Cerca - Rom e Sinti da tutto il mondo

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Ricerca articoli per jenisch

Di Fabrizio (del 06/11/2005 @ 15:55:38 in Kumpanija, visitato 2311 volte)

Mittwoch, 2. November 2005
VADIAN.NET, St.Gallen

I Nomadi: Rom, Sinti e Jenische - Berna: Col termine Nomadi si intendono dal Medio Evo quanti non siano popoli stanziali. I principali gruppi nomadici oggi in Europa sono i Rom, i Sinti e gli Jenisch. Da tempo vengono comunemente denominati "Zingari".

I Rom sono migrati dal V secolo dall'India. In Europa vivono oggi tra gli 8 e i 10 milioni di Rom. Parlano una lingua comune, il romani o romanes. Comunità a loro apparentate sono i "Sinti", i "Manusch" o in Spagna i "Gitanos". Nel tardo Medio Evo appaiono in  Europa altri gruppi erranti, di lingua differente. Il gruppo principale è quello degli Jenisch.. In Europa ve ne sono circa 100.000, in Svizzera, Germania e Austria. Sono chiamati anche "Zingari bianchi" o, nella Svizzera interna "Fecker".

Parlano lo jenisch, una lingua che si basa sulla grammatica tedesca e contiene parole tratte dallo jiddisch, dal romanes e persino dall'antico gaelico.

Nomadi in Svizzera - In Svizzera vivono secondo  l'Ufficio Federale per la Cultura circa 30.000 Nomadi, la maggior parte sono Jenisch. La maggior parte è diventata stanziale, tra i 3.000 e i 5.000 mantengono uno stile di vita semi-nomade (risiedono in case durante l'inverno e si spostano in estate). Circa 2.500 sino "di fatto nomadi attivi". Gli stati nazionali moderni, è dal XIX secolo, che perseguono l'assimilazione dei Nomadi alle comunità stanziali. Gli Jenisch vennero inglobati nei Cantoni dal 1850, a seguito dell'istituzione dello stato federale, come riportano gli atlanti di storia. Tra il 1926 e il 1973 oltre 600 bambini Jenisch vennero tolti ai loro genitori dalla "Associazione Caritatevole per i Bambini di Strada" Pro-Juventute, e rinchiusi in orfanotrofi o cliniche psichiatriche. Durante la II guerra mondiale, testimonia la Commissione Cantonale, i Nomadi vennero sottoposti  discriminazioni e limitazioni anche in Svizzera.

Gruppi autosufficienti: Nel 1975, gli Jenisch si sono uniti nella cooperativa "Ruota della Strada". Assieme ad altri gruppi chiedono un risarcimento per i torti subiti in passato e sostengono i loro diritti attuali. Anche la fondazione federale "Avvenire per i Nomadi Svizzeri" dal 1997 rivendica un miglioramento delle condizioni degli Jenisch. Gli Kenisch, a differenza degli altri gruppi linguistici, non sono riconosciti dalla Costituzione federale. La loro condizione giuridica varia a seconda delle legge cantonali, anche se gli accordi ONU sulla protezione delle minoranze, sottoscritti dalla Svizzera, assicurano loro una certa protezione in tutta la federazione. Sono invece riconosciuti come gruppo autonomo dal 1975 nel cantone di Berna.

 
Di Sucar Drom (del 24/11/2008 @ 12:22:26 in blog, visitato 2011 volte)

Un "pacchetto sicurezza" che non è degno di uno stato di diritto
Dai lavori di questa settimana in Senato potrebbe uscire uno statuto legislativo piuttosto pesante nei confronti non solo degli immigrati – quattro milioni circa di persone, "regolari" o "irregolari"–, ma anche di ...

Nuovi immigrati, l'85% degli intervistati non li vuole
Gli immigrati? Troppi e con troppi diritti, secondo la maggioranza degli italiani. E' il dato allarmante che emerge da un'indagine condotta da Ipsos Pa per il Corriere della Sera Magazine in edicola oggi in cui è dedicato un'ampia inchiesta sul crescente fenomeno del razzismo in Italia...

Unicef: "Non discriminare i minori rom e sinti"
L'Unicef Italia ha chiesto ieri mattina al governo italiano un impegno per i bambini e gli adolescenti rom e sinti che vivono nel nostro Paese. La richiesta riguarda, in particolare, l'adozione di misure per prevenire ed eliminare la discriminazione; campagne di se...

Italia, razzismo 2008
Era l’alba di Obama: le 5 del mattino, ora italiana, del 5 novembre. E la possibilità – augurabile o temuta – che l’America, nel segreto dell’urna, non avrebbe votato un presidente nero, s’era appena squagliata in qualche residuale pillacchera di livore...

Berlusconi si vergogni!
Questa mattina il Presidente Berlusconi, a margine della Giornata nazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ritorna sulla questione delle ordinanze firmate il 30 maggio 2008. Ecco la dichiarazione lanciata dalle agenzie stamp...

Ue, il rapporto sulla situazione dei Sinti e dei Rom in Italia
«Le azioni perpetrate contro i Rom ad opera delle autorità italiane violano un certo numero di obblighi assunti dall' Italia nel quadro della legge internazionale sui diritti umani...

Rom e Sinti, no alle "classi ponte"
In relazione alla mozione approvata il 14 ottobre 2008 dalla Camera dei Deputati nell’ambito del Decreto di Legge n. 137 del 1° settembre 2008, la federazione Rom e Sinti Insieme esprime contrarietà a qualsiasi forma di separazione fra gli alunni della scuola pubblica i...

Milano, la Maiolo non vuole i Rom
Tiziana Maiolo continua ad agitare la politica milanese nel centro-destra. Il contendere: le elezioni provinciali e la carica di coordinatore regionale di Forza Italia. Affari Italiani ha intervistato l’ex assessore di...

Decreto sicurezza, la posizione della federazione Rom Sinti Insieme
In merito al disegno di legge A.S. 733 (decreto sicurezza) in discussione nel Parlamento Italiano, la federazione Rom e Sinti Insieme pone in evidenza quanto segue. L'emendamento 18.22 al disegno di legge A.S. 733 modifica i commi 1 e 1-bis dell'art. 32...

Labambina
“Non ha nome, Labambina”. È questo l’incipit del romanzo di Mariella Mehr, scrittrice Sinta Jenische di origini svizzere; e proseguendo nella lettura, ci accorgeremo che questa prima frase è pesante come una pietra, il primo degli infiniti macigni che dal racconto piovono su chi legg...

Razzismo, a Roma aggredita troupe del Tg1
Una troupe del Tg1 è stata aggredita a Roma, nella zona periferica del Trullo, mentre girava un'inchiesta sull'aggressione razzista da parte di giovani italiani ai danni di extracomunitari alla luce degli arresti di sabato. Un ragazzo incappucciato ha spintonato la gior...

Milano, un graffito di Alfred Breitman per denunciare le persecuzioni delle popolazioni rom
Martedì 18 novembre un grande graffito raffigurante la ruota rossa, simbolo delle popolazioni sinte e rom, è apparso a Milano, proprio sulla pavimentazione di piazza Duomo. Sotto il disegno - un cerchio rosso rubino con 16 raggi - la scritta "Interrompete la persecuzione dei Rom"...

Come si fabbrica l'insicurezza
E’ passato un anno, dodici mesi appena, ma l'Italia sembra un'altra. Meno impaurita e meno insicura. Infatti, l'inverno è vicino, ma il clima d'opinione registra un disgelo emotivo evidente. Come testimonia il 2° rapporto - curato da Demos e dall'Osservatorio di Pavia per Unipolis sulla rappresentazione della sicurezza - nella percezione sociale e...

Magenta (MI), cacciati perchè Sinti
Negli ultimi mesi sono decine e decine gli sgomberi subiti da Sinti italiani, soprattutto nel Nord Italia. Sono talmente tanti che non riusciamo più a darne notizia. Molti di questi sgomberi avvengono senza che nemmeno i giornali ne parlino...

 
Di Sucar Drom (del 14/09/2006 @ 12:06:41 in blog, visitato 1625 volte)
CNR, nelle scuole attenzione al razzismo?
In questi giorni è iniziato il nuovo anno scolastico, per questa ragione riprendiamo una notizia pubblicata dal CNR a gennaio 2006 sull'indagine svolta da Camilla Pagani e Francesco Robustelli, psicologi dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), su 10 scuole (3 superiori, 5 medie, 2 elementari) dell'Italia centrale, che ha coinvolto 86 ins

Teramo, l'Opera Nomadi è premiata
Il 9 settembre 2006 l'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Abruzzo è stata premiata dalla commissione del "Premio Volontariato Teramo". Il premio, ritirato dal Presidente Nazzareno Guarnieri, è stato motivato dalla giuria in questo modo: “per i suoi 10 anni di attività educativa e di integrazione dei nomadi sul territorio”.
Giunto alla sesta edizione, Il Premio Volontariato Teramo...

Il Consiglio d'Europa contro gli sgomberi di Sinti e Rom
Negli ultimi mesi un certo numero di famiglie di Rom in parecchi paesi europei sono state espulse forzatamente dalle loro sedi, in genere per decisione delle autorita' locali ed a queste persone non e' stato dato sufficiente preavviso o non e' stata offerta un'alternativa reale. Alcuni di questi provvedimenti hanno violato gli standard europei ed internazionali dei diritti dell'uomo, come denuncia...

I segni degli "zingari"
La Padania, quotidiano della Lega Nord, ogni settimana pubblica almeno un articolo sulle Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom. Naturalmente gli articoli sono infarciti di stereotipi e noi li raccogliamo per preparare un nutrito dossier sulla Lega Nord da presentare al Parlamenento Europeo.
All'inizio di settembre è stato pubblicato...

Anche in Svizzera sgomberi indiscriminati contro i Rom e i Sinti
Alcuni giorni fa abbiamo intervistato Mirella Maher, scrittrice sinta jenisch che ci ha confermato che in Svizzera le leggi a tutela delle Minoranze Sinte e Rom vengono molto spesso disattese. Una di queste leggi prevede che le famiglie Sinte e Rom possano sostare in un determinato luogo per almeno tre settimane.
Il 31 a...

Gūnter Grass, un passato da SS
Nella brochure cartacea di presentazione delle nostre organizzazioni abbiamo inserito alcuni anni fa il seguente testo
Lasciate che i Rom e i Sinti vivano fra noi.
Ne abbiamo bisogno. Potrebbero aiutarci a scompigliare un po’ il nostro ordine così rigido. Potrebbero insegnarci quanto prive di significato siano le frontiere: incuranti dei confini, i Sinti e i Rom sono di casa in tutta...

Viola ha commosso sucardrom
Alcuni giorni fa Viola ha scritto un commento che ha commosso tutto lo staff di sucardrom. Il commento è stato pubblicato nel post indovina il poeta italiano innamorato di una ragazza sinta.
Lo riproponiamo oggi a chiusura del Festival della Letteratura
Nella mia mente ho racchiusi i ricordi piu' belli e ved...

 
Di Fabrizio (del 13/12/2007 @ 11:41:15 in Europa, visitato 2355 volte)

Da Ticinonews

Furono 590 i bambini della strada "sequestrati" da Pro Juventute
EDIT
11.12.07 16:25

Furono 590 i bambini jenisch tolti ai loro genitori fra il 1926 e il 1973 da Pro Juventute nell'ambito del programma "Bambini della strada". La metà di questi sequestri avvennero nel canton Grigioni, dove viveva la più importante comunità nomade. Le cifre sono pubblicate in uno studio del Fondo nazionale che si è chinato sulla storia delle popolazioni nomadi in Svizzera nel XIX. e XX secolo.

Per 47 anni i figli degli jenish, dei sinti e dei rom della Svizzera furono sistematicamente sottratti ai loro genitori e collocati presso genitori affidatari, istituti, cliniche psichiatriche e orfanotrofi. La formazione scolastica ricevuta dalla maggior parte di questi bambini fu rudimentale o addirittura inesistente, scrivono oggi in una nota i responsabili dello studio "Integrazione ed esclusione" (PNR51).

Più dell'80% di questi bambini non ebbero alcuna possibilità di scegliere un mestiere e più di un bambino su quattro fu dichiarato criminale e piazzato in un istituto chiuso. Le cifre esatte di questo oscuro capitolo della politica sociale svizzera hanno potuto essere ricostruite analizzando i dossier di Pro Juventute che sono conservati all'Archivio federale. Finora si parlava di circa 600 bambini sottratti ai loro genitori.

I ricercatori hanno analizzato l'impatto dei dossier realizzati nell'ambito del programma "Bambini della strada", arrivando alla conclusione che la stigmatizzazione e la discriminazione dei cosiddetti "vagabondi" era strettamente legata alla burocratizzazione dello Stato. I dossier non circolarono soltanto all'interno di Pro Juventute, ma furono utilizzati, con tutte le valutazione che contenevano, anche dalle autorità, dagli istituti e dalle cliniche a scopi di propaganda.


ATS

 
Di Daniele (del 11/02/2006 @ 10:44:35 in Kumpanija, visitato 1943 volte)
swiss-news
May Bittel e Daniel Huber si battono per i diritti dei nomadi svizzeri
May Bittel e Daniel Huber si battono per i diritti dei nomadi svizzeri (swissinfo)
Il presidente della Commissione federale contro il razzismo chiede alle autorità elvetiche di riconoscere appieno la cultura e i bisogni dei nomadi.
Facendosi portavoce del disappunto della comunità jenisch, Georg Kreis chiede più spazi di transito e soggiorno per l'unica minoranza nomade di nazionalità svizzera.
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«Siamo ancora molto lontani da un incoraggiamento attivo del modo di vita scelto dagli jenisch, che pure sono parte integrante della realtà svizzera», ha affermato senza mezzi termini George Kreis, presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR).

Davanti al Club svizzero della stampa, Kreis ha sottolineato che «mancano delle aree di transito e di soggiorno in numero sufficiente, manca un vero e proprio riconoscimento della cultura jenisch, una promozione della lingua, un sostegno alle donne e ai giovani».

«Abbiamo il diritto di viaggiare, ma non abbiamo più il diritto di fermarci», commenta dal canto suo May Bittel, fondatore del Forum dei Rom e dei nomadi.
L'esempio dei Grigioni
Per Bittel, pastore protestante di Ginevra che è tra i leader della comunità zingara svizzera, i nomadi sono confrontati con delle difficoltà in tutto il paese.

Solo un cantone, quello dei Grigioni, sembra aver trovato un terreno di dialogo con i nomadi. Secondo Daniel Huber, presidente della Radgenossenschaft, l'Associazione svizzera degli jenisch, nei Grigioni sono state attrezzate delle aree per i nomadi locali ed è stato messo a disposizione dello spazio per i nomadi in transito.

In altre parti della Svizzera, il dialogo è più difficile. «Quando ci fermiamo, spesso è l'inizio di una lotta», fa notare May Bittel.

Stando a Bittel, i problemi dei nomadi non sono affatto cambiati dagli anni Settanta, quando la Svizzera abbandonò la sua politica volta a "fermare" la comunità jenisch.
L'ombra del passato
Tra il 1926 e il 1973, seicento bambini jenisch sono stati strappati alle loro famiglie per essere affidati a chi li poteva allevare secondo uno stile di vita "più consono" alla Svizzera. Non si trattava solo di altre famiglie, ma anche di orfanotrofi e di asili psichiatrici. A spingere in questa direzione è stata la fondazione svizzera Pro Juventute.

Scosso dallo scandalo, il governo svizzero ha presentato le sue scuse nel 1986 per aver contribuito finanziariamente a questo tipo di operazioni.

Oggi, i circa 35'000 jenisch, di cui solo un decimo è ancora nomade, chiedono alle autorità svizzere di impegnarsi maggiormente per la loro causa.

Si aspettano dal governo elvetico un ripensamento del rifiuto di aderire alla convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro relativa ai popoli indigeni. Si tratta di una decisione che deve ancora essere confermata dal parlamento.
Difficoltà
Berna ritiene di non essere in grado di rispettare appieno alcune disposizioni contenute nella convenzione, come l'accesso alla scuola o la protezione della lingua jenisch.

«Per gli jenisch», sottolinea il loro avvocato Henri-Philippe Sambuc, «questa convenzione è il solo modo per ottenere un modello d'azione collettivo sul piano giuridico».

In attesa di un sostegno da parte delle autorità, gli jenisch non perdono la speranza. Tra i giovani della comunità, conclude May Bittel, si riscontra un rinnovato interesse nei confronti della vita nomade.

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione e adattamento, Doris Lucini)
 
Di Fabrizio (del 15/03/2007 @ 09:58:27 in media, visitato 1824 volte)

Ricevo da Mariagrazia Dicati

Ieri sera all’ ennesima puntata della trasmissione su rai tre :”Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli, abbiamo assistito ancora una volta ad una accusa infamante sui rom rapitori di bambini, attraverso la storia di Antonello Tuvoni.
La mattina del 28 agosto 1974, un bambino di 3 anni e otto mesi, stava giocando in una strada di Torpè (Nuoro) e, mentre la madre era rientrata in casa per lavargli un grappolo d’uva, sparì improvvisamente.

Nel 1988 il padre venne contattato da un istituto di Elmas (Cagliari) che gli presentò un ragazzo diciassettenne che affermava di essere il figlio scomparso e di essere stato rapito da alcuni zingari che lo avevano ribattezzato Zoran.

Per conoscere la storia collegarsi a questo link

Certamente è una storia drammatica e triste che non può lasciarci indifferenti, ma questa cronaca proposta a milioni di italiani ha nuovamente diffuso questa calunnia attraverso testimonianze dello stesso Antonello, bambino, ragazzo e poi adulto dalla vita fatta di espedienti e confusione, da un suo amico mentre era in carcere con Antonello e da altri: tutti accusatori, nessuna prova, nessuna difesa, nessun nome.

Antonello sottoposto alla prova del DNA non è risultato figlio di Tuvoni che lo aveva dapprima accolto e poi cacciato di casa per furto, anzi lo stesso presunto padre è convinto che il figlio sia morto, vittima di un incidente e non di un rapimento, escludendo inoltre la presenza di zingari a Torpè all'epoca dei fatti.

Servizio molto accurato che sicuramente ha raggiunto un altissimo indice di ascolto: mentre andavano in onda le varie interviste, venivano proposte immagini di un campo rom e dei rom, quasi a voler convincerci che quelli erano i responsabili di un rapimento, anche se non si sa con esattezza né da dove venga questo ragazzo, il presunto Antonello, nè dove invece sia finito il vero Antonello scomparso nel 74.

A mio giudizio, va sottolineato e non sottovalutata la responsabilità della stampa e della televisione quale mezzo per la diffusione di pregiudizi e di calunnie contro i Rom e i Sinti.

Proprio in questo periodo, i ragazzi di una classe quinta e prima media, alla domanda sulle loro conoscenze relativamente ai Rom e Sinti hanno risposto nella quasi totalità: sporchi, delinquenti, ladri, rapitori di bambini e, alla richiesta quali fossero state le loro fonti, hanno dichiarato: i miei genitori e la televisione, specificando che la stessa cosa era avvenuta anche per i loro genitori.

Ritengo quindi che la stampa e la televisione non solo hanno una responsabilità morale (penale?) nei confronti dei Rom e Sinti, ma anche nei confronti dei nostri ragazzi che crescono con paure infondate e diffidenza verso chi è diverso, ragazzi che diventeranno adulti e che forse avranno un ruolo istituzionale o responsabilità politiche.

Con questo ragionamento non si vuole negare il diritto di informazione, ma ribadire che l’informazione deve essere fondata e riferirsi al colpevole e non a tutti i 12/14 milioni di Rom e Sinti del mondo.

Consiglio a tutti di riguardare il film “ Bambini della strada” dove, anche se in lingua tedesca, non si può restare indifferenti davanti alle scene del rapimento di bambini Rom legittimato dalla fondazione svizzera di beneficenza "Pro-Juventute", cui nel 1926 cui stato affidato l'incarico di"proteggere i bambini a rischio di abbandono e di vagabondaggio dalle autorità Svizzere.

Oggi Mariella Mehr, scrittrice jenische (una comunità gitana), vive in Italia. Da oltre venticinque anni consegna alla carta la memoria di quella comunità Rom della Svizzera vittima, negli anni tra il 1926 e il 1972, di quella vera e propria caccia al nomade che fu l'operazione"Enfants de la grand-route" (Bambini della strada), con l’infallibile collaborazione della polizia e delle autorità pubbliche cantonali e comunali.

“Mi hanno portata via da mia madre poco dopo la mia nascita (...) I primi sei mesi di vita, li ho passati in un centro pediatrico per ritardati mentali. Lì ho vissuto le prime torture psichiatriche di un bambino jenische (...) Quando per la prima volta ho chiesto al mio tutore, il dottor Siegfried, chi fossero i miei genitori, mi ha detto (...) tua madre è una puttana, tuo padre un asociale. E questo, me lo sono portato dietro per dieci anni. Finché ho capito il significato di quelle parole: i miei genitori erano zingari"

Come centinaia di altri figli di nomadi, Mariella era stata tolta di forza ai suoi genitori.
Nella sua famiglia, tre generazioni sono state vittime di questa politica di sedentarizzazione forzata: prima di lei, sua madre, e poi anche suo figlio Settantadue anni dopo, i risultati di una ricerca storica hanno dissipato ogni"ambiguità" su questa operazione.

Nel 1972 la sezione bambini di strada della fondazione Pro Juventude cessa le sue attività, e dopo sei anni di depistaggi e ricerche, nel giugno 1998 Ruth Dreyfuss, consigliere federale oggi presidente della Confederazione elvetica ha dichiarato pubblicamente:
"Le conclusioni degli storici non lasciano spazio al dubbio: l'Opera di soccorso Enfants de la grand-route è un tragico esempio di discriminazione e persecuzione di una minoranza che non condivide il modello di vita della maggioranza".

La fondazione "Pro Juventude" ha ammesso pubblicamente la sua responsabilità, e .... continua normalmente la sua attività come se nulla fosse accaduto.

Nell'arco di quasi mezzo secolo, in Svizzera oltre seicento bambini jenisches sono stati sottratti a forza alle loro famiglie dall'Opera di soccorso"Enfants de la grand-route", che aveva un unico mandato: quello di sradicare il nomadismo.

Con questo proposito, i figli del popolo itinerante erano sistematicamente sottratti ai genitori e collocati presso famiglie affidatarie o negli orfanatrofi, quando non venivano addirittura incarcerati o internati in ospedali psichiatrici.

Consiglierei a Federica Sciarelli di dedicare una puntata di: “Chi l’ha visto” a questa terribile storia ottimamente presentata nel film “Kinder der Landstrasse”.

 
Di Sucar Drom (del 22/03/2012 @ 09:56:44 in blog, visitato 1567 volte)

Partecipa anche tu alla nostra indagine sulla conoscenza
Perché un'indagine sulla conoscenza? Uno dei problemi più gravi con il quale si devono confrontare i sinti e rom in Italia è la scarsa informazione che esiste sulla loro condizione. Per questa ragione abbiamo bisogno di capire dopo alcuni anni di lavoro sull'informazione su quali temi dobbiamo insistere con approfondimenti e campagne informative...

Appello: Il diritto all'alloggio non si sgombera!
"Quel giorno me lo ricordo. E' come se mi avessero tolto una parte della mia vita. Ed è davvero quello che hanno fatto!" (Florin, 24 anni) Ogni anno nella città di Roma centinaia di bambini rom sono sgomberati con le loro famiglie dagli insediamenti informali della Capitale senza...

Lucca, l'inchiesta giornalistica della vergogna
L'inchiesta giornalistica "Così lontano, così vicino. Un viaggio nel campo nomadi di Lucca" a firma di Brunella Menchini alimenta stereotipi e pregiudizi e dovrebbe essere segnalata all'ordine dei giornalisti per istigazione alla discriminazione, in particolare per questo passaggio:...

Vita Mia, Parla
Oggi, 8 marzo 2012, promuoviamo la lettura - spettacolo "Vita Mia, Parla" curato da Dijana Pavlovic e Giuseppe Di Leva sulla storia della poetessa jenisch Mariella Mehr. La lettura-spettacolo è interpretata da Dijana Pavlovic e George Moldoveanu. La lettura-spettacolo è già stata presentata in diversi teatri italiani e chiediamo a tutte le nostre lettrici ma sopratutto a tutti i nostri lettori di promuoverlo nella propria Città. Per contatti:...

L'ipocrisia di Maroni su razzismo e xenofobia
Roberto Maroni fa un passo avanti e due indietro sul razzismo e sulla xenofobia. L'ex Ministro dell'Interno, promotore di disposizioni che hanno fatto inorridire l'Europa e che hanno fatto fioccare sull'Italia condanne a raffica, ad u...

Giornata Mondiale contro il Razzismo
Oggi 21 marzo è la Giornata Mondiale contro il Razzismo e sono molteplici le iniziative svolte in tutta l'Italia e tutta l'Europa. La giornata è istituita in ricordo della strage di Sharpeville in Sud Africa, dove il 21 marzo 1960 la polizia sparò sui manifestanti uccidendo 69 cittadini neri in protesta contro il regime dell’apartheid...

ONU: i sinti e rom sono discriminati in Italia
Sono state rese pubbliche pochi giorni fa le Osservazioni conclusive sull'Italia del Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale sull'Italia (Ottantesimo della sessione 13 febbraio - 9 marzo 2012, Esame dei rapporti presentati dagli Stati Parte ai sensi dell'articolo 9 della Convenzione). Il Comitato ha rilevato che permangono serie preoccupazioni per quanto accade in Italia, in...

 
Di Fabrizio (del 05/12/2009 @ 09:40:06 in Europa, visitato 1680 volte)

TicinoOnLine

BERNA - Il Consiglio federale ha approvato il quarto rapporto sull'applicazione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Esso fornisce uno spaccato della politica linguistica della Svizzera con particolare attenzione alla promozione dell'italiano e del romancio.

Il rapporto prende posizione sulle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che chiedeva in particolare ai cantoni Ticino e Grigioni di promuovere l'italiano e il romancio. Nel canton Grigioni l'introduzione del rumantsch grischun nelle scuole è un progetto pilota ancora in fase di realizzazione. Per quanto concerne la raccomandazione di utilizzare il romancio nelle sfere pubbliche, Coira ha fatto sapere che la legge cantonale sulle lingue garantisce l'uguaglianza delle tre lingue ufficiali del Cantone (italiano, tedesco e romancio).

Il Consiglio d'Europa aveva raccomandato anche alla Svizzera di mantenere vivo il dialogo con chi parla la lingua jenisch (il popolo Jenish rappresenta la terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom e i Sinti). Berna risponde di sostenere un progetto realizzato dagli jenisch stessi, che permette loro di mantenere e promuovere la loro lingua e cultura.

La Svizzera ha approvato la ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie nel 1997. I paesi coinvolti sono tenuti a consegnare ogni tre anni un rapporto. Le finalità essenziali della Carta sono: conservare e promuovere la pluralità linguistica come uno degli elementi più preziosi della vita culturale europea.

 
Di Fabrizio (del 23/02/2009 @ 09:38:44 in Europa, visitato 3107 volte)

Da Urloweb.com

Venerdì 20 Febbraio 2009 13:08 - Più di una volta mi sono chiesto se il nomadismo dei rom e dei sinti sia una scelta dettata dalla voglia di viaggiare o da un vitale istinto di sopravvivenza.
Gli zingari rubano i bambini. Una ricerca dell’Università di Verona ha preso in esame l’ultimo ventennio fino al 2007. Ha scartabellato in tutte le procure italiane e non ha trovato un solo caso di rom o di sinto condannato per aver rubato un bambino.
Ora invece facciamo un salto indietro nel tempo. Questa storia, riportata nel mio libro “Non chiamarmi zingaro” edito da Chiarelettere, me l’ha raccontata Mariella Mher la scrittrice jenische (gli zingari svizzeri) che all’età di due anni fu “rubata”, per legge, alla propria famiglia. Siamo nel 1912 e in Svizzera, per contrastare la mortalità infantile, viene creata una fondazione: la Pro Juventute.
E’ subito riconosciuta di pubblica utilità e beneficia di contributi da parte della Confederazione Elvetica.
Nel 1926 le viene affidato l’alto compito di proteggere i bambini dall’abbandono e dal vagabondaggio e così idea il progetto Bambini di strada.
Il fondatore e direttore, dottor Alfred Siegfried, si fa personalmente carico di “sradicare il male del nomadismo” dalla società svizzera. Cardine della sua filosofia è la conversione di tutti gli jenisch, gli zingari svizzeri, da nomadi a sedentari. Purtroppo gli adulti sono già dati per spacciati mentre sui bambini si può ancora agire. Così, attraverso “misure educative sistematiche e coerenti”, Siegfried sottrae con la forza, alle rispettive famiglie jenisch, i figli. Queste operazioni vengono condotte in collaborazione con le autorità cantonali e comunali.
Il dottore, che definisce gli zingari geneticamente “inferiori, deficienti e mentalmente ritardati”, colloca i bambini, anche quelli in fasce, presso orfanotrofi, collegi, ospedali psichiatrici o all’interno di famiglie affidatarie.

L’operazione ha come obiettivo il riplasmare questo materiale umano introducendolo all’interno di una società sedentaria, ordinata e normale. Ogni contatto con la precedente famiglia è categoricamente vietato, pena la non riuscita del piano rieducativo. “Ogni qualvolta” sottolinea il dottor Siegfried “vuoi per nostra bonarietà, vuoi per uno sfortunato e casuale incontro, uno di questi bambini, ancora disadattati e instabili, entra in contatto con i propri genitori, tutto il nostro lavoro viene vanificato.”
Anche i cognomi vengono cancellati per impedire possibili e futuri ricongiungimenti che potrebbero riportare il fanciullo verso una vita nomade e di conseguenza verso il crimine.
Che il nomadismo jenisch anche in Svizzera sia dovuto alla ricerca della sopravvivenza attraverso il piccolo commercio, non viene preso in considerazione dal dottor Siegfried che, al contrario, lo considera una devianza genetica.
Il suo obbiettivo è recuperare questo popolo di asociali e così molte bambine, come fu in seguito provato, sono sterilizzate. Per alcuni bambini con ritardo di linguaggio si crea un metodo speciale: vengono infilati in una vasca da bagno e quindi bloccati dentro con delle assi di legno che gli cingono il collo affinché non possano uscire. Questa teoria medica asserisce che i problemi di linguaggio del bambino, precedentemente sottratto con la forza alla legittima madre, si risolvono immergendo il suo corpo, anche per venti ore, in acqua fredda.
L’ideologia nazista non è né sconosciuta né avversata dalla Fondazione Pro Juventute che, anzi, attraverso il suo direttore, intrattiene strette collaborazioni con psichiatri tedeschi e, in modo particolare, col dottor Robert Ritter che tanta parte ebbe nella soppressione di 500.000 rom e sinti durante il terzo reich.

In poco meno di quarantacinque anni e cioè dal 1926 al 1972, sono rubati alle rispettive famiglie circa duemila bambini di cui più di seicento dall’Associazione umanitaria Pro Juventute.

Nel 1972 un giornalista svizzero, Hans Caprez, raccoglie alcune testimonianze di jenisch vittime del programma della Pro Juventute. E’ una bomba e lo scandalo che ne scaturisce va su tutti i giornali. Non passa neanche un anno e la Pro Juventute interrompe il progetto Bambini di strada.
Vengono condotte delle indagini sui responsabili.
Tuttavia devono passare quindici anni prima che la Pro Juventute chieda pubblicamente scusa al popolo jenisch ammettendo le proprie colpe.
I risultati delle indagini sulle responsabilità della Confederazione arrivarono, invece, nel 1998 quando è condannata a risarcire le vittime.
Quel che resta, oggi, a questi bambini rubati sono: traumi, lesioni, vergogne e un risarcimento, riconosciuto dalla Confederazione Elvetica, di circa 10.000 euro.

Pino Petruzzelli

 
Di Fabrizio (del 29/12/2007 @ 09:34:17 in Kumpanija, visitato 2222 volte)

Da Roma_Francais

Jenisch, Sinti e Rom (Le temps, CH, 11.12.2007)

Il Fondo Nazionale della Ricerca Scientifica (FNRS) pubblica uno studio sulle sorti della "gens du voyage" nella Svizzera del XX secolo, in particolare sulle centinaia di infanti jenisch, sinti e rom prelevati a forza dalle loro famiglie, con lo scopo di integrarli ed assimilarli, dalla Pro Juventute tra il 1926 e il 1973.

Florence Gaillard
Mercoledì 12 dicembre 2007

Gli Jenisch sono un gruppo etnico europeo. Si dicono di origine celtica ma la tesi è contestata, così come quella che li fa discendenti di commercianti giudei itineranti. Le loro origini rimangono dunque poco conosciute, ma hanno una lingua loro - lo jenisch - il cui primo dizionario è apparso nel 2001. A volte sono chiamati gli "Zingari bianchi" per le loro caratteristiche fisiche: capelli ed occhi chiari.

Nomadi o largamente sedentari al giorno d'oggi, vivono soprattutto in Germania (circa 200.000, nonostante le enormi perdite sotto il nazismo), in Austria, in Francia e nella Svizzera orientale, dove sarebbero oltre 30.000, di cui da 1.000 a 2.000 nomadi. Costituiscono il principale gruppo della gens du voyage di nazionalità svizzera. Stephan Eicher, cantante zurighese ed icona nazionale, è Jenisch da parte di padre.

I Sinti sono pure loro un gruppo etnico che vive soprattutto nell'Europa germanofona. Hanno le stesse radici, modo di vita e struttura patriarcale dei Manouches francesi - il chitarrista Django Reinhardt è Sinti. Sono, come i Rom di Romania - ramo est europeo dello stesso gruppo etnico la cui presenza ha recentemente preoccupato l'Europa occidentale - d'origine lontana indiana. Hanno una lingua propria [...] Il loro numero in Svizzera è ritenuto in meno di 5.000 persone.

 
Di Fabrizio (del 05/05/2009 @ 09:25:44 in Europa, visitato 1656 volte)

Da Roma_Francais [Di Yenisch (o Jenisch) se ne è già scritto, soprattutto riguardo alle persecuzioni che hanno patito. Qua invece si parla dei loro problemi pratici nella vita di tutti i giorni. Mi interessa anche l'attenzione data ai rapporti non facili con i "nomadi" stranieri, il doversi differenziare da loro per sopravvivere all'ondata di stigmatizzazione che riguarda tutti.  Se alcune affermazioni possono sembrare non condivisibili, teniamo conto che queste difficoltà ci sono anche da noi, ad esempio tra Sinti/Rom italiani e stranieri.]

Da AgriHebdo par Pierre-André Cordonier

Le famiglie Yenisch della Svizzera cercano disperatamente dei posti dove stazionare. Fanno appello agli agricoltori che disporrebbero di terreni.

Gli Yenisch svizzeri, circa 3.500 famiglie o più, che in occasione del ritorno del bel tempo si preparano a levare i campi per esercitare i loro mestieri tradizionali in tutta la Svizzera. Dei nomadi, o piuttosto dei semi-sedentari, svizzeri da secoli, e che soffrono della cattiva reputazione che ha la gente di viaggio presso la popolazione.

Confusione ed amalgami

Succede che Zigani, Rom o Manouche provenienti dalla Francia sbarcano tutti gli anni in Romandia nello stesso periodo. Una concorrenza per gli Yenisch, ma soprattutto molta confusione ed amalgami. I piccoli furtarelli, danni, inciviltà delitti commessi da questi nomadi venuti da fuori aizzano la popolazione che non fa differenze. Risultato, gli Yenisch svizzeri hanno sempre più difficoltà a trovare posti dove accamparsi per proseguire lo stile di vita a cui tengono caramente.

"La situazione ha cominciato a deteriorarsi da una ventina d'anni ed è andata peggiorando. Noi prima eravamo conosciuti e spesso ben accetti, ma oggi abbiamo perso il nostro status svizzero", spiega Francis Kalbermatter. "Da qui la creazione di un'associazione, che ha già un anno, allo scopo di sostenere la ricerca dei luoghi di stazionamento e di offrire una garanzia a terzi, agricoltori, comuni o altri. I membri che contravvengono alle regole in vigore o si rendono colpevoli di delitti sono esclusi dall'associazione, dove le regole sono molto severe.

Domiciliati e viaggianti in Svizzera

Non è che gli Yenisch della Svizzera vogliano stigmatizzare i loro confratelli stranieri. "Abbiamo sovente relazioni di vicinato serene", aggiunge Sylvie Gerzner. Ma gli Yenisch tengono a smarcarsi da questa cattiva reputazione, ereditata malgrado loro. "Noi siamo dei veri Svizzeri, abbiamo comportamenti tipicamente elvetici, come l'igiene e la proprietà. Rispettiamo le regole. E soprattutto, siamo domiciliati in Svizzera. Siamo quindi rintracciabili facilmente e veniamo perseguiti legalmente se commettiamo delle infrazioni. Cosa che sarebbe suicida, dato che siamo soliti tornare ogni anno", intonano in coro i due responsabili. Gli Yenisch svizzeri d'altronde hanno come tradizione di viaggiare solo in Svizzera.

Nessun problema oltre la Sarine (vedi ndr)

Le autorità sono sensibili a questo problema e anche loro cercano delle soluzioni. In tutti i cantoni. Vaud ha sistemato due posti di transito per la gente di viaggio ed i comuni possono proporre luoghi di stazionamento secondo il proprio bisogno, informa Pierrette Roulet-Grin, prefetto del distretto Jura-Nord Vaudois, dal 2000 presidentessa del Gruppo di lavoro Gitans-Vaud (GT-Gitans-VD). Ma questi ultimi non si presentano.

"Noi abbiamo dei comportamenti tipicamente svizzeri"

Ultima speranza: i contadini o proprietari di terreni sono pronti ad affittare puntualmente un lotto. Nella Svizzera tedesca, è così da tempo, senza alcun problema. Christian Stähli, agricoltore di Orges, è uno dei pochi a farlo nella Svizzera romanda e conta circa 4.000 pernottamenti di gente di viaggio all'anno, ha scritto il 16 aprile il 24 Heures Nord vaudois-Broye. La famiglia Mast a Denens accoglie ugualmente degli Yenisch durante sei mesi su 15 aree.

Ritorno per il contadino

"E' un ritorno per i contadini", precisa Francis Kalbermatter, "e stimiamo che noi facciamo la nostra parte: le famiglie yenisch comperano i loro prodotti all'azienda agricola se esiste l'offerta." Lo stesso per la legna, per il mitico e tradizionale fuoco del campo al cadere della notte.

Riferimenti

Per tutte le proposte di messa a disposizione di terreni, contattare Francis Kalbermatter, 1950 Sion 4, CP 4175, tél. 079 347 50 89, francis-kalbermatter@hotmail.com o Sylvie Gerzner, 1462 Yvonand, CP 158, tél. 076 222 2 66, sylvie70g@yahoo.fr

Quanti sono sensibili al mantenimento della cultura degli Yensich svizzeri possono diventare membri-amici di Association Yenisch Suisse con una domanda scritta e firmata al comitato dell'associazione yenisch.suisse@gmail.com Sito ufficiale: www.yenisch-suisse.ch

Per una ricerca su Internet, sono utilizzati diversi termini: Yenisch, Yenische, Yenich, Jenisch, Jenische, ecc.

Blog: http://yeniche1969.skyrock.com/

 
Di Fabrizio (del 14/10/2008 @ 09:24:38 in Italia, visitato 1590 volte)

Ricevo da ARPJ il testo che segue. PREMESSA: Guardando sul loro sito, vedo che la sigla significa Associazione Romana Pro Juventute, un nome che mi ha subito ricordato la PRO JUVENTUTE svizzera, che per anni si è resa complice di togliere i figli alle famiglie Sinte e Jenisch e metterli in orfanotrofi. Ho chiesto per iscritto spiegazioni, mi è stato risposto dal responsabile del progetto che loro non hanno nulla a che fare con la Pro Juventute svizzera

Alla cortese attenzione del
Prefetto Carlo Mosca
Commissario Straordinario per l'emergenza nomadi a Roma


Gentile Prefetto,
Le scrivono alcune associazioni che da circa tre anni si stanno occupando della situazione dei rom nella città, ponendo particolare attenzione alle numerose famiglie che abitano in quelli che vengono chiamati in maniera significativa "insediamenti abusivi", ovvero nelle baracche di cartone, legno e lamiera costruite sugli argini dei fiumi, sotto i ponti e i viadotti o semplicemente negli angoli nascosti della città.

Negli scorsi mesi dominati dall'ossessivo allarme sulla presenza dei rom nelle città italiane e dalle proposte più disparate e pericolose non abbiamo potuto non apprezzare il Suo atteggiamento, sempre attento ai principi fondamentali del diritto e al rispetto della persona.

Tuttavia il nostro lavoro quotidiano a contatto con gli uomini, le donne e i bambini che vivono sulla loro pelle la condizione di precarietà e di rischio, ci ha permesso di vedere anche da un altro punto di vista queste settimane di polemiche e censimenti.

Dalla seconda metà del mese di agosto molti degli stessi insediamenti che alcune settimane prima erano stati visitati dalla Croce Rossa Italiana hanno ricevuto la visita inaspettata di unità miste, composte prevalentemente da giovani militari della Folgore in tenuta mimetica e generalmente guidati da almeno un poliziotto del corpo della Polizia Fluviale.

Poliziotti e militari entravano negli insediamenti dicendo che dovevano controllare chi c'era e chi non c'era, ed effettivamente chiedevano documenti a tutti i presenti, dando vita ad un parallelo e silenzioso censimento.

In tutti i casi alcuni dei residenti controllati (generalmente gli uomini, ma in diverse occasioni anche le donne) sono stati portati in questura, dove hanno passato diverse ore, a volte la notte intera, in attesa del canonico controllo dei documenti.

Gli stessi insediamenti sono stati visitati più volte con una escalation di tensione, di minacce e di paura: in molti casi amici e conoscenti rom ci hanno raccontato di vere e proprie violenze gratuite contro le persone e contro le cose: tende tagliate, materassi e coperte gettate via, uomini picchiati.

Almeno in due occasioni sappiamo per certo che queste visite sono state realizzate in piena notte, e anche in quelle occasioni i militari e i poliziotti hanno costretto uomini, donne e bambini (in uno dei campi visitati di notte abitava una donna che aveva partorito una bambina solo dieci giorni prima) ad uscire dai loro ripari, a schierarsi nello spazio più ampio a disposizione, a tirar fuori i propri documenti per l'ennesimo e inutile controllo.

Sorvolando solo per questioni di tempo sulle modalità con cui paracadutisti e poliziotti sono entrati nei campi e nelle misere case, sulle capacità di comunicare e comprendere le diverse situazioni, l'obiettivo esplicito di tutte queste visite era sempre lo stesso: annunciare l'imminente distruzione totale dell'insediamento, spingere con modi bruschi e concreti ad andarsene, far presagire il rischio di ritorsioni ben più gravi per chi avesse deciso di rimanere in quel campo.

E questo è effettivamente successo.

Nel quadrante sud della città sono stati distrutti e sgomberati diversi insediamenti: decine di baracche nella zona della Magliana e di Ponte Marconi sono state abbattute a calci e le persone costrette alla fuga spesso senza nemmeno avere il tempo di recuperare gli oggetti personali o almeno una coperta per la notte.

In nessuna occasione era presente personale della Croce Rossa o dei Servizi Sociali Comunali e famiglie intere sono state semplicemente lasciate per strada senza alcuna indicazione e alternativa.

Paradossalmente uno degli insediamenti sgomberati è stato quello in cui è stato avviato il censimento romano; così dopo la visita degli operatori della Croce Rossa, dopo i servizi televisivi e le foto sui giornali, dopo la partecipazione, le promesse e le aspettative, quelle persone si trovano ora per strada, a cercare ogni notte un riparo diverso.

Non è nostra intenzione avviare in questa sede un ragionamento, comunque necessario e urgente, sulla utilità delle misure straordinarie e sul censimento.

Non possiamo tuttavia non denunciare con forza che quelle misure minime di garanzia che lei stesso aveva più volte dichiarato agli organi di stampa, in particolare l'assicurazione che non ci sarebbe stato alcuno sgombero fino al termine delle operazioni del censimento, sono state ampiamente contraddette e disattese. Come nei mesi precedenti alla Sua nomina, la modalità di intervento delle Istituzioni è stata sempre la stessa: creare un clima di paura e costringere materialmente alla fuga chi abita nelle baracche e nei ripari di fortuna.

A questo servono i commissari speciali e l'esercito nella città ?

Sono queste le politiche attive per la sicurezza che dovrebbero favorire l'inclusione sociale e la legalità ?

ARPJ - Tetto
progetto "Una Scuolina per crescere"
www.arpj.org - scuolina@arpj.org

POPICA ONLUS
www.popica.orginfo@popica.org

GRUPPO EVERYONE
Il Gruppo EveryOne comunica che presenterà il testo della lettera aperta al Prefetto anche presso la Commissione europea, denunciando questa nuova, disumana escalation di terrore istituzionale perpetrata - in violazione delle Direttive Ue e di tutte le Carte che tutelano i diritti dei popoli - dalle Istituzioni e dalle autorità romane. In fede, Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau
www.everyonegroup.com

ARCI di ROMA
www.arciroma.it

 
Di Sucar Drom (del 15/06/2011 @ 09:23:41 in blog, visitato 1677 volte)

SISTRI, rinviata l'entrata in vigore
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Sinti e Rom in Udienza da Papa Benedetto XVI
Domenica undici giugno il Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza 2000 sinti, rom, manouche, kalè e jenisch provenienti da tutta l'Europa. Per tutti hanno parlato tre persone: Pamela Suffer, Ceija Stojka (in foto) e Carlo Mikic...

 
Di Fabrizio (del 28/02/2008 @ 09:21:44 in Europa, visitato 2661 volte)

Gli aborigeni australiani hanno recentemente ricevuto le scuse del governo di Canberra per le discriminazioni del passato. Una vicenda che ricorda quella degli Jenisch, il popolo nomade della Svizzera.

Originari soprattutto dall'Europa dell'Est, gli Jenisch sono stati riconosciuti quale minoranza nazionale dopo il periodo buio del secolo scorso. Il passaporto elvetico non garantisce però loro pieni diritti.

La comunità aborigena ha dovuto attendere il momento per oltre 50 anni. Il 13 febbraio, il premier australiano si è presentato in parlamento scusandosi per «le leggi e le politiche dei passati governi, che hanno inflitto profondo dolore e sofferenze» alla popolazione indigena.

Kevin Rudd ha chiesto scusa alle famiglie coinvolte nella vicenda della generazione rubata ("Stolen generation"), in riferimento alle decine di migliaia di bambini di sangue misto che sono stati sottratti ai genitori per essere cresciuti in istituti statali o affidati a famiglie bianche.

Una pagina triste della storia australiana, quella della prima metà del XX secolo, che ricorda - con le dovute proporzioni - la vicenda degli zingari in Svizzera. Anche loro discriminati in quanto minoranza. Anche loro vittime di un "furto generazionale". E anche loro riabilitati dalle scuse delle autorità.

Sradicare il nomadismo
Le vicissitudini dei nomadi della Svizzera (soprattutto Jenisch, ma anche Sinti e Rom) hanno inizio già nell'Ottocento. Considerati un problema sociale e di polizia, sono oggetto di persecuzioni ed espulsioni.

Il loro girovagare senza meta non piace alle autorità, che attorno al 1850 decidono di naturalizzarli assieme ai cosiddetti senza patria nei cantoni dove soggiornano: un lavoro regolare e un domicilio fisso dovrebbero rappresentare la soluzione al problema del vagabondaggio.

Non sarà così e qualche decennio più tardi la Confederazione è tra i primi stati a introdurre limitazioni della libertà di spostamento degli zingari a livello legislativo. Decisa a combattere ogni forma di marginalità, non rinuncia nemmeno a ricorrere a misure coercitive per sottomettere i cittadini che non riflettono gli ideali di ordine dell'epoca.

Offre così il suo sostegno all'opera di assistenza "Bambini della strada". Un programma nato sotto buoni auspici (integrare i piccoli girovaghi in famiglie svizzere "normali" e garantire un'adeguata scolarizzazione), i cui sviluppi saranno tuttavia disastrosi.

Bambini rubati
A partire dal 1926, l'opera istituita dalla fondazione Pro Juventute inizia a togliere sistematicamente i figli Jenisch ai loro genitori, cancellando perlopiù ogni traccia della loro identità e origine.

«L'intenzione originaria di sistemare i bambini in famiglie d'accoglienza non è stata realizzata», rileva uno speciale studio sui nomadi svizzeri del Fondo nazionale (PNR 51) pubblicato nel 2007. «Solo poco più del 50% è stato affidato ad una famiglia».

Molti bambini si ritrovano in cliniche psichiatriche o in prigione, dove nel nome della lotta al nomadismo subiscono maltrattamenti e abusi. Lo scandalo viene alla luce nel 1973 grazie ad un settimanale svizzero tedesco (Der schweizerische Beobachter): Pro Juventute è costretta a sospendere l'opera.

Ci vorranno 15 anni prima che le autorità federali facciano il mea culpa. Nel 1987, attraverso le parole dell'allora presidente Alphons Egli, la Confederazione porge le sue scuse riconoscendo la propria responsabilità morale e politica.

Aprire gli archivi
Gli autori del programma di ricerca PNR 51 "Integrazione ed esclusione" confermano che i casi accertati di bambini sottratti ai genitori sono 586. I cantoni più interessati sono i Grigioni, il Ticino, San Gallo e Svitto.

I dati non sono tuttavia completi e le stime parlano di circa 2'000 bambini. Oltre a Pro Juventute (che ha aperto i suoi archivi), furono infatti attivi anche altri enti assistenziali, come l'associazione cattolica Seraphisches Liebeswerk, la quale ha negato ai ricercatori l'acceso agli incartamenti.

Invano finora l'appello dell'ex consigliera federale Ruth Dreifuss, che ha invitato il Parlamento a «prendere la stessa decisione adottata per far luce sui conti bancari degli ebrei durante la Seconda guerre mondiale, ovvero imporre la salvaguardia e l'apertura dei documenti rilevanti per gli Jenisch».

Stessi doveri, diversi diritti
Nell'attesa di una totale chiarezza, i circa 35mila Jenisch della Svizzera continuano a lottare per il proprio diritto di esistere in quanto minoranza nazionale.

«Il maggior problema è rappresentato dalle aree di soggiorno e di transito», dice a swissinfo Daniel Huber, vicepresidente dell'Organizzazione mantello degli Jenisch in Svizzera. «Bisognerebbe metterne a disposizione di più, ad esempio in cantoni di frontiera come il Ticino e Basilea, attrezzandole con le infrastrutture adeguate».

Paradossalmente, nell'era della globalizzazione e della libera circolazione delle persone, la vita da nomade si è fatta più complicata. «Sulle strade c'è sempre più gente e le zone di sosta continuano a diminuire», osserva Huber.

Con la riforma Esercito XXI, il Dipartimento della difesa metterà in vendita diversi terreni. Spazi che secondo Huber potrebbero venir trasformati per accogliere i girovaghi.

Fino ad allora, gli Jenisch continueranno a coltivare un certo senso di frustrazione. «Siamo qui fin dalla nascita della Confederazione nel 1291, siamo naturalizzati e paghiamo le imposte . Ma se non abbiamo la possibilità di praticare il nomadismo, come facciamo a mantenere viva la nostra cultura?», s'interroga Huber.

«Abbiamo gli stessi doveri di tutti gli svizzeri, ma non i medesimi diritti», conclude.

swissinfo, Luigi Jorio

 
Di Fabrizio (del 18/04/2012 @ 09:08:20 in conflitti, visitato 1507 volte)

Da Roma_und_Sinti

by Lyssandra Sears

Gli atteggiamenti ostili verso i Rom in Svizzera stanno rendendo difficile la vita agli Jenische, un gruppo etnico nomade completamente separato, con una lunga storia nel paese [...].

13/04/2012 - I leader jenische dicono che la reputazione dei Rom riguardo all'accattonaggio, furto e prostituzione, sta peggiorando l'immagine degli Jenische, e sta comportando un cambiamento di atteggiamento verso gli Jenische.

"Veniamo spesso abusati," dice Daniel Huber, presidente di "Radgenossenschaft der Landstrasse", l'associazione che protegge i diritti degli Jenische, nomadi che per secoli hanno vissuto in Europa.

"Spesso, ad esempio, in Svizzera per strada veniamo appellati -sporchi zingari-".

L'associazione conta circa 35.000 membri Jenisch, di cui 3.500 ancora conducono uno stile di vita nomade, mentre il resto è stanzializzato in case permanenti. Anche se sono completamente separati dai Rom, molti Svizzeri non sanno riconoscere le differenze.

Anche se in Svizzera è sempre esistita una popolazione rom, il loro numero di recente è significativamente aumentato, a causa dell'adozione della direttiva UE sulla libera circolazione delle persone.

"In realtà alcuni Rom di altri paesi si comportano come elefanti in un negozio di porcellane," ha detto a Tages Anzeiger il presidente della Naschet Jenische Foundation, Uschi Waser.

"Purtroppo, è difficile far loro rispettare le nostre regole."

"Molte persone accettano che non tutti i Rom sono mele marce". Tanto Waser che Huber riconoscono che il cattivo comportamento di pochi sta infangando la reputazione di entrambe i gruppi etnici.

Inoltre, i Rom sono anche usati come capro espiatorio dell'aumento di attività criminali.

"Molti delinquenti operano tra i confini, ma soltanto alcuni di loro sono Rom," ha detto al giornale  Venanz Nobel, vice-presidente della Transnational Jenische Assocation.

"Ma le notizie sono dominate dai Rom, che perpetuano i vecchi pregiudizi per cui sono zingari ladri."

Nobel è anche preoccupato delle azioni intraprese, con la scusa di proteggere i bambini che i Rom userebbero per attività criminali. Intravede paralleli con le azioni intraprese tra il 1926 ed il 1972, quando circa 600 bambini jenische vennero sottratti ai loro genitori.

"Ancora oggi," dice Nobel, "i bambini sono una scusa, mentre il vero obiettivo è di ripulire e liberare le strade dagli zingari."

 
Di Fabrizio (del 19/01/2013 @ 09:02:30 in Europa, visitato 3148 volte)

Bakhtale ROMensa - di Serena Raggi

Ieri, 11 gennaio 2013, ho passato la giornata con Mariella Mehr, scrittrice e poetessa Jenisch, Svizzera.
Scriverò di seguito ciò di cui abbiamo parlato, della sua vita, il suo scrivere, la sua storia.
La Consapevolezza che ho acquisito dopo questo preziosissimo incontro, mi ha portata a farmi tante domande, domande difficili che mi hanno messa di fronte ad una in particolare:

"Cosa ha veramente senso in questa vita?" .

Ha senso conservare la Storia e la Memoria, ha senso Comprendere che si può essere italiani, svizzeri, spagnoli, rom, ebrei, ... ed essere una cosa sola: Umani.
Con una storia comune, La Storia.
Ha senso impegnarmi per fare in modo che Mariella Mehr e tutte le marielle mehr che hanno vissuto la Storia non vengano scordate ma assimilate per andare a completare la Nostra Identità. La mia e la tua. E starci male, ma sentirsi cresciuti, diversi, io così mi sento, ha senso assimilare tutto, Sapere e conservare, per essere Persone con una Identità forte, forti di quello che siamo.
Sapendo chi e cosa ci ha portati ad essere noi, oggi. Senza passare su questo mondo come dei vestiti vuoti.

La Storia ci insegna che ci sono dei grandi fardelli da portare, Mariella Mehr mi ha fatto partecipe del suo e io non voglio fare altro se non spartire questo peso, un immenso dono, dono e fardello, fattomi da questa donna incredibile.

Le mie ricerche su di lei sono iniziate qualche mese fa, quando quasi casualmente ho assistito ad uno spettacolo teatrale che parlava proprio della sua vita.
Da allora ho letto le sue poesie, ho deciso di fare la mia tesi su di lei e sono andata a conoscerla.
Mariella Mehr nei suoi libri denuncia ciò che è stato in Svizzera tra il 1926 e il 1974: fu vittima dell'"Opera di soccorso dei bambini di strada", della Pro Juventute, passando 24 anni della sua vita, dai 5 anni (quando fu strappata alla madre) in poi, in istituti psichiatrici, collegi, subendo elettroshock, esperimenti medici e psichiatrici, violenze e abusi, un figlio preso e fatto adottare da estranei e la sterilizzazione.
La Svizzera, neutrale alla guerra ma non all'eugenetica, ha cercato di estirpare le 'razze inferiori' e purificare il sangue della nazione, esattamente come altri paesi a tutti noti.
Mariella Mehr è sopravvissuta a tutto questo, è stata attivista politica e, da sempre, scrittrice.

''Spesso canta il lupo nel mio sangue
e allora l'anima mia si apre
in una lingua stranier
a.''

La figura del lupo torna molto spesso nelle poesie di Mariella Mehr. La simbologia del lupo, comunemente usata, è il pericolo, una visione funesta. Ma per Lei, cosa significa?
Il lupo è solo, è Solitudine, e tante solitudini fanno il suo branco e così io mi sento.
Sola e accomunata nella solitudine con altre persone sole.
Il lupo aggredisce se è attaccato e cosi faccio io... in Cecoslovacchia ho avuto degli incontri ravvicinati con questo animale e anche qui dove vivo adesso ci sono lupi... per gli uomini non sono un problema... al contrario gli uomini sono un guaio per loro... io ho paura della gente, ma di un lupo o delle bestie mai.

Questo sentire fa parte anche della sua 'diversità'? Come vive, oggi, la sua identità di Donna Jenisch?
La mia famiglia viene dalla Polonia, dopo la Pro Juventute ho fatto ricerche con uno storico per l'albero genealogico e i miei avi non si sa se siano Ebrei o Rom... sono un essere umano, parlo 6 lingue correntemente, tra le quali il Romanes. Ma mi considero semplicemente un essere umano.
Nel corso del 1800 entrò molta gente in Svizzera: Ebrei, Rom, Polacchi, Lovari, gente che voleva lavorare... questa gente è stata chiamata Jenisch dagli svizzeri, ed è una parola che deriva dal greco e vuole dire 'doppia faccia", come i doppiogiochisti e quindi anche questo è un termine dispregiativo e creato da altri (come il termine 'zingari'), entrato in uso comune per indicare 'lo straniero'.

A quei tempi, durante i pogrom contro gli Ebrei, questi hanno cambiato i documenti e comprato quelli dei Rom... viceversa i Rom hanno comprato documenti Ebrei per entrare in Svizzera, cambiando identità per sopravvivere, a seconda delle necessità del momento: questo è un piccolo esempio per far capire che tutte le genti si sono mescolate... e Jenisch quindi sono semplicemente PERSONE che hanno subito delle persecuzioni.
La cosa piu' grave dei Rom, che tengo molto a dire, è che sono suddivisi in clan e a volte si fanno addirittura la lotta tra di loro... e così facendo non sopravviveranno a lungo... bisogna essere uniti perché siamo tutte persone, e il nostro sangue si mescola continuamente. Questo per non categorizzare troppo, io parlo di PERSONE, di UMANI, che hanno subito queste cose che io denuncio e racconto nei miei libri.

Dopo l'uscita dei Suoi scritti, ha notato un maggiore interesse verso questi argomenti? La gente vuole sapere questa parte di Storia? oppure in Svizzera è come in Italia?
Nei libri di scuola ancora oggi, sia in Italia che in Svizzera, non è citato alcun Rom perseguitato né omosessuale né malato di mente. Perchè queste persone ancora oggi sono delle persone di serie B, persone che non si vogliono considerare. E i miei libri purtroppo sono serviti a poco.

Oltre a Lei, altre persone sopravvissute hanno saputo impegnarsi per l'informazione e la politica dei diritti?
Io ho subito a 5 anni elettroshock, a 9 cure di insulina, a 16 anni ancora elettroshock, a 18 carcere perché avevo fatto un bambino con un uomo mezzo Rom e mezzo Ebreo... non ho fatto mai niente di male per meritarmelo, ti giuro!
E gli altri che hanno subito queste cose sono praticamente tutti kaput, morti... i pochi ancora vivi sono alcolisti, o gente che non é più capace di vivere in questa società.
Bisogna sopravvivere sia fisicamente che mentalmente... per fortuna ho trovato la Letteratura e le parole giuste per iniziare a scrivere, e questo mi ha salvata.
A 15 anni ho scritto la mia prima poesia, "L"uccello blu", (parlava di un uccello che avevo avvistato, una specie che di solito vola sul mare e solo io lo avevo visto) in quel periodo, come la maggior parte della mia vita, ero in una casa psichiatrica.
Io ero un corpo per gli esperimenti, sai? non solo le menti erano soggette a queste cose ma anche i corpi: io sono praticamente ceca a seguito di 5 interventi sperimentali effettuati da un medico non riconosciuto... la Pro Juventute ha lasciato molte tracce.

Ma in quegli anni ('26-'74), in Svizzera, la gente comune sapeva? i cittadini erano a conoscenza di ciò che succedeva nelle loro città, nei vari istituti, eccetera?
Naturalmente la gente sapeva.
Ma era stata fatta una enorme propaganda, la gente VUOLE credere nel bene, e la Pro Juventute si vendeva come un'organizzazione che AIUTAVA i giovani... in Svizzera non era così evidente come il fascismo in Italia o il nazismo in Germania... ma la gente voleva credere nel bene e si autoconvinceva.

Come iniziò a leggere, per poi scrivere?
Quando ero piccola, a 12 anni ero in un istituto... in questo istituto le suore avevano una enorme e fornitissima biblioteca ma era per loro, non per noi, e la tenevano chiusa a chiave.
Allora io un giorno ho rubato questa chiave e sono andata in città a farne una copia. E di notte andavo e prendevo una manciata di libri a caso, al buio, e invece di dormire stavo sotto le coperte con la lampada a leggere... Goethe, Sartre... .non ho capito niente, ero una bambina, ma tutto era stampato nella mia testa, ho memorizzato nella mia mente e capito anni dopo.
Così ho iniziato a leggere leggere leggere, avevo Fame di Letteratura, ed era più forte della fame normale. Questo mi ha fatto andare avanti, leggere. E poi iniziare a trovare le parole giuste per scrivere, e sopravvivere a tutta quella follìa.

A quei tempi, io non sapevo ancora CHI SONO, questo l'ho scoperto DOPO i trattamenti della Pro Juventute.
Quando questi mi hanno detto 'vai a lavorare', a 16 anni, io sono andata... 'o vai a lavorare o ti aspetta il carcere', mi hanno detto e mi hanno mandata in una città che io non conoscevo, a Lucerna, e girando in tutti gli alberghi e negozi, nessuno voleva darmi un lavoro, ero troppo piccola. Poi per caso davanti ad un bar ho incontrato un uomo che mi ha chiesto "Senti, ma che cerchi per strada?", "Cerco un lavoro" e io avevo una faccia da ragazzo, maschio, (che ogni tanto torna ancora oggi, quando sono arrabbiata), ho potuto lavorare come bar man ma prima il capo mi ha portata dal parrucchiere per fare un taglio da uomo, poi al negozio di vestiti mi ha comprato i pantaloni, il gilet, la camicia bianca da lavoro e il giacchetto nero, naturalmente.
Poi mi ha detto: "Così puoi lavorare nel mio bar e ti chiamerai Mario'.
Ho lavorato lì un anno, poi un giorno è entrato nel bar questo uomo di 30 anni più grande che mi ha chiesto un caffè ed è stato il primo uomo a guardarmi davvero.
Dopo poco mi ha riconosciuta in quanto ragazza e io, presa dal panico, ho iniziato a piangere, avevo paura che mi facesse perdere il lavoro, avevo paura di finire in carcere...
Dopo avere scoperto della Pro Juventute questo uomo mi ha aiutata molto ed è lui il padre del mio bambino... (è poi morto in un campo di concentramento tedesco, era mezzo Rom e mezzo Ebreo)... lui mi ha aiutata molto...mi ha trovato un altro lavoro, presso una famiglia, e insieme abbiamo deciso di fare un bambino.
Per la Pro Juventute se sei incinta sei un'adulta e libera di sposarti e fare una vita e avere diritto ai servizi degli ospedali per la gestazione e il parto, ma le autorità mi hanno segnalata e fatto una ricerca attraverso l'interpol (pensa te!) trattandomi come una fuggitiva...

Un giorno alle 5 del mattino mi hanno arrestata presso la famiglia dove lavoravo, mi hanno presa a Berna e messa in una cella con un cane lupo di guardia... il cane era piu' amabile delle persone, è venuto da me senza paura e aggressività e nel tempo del carcere è stato quel mezzo lupo a salvarmi la vita.
Io ero in carcere ma non sapevo perché...in tutta la mia infanzia io non ho mai saputo chi ero né il motivo per cui mi venivano fatte queste cose...al carcere le peggio criminali mi chiedevano perché ero lì ma io non lo sapevo..allora la mia testa ha prodotto una fantasia di un qualche crimine che avessi potuto commettere, per non impazzire..e senza passare per nessun giudice io finivo in galera.
Il padre del bambino mi cercava, ma i carcerieri non mi hanno dato nessuna sua notizia e impedivano a lui di avvicinarsi, inventando bugie.
Infine ho dato alla luce questo figlio in carcere.
Secondo la legge, avevo 3 anni di galera da scontare, ma un giorno mi hanno detto "se dai tuo figlio in adozione sei libera subito, altrimenti il figlio te lo prendiamo lo stesso ma tu resti qui fino a concludere i 3 anni di carcere".
Io ero disperata, amavo mio figlio ma non sopportavo più questo carcere, che era il peggiore carcere femminile della Svizzera. Così ho firmato e sono uscita.
A Berna ho trovato un altro lavoro, ho pensato che se lavoravo la Pro Juventute mi avrebbe restituito il figliolo, invece...così non è stato e la vita di questo figlio è rovinata quanto la mia.

Mia madre è stata una delle prime donne alla quale la Pro Juventute ha strappato i figli e a sua volta mio figlio è stato uno degli ultimi strappati alla madre...tutta questa storia è un ORRORE e una VERGOGNA alla quale non si vuole credere, quando io racconto queste cose la gente non crede, pensano che io sia una folle che nel suo delirio si inventa le cose.
Eppure dopo diverse lotte gli archivi con i documenti della Pro Juentute sono stati aperti, sono documenti visibili a tutti. Ma queste cose non si vogliono sapere.

Io mi sono battuta per i diritti miei e di tutta questa gente, i diritti, non i soldi, e l'aiuto per sopravvivere a tutto questo, ma gli Jenisch della Svizzera invece volevano il silenzio su questa vergogna, volevano solo soldi, per questo sono stata più volte aggredita, una delle quali sono stata gettata da un treno in corsa...
I giornalisti volveano la Verità, qualche attivista di sinistra, qualche gente di buon cuore, ma gli Jenisch no, pochissimi volevano che la Verità venisse fuori e di conseguenza i diritti per queste donne e uomini devastati da questi trattamenti.
Per 20 anni ho fatto politica, attivismo, ma è servito a poco se non a niente... ora la gente non sa nulla di questi orrori, anche se le conseguenze ci sono tutt'ora. Abbiamo ricevuto una cifra irrisoria come risarcimento morale, due soldi in croce per una vita COMPLETAMENTE rovinata... per 24 anni vissuti nell'orrore.
E' stata tutta una farsa enorme.

Poi abbiamo interrotto l'intervista e parlato d'altro, perché "altri cinque minuti a parlare della Pro Juventute e cado a terra svenuta, mi fa troppo Male".

Mariella Mehr ha partecipato a vari festival di letteratura in Europa, vincendo diversi premi e riconoscimenti, i suoi libri sono pubblicati in diverse lingue e reperibili tramite ordine in qualsiasi libreria.

BIBLIOGRAFIA DI MARIELLA MEHR (in Italiano):
- "Steinzeit"
- "La Bambina"
- "Il Marchio"
- "Notizie dall'Esilo"
- "Accusata"
- "San Colombano e l'attesa"

 
Di Fabrizio (del 20/10/2008 @ 08:47:07 in blog, visitato 1580 volte)

Ieri mattina stavo leggendo quest'articolo di quiBrescia (il primo giornale telematico di Brescia e provincia!), e la lettura mi ha provocato una notevole incazzatura. Il resto della mattinata per fortuna è passato davvero bene, e così m'ero anche dimenticato dell'articolo.

Adesso ci sto ripensando, per fortuna non vale la pena arrabbiarsi due volte. Anche perché ho poi letto questo post di NO(b)LOGO, di cui condivido ogni virgola (spero solo che la profezia finale sia sbagliata!):

Leggo su una testata on-line di Brescia, l'intervista di Elisabetta Reguitti al sindaco leghista di Chiari, tal Sandro Mazzatorta.
E' una fotografia dal vero di come possa essere insensato ed odioso il modo di gestire la cosa pubblica facendo sfoggio di razzismo e di gratuita crudeltà.

Credo che l'articolo sia tutto da leggere, come sono da leggere i precedenti articoli pubblicati dalla stessa testata ... uno spaccato della peggiore Italia.

Ma leggere una frase detta dal sindaco edi Chiari mi hanno fatto fare un salto sulla sedia e ricordare un episodio di cui avevo parlato in questo Blog a Maggio riprendendo una notizia data su Sucar Drom.

Il sindaco che ha cacciato con le ruspe le famiglie Sinti che abitavano in prefabbricati del comune su un suolo concesso dalla precedente giunta comunale, quel sindaco che non permette a cinque bambini la frequenza scolastica, si vanta dicendo:

Noi per esempio, ci siamo occupati di affidare l'ultimo bambino nato in quella famiglia a un nucleo che gli garantisse una vita più normale.

In pratica si vanta di aver portato via un bambino ad una madre perché la famiglia non ha una casa ... dopo aver buttato la madre e gli altri fratelli in mezzo ad una strada.

Il punto di vista di una madre, uguale a quello di qualsiasi altra madre, lo potete leggere in questo articolo di Sucar Drom.

Io, fuori dai denti, dico che sono stufo di questa ipocrisia razzista, ho sempre più forte il sospetto che, oltre all'ignoranza, la stupidità, al razzismo, oltre alla convenienza politica, ci siano degli interessi predatori.

Una pelosa lobby "dell'adozione" che preme per depredare le famiglie rom e sinti dei bambini.

Si sta addensando un vero e proprio genocidio,
che avrà gli stessi metodi usati in Australia per i bambini aborigeni
ed i Svizzera per quelli Jenisch.

 

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