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Di Fabrizio (del 12/08/2009 @ 09:27:02 in lavoro, visitato 1889 volte)
Da
Roma_Daily_News
I Rom d'Europa soffrono i morsi della disoccupazione - 9
agosto 2009 By Jan Cienski in Velka Lomnica, Slovakia, and Thomas Escritt in
Budapest
Dionyz Sahi è scappato dal peggior quartiere di Kosice, la seconda città
della Slovacchia e dalla disoccupazione a vita, grazie ad un programma messo a
punto dalla US Steel per assumere membri della comunità rom. La sua via di fuga
dalla povertà è ora chiusa come risultato della crisi economica globale.
"Non siamo più in fase di assunzione, siamo in fase di riduzione," dice
George Babcoke, presidente di US Steel Kosice, una sussidiaria della compagnia
americana e il più grande investitore nella parte orientale della
Slovacchia.
Il crollo economico ha colpito in modo particolarmente duro gli 8 milioni di
Rom (stimati) in Europa, ampliamente visti come la popolazione continentale più
vulnerabile. Molti zingari hanno avuto da tempo problemi nel trovare lavoro
nell'economia formale e sono stati tra i primi a perdere il loro lavoro durante
la crisi.
"I Rom sono gli ultimi [ad essere] assunti ed i primi licenziati" dice
Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre di Budapest. "C'è
un'evidenza aneddotica a suggerire che la crisi economica ha riguardato i Rom in
maniera sproporzionale, ma i livelli d'impiego sono sempre stati bassi per
questo gruppo."
L'effetto della crisi si può vedere nel villaggio di Velka Lomnica, nella
Slovacchia settentrionale. Là, dove il verde vivido delle pianure confina con le
montagne Tatra coperte di neve, 1.000 Rom vivono in abbietta povertà. Le donne
si appoggiano ad aperture senza finestre che si aprono in caseggiati cadenti
costruiti su tre livelli, mentre la maggior parte della gente vive in baracche
improvvisate non progettate per i duri inverni slovacchi.
Il vicino impianto della Whirlpool è stato costretto a licenziare gli operai
questo anno dato che la richiesta delle sue lavatrici è calata ed alcuni che
hanno perso il lavoro vivono nel villaggio. Mirko, un Rom, dice che il suo
ingresso mensile è sceso da €650 ai €130 dell'assegno governativo. "Ora mangiamo
differentemente. Carne e frutta sono cose del passato," dice. "La gente era
invidiosa di me quando avevo un lavoro, ma ora non possiamo permetterci neanche
vestiti di seconda mano."
Un altro ex impiegato della Whirlpool dice che sta cercando in giro per la
Slovacchia un altro lavoro.
"Ho cercato un lavoro a Bratislava, ma mi hanno detto: -Se sei un Rom, non si
preoccupi di segnalarsi-," dice.
Mentre la crisi colpisce, i Rom trovano più difficile competere per un lavoro
[...]
In Ungheria, dove la crisi economica ha esacerbato un problema esistente di
deindustrializzazione nella parte povera a nord-est del paese, la disoccupazione
è diventata un problema particolarmente acuto per i Rom.
Colpiti duri dalla peggior recessione del paese dalla transizione dal
comunismo, gli Ungheresi si stanno rivolgendo sempre più verso lo Jobbik, un
partito di estrema destra che accusa gli zingari per l'aumento del crimine. Nei
mesi recenti, ci sono stati assalti agli insediamenti rom, con diversi uccisi.
La Romania, con la sua popolazione zingara più vasta e meglio integrata, ha
avuto meno conflitti violenti dell'Ungheria nell'anno passato, ma potrebbe avere
una completa crisi sociale quando il ritorno a singhiozzo dei Rumeni dall'Italia
e dalla Spagna diventasse un'ondata, se andasse in crisi l'industria delle
costruzioni nell'Europa meridionale.
Nella Repubblica Ceca, l'atmosfera per gli zingari è diventata tanto
avvelenata che in centinaia hanno richiesto lo status di rifugiati in Canada,
tanto che Ottawa ha reimposto l'obbligo di visto per i viaggiatori cechi.
Mentre la regione lotta per districarsi da una inattesa e tagliente
diminuzione economica, ci vorrà probabilmente del tempo prima che gli altri Rom
seguano Sahi fuori dalla povertà. Ottenere un lavoro nel 2003 ha permesso a Sahi
di lasciare Lunik IX, un torvo quartiere rom alla periferia di Kosice. "Prima
non avevo mai avuto un lavoro," dice. "Quando ho avuto in mano il primo assegno
e ho portato i bambini a comperare dei giocattoli, ho capito allora la felicità
di avere un lavoro."
Di Fabrizio (del 04/02/2007 @ 09:17:28 in casa, visitato 2084 volte)
Da Slovak_Roma

Attualmente i Rom in Slovacchia stanno sperimentando un'ondata di sgomberi forzati; secondo un rapporto di martedì 23 gennaio 2007 della Milan Simecka Foundation, Centre on Housing Rights and Evictions (COHRE) ed European Roma Rights Centre (ERRC).
Il rapporto, che mostra come una combinazione di vari fattori stia guidando i Rom dalle loro case verso aree più segregate, è stato lanciato in una speciale tavola rotonda con i rappresentanti dei Rom e delle organizzazioni della società civile ed i Ministeri delle Costruzioni e dello Sviluppo Regionali, Lavoro, Famiglia ed Affari Sociali, Giustizia, Affari Stranieri, l'Associazione per le Municipalità Locali e il Centro Nazionale Slovacco per i Diritti Umani, tra gli altri.
I partecipanti hanno discusso i principali fattori che sono emersi dai casi concreti del rapporto, incluso:
- Emendamenti al Codice Civile del 2001, che indebolisce la posizione legale degli inquilini delle case municipali. Non è più richiesto il parere del tribunale per lo sgombero ed è stato significativamente ridotto l'obbligo della municipalità nel provvedere ad un alloggio alternativo.
- Le riforme radicali al sistema dell'assistenza sociale nel 2004, che includevano una revisione fondamentale dei permessi abitativi e il diritto per i disoccupati, indeboliscono le capacità degli inquilini indigenti, i Rom in particolare, di pagare regolarmente l'affitto e le spese accessorie.
- La storica negligenza nel problema di chi no paga l'affitto e la resistenza delle autorità locali nell'adoperare meccanismi per assistere i Rom nel pagamento dei debiti, ad esempio con l'istituzione di un fondo speciale.
- La pratica ingiusta della fatturazione eccessiva degli inquilini Rom sui programmi di utilità, per i servizi quali acqua ed energia.
- Le municipalità spostano i Rom dalle zone centrali, spesso con false pretese come la sicurezza degli edifici, e li piazzano in edifici nuovi ma segregati e di bassa qualità alle estreme periferie oppure in edifici poveri acquistati in piccoli villaggi. Questa pratica si applica anche a quei Rom che pagano regolarmente l'affitto e che hanno diritto, secondo la legge, ad una sistemazione alternativa di pari valore.
Gli oratori delle organizzazioni internazionali hanno espresso le loro preoccupazioni perché questi fattori violano i diritti umani sottoscritti dalla Slovacchia, quali quelli della casa, della sicurezza sociale, rispetto per l'uguaglianza. La tavola rotonda ha discusso particolarmente la proibizione internazionale degli sgomberi forzati. Ciò richiede che gli sgomberi siano attuati esclusivamente in "circostanze eccezionali". In particolare le leggi internazionali ed europee richiedono che debba esserci;
- una giustificazione molto forte per uno sgombero;
- la ricerca di alternative fattibili agli sgomberi che vedano la partecipazione degli interessati;
- un dovuto processo;
- una sistemazione alternativa adeguata allo sgombero;
- senza nessuna discriminazione in ognuno di questi passaggi.
D'altra parte, in molti dei casi riportati, mancano queste caratteristiche. Gli esempi includono:
Zilina
La municipalità. il cui sindaco è leader del partito di destra Nazionale Slovacco, ha annunciato il 6 novembre 2006 la sua intenzione di sgomberare abitanti, la maggior parte di loro sono Rom, da un appartamento in città alle "celle UNIMO" (cubiculi temporanei), costruite in un'altra località. Il loro edificio è in via di demolizione per far posto al parcheggio di un hotel. Solo gli inquilini con regolare contratto hanno il diritto ad un cubiculo, anche quando questo non corrisponda al valore dell'alloggio lasciato.
Kosice
Il 16 ottobre 2006, una famiglia rom è stata sgomberata dall'appartamento comunale nonostante fosse lì regolarmente dal 1987 ed in regola coi pagamenti dell'affitto e delle spese. Un rappresentante del municipio ha comunicato che l'edificio non era sicuro e che la famiglia doveva spostarsi per un periodo limitato. Ha proposto un appartamento sostitutivo a Lunik IX (un ghetto Rom). La famiglia ha concordato con la rilocazione temporanea, ma non a Lunik IX. In seguito, il rappresentante a chiesto al capo-famiglia, che è analfabeta, di firmare un documento relativo al servizio dell'acqua corrente. Invece, era il contratto d'affitto per Lunik IX. Nonostante le proteste, la famiglia è stata sgomberata. Non ci sono stati altri sgomberi per gli altri inquilini non-Rom, e nessuno di loro ha avuto comunicazione di problemi di sicurezza.
Sabinov
Il comune ha costruito 24 appartamenti a basso standard nella località segregata di Telek, che è a 3 Km. dalla città e manca di servizi pubblici. Il sindaco ha dichiarato apertamente l'intenzione di segregare i Rom, "Questi nuovi edifici saranno sufficientemente lontani dalle case non-Rom". A giugno 2005, 24 famiglie rom sono state sgomberate dall'edificio comunale in piazza Libertà e sistemate a Telek. Tra loro c'erano famiglie che pagavano regolarmente l'affitto e avevano investito soldi per migliorare i loro appartamenti. Precedentemente queste famiglie avevano provato ad acquistare gli appartamenti dove vivevano, ma il comune non aveva risposto. Anche dei non-Rom sono stati trasferiti, ma a loro sono state fornite case di standard adeguato. Dopo lo sgombero le loro case sono state vendute ad alti funzionari comunali [...]
Un riassunto del rapporto in inglese può essere scaricato QUI
Di Fabrizio (del 06/03/2011 @ 09:11:58 in casa, visitato 1656 volte)
Le madri zingare di Luník IX scrivono al Premier

Alcune bambini e mamme del ghetto Rom di Luník IX a Košice hanno indirizzato
una lettera aperta al primo Ministro Iveta Radičová per informarla della
situazione senza speranze nella quale versano.
Nella lettera, le madri ed i bambini zingari informano la Radičová che la gente
di Luník IX paga l'affitto delle case nonostante non esistano contratti. Che allo
stesso modo viene riscossa quotidianamente l'elettricità, in ragione di 6 euro
al giorno, da parte degli incaricati della città. Che insomma nel quartiere non
vige l'anarchia zingara ma l'irregolarità e l'arbitrio degli amministratori
locali.
"Scriviamo al Primo Ministro perché speriamo che l'Ispettorato del Commercio e
gli altri uffici ispettivi conducano una profonda verifica della situazione
della Direzione di Luník IX e dell'Associazione per la Casa di Kosice per
scoprire chi abbia gestito tanto irresponsabilmente, per quasi venti anni,
l'affitto degli appartamenti di Luník IX, e perché lo abbia fatto".
Secondo Gabriel Glovacký, un insegnante che opera nell'ambito della comunità Rom
di Košice, il quartiere è, come gli stessi abitanti definiscono "una trappola
sociale" che non prevede uscite.
"Prima della fine del 1989 il 94% dei Rom di Luník IX aveva una occupazione.
Attualmente il 94% di loro è disoccupato", sostiene Glovacký, spiegando come i
giovani del quartiere desiderino una vita diversa da quella dei genitori ma non
abbiano prospettive di cambiamento per le loro vite.
"La gente di Luník IX è probabilmente indebitata per le prossime tre o quattro
generazioni. Vivono in appartamenti in cui l'acqua viene erogata per un'ora due
volte al giorno, ma i debiti corrispondenti ad acqua, elettricità e
riscaldamento raggiungono totali di milioni di euro" ha continuato a spiegare Glovacký, sottolineando che persino i pochi zingari che hanno un lavoro non
guadagnano abbastanza per trovare una modesta abitazione lontano da Luník IX.
Simile anche l'opinione di Anna Koptová, Preside della scuola superiore di via
Galaktická, che spiega: "se il colore della tua pelle è scuro e la tua residenza
permanente è a Luník IX non hai speranze di trovare lavoro". Secondo la preside Koptová ci sono infatti tanti Rom colti ed abili che si trovano discriminati sul
mercato del lavoro.
Di Fabrizio (del 24/08/2013 @ 09:06:58 in casa, visitato 1818 volte)

Di
Kosice in Mahalla se n'è parlato spesso. Città simbolo della condizione
dei Rom in Slovacchia:
- da una parte culla della classe intellettuale e
imprenditoriale romanì,
- dall'altra sede di quartieri ghetto da incubo.
Una passione slovacca, sono i muri. Meglio, se per dividere rom da non rom.
Nel 2005, questa notizia passò quasi sotto silenzio, almeno in Italia.
Kosice sembra non voler essere a meno di Presov, e anche se
con otto anni di ritardo, voleva adeguarsi. Così i bravi cittadini non-rom (suppongo, assieme a quei rom che sono riusciti a scappare dal ghetto), si son
messi di buzzo buono a costruire un muro che li isolasse da quei disgraziati
rinchiusi nel ghetto di Lunik. Stavolta sono insorti in tanti, in Slovacchia, in
Europa, persino in Italia.
Che fare, il dubbio della giunta comunale?
Leggo su
EUOBSERVER, che il muro, forse in ossequio alle tradizioni romanì,
è stato edificato senza nessun permesso. Non è dato sapere con
quale tempismo l'amministrazione provvederà ad abbatterlo, ma (volendo e con la
dovuta calma), può legalmente farlo. Rimane (ACCIDENTI, CHE SFIGA!) il problema
del ghetto di
Lunik: quello è legale, lo stato lo costruì apposta per inscatolarci la
popolazione più disperata, e l'abbandono (pubblico e privato) l'hanno
trasformato in una discarica con i muri.
Di Fabrizio (del 21/12/2012 @ 09:06:55 in sport, visitato 1493 volte)
Da
Roma_und_Sinti
taz.de IN BICICLETTA NELLO SLUM DEI ROM Pornopovertà illuminata?
I Rom della Slovacchia orientale erano chiaramente sopraffatti
dall'invasione ciclistica. Perché, nonostante tutto, l'incontro di un giro
ciclo-politico può dirsi riuscito. Von PAUL
HOCKENOS
Lunik IX: il complesso residenziale alla periferia di Kosice è stato
costruito tra gli anni '60 e '70. Immagine: imago/ecomedia/Robert Fishman
"Turisti tedeschi verranno in bici a visitare le baraccopoli dei Rom" mi
diceva al telefono la mia amica Juliana da Kosice. "Questa è la goccia che fa
traboccare il vaso!" mi sono alterato. Mi aspettavo le loro critiche, ma non
così in fretta. "Però, sono un giornalista," ho ribattuto, "e ci scriverò sopra.
Questa è la differenza fondamentale - o no?"
Dietro il viaggio di una settimana a tema "Tra letargia e abbandono,
rassegnazione ed auto-organizzazione: un viaggio politico in bicicletta nella
patria dei Rom nella Slovacchia orientale" c'è l'organizzazione berlinese "Politische Radreisen".
La spedizione faceva parte del "turismo politico" sempre di moda. Viaggi
istruttivi su temi politici spuntano come funghi, in particolare quelli pittati
da sinistra. Invece di sorseggiare cocktail a Maiorca o sull'Adriatico,
visitiamo baraccopoli in Honduras o le misere capanne dei lavoratori migranti in
Malesia.
L'offerta dei taz ai "Viaggi nella civiltà" si è notevolmente allargata negli
ultimi anni. Comprende dai viaggi nei luoghi dei massacri di Srebenica/Bosnia-Herzegovina,
alla guerra nella dilaniata Gaza sino al Ruanda (La vita dopo il genocidio"),
tutti sotto la guida di un taz-corrispondente esperto che risiede in loco.
One-man event
I "Viaggi politici in bici" sono un evento one-man. L'operatore è Thomas
Handrich, politologo ed già presidente della Fondazione Heinrich-Böll nell'ex
Germania dell'Est. Questo cinquantunenne ha lavorato come consulente per una OnG,
il cui scopo era permettere ai giovani Rom di prendere in mano i propri
interessi.
Il viaggio di una settimana aq piedi sui Carpazi costò 800 euro a ciascuno dei
partecipanti - senza noleggio delle biciclette. 50 euro erano destinati a gruppi
locali di giovani rom.
A differenza della mia amica Juliana ho dovuto mettermi in viaggio per iniziare
a capire che questa spedizione potesse essere corretta, ma che ciò dipendesse da
molti fattori.
Solo alcuni punti critici
La prima domanda era se il nostro viaggio fosse un voyeuristico depravato "Pornopovertà",
o avrebbe permesso un incontro reale. Alla fine del viaggio mi sono convinto che
la nostra spedizione aveva giustificazione - con alcuni limiti, alcuni punti
critici.
Sono state le motivazioni dei partecipanti ad eliminare molti dei miei dubbi.
Nell'eterogeneo gruppo c'era un componente della frazione di sinistra del gruppo
parlamentare, un docente e ricercatore sull'antiziganismo della Alice-Salomon-Hochschule,
una studentessa di sociologia che ha lavorato sul tema dei Rom migranti da
Romania e Bulgaria, un pastore la cui chiesa si occupa di rifugiati, tre
giornalisti, un berlinese di 17 anni di origine rom e un appassionato di moto,
poco interessato ai Rom.
Spiegava uno squatter di Kreuzberg che voleva affrontare i propri pregiudizi nei
confronti dei Rom. Aveva trovato lavoro come custode in un campo profughi, dove
vivono molti Rom.
Il fattore di disturbo: un grande gruppo
Anche se nessuno nel gruppo era alla ricerca di brividi a buon mercato, la prima
visita in un quartiere rom a Kosice si è dimostrata difficile. Con
l'organizzatore, i traduttori ed un operatore sociale slovacco eravamo circa 20
persone - troppe.
Siamo giunti nell'angusto ufficio del sindaco o dentro una lodevole OnG con le
nostre biciclette ed i caschi in mano, come il proverbiale elefante nel negozio
di porcellane.
Asilo nel complesso residenziale Lunik IX. Immagine: imago/ecomedia/Robert
Fishman
Una barriera insormontabile
Il muro tra "noi" e "loro" sembrava almeno di due metri di spessore. I Rom delle
campagne dell'est erano chiaramente sopraffatti dall'invasione straniera.
Chi era questa gente? E cosa volevano qui? Naturalmente, non si erano mai visti
così tanti tedeschi rivestiti di goretex ad invadere la loro scuola
professionale o il loro circolo giovanile.
Tuttavia i Rom hanno risposto a molte delle nostre domande, nella maniera più
completa. Certo, abbiamo fotografato molto - finché i Tedeschi sono
rimontati sulle loro biciclette verso l'appuntamento successivo in programma.
Ciclisti, beninteso, che non erano soddisfatti delle risposte ricevute. Un
interprete slovacco ha espresso chiaramente il disagio per la situazione. A ciò
sono seguite discussioni, critiche, autocritiche - molto pazienti, accurate,
tutto molto tedesco.
Informazioni mancanti
E' apparso chiaro che a molti partecipanti mancavano informazioni necessarie
alla comprensione. La distanza tra noi e i Rom ci metteva a disagio. Sarebbero
stati necessari maggior dialogo e sensibilità.
Il resto del viaggio è andato meglio - con poche eccezioni. L'interprete di cui
sopra si è rifiutata di tradurre alcune domande che giudicava inappropriate.
Come quando uno dei giornalisti aveva chiesto ad un Rom disoccupato come
passasse le sue giornate.
Gli stessi Rom non ci sono sembrati infastiditi. Ad una nostra domanda
specifica, ci hanno risposto che erano grati perché qualcuno da fuori si
interessava sulle loro condizioni.
Ed una sera, ben pieni di birra e salsicce alla griglia, pedalando attraverso un
insediamento rom, i bambini ci hanno applaudito come se passasse il
Tour de France.
Il gruppo mostra qualcosa di sé
Alcuni ragazzi rom hanno improvvisato uno spettacolo di danza per gli ospiti, le
truppe in velocipede si sono vendicate con alcune canzoni. La nostra performance
è stata parecchio al di sotto del loro livello - ma avevamo infranto, almeno
stavolta, il nostro ruolo passivo e mostrato qualcosa di noi.
Il momento più difficile del viaggio è stata la visita a Lunik IX. La discesa
dalla torre posta alla periferia di Kosice verso il quartiere rom, simile a come
poteva essere Manchester al tempo del primo capitalismo industriale.
Lunik IX è il più rande ed oscuro slum nell'Europa centrale. 9.000 Rom in
condizioni di assoluta povertà vivono in edifici senza finestre. L'elettricità
ed il riscaldamento sono stati tagliati da anni.
Rispetto della privacy
A Lunik IX c'erano così tanti giornalisti, che il distretto avrebbe potuto
aprire un proprio ufficio turistico, scherzava la mia amica Juliana. O vendere i
biglietti.
Per rispetto il nostro gruppo si è mantenuto fuori dagli edifici. Abbiamo invece
visitato l'asilo locale e lasciato le le aule con i regali fatti a mano dai
bambini. Uno di questi regali adorna ora la porta del mio frigorifero.
Il complesso residenziale è stato concepito per oltre 50.000 persone. Foto:
imago/Pius Koller
E' da lodare l'organizzatore del tour, perché non solo ci ha guidato nei punti
caldi, come nella tipica due giorni giornalistica nella regione. Abbiamo
incontrato Rom di diverse classi sociale e diversi stili di vita.
I nostri partner si sono presi il tempo per spiegarci l'eterogeneità della
questione rom. Abbiamo parlato con diverse persone, dagli assistenti sociali ai
creativi, i cui punti di vista ci hanno permesso di comprendere meglio la
complessa realtà di vita dei Rom.
Quando siamo andati in visita al vice-sindaco di Kosice, sapevamo molto di più
rispetto all'inizio del nostro viaggio. Abbastanza, comunque, da fargli diverse
domande spiacevoli. Così tante, che uno degli attivisti rom che ci accompagnava
durante l'incontro, ha iniziato a difendere il sindaco.
La loro OnG lavora quotidianamente con gli amministratori, che sono stati eletti
da poco. Forse il nostro intervento spiritoso avrebbe potuto danneggiarli, senza
che lo volessimo [...].
Gruppi più piccoli
Da un progetto pilota - cioè il primo viaggio ciclistico-politico tra i Rom
della Slovacchia orientale - certo non ci si aspetta che tutto funzioni. Tutti i
partecipanti concordano sul fatto che la prossima spedizione avrà bisogno di
un'introduzione migliore - prima di visitare un insediamento rom. E che i gruppi
debbano essere più piccoli.
E' stato troppo breve anche l'introduzione del tema delle politiche regionali e
politiche negli ultimi anni, intervenute nel bel mezzo del Decennio EU
dell'Integrazione dei Rom.
La prossima volta andranno discusse e aggiunte regole sulle fotografie da
scattare, sulle domande scomode e sul ruolo dei giornalisti. Questi ultimi,
devono aggregarsi come gli altri giornalisti? O per loro vale il codice adottato
per gli altri turisti politici?
Da turisti a moltiplicatori
Per me questi viaggi sono un successo. Ogni viaggiatore, tutti i viaggiatori,
hanno oggi una visione più chiara del complesso quadro dei Rom e di uno dei
problemi più gravi d'Europa, di quanto potrebbero ottenere da uno sguardo sulla
globalità dei media.
Quasi tutti hanno appreso qualcosa, che sarà utile al proprio lavoro politico o
professionale. Siamo partiti tutti come turisti - e ritornati come
moltiplicatori.
Cosa può significare, in generale, per il turismo politico? Dipende da come
funziona. E da chi. E perché. In ogni caso, sono necessarie molte discussioni su
questi temi.
Traduzione dall'inglese: Rüdiger Rossig
Di Fabrizio (del 16/06/2013 @ 09:02:48 in media, visitato 1507 volte)
Da
Roma_Daily_News
VICE-beta By Alon Aviram - Artur Conka fotografa i Rom poveri che ha lasciato
Artur Conka è uno dei
pochi Rom che ha documentato la propria comunità da dietro l'obiettivo.
Originario di Lunik IX (vedi
qui, ndr), una delle più grandi e povere comunità della Slovacchia,
la sua famiglia ha viaggiato attraverso l'Europa, prima di stabilirsi infine in
Bretagna, quando Artur aveva otto anni. Anni dopo, fornito di una laurea in
fotografia, Artur ha rivisitato la sua vecchia casa, per vedere com'era cambiata
la vita di chi era rimasto.
Molte cose si sono rilevate cambiate. Al posto del luogo gioioso che aveva fatto
da sfondo ai suoi anni d'infanzia, Artur ha tyrovato una comunità di 10.000
persone segregate razzialmente, che soffre al 99% di disoccupazione, disagio
diffuso e abuso pervasivo di droghe. Una volta lì, ha girato un
breve
documentario sulla vita quotidiana a Lunik IX, che andrebbe visto.
L'ho chiamato per una chiacchierata.

Ciao, Artur. Dimmi un po' di te.
Sono nato a Lunik IX in Slovacchia, ma la mia famiglia se n'è andata quando
avevo due o tre anni. Abbiamo viaggiato in tutta Europa per un po' e alla fine
siamo arrivati in Inghilterra che avevo otto anni. Anche se ero molto giovane,
ricordo molto di dove son nato. Penso che ciò mi abbia permesso di vedere
chiaramente il modo in cui è cambiato, quando ci sono tornato la prima volta nel
2009.
E cosa è cambiato?
Molto. Mi ricordo che c'era molta tensione razziale, ma al tempo in cui ce ne
andammo - all'inizio degli anni '90 - c'era ancora una specie di integrazione a
Lunik IX tra Rom e Slovacchi. Ora gli Slovacchi se ne sono andati da Lunik IX e
la situazione tra la comunità rom e le altre minoranze è lentamente deteriorata.
Questo a causa della crisi economica, la caduta del comunismo, e la rivoluzione
di velluto che ha avuto luogo dopo la scissione della Cecoslovacchia.
La segregazione sembra aver spinto i Rom in una situazione dove non possono
permettersi il cibo, l'alloggio e altre necessità di base. E' ciò che succede
quando si stigmatizza un popolo, quando lo si taglia dalla società. Senza
un'adeguata istruzione e le altre necessità, la gente non sviluppa le competenze
di cui ha bisogno per sopravvivere nel mondo d'oggi, e tutto ciò alimenta il
pregiudizio e l'odio razziale tra gli Slovacchi. Tornare è stato sicuramente uno
schock.

Il tuo caso è unico, sei uno dei pochi fotografi rom che si impegna nel
suo lavoro con la propria comunità. Questo progetto cambia in qualche modo la
tua prospettiva sui Rom?
Sì, sicuramente. Crescere in un determinato sistema d'istruzione, lavorando in
un altro paese - non importa se è quello da cui provieni - inavvertitamente
cambia il tuo punto di vista. Cambia tutto guardando da dietro l'obiettivo.
Qualcuno guarderà al mio lavoro dicendo che è molto di parte, propagandistico, o
troppo empatico verso la comunità rom. Ma quella per me è la realtà - non puoi
nasconderla o spingerla sotto il tappeto.
Nel tuo documentario hai catturato alcuni
simpatici momenti abbastanza intimi. Come hanno reagito i
residenti di Lunik IX quando li riprendevi?
Quando sono arrivato la prima volta è stato difficile, perché la gente non mi
riconosceva. Quando ho accennato con chi ero imparentato, mi hanno mostrato
rispetto, specialmente perché ero nato lì. E la generazione più vecchia
conosceva mia madre e mio padre. Il film comprende anche alcuni membri della mia
famiglia. Posso garantire che se fossi stato un non-Rom non avrei ottenuto la
stessa apertura. Credo che sarei stato cacciato dalla comunità.

Per te, com'era una tipica giornata a Lunik IX?
Ci arrivai a marzo e si congelava. A Lunik IX non esiste gas o riscaldamento
centralizzato, e l'acqua viene fornita solo due volte al giorno. Questo
significa che la mattina devi prendere dei contenitori per l'acqua da un amico
che ha lavorato nell'idraulica. Poi si esce in cerca di legna o qualsiasi altra
cosa che bruci, da usare come riscaldamento. La legna si usa anche per cucinare.
[...] La gente cerca di trovare un lavoro, ma la segregazione rende la cosa
difficile.
Se vai nella città più vicina, Kosice (la seconda città della Slovacchia)
troverai negozi esclusivi. Poi prendi l'autobus per Lunik IX ed in 20 minuti sei
in un mondo differente. L'odore di fogna e dei rifiuti ti colpisce
immediatamente.

E riguardo alle disposizioni statali, cosa si può fare?
Difficile da dire. Le famiglie ottengono sovvenzioni, come il sostegno al
reddito. D'altra parte, a causa dell'economia e della recessione, i prezzi sono
lievitati. E' dura per una famiglia con quattro bambini sopravvivere per un mese
di soli sussidi, perché il cibo costa molto caro. L'istruzione, le scuole sono
segregate. Slovacchi e Rom non vogliono condividere le stesse classi o i parchi
giochi. E'come tornare ai tempi della segregazione razziale in America. I
non-Rom sono cresciuti con questa paura e l'idea che i Rom siano esseri umani
orribili, e viceversa.
Quindi, data l'enorme quantità di disoccupazione nella comunità ed il
fatto che le sovvenzioni statali non bastano, come sopravvive la gente?
La gente guadagna con la vendita di rottami metallici, furto ed elemosine. O
prendono benefici dal governo. Si vive col minimo indispensabile.

Ci sono problemi di droga?
Sì. C'è un grande problema con la droga. Vivere in condizioni così orribile può
solo portare alle droghe come un tentativo di soluzione. Molti acquirenti sono
bambini - letteralmente di cinque o sei anni. Ho visto bambini e adulti
ubriacarsi assieme.
Immagino che condizioni simili portino anche molte tensioni domestiche.
L'abuso domestico è una questione importante?
Sì, lo è. Stavo filmando in questa casa e il marito della donna è tornato
veramente ubriaco e ha cominciato un diverbio. Ha iniziato a colpirla e
schiaffeggiarla di fronte a me. Inoltre, sembra ci sia parecchio traffico del
sesso in tutta la Slovacchia e in particolare a Lunik IX.

Vengono trafficanti del sesso a Lunik IX?
Sì. E alcuni di loro persuadono le giovani rom ad andare all'estero, con
l'illusione che la vita sarà migliore, così finiscono in schiavitù.
Cosa speri di ottenere con questo progetto?
Devo ritornare qualcosa ed è per questo che ci sto dando da lavorando. Il fatto
è che quando finisci in povertà, pensi che la vita sia così. Non ti rendi conto
che fuori c'è una classe media in espansione. Ho alcuni ricordi molto felici
della mia infanzia, ma ricordo anche le cose brutte. Ricordo mia madre assalita
per motivi razziali. Ricordo che una volta non ci servirono al ristorante, a
causa del colore della pelle. Per queste esperienze sento di dover dare una voce
ai Rom. E per me l'unica via è attraverso la fotografia ed il cinema.
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