla del genere, si è cercato invece di convincere la donna". La Rom è stata quindi sottoposta a un'ulteriore analisi, quella del catarro, per stabilire se la malattia era a uno stadio infettivo, ma in questo caso l'esito è stato negativo e la donna è stata quindi lasciata andare via, ben sapendo che difficilmente si sarebbe sottoposta alla cura.

Assenti in Ospedale gli assistenti sociali del Comune, presenti solo all'area ex Sloi: Forse il loro intervento per convincere e rassicurare le persone portate in ospedale sarebbe stato importante, anche per dare seguito all'intervento del Comune su questa questione.

Gli allontanamenti
Nel corso dell'operazione di mercoledì il capo della squadra mobile Giacomelli rassicurava i presenti sul carattere non repressivo dell'azione della polizia, cercando di sdrammatizzare. Richiesto di spiegare i motivi del trasferimento dei Rom in questura per essere identificati e se essi si fossero resi colpevoli di un qualche reato, Giacomelli spiegava trattarsi di una normale procedura non legata ad infrazioni di legge di alcun tipo: "Così cominciamo a conoscerli". Secondo quanto detto dal capo della squadra mobile, gli identificati sarebbero stati subito rilasciati e avrebbero potuto tornare sull'area ex Sloi se lo avessero voluto, cosa che si è rivelata solo in parte vera, dal momento che 27 di loro hanno ricevuto un'ordinanza di allontanamento, che impone loro di lasciare l'Italia.
Nessun reato, quindi. E allora perché la polizia ha bisogno di "conoscere" questi Rom (tra l'altro cittadini europei) e perché alcuni dei Rom identificati hanno ricevuto un'ordinanza di allontanamento? In che modo l'identificazione e il successivo allontanamento erano legati all'obiettivo primario conclamato dell'operazione, cioè quello di curare le persone malate e di prevenire un possibile problema di salute pubblica?

Il Questore di Trento, Giorgio Iacobone, difende questa scelta, motivandola con il ruolo di prevenzione che compete alla Questura e alla Polizia di Stato, sia sul piano della salute pubblica, sia su quello della sicurezza. Iacobone si è detto preoccupato non solo della presenza di un possibile focolaio di Tbc, ma anche della possibilità che la presenza dei Rom possa portare a un aumento della microcriminalità e che dietro ad essi - impegnati quotidianamente a chiedere la carità in città - vi siano organizzazioni criminali che controllano la raccolta del danaro e gestiscano il loro arrivo in Italia. Alla domanda se si tratti - in quest'ultimo caso - di un sospetto o di una certezza, il Questore ammette di non avere prove ma aggiunge: "Proprio per questo è necessario conoscere chi sono queste persone, che cosa fanno e dove finisce il danaro che raccolgono".

Iacobone lancia anche un appello a non fare la carità ai Rom presenti a Trento e sottolinea la sua preoccupazione per persone che paiono refrattarie a qualsiasi tentativo di intervento dei servizi sociali. Eppure chiedere la carità non è un reato e - anche ammesso che dietro ai Rom vi siano organizzazioni criminali - appare dubbio che misure repressive come quelle dell'allontanamento, che colpiscono solo le vittime di un presunto racket, possano avere qualche efficacia ed equità.

Così, se un'intervento era sicuramente auspicabile (ma non certamente da parte della polizia e con ben altri presupposti sanitari), le argomentazioni fornite per giustificare i provvedimenti repressivi contro i Rom paiono piuttosto fumose e la presenza di possibili casi di Tbc suonano più come una scusa per giustificare un intervento preparato da tempo.

Anche l'identificazione dei Rom in quanto gruppo come possibile fonte di contagio, sia di malattie sia di microcriminalità, risponde a quei meccanismi discriminatori ben descritti dalle scienze sociali: gli "zingari", i nomadi, vengono presentati come soggetto alieno, portatore di disordine che va espulso dalla "comunità".

Ma uno sgombero e un provvedimento di allontanamento non fanno che occultare un problema che riemergerà, ancora e ancora. Difficilmente infatti le persone colpite dal provvedimento di allontanamento se ne andranno: con tutta probabilità ritorneranno all'ex Sloi e continueranno a fare la carità in città, solo ancora un po' più deboli di prima. Fino alla prossima "operazione".

Quello che è certo è che la commistione tra intervento per cause di salute pubblica e intervento repressivo è negativa allo scopo di un buon successo della prima: quale fiducia nel personale sanitario e negli assistenti sociali possono avere i Rom se questi sbarcano tra le loro baracche accompagnati da poliziotti in borghese? Così, prima di lamentarsi della sostanziale refrattarietà di queste persone agli interventi proposti dai servizi sociali, sarebbe forse utile interrogarsi sulle modalità con le quali questi interventi vengono portati a termine.

In questo senso la scelta del Comune, attraverso i suoi Servizi sociali, di avallare un'operazione repressiva della polizia mascherata da intervento sanitario è assolutamente criticabile e pericolosa, perché rischia di depotenziare l'efficacia dei servizi stessi, ai quali ci si deve poter rivolgere senza paura di eventuali ripercussioni dal punto di vista legale.

Questo vale anche per le autorità sanitarie e il loro personale, che hanno l'obbligo di fornire a tutti i malati o potenziali tali il massimo delle opportunità di cura e per farlo devono cercare di costruire un rapporto di fiducia con i propri pazienti, che di certo mercoledì scorso ha ricevuto un duro colpo.

Ma - forse - quello che colpisce di più in questa vicenda è che le esigenze sanitarie dei 40 Rom al centro dell'operazione probabilmente interessavano a pochi. In fondo si tratta pur sempre di zingari, i più miseri, denigrati, discriminati, nostri concittadini europei.

La conclusione alla quale giunge Antonio Rapanà, operatore del centro Astalli per i rifugiati politici e tra i pochi presenti all'operazione di mercoledì scorso apre alla necessità di un diverso modo di intendere la sicurezza: "Se è vero che non ci sono risposte semplici né soluzioni certe alla domanda di sicurezza che viene dalla comunità, proprio per questo la strategia per la città sicura - che -si-cura- deve essere finalmente riportata al centro di uno spazio pubblico di analisi e di discussione collettiva che non si arrenda alle facili e fallimentari suggestioni del pensiero unico che riduce la questione complessa della sicurezza urbana a mero problema di ordine pubblico."

    L'autore. Mattia Pelli
    Giornalista professionista, ha lavorato per Radio Dolomiti e per il quotidiano "l'Adige" di Trento. Laureato in Storia contemporanea all'Università di Bologna è ricercatore presso la Fondazione Museo Storico del Trentino e collabora con la Fondazione Pellegrini Canevascini di Bellinzona. Ha pubblicato nel 2005 il volume "Dentro le montagne: cantieri idroelettrici, condizione operaia e attività sindacale in Trentino negli anni cinquanta del Novecento".
 
Di Fabrizio (del 21/04/2013 @ 09:01:46 in Kumpanija, visitato 2181 volte)

Per la semplice ragione che in quest'Italia che affonda, abbiamo TUTTI problemi più seri. E gli zingari sono nelle nostre stesse peste: qua siamo messi talmente male, che sta diventando difficile anche rubare.

La conta dei corpi
Molti bambini nel campo morivano
di avvelenamento da piombo.

Il dottore locale
disse che l'avvelenamento da piombo

impediva lo sviluppo
del sistema immunitario dei bambini.

La gente più anziana che soffriva di avvelenamento da piombo
finiva soltanto col cervello più lento.

Senza sistema immunitario
i bambini piccoli morivano di continuo:

raffreddore, influenza, herpes, pidocchi
e morsi nel letto dalle cimici.

Temevo per Anna
la mia sorellina di sette anni.

Iniziava a dimenticare le cose.
Poi non riuscì più a camminare dritta.

Il dottore disse che
aveva bisogno di una dieta migliore.

Fu allora che mio padre
iniziò a rubare.

E anch'io.

Ma lasciamo perdere le questioni complicate, come la pancia ed il portafogli che sono vuoti, se apri la finestra virtuale del tuo computer, ti accorgi che c'è anche una tristezza ideale, o di valori. Faccio un esempio: qualcuno s'è accorto che tra un po' ricorre il 25 aprile? Dalla metà degli anni '70 non mi son perso una manifestazione, eppure due sere fa mi sono scoperto a pensare: ma che cos'è questa festa?

Sono domande da non farsi...

Perché io non voglio ASSOLUTAMENTE parlare di Rom e Sinti, che quando c'è una festa non sta mai bene nominare i parenti con le pezze al culo e che puzzano di pecora... Ma tu, metti caso, sapresti festeggiare la liberazione dal fascismo, sapendo che sono passati quasi 70 anni, e che a Milano (questa grande e benemerita città medaglia d'oro e tanto altro) succede che i fascisti non solo ci siano ancora. ma ancora agiscano come squadristi?

Come celebriamo il Natale
Due giorni prima di Natale
Il nonno ci conduce
Al vecchio campo, in una
Fabbrica di mattina abbandonata
Vicino al centro di Bologna,
Per mettere dei fiori
Sotto una lapide di marmo
Dedicata ai nostri parenti
Che furono ammazzati
Il 23 dicembre 1990
Quando alcuni poliziotti fuori servizio
Fecero fuoco contro le nostre baracche.

Eravamo cattolici quando vivevamo
Vicino al centro città,
Oggi siamo evangelici.

E' per questo che non siamo più stati
Attaccati?

O è perché adesso siamo
20 chilometri lontano
Dall'abitato?

Una cosa è certa:
Gli assassini non sono più in prigione,

Ma noi siamo ancora in un campo.

Oppure, che negli stessi giorni a Bolzano (e in cento situazioni simili sconosciute e non denunciate) ci sono quelle che chiameremmo retate?

La sopravvissuta all'Olocausto
Una donna anziana
Si è intrufolata nel nostro campo
La notte scorsa.

Il nonno la conosce
Dai tempi della Seconda guerra mondiale.

Nel 1943 era in un lager fascista
Ad Agnone, nel centro Italia,
Dove perse 15 parenti.
Ha detto che ricevevano solo 100 grammi
Di pane al giorno.

Dopo la guerra è stata trasferita
In un campo vicino a Roma.

La settimana scorsa le autorità
Hanno abbattuto con le ruspe la baracca
Dove aveva vissuto per 60 anni.

Non sa più dove siano
i suoi figli, i nipoti,
i pronipoti.
Li ha perduti quando la polizia
Ha lanciato i gas lacrimogeni.

Quando gli ispettori vengono da noi
Speriamo che non la trovino.

Se lo faranno, il nonno
Dirà loro
Che lei è un
mulo,
Un fantasma zingaro
Che è venuto da noi
Per una breve visita.

E chissenefrega! direte. Perché anche nell'Italietta pre-guerra, queste cose succedevano, ma chi volevi che ci facesse caso... succedeva sempre (o quasi sempre) a qualcun altro, e magari pure a qualcuno che ti stava antipatico.

Certo, non mi stupisco se poi, a furia di non protestare e mandare giù tutto, prima o poi qualche capoccia ne approfittò, ed il risveglio fu tragico per i poveri Italiani belli e addormentati.

Oggi, se dovessi festeggiare il 25 aprile, lo farei con i Rom di Dione Cassio, tanto saremmo i soliti 4 gatti, e loro che ci guarderebbero con un misto di compatimento e presa in giro. Ma almeno, saprei che quella è la gente giusta. Pensate che i partigiani, quelli veri, siano saliti in montagna con l'Iphone? Erano gente affamata, stracciata, con le scarpe rotte (eppur bisogna andare), spesso ladruncoli o gente senza arte né parte (chi si ricorda di Nino?), di sicuro non avrebbero capito una generazione che si crede giovane a 40 anni suonati, e che il massimo della protesta che sa fare è postare la propria insoddisfazione su FB (credendo magari che ci sia pure qualcuno che lo legga)?

A me quest'Italia fa male, non tanto perché si spacca tra Rodotà e Marini (sapendo che comunque la vostra opinione non conta più niente), ma perché se io per caso fossi una ragazzina rom appena arrivata in Italia, mio padre non mi farebbe girare da sola per strada, per non parlare della notte. E non c'entra niente il LORO problema culturale, à un problema nostro e democratico: perché quella ragazzina da sola rischierebbe di essere aggredita, violentata, o quantomeno presa a sputi e male parole da NOI, o da chi assomiglia a noi. Non è neanche fascismo, è quasi Medio Evo.

Pensavo di essere sopravvissuta
Sono sopravvissuta alle bande della gioventù hitleriana
scappando a Praga.

Dopo che mi hanno portato a Lety,
sono sopravvissuta:

fame,
fucilazioni,
iniezioni letali,
squadre di lavoro,
pestaggi
stupri
tifo
e annegamenti
nel fusto di acqua piovana.

Dopo la guerra
volevo una vita migliore
ed ho sposato un uomo bianco.

Solo uno dei miei otto figli
ha ereditato la mia pelle scura di zingara.

Ora lui è in ospedale
a riprendersi da due operazioni
dopo che gli skinheads
lo hanno impalato su un palo metallico.

Non so se sto vivendo
nel 1939 o nel 1995.

Pensavo di essere sopravvissuta,
ma credo di aver solo
barcollato senza arrivare da nessuna parte.

E' fascismo o non lo è? C'è chi afferma che dopo tanti anni anche i fascisti devono avere la libertà di manifestare le loro opinioni. Non mi scandalizzerebbe più di tanto, se non fosse per il vecchio vizio di manifestarle con l'ausilio di sassi, bastoni e tirapugni. Ma non è uno scandalo, perché per esprimere quelle stesse opinioni, oggi non è più necessario essere fascisti.

Siamo alle cronache recenti, e qua occorre SOSTARE UN POCO. Non è più necessario essere fascisti, la china è in discesa anche per chi è democratico e antirazzista. Nel momento che non si ha più la capacità antifascista di indignarsi per Dione Cassio, "può capitare" a tutti (sottolineo: a tutti) di scivolare su un assunto del tipo: se i Rom partecipano alle nostre manifestazioni di vita democratica, dev'esserci qualcuno che ne trae vantaggio. Sanzionando una separazione tra noi e loro, ma anche tra di noi (chi ne trae vantaggio e chi no). Perché i Rom non dovrebbero partecipare alla società come tutti gli altri? E se qualcosa partisse da loro, perché questi stessi democratici e antirazzisti non se ne accorgono mai? Se non si riconosce loro il diritto a far parte della nostra società e dei suoi riti (buoni o cattivi che siano), il campo, il ghetto (dove accadono le peggiori cose), diventano PER FORZA la logica soluzione. Da democratici e antirazzisti (a maggior ragione se con responsabilità politiche) mi aspetterei ragionamenti politici e non di pancia, qual è il dito e quale la luna? Chi fa politica, si deve scandalizzare per una compravendita (ipotetica, non provata) di voti, o per le condizioni materiali in cui questa gente è tuttora costretta? Da dove iniziereste? DOV'E' LA POLITICA E DOVE LO STRABISMO?

Eros
Gli ispettori vengono da noi
Ogni settimana,
Per assicurarsi
Che non infrangiamo nessuna
regola del campo.

Siccome è un campo
Per nomadi
Non ci è concesso avere
Strutture permanenti.

Neanche un traliccio
Per le rose di mia nonna.

Neanche una tenda fissa
che in estate ci ripari dal sole.

Neanche due pali
Cementati al suolo
Per sostenere
I fili per la biancheria
E asciugare i nostri vestiti.

La sola struttura permanente
Che alla fine ci hanno concesso
E' la gabbia attorno
alla cuccia di Eros
Perché è un
pitbull.

Oggi Eros sembra
Uno di noi
E sta lì accovacciato
Senza niente da fare
.

Non dobbiamo prendercela con questi Rom e Sinti, che non capiscono e continuano a chiamare tutto ciò fascismo. Non hanno studiato, la complessità non sempre è nelle loro cifre, ma questa cosa l'hanno chiara, come i nostri nonni: fascismo era fame, violenza, esclusione, dover scappare. Il resto, era roba da carta stampata, o da tastiera, virtuale insomma.

E' vietato sedere all'ombra.
E' vietato ridere, cantare, ballare.
E' vietato fumare, mangiare, bere.
E' vietato cucinare, lavarsi, farsi belli.
E' vietato sputare, cacare, scopare.
E' vietato lamentarsi, piangere, urlare.
E' vietato pregare, chiedere l'elemosina, rubare.
e' vietato correre dall'altra parte del confine.
Cercare la libertà è assolutamente proibito
.

e allora, ripeto, non voglio ASSOLUTAMENTE parlare di Rom e Sinti, ma nel loro inno c'è una NERA LEGIONE, ed ancora oggi - mentre festeggiamo la libertà ritrovata, gli zoccoli dei cavalli della nera legione corrono per le pianure d'Europa. Una legione con volti da bambino, berretti da basket e maglie alla moda: non sapremmo riconoscere le differenze tra noi e loro. Sono lì per rassicurarci...

Comunque: se il 25 aprile non è una festa, cosa resta? La capacità di scandalizzarsi per cosa succede ancora? Ma se oggi la capacità di scandalizzarsi e di scendere in piazza a protestare (cioè: RENDERSI VISIBILI, CONDIVIDERE FISICAMENTE LA POLITICA) resta ai soli fascisti e al M5S (per ragioni ovviamente diverse), continuo a chiedermi: COSA RESTA???

NB: Le poesie riportate sono di Paul Polansky

 
Di Fabrizio (del 22/09/2011 @ 09:01:32 in musica e parole, visitato 1958 volte)

Giovedì 29 settembre ore 21.00 al Circolo ARCI Martiri di Turro in via Rovetta 14 - Milano (Ingresso gratuito con tessera Arci)
L'Associazione La Conta in collaborazione con Mahalla, organizza un incontro con

Paul Polansky

Ci eravamo lasciati, circa un anno fa, con il definitivo smantellamento dei campi profughi in Kosovo costruiti su terreni contaminati. Faremo il punto della situazione ancora una volta con Paul Polansky, che ha lottato per oltre 10 anni per la salvezza di chi era rinchiuso in quei campi. Ci spiegherà anche i prossimi impegni della sua associazione e ci sarà una lettura delle sue poesie.

Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. Poeta, fotografo, antropologo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio importantissimo per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom. Le sue poesie descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni. Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti, in particolare quello ceco di Lety, nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom. E' stato il primo a presentare al mondo il dramma dei rifugiati del Kosovo, lasciati morire nei campi di accoglienza avvelenati dal piombo. Ha pubblicato diversi libri, realizzato esposizioni fotografiche e film video.

Conoscere Paul Polansky

Altri incontri (calendario in via di definizione):

  • Venerdì 30 settembre, ore 17.30: Saronno, Libreria-Caffè Letterario "Pagina 18" in Vicolo Castellaccio 6, col patrocinio di Amnesty International Gruppo 135 di Saronno
  • Sabato 1 ottobre, in serata: Lonato (BS), Pizzeria Al Volo via Montegrappa 11
 
Di Fabrizio (del 26/04/2013 @ 09:00:23 in conflitti, visitato 1740 volte)

CORRIEREIMMIGRAZIONE 22 aprile 2013 | di Stefania Ragusa

La deportazione dei rom dalla Germania al Kosovo: chi se la ricorda più? Eppure è un fatto di pochi anni fa. Un bellissimo libro di poesie ci aiuta a non dimenticare.

Dei saggi non noiosi si dice spesso che si leggano come romanzi. In questo caso ci troviamo, invece, di fronte a una raccolta poetica che ha l'effetto di una narrazione giornalistica di alto livello, capace di unire la precisione storica dei fatti con i vissuti dei protagonisti. Ne Il pianto degli zingari Paul Polansky, intellettuale controverso ma imprescindibile per chiunque sia interessato al tema rom, ci parla di una vicenda assi incresciosa, vicina nel tempo e nello spazio, ma finita in uno spesso e ovattato dimenticatoio: la deportazione dei rom, dalla Germania al Kosovo, in campi pesantemente inquinati dal piombo, nel 2010.

In molti casi, ad essere deportati, sono stati bambini nati e cresciuti in Germania, che non conoscevano altra lingua che il tedesco ed erano assolutamente impreparati alla vita nei campi. Si trattava dei figli dei profughi arrivati soprattutto in Germania, ma anche in altri Paesi europei, in seguito alla guerra dei Balcani del 1999. I rom erano stati considerati dalla maggioranza albanese collaborazionisti dei serbi, le loro case bruciate e distrutte. Per questo, a più riprese, erano fuggiti all'estero. Ma alla nascita del Kosovo, grazie a sbrigativi e discutibili accordi con Pristina, e nonostante segnali evidenti che davano a pensare circa la loro effettiva sicurezza, sono stati rimandati indietro.

Il racconto è affidato a Danica, una bambina molto intelligente, che frequenta la scuola a Monaco, prendendo ottimi voti, e sogna di fare il medico o l'insegnante. Danica ricostruisce la vicenda in poche, calibrate parole. A partire dalla notte in cui arrivarono gli albanesi a bruciare la loro casa: "I nostri vicini Albanesi non ci violentarono/ Soltanto, continuarono ad urlare/ che avevamo soltanto due minuti/ per salvarci la vita/ Erano le quattro/ quella mattina/ quando scappammo/ ancora in pigiama ...". Poi ci fu l'arrivo e l'incontro con le cugine nate in Germania e che non parlavano romanés, figlie dello zio scappato anni prima: "Alla fine della giornata/ stavano insegnandomi/ una nuova lingua/ dissero che dovevo dimenticare/ di essere una zingara". Poi, la nuova vita, la scuola, la vicina affettuosa, l'avvocato rassicurante ma certamente non in grado di ipotecare il futuro e il padre che non voleva diventare un tedesco ma che si trova a ricredersi in pochi istanti di fronte alla possibilità di lavorare. E poi, ancora, l'epilogo inaccettabile con i poliziotti che, come gli Albanesi, arrivano la mattina presto "ed erano come la Gestapo nelle storie di papà". Ma Danica anche all'interno del campo avvelenato dal piombo, mette in atto la sua resistenza. Insegna il tedesco agli altri bambini. Prova a incontrare il mondo fuori. E progetta il ritorno in Germania.

In appendice un testo firmato da Rainer Schulze, docente di Storia moderna Europea all'università di Essex, tratteggia un quadro di riferimento che permette di inquadrare meglio la vicenda. Il pianto degli zingari, che è stato tradotto da Fabrizio Casavola, grande conoscitore del mondo rom e ideatore del blog Mahalla, illustrato da Stephane Torossian e pubblicato da Volo Press, è un testo che si presta a molti livelli di lettura. Anche per questo sembra fatto apposta per essere proposto nelle scuole. Noi ci auguriamo che lo sia, che non si perda diventando una piccola perla riservata agli addetti ai lavori. Perché di questa informazione e di questa memoria oggi c'è bisogno come il pane. Soprattutto tra i più giovani.

 
Di Fabrizio (del 02/06/2008 @ 09:00:13 in Europa, visitato 2242 volte)

Da Romano Them, indagine sanitaria (lunghetta, vi avviso)

La crisi del piombo a Mitrovica: Romano Them chiede un'informazione completa all'ONU

27 Maggio 2008 – Una ricerca, prodotta dall'Istituto di Salute Pubblica di Kosovska Mitrovica su richiesta dei rappresentanti dei campi IDP (Dispersi Interni) nella Mitrovica settentrionale, ha confermato i documenti precedenti, secondo cui il livello di piombo nel sangue dei bambini rom che vivono in questi campi, rimane ad un livello alto in maniera allarmante. Sui 104 bambini testati, di età tra gli 1 e i 16 anni, 18 mostrano livelli di piombo eccedenti la soglia critica di 45 μg/dL, per i quali i dottori raccomandano terapia di chelazione. D'altra parte, se confermate le indicazioni "Hi" e "Hi Mnogo" contenute nella ricerca, si riferiscono a livelli nel sangue eccedenti i 65 μg/dL, il numero di bambini con livelli criticamente alti di contaminazione da piombo nel sangue sale a 38, il 36,5% del gruppo testato.

La contaminazione da piombo nel sangue dei bambini nei campi IDP a Mitrovica nord è stato un argomento ricorrente dal 2000, quando i primi test casuali fatti nell'area di Kosovska Mitrovica da un consulente ONU mostrò livelli di piombo pericolosi solo nei campi. Nel 2004, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) compì un'altra serie di test. Questi test mostravano che il 40% dei bambini nell'area avevano livelli di piombo nel sangue di 10 μg/dL e superiori, che è considerato dalle moderne ricerche il limite massimo oltre il quale si verificano danni sanitari irreversibili, incluso impatto alle capacità cognitive.

Ma, fu proprio Gerry McWeeney, allora manager del Programma di Sviluppo Sanitario, che notò nel suo rapporto che i bambini rom nei campi presentavano costantemente i più alti livelli di piombo nel sangue dell'intera popolazione, sottolineando che una fonte importante di esposizione ha provenuto dalla contaminazione nel terreno, risultante nella prossimità delle miniere di Trepca. Come conseguenza, raccomandava l'immediata evacuazione dei bambini da 0 a 6 anni e delle donne in attesa, e la temporanea rilocazione dell'intero campo "in attesa di una soluzione permanente e sostenibile".

Fu soltanto poco prima dell'estate del 2005 che un'azione venne definitivamente presa, sull'onda di una pressione montante e della questione fatta propria dai media internazionali. Con la fine dell'anno, l'UNMIK decise di trasferire gli IDP nell'ex base militare francese, conosciuta come Osterode camp, completamente ristrutturata e col suolo decontaminato. Dopo un'iniziale resistenza, la maggior parte delle famiglie si mosse verso il nuovo campo, dove apparentemente iniziò nel settembre 2006 un trattamento medico specialistico (see UNMIK Press Release).

Ironia della sorte, test effettuati di recente sembrano suggerire che la contaminazione da piombo nel rinnovato campo di Osterode sia persino superiore a quella di Cesmin Lug,  dove nell'ottobre 2004 la WHO aveva dichiarato che la situazione era peggiore degli altri campi, con un livello di contaminazione da piombo al suolo superiore di 359,5 volte il limite riconosciuto.

Nel maggio 2007, una squadra di dottori diretta da Ms. Mary Jean Brown, Capo del Ramo di Prevenzione all'Avvelenamento da Piombo del Centro USA per il Controllo e la Prevenzione del Disagio di Atlanta, visitò le attrezzature su richiesta del Dipartimento di Stato, USOP e USAID. In un rapporto redatto ad ottobre, gli esperti medici notarono che 39 bambini erano riferitamente chelati. Ma dissero anche che oltre 90 bambini avrebbero avuto bisogno di terapia, aggiungendo che a quel periodo il numero esatto non poteva essere determinato.

Nella loro indagine, i dottori si riferirono ai risultati di tre serie di test condotti dall'Istituto di Salute Pubblica di Mitrovica  nord, tra la fine del 2005 e l'inizio estate del 2007. Secondo questi test, 39 bambini nel primo, 32 nel secondo e 29 nel terzo, su circa 100 bambini esaminati avevano livelli capillari di piombo nel sangue superiori a 45 μg/dL. Se l'assunzione riguardo il significato di "Hi" e "Hi mnogo" risultasse veritiera, le condizioni sanitarie dei bambini nel campo sarebbero stazionarie, la tal cosa confermerebbe i dubbi sull'adeguatezza del trattamento medico fornito in un ambiente che rimane pesantemente contaminato dal piombo.

Le prime informazioni su una nuova e prossima crisi sanitaria nei campi di Mitrovica nord apparvero settimana scorsa in un articolo, pubblicato sulla rivista in Internet New Kosovo Report. L'autore, il leader del movimento pro-indipendenza Albin Kurti, riteneva che la WHO aveva prove dagli esami effettuati sui bambini di Cesmin Lug e Osterode che i loro livelli di piombo erano raddoppiati. Suggeriva anche che la WHO nascondesse queste informazioni al pubblico.

Allarmati da queste notizie, come Romano Them, abbiamo contattato l'ufficio WHO di Pristina e chiesto conferma sulle dichiarazioni e circa eventuali conseguenze di detti risultati. A dispetto dei chiari riferimenti all'articolo del New Kosovo Report, accluso alla mail, il direttore locale della WHO, Dr. Dorit Nitzan, finse di ignorare di quali test Romano Them stesse parlando. Affermando che i test di laboratorio fossero da tempo condotti dalle istituzioni locali, promise comunque di investigare e chiese a Romano Them pazienza sino al suo ritorno in Kosovo. Ulteriori emails, relative ai risultati dei primi test commissionati dalla WHO, rimasero senza risposta.

Con una reazione simile, il capo dell'ufficio UNICEF in Kosovo, Robert Fuderich, pretendeva lui pure di non essere a conoscenza dei test, ma quando fu confrontato con i risultati parziali, comunicati dai rappresentanti del campo in una dichiarazione pubblica, riconobbe che la sua organizzazione era stata messa a conoscenza dei risultati di questi test, ma era in attesa di ottenere una piena informazione per "notificare alle autorità preposte e cercare di ottenere da tutti uno sforzo verso una soluzione giusta e finale."

Il rappresentante dell'area della Norwegian Church Aid, un'organizzazione caritativa che si occupa del campo di Osterode, Ragnar Hansen, fu più esplicito e disse che la sua organizzazione condivideva le preoccupazioni di Romano Them riguardo il livello di piombo nel sangue dei bambini IDP. Purtroppo non era in grado di commentare i risultati dei test, suggerendo che la WHO non avesse comunicato i risultati dei test precedenti, né alla sua organizzazione né ai genitori dei bambini.

Dalla sua email risulta che la WHO avesse visto (!!!) i risultati dei test commissionati dai rappresentanti dei Rom ed era "preoccupata riguardo agli alti livelli di piombo nei campioni di sangue raccolti".

Romano Them ha anche provato ad ottenere una reazione dall'UNMIK, che attende tuttora al momento in cui scrive.

Nelle sue raccomandazioni, la dottoressa Brown, del cui Centro è stata richiesta l'assistenza in questo caso dall'UNICEF e dalla WHO, scrisse nell'ottobre 2007: "Ci è stata data assicurazione che i livelli nel sangue stanno decrescendo, e i dati ricevuti dal CDC [Centro per il Controllo del Disagio] lo confermano. Comunque, i dati completi devono essere resi disponibili. Agenzia Responsabile: WHO."

Sette mesi dopo, la "confusione da parte dei leader rom e di altri, come la serietà del problema e l'estensione della contaminazione ambientale" cui la dottoressa Brown si riferisce nel suo rapporto, è quasi completa. Nelle loro dichiarazioni sui recenti test sanguigni, i rappresentanti dei campi, Skender Gusani e Dai Mustafa, scrivono: "WHO ha effettuato dei test sui livelli di piombo nel sangue dei bambini ed i risultati mostrano che il campo di Osterode è libero dal piombo, ma i risultati di questi test non sono mai stati mostrati al pubblico e nemmeno ai genitori dei bambini esaminati."

Romano Them è profondamente preoccupata, non soltanto dell'inquinamento da piombo stesso, quanto dalla mancanza di informazione e dalla cattiva comunicazione da parte delle agenzie internazionali coinvolte nel processo. Chiede alla Missione delle Nazioni Unite in Kosovo di fornire informazioni immediate e complete circa la contaminazione da piombo nei due campi IDP di Cesmin Lug e Osterode e sprona la WHO affinché sviluppi le raccomandazioni contenute nel memorandum, preparato dal Manager del Programma di Sviluppo, Gerry McWeeney che, nell'ottobre 2004, raccomandava che tutti i bambini con livelli nel sangue superiori a 10 μg/dL siano ricontrollati ogni settimana.

Condividiamo le preoccupazioni circa l'adeguatezza di una terapia di chelazione in un ambiente, che è tuttora pesantemente contaminato dal piombo, come confermato dai test recenti. Romano Them suggerisce definitivamente di dare seria considerazione all'evacuazione dei residenti in un posto sicuro. Le consultazioni dovrebbero aprirsi immediatamente.

For further information please write to: kosovoroma@gmail.com

Related news items and press releases:

UNMIK: SRSG visits Cesmin Lug, urges Roma to take advantage of Camp Osterode

Facilities, UNMIK/PR/1476, 11 January 2006

 

UNMIK: SRSG welcomes start of lead-toxicity treatment for IDPs in Camp Osterode, UNMIK/PR/1577, 1 September 2006

 

UNICEF: Roma families need rehousing to save children from lead poisoning, 10 February 2006

 

Reports:

 

World Health Organisation (WHO):  Preliminary Report on Blood Lead Levels in North Mitrovica and Zvecan, July 2004

 

WHO: Memorandum, 22 October 2004

 

WHO: Regional Committee for Europe, Fifty-sixth session Copenhagen, 11–14 September 2006, Provisional agenda item 7(d): Enhancing health security: the challenges in the WHO European Region and the health sector response, 19 June 2006

 

Gesellschaft für bedrohte Völker (GfBV): Flüchtlingslager Osterode, 18 September 2006

 

European Roma Rights Center: Romani Return to the Mitrovica Mahalla Marred with Problems

 

Brown, Mary Jean/Brooks, Barry: Recommendations for Preventing Lead Poisoning among the Internally Displaced Roma Population in Kosovo from the Centers for Disease Control and Prevention, US Centers for Disease Control and Prevention, Atlanta/GA, 27 October 2007

Roma and Ashkali Documentation Centre (RADC): Security review of the RAE communities in the divided town of Kosovska Mitrovica, Pristina, September 2007

 
Di Fabrizio (del 21/09/2010 @ 08:57:30 in Europa, visitato 3145 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Mercy Corps

(immagine da oregonlive.com) Il nuovo quartier generale di Mercy Corps a Portland, Oregon, USA. Non ci sono stati ritardi nel costruire il loro quartier generale.

IL PREMIO PROCRASTINAZIONE: disonora quella OnG di Portland, Oregon, premiata con un contratto di 2,4 milioni di $ nel settembre 2008 per costruire 50 case per le famiglie dei campi zingari e fornire loro cure mediche contro l'avvelenamento da piombo. Ad oggi (17 mesi dopo) Mercy Corps non ha posto ancora un mattone né ha curato nessuna persona, nei termini del loro contratto USAID.

Ci si meraviglia di quanto denaro vada perso. Immediatamente dopo aver ottenuto il loro contratto da USAID, Mercy Corps stabilì un ufficio ed uno staff a tempo pieno, ma non fece niente per gli alloggi e per curare gli zingari dei campi. Naturalmente, Mercy Corps da la colpa alle vittime. L'ultima scusa che ho sentito dall'ufficio di Mercy Corps è stata: "E' difficile lavorare con gli zingari." Ma è ovvio che Mercy Corps non sta correndo per salvare questi esseri umani.

Ho vissuto e lavorato con zingari per quindici anni. Se vuoi fare progetti per i Rom e gli Askali, aiuta conoscere la loro cultura e mentalità. Il Consiglio Rifugiati Danese (DRC ndr) ha lavorato con questi zingari dei campi dal 1999 e ognuno ha potuto imparare dall'altro. Il legame tra loro è stato il migliore che abbia mai visto nei miei dieci anni in Kosovo. Quindi, perché è stata Mercy Corps che non aveva mai lavorato con gli zingari del Kosovo ad aver ottenuto il contratto, e non DRC che pure aveva fatto un'offerta per il progetto?

Naturalmente, non molte OnG e meno di tutte Mercy Corps stanno correndo per salvare questi Rom e Askali che l'ONU ha messo su terreni contaminati circa undici anni fa. Quindi, dov'è la "misericordia" in Mercy Corps (mercy  in inglese significa misericordia ndr). Perché non stanno cercando di essere fedeli al loro nome?

Forse non è solo l'anima umanitaria che fa loro difetto. Forse i loro direttori e staff stanno anche perdendo ingegno e senso comune. Oltre un anno dopo aver ricevuto il loro contratto per costruire 50 case, MC decise di testare il suolo per vedere se potevano costruirci sopra o se anche quello era contaminato. La maggior parte degli architetti controlla il terreno prima di stendere il progetto. Mercy Corps fa sempre le cose col culo? O solo quando si tratta di salvare degli zingari?

A settembre dell'anno scorso visitai gli uffici di Mercy Corps a Mitrovica sud, in quanto ero parte della squadra OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). OMS aveva recentemente rilasciato un comunicato stampa dove nuovamente chiedeva "l'immediata evacuazione [dei campi] appena fossero stati organizzati i piani di rilocazione".

Il capo regionale dell'OMS chiese al capo di Mercy Corps in Kosovo perché non avevano iniziato le costruzione? E quale fosse il piano medico che dicevano di avere nel progetto?

Anche se si suppone che tutti i progetti USAID sostenuti dai dollari dei contribuenti americani siano trasparenti, Mercy Corps ritiene che ogni cosa nel loro progetto USAID sia un segreto di stato. Cominciare a costruire? Forse a ottobre (intanto siamo già a febbraio e niente è iniziato). Soluzione medica? Sarà rivelata in futuro. Quando? In futuro. Gli zingari dei campi non hanno il diritto a conoscere ciò che li riguarda? In futuro.

Anche se Mercy Corps, KAAD, ACNUR ed il governo del Kosovo hanno promesso ad ogni famiglia di ritorno nel loro vecchio quartiere che sarebbero stati curati dall'avvelenamento da piombo, nessuno è stato curato. Non molto tempo fa un neonato è morto, un anno dopo che i suoi genitori erano tornati nel loro vecchio quartiere. La madre aveva lasciato Osterode con alti livelli di avvelenamento da piombo. Non venne curata, come invece le era stato promesso alla partenza. Il neonato è morto, come la maggior parte dei bambini avvelenati da piombo nell'utero.

Quindi, chi sta facendo qualcosa per salvare queste persone? Sono persone, non è così? Forse dovremmo chiedere a Mercy Corps di definirsi. Con le loro azioni. Di sicuro MC pensa che non ci sia nessuna urgenza di salvarli. Forse Mercy Corps pensa che non valga la pena salvare degli zingari musulmani.

Quante scuse si devono aspettare prima che qualcuno interrompa questo gioco di insensibile compiacenza? Oppure Mercy Corps sta cercando di vedere quanti zingari moriranno intanto che loro aspettano? Naturalmente, se aspettano abbastanza non ci saranno più zingari da salvare. Ciò significa che Mercy Corps può intascarsi i soldi e richiederne sempre più?

ULTIME NOTIZIE: L'Unione Europea ha appena annunciato che finanzierà altre 90 case cosicché tutti gli zingari dei campi possano risistemarsi. Whoops! La UE ha anche annunciato che Mercy Corps ha ottenuto l'incarico pure per queste 90 case.

ULTIMISSIME NOTIZIE: Mercy Corps ha appena confermato che il loro nuovo partner di sviluppo per queste 140 case sarà KAAD (che non può permettersi di spendere sette euro al giorno per salvare due bambini zingari che stanno morendo)!


Patricia N. Waring-Ripley

(immagine da saputnik.net)

IL PREMIO LACRIME DA COCCODRILLO: disonora quell'incaricata ONU incaricata nel 2005 di "evacuare" gli zingari di Mitrovica dai loro campi tossici. Dopo aver preso ufficio come vice SRSG, questa signora canadese pianse davanti alle telecamere della televisione, proclamando che nessuno zingaro dei campi sarebbe morto sotto il suo sguardo. Ne sono morti ventinove.

Quando intervistai Patricia Waring nel 2006 con un ex giornalista della TV canadese, Waring non smetteva di raccontare come avesse salvato le vite di circa 1.200 Albanesi dal villaggio di Hade all'aeroporto di Pristina. Anche se le loro case mostravano crepe per le gallerie delle miniere sotto il loro villaggio, nessuno voleva lasciare la propria terra ancestrale. Nessuno era stato offeso. Ma Waring era determinata a salvarli. Quando si rifiutarono di andarsene, ordinò ai poliziotti dell'ONU di portarli via forzatamente. Furono mandati a Pristina dove erano stati affittati per loro degli appartamenti. Più tardi Waring offrì loro l'opzione che il governo del Kosovo costruisse loro una casa nuova in un altro villaggio, o che ogni famiglia ricevesse 45.000 euro per trovare da sé una soluzione. Waring era così orgogliosa di questa storia che pianse per diversi minuti di fronte alla nostra videocamera.

Waring smise di piangere quando le chiesi perché non avesse fatto la stessa offerta ai nostri zingari nei campi le cui vite erano davvero in pericolo. C'erano soltanto 600 zingari in fuga dalle devastazioni dell'avvelenamento da piombo, così sarebbe costato solo la metà di quanto aveva pagato per "salvare gli Albs".

Waring rifiutò di rispondere. Mi guardò come se fossi proprio naif. Allora le chiesi come intendeva salvare i nostri Rom ed Askali (non c'erano Egizi nei campi). Disse che aveva da leggere molto prima di poter affrontare la questione. Le diedi una copia del mio libro, UN-Leaded Blood. Scosse la testa come se non fosse nella sua lista.

L'offerta di Waring per salvare i nostri zingari risultò di spostarli da due campi inquinati da piombo in quello che chiamo un campo "libero da piombo" dove potessero essere curati con medicine pagate dall'Ufficio USA (e poi dall'ambasciata USA) a Pristina. Sfortunatamente, non prevalse il buon senso. Il suo campo "libero da piombo" era l'ex base francese chiamata Osterode, che i Francesi avevano abbandonato a causa della contaminazione da piombo.

Poco prima di lasciare il Kosovo, a Waring venne chiesto quale fosse il suo più importante successo nella sua posizione ONU. Dichiarò: "...il mio più grande privilegio è stato di lavorare con la squadra che ha accelerato la chiusura dei campi rom contaminati a Mitrovica." Ci sono voluti sette anni per chiudere due dei campi; due sono ancora aperti.

Patricia N. Waring-Ripley lasciò il Kosovo nel 2007. Il suo contratto come capo dell'Amministrazione Civile in Kosovo non venne rinnovato, dopo che spedì lettere alla polizia ONU del Kosovo ordinando di riferirle di ogni attacco cono le minoranze. Si ritirò ad Halifax, NS, Canada, ad insegnare a cucinare.

Fine quattordicesima puntata

 
Di Fabrizio (del 10/08/2010 @ 08:56:16 in Europa, visitato 4071 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Zylfi Merxha (immagine da Assembly-kosova.org)

IL PREMIO MARIONETTA MAJUPI: disonora quella persona che ha venduto il suo stesso popolo (Rom, Askali, Egizi) e poi l'ha accusato di essere ingrato verso l'etnia albanese che l'ha cacciato dalle sue case e comunità durante l'estate del 1999 dopo l'arrivo delle truppe NATO.

Incontrai Zylfi la prima volta nel settembre 1999, dopo che si era barricato in casa e negava di essere Rom, mentre molti dei suoi vicini romanì fuggivano dal ritorno degli Albanesi. Agitandosi e tremando, Zylfi spiegava di essere solo un musulmano timorato di Dio. Un anno dopo quando gli aiuti tedeschi iniziarono a piovere "per i Rom" nella sua città natale, Zylfi si autoproclamò loro leader e dichiarò non solo di essere un "Rom puro", ma che la sua priorità principale era di salvare la lingua romanì dall'estinzione.

Nel 2002 offrii a Zylfi di guidarlo verso ogni comunità zingara in Kosovo, per visitare il suo popolo. Disse che era tropo pericoloso, anche se io e la mia squadra romanì eravamo stati in oltre 300 mahala a portare aiuti. Anche se oltre 14.000 case di RAE (Rom, Askali, Egizi) erano state distrutte dal ritorno degli Albanesi del Kosovo, solo qualche centinaio erano state ricostruite, principalmente per i Rom di Prizren, la città natale di Zylfi.

Anche se i Rom nei campi tossici abbandonati a Mitrovica nord hanno chiesto a Zylfi di visitarli, per testimoniare le loro sofferenze, lui ha rifiutato. Invece, ha proclamato alla televisione del Kosovo che i Rom dei campi sono da biasimare per la loro situazione.

Molti Rom dicono che Zylfi lavora solo per il suo portafoglio, e che se ci fosse qualche aiuto o lavoro per i Rom, si assicurerebbe che lo ricevessero solo i suoi Rom di Prizren. Nel 2009, il governo del Kosovo tenne a Pristina una Conferenza Romanì per celebrare il Giorno Internazionale dei Rom. Non venne invitato nessun Rom di Pristina, nessun Rom dai campi, nessun Rom da nessuna città del Kosovo eccetto che da Prizren. Durante le cerimonie, Zylfi presentò il Primo Ministro del Kosovo con un riconoscimento di eterna gratitudine della comunità Rom  per tutto quanto il governo aveva fatto per ...lui? Alla TV del Kosovo, Zylfi ha affermato che i Rom sono a posto dopo l'indipendenza, non hanno problemi. Probabilmente il 99% dei Rom kosovari non ha mai incontrato il loro "leader". Molti Rom credono che Zylfi dica solo quello che il governo del Kosovo vuole che dica. Anche se i Rom di Mitrovica hanno sofferto per quasi undici in queste distese tossiche, Zylfi è stato citato dalla TV del Kosovo dicendo, "Ritengo che tanto il sindaco di Mitrovica che il governo del Kosovo stiano lavorando sodo perché la comunità ritorni alle proprie case." Dato che Zylfi non ha mai visitato questa gente o la loro comunità, è ovvio che non sappia che tutte le loro 1.200 case furono distrutte nel 1999, e che più tardi le rovine furono spianate dall'UNMIK-KFOR. Allora il municipio di Mitrovica sud ha reclamato per sé quei terreni, dicendo che i Rom non potevano provare che una volta erano loro. Tra i pochi Rom che lo conoscono personalmente, Zylfi è considerato un buffo vecchietto. Ma non c'è niente di divertente in ogni bambino rom nato con danni irreversibili al cervello nei campi ONU, perché il loro "leader" dice che non ha tempo di visitarli.


Norwegian Church Aid (NCA)

Il campo di Cesmin Lug costruito da ACT (Action by Churches Working Together) e da NCA (immagine da Sandro Weltin/ © Council of Europe)

IL PREMIO ANTI-CRISTIANO: disonora quell'organizzazione non-governativa che si auto-pubblicizza per promuovere la compassione, l'amministrazione responsabile, ed i diritti basici degli esseri umani... ma fa esattamente l'opposto. NCA viene disonorata da questo premio per aver amministrato i campi zingari a Mitrovica su terreni contaminati per nove anni, dove sono morti 84 Rom ed Askali, molti dei quali bambini piccoli. NCA non ha mai richiesto l'immediata evacuazione, nonostante lo fecero l'OMS e l'ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa ndr).

Finanziata all'80% dal governo norvegese, NCA è anche partner attuativo di ACT (Action by Churches Together) e dell'UNHCR nei campi di Mitrovica/Kosovo settentrionale dal 1999 alla fine del 2008.

Nonostante l'NCA neghi di essere mai stata coinvolta sino al 2005 nei campi (quando le venne assegnato un contratto a sei cifre di euro dall'UNHCR per l'amministrazione esclusiva dei campi), la newsletter ACT del 10 ottobre 1999 pubblicava questa chicca:

Il gruppo ACT/NCA ha, su richiesta dei diritti interessati, rilevato il controllo amministrativo dei campi rom temporanei a Mitrovica nord. E' stato stipulato un contratto con l'appaltatore locale per costruire vicino alla città il campo "permanente". La preparazione del sito è quasi completata, con l'erezione dei 45 prefabbricati assegnati (costruiti in realtà con vecchi pannelli con pitture al piombo) accompagnati da unità centrali cucine/bagni di prossimo inizio.

In un'altra newsletter, datata 17 ottobre 1999, ACT dichiarava: Il gruppo ACT/NCA per la sanificazione dell'acqua continua ad operare nel campo temporaneo per Rom dispersi a Mitrovica nord.

Nell'ottobre 2000 ACT pubblicava questo breve rapporto:

Programmi ACT in Kosovo
by Rod Booth

...e due campi rom a Mitrovica nord sono stati forniti  di sistema idrico e di visite educative casa per casa istituite sull'intera area operativa.

Assistenza alle minoranze

Percepiti da molti Kosovari albanesi di ritorno come fiancheggiatori delle forze serbe, la maggior parte dei 40.000 Rom del Kosovo sono stati costretti alla fuga al ritorno dei Kosovari. Vicini vendicativi hanno bruciato sistematicamente l'intera ex comunità rom a Mitrovica sud, durante le ultime due settimane di giugno 1999. Oltre 400 dei dispersi sono rimasti senza casa a Mitrovica nord. Su richiesta tanto dei Rom che dell'UNHCR, ACT è diventata l'agenzia capofila nel rifornire di cibo, riparo e supporto a questo settore vulnerabile della società kosovara.

Nel momento in cui altre OnG stanno iniziando a muoversi, i sei partner attuativi nell'arena del Kosovo rimangono determinati a restare con la gente di questa terra devastata, ad assisterla nel loro sforzo di ricostruire una nuova società dalle ceneri di quella vecchia.

I PARTNER INTERNAZIONALI ATTUATIVI DI ACT IN KOSOVO

ChristianAid, GB
DanChurchAid (DCA), Danimarca
Diakonie Emergency Aid, Germania
Lutheran World Federation, Ginevra
Macedonian Centre for International Cooperation (MCIC), Macedonia
Norwegian Church Aid (NCA), Norvegia
United Methodist Church Office for Relief (UMCOR), USA

Ad agosto 2000, vennero richiesti dall'SPSG dr. Bernard Kouchner esami casuali del sangue sull'avvelenamento da piombo nell'intera regione di Mitrovica. Gli unici livelli di piombo pericolosi trovati furono nei campi per IDP (Persone Internamente Disperse ndr) costruiti da ACT/NCA. La squadra medica ONU del dr. Kouchner raccomandò la rilocazione dei campi rom in un'area a minor rischio. L'UNHCR e i suoi partner d'attuazione ACT/NCA non risposero.

Dopo la morte di diversi bambini romanì nel 2004 ed un numero imprecisato di donne che avevano abortito, causa complicazioni dovute all'avvelenamento da piombo, l'ONU in Kosovo rifiutò di riconoscere che era stato scritto un rapporto, che raccomandava la chiusura dei campi rom e recintò tutta l'area inquinata. D'altronde, Jackie Holmboe di Norwegian Church Aid, durante un incontro UNMIK a Mitrovica il 25 novembre 2004, confermò che NCA aveva già nei propri archivi una copia del rapporto dal 2000.

Nel 2006, due dei quattro campi NCA furono chiusi a causa dei più alti livelli di piombo nella letteratura medica e gli zingari vennero inviati in un altro campo (precedentemente occupato dalle truppe francesi, quando lo lasciarono venne detto loro di non mettere al mondo figli per almeno nove mesi, a causa dei livelli di piombo nel loro sangue) chiamato Osterode, che era a soli 50 metri da due degli esistenti campi zingari. L'NCA dispose un servizio di guardia 24 ore su 24, per impedire ai giornalisti, ad esempio della ZDF (TV tedesca), di entrare.

Sotto l'amministrazione dei campi della NCA (dal 1999 al2008) perirono più di 80 Rom in questi campi, la maggior parte a causa di complicazioni dell'avvelenamento da piombo. NCA non ha tenuto una lista dei morti, nessun nome è stato scritto e nessun aiuto fornito per la sepoltura. Nessuno dello staff di NCA è mai intervenuto ai funerali. Tuttavia, i leader dei campi ed un'altra OnG (KRRF Kosovo Roma Refugee Foundation ndr) hanno tenuto una lista di tutti quanti sono morti sotto l'amministrazione NCA.

Per confutare le accuse che l'NCA sapeva dei pericolosi livelli di inquinamento da piombo nei campi da loro amministrati, ma mai aveva fatto pressione sui funzionari ONU per evacuarli e curare le persone più in pericolo (bambini sotto i sei anni e donne incinte), l'ufficio NCA di Pristina dichiarò che da una loro ricerca, "i Rom erano più suscettibili all'inquinamento da piombo del resto della popolazione, e quindi dovevano conviverci."

Secondo la loro pagina web:

Norwegian Church Aid è un'organizzazione volontaria, ecumenica, che lavora per promuovere i diritti basici degli esseri umani. L'organizzazione è radicata nella fede cristiana. Appoggiamo chi ha più bisogno, senza differenze di genere, convinzioni politiche, religione ed origine etnica. Le chiese e le congregazioni norvegesi compongono i sostenitori di Norwegian Church Aid. Per ottenere risultati durevoli operiamo con le chiese di base e altre organizzazioni locali in tre maniere:

  • Progetti di sviluppo a lungo termine
  • Preparazione e risposta d'emergenza
  • Consulenza

Norwegian Church Aid agisce ritenendo che tutti gli umani siano stati creati ad immagine di Dio, con pari valori e pari dignità. Le nostre attività si basano su cinque valori base:

  • Compassione
  • Giustizia
  • Partecipazione
  • Pace
  • Amministrazione responsabile della creazione

Tutti gli zingari dei campi sono musulmani.

Fine ottava puntata

 
Di Fabrizio (del 27/05/2010 @ 08:50:37 in Kumpanija, visitato 2961 volte)

In attesa dell'incontro di stasera con Paul Polansky, ecco un suo articolo su Sagarana.net. La segnalazione è di Alessandra Meloni



Da quasi quindici anni vivo con gli Zingari Rom dell'Europa orientale per mettere insieme le loro storie orali. Ho vissuto con loro anche in qualità di poeta, romanziere e attivista per i diritti umani. Ma recentemente la maggior parte della mia vita è stata impegnata a registrare le loro storie, tradizioni e costumi.

Ho iniziato a mettere insieme le loro storie quasi per caso dopo aver scoperto in un archivio ceco, 40 mila documenti su un campo di sterminio per zingari esistente nel sud della Boemia durante la seconda guerra mondiale. Dal momento che il campo era stato costruito e gestito da cechi, il governo stava ancora cercando di occultare ciò che era accaduto lì nel 1942-1943, sostenendo che non c'erano sopravvissuti. Anche il Presidente Havel in persona disse che non c'erano sopravvissuti, anche se io scoprii successivamente che in molti gli avevano scritto per avere il suo aiuto nel rivendicare il diritto ad una indennità. Quindi queste furono le prime storie orali che raccolsi sui Rom, più di cento dopo un anno trascorso a cercare e trovar sopravvissuti.

Negli ultimi dieci anni ho vissuto in Kosovo e Serbia, come capo della delegazione per la Society for Threatened Peoples. In quel periodo ho filmato più di 200 interviste ai Rom in tutte le repubbliche della ex Yugoslavia. Da questo progetto di tre anni sono risultati tre volumi (1,553 pagine), il cui titolo è “ONE BLOOD, ONE FLAME: the oral histories of the Yugoslav Gypsies before, during and after WWII.”

Di recente, mi sono recato in Bulgaria per intervistare dei vecchi Rom ed espandere così le mie ricerche nei Balcani. Mi sono concentrato in particolare sugli insediamenti dei Rom sulle montagne lungo il confine con la Grecia. Fino a 30 anni fa quella era un'area in cui molti zingari viaggiavano ancora con cavalli ed carri, vivendo in tende, spostandosi di villaggio in villaggio per vendere i loro prodotti tradizionali, coma cesti, calderoni, cucchiai di legno, ed ombrelli fissi.

Mi sono anche interessato ai Rom che vivono nelle vicinanze di montagne innevate, perché molti dei primi insediamenti di zingari in Europa erano di fronte a cime innevate: dal monte Ararat nella Turchia orientale a Granada nella Spagna meridionale. Come affermano molti antropologi specializzati in migrazioni, i pionieri trovano quasi sempre una terra che ricordi il loro paese d'origine.

La maggior parte delle persone sbaglia pensando che gli zingari siano nomadi. La maggior parte di loro non è mai stata costantemente in viaggio. La maggior arte di loro viaggiava nei mesi estivi per vendere gli oggetti che facevano durante l'inverno a casa. Dalla primavera inoltrata fino all'inizio dell'autunno, viaggiavano di mercato in mercato per vendere cesti di giunchi, ferri di cavallo, briglie, setacci e tamburelli. Altri zingari viaggiavano nello stesso periodo in cerca di lavori stagionali nei campi: piantare, zappare e fare il raccolto.

Una delle migliori storie che ho messo insieme sui Rom che vivono in abitazioni fisse è la leggenda del serpente domestico. Per molti anni ho creduto che solo i rom kosovari credessero in questo mito. Ma nell'ampliare il mio progetto sulle storie orali dalla ex Yugoslavia all'Albania, alla Grecia e alla Turchia, ho scoperto che la maggior parte dei Rom crede ancora di avere un serpente che vive nelle fondamenta delle case e che protegge la famiglia.

Alcuni dicevano che il serpente era tutto nero, altri che aveva la pancia bianca. Alcuni lo chiamavano il Figlio di Dio, altri il Figlio della Casa. Alcuni pensavano che ogni notte uscisse e strisciasse su tutte le persone che dormivano in casa per proteggerle e portar loro fortuna. Molte di queste storie sul serpente domestico differivano per alcuni dettagli, ma tutte concordavano su una cosa: se il serpente domestico fosse stato ammazzato, qualcuno della famiglia sarebbe morto e per molti anni ci sarebbe stata sfortuna.

Tutti gli zingari che ho intervistato sulle montagne in Bulgaria ancora credevano nel serpente domestico; e ciascuno di loro aveva una storia da raccontare su qualcuno che era morto perché un membro della sua famiglia aveva ammazzato il serpente domestico.

Senza dubbio questa leggenda viene dall'antica India, dove, in molte aree, vedere un serpente è ancora considerato di buon auspicio. I serpenti uccidono i parassiti; i parassiti portano malattie; le malattie uccidono. Per cui se uccidi il tuo serpente domestico, qualcuno nella tua famiglia potrebbe morire di colera. Ma a mio avviso l'aspetto più importante di questa tradizione è che essa ci rivela che gli zingari vivevano in abitazioni prima della grande diaspora. I nomadi che per tutto l'anno vivono in tende non hanno un serpente che vive nelle fondamenta domestiche.

Durante il mio recente viaggio in Bulgaria, è stato eccitante per me scoprire che le famiglie Bulgare da noi intervistate (o almeno i loro antenati) utilizzavano ancora gi stessi rimedi fatti in casa per curare le malattie. Il più comune rimedio fatto in casa dai Rom bulgari consisteva nel mettere un topolino appena nato in una bottiglia di acqua e poi, dopo diversi giorni, utilizzare quest'acqua, poche gocce alla volta, per curare il mal d'orecchi, specialmente nei bambini. I Rom kosovari, d'altro canto, mettono un topolino in una bottiglia di olio, ma non usano quest'olio finché il topo non si è completamente decomposto, il che a volte avviene anche dopo un anno. Ma tutte le nonne hanno giurato sul sole che la medicina del topolino, come cura per il mal d'orecchi, era migliore di qualunque altro prodotto farmaceutico usato oggi.

A proposito del Sole, esso è sempre stato uno degli argomenti che affronto quando intervisto gli zingari. Soprattutto sulle montagne della Bulgaria, ogni volta che parlavo di religione, ottenevo la stessa risposta: “Noi crediamo al Sole e a Dio.”

Da diversi anni porto avanti l'idea che gli zingari fossero originari di due aree diverse, prima di unirsi. Un'area, come ho già detto, deve essere stata una terra vicino ad una qualche cima innevata. L'altra zona deve essere stata dove veniva adorato il sole.

All'inizio del secolo scorso, sulla rivista della Gypsy Lore Society in Gran Bretagna, fu pubblicato un articolo di una pagina di un missionario cristiano a cui era stato chiesto di trovare zingari in quest'area e chiedere loro da dove provenissero originariamente. Questo missionario, che lavorava nella Turchia orientale, disse che gli zingari da lui trovati si autodefinivano Dum. Alcuni dissero di provenire dalla Cina, altri dal piccolo Egitto.

Nessuno aveva mai menzionato la Cina in precedenza come luogo di origine degli zingari, mentre il piccolo Egitto era già storia conosciuta. Nel 15° secolo, quando bande di zingari stavano già viaggiando per l'Europa centrale e occidentale, i loro capi dicevano di provenire dal Piccolo Egitto. Perciò essi furono chiamati (ed in molte zone vengono tuttora chiamati) Egyptians (egiziani) o Gypsies (zingari).

Ma dove si trovava il piccolo Egitto? Dalle mie ricerche ho ragione di credere che si trattasse di Multan, l'antica capitale del Punjab, dove per tre secoli, all'incirca dal 950 al 1250, gli esiliati egiziani musulmani governarono la città. Infatti a quei tempi, i gruppi consistenti di esiliati erano soliti chiamare la loro nuova terra dal nome del loro vecchio paese; di qui Piccolo Egitto.

Ma Multan a quel tempo aveva anche il più famoso tempio del Sole in India, che attirava non solo pellegrini da ogni parte del sub-continente, ma anche orde di accattoni e venditori ambulanti. Nel 985 gli egiziani del luogo (che erano fondamentalisti islamici rigidi) distrussero il tempio del Sole, scacciando tutti i mendicanti e i venditori ambulanti e chiunque adorasse il Sole. E questo avvenne più o meno in contemporanea col periodo in cui, secondo gli studiosi, gli zingari avrebbero iniziato la loro diaspora dall'India antica.

Il primo scalo dopo aver lasciato l'India fu Kabul, Afghanistan, dove ancora oggi la maggior parte degli zingari qui stanziati (ed anche in Asia, Armenia e Georgia) vengono chiamati Moultani.

Oggi la maggior parte dei Rom in Kosovo e sulle montagne della Bulgaria sono musulmani e giurano sul Corano. Ma tutti ammettono di giurare anche sul Sole di tanto in tanto, come facevano i loro antenati.

E' risaputo che la maggioranza dei Rom adotta la religione professata nell'area in cui si stabiliscono. Pertanto, quelli stanziatisi in un paese cattolico di solito diventano cattolici, mentre quelli stanziatisi in un paese musulmano giurano fedeltà all'Islam. I primi zingari arrivati nei Balcani diventarono ortodossi.

Sebbene i Rom non abbiano una storia scritta, molti ancora ricordano le storie che raccontavano i loro antenati. Un vecchio Rom kosovaro disse che suo nonno gli aveva detto che quando i Rom lasciarono la terra natia (non sapeva dove questa fosse), erano buddisti. Avevano viaggiato verso ovest, in cerca di lavoro. Quando erano arrivati in Armenia, era stato offerto loro un lavoro nei Balcani, ma prima si sarebbero dovuti convertire al cristianesimo. Dovevano diventare ortodossi.

Credo che il primo documento in cui vengono menzionati gli zingari nei Balcani provenga da un monastero sul monte Athos. Guardando tutti quei monasteri arroccati sui fianchi dei precipizi, si capisce come sia stato necessario utilizzare parecchia manodopera importata per costruirli. Ma in tutta l'area balcanica, specialmente in Bulgaria, Macedonia e Serbia, laddove ho trovato un monastero risalente al periodo tra l'11° e il 14° secolo, ho sempre scoperto che la comunità più vicina era un insediamento di zingari. A volte restano solo poche abitazioni, ma altre volte ci trovo una grossa comunità. I vecchi Rom in una comunità mi dissero che, secondo la loro tradizione orale, i loro antenati erano stati portati come schiavi per costruire i monasteri del luogo. Successivamente, dopo l'arrivo dei turchi, i loro antenati si erano convertiti all'Islam. Alcuni avevano sentito dire che i loro antenati erano cristiani. Eppure ancora oggi essi giurano sul Sole.

E per quanto riguarda i riferimenti alla Cina? I Rom sicuramente non presentano le tipiche caratteristiche dei cinesi, sebbene io debba ammettere che in alcune rare occasioni mi sono imbattuto in dei Rom che avevano gli occhi decisamente a mandorla e gli zigomi piuttosto alti.

In realtà avevo scordato quel riferimento alla Cina durante una intervista, nella Turchia orientale, ad un quartiere di zingari che si rifiutavano di ammettere che erano zingari o Rom. La persona che me li aveva presentati disse che in Turchia era una infamia essere conosciuti come zingari, perciò queste persone si autodefinivano “musicisti per i matrimoni”.

Successivamente, dopo che il mio assistente – un Rom kosovaro-ebbe suonato le percussioni con loro e che si furono convinti che appartenevano allo stesso popolo, iniziammo a confrontare la loro lingua e quella dei Rom kosovari. Sebbene le due lingue fossero sostanzialmente diverse, molte parole erano identiche al punto che entrambi decisero che i rispettivi antenati dovevano aver parlato la stessa “lingua segreta”. Quindi chiesi loro come si chiamasse questa loro lingua segreta. Ed essi dissero il Domaaki.

Non ho mai pensato molto al nome con cui chiamavano la loro lingua segreta fin quando non ho fatto una ricerca su internet. Ragazzi, che sorpresa! Il Domaaki è la lingua parlata dalla casta bassa di musicisti e fabbri nella valle di Hunza nel nord del Pakistan (India antica). La valle di Hunza confina con la Cina e da parecchi punti della valle di Hunza si ha una bella vista sull'Himalaya innevato. L'area era un tempo una roccaforte della religione buddista.

In Bulgaria, passando in macchina attraverso le montagne da Yakoruda verso Razlog, c'è una striscia di terra con rigogliosi campi verdi sotto le torreggianti cime innevate dei monti Pirini. Non lontano si trova Rila, il più famoso monastero in Bulgaria, costruito originariamente nel 927 e poi ricostruito nel 1335. A badare al campo ed a raccogliere patate vedemmo le stesse facce scure che oggi si vedono nelle foto di Hunza e del vicino Kashmir.

Ad ogni modo, fu sempre sulle montagne bulgare che trovai degli zingari che ancora credevano ai vampiri. Nell'India antica molte caste basse credevano che i “mulos” (zingari morti) tornassero per importunarli e perseguitarli. Una volta arrivati nei Balcani, quella superstizione indiana si adattava così bene alle locali storie di vampiri che oggi esse sono diventate interscambiabili. Paradossalmente, oggi molti zingari balcanici diranno che non credono nella chiromanzia o nella magia nera (sebbene molti Rom kosovari lo facciano ancora). Ma quando si parla di credere ai vampiri, la maggior parte dei Rom adulti giurano sugli occhi dei loro figli che hanno visto un vampiro. Una donna a Peshtera, Bulgaria, ci disse che una notte, tornando da un altro villaggio in cui si era recata per vendere cesti, un uomo iniziò a camminarle accanto. Non la toccò, ma un momento era un uomo, subito dopo era un cane, poi una mucca. La donna era sicura che fosse un vampiro: non le aveva fatto nulla, ma lei si era spaventata molto.

Un'altra Rom, a Septemvri, Bulgaria, ci disse di aver conosciuto un uomo una volta. Si chiamava Teke Babos ed era un vampiro. Lei lo aveva visto un anno dopo che era morto. Era molto alto ed indossava scarpe nere ed una giacca nera. Aveva un frustino in mano. Le unghie erano molto lunghe. Lei lo vedeva solo se era da sola, e solo da mezzanotte alle 4 del mattino. Anche stavolta, lui non le aveva fatto nulla. Ma molte storie che ho sentito nel corso degli anni sono piene di sangue e ferite.

Sebbene molte delle tradizioni originarie dell'India antica siano andate perdute, ce ne sono ancora abbastanza per identificare le tribù e le caste d'origine di molti Rom. Oggi la maggior parte della gente crede che i Rom siano tutti uguali. Ma non lo sono. Se c'è una tradizione generale che gli zingari hanno mantenuto dall' antica India, è quella relativa all'identità delle tribù e delle caste. Nei Balcani ci sono più di 50 gruppi diversi di zingari. Sebbene essi possano avere tradizioni affini e parlare lingue simili, la maggior parte sa di non essere uguale agli altri e non vi sono matrimoni misti né rapporti. Secondo il vecchio sistema indiano delle caste, essi si identificano dalla professione ereditata dai loro antenati. Il nome del gruppo è di solito il nome indiano della casta tradotto nella lingua locale parlata dove vivono oggi. Ad esempio, il nome della casta dei Lohar, che erano fabbri provenienti dall'India antica e che oggi vivono nei Balcani, è stato tradotto in “Kovachi”, che è la parola slava per “fabbro”. Ad ogni modo, alcuni Rom hanno in realtà continuato a definire la propria casta con il nome indiano originario, sebbene l'ortografia e la pronuncia potrebbero essere un po' diversi. Un esempio è costituito dai Gabeli in Kosovo, il cui nome d'origine indiano per la casta era Khebeli.

Non è solo il vecchio nome della casta ad identificare una certa tribù, ma anche certe tradizioni. Ad esempio, molti Rom kosovari e bulgari credono che quando una persona muore si debba raccogliere una grossa pietra da un fiume pulito e metterla sulla tomba del defunto. Essi credono che questo sia l'unico modo in cui il defunto può ottenere l'acqua in cielo. Come mi ha detto una vecchia donna Rom, va bene mendicare sulla terra, ma non in cielo. Sebbene il numero di giorni in cui la pietra deve stare sulla tomba possa variare da un giorno ad un anno, la tradizione è identica ed è praticata solo dai Gond nell'India centrale.

Un'alta tradizione che faccio risalire ai Gond è quella di pagare per il latte materno quando si compra una sposa. La maggior parte dei Rom nei Balcani ancora pratica la compravendita delle spose (un'usanza proveniente per lo più dal sud-est dell'India nell'area di Multan!). Ma anziché definirlo un acquisto diretto come quello di una mucca, essi pretendono di pagare per il latte che la madre ha dato alla sposa quando era in fasce.

Un'altra tradizione (in realtà un bluff) che sono riuscito a far risalire dai Balcani ad una casta semi-nomadica nell'attuale Punjab è quella di succhiare via i vermi bianchi dal naso o dalle orecchie dei bambini per curare il mal d'orecchi. Sebbene molte anziane donne Rom nei Balcani erano solite andare di villaggio in villaggio a succhiare i vermi fuori dalle orecchie dei figli di ignoranti gadjos (non – Rom), molti Rom credono ancora che non sia un raggiro e pagherebbero per farlo fare quando i loro figli sono malati. Ma è una truffa. La “dottoressa” zingara in realtà si infila dei vermi bianchi in bocca, nascondendoli di soliti in una cavità dentale, e poi finge di succhiarli via dall'orecchio del bambino con una cannuccia. E' un'antica tradizione della tribù dei Sansis in Punjab ed è tuttora praticata lì.

Sebbene agli zingari che vivono in Europa abbiano svariati nomi, come Rom, Kali, Sinti, Manoush, ecc. ecc., non è difficile tracciare a ritroso il loro percorso, villaggio dopo villaggio, fino ad arrivare al paese d'origine. Una volta lo feci, dalla Repubblica Ceca all'Iran. La maggior parte dei Rom non hanno mai sentito dire da dove il loro popolo provenisse prima di stanziarsi in Europa, ma sanno da quale villaggio i loro antenati sono partiti per arrivare a quello in cui si trovano ora, ed quello si trova sempre in direzione di un ritorno all'India. Nel tentativo di spostarsi ad ovest, gli zingari hanno sempre lasciato dietro alcune famiglie. Dalla Repubblica Ceca ho tracciato a ritroso il percorso di una famiglia fino ad un villaggio nella Slovacchia orientale. In quel villaggio mi fu detto che i loro antenati provenivano da un villaggio in Ungheria. In Ungheria, fui mandato ad un villaggio in Croazia, e di lì in Bosnia e Montenegro. Dal Montenegro fui mandato a trovare dei cugini perduti in Macedonia, e dalla Macedonia alla Bulgaria; e dalla Bulgaria alla Grecia. In Grecia fu più difficile trovare qualcuno che avesse memoria di posti reali in Turchia, ma seguendo la professione della loro casta, fu possibile allacciarsi allo stesso tipo di zingari in Turchia. Dopo fu facile spostarsi di villaggio in villaggio fino ad arrivare in Iran. Ma nella Turchia orientale, quando trovai i “musicisti per matrimoni, fu possibile saltare direttamente indietro alla Valle di Hunza sul confine cinese.

Sebbene debba ancora intervistare parecchi zingari nei Balcani e nel resto dell'Europa, sto progettando di recarmi nella valle di Hunza ad ottobre, portando con me non solo la mia videocamera, ma anche il kit per il test del DNA. Le tradizioni, e persino la lingua, possono essere adottate. Ma il DNA non mente. Solo allora sarò in grado di dimostrare alcune delle mie ricerche e di dar credito alle storie orali degli zingari. E soprattutto, di dimostrare che è valsa la pena di salvarli.

Paul Polansky, scrittore e storico, è uno dei più importanti poeti statunitensi “in esilio”, autore di diverse raccolte poetiche e romanzi di forte impegno civile, dedicandosi negli ultimi anni soprattutto alla drammatica situazione dei rom residenti nel Kosovo, vittime di avvelenamento per il piombo rimasto nel sottosuolo dalle guerre precedenti e ignorati anche dalle Nazioni Unite che dovrebbero protteggere la loro incolumità fisica, soprattutto quella dei bambini, le vittime più numerose. Questa poesia, “Il mio lavoro”, è un esempio della produzione poetica fortemente politica e umanitaria di Polansky. Nel 1994 il Comune di Weimar, in Germania, ha concesso a Paul Polansky il prestigioso Human Rights Award, consegnatogli dal Premio Nobel Günther Grass.

 
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 08:31:37 in Europa, visitato 2303 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Martedì 8 luglio 2008 - Persiste l'emergenza sanitaria nei campi Rom dell'ONU




QUANDO MILIONI DI GIOCATTOLI fabbricati in Cina furono recentemente richiamati per paura di avvelenamento da piombo, Time magazine, CNN e la maggior parte dei media ne fecero una notizia da prima pagina. Dottori di tutto il mondo furono citati per come la pittura al piombo potesse causare danni al cervello e agli organi, specialmente in bambini sotto i sei anni di età il cui sistema immunitario non era ancora pienamente sviluppato. Ma nessun media a suo tempo ha menzionato una parola sul peggior caso di avvelenamento da piombo nella storia medica: i campi ONU per persone internamente disperse (IDPs) nel nord Kosovo.

Forse per la maggior parte dei giornalisti, i campi di morte ONU non sono una nuova storia anche se le morti continuano a crescere. Ne ho scritto sull'International Herald Tribune. In seguito a questo, la ZDF (TV tedesca) fece un breve programma sui campi, e così fece Aljazeera. Bild Zeitung, il più diffuso giornale tedesco, non solo raccontò la storia, ma chiamo otto bambini (dopo che la loro madre ed un fratello erano morti di avvelenamento da piombo) in Germania per trattamenti medici dove le scansioni mostrarono che i bambini avevano gli organi danneggiati e danni irreversibili al cervello.

Questo è come successe

Il 16 giugno 1999, quattro giorni dopo l'arrivo delle truppe NATO, bande di estremisti Albanesi, guidate dagli ufficiali in uniformi nere dell'Armata di Liberazione del Kosovo, attaccarono quasi tutte le comunità Rom in Kosovo. Agli Zingari fu detto di fuggire o che sarebbero stati uccisi. Su di una popolazione anteguerra di circa 130.000, oltre 100.000 Rom nei seguenti tre mesi lasciarono il Kosovo.

Dopo la loro partenza, più di 14.000 case Zingare furono saccheggiate e poi distrutte.

Le truppe NATO rifiutarono di intervenire, dicendo che era un problema della polizia locale. Ma a quel tempo non c'era polizia locale. I Serbi che costituivano la polizia locale erano stati costretti dalla NATO a ritirarsi in Serbia.

Ho personalmente assistito a parte di questa diaspora, perché nel luglio 1999 l'ONU mi chiese di recarmi volontario in Kosovo e consigliarli sui problemi Rom. Per tre mesi, sono stato l'unico non-Zingaro a vivere 24 ore al giorno nel più grande campo ONU, Obilich. Durante il giorno, mi recavo spesso dove gli Zingari erano stati minacciati. Ho visitato particolarmente la più grande comunità Zingara in Kosovo, a Mitrovica sud. Là una comunità di oltre 8.000 Zingari (Rom, Askali ed Egizi) che vivevano in oltre 1.000 case erano state costrette a fuggire sotto l'occhio delle immobili truppe NATO.

La maggior parte degli Zingari di Mitrovica scappò all'estero. Circa 1.000 trovarono rifugio in una scuola serba chiusa per le vacanze estive. Per alcuni mesi organizzai acqua e cibo attraverso diverse agenzie di aiuto per questi Zingari accampati nella scuola.

Nel novembre 1999, l'UNHCR si prese carico di loro e li trasferì in quattro campi costruiti su di un terreno tossico, gli unici posti che l'ONU disse erano disponibili. Protestai, chiedendo l'attenzione degli ufficiali ONU - e specialmente dei capi dell'UNHCR a Pristina - sul fatto che queste aree intossicate potevano essere di detrimento alla salute di questi IDPs. L'UNHCR mi rassicurò dicendo che avevano firmato contratti con le municipalità locali, assicurando che gli IDPs sarebbero stati nei campi per soli 45 giorni. Alla fine di questi 45 giorni, avrebbero avuto ricostruite le loro case e vi avrebbero fatto ritorno, oppure sarebbero stati mandati come rifugiati in un altro paese estero. Sfortunatamente, dopo quasi nove anni e molte morti, a causa dell'avvelenamento da piombo, gli IDPs vivono ancora su un terreno contaminato.

Durante l'estate del 2000, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fece un'indagine medica a Mitrovica, perché a molti poliziotti ONU e soldati francesi furono trovati alti livelli di piombo nel sangue. Nel novembre 2000, l'OMS presentò un rapporto sanitario, dichiarando che la maggior parte di chi viveva a Mitrovica soffriva di avvelenamento da piombo. Il rapporto dichiarava che gli effetti peggiori si producevano sugli Zingari che vivevano nei campi ONU e raccomandava che i campi fossero evacuati e cintati così che nessuno potesse accedervi accidentalmente. Bernard Kouchner, l'attuale Ministro degli Esteri francese, era allora a capo dell'UNMIK. Disse agli autori del rapporto sanitario che lui era un dottore e comprendeva il pericolo di avvelenamento da piombo. Promise di prendere misure appropriate. Ma l'unica cosa che fece fu di chiudere la fonderia nelle vicine miniere di Trepca. Non evacuò e non chiuse i campi Zingari dove i livelli di piombo erano tre volte più alti della popolazione generale.

Invece di chiudere i campi Zingari, l'ONU costruì una pista che divideva due dei campi dai depositi di scorie tossici. Poi l'ONU mise cartelli in quattro lingue chiamando questa pista l'Alleato della Sanità. L'ONU costruì anche un campo da calcio ed uno da basket per i bambini Zingari accanto a 100 milioni di tonnellate di rifiuti tossici. Non venne detto loro che tramite questi sport, con l'apertura dei polmoni, sarebbero stati più vulnerabili all'avvelenamento da piombo.

Nonostante i ripetuti appelli per aiutare gli Zingari, specialmente quanti vivevano nei tre campi nell'area nord di Mitrovica, l'ONU fece esattamente l'opposto. Gli aiuti sul cibo vennero sospesi nel 2002, dicendo che era tempo che provvedessero loro ai rifornimenti. Nel campo di Zitkovac venne tagliata per sei mesi la fornitura d'acqua perché gli amministratori del campo - il partner ONU, Chiese al Lavoro Assieme - trovarono che gli Zingari usavano troppa acqua. Alla fine, gli Zingari di Zitkovac dovevano camminare per quattro km. due volte al giorno per prendere l'acqua potabile. In tutti i tre campi la maggior parte degli Zingari doveva passare dalla discarica per trovare il cibo.

Nell'estate del 2004, l'OMS fece un'indagine speciale nei tre campi dopo che Jenita Mehmeti, una bambina di quattro anni,morì per avvelenamento da piombo. Non era la prima. Sino allora in 28 (soprattutto bambini e giovani adulti) erano morti nei tre campi, ma Jenita fu la prima ad essere curata per avvelenamento da piombo prima che morisse. Nuovi esami del sangue presi dall'OMS mostrarono che molti bambini, i più vulnerabili all'avvelenamento, avevano livelli più alti di quanto la macchina potesse registrare.

I trattamenti medici a riguardo richiedono l'immediata evacuazione dalla fonte di avvelenamento e l'ospedalizzazione se i livelli di piombo superano i 40 mg/dl. Danni irreversibili al cervello iniziano di solito a10 mg/dl, specialmente in bambini sotto i sei anni di età il cui sistema immunitario deve ancora svilupparsi. Molti dei livelli di piombo nei bambini dei tre campi erano oltre i 65 mg/dl, i livelli più alti che la macchina dell'OMS potesse leggere. Lo staff dell'OMS sospettava che alcuni bambini (a causa dei loro sintomi) avessero livelli di piombo tra gli 80 e i 90. Come risultato, un bambino di sette anni aveva livelli di 120 mg/dl, il più alto nella storia medica.

Nel novembre 2004, l'OMS presentò all'UNMIK il suo rapporto sanitario sui campi Zingari, raccomandandone l'immediato sgombero. Anche se c'erano dei precedenti, quando l'ONU evacuò migliaia di Albanesi e Serbi del Kosovo quando si trattava di fatti che minacciavano la loro vita, questi Zingari non vennero evacuati. L'unica misura presa dall'ONU fu di iniziare incontri bimensili tra le agenzie ONU ed altre OnG per studiare il problema. Anche se molte OnG, compreso il Comitato Internazionale per la Croce Rossa, firmarono una petizione per chiedere all'ONU l'immediato sgombero di questi "campi della morte", l'ONU non prese nessuna decisione sino al 2006.

Nel gennaio 2006 l'ONU chiuse uno dei campi e spostò le 35 famiglie in una nuova località, a circa 50 metri dal vecchio campo. La nuova sistemazione venne chiamata Osterode. Era un'ex base NATO francese a nord Mitrovica, ma era stata abbandonata quando a molti soldati fu diagnosticato l'avvelenamento da piombo. Infatti, ai soldati francesi i medici dissero di non avere figli per nove mesi da quando avessero lasciato il campo a causa degli alti livelli di piombo nel loro sangue.

Tuttavia l'ONU, nella sua saggezza, ha speso oltre 500.000 € (donati dal governo tedesco) per risistemare questo campo. Immaginando che la maggior parte dell'avvelenamento da piombo venisse dal suolo, l'ONU ha cementato tutta l'area, ottenendo un certificato dal Centro per il Controllo del Disagio (CCD), un'agenzia fondata dall'ONU, che il campo era "libero da piombo". Anche se tutti questi campi sono stati costruiti sopra le vene delle miniere di Trepca, la maggior parte dell'inquinamento da piombo arriva tramite l'aria, da 100 milioni di tonnellate di scorie di fronte ai campi.

A settembre 2006, durante la sua prima conferenza stampa come capo dell'ONU in Kosovo, Joachim Ruecker annunciò orgogliosamente che l'ONU stava facendo qualcosa per gli Zingari che morivano per il piombo. Oltre a spostarli ad Osterode, che era stato dichiarato non libero dal piombo ma "più libero dal piombo", l'ONU iniziò a trattare gli intossicati con una dieta migliore. Per la prima volta dopo quattro anni, vennero forniti aiuti alimentari agli Zingari, che così non dovevano più recarsi alle discariche. L'ufficio USA di Pristina dono 1.000.000 di $ per questa "dieta migliore".

E' ben noto ai medici che una dieta appropriata può diminuire i livelli di piombo del 20%, ma solo se la persona affetta viene rimossa dalla fonte di avvelenamento. Nel caso degli Zingari infettati, ridurre il loro livello di piombo del 20% li avrebbe lasciati lo stesso con livelli pericolosamente alti. Per la prima volta in quattro anni, l'ONU procurò uno staff medico giornaliero per visitare gli Zingari. Sfortunatamente, l'avvelenamento da piombo può essere curato solo se il paziente viene allontanato dalla fonte di inquinamento.

Con la primavera 2006, furono chiusi due campi (Zitkovac e Kablare) ed oltre 100 famiglie vivono ora ad Osterode. Dopo tre mesi, vennero fatti gli esame del sangue e, secondo l'UNMIK, la salute degli Zingari andava migliorando, grazie alla nuova dieta ed i livelli di piombo stavano scendendo. Però, l'OMS e l'UNMIK rifiutarono di mostrare al pubblico o alle stesse famiglie Zingare la copia di questi esami del sangue.

Nel 2006 l'ONU annunciò che l'unica soluzione per gli Zingari che vivevano sui terreni tossici era ricostruire le loro case nel loro vecchio quartiere e spostarli là. Così l'ONU chiamò diversi donatori internazionali per ricostruire alcune case Zingare e diversi blocchi di appartamenti, con la promessa di spostare gli Zingari infettati dal piombo al loro vecchio quartiere. Sfortunatamente, come queste case furono completate tra l'estate e la fine del 2006, l'ONU non diede gli appartamenti a chi viveva nei campi avvelenati, ma principalmente a Zingari rifugiati del Kosovo che l'ONU voleva rimpatriare dalla Serbia e dal Montenegro, per mostrare che la politica di ritorno dei rifugiati stava funzionando.

Nell'aprile 2007, vennero interrotti tutti gli aiuti medici ed alimentari, perché l'ONU disse di non avere più fondi. Un'altra volta gli Zingari furono costretti a trovare il cibo nelle discariche. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Dato che molti bambini ad Osterode e nel vicino campo di Cesmin Lug mostravano segni comuni (piombo nei denti, vomito giornaliero e perdita della memoria), i leader del campo insisterono per nuovi esami del sangue nell'aprile 2008. Esami a caso su 105 bambini mostrarono risultati vacillanti. Per molti bambini del campo ONU "più libero dal piombo" di Osterode, i loro livelli di piombo erano raddoppiati dal loro trasferimento nell'ex base francese.

Visto che l'ONU, l'UNHCR e l'UNHCHR si rifiutavano di aiutare questi cittadini del Kosovo, mi sono appellato direttamente al Ministro della Sanità del neo dichiarato stato del Kosovo. Alush Gashi non è soltanto un dottore, ma anche un mio amico personale da anni. Una volta viveva e lavorava a San Francisco. Non solo gli ho scritto una mail, ma l'ho cercato anche nel suo ufficio, pregandolo di aiutare questa minoranza di cittadini. Lui capisce il problema. Conosce la situazione. Come dottore sa che questi Zingari devono essere evacuati immediatamente. Dice che il suo governo vuole aiutarli, ma sinora non hanno offerto nessun piano concreto.

Dal 2005 abbiamo cercato di obbligare l'ONU ad aiutare questi Zingari. Un avvocato americano, Dianne Post, ha tentato di citare l'ONU a nome delle diverse centinaia di  Zingari che vivono nei campi. La sua causa contro l'ONU al tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo è stata rigettata perché la corte ha dichiarato che solo uno stato, non un'organizzazione, può essere accusato. Anche se l'ONU era l'unico amministratore del Kosovo, il tribunale ha deciso che non poteva essere accusato. Ma ora che il Kosovo è finalmente un paese indipendente, può essere citato per negligenza, discriminazione ed omicidio non premeditato.

L'ONU ha una politica di compensazione per problemi simili. Ma gli avvocati ONU, per tre anni, hanno rifiutato di cooperare nel cercare una compensazione per gli Zingari o risolvere i loro problemi di salute. L'ONU non nega le proprie responsabilità ma rifiuta di rispondere sul proprio ruolo e sulle proprie norme.

Nel 2005 la Società per i Popoli Minacciati, la più grande OnG in Germania dopo la Croce Rossa, ha portato in Kosovo il massimo esperti tedesco sull'avvelenamento tossico, il dottor Klaus Runow. Anche se l'ONU ha provato ad escluderlo dai campi, ha potuto raccogliere 60 campioni di capelli dai bambini Zingari. Spedì i campioni ad un conosciuto laboratorio di Chicago. I risultati mostrarono che non solo molti dei bambini avevano i più alti livelli di piombo nella storia medica, ma che tutti avevano anche livelli di avvelenamento di altri 36 metalli pesanti. Nel tentare di difendersi, il personale ONU rispondeva che l'avvelenamento da piombo dipendeva dal fatto che gli Zingari fondevano le batterie delle auto. D'altra parte, il dottor Runow puntualizzava che nessuno di questi metalli pesanti si trovava nelle batterie delle auto.

Il dottor Rohko Kim, impiegato all'OMS di Bonn, venne raccomandato dall'ONU sulla questione. Anche se aveva ordini di non dare interviste o informazioni sui campi Zingari, potei parlare con lui. Gli chiesi se l'avvelenamento dipendeva dallo smaltire le batterie delle auto. Mi rispose di no. Mi disse che la maggior parte dell'avvelenamento proveniva dalla polvere tossica dei depositi di scorie e dal fatto che i campi erano costruiti sopra il terreno delle miniere. Disse che ogni bambino concepito nei campi avrebbe avuto danni irreversibili al cervello. Disse che avevamo già un'intera generazione di bambini Zingari avvelenati dal piombo. In un discorso pronunciato nel 2005 all'OMS, UNMIK e al Ministero della Sanità del Kosovo, il dottor Kim disse: "L'attuale situazione della comunità Rom che vive ora nei campi è estremamente, estremamente seria. Ho personalmente fatto ricerche sull'avvelenamento da piombo dal 1991, ma non ho mai visto nella letteratura una popolazione con livelli di piombo nel sangue così alti. Credo che il caso di Mitrovica nord sia unico, mai visto prima nella storia. Questo è la più grave catastrofe connessa al piombo nel mondo e nella storia." Nel 1999, l'ufficio USA di Pristina trasportò via aereo 7.000 Albanesi a Fort Dix, NJ, per proteggerli dai Serbi. Nel marzo 2004, la polizia ONU e la KFOR evacuarono 4.000 Serbi nella base KFOR per salvarli dagli Albanesi. Ci sono precedenti in Kosovo per salvare vite, ma non per 500 vite Zingare.

Sinora, 77 Zingari sono morti nei campi ONU. Sono successi anche molti aborti. L'ONU non ha mai investigato su queste morti o mai condotto un'autopsia. Tuttavia, dai sintomi descritti da genitori e vicini, i dottori consultati ritengono che l'avvelenamento da piombo ha contribuito alla maggior parte delle morti e degli aborti.

Qualche settimana fa un bambino Zingaro è morto ad Osterode. Aveva un mese d'età ed era nato con una grande testa, pancia gonfia e gambe piccolissime. Si è svegliato alle sei di mattina, vomitando ed è morto venti minuti dopo in ospedale.

Avvelenamento da piombo significa per i bambini una morte spaventosa e dolorosa. Jenita Mehmeti, quattro anni, frequentava l'asilo del campo, quando la sua insegnante notò che stava perdendo la memoria e faticava a camminare. Jenita fu rimandata alla sua baracca, dove per i seguenti tre mesi vomitò più volte al giorno, prima rimanendo paralizzata e poi morendo. Quando la sua sorellina di due anni mostrò gli stessi sintomi, il dottore ONU per Mitrovica rifiutò di curarla, dicendo che era in un campo ONU ad un km. dalla sua giurisdizione. Un'OnG la portò a Belgrado e le salvò la vita.

Paul Polansky è un autore americano e capo della missione Società per i Popoli Minacciati. Ha vissuto in Kosovo dal luglio 1999. Nel 2005 ha pubblicato un libro sui campi chiamati ONU-Sangue con Piombo. Può essere ordinato online pjpusa50401@yahoo.com Questo indirizzo email è protetto dallo spam, occorre attivare gli  JavaScript .

Rukija Mustafa morì nell'aprile 2005 assieme al suo neonato. Sopravvissero il marito ed otto bambini, tutti portati in Germania per cure mediche dalla Bild Zeitung, il più diffuso giornale tedesco in circolazione.

Nikolina Mehmeti, bambina di due anni sorella di Jenita che morì di avvelenamento da piombo. Poco dopo la morte di Jenita, Nikolina mostrò gli stessi sintomi. L'ONU a Mitrovica rifiutò di autorizzare le cure per Nikolina a Belgrado, anche se lei cadeva in coma continuamente. Una OnG Romani locale la portò a Belgrado e le salvò la vita. Più tardi un donatore americano diede alla famiglia un pezzo di terra a Priluzje dove costruirono una casa. I dottori a Belgrado dissero che se Nikolina fosse tornata alla fonte dell'avvelenamento, sarebbe morta come sua sorella.

 

Ricerca fotografie per piombo

Nessuna fotografia trovata.

Titolo
Quest'anno ci saranno le elezioni europee. Ti senti coinvolto:

 Per niente
 Poco
 Normalmente
 Abbastanza
 Molto

 

Titolo
La Newsletter della Mahalla
Indica per favore nome ed email:
Nome:
Email:
Subscribe Unsubscribe

 

********************

WIKI

Le produzioni di Mahalla:

Dicono di noi:

Bollettino dei naviganti:

********************


Disclaimer - agg. 17/8/04
Potete riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo il link:
www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione.
Ulteriori informazioni sono disponibili QUI

La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net

Filo diretto
sivola59
per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype


Outsourcing
Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare.
Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti:

Il gruppo di discussione

Area approfondimenti e documenti da scaricare.

Appuntamenti segnalati da voi (e anche da me)

La Tienda con i vostri annunci

Il baule con i libri Support independent publishing: Buy this e-book on Lulu.


Informazioni e agenzie:

MAHALLA international

Romea.cz

European Roma Information Office

Union Romani'

European Roma Rights Center

Naga Rom

Osservazione


Titolo
blog (2)
Europa (7)
Italia (6)
Kumpanija (2)
media (2)
musica e parole (4)

Le fotografie più cliccate


03/12/2024 @ 04:05:22
script eseguito in 9046 ms

 

Immagine
 6 maggio: Djurdjevdan - Herdelezi - la festa di san Giorgio... di Fabrizio



Cerca per parola chiave
 

 
 

Circa 6002 persone collegate


InChat: per non essere solo un numero scrivete /n  e poi il vostro nome/nick

< dicembre 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
      
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
         
Titolo
blog (506)
casa (438)
conflitti (226)
Europa (986)
Italia (1410)
Kumpanija (377)
lavoro (204)
media (491)
musica e parole (445)
Regole (348)
scuola (335)
sport (97)

Catalogati per mese:
Maggio 2005
Giugno 2005
Luglio 2005
Agosto 2005
Settembre 2005
Ottobre 2005
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024
Maggio 2024
Giugno 2024
Luglio 2024
Agosto 2024
Settembre 2024
Ottobre 2024
Novembre 2024
Dicembre 2024

Gli interventi più cliccati

Ultimi commenti:
BuongiornoE-mail: giovannidinatale1954@gmail.comOf...
28/12/2021 @ 11:20:35
Di giovannidinatale
Hi we are all time best when it come to Binary Opt...
27/11/2021 @ 12:21:23
Di Clear Hinton
 

Locations of visitors to this page

Contatore precedente 160.457 visite eliminato il 16/08/08 per i dialer di Specialstat

 Home page © Copyright 2003 - 2024 Tutti i diritti riservati.

powered by dBlog CMS ® Open Source