Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
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Mittwoch, 2. November 2005
VADIAN.NET, St.Gallen
I Nomadi: Rom, Sinti e Jenische - Berna: Col termine Nomadi si intendono dal Medio Evo quanti non siano popoli
stanziali. I principali gruppi nomadici oggi in Europa sono i Rom, i Sinti e gli
Jenisch. Da tempo vengono comunemente denominati "Zingari".
I Rom sono migrati dal V secolo dall'India. In Europa vivono oggi tra gli 8 e
i 10 milioni di Rom. Parlano una lingua comune, il romani o romanes. Comunità a
loro apparentate sono i "Sinti", i "Manusch" o in Spagna i
"Gitanos". Nel tardo Medio Evo appaiono in Europa altri gruppi
erranti, di lingua differente. Il gruppo principale è quello degli Jenisch.. In
Europa ve ne sono circa 100.000, in Svizzera, Germania e Austria. Sono chiamati
anche "Zingari bianchi" o, nella Svizzera interna "Fecker".
Parlano lo jenisch, una lingua che si basa sulla grammatica tedesca e
contiene parole tratte dallo jiddisch, dal romanes e persino dall'antico
gaelico.
Nomadi in Svizzera - In Svizzera vivono secondo l'Ufficio
Federale per la Cultura circa 30.000 Nomadi, la maggior parte sono Jenisch. La
maggior parte è diventata stanziale, tra i 3.000 e i 5.000 mantengono uno stile
di vita semi-nomade (risiedono in case durante l'inverno e si spostano in
estate). Circa 2.500 sino "di fatto nomadi attivi". Gli stati
nazionali moderni, è dal XIX secolo, che perseguono l'assimilazione dei Nomadi
alle comunità stanziali. Gli Jenisch vennero inglobati nei Cantoni dal 1850, a
seguito dell'istituzione dello stato federale, come riportano gli atlanti di
storia. Tra il 1926 e il 1973 oltre 600 bambini Jenisch vennero tolti ai loro
genitori dalla "Associazione Caritatevole per i Bambini di Strada"
Pro-Juventute, e rinchiusi in orfanotrofi o cliniche psichiatriche. Durante la
II guerra mondiale, testimonia la Commissione Cantonale, i Nomadi vennero
sottoposti discriminazioni e limitazioni anche in Svizzera.
Gruppi autosufficienti: Nel 1975, gli Jenisch si sono uniti nella
cooperativa "Ruota della Strada". Assieme ad altri gruppi chiedono un
risarcimento per i torti subiti in passato e sostengono i loro diritti attuali.
Anche la fondazione federale "Avvenire per i Nomadi Svizzeri" dal 1997
rivendica un miglioramento delle condizioni degli Jenisch. Gli Kenisch, a
differenza degli altri gruppi linguistici, non sono riconosciti dalla
Costituzione federale. La loro condizione giuridica varia a seconda delle legge
cantonali, anche se gli accordi ONU sulla protezione delle minoranze,
sottoscritti dalla Svizzera, assicurano loro una certa protezione in tutta la
federazione. Sono invece riconosciuti come gruppo autonomo dal 1975 nel cantone
di Berna.
Di Sucar Drom (del 24/11/2008 @ 12:22:26 in blog, visitato 2011 volte)
Un "pacchetto sicurezza" che non è degno di uno stato di diritto
Dai lavori di questa settimana in Senato potrebbe uscire uno statuto legislativo
piuttosto pesante nei confronti non solo degli immigrati – quattro milioni circa
di persone, "regolari" o "irregolari"–, ma anche di ...
Nuovi immigrati, l'85% degli intervistati non li vuole
Gli immigrati? Troppi e con troppi diritti, secondo la maggioranza degli
italiani. E' il dato allarmante che emerge da un'indagine condotta da Ipsos Pa
per il Corriere della Sera Magazine in edicola oggi in cui è dedicato un'ampia
inchiesta sul crescente fenomeno del razzismo in Italia...
Unicef: "Non discriminare i minori rom e sinti"
L'Unicef Italia ha chiesto ieri mattina al governo italiano un impegno per i
bambini e gli adolescenti rom e sinti che vivono nel nostro Paese. La
richiesta riguarda, in particolare, l'adozione di misure per prevenire ed
eliminare la discriminazione; campagne di se...
Italia, razzismo 2008
Era l’alba di Obama: le 5 del mattino, ora italiana, del 5 novembre. E la
possibilità – augurabile o temuta – che l’America, nel segreto dell’urna, non
avrebbe votato un presidente nero, s’era appena squagliata in qualche residuale
pillacchera di livore...
Berlusconi si vergogni!
Questa mattina il Presidente Berlusconi, a margine della Giornata nazionale dei
diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ritorna sulla questione delle
ordinanze firmate il 30 maggio 2008. Ecco la dichiarazione lanciata dalle
agenzie stamp...
Ue, il rapporto sulla situazione dei Sinti e dei Rom in Italia
«Le azioni perpetrate contro i Rom ad opera delle autorità italiane violano un
certo numero di obblighi assunti dall' Italia nel quadro della legge
internazionale sui diritti umani...
Rom e Sinti, no alle "classi ponte"
In relazione alla mozione approvata il 14 ottobre 2008 dalla Camera dei Deputati
nell’ambito del Decreto di Legge n. 137 del 1° settembre 2008, la federazione
Rom e Sinti Insieme esprime contrarietà a qualsiasi forma di separazione fra gli
alunni della scuola pubblica i...
Milano, la Maiolo non vuole i Rom
Tiziana Maiolo continua ad agitare la politica milanese nel centro-destra. Il
contendere: le elezioni provinciali e la carica di coordinatore regionale di
Forza Italia. Affari Italiani ha intervistato l’ex assessore di...
Decreto sicurezza, la posizione della federazione Rom Sinti Insieme
In merito al disegno di legge A.S. 733 (decreto sicurezza) in discussione nel
Parlamento Italiano, la federazione Rom e Sinti Insieme pone in evidenza quanto
segue. L'emendamento 18.22 al disegno di legge A.S. 733 modifica i commi 1 e
1-bis dell'art. 32...
Labambina
“Non ha nome, Labambina”. È questo l’incipit del romanzo di Mariella Mehr,
scrittrice Sinta Jenische di origini svizzere; e proseguendo nella lettura, ci
accorgeremo che questa prima frase è pesante come una pietra, il primo degli
infiniti macigni che dal racconto piovono su chi legg...
Razzismo, a Roma aggredita troupe del Tg1
Una troupe del Tg1 è stata aggredita a Roma, nella zona periferica del Trullo,
mentre girava un'inchiesta sull'aggressione razzista da parte di giovani
italiani ai danni di extracomunitari alla luce degli arresti di sabato. Un
ragazzo incappucciato ha spintonato la gior...
Milano, un graffito di Alfred Breitman per denunciare le persecuzioni delle
popolazioni rom
Martedì 18 novembre un grande graffito raffigurante la ruota rossa, simbolo
delle popolazioni sinte e rom, è apparso a Milano, proprio sulla pavimentazione
di piazza Duomo. Sotto il disegno - un cerchio rosso rubino con 16 raggi - la
scritta "Interrompete la persecuzione dei Rom"...
Come si fabbrica l'insicurezza
E’ passato un anno, dodici mesi appena, ma l'Italia sembra un'altra. Meno
impaurita e meno insicura. Infatti, l'inverno è vicino, ma il clima d'opinione
registra un disgelo emotivo evidente. Come testimonia il 2° rapporto - curato da
Demos e dall'Osservatorio di Pavia per Unipolis sulla rappresentazione della
sicurezza - nella percezione sociale e...
Magenta (MI), cacciati perchè Sinti
Negli ultimi mesi sono decine e decine gli sgomberi subiti da Sinti italiani,
soprattutto nel Nord Italia. Sono talmente tanti che non riusciamo più a darne
notizia. Molti di questi sgomberi avvengono senza che nemmeno i giornali ne
parlino...
Di Sucar Drom (del 14/09/2006 @ 12:06:41 in blog, visitato 1625 volte)
CNR, nelle scuole attenzione al razzismo?In questi giorni è iniziato il nuovo anno scolastico, per questa ragione riprendiamo una notizia pubblicata dal CNR a gennaio 2006 sull'indagine svolta da Camilla Pagani e Francesco Robustelli, psicologi dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), su 10 scuole (3 superiori, 5 medie, 2 elementari) dell'Italia centrale, che ha coinvolto 86 ins
Teramo, l'Opera Nomadi è premiata Il 9 settembre 2006 l'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Abruzzo è stata premiata dalla commissione del "Premio Volontariato Teramo". Il premio, ritirato dal Presidente Nazzareno Guarnieri, è stato motivato dalla giuria in questo modo: “per i suoi 10 anni di attività educativa e di integrazione dei nomadi sul territorio”. Giunto alla sesta edizione, Il Premio Volontariato Teramo...
Il Consiglio d'Europa contro gli sgomberi di Sinti e Rom Negli ultimi mesi un certo numero di famiglie di Rom in parecchi paesi europei sono state espulse forzatamente dalle loro sedi, in genere per decisione delle autorita' locali ed a queste persone non e' stato dato sufficiente preavviso o non e' stata offerta un'alternativa reale. Alcuni di questi provvedimenti hanno violato gli standard europei ed internazionali dei diritti dell'uomo, come denuncia...
I segni degli "zingari" La Padania, quotidiano della Lega Nord, ogni settimana pubblica almeno un articolo sulle Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom. Naturalmente gli articoli sono infarciti di stereotipi e noi li raccogliamo per preparare un nutrito dossier sulla Lega Nord da presentare al Parlamenento Europeo. All'inizio di settembre è stato pubblicato...
Anche in Svizzera sgomberi indiscriminati contro i Rom e i Sinti Alcuni giorni fa abbiamo intervistato Mirella Maher, scrittrice sinta jenisch che ci ha confermato che in Svizzera le leggi a tutela delle Minoranze Sinte e Rom vengono molto spesso disattese. Una di queste leggi prevede che le famiglie Sinte e Rom possano sostare in un determinato luogo per almeno tre settimane. Il 31 a...
Gūnter Grass, un passato da SS Nella brochure cartacea di presentazione delle nostre organizzazioni abbiamo inserito alcuni anni fa il seguente testo Lasciate che i Rom e i Sinti vivano fra noi. Ne abbiamo bisogno. Potrebbero aiutarci a scompigliare un po’ il nostro ordine così rigido. Potrebbero insegnarci quanto prive di significato siano le frontiere: incuranti dei confini, i Sinti e i Rom sono di casa in tutta...
Viola ha commosso sucardrom Alcuni giorni fa Viola ha scritto un commento che ha commosso tutto lo staff di sucardrom. Il commento è stato pubblicato nel post indovina il poeta italiano innamorato di una ragazza sinta. Lo riproponiamo oggi a chiusura del Festival della Letteratura Nella mia mente ho racchiusi i ricordi piu' belli e ved...
Di Fabrizio (del 13/12/2007 @ 11:41:15 in Europa, visitato 2355 volte)
Da
Ticinonews
Furono 590 i bambini della strada "sequestrati" da Pro Juventute
EDIT
11.12.07 16:25
Furono 590 i bambini jenisch tolti ai loro genitori fra il 1926 e il 1973 da Pro
Juventute nell'ambito del programma "Bambini della strada". La metà di questi
sequestri avvennero nel canton Grigioni, dove viveva la più importante comunità
nomade. Le cifre sono pubblicate in uno studio del Fondo nazionale che si è
chinato sulla storia delle popolazioni nomadi in Svizzera nel XIX. e XX
secolo.
Per 47 anni i figli degli jenish, dei sinti e dei rom della Svizzera furono
sistematicamente sottratti ai loro genitori e collocati presso genitori
affidatari, istituti, cliniche psichiatriche e orfanotrofi. La formazione
scolastica ricevuta dalla maggior parte di questi bambini fu rudimentale o
addirittura inesistente, scrivono oggi in una nota i responsabili dello studio
"Integrazione ed esclusione" (PNR51).
Più dell'80% di questi bambini non ebbero alcuna possibilità di scegliere un
mestiere e più di un bambino su quattro fu dichiarato criminale e piazzato in un
istituto chiuso. Le cifre esatte di questo oscuro capitolo della politica
sociale svizzera hanno potuto essere ricostruite analizzando i dossier di Pro
Juventute che sono conservati all'Archivio federale. Finora si parlava di circa
600 bambini sottratti ai loro genitori.
I ricercatori hanno analizzato l'impatto dei dossier realizzati nell'ambito del
programma "Bambini della strada", arrivando alla conclusione che la
stigmatizzazione e la discriminazione dei cosiddetti "vagabondi" era
strettamente legata alla burocratizzazione dello Stato. I dossier non
circolarono soltanto all'interno di Pro Juventute, ma furono utilizzati, con
tutte le valutazione che contenevano, anche dalle autorità, dagli istituti e
dalle cliniche a scopi di propaganda.
ATS
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May Bittel e Daniel Huber si battono per i diritti dei nomadi svizzeri (swissinfo) |
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Il presidente della Commissione federale contro il razzismo chiede alle autorità elvetiche di riconoscere appieno la cultura e i bisogni dei nomadi.
Facendosi portavoce del disappunto della comunità jenisch, Georg Kreis chiede più spazi di transito e soggiorno per l'unica minoranza nomade di nazionalità svizzera.
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ALTRI SVILUPPI |
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«Siamo ancora molto lontani da un incoraggiamento attivo del modo di vita scelto dagli jenisch, che pure sono parte integrante della realtà svizzera», ha affermato senza mezzi termini George Kreis, presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR).
Davanti al Club svizzero della stampa, Kreis ha sottolineato che «mancano delle aree di transito e di soggiorno in numero sufficiente, manca un vero e proprio riconoscimento della cultura jenisch, una promozione della lingua, un sostegno alle donne e ai giovani».
«Abbiamo il diritto di viaggiare, ma non abbiamo più il diritto di fermarci», commenta dal canto suo May Bittel, fondatore del Forum dei Rom e dei nomadi.
L'esempio dei Grigioni
Per Bittel, pastore protestante di Ginevra che è tra i leader della comunità zingara svizzera, i nomadi sono confrontati con delle difficoltà in tutto il paese.
Solo un cantone, quello dei Grigioni, sembra aver trovato un terreno di dialogo con i nomadi. Secondo Daniel Huber, presidente della Radgenossenschaft, l'Associazione svizzera degli jenisch, nei Grigioni sono state attrezzate delle aree per i nomadi locali ed è stato messo a disposizione dello spazio per i nomadi in transito.
In altre parti della Svizzera, il dialogo è più difficile. «Quando ci fermiamo, spesso è l'inizio di una lotta», fa notare May Bittel.
Stando a Bittel, i problemi dei nomadi non sono affatto cambiati dagli anni Settanta, quando la Svizzera abbandonò la sua politica volta a "fermare" la comunità jenisch.
L'ombra del passato
Tra il 1926 e il 1973, seicento bambini jenisch sono stati strappati alle loro famiglie per essere affidati a chi li poteva allevare secondo uno stile di vita "più consono" alla Svizzera. Non si trattava solo di altre famiglie, ma anche di orfanotrofi e di asili psichiatrici. A spingere in questa direzione è stata la fondazione svizzera Pro Juventute.
Scosso dallo scandalo, il governo svizzero ha presentato le sue scuse nel 1986 per aver contribuito finanziariamente a questo tipo di operazioni.
Oggi, i circa 35'000 jenisch, di cui solo un decimo è ancora nomade, chiedono alle autorità svizzere di impegnarsi maggiormente per la loro causa.
Si aspettano dal governo elvetico un ripensamento del rifiuto di aderire alla convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro relativa ai popoli indigeni. Si tratta di una decisione che deve ancora essere confermata dal parlamento.
Difficoltà
Berna ritiene di non essere in grado di rispettare appieno alcune disposizioni contenute nella convenzione, come l'accesso alla scuola o la protezione della lingua jenisch.
«Per gli jenisch», sottolinea il loro avvocato Henri-Philippe Sambuc, «questa convenzione è il solo modo per ottenere un modello d'azione collettivo sul piano giuridico».
In attesa di un sostegno da parte delle autorità, gli jenisch non perdono la speranza. Tra i giovani della comunità, conclude May Bittel, si riscontra un rinnovato interesse nei confronti della vita nomade.
swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra (traduzione e adattamento, Doris Lucini)
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Di Fabrizio (del 15/03/2007 @ 09:58:27 in media, visitato 1824 volte)
Ricevo da
Mariagrazia Dicati
Ieri sera all’ ennesima puntata della trasmissione su
rai tre :”Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli, abbiamo assistito
ancora una volta ad una accusa infamante sui rom rapitori di bambini,
attraverso la storia di Antonello Tuvoni.
La mattina del 28 agosto 1974, un bambino di 3 anni e otto mesi, stava
giocando in una strada di Torpè (Nuoro) e, mentre la madre era rientrata in casa
per lavargli un grappolo d’uva, sparì improvvisamente.
Nel 1988 il padre venne contattato da un istituto di Elmas (Cagliari) che gli
presentò un ragazzo diciassettenne che affermava di essere il figlio scomparso e
di essere stato rapito da alcuni zingari che lo avevano ribattezzato Zoran.
Per conoscere la storia collegarsi a questo link
Certamente è una storia drammatica e triste che non può lasciarci indifferenti,
ma questa cronaca proposta a milioni di italiani ha nuovamente diffuso questa
calunnia attraverso testimonianze dello stesso Antonello, bambino, ragazzo e poi
adulto dalla vita fatta di espedienti e confusione, da un suo amico mentre era
in carcere con Antonello e da altri: tutti accusatori, nessuna prova, nessuna
difesa, nessun nome.
Antonello sottoposto alla prova del DNA non è risultato figlio di Tuvoni che
lo aveva dapprima accolto e poi cacciato di casa per furto, anzi lo stesso
presunto padre è convinto che il figlio sia morto, vittima di un incidente e non
di un rapimento, escludendo inoltre la presenza di zingari a Torpè all'epoca
dei fatti.
Servizio molto accurato che sicuramente ha raggiunto un altissimo indice di
ascolto: mentre andavano in onda le varie interviste, venivano proposte
immagini di un campo rom e dei rom, quasi a voler convincerci che quelli erano i
responsabili di un rapimento, anche se non si sa con esattezza né da
dove venga questo ragazzo, il presunto Antonello, nè dove invece sia finito il
vero Antonello scomparso nel 74.
A mio giudizio, va sottolineato e non sottovalutata la responsabilità
della stampa e della televisione quale mezzo per la diffusione di pregiudizi e
di calunnie contro i Rom e i Sinti.
Proprio in questo periodo, i ragazzi di una classe quinta e prima media, alla
domanda sulle loro conoscenze relativamente ai Rom e Sinti hanno risposto nella
quasi totalità: sporchi, delinquenti, ladri, rapitori di bambini e, alla
richiesta quali fossero state le loro fonti, hanno dichiarato: i miei genitori e
la televisione, specificando che la stessa cosa era avvenuta anche per i loro
genitori.
Ritengo quindi che la stampa e la televisione non solo hanno una
responsabilità morale (penale?) nei confronti dei Rom e Sinti, ma anche
nei confronti dei nostri ragazzi che crescono con paure infondate e diffidenza
verso chi è diverso, ragazzi che diventeranno adulti e che forse avranno un
ruolo istituzionale o responsabilità politiche.
Con questo ragionamento non si vuole negare il diritto di informazione, ma
ribadire che l’informazione deve essere fondata e riferirsi al colpevole e
non a tutti i 12/14 milioni di Rom e Sinti del mondo.
Consiglio a tutti di riguardare il film “ Bambini della strada” dove,
anche se in lingua tedesca, non si può restare indifferenti davanti alle
scene del rapimento di bambini Rom legittimato dalla fondazione svizzera
di beneficenza "Pro-Juventute", cui nel 1926 cui stato affidato l'incarico
di"proteggere i bambini a rischio di abbandono e di vagabondaggio dalle autorità
Svizzere.
Oggi Mariella Mehr, scrittrice jenische (una comunità gitana), vive in
Italia. Da oltre venticinque anni consegna alla carta la memoria di quella
comunità Rom della Svizzera vittima, negli anni tra il 1926 e il 1972, di
quella vera e propria caccia al nomade che fu l'operazione"Enfants de la
grand-route" (Bambini della strada), con l’infallibile collaborazione della
polizia e delle autorità pubbliche cantonali e comunali.
“Mi hanno portata via da mia madre poco dopo la mia nascita (...) I primi sei
mesi di vita, li ho passati in un centro pediatrico per ritardati mentali. Lì ho
vissuto le prime torture psichiatriche di un bambino jenische (...) Quando per
la prima volta ho chiesto al mio tutore, il dottor Siegfried, chi fossero i miei
genitori, mi ha detto (...) tua madre è una puttana, tuo padre un asociale. E
questo, me lo sono portato dietro per dieci anni. Finché ho capito il
significato di quelle parole: i miei genitori erano zingari"
Come centinaia di altri figli di nomadi, Mariella era stata tolta di forza ai
suoi genitori.
Nella sua famiglia, tre generazioni sono state vittime di questa politica
di sedentarizzazione forzata: prima di lei, sua madre, e poi anche suo
figlio Settantadue anni dopo, i risultati di una ricerca storica hanno
dissipato ogni"ambiguità" su questa operazione.
Nel 1972 la sezione bambini di strada della fondazione Pro Juventude cessa le
sue attività, e dopo sei anni di depistaggi e ricerche, nel giugno 1998 Ruth
Dreyfuss, consigliere federale oggi presidente della Confederazione elvetica ha
dichiarato pubblicamente:
"Le conclusioni degli storici non lasciano spazio al dubbio: l'Opera di
soccorso Enfants de la grand-route è un tragico esempio di discriminazione e
persecuzione di una minoranza che non condivide il modello di vita della
maggioranza".
La fondazione "Pro Juventude" ha ammesso pubblicamente la sua responsabilità,
e .... continua normalmente la sua attività come se nulla fosse accaduto.
Nell'arco di quasi mezzo secolo, in Svizzera oltre seicento bambini jenisches
sono stati sottratti a forza alle loro famiglie dall'Opera di soccorso"Enfants
de la grand-route", che aveva un unico mandato: quello di sradicare il
nomadismo.
Con questo proposito, i figli del popolo itinerante erano sistematicamente
sottratti ai genitori e collocati presso famiglie affidatarie o negli
orfanatrofi, quando non venivano addirittura incarcerati o internati in ospedali
psichiatrici.
Consiglierei a Federica Sciarelli di dedicare una puntata di: “Chi l’ha
visto” a questa terribile storia ottimamente presentata nel film “Kinder der
Landstrasse”.
Di Sucar Drom (del 22/03/2012 @ 09:56:44 in blog, visitato 1567 volte)
Partecipa anche tu alla nostra indagine sulla conoscenza
Perché un'indagine sulla conoscenza? Uno dei problemi più gravi con il quale si
devono confrontare i sinti e rom in Italia è la scarsa informazione che esiste
sulla loro condizione. Per questa ragione abbiamo bisogno di capire dopo alcuni
anni di lavoro sull'informazione su quali temi dobbiamo insistere con
approfondimenti e campagne informative...
Appello: Il diritto all'alloggio non si sgombera!
"Quel giorno me lo ricordo. E' come se mi avessero tolto una parte della mia
vita. Ed è davvero quello che hanno fatto!" (Florin, 24 anni) Ogni anno nella
città di Roma centinaia di bambini rom sono sgomberati con le loro famiglie
dagli insediamenti informali della Capitale senza...
Lucca, l'inchiesta giornalistica della vergogna
L'inchiesta giornalistica "Così lontano, così vicino. Un viaggio nel campo
nomadi di Lucca" a firma di Brunella Menchini alimenta stereotipi e
pregiudizi e dovrebbe essere segnalata all'ordine dei giornalisti per
istigazione alla discriminazione, in particolare per questo passaggio:...
Vita Mia, Parla
Oggi, 8 marzo 2012, promuoviamo la lettura - spettacolo "Vita Mia, Parla" curato
da Dijana Pavlovic e Giuseppe Di Leva sulla storia della poetessa jenisch
Mariella Mehr. La lettura-spettacolo è interpretata da Dijana Pavlovic e George
Moldoveanu. La lettura-spettacolo è già stata presentata in diversi teatri
italiani e chiediamo a tutte le nostre lettrici ma sopratutto a tutti i nostri
lettori di promuoverlo nella propria Città. Per contatti:...
L'ipocrisia di Maroni su razzismo e xenofobia
Roberto Maroni fa un passo avanti e due indietro sul razzismo e sulla xenofobia.
L'ex Ministro dell'Interno, promotore di disposizioni che hanno fatto inorridire
l'Europa e che hanno fatto fioccare sull'Italia condanne a raffica, ad u...
Giornata Mondiale contro il Razzismo
Oggi 21 marzo è la Giornata Mondiale contro il Razzismo e sono molteplici le
iniziative svolte in tutta l'Italia e tutta l'Europa. La giornata è istituita in
ricordo della strage di Sharpeville in Sud Africa, dove il 21 marzo 1960 la
polizia sparò sui manifestanti uccidendo 69 cittadini neri in protesta contro il
regime dell’apartheid...
ONU: i sinti e rom sono discriminati in Italia
Sono state rese pubbliche pochi giorni fa le Osservazioni conclusive sull'Italia
del Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale sull'Italia
(Ottantesimo della sessione 13 febbraio - 9 marzo 2012, Esame dei rapporti
presentati dagli Stati Parte ai sensi dell'articolo 9 della Convenzione). Il
Comitato ha rilevato che permangono serie preoccupazioni per quanto accade in
Italia, in...
Di Fabrizio (del 05/12/2009 @ 09:40:06 in Europa, visitato 1680 volte)
TicinoOnLine
BERNA - Il Consiglio federale ha approvato il quarto rapporto
sull'applicazione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Esso
fornisce uno spaccato della politica linguistica della Svizzera con particolare
attenzione alla promozione dell'italiano e del romancio.
Il rapporto prende posizione sulle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che
chiedeva in particolare ai cantoni Ticino e Grigioni di promuovere
l'italiano e il romancio. Nel canton Grigioni l'introduzione del rumantsch
grischun nelle scuole è un progetto pilota ancora in fase di realizzazione. Per
quanto concerne la raccomandazione di utilizzare il romancio nelle sfere
pubbliche, Coira ha fatto sapere che la legge cantonale sulle lingue garantisce
l'uguaglianza delle tre lingue ufficiali del Cantone (italiano, tedesco e
romancio).
Il Consiglio d'Europa aveva raccomandato anche alla Svizzera di mantenere
vivo il dialogo con chi parla la lingua jenisch (il popolo Jenish rappresenta la
terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom e i Sinti). Berna risponde
di sostenere un progetto realizzato dagli jenisch stessi, che permette loro di
mantenere e promuovere la loro lingua e cultura.
La Svizzera ha approvato la ratifica della Carta europea delle lingue regionali
o minoritarie nel 1997. I paesi coinvolti sono tenuti a consegnare ogni tre anni
un rapporto. Le finalità essenziali della Carta sono: conservare e promuovere la
pluralità linguistica come uno degli elementi più preziosi della vita culturale
europea.
Di Fabrizio (del 23/02/2009 @ 09:38:44 in Europa, visitato 3107 volte)
Da
Urloweb.com
Venerdì 20 Febbraio 2009 13:08 - Più di una volta mi sono chiesto se il
nomadismo dei rom e dei sinti sia una scelta dettata dalla voglia di viaggiare o
da un vitale istinto di sopravvivenza.
Gli zingari rubano i bambini. Una ricerca dell’Università di Verona ha preso in
esame l’ultimo ventennio fino al 2007. Ha scartabellato in tutte le procure
italiane e non ha trovato un solo caso di rom o di sinto condannato per aver
rubato un bambino.
Ora invece facciamo un salto indietro nel tempo. Questa storia, riportata nel
mio libro “Non chiamarmi zingaro” edito da Chiarelettere, me l’ha raccontata
Mariella Mher la scrittrice jenische (gli zingari svizzeri) che all’età di due
anni fu “rubata”, per legge, alla propria famiglia. Siamo nel 1912 e in
Svizzera, per contrastare la mortalità infantile, viene creata una fondazione:
la Pro Juventute.
E’ subito riconosciuta di pubblica utilità e beneficia di contributi da parte
della Confederazione Elvetica.
Nel 1926 le viene affidato l’alto compito di proteggere i bambini dall’abbandono
e dal vagabondaggio e così idea il progetto Bambini di strada.
Il fondatore e direttore, dottor Alfred Siegfried, si fa personalmente carico di
“sradicare il male del nomadismo” dalla società svizzera. Cardine della sua
filosofia è la conversione di tutti gli jenisch, gli zingari svizzeri, da nomadi
a sedentari. Purtroppo gli adulti sono già dati per spacciati mentre sui bambini
si può ancora agire. Così, attraverso “misure educative sistematiche e
coerenti”, Siegfried sottrae con la forza, alle rispettive famiglie jenisch, i
figli. Queste operazioni vengono condotte in collaborazione con le autorità
cantonali e comunali.
Il dottore, che definisce gli zingari geneticamente “inferiori, deficienti e
mentalmente ritardati”, colloca i bambini, anche quelli in fasce, presso
orfanotrofi, collegi, ospedali psichiatrici o all’interno di famiglie
affidatarie.
L’operazione ha come obiettivo il riplasmare questo materiale umano
introducendolo all’interno di una società sedentaria, ordinata e normale. Ogni
contatto con la precedente famiglia è categoricamente vietato, pena la non
riuscita del piano rieducativo. “Ogni qualvolta” sottolinea il dottor Siegfried
“vuoi per nostra bonarietà, vuoi per uno sfortunato e casuale incontro, uno di
questi bambini, ancora disadattati e instabili, entra in contatto con i propri
genitori, tutto il nostro lavoro viene vanificato.”
Anche i cognomi vengono cancellati per impedire possibili e futuri
ricongiungimenti che potrebbero riportare il fanciullo verso una vita nomade e
di conseguenza verso il crimine.
Che il nomadismo jenisch anche in Svizzera sia dovuto alla ricerca della
sopravvivenza attraverso il piccolo commercio, non viene preso in considerazione
dal dottor Siegfried che, al contrario, lo considera una devianza genetica.
Il suo obbiettivo è recuperare questo popolo di asociali e così molte bambine,
come fu in seguito provato, sono sterilizzate. Per alcuni bambini con ritardo di
linguaggio si crea un metodo speciale: vengono infilati in una vasca da bagno e
quindi bloccati dentro con delle assi di legno che gli cingono il collo affinché
non possano uscire. Questa teoria medica asserisce che i problemi di linguaggio
del bambino, precedentemente sottratto con la forza alla legittima madre, si
risolvono immergendo il suo corpo, anche per venti ore, in acqua fredda.
L’ideologia nazista non è né sconosciuta né avversata dalla Fondazione Pro
Juventute che, anzi, attraverso il suo direttore, intrattiene strette
collaborazioni con psichiatri tedeschi e, in modo particolare, col dottor Robert
Ritter che tanta parte ebbe nella soppressione di 500.000 rom e sinti durante il
terzo reich.
In poco meno di quarantacinque anni e cioè dal 1926 al 1972, sono rubati alle
rispettive famiglie circa duemila bambini di cui più di seicento
dall’Associazione umanitaria Pro Juventute.
Nel 1972 un giornalista svizzero, Hans Caprez, raccoglie alcune testimonianze di
jenisch vittime del programma della Pro Juventute. E’ una bomba e lo scandalo
che ne scaturisce va su tutti i giornali. Non passa neanche un anno e la Pro
Juventute interrompe il progetto Bambini di strada.
Vengono condotte delle indagini sui responsabili.
Tuttavia devono passare quindici anni prima che la Pro Juventute chieda
pubblicamente scusa al popolo jenisch ammettendo le proprie colpe.
I risultati delle indagini sulle responsabilità della Confederazione arrivarono,
invece, nel 1998 quando è condannata a risarcire le vittime.
Quel che resta, oggi, a questi bambini rubati sono: traumi, lesioni, vergogne e
un risarcimento, riconosciuto dalla Confederazione Elvetica, di circa 10.000
euro.
Pino Petruzzelli
Da
Roma_Francais
Jenisch, Sinti e Rom (Le temps, CH, 11.12.2007)
Il Fondo Nazionale della Ricerca Scientifica (FNRS) pubblica uno studio sulle
sorti della "gens du voyage" nella Svizzera del XX secolo, in particolare sulle
centinaia di infanti jenisch, sinti e rom prelevati a forza dalle loro
famiglie, con lo scopo di integrarli ed assimilarli, dalla Pro Juventute tra il
1926 e il 1973.
Florence Gaillard
Mercoledì 12 dicembre 2007
Gli Jenisch sono un gruppo etnico europeo. Si dicono di origine celtica ma la
tesi è contestata, così come quella che li fa discendenti di commercianti giudei
itineranti. Le loro origini rimangono dunque poco conosciute, ma hanno una
lingua loro - lo jenisch - il cui primo dizionario è apparso nel 2001. A volte
sono chiamati gli "Zingari bianchi" per le loro caratteristiche fisiche: capelli
ed occhi chiari.
Nomadi o largamente sedentari al giorno d'oggi, vivono soprattutto in
Germania (circa 200.000, nonostante le enormi perdite sotto il nazismo), in
Austria, in Francia e nella Svizzera orientale, dove sarebbero oltre 30.000, di
cui da 1.000 a 2.000 nomadi. Costituiscono il principale gruppo della gens du
voyage di nazionalità svizzera. Stephan Eicher, cantante zurighese ed icona
nazionale, è Jenisch da parte di padre.
I Sinti sono pure loro un gruppo etnico che vive soprattutto nell'Europa
germanofona. Hanno le stesse radici, modo di vita e struttura patriarcale dei
Manouches francesi - il chitarrista Django Reinhardt è Sinti. Sono, come i Rom
di Romania - ramo est europeo dello stesso gruppo etnico la cui presenza ha
recentemente preoccupato l'Europa occidentale - d'origine lontana indiana. Hanno
una lingua propria [...] Il loro numero in Svizzera è ritenuto in meno di 5.000
persone.
Di Fabrizio (del 05/05/2009 @ 09:25:44 in Europa, visitato 1656 volte)
Da
Roma_Francais [Di Yenisch (o
Jenisch) se ne è già scritto, soprattutto riguardo alle persecuzioni che
hanno patito. Qua invece si parla dei loro problemi pratici nella vita di tutti
i giorni. Mi interessa anche l'attenzione data ai rapporti non facili con i
"nomadi" stranieri, il doversi differenziare da loro per sopravvivere all'ondata
di stigmatizzazione che riguarda tutti. Se alcune affermazioni possono
sembrare non condivisibili, teniamo conto che queste difficoltà ci sono anche da
noi, ad esempio tra Sinti/Rom italiani e stranieri.]
Da
AgriHebdo par Pierre-André Cordonier
Le famiglie Yenisch della Svizzera cercano disperatamente dei posti
dove stazionare. Fanno appello agli agricoltori che disporrebbero di terreni.
Gli Yenisch svizzeri, circa 3.500 famiglie o più, che in occasione del
ritorno del bel tempo si preparano a levare i campi per esercitare i loro
mestieri tradizionali in tutta la Svizzera. Dei nomadi, o piuttosto dei
semi-sedentari, svizzeri da secoli, e che soffrono della cattiva reputazione che
ha la gente di viaggio presso la popolazione.
Confusione ed amalgami
Succede che Zigani, Rom o Manouche provenienti dalla Francia sbarcano tutti
gli anni in Romandia nello stesso periodo. Una concorrenza per gli Yenisch, ma
soprattutto molta confusione ed amalgami. I piccoli furtarelli, danni, inciviltà
delitti commessi da questi nomadi venuti da fuori aizzano la popolazione che non
fa differenze. Risultato, gli Yenisch svizzeri hanno sempre più difficoltà a
trovare posti dove accamparsi per proseguire lo stile di vita a cui tengono
caramente.
"La situazione ha cominciato a deteriorarsi da una ventina d'anni ed è andata
peggiorando. Noi prima eravamo conosciuti e spesso ben accetti, ma oggi abbiamo
perso il nostro status svizzero", spiega Francis
Kalbermatter. "Da qui la creazione di un'associazione, che ha già un anno, allo
scopo di sostenere la ricerca dei luoghi di stazionamento e di offrire una
garanzia a terzi, agricoltori, comuni o altri. I membri che contravvengono alle
regole in vigore o si rendono colpevoli di delitti sono esclusi
dall'associazione, dove le regole sono molto severe.
Domiciliati e viaggianti in Svizzera
Non è che gli Yenisch della Svizzera vogliano stigmatizzare i loro
confratelli stranieri. "Abbiamo sovente relazioni di vicinato serene", aggiunge
Sylvie Gerzner. Ma gli Yenisch tengono a smarcarsi da questa cattiva
reputazione, ereditata malgrado loro. "Noi siamo dei veri Svizzeri, abbiamo
comportamenti tipicamente elvetici, come l'igiene e la proprietà. Rispettiamo le
regole. E soprattutto, siamo domiciliati in Svizzera. Siamo quindi
rintracciabili facilmente e veniamo perseguiti legalmente se commettiamo delle
infrazioni. Cosa che sarebbe suicida, dato che siamo soliti tornare ogni anno",
intonano in coro i due responsabili. Gli Yenisch svizzeri d'altronde hanno come
tradizione di viaggiare solo in Svizzera.
Nessun problema oltre la Sarine (vedi
ndr)
Le autorità sono sensibili a questo problema e anche loro cercano delle
soluzioni. In tutti i cantoni. Vaud ha sistemato due posti di transito per la
gente di viaggio ed i comuni possono proporre luoghi di stazionamento secondo il
proprio bisogno, informa Pierrette Roulet-Grin, prefetto del distretto Jura-Nord
Vaudois, dal 2000 presidentessa del Gruppo di lavoro Gitans-Vaud (GT-Gitans-VD).
Ma questi ultimi non si presentano.
"Noi abbiamo dei comportamenti tipicamente svizzeri"
Ultima speranza: i contadini o proprietari di terreni sono pronti ad
affittare puntualmente un lotto. Nella Svizzera tedesca, è così da tempo, senza
alcun problema. Christian Stähli, agricoltore di Orges, è uno dei pochi a farlo
nella Svizzera romanda e conta circa 4.000 pernottamenti di gente di viaggio
all'anno, ha scritto il 16 aprile il 24 Heures Nord
vaudois-Broye. La famiglia Mast a Denens accoglie ugualmente degli Yenisch
durante sei mesi su 15 aree.
Ritorno per il contadino
"E' un ritorno per i contadini", precisa Francis Kalbermatter, "e stimiamo
che noi facciamo la nostra parte: le famiglie yenisch comperano i loro prodotti
all'azienda agricola se esiste l'offerta." Lo stesso per la legna, per il mitico
e tradizionale fuoco del campo al cadere della notte.
Riferimenti
Per tutte le proposte di messa a disposizione di terreni, contattare Francis
Kalbermatter, 1950 Sion 4, CP 4175, tél. 079 347 50 89,
francis-kalbermatter@hotmail.com o Sylvie Gerzner, 1462 Yvonand, CP 158,
tél. 076 222 2 66, sylvie70g@yahoo.fr
Quanti sono sensibili al mantenimento della cultura degli Yensich svizzeri
possono diventare membri-amici di Association Yenisch Suisse con una domanda
scritta e firmata al comitato dell'associazione
yenisch.suisse@gmail.com Sito
ufficiale: www.yenisch-suisse.ch
Per una ricerca su Internet, sono utilizzati diversi termini:
Yenisch, Yenische, Yenich, Jenisch, Jenische, ecc.
Blog:
http://yeniche1969.skyrock.com/
Di Fabrizio (del 14/10/2008 @ 09:24:38 in Italia, visitato 1590 volte)
Ricevo da ARPJ
il testo che segue. PREMESSA:
Guardando sul loro sito, vedo che la sigla significa
Associazione
Romana Pro Juventute, un nome che mi ha subito ricordato la PRO JUVENTUTE svizzera,
che per
anni si è resa complice di togliere i figli alle famiglie Sinte e Jenisch e
metterli in orfanotrofi. Ho chiesto per iscritto spiegazioni, mi è stato
risposto dal responsabile del progetto che
loro non hanno nulla a che fare con la Pro Juventute svizzera
Alla cortese attenzione del
Prefetto Carlo Mosca
Commissario Straordinario
per l'emergenza nomadi a Roma
Gentile Prefetto,
Le scrivono alcune associazioni che da circa tre anni si stanno occupando della
situazione dei rom nella città, ponendo particolare attenzione alle numerose
famiglie che abitano in quelli che vengono chiamati in maniera significativa
"insediamenti abusivi", ovvero nelle baracche di cartone, legno e lamiera
costruite sugli argini dei fiumi, sotto i ponti e i viadotti o semplicemente
negli angoli nascosti della città.
Negli scorsi mesi dominati dall'ossessivo allarme sulla presenza dei rom nelle
città italiane e dalle proposte più disparate e pericolose non abbiamo potuto
non apprezzare il Suo atteggiamento, sempre attento ai principi fondamentali del
diritto e al rispetto della persona.
Tuttavia il nostro lavoro quotidiano a contatto con gli uomini, le donne e i
bambini che vivono sulla loro pelle la condizione di precarietà e di rischio, ci
ha permesso di vedere anche da un altro punto di vista queste settimane di
polemiche e censimenti.
Dalla seconda metà del mese di agosto molti degli stessi insediamenti che alcune
settimane prima erano stati visitati dalla Croce Rossa Italiana hanno ricevuto
la visita inaspettata di unità miste, composte prevalentemente da giovani
militari della Folgore in tenuta mimetica e generalmente guidati da almeno un
poliziotto del corpo della Polizia Fluviale.
Poliziotti e militari entravano negli insediamenti dicendo che dovevano
controllare chi c'era e chi non c'era, ed effettivamente chiedevano documenti a
tutti i presenti, dando vita ad un parallelo e silenzioso censimento.
In tutti i casi alcuni dei residenti controllati (generalmente gli uomini, ma in
diverse occasioni anche le donne) sono stati portati in questura, dove hanno
passato diverse ore, a volte la notte intera, in attesa del canonico controllo
dei documenti.
Gli stessi insediamenti sono stati visitati più volte con una escalation di
tensione, di minacce e di paura: in molti casi amici e conoscenti rom ci hanno
raccontato di vere e proprie violenze gratuite contro le persone e contro le
cose: tende tagliate, materassi e coperte gettate via, uomini picchiati.
Almeno in due occasioni sappiamo per certo che queste visite sono state
realizzate in piena notte, e anche in quelle occasioni i militari e i poliziotti
hanno costretto uomini, donne e bambini (in uno dei campi visitati di notte
abitava una donna che aveva partorito una bambina solo dieci giorni prima) ad
uscire dai loro ripari, a schierarsi nello spazio più ampio a disposizione, a
tirar fuori i propri documenti per l'ennesimo e inutile controllo.
Sorvolando solo per questioni di tempo sulle modalità con cui paracadutisti e
poliziotti sono entrati nei campi e nelle misere case, sulle capacità di
comunicare e comprendere le diverse situazioni, l'obiettivo esplicito di tutte
queste visite era sempre lo stesso: annunciare l'imminente distruzione totale
dell'insediamento, spingere con modi bruschi e concreti ad andarsene, far
presagire il rischio di ritorsioni ben più gravi per chi avesse deciso di
rimanere in quel campo.
E questo è effettivamente successo.
Nel quadrante sud della città sono stati distrutti e sgomberati diversi
insediamenti: decine di baracche nella zona della Magliana e di Ponte Marconi
sono state abbattute a calci e le persone costrette alla fuga spesso senza
nemmeno avere il tempo di recuperare gli oggetti personali o almeno una coperta
per la notte.
In nessuna occasione era presente personale della Croce Rossa o dei Servizi
Sociali Comunali e famiglie intere sono state semplicemente lasciate per strada
senza alcuna indicazione e alternativa.
Paradossalmente uno degli insediamenti sgomberati è stato quello in cui è stato
avviato il censimento romano; così dopo la visita degli operatori della Croce
Rossa, dopo i servizi televisivi e le foto sui giornali, dopo la partecipazione,
le promesse e le aspettative, quelle persone si trovano ora per strada, a
cercare ogni notte un riparo diverso.
Non è nostra intenzione avviare in questa sede un ragionamento, comunque
necessario e urgente, sulla utilità delle misure straordinarie e sul censimento.
Non possiamo tuttavia non denunciare con forza che quelle misure minime di
garanzia che lei stesso aveva più volte dichiarato agli organi di stampa, in
particolare l'assicurazione che non ci sarebbe stato alcuno sgombero fino al
termine delle operazioni del censimento, sono state ampiamente contraddette e
disattese. Come nei mesi precedenti alla Sua nomina, la modalità di intervento
delle Istituzioni è stata sempre la stessa: creare un clima di paura e
costringere materialmente alla fuga chi abita nelle baracche e nei ripari di
fortuna.
A questo servono i commissari speciali e l'esercito nella città ?
Sono queste le politiche attive per la sicurezza che dovrebbero favorire
l'inclusione sociale e la legalità ?
ARPJ - Tetto
progetto "Una Scuolina per crescere"
www.arpj.org -
scuolina@arpj.org
POPICA ONLUS
www.popica.org –
info@popica.org
GRUPPO EVERYONE
Il Gruppo EveryOne comunica che presenterà il testo della lettera aperta al
Prefetto anche presso la Commissione europea, denunciando questa nuova, disumana
escalation di terrore istituzionale perpetrata - in violazione delle Direttive
Ue e di tutte le Carte che tutelano i diritti dei popoli - dalle Istituzioni e
dalle autorità romane. In fede, Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau
www.everyonegroup.com
ARCI di ROMA
www.arciroma.it
Di Sucar Drom (del 15/06/2011 @ 09:23:41 in blog, visitato 1677 volte)
SISTRI, rinviata l'entrata in vigore
Una intesa per rimodulare l’entrata in funzione del Sistri, il sistema di
tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi è stato raggiunto ieri a tarda
sera fra il ministero dell’Ambiente e le principali organizzazioni
imprenditoriali Confindustria e Rete Imprese. Lo comunica una nota del ministero
dell...
Storie di donne rom fra tradizione e cambiamento
Luciana Tufana Editrice (distribuita da Mursia) ha dato alle stampe il libro di
Paola Galli "Storie di donne rom fra tradizione e cambiamento" che registra la
voce dalle donne rom, profughe dalla ex Yugoslavia, che vivono a Firenze nel
villaggio del Poderaccio. Il libro tratta tematiche estremamente attuali
all’interno del contesto della vita i...
Roma, presentazione del report "La casa di carta"
Lunedì 30 maggio 2011, alle ore 16:30, presso la Facoltà di Architettura
dell'Università Roma Tre (via Madonna dei Monti 40, Roma), l'Associazione 21
luglio presenterà il report "La casa di carta", una ricerca approfondita...
Milano, Commissario Hammarberg: "sono rimasto scioccato"
Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ha
così commentato il suo recente viaggio in Italia: "Sono rimasto scioccato
dall'uso fatto durante la campagna elettorale a Milano di messaggi xenofobi
contro i rom, ma anche contro i musulmani"...
Milano, Giuliano Pisapia è il nuovo Sindaco e la gente in piazza canta: siamo
tutti zingari
La vittoria di Giuliano Pisapia a Milano ha entusiasmato, ha commosso e ha
accesso una luce di speranza in tutti i sinti e rom italiani. La Milano
dell'odio, della paura, della violenza contro chi è diverso e in part...
Roma, il Papa riceve in udienza rom, sinti, manuches, kale, yenish e travellers
d’Europa e d’Italia
Sabato prossimo, 11 giugno, alle 12 il Papa riceverà in udienza privata in
Vaticano una delegazione di rom, sinti, manuches, kale, yenish e travellers
europei. Lo rende noto il Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e
degli itineranti. A...
Papa Benedetto XVI: mai più vessazioni contro i rom e i sinti
Il Papa nel discorso pronunciato di fronte ai circa 2mila sinti, kale, manouche,
rom, jenisch ricevuti nell'aula Paolo VI in Vaticano: ''Mai più il vostro popolo
sia oggett...
Seguire la strada indicata da Benedetto XVI
Ieri 11 giugno 2011 papa Benedetto XVI ha ricevuto la delegazione europea delle
comunità rom, sinti, manuches, kale, jenish e travellers, in tutto circa 2 mila
persone - in occasione di un pellegrinaggio di due giorni a Roma organizzato...
Benedetto XVI: la Chiesa cammina con voi
Venerati Fratelli, cari fratelli e sorelle! o Del si tumentsa! [il Signore sia
con voi!] È per me una grande gioia incontrarvi e darvi un cordiale benvenuto,
in occasione del vostro pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo Pietro.
Ringrazio l’Arcivescovo Mons. Antonio Maria Vegliò, Presid...
Sinti e Rom in Udienza da Papa Benedetto XVI
Domenica undici giugno il Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza 2000 sinti,
rom, manouche, kalè e jenisch provenienti da tutta l'Europa. Per tutti hanno
parlato tre persone: Pamela Suffer, Ceija Stojka (in foto) e Carlo Mikic...
Di Fabrizio (del 28/02/2008 @ 09:21:44 in Europa, visitato 2661 volte)

Gli aborigeni australiani hanno recentemente ricevuto le scuse del governo
di Canberra per le discriminazioni del passato. Una vicenda che ricorda quella
degli Jenisch, il popolo nomade della Svizzera.
Originari soprattutto dall'Europa dell'Est, gli Jenisch sono stati riconosciuti
quale minoranza nazionale dopo il periodo buio del secolo scorso. Il passaporto
elvetico non garantisce però loro pieni diritti.
La comunità aborigena ha dovuto attendere il momento per oltre 50 anni. Il 13
febbraio, il premier australiano si è presentato in parlamento scusandosi per
«le leggi e le politiche dei passati governi, che hanno inflitto profondo dolore
e sofferenze» alla popolazione indigena.
Kevin Rudd ha chiesto scusa alle famiglie coinvolte nella vicenda della
generazione rubata ("Stolen generation"), in riferimento alle decine di migliaia
di bambini di sangue misto che sono stati sottratti ai genitori per essere
cresciuti in istituti statali o affidati a famiglie bianche.
Una pagina triste della storia australiana, quella della prima metà del XX
secolo, che ricorda - con le dovute proporzioni - la vicenda degli zingari in
Svizzera. Anche loro discriminati in quanto minoranza. Anche loro vittime di un
"furto generazionale". E anche loro riabilitati dalle scuse delle autorità.
Sradicare il nomadismo
Le vicissitudini dei nomadi della Svizzera (soprattutto Jenisch, ma anche Sinti
e Rom) hanno inizio già nell'Ottocento. Considerati un problema sociale e di
polizia, sono oggetto di persecuzioni ed espulsioni.
Il loro girovagare senza meta non piace alle autorità, che attorno al 1850
decidono di naturalizzarli assieme ai cosiddetti senza patria nei cantoni dove
soggiornano: un lavoro regolare e un domicilio fisso dovrebbero rappresentare la
soluzione al problema del vagabondaggio.
Non sarà così e qualche decennio più tardi la Confederazione è tra i primi stati
a introdurre limitazioni della libertà di spostamento degli zingari a livello
legislativo. Decisa a combattere ogni forma di marginalità, non rinuncia nemmeno
a ricorrere a misure coercitive per sottomettere i cittadini che non riflettono
gli ideali di ordine dell'epoca.
Offre così il suo sostegno all'opera di assistenza "Bambini della strada". Un
programma nato sotto buoni auspici (integrare i piccoli girovaghi in famiglie
svizzere "normali" e garantire un'adeguata scolarizzazione), i cui sviluppi
saranno tuttavia disastrosi.
Bambini rubati
A partire dal 1926, l'opera istituita dalla fondazione Pro Juventute inizia a
togliere sistematicamente i figli Jenisch ai loro genitori, cancellando perlopiù
ogni traccia della loro identità e origine.
«L'intenzione originaria di sistemare i bambini in famiglie d'accoglienza non è
stata realizzata», rileva uno speciale studio sui nomadi svizzeri del Fondo
nazionale (PNR 51) pubblicato nel 2007. «Solo poco più del 50% è stato affidato
ad una famiglia».
Molti bambini si ritrovano in cliniche psichiatriche o in prigione, dove nel
nome della lotta al nomadismo subiscono maltrattamenti e abusi. Lo scandalo
viene alla luce nel 1973 grazie ad un settimanale svizzero tedesco (Der
schweizerische Beobachter): Pro Juventute è costretta a sospendere l'opera.
Ci vorranno 15 anni prima che le autorità federali facciano il mea culpa. Nel
1987, attraverso le parole dell'allora presidente Alphons Egli, la
Confederazione porge le sue scuse riconoscendo la propria responsabilità morale
e politica.
Aprire gli archivi
Gli autori del programma di ricerca PNR 51 "Integrazione ed esclusione"
confermano che i casi accertati di bambini sottratti ai genitori sono 586. I
cantoni più interessati sono i Grigioni, il Ticino, San Gallo e Svitto.
I dati non sono tuttavia completi e le stime parlano di circa 2'000 bambini.
Oltre a Pro Juventute (che ha aperto i suoi archivi), furono infatti attivi
anche altri enti assistenziali, come l'associazione cattolica Seraphisches
Liebeswerk, la quale ha negato ai ricercatori l'acceso agli incartamenti.
Invano finora l'appello dell'ex consigliera federale Ruth Dreifuss, che ha
invitato il Parlamento a «prendere la stessa decisione adottata per far luce sui
conti bancari degli ebrei durante la Seconda guerre mondiale, ovvero imporre la
salvaguardia e l'apertura dei documenti rilevanti per gli Jenisch».
Stessi doveri, diversi diritti
Nell'attesa di una totale chiarezza, i circa 35mila Jenisch della Svizzera
continuano a lottare per il proprio diritto di esistere in quanto minoranza
nazionale.
«Il maggior problema è rappresentato dalle aree di soggiorno e di transito»,
dice a swissinfo Daniel Huber, vicepresidente dell'Organizzazione mantello degli
Jenisch in Svizzera. «Bisognerebbe metterne a disposizione di più, ad esempio in
cantoni di frontiera come il Ticino e Basilea, attrezzandole con le
infrastrutture adeguate».
Paradossalmente, nell'era della globalizzazione e della libera circolazione
delle persone, la vita da nomade si è fatta più complicata. «Sulle strade c'è
sempre più gente e le zone di sosta continuano a diminuire», osserva Huber.
Con la riforma Esercito XXI, il Dipartimento della difesa metterà in vendita
diversi terreni. Spazi che secondo Huber potrebbero venir trasformati per
accogliere i girovaghi.
Fino ad allora, gli Jenisch continueranno a coltivare un certo senso di
frustrazione. «Siamo qui fin dalla nascita della Confederazione nel 1291, siamo
naturalizzati e paghiamo le imposte . Ma se non abbiamo la possibilità di
praticare il nomadismo, come facciamo a mantenere viva la nostra cultura?»,
s'interroga Huber.
«Abbiamo gli stessi doveri di tutti gli svizzeri, ma non i medesimi diritti»,
conclude.
swissinfo, Luigi Jorio
Da
Roma_und_Sinti
by Lyssandra Sears
Gli atteggiamenti ostili verso i Rom in Svizzera stanno rendendo
difficile la vita agli Jenische, un gruppo etnico nomade completamente separato,
con una lunga storia nel paese [...].
13/04/2012 - I leader jenische dicono che la reputazione dei Rom riguardo
all'accattonaggio, furto e prostituzione, sta peggiorando l'immagine degli
Jenische, e sta comportando un cambiamento di atteggiamento verso gli Jenische.
"Veniamo spesso abusati," dice Daniel Huber, presidente di "Radgenossenschaft
der Landstrasse", l'associazione che protegge i diritti degli Jenische, nomadi
che per secoli hanno vissuto in Europa.
"Spesso, ad esempio, in Svizzera per strada veniamo appellati -sporchi
zingari-".
L'associazione conta circa 35.000 membri Jenisch, di cui 3.500 ancora
conducono uno stile di vita nomade, mentre il resto è stanzializzato in case
permanenti. Anche se sono completamente separati dai Rom, molti Svizzeri non
sanno riconoscere le differenze.
Anche se in Svizzera è sempre esistita una popolazione rom, il loro numero di
recente è significativamente aumentato, a causa dell'adozione della direttiva UE
sulla libera circolazione delle persone.
"In realtà alcuni Rom di altri paesi si comportano come elefanti in un
negozio di porcellane," ha detto a Tages Anzeiger il presidente della Naschet Jenische Foundation, Uschi Waser.
"Purtroppo, è difficile far loro rispettare le nostre regole."
"Molte persone accettano che non tutti i Rom sono mele marce". Tanto Waser
che Huber riconoscono che il cattivo comportamento di pochi sta infangando la
reputazione di entrambe i gruppi etnici.
Inoltre, i Rom sono anche usati come capro espiatorio dell'aumento di
attività criminali.
"Molti delinquenti operano tra i confini, ma soltanto alcuni di loro sono
Rom," ha detto al giornale Venanz Nobel, vice-presidente della Transnational Jenische Assocation.
"Ma le notizie sono dominate dai Rom, che perpetuano i vecchi pregiudizi per
cui sono zingari ladri."
Nobel è anche preoccupato delle azioni intraprese, con la scusa di proteggere
i bambini che i Rom userebbero per attività criminali. Intravede paralleli con
le azioni intraprese tra il 1926 ed il 1972, quando circa 600 bambini jenische
vennero sottratti ai loro genitori.
"Ancora oggi," dice Nobel, "i bambini sono una scusa, mentre il vero
obiettivo è di ripulire e liberare le strade dagli zingari."
Di Fabrizio (del 19/01/2013 @ 09:02:30 in Europa, visitato 3148 volte)
Bakhtale ROMensa - di Serena Raggi
Ieri, 11 gennaio 2013, ho passato la giornata con Mariella Mehr, scrittrice e
poetessa Jenisch, Svizzera.
Scriverò di seguito ciò di cui abbiamo parlato, della sua vita, il suo scrivere,
la sua storia.
La Consapevolezza che ho acquisito dopo questo preziosissimo incontro, mi ha
portata a farmi tante domande, domande difficili che mi hanno messa di fronte ad
una in particolare:
"Cosa ha veramente senso in questa vita?" .
Ha senso conservare la Storia e la Memoria, ha senso Comprendere che si può
essere italiani, svizzeri, spagnoli, rom, ebrei, ... ed essere una cosa sola:
Umani.
Con una storia comune, La Storia.
Ha senso impegnarmi per fare in modo che Mariella Mehr e tutte le marielle mehr
che hanno vissuto la Storia non vengano scordate ma assimilate per andare a
completare la Nostra Identità. La mia e la tua. E starci male, ma sentirsi
cresciuti, diversi, io così mi sento, ha senso assimilare tutto, Sapere e
conservare, per essere Persone con una Identità forte, forti di quello che
siamo.
Sapendo chi e cosa ci ha portati ad essere noi, oggi. Senza passare su questo
mondo come dei vestiti vuoti.
La Storia ci insegna che ci sono dei grandi fardelli da portare, Mariella Mehr
mi ha fatto partecipe del suo e io non voglio fare altro se non spartire questo
peso, un immenso dono, dono e fardello, fattomi da questa donna incredibile.
Le mie ricerche su di lei sono iniziate qualche mese fa, quando quasi
casualmente ho assistito ad uno spettacolo teatrale che parlava proprio della
sua vita.
Da allora ho letto le sue poesie, ho deciso di fare la mia tesi su di lei e sono
andata a conoscerla.
Mariella Mehr nei suoi libri denuncia ciò che è stato in Svizzera tra il 1926 e
il 1974: fu vittima dell'"Opera di soccorso dei bambini di strada", della Pro Juventute, passando 24 anni della sua vita, dai 5 anni (quando fu strappata alla
madre) in poi, in istituti psichiatrici, collegi, subendo elettroshock,
esperimenti medici e psichiatrici, violenze e abusi, un figlio preso e fatto
adottare da estranei e la sterilizzazione.
La Svizzera, neutrale alla guerra ma non all'eugenetica, ha cercato di estirpare
le 'razze inferiori' e purificare il sangue della nazione, esattamente come
altri paesi a tutti noti.
Mariella Mehr è sopravvissuta a tutto questo, è stata attivista politica e, da
sempre, scrittrice.
''Spesso canta il lupo nel mio sangue
e allora l'anima mia si apre
in una lingua straniera.''
La figura del lupo torna molto spesso nelle poesie di Mariella Mehr. La
simbologia del lupo, comunemente usata, è il pericolo, una visione funesta. Ma
per Lei, cosa significa?
Il lupo è solo, è Solitudine, e tante solitudini fanno il suo branco e così io
mi sento.
Sola e accomunata nella solitudine con altre persone sole.
Il lupo aggredisce se è attaccato e cosi faccio io... in Cecoslovacchia ho avuto
degli incontri ravvicinati con questo animale e anche qui dove vivo adesso ci
sono lupi... per gli uomini non sono un problema... al contrario gli uomini sono
un guaio per loro... io ho paura della gente, ma di un lupo o delle bestie mai.
Questo sentire fa parte anche della sua 'diversità'? Come vive, oggi, la sua
identità di Donna Jenisch?
La mia famiglia viene dalla Polonia, dopo la Pro Juventute ho fatto ricerche con
uno storico per l'albero genealogico e i miei avi non si sa se siano Ebrei o
Rom... sono un essere umano, parlo 6 lingue correntemente, tra le quali il Romanes. Ma mi considero semplicemente un essere umano.
Nel corso del 1800 entrò molta gente in Svizzera: Ebrei, Rom, Polacchi, Lovari,
gente che voleva lavorare... questa gente è stata chiamata Jenisch dagli
svizzeri, ed è una parola che deriva dal greco e vuole dire 'doppia faccia",
come i doppiogiochisti e quindi anche questo è un termine dispregiativo e creato
da altri (come il termine 'zingari'), entrato in uso comune per indicare 'lo straniero'.
A quei tempi, durante i pogrom contro gli Ebrei, questi hanno cambiato i
documenti e comprato quelli dei Rom... viceversa i Rom hanno comprato documenti
Ebrei per entrare in Svizzera, cambiando identità per sopravvivere, a seconda
delle necessità del momento: questo è un piccolo esempio per far capire che
tutte le genti si sono mescolate... e Jenisch quindi sono semplicemente PERSONE
che hanno subito delle persecuzioni.
La cosa piu' grave dei Rom, che tengo molto a dire, è che sono suddivisi in clan
e a volte si fanno addirittura la lotta tra di loro... e così facendo non sopravviveranno a lungo... bisogna essere uniti perché siamo tutte persone, e il
nostro sangue si mescola continuamente. Questo per non categorizzare troppo, io
parlo di PERSONE, di UMANI, che hanno subito queste cose che io denuncio e
racconto nei miei libri.
Dopo l'uscita dei Suoi scritti, ha notato un maggiore interesse verso questi
argomenti? La gente vuole sapere questa parte di Storia? oppure in Svizzera è
come in Italia?
Nei libri di scuola ancora oggi, sia in Italia che in Svizzera, non è citato
alcun Rom perseguitato né omosessuale né malato di mente. Perchè queste persone
ancora oggi sono delle persone di serie B, persone che non si vogliono
considerare. E i miei libri purtroppo sono serviti a poco.
Oltre a Lei, altre persone sopravvissute hanno saputo impegnarsi per
l'informazione e la politica dei diritti?
Io ho subito a 5 anni elettroshock, a 9 cure di insulina, a 16 anni ancora
elettroshock, a 18 carcere perché avevo fatto un bambino con un uomo mezzo Rom e
mezzo Ebreo... non ho fatto mai niente di male per meritarmelo, ti giuro!
E gli altri che hanno subito queste cose sono praticamente tutti kaput,
morti... i pochi ancora vivi sono alcolisti, o gente che non é più capace di
vivere in questa società.
Bisogna sopravvivere sia fisicamente che mentalmente... per fortuna ho trovato la
Letteratura e le parole giuste per iniziare a scrivere, e questo mi ha salvata.
A 15 anni ho scritto la mia prima poesia, "L"uccello blu", (parlava di un
uccello che avevo avvistato, una specie che di solito vola sul mare e solo io lo
avevo visto) in quel periodo, come la maggior parte della mia vita, ero in una
casa psichiatrica.
Io ero un corpo per gli esperimenti, sai? non solo le menti erano soggette a
queste cose ma anche i corpi: io sono praticamente ceca a seguito di 5
interventi sperimentali effettuati da un medico non riconosciuto... la Pro Juventute ha lasciato molte tracce.
Ma in quegli anni ('26-'74), in Svizzera, la gente comune sapeva? i cittadini
erano a conoscenza di ciò che succedeva nelle loro città, nei vari istituti,
eccetera?
Naturalmente la gente sapeva.
Ma era stata fatta una enorme propaganda, la gente VUOLE credere nel bene, e la
Pro Juventute si vendeva come un'organizzazione che AIUTAVA i giovani... in
Svizzera non era così evidente come il fascismo in Italia o il nazismo in
Germania... ma la gente voleva credere nel bene e si autoconvinceva.
Come iniziò a leggere, per poi scrivere?
Quando ero piccola, a 12 anni ero in un istituto... in questo istituto le suore
avevano una enorme e fornitissima biblioteca ma era per loro, non per noi, e la
tenevano chiusa a chiave.
Allora io un giorno ho rubato questa chiave e sono andata in città a farne una
copia. E di notte andavo e prendevo una manciata di libri a caso, al buio, e
invece di dormire stavo sotto le coperte con la lampada a leggere... Goethe,
Sartre... .non ho capito niente, ero una bambina, ma tutto era stampato nella mia
testa, ho memorizzato nella mia mente e capito anni dopo.
Così ho iniziato a leggere leggere leggere, avevo Fame di Letteratura, ed era
più forte della fame normale. Questo mi ha fatto andare avanti, leggere. E poi
iniziare a trovare le parole giuste per scrivere, e sopravvivere a tutta quella
follìa.
A quei tempi, io non sapevo ancora CHI SONO, questo l'ho scoperto DOPO i
trattamenti della Pro Juventute.
Quando questi mi hanno detto 'vai a lavorare', a 16 anni, io sono
andata... 'o vai
a lavorare o ti aspetta il carcere', mi hanno detto e mi hanno mandata in una
città che io non conoscevo, a Lucerna, e girando in tutti gli alberghi e negozi,
nessuno voleva darmi un lavoro, ero troppo piccola. Poi per caso davanti ad un
bar ho incontrato un uomo che mi ha chiesto "Senti, ma che cerchi per strada?",
"Cerco un lavoro" e io avevo una faccia da ragazzo, maschio, (che ogni tanto
torna ancora oggi, quando sono arrabbiata), ho potuto lavorare come bar man ma
prima il capo mi ha portata dal parrucchiere per fare un taglio da uomo, poi al
negozio di vestiti mi ha comprato i pantaloni, il gilet, la camicia bianca da
lavoro e il giacchetto nero, naturalmente.
Poi mi ha detto: "Così puoi lavorare nel mio bar e ti chiamerai Mario'.
Ho lavorato lì un anno, poi un giorno è entrato nel bar questo uomo di 30 anni
più grande che mi ha chiesto un caffè ed è stato il primo uomo a guardarmi
davvero.
Dopo poco mi ha riconosciuta in quanto ragazza e io, presa dal panico, ho
iniziato a piangere, avevo paura che mi facesse perdere il lavoro, avevo paura
di finire in carcere...
Dopo avere scoperto della Pro Juventute questo uomo mi ha aiutata molto ed è lui
il padre del mio bambino... (è poi morto in un campo di concentramento tedesco,
era mezzo Rom e mezzo Ebreo)... lui mi ha aiutata molto...mi ha trovato un altro
lavoro, presso una famiglia, e insieme abbiamo deciso di fare un bambino.
Per la Pro Juventute se sei incinta sei un'adulta e libera di sposarti e fare
una vita e avere diritto ai servizi degli ospedali per la gestazione e il parto,
ma le autorità mi hanno segnalata e fatto una ricerca attraverso l'interpol
(pensa te!) trattandomi come una fuggitiva...
Un giorno alle 5 del mattino mi hanno arrestata presso la famiglia dove
lavoravo, mi hanno presa a Berna e messa in una cella con un cane lupo di
guardia... il cane era piu' amabile delle persone, è venuto da me senza paura e
aggressività e nel tempo del carcere è stato quel mezzo lupo a salvarmi la vita.
Io ero in carcere ma non sapevo perché...in tutta la mia infanzia io non ho mai
saputo chi ero né il motivo per cui mi venivano fatte queste cose...al carcere le
peggio criminali mi chiedevano perché ero lì ma io non lo sapevo..allora la mia
testa ha prodotto una fantasia di un qualche crimine che avessi potuto
commettere, per non impazzire..e senza passare per nessun giudice io finivo in
galera.
Il padre del bambino mi cercava, ma i carcerieri non mi hanno dato nessuna sua
notizia e impedivano a lui di avvicinarsi, inventando bugie.
Infine ho dato alla luce questo figlio in carcere.
Secondo la legge, avevo 3 anni di galera da scontare, ma un giorno mi hanno
detto "se dai tuo figlio in adozione sei libera subito, altrimenti il figlio te
lo prendiamo lo stesso ma tu resti qui fino a concludere i 3 anni di carcere".
Io ero disperata, amavo mio figlio ma non sopportavo più questo carcere, che era
il peggiore carcere femminile della Svizzera. Così ho firmato e sono uscita.
A Berna ho trovato un altro lavoro, ho pensato che se lavoravo la Pro Juventute
mi avrebbe restituito il figliolo, invece...così non è stato e la vita di questo
figlio è rovinata quanto la mia.
Mia madre è stata una delle prime donne alla quale la Pro Juventute ha strappato
i figli e a sua volta mio figlio è stato uno degli ultimi strappati alla
madre...tutta questa storia è un ORRORE e una VERGOGNA alla quale non si vuole
credere, quando io racconto queste cose la gente non crede, pensano che io sia
una folle che nel suo delirio si inventa le cose.
Eppure dopo diverse lotte gli archivi con i documenti della Pro Juentute sono
stati aperti, sono documenti visibili a tutti. Ma queste cose non si vogliono
sapere.
Io mi sono battuta per i diritti miei e di tutta questa gente, i diritti, non i
soldi, e l'aiuto per sopravvivere a tutto questo, ma gli Jenisch della
Svizzera invece volevano il silenzio su questa vergogna, volevano solo soldi,
per questo sono stata più volte aggredita, una delle quali sono stata gettata da
un treno in corsa...
I giornalisti volveano la Verità, qualche attivista di sinistra, qualche gente
di buon cuore, ma gli Jenisch no, pochissimi volevano che la Verità venisse
fuori e di conseguenza i diritti per queste donne e uomini devastati da questi
trattamenti.
Per 20 anni ho fatto politica, attivismo, ma è servito a poco se non a
niente... ora la gente non sa nulla di questi orrori, anche se le conseguenze ci
sono tutt'ora. Abbiamo ricevuto una cifra irrisoria come risarcimento morale,
due soldi in croce per una vita COMPLETAMENTE rovinata... per 24 anni vissuti
nell'orrore.
E' stata tutta una farsa enorme.
Poi abbiamo interrotto l'intervista e parlato d'altro, perché "altri cinque
minuti a parlare della Pro Juventute e cado a terra svenuta, mi fa troppo Male".
Mariella Mehr ha partecipato a vari festival di letteratura in Europa, vincendo
diversi premi e riconoscimenti, i suoi libri sono pubblicati in diverse lingue e
reperibili tramite ordine in qualsiasi libreria.
BIBLIOGRAFIA DI MARIELLA MEHR (in Italiano):
- "Steinzeit"
- "La Bambina"
- "Il Marchio"
- "Notizie dall'Esilo"
- "Accusata"
- "San Colombano e l'attesa"
Di Fabrizio (del 20/10/2008 @ 08:47:07 in blog, visitato 1580 volte)
Ieri mattina stavo leggendo quest'articolo di
quiBrescia (il primo giornale telematico di Brescia e provincia!), e la
lettura mi ha provocato una notevole incazzatura. Il resto della mattinata per
fortuna è passato davvero bene, e così m'ero anche dimenticato dell'articolo.
Adesso ci sto ripensando, per fortuna non vale la pena
arrabbiarsi due volte. Anche perché ho poi letto questo post di
NO(b)LOGO,
di cui condivido ogni virgola (spero solo che la profezia finale sia
sbagliata!):
Leggo su una testata on-line di Brescia, l'intervista di
Elisabetta Reguitti al sindaco leghista di Chiari, tal Sandro Mazzatorta.
E' una fotografia dal vero di come possa essere insensato ed odioso il modo di
gestire la cosa pubblica facendo sfoggio di razzismo e di gratuita crudeltà.
Credo che l'articolo sia tutto da leggere, come sono da leggere i precedenti
articoli pubblicati dalla stessa testata ... uno spaccato della peggiore Italia.
Ma leggere una frase detta dal sindaco edi Chiari mi hanno fatto fare un salto
sulla sedia e ricordare un episodio di cui avevo parlato in questo Blog a Maggio
riprendendo una notizia data su Sucar Drom.
Il sindaco che ha cacciato con le ruspe le famiglie Sinti che abitavano in
prefabbricati del comune su un suolo concesso dalla precedente giunta comunale,
quel sindaco che non permette a cinque bambini la frequenza scolastica, si vanta
dicendo:
Noi per esempio, ci siamo occupati di affidare l'ultimo bambino nato
in quella famiglia a un nucleo che gli garantisse una vita più normale.
In pratica si vanta di aver portato via un bambino ad una madre perché la
famiglia non ha una casa ... dopo aver buttato la madre e gli altri fratelli in
mezzo ad una strada.
Il punto di vista di una madre, uguale a quello di qualsiasi altra madre,
lo potete leggere in questo articolo di Sucar Drom.
Io, fuori dai denti, dico che sono stufo di questa ipocrisia razzista, ho
sempre più forte il sospetto che, oltre all'ignoranza, la stupidità, al
razzismo, oltre alla convenienza politica, ci siano degli interessi
predatori.
Una pelosa lobby "dell'adozione" che preme per depredare le famiglie rom e
sinti dei bambini.
Si sta addensando un vero e proprio genocidio,
che avrà gli stessi metodi usati in Australia per i bambini aborigeni
ed i Svizzera per quelli Jenisch.
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