Di Fabrizio (del 14/08/2006 @ 12:24:16 in casa, visitato 2259 volte)
Demolito il quartiere Çinçin di Ankara
Il quartiere Gültepe (Çinçin) nella municipalità di Aldındağ è abitato in
maggioranza da Rom. La municipalità costruirà 776 appartamenti, un piano di
edilizia popolare di 48.173 m² composto da 4 blocchi. Il comune ha già
abbattuto 170 case di 400 che alla fine verranno demolite.
Case Rom in demolizione a Kuştepe (İstanbul)
L'assessorato alla casa (TOKİ) ha lanciato un progetto di trasformazione del
quartiere, a maggioranza Rom, che coinvolge il comune di Şişli e l'Area
Metropolitana di Istambul. Saranno costruiti 228 appartamenti su 12.000 m² di
terreno identificati come regione pilota. Gli abitanti Rom di Kuştepe che
abitano lì da 30 anni, sono preoccupati: non hanno la minima idea su come
verranno costruiti i nuovi appartamenti "Se sarà per il nostro bene, dovunque
siano non dovrebbero metterci in una posizione scomoda. Qui siamo nati, non
devono mandarci chissà dove".
Demolite le case dei Rom a Ereğli sul Mar Nero
Secondo quanto deciso dal Comune, abbattuto un appartamento a due piani in via
Filtepe nel quartiere Müftü a Zonguldak/Ereğli, in cui vivevano 45 persone di 6
differenti famiglie Rom. I cittadini hanno avuto una reazione nervosa all'arrivo
degli incaricati municipali ed hanno tentato di resistere. E' stata chiamata ad
intervenire la squadra speciale da Zonguldak per vincere la resistenza dei
cittadini. La squadra di demolizione ha così potuto demolire gli appartamenti.
Espropriate e demolite le case Rom a Bursa Kamberler
Trattasi di un progetto denominato "Parco storico e culturale" del comune di
Osmangazi nella provincia di Bursa, un processo di abbattimenti è stato
lanciato nel quartiere Kamberler, dove i residenti sono Rom. Da una parte, il
progetto è stato lanciato per ridisegnare il quartiere, dall'altra si susseguono
espropri e demolizioni. Sono state abbattute ulteriori 22 abitazioni di un piano
che prevedeva la demolizione di 106. Una squadra militare delle forze di rapido
intervento ha accompagnato tutte le operazioni. Sono 150 gli appartamenti
espropriati. Il comune ha operato su di un'area di circa 17.000 m² e ha speso 13
miliardi nel progetto. Nel progetto del nascente parco il comune prevede
trasformazioni su di un'area globale di 70.000 m². Nella parte iniziale del
progetto è stata espropriata e destinata a verde pubblico un'area di 40.000 m².
120 case Rom demolite a İstanbul Küçükbakkalköy
Nel quadro di un Progetto di Trasformazione Urbaan della Municipalità
Metropolitana di Istambul, sono state abbattute 120 case dove i Rom vivevano a
Kadıköy Küçükbakkalköy, I Rom riluttanti ad evacuare le loro case sono stati
allontanati dalle squadre di polizia. Dieci persone hanno perso i sensi, le
donne sono state allontanate in maniera particolarmente brusca. L'ordine di
abbattimento era stato notificato due mesi prima ai residenti dei 120
appartamenti. [...]
Distrutte 20 case nel quartiere Gaziosmanpaşa di İstanbul
Le squadre del comune sono arrivate alle baracche del quartiere Cebeci a
Gaziosmanpaşa e hanno abbattuto20 case dove vivevano i Rom. I Rom e i bambini
erano saliti sui tetti per protesta. I manifestanti sono stati trattenuti negli
uffici di polizia, bambini e anziani sono stati dispersi. Nel contempo, le forze
di sicurezza hanno setacciato le baracche e le case nei dintorni. Al termine
dell'operazione, circa 30 persone sono state trattenute per mancanza di
documenti d'identità.
Demolite le case dei Rom a İstanbul Kağıthane
11 case abitate da Rom nel quartiere Gültepe Yahya Kemal a İstanbul Kağıthane
sono state distrutte dalle squadre comunali. I Rom hanno opposto resistenza
appiccando fuochi alle case, dopo aver portato in salvo i loro effetti
personali.
Di Fabrizio (del 14/07/2006 @ 10:43:22 in casa, visitato 2259 volte)
Brutte notizie anche dalla Turchia, per quanto riguarda la politica della casa e i Rom. Il giornalista freelance Bertil Videt riporta sulla volontà di abbattere l'intero quartiere storico di Sulukule, abitato prevalentemente da Rom. Secondo quanto riportato, le autorità comunali hanno già stretto un accordo in tal senso.
In questa operazione sarebbero nel mirino 529 appartamenti e 42 negozi, per un totale di 703 persone, con diritto di residenza, 287 dei quali vivono nel quartiere e 416 altrove.
La municipalità offrirebbe questo tipo di concordato:
I proprietari di edifici che saranno demoliti, possono acquistare casa nello stesso quartiere, ad un prezzo stabilito e TOKI (l'assessorato alla casa).
I proprietari saranno risarciti.
I proprietari possono anche trasferire i loro beni a TOKI e ottenere una casa popolare in un altro punto della città.
Quanti sono coinvolti, possono comperare casa da TOKY
C'è la necessità di assistenza legale immediata, e di coordinamento tra i quartieri che attraversano la stessa situazione.
Dale Farm è una vasta comunità integrata, la più grande nel suo tipo di
tutto l'UK. Le aree con permesso di sosta (oltre 40) e quelle che hanno
richiesto il permesso, formano un tutt'uno - accomunato dalla parentela con
il clan Sheridan.
Gli Sheridan sono Nomadi da secoli e sono originari di Limerick, in
Irlanda. La maggior parte di loro è nata in UK e ha documenti britannici.
Molti hanno legami antichi con questa parte dell'Essex, avendo vissuto nel
passato nelle aree di Grays, Thurrock, Prittlewell, oppure a Brentwood,
Romford and Chelmsford, ed in altre parti della regione.
Tradizionalmente, gli Sheridans sono commercianti di mobilio (sia antico
che nuovo), anche se recentemente alcuni hanno differenziato la propria
attività, gli Sheridans hanno viaggiato nel passato in tutta la Gran
Bretagna. Dopo le severe limitazioni sul modo di vita nomade introdotte alla
Legge criminale della giustizia di l994, hanno limitato i loro viaggi.
A seguito della circolare governativa che favoriva l'acquisto delle aree
di sosta (che nel contempo liberava i comuni dalla predisposizione e cura di
queste aree), gli Sheridans iniziarono a comprare terreni ad Oak Lane, dove
Nomadi e Viaggianti risiedevano da oltre 40 anni.
Crescendo la pressione sul tradizionale modo di vita nomade, venne
acquistata la terra in località Dale Farm. Questo includeva le aree per
servizi e per le attività lavorative. Vennero rimosse tutte le carcasse
delle autovetture e migliaia di pneumatici abbandonati.
L'area è stata poi suddivisa in lotti, che negli ultimi quattro o cinque
anni hanno dato a Dale Farm l'aspetto attuale. I grossi caravans hanno
lasciato il posto a chalets e case mobili e l'aea esterna completamente
recintata.
Essex Fire and Rescue ha recentemente restaurato e rinnovato gli idranti
nella zona, incluso uno a Dale Farm, nella proprietà di Patrick Egan e della
sua famiglia (non incluso nell'appello, perché la sua area ha il permesso di
sosta).
Vorrei sottolineare che spesso ci si riferisce erroneamente a Dale Farm
come ad un accampamento. Può essere più precisamente descritto come un
villaggio o un quartiere, con caratteristiche e sviluppi simili a quelli
degli adiacenti Oak Road e Gardeners Lane North.
Molti di quanti hanno visitato recentemente Dale Farm, incluso Ministri,
autorità e membri della Commission for Racial Equality, hanno espresso la
loro positiva sorpresa per l'aspetto ordinato e civile che permea tutta
l'area.
Tutti hanno rimarcato l'assurdità che questa area che conta 86 case
venga rasa dalle ruspe.
Quest'estate molti, se non la maggior parte dei lavoratori attivi, sono
in Francia, in Germania ed in Spagna, dove loro hanno registrato aziende ed
attività lavorative. A Dale Farm rimangono gli anziani e i bambini piccoli,
continuando la popolazione attiva i propri commerci.
Tra quanti rimangono, molti hanno problemi di salute. Buon numero di
loro, sono nell'elenco del Comune di Basildon del 15 luglio 2005 e
successivi. Questo elenco detto Date Protection Act, fornisce strumenti e
aiuto medico a chi ne ha bisogno.
Messi sulla strada, gli Sheridans perderanno assistenza medica,
frequenza scolastica e gli altri benefici della comunità sedentaria,
garantita al resto della popolazione. Ciononostante, mantengono la loro
cultura dell'auto-aiuto e di curare anziani e malati, oltre ai giovani,
naturalmente.
Questa coesione è stata messa a dura prova da tante difficoltà e il
minacciato sgombero da Dale Farm rischia di compromettere l'equilibrio e la
sopravvivenza del clan.
Di fronte alle difficoltà attuali e passate, gli Sheridans hanno saputo
mantenere la loro unità e leadership. Le voci del Comitato dei Residenti,
portate da Richard Sheridan e Kathleen McCarthy, sono state ascoltate in
diverse riunioni e comitati, sino ai ministeri [...] Hanno anche preso parte
a diverse riunioni locali e sono stati ascoltati da Peace & Progress, the
Gypsy Council, UK Association of Gypsy Women, Gypsy & Traveller Affairs, the
Irish Travellers Movement 2006, the National Travellers Action Group and the
UK Gypsy, Traveller and Roma Forum, Jewish Socialist Group, Jewish Peace
Group, Roma-Panjabi Group, PakiTV, Rokker Radio (in alcuni casi sono stati
cooptati come membri onorari). Sono stati inoltre coinvolti in Helsinki
Watch, Washington Advocacy Project, International Alliance of Inhabitants,
Peace News, Ireland From Below, Anti-Fascist League e diversi gruppi
anti-razzisti e associazioni romani collegate all'European Roma and
Traveller Forum di Strasburgo. Dale Farm si è poi gemellato con il più antico
quartiere Rom d'Europa: Sulukule ad Istambul.
L'unico desiderio dei proprietari e dei residenti di Dale Farm è
ottenere permessi permanenti per le loro case, cosa che regolerebbe la loro
situazione e rimuoverebbe la minaccia di sgombero che pende da anni sulla
comunità. Decisione che nasce dalla testarda volontà di Mr Malcolm Buckley,
capogruppo Tory nel Consiglio comunale di Basildon, che prevede lo
stanziamento di £2,9 milioni per "ripulire" l'area dalle carovane senza
autorizzazione (eufemismo per le famiglie Nomadi e Viaggianti). Il partito
Laburista ha definito questa decisione come razzista e la stessa è
attualmente soggetta a un Giudizio di Revisione della Commissione per
l'Uguaglianza Razziale, che si pronuncerà il 13 novembre.
Siamo stati incoraggiati dal recente parere del Judicial
Review per Hovefields Drive, un sito più piccolo che ha avuto uno sviluppo
simile, e dall'altra soluzione adottata a Gipsy Hill, in forma di
pianificazione quadriennale. Sostanzialmente, il Consiglio di Basildon
colpevole di non aver provveduto alla sua parte allo sviluppo di Dale Farm,
trincerandosi dietro la scusa del mancato rinnovo dei permessi di sosta.
Nel caso di Dale Farm, il Vice Primo Ministro John Prescott ha proposto
l'alternativa della sistemazione nella vicina area di Pitsea. Il Consiglio
di Basildon ha preventivamente negato il permesso di sosta per l'area di
Pitsea. Si aggiunga che il deputato locale, John Baron (Tory) si è
lungamente opposto a questa soluzione, promuovendo invece una petizione
anti-zigana.
D'altra parte, la proposta di Pitsea è tuttora sul tavolo e alla luce
dei possibili sviluppi, chiedo che si appronti un piano di soggiorno della
durata di quattro anni. Un piano pluriennale, come a Gipsy Hill,
sbloccherebbe la situazione.
C'è un largo accordo di opinioni che una sistemazione alternativa è
sempre meglio del puro e semplice sgombero di Dale Farm. Billericay and Wickford Primary Health Care Trust
ha ammonito sull'uso della forza pubblica, la distruzione delle case
porterebbe inevitabilmente traumi se non ingiurie fisiche, con bambini e
anziani particolarmente vulnerabili. Una precedente valutazione degli
ispettori affermava che azioni simili possono portare alla rivolta civile. Cathleen McCarthy
ha espresso il timore che dei bambini possano essere uccisi.
Un ulteriore problema è dato dall'impiego da parte del comune della
compagnia Constant & Co., che ha gestito operazioni simili in UK. Nel
recente passato, Constant & Co ha più volte violato i diritti di
proprietà e di sicurezza, invadendo e demolendo alloggi sotto protezione del
giudice. A Chelmsford e Hertsmere ha messo in pericolo la vita dei residenti
e distrutto, oltre agi alloggi, anche tutte gli effetti personali degli
occupanti.. Tutto questo è stato ripreso da video-camere e portato come
prova in tribunale. Questa azienda ha ignorato ripetutamente le norme di
sanità e sicurezza e non dovrebbe, in alcune circostanza, essere collegata
da un'autorità pubblica.
La mancanza di un piano regolatore, specialmente in una località che è
parte della Cintura verde (greenbelt) può sicuramente essere motivo
di preoccupazione. Ma la risposta di Mr
Buckley è assolutamente sproporzionata e basata su criteri razzisti.
Se, contrariamente al buonsenso, Constant & Co dovesse operare nella
zona, nonostante la presenza di testimoni di Human
Rights Monitors (il deputato Nick Harvey e l'attrice Vanessa Regrave
si sono offerti volontariamente per questo compito) violerebbe il
primario diritto allo studio dei bambini lì residenti, e porterebbe alla
chiusura della locale scuola dell'obbligo a Crays Hill.
Lo sgombero, ovviamente, non risolverebbe "il problema" da nessun punto
di vista, escluso quello dei politici che seguendo l'esempio del BNP (British
National Party - estrema destra) hanno usata la carta zingara o razziale per
guadagnare voti. Semplicemente, porterebbe alla fioritura di un'altra o di
diverse Dale Farm. Da qualche parte dobbiamo pur vivere.
[...]
Se non vi siete stancati ancora, ci sono
molti articoli che illustrano nel tempo la situazione di Dale Farm.
Di Fabrizio (del 25/08/2006 @ 10:06:23 in casa, visitato 2245 volte)
Lettera aperta di Sukru Punduk, nato il 1/1/1968 a Sulukule,
residente in Edirnekapi Kaleboyu Cad. Zuhuri Sok. No: 5.
Gli abitantidel quartiere iniziarono a stabilirvisi
attorno al 1504, del calendario bizantino. Dopo l'arrivo degli Ottomani nel 1453, la
comunità Rom rimase lì e molti Rom fecero di Sulukule il punto di partenza per
arrivare in Europa. Il quartiere sorge accanto alle mura storiche del distretto
di Fatih. Vi abitano circa 3.500 Rom, che erano circa 10.000 i residenti
prima che iniziasse lo sgombero della municipalità di Fatih nel 1992.
D'improvviso la municipalità chiuse i locali musicali e d'intrattenimento, con
la scusa che non pagavano le tasse e quindi non potevano esercitare nel
quartiere. Tuttavia, si può pensare che noi siamo dei "campioni" del pagamento
delle tasse, pagando tasse sull'intrattenimento, senza mai ricevere
dall'autorità riscontro delle somme pagate. Il provvedimento di sgombero non
causò soltanto la diminuzione degli abitanti, ma anche disoccupazione per quanti
rimasero, incapaci di pagare elettricità, acqua e riscaldamento. Ora, sempre la
municipalità di Fatih è determinata ad abbattere le nostre case,
nonostante noi siamo in possesso dei documenti ricevuti nel 1983/84, quando le
abitazioni provvisorie vennero legalizzate da un'amnistia e registrate.
L'insieme di questi eventi, vanno considerati parte di un premeditato processo
di rimozione della comunità romani dal centro città. Noi, il popolo Rom di Sulukule,
soffriamo la mancanza dei nostri diritti basici come il diritto di proprietà,
quello di avere un lavoro decente, quello dell'accesso all'acqua potabile e
all'elettricità.
Il numero delle case che andranno demolite è di circa 571,
per un totale di 8.000 mq. Siamo venuti a conoscenza dai giornali e dalla TV che
il comune ha un piano di sviluppo e rivalutazione del quartiere. Richiediamo
quindi un incontro col sindaco, Mustafa Demir. Ci fu un incontro a novembre
2005, a cui presero parte 17 di noi.
Allora erano proprietari in 251 e 320 gli inquilini. Il sindaco disse
che le case del quartiere sarebbero state demolite e che l'area era stata
definito di rinnovo urbano. Offrì nuovi alloggi agli inquilini, senza però andare oltre
la solita "lotteria" delle abitazioni pubbliche in Turchia. Gli alloggi erano
situati a Tasoluk, a circa 2 ore e mezza dalla città più vicina,
Gaziosmanpasa. Le case sarebbero state costruite dall'Assessorato alle Case
Popolari, meglio noto come TOKI. D'altra parte,
non v'è certezza su quale sarà il costo delle nuove case e di conseguenza, se
saremo in grado di pagare l'affitto. Ed ancora, i lavori che svolgevano gli
abitanti di Sulukule non si potranno più svolgere nelle nuove case
aumentando il rischio di pagamenti insoluti.
Il sindaco ha offerto due opzioni:
comperare il loro terreno con un ammontare incerto per
metro quadro;
che le case
siano pagate in 15 anni, deducendone il valore del terreno.
Il nostro problema è l'incertezza della situazione. Non
esiste un progetto concreto sulle somme che ci verranno offerte per le nostre
terre, e quindi non siamo in grado di decidere. Abbiamo perciò chiesto al
sindaco di costruire noi le nostre case e di disegnare un progetto comune, ma la
nostra proposta è stata rifiutata..
In seguito il comune a
luglio 2006 mandò inviti individuali per illustrare la situazione di cui ho
accennato sopra. I loro argomenti si basano sulla decisione del Consiglio dei
Ministri, che chiede di determinare le aree soggette a rinnovamento urbano, con
la legge 5366. Hanno dichiarato che entro la fine di agosto 2006 riceveremo le
ordinanze di abbattimento. Finora, a nessuno nel quartiere è giunto niente, e
tutti sono preoccupati perchè non ci sono proposte concrete di rilocazione, e
nel contempo a Istambul ci sono state demolizioni nei quartieri rom di Kucukbakkalkoy
e Yahya Kemal. Anche lì le case demolite erano registrate a norma e non sono
state offerte soluzioni di rilocazione degli abitanti.
Noi, abitanti Rom di Sulukule, non vogliamo lasciare le
nostre case. Nel 1960 alcuni abitanti di Sulukule furono obbligati a trasferirsi
a Gaziosmanpasa, dove c'è oggi una comunità Rom minacciata a sua volta di
sgombero e demolizione da parte del comune. Perciò la migrazione forzata non è
la soluzione per i progetti di rinnovamento urbano. Non vogliamo essere evacuati
in nuovi appartamenti, ma continuare a vivere con i nostri strumenti, danze,
musiche, dove i nostri antenati si stabilirono un migliaio di anni fa. Non
vogliamo essere esclusi dalla comunità cittadina, né essere obbligati a migrare
dalle nostre terre. Richiediamo aiuto alle associazioni e ai singoli perché
appoggino la nostra lotta contro la migrazione forzata. Invitiamo perciò
avvocati e giornalisti a venire a Sulukule e rendersi conto di come viviamo.
Saremo grati alle organizzazioni europee o di altri paesi che chiedano
informazioni sulla situazione di Sulukule alle ambasciate e ai consolati turchi.
Apprezzeremo le vostre lettere di appoggio alla nostra comunità, per non farci
sentire soli.
Sulukule Romani Culture Solidarity and Development Association
President
Sukru Punduk
I leaders romani si incontreranno in settimana in Polonia per commemorare il massacro avvenuto nel settore zingaro del campo di Auschwitz.
La notte tra l'1 e il 2 agosto 1944 fu il culmine del genocidio dei Rom, che lasciarono 500.000 morti in Europa.
La soluzione finale imposta dai nazisti e dai loro alleati, non fu però un fatto isolato. Il migrare dei Rom incontrò persecuzioni e repressione quasi dappertutto nel loro secolare vagare in Europa.
Storicamente, uno dei punti di entrata in Europa fu l'impero bizantino e la sua capitale Costantinopoli. Nel XX secolo, i Rom arrivarono dal quartiere Sulukule di Istambul [...]. In migliaia hanno vissuto nella locale mahala. E' il più antico insediamento Rom in Europa di cui si abbia notizia - oggi minacciato di demolizione per far spazio a nuovi sviluppi urbani.
I Rom di Sulukule hanno dato il via ad una campagna per salvare le loro case. Dicono che il quartiere è un patrimonio storico, che conta 800 anni - e che va preservato come sito storico romani. Contano sull'appoggio dell'UNESCO e di altre istituzioni internazionali al loro progetto.
Contemporaneamente, i Rom di Sulukule intendono gemellarsi con Dale Farm, il più esteso insediamento nomadico in Inghilterra, un villaggio attuale minacciato dalle ruspe.
Martedì 1 agosto, entrambe le comunità si ritroveranno a ricordare la distruzione del settore zingaro di Auschwitz. Nella speranza di riuscire a revocare la distruzione attuale delle loro case e vite.
Niente... 1000 anni di storia zingara spazzati via in 1-2 ore. "Chi se ne
importa... sono solo zingari che non fanno profitto per i business men e
le autorità. Quindi,perché dovremmo rispettare questi Rom?" Questo il senso del
trattamento di gente non così obbediente da parte delle autorità turche.
Qualcosa rimarrà... non tutto è andato perso [vedere anche
http://sulukulegunlugu.blogspot.com/(in turco ndr)]. Ma il modo in cui le autorità trattano la gente di
Sulukule è sintomatico di ciò che aspetta a tutti quanti non siano
profittevoli ed obbedienti... E' tempo di attaccare insieme e far sapere alle
autorità che non obbediremo più... faranno meglio a nascondersi...
Di Fabrizio (del 13/10/2007 @ 09:45:24 in casa, visitato 2588 volte)
Nomadi per forza La più antica comunità Rom del mondo sfrattata da Istanbul
Il più antico insediamento Rom del mondo, situato nel quartiere di Sulukule a
Istanbul e risalente al 1054, potrebbe presto scomparire per far posto a 'case
tradizionali in stile ottomano'. Il progetto della municipalità del distretto di
Faith, nella parte occidentale della città, prevede infatti l'acquisto delle
abitazioni, dove vive una comunità zingara di almeno 1.500 persone, la loro
ristrutturazione, o la demolizione di buona parte di loro.
La 'rigenerazione' del quartiere, adiacente le mura dell'antica
Bisanzio, rischia di veder scomparire un sito noto per la sua pittoresca
vitalità. Sulukule è infatti sinonimo di danze, vita notturna, chiassosa
convivialità. Il Comune ha proposto ai Rom incentivi economici per
acquistare nuovi appartamenti, a Sulukule o in altre zone di Istanbul.
Ma gli zingari non ne vogliono sapere. "A fatica riusciamo a guadagnare
il minimo per sopravvivere - dicono -, figuriamoci per comprare una
casa".
La ragione dietro il rifiuto dei Rom ad abbandonare
Sulukule sta nello spettro di una 'sedentarizzazione forzata' in nuovi
appartamenti dove la loro libertà e il loro tradizionale stile di vita,
estraneo a canoni stanziali e regole condominiali o urbanistiche,
verrebbero irrimediabilmente stravolti.
Insediamento storico. L'intera
migrazione Rom verso l'Europa inizia qui, secondo gli studiosi. Il
ricercatore britannico Adrian Marsh, autore di un libro dal titolo 'Le
origini degli zingari: identità e influenze nella storia dei Rom', ha
deplorato il progetto municipale, parlando della scomparsa non solo di
una delle parti più folkloristiche di Istanbul, ma soprattutto della
'memoria di una comunità millenaria'. Uno scriba bizantino, nel 1054,
narra per primo della presenza di 'egiziani' che abitano in 'tende scure
sotto le mura della città' e che si guadagnano da vivere come
chiromanti, giocolieri, indovini, addomesticatori di orsi ballerini.
Dopo la caduta di
Costantinopoli in mano turca, nel 1453, i danzatori e i musicisti di
Sulukule divennero attrazioni stabili nelle notti dell'opulenta corte
ottomana. Il quartiere fu decimato dal terremoto del 1960 e le sue
suggestive taverne, dove imperversava la danza del ventre, vennero
chiuse dai politici conservatori nel 1990. Ma la vita notturna non è
cessata, e ha continuato ad animare Sulukule fino al giorno d'oggi.
Musicisti e artisti abitano ancora qui, e considerano il quartiere 'la
terra dei loro antenati'.
"Condizioni vantaggiose". Schiere di
attivisti stanno raccogliendo informazioni e opinioni casa per casa, per
valutare l'eventualità di un'alternativa al progetto. Il sindaco del
distretto Faith, spiega che entro la fine dell'anno verranno distrutte
463 strutture, definite 'insalubri' e pericolose in caso di terremoto.
"E' il progetto sociale più ambizioso che sia mai stato realizzato qui a
Istanbul - ha raccontato Mustafa Demir all'agenzia francese Afp qualche
tempo fa -. Compreremo le case dai proprietari e, una volta
ristrutturate, i Rom potranno riacquistarle a condizioni vantaggiose,
pagando la differenza nell'arco di 15 anni". Se solo i Rom volessero...
All'ombra dei merli bizantini, un gruppo di ragazze ridenti va avanti e
indietro fra le case cadenti, smettendo occasionalmente di vibrare le loro anche
e di roteare i loro polsi. Sono inseguite da diversi ragazzi urlanti, che le
afferrano e le spingono "in prigione" verso un angolo. I bambini del quartiere
impoverito di Sulukule a Istanbul - patria della più antica comunità rom del
mondo - chiamano questo gioco Poliziotti e Ballerine, versione locale di Guardie
e Ladri emendata per riflettere sulla loro esperienza di essere nati in una vita
di danza e caccia dalla polizia.
E' giovedì pomeriggio presto e i bambini giocano per strada invece di essere
a scuola. La ragione della loro assenza ingiustificata, d'altra parte, è la
paura. "I bambini sono spaventati," dice Dilek Turan, uno studente di
psicologia volontario a Sulukule. "Non vogliono andare a scuola perché sono
preoccupati di tornare a casa e non trovarla più." C'è una ragione: il piano
cittadino di demolire le loro case parte di un controverso progetto di
rinnovamento urbano in vista di Istanbul Capitale Culturale Europea nel 2010.
Fu in era bizantina che gli antenati dei bambini rom di Sulukule si
accamparono per la prima volta su questo particolare pezzo di terra, accanto al
Corno d'Oro e appena fuori dalle mura del V secolo della vecchia Costantinopoli.
La prima registrazione della comunità, circa nel 1050, si riferisce ad un gruppo
di persone, che si riteneva provenissero dall'India (dove, per la verità, molti
storici credono siano originari i Rom), accampati in tende nere fuori dalle mura
cittadine. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli, alla comunità fu
garantito il permesso ufficiale del sultano Sultan Mehmet II di avere dimora in
quello che ora è Sulukule.
Per secoli la comunità rom si è guadagnata da vivere come indovini e
ballerini per la corte ottomana, e più tardi per i Turchi - una tradizione
portata sullo schermo nel film di James Bond Dalla Russia con Amore. Le
loro fortune ebbero una svolta negativa negli anni '90, quando le loro "case
d'intrattenimento" - abitazioni private dove le famiglie zingare cucinavano e
ballavano per i loro concittadini benestanti - furono chiuse con l'accusa di
gioco d'azzardo e prostituzione.
I Rom di Istanbul sono molto poveri, guadagnano in media circa $250 al mese, ma
la terra che abitano, una volta periferica e senza importanza, è ora un bene
immobiliare molto apprezzato a pochi minuti dal centro città. Se gli appaltatori
ed il comune locale hanno il loro senso, l'intero quartiere di Sulukule -
che ha 3.500 residenti - verrà raso al suolo entro la fine dell'anno per far
posto a 620 case signorili in stile neo-ottomano.
"Ogni giorno, ci domandiamo quale casa verrà demolita," dice Nese Ozan,
volontario della Piattaforma Sulukule, una coalizione di architetti, attivisti e
lavoratori sociali contro la demolizione. Ogni tre o quattro case derelitte di
un blocco, una è stata ridotta ad un mucchio di residui e di metallo ritorto.
Una X rossa segna le prossime, quelle in prima linea per le squadre di
demolizione.
Mustafa Demir, sindaco della municipalità conservatrice di Fatih che
sponsorizza il programma di demolizione, dice che c'è bisogno di un progetto di
rinnovamento sociale "per rimpiazzare i tuguri". Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan
ha chiamato Sulukule "terribile" ed espresso stupore per le proteste
anti-demolizione. Che il quartiere abbia un disperato bisogno di risanamento è
chiaro, ma i critici accusano le autorità di aver mancato di includere una delle
più antiche comunità nei piani per lo sviluppo. Invece, ai Rom sono state
offerte due opzioni: possono vendere le loro proprietà a basso prezzo (o doversi
trovare di fronte all'esproprio), o traslocare nel quartiere popolare di Tasoluk,
a circa 25 miglia dalla città, e pagare un'ipoteca di oltre 15 anni che pochi
possono permettersi.
"La municipalità non capisce che se intende rinnovare quest'area, c'è bisogno
di fare in maniera che permetta alla comunità di continuare a vivere qui," dice
Ozan. "Non possono limitarsi a sgomberare tutti, radere l'area la suolo e
costruire un sobborgo. Questa è una comunità storica."
Il ricercatore rom britannico Adrian Marsh vede un programma più scuro al
lavoro. "Quello che abbiamo è la municipalità più religiosa del paese che si
confronta con quello che ritiene storicamente il gruppo più irreligioso ed
immorale," dice. "Se rigenerassero la comunità in maniera inclusiva, avrebbero
3.000 voti extra, ma non stanno agendo così. Perché? Perché considerano la
comunità di Sulukule irrecuperabile." Soluzioni a lungo termine come permettere
ai Rom di impiantare music halls legali ed ottenere un guadagno, non sono
gradite alle autorità locali dominate dagli islamisti, perché non intendono
promuovere questo tipo di intrattenimento, ragiona Marsh.
Questo è molto più certo: disperdere la comunità rom di Sulukule distruggerà
la loro cultura, che è legata alla vita comunale. Famiglie estese condividono
case e forme musicali, usando le strade come estensione delle loro stanze. "Sulukule
presenta un modo di vita unico," ha concluso un gruppo di ricerca sul design
urbano dell'University College di Londra. "Questo dev'essere tenuto in conto e
preservato quando viene introdotto un nuovo sviluppo per l'area."
La Piattaforma Sulukule ha richiesto un'ingiunzione del tribunale contro la
demolizione ed il parlamento ha ha nominato un comitato di studio. Ma i
bulldozer non aspettano. Il gioco di Poliziotti e Ballerine non sta andando bene
per lo spettacolo.
Per secoli Sulukule è stato il quartiere dei rom di Istanbul, poi le loro
case son state distrutte per lasciar spazio a nuove costruzioni. Oggi la vivace
tradizione musicale rom torna a vivere a Sulukule in un laboratorio artistico
dedicato a tutti i ragazzi
"Amano il rosso, si lodano a vicenda. Sono fatti così i rom, non potrebbero
vivere, morirebbero senza uno strumento musicale". Inizia così una famosa
canzone rom suonata nelle cerimonie nuziali di strada. Fino a poco tempo fa la
si sentiva riecheggiare nelle case delle viuzze di Sulukule, a ridosso delle
mura di Teodosio, quando le orchestre del quartiere di insediamento rom più
antico del mondo facevano musica nelle "case di divertimento" e la gente ballava
e suonava insieme. Altre volte, al calar della sera, quando venivano poste le
sedie davanti ai portoni delle case un via vai di violini, kanun, clarinetti, ud,
cümbüş attaccavano con la musica, mentre le donne e le ragazze, vestite dei
colori più sgargianti, li accompagnavano con le loro danze.
Nel 2009 la musica a Sulukule è stata bruscamente interrotta.
Il quartiere è
stato completamente raso al suolo per consentire al piano di riqualificazione
urbana della municipalità metropolitana di Istanbul di costruire su 46mila metri
quadrati un complesso di case moderne, destinate a nuovi inquilini. Le famiglie
rom che abitavano nella zona sono state costrette a vendere le loro proprietà
(dichiarate fatiscenti) a prezzi stracciati. In cambio hanno ricevuto nuove
abitazioni a Taşoluk, a quaranta chilometri da Istanbul, con tanto di mutuo
agevolato per pagarne il debito.
Ma delle 337 famiglie che erano partite, quasi tutte sono tornate indietro.
Hanno trovato sistemazione, ciascuno secondo le proprie possibilità, nelle zone
limitrofe del loro vecchio quartiere, perché vivere in appartamenti isolati,
privi del sostegno comunitario essenziale per la loro quotidianità non è stato
possibile.
Un innovativo atelier artistico per ragazzi
Lezione a Sulukule (foto di Tansel Atasagun)
La scomparsa di Sulukule e la disgregazione sociale che ne è seguita hanno
portato con loro anche un altro rischio, quello di perdere la tradizione
musicale tramandata tra i rom di generazione in generazione. Per questo motivo
gli attivisti della Piattaforma di Sulukule, che fin dall'inizio del processo di
demolizione nel 2006 hanno lottato per salvare il quartiere, hanno pensato di
dare vita ad un laboratorio artistico rivolto ai bambini e alle bambine di
Sulukule, presentando il loro progetto all'Agenzia per Istanbul Capitale Europea
della Cultura 2010.
"Solo un terzo del budget che avevamo richiesto è stato accolto. Ma abbiamo
deciso di accettare comunque per non vedere il nostro proposito sfumare del
tutto", spiega a Osservatorio Balcani e Caucaso Funda Oral, direttrice del
progetto e attivista della Piattaforma Sulukule.
Una piccola casa rosa a tre piani, al confine nord dell'area del quartiere
abbattuto, è diventata nell'agosto del 2010 la sede di questo innovativo atelier
artistico frequentato da 60 ragazzi e ragazze dai 6 ai 17 anni. "Non ci sono
solamente bambini rom, ci vanno anche altri ragazzi della zona", aggiunge Şükrü
Pündük, presidente dell'Associazione culturale rom di Sulukule ed altro
promotore del progetto.
Tutti a studiare ritmica, danza, elementi di nota, chitarra, violino, kanun, ud,
clarinetto, ma anche lettura e scrittura, inglese e da quest'anno sono previsti
anche elementi di drammaturgia e cinema. "Avendo avuto modo di osservare negli
ultimi cinque anni la vita culturale a Sulukule, ci siamo resi conto di quanto i
rom siano naturalmente portati all'arte. I ragazzi hanno un grande interesse per
la musica e molti l'hanno già imparata in famiglia, dove spesso ci sono dei
musicisti, ma suonano a memoria, senza conoscere le note" aggiunge Oral.
Infatti, se gli allievi del primo livello devono ancora imparare gli elementi di
base degli strumenti che hanno scelto, ascoltare quelli del secondo, durante una
lezione, è estremamente piacevole, visto che ci si trova di fronte a degli abili
esecutori che vengono seguiti anche da maestri della musica rom del calibro di
Yaşar Akpençe.
Lezione di violino (foto di Tansel Atasagun)
La formula che unisce un ambiente piccolo ed accogliente ad un metodo didattico
elastico, si è rivelata fondamentale per i docenti di musica turca del
conservatorio dell'Università Tecnica di Istanbul (İTÜ) che insegnano al
laboratorio. Aykut Büyükçınar, docente di violino, proviene lui stesso da una
famiglia rom. Per esserci passato personalmente, conosce bene le tendenze e i
problemi dei suoi studenti.
"È un dato di fatto", dice Büyükçınar, "noi abbiamo difficoltà a stare negli
schemi". Come fare allora a non reprimere la vena naturale dei bambini
insegnando loro anche le regole? "Lasciarli liberi di suonare quello che
vogliono e insegnare loro le note sulla base dei pezzi che preferiscono.
Applicare un nuovo sistema basato su una comunicazione diretta e informale che
permetta di coniugare l'insegnamento accademico con quello tramandato dalla
famiglia", ci spiega.
Non solo musica
Il laboratorio però non funge solo da scuola di musica. Secondo Funda Oral, che
l'anno scorso ha dedicato tutto il suo tempo per tenere in piedi il progetto,
"la musica serve ai ragazzi per tenere testa ai problemi della vita. Ma per
poter essere forti nella società devono avere anche un'istruzione". Scopo della
scuola è anche quello di aiutarli ad accedere alle scuole d'arte e ai
conservatori, un proposito che richiede un grande impegno da parte dei docenti
del laboratorio, vista la scarsa scolarizzazione dei bambini. E per questo che
Oral e Şükrü Pündük stanno cercando di organizzare anche dei corsi da privatisti
per loro.
"Qui ci si sposa, si diventa adulti già a 15 anni", spiega Oral. "A scuola i
ragazzi spesso vengono bocciati durante l'anno per le numerose assenze. La metà
circa abbandona la scuola dopo la terza elementare. L'altra metà continua a
stento fino alla conclusione della terza media. Solo due giovani nel quartiere
frequentano l'università". Ma, aggiunge: "L'esperienza che abbiamo avuto ci ha
dimostrato che attraverso l'arte è possibile avvicinare i ragazzi
all'istruzione. In realtà la Convenzione sui diritti dell'infanzia delle Nazioni
Unite prevede che i bambini ricevano un'istruzione in considerazione dei loro
talenti, ma è un punto che viene spesso dimenticato. In più abbiamo un altro
problema: non sappiamo dove indirizzare i ragazzi, dato che in tutta Istanbul
c'è un solo liceo artistico".
I costi di mantenimento del laboratorio artistico sono molto bassi volendo, se
ne potrebbe aprire uno ogni tre vie propone l'attivista. Si parla di 600 lire
turche d'affitto al mese (circa 240 euro) e un piccolo stipendio per gli
insegnanti. Ma c'è da integrare il numero degli strumenti musicali. Per alcuni
bambini la carta, i pennarelli, i quaderni e i libri sono un lusso incontrato
per la prima volta al laboratorio. Fortunatamente, all'inizio dello scorso
agosto, proprio quando i soldi a disposizione del progetto erano esauriti, una
fondazione ha deciso di finanziarlo per altri 6 mesi.
Un sostegno che i ragazzi del laboratorio si sono guadagnati suonando da soli
per quindici minuti all'interno del concerto dell'orchestra giovanile
venezuelana Simón Bolivar tenuto lo scorso agosto in Piazza Galata a Istanbul.
Prima dell'evento, alcuni membri dell'orchestra, figlia del programma el Sistema
Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela ideato da José
Antonio Abreu che in quasi quarant'anni ha trasformato mezzo milione di giovani
venezuelani socialmente a rischio in musicisti, sono venuti ad ascoltare un
saggio dei ragazzi di Sulukule per decidere sulla loro partecipazione al
concerto e l'impressione è stata ottima.
Dopo il concerto Abreu ha fatto i complimenti ai giovani esecutori rom e delle
promesse su una futura cooperazione musicale tra la Turchia e il Venezuela. Ma
di fronte ad un'improbabile eventualità che lo Stato venezuelano finanzi anche
il laboratorio artistico di Sulukule, sta alle amministrazioni turche capire
l'importanza di iniziative come questa, investire meno nei centri commerciali e
sostenere la crescita della cultura dei suoi giovani.
Circa 6.000 musicisti lavoravano a Sulukule, quartiere di Istanbul densamente
popolato da Rom, che una volta era centro di intrattenimento. I residenti furono
trasferiti dall'area circa due anni fa.
Un'agenzia statale si prepara a lanciare un progetto volto ad offrire più
posti di lavoro alla comunità rom in Turchia. Mentre i rappresentanti della
comunità danno il benvenuto alla proposta, si aspettano che i lavori siano a
loro "familiari"
Istanbul, 20/07/2011 - L'Agenzia Turca per l'Impiego, o İş-Kur, ha
annunciato un nuovo progetto inteso a creare più opportunità di lavoro per i
membri della comunità rom turca.
Il progetto si focalizzerà specificamente sulle province con alti tassi di
popolazione rom, ha detto Mustafa Biçerli, direttore capo di İş-Kur.
"Ora stiamo trattando con organizzazioni rom di 16 città differenti, come
Çanakkale, Edirne, İzmir e Tekirdağ," ha detto Biçerli all'agenzia
Anatolia. "I Rom sono tra gli svantaggiati nel trovare un lavoro, ma vogliamo
cambiare questa situazione."
Il progetto mira a creare corsi di formazione professionale per i membri
della comunità rom e fornire posti di lavoro garantiti ai partecipanti.
"La maggior parte dei Rom lavora senza sicurezza sociale. E' importante
offrire loro lavoro anche in altri settori," ha detto Biçerli.
Il tasso di disoccupazione tra i Rom turchi è del 97%, secondo Şükrü Pündük,
presidente dell'Associazione di Solidarietà e per il Mantenimento della Cultura
dei Rom di Sulukule.
"La maggior parte dei Rom sono musicisti, ed il resto raccoglie cartoni dalla
spazzatura," ha detto al telefono Pündük all'Hürriyet Daily News.
Circa 6.000 musicisti lavoravano a Sulukule, quartiere di Istanbul densamente
popolato da Rom, che una volta era centro di intrattenimento, dice Pündük,
aggiungendo che i residenti furono trasferiti dall'area quando questa venne
compresa in un processo di rigenerazione urbana nel 2009.
Lavorare in settori familiari
"Tutti quanti lavoravano là hanno perso il lavoro e da allora non hanno più
trovato nulla. Erano musicisti, per questo è importante trovare settori dove
possano svolgere il loro lavoro. E' importate anche per la nostra cultura," ci
ha detto Pündük.
Concorda
Erdem Gürümcüler della EDROM, o Federazione Rom di Edirne.
"Siamo molto lieti che İş-Kur voglia dare avvio ad un progetto
simile. Dovrebbero creare anche opportunità di lavoro per le nostre donne e i
giovani," ci ha detto Gürümcüler.
"I Rom sono gran lavoratori e se viene loro offerta l'opportunità faranno del
loro meglio," ha aggiunto. "Non sono solo musicisti e ballerini, ma è importante
notare che in questi campi hanno una lunga storia e necessitano più opportunità
di lavoro nella musica e nelle aree dell'intrattenimento."
Gökmen Dunar, presidente dell'"Associazione Solidarietà, Sopravvivenza e
Promozione Cultura dei Rom di Izmir Fayton", ha emesso una dichiarazione alla
stampa sulla sua esperienza all'Ospedale Rieducativo e di Ricerca a Tepecik. Vi
si è recato per verificare con i propri occhi, se le lamentele udite a proposito
di pazienti rom discriminati a causa della loro identità etnica fossero corrette
o meno.
Gökmen Dunar ha detto nella sua dichiarazione di essere andato all'ospedale
come un normale paziente rom. Dunar sostiene che i pazienti rom riconosciuti a
causa del colore della loro pelle, sono pedinati dal servizio di sicurezza per
paura che possano rubare qualcosa e che quando ci sono troppi pazienti rom,
l'altoparlante dell'ospedale annuncia: "Si prega di fare attenzione alle vostre
borse. Noi non siamo responsabili se sono rubate..." Dunar ha detto che
pure lui è stato discriminato dai dottori e dalle infermiere quando è stato
riconosciuto come Rom, e quando è andato dal direttore dell'ospedale per
spiegargli la situazione, questi non ha voluto parlare con lui. L'associazione
ha contattato diverse fondazioni pubbliche perché dessero luogo ad un'indagine
sull'ospedale.
I fatti dell'Ospedale Rieducativo e di Ricerca a Tepecik hanno suscitato
vaste reazioni tra gli zingari e tutti i cittadini sensibili. La gente si
aspetta che l'amministrazione dell'ospedale dia spiegazioni convincenti su
questi incidenti.
Per informazioni più dettagliate: Gökmen Dunar
Tel: (90) 535 650 98 79
Sulukule per noi era Parigi, questa è una prigione: i Rom
raccontano
ISTANBUL - Nel progetto per salvare
Sulukule, l'Amministrazione per lo
Sviluppo dell'Alloggio ha offerto case pubbliche per sistemare i Rom dal loro
quartiere. Tuttavia, sino ad oggi soltanto 27 delle famiglie vivono nelle nuove
case costruite a Taşoluk perché gli altri non potrebbero permetterselo.
La maggior parte delle 300 famiglie rom che sono state spostate da Sulukule a
Taşoluk non sono state capaci di adattarsi al loro nuovo ambiente a causa di
difficoltà finanziarie. Dopo sei mesi, restano solo 27 famiglie.
Le famiglie rilocate nelle nuove case, costruite dall'Amministrazione per
lo Sviluppo dell'Alloggio (o TOKI), hanno di fronte un debito di 15 anni. Rate
accumulate ed elettricità, gas ed acqua non pagate li hanno messi sulla strada
degli uffici di riscossione del debito.
Le famiglie stanno trasferendo i loro diritti su case i cui prezzi variano da
3.000 a 35.000 lire turche e stanno andandosene. Ci sono solo 27 famiglie Rom
rimaste a Taşoluk.
Vivendo alla soglia della fame
Normalmente, TOKI include nei suoi contratti standard una clausola che
impedisce il trasferimento degli alloggi per un anno, ma i contratti stipulati
con le famiglie rom non la contengono, aprendo la strada a trasferimenti a basso
costo.
F. A., un Rom che ha vissuto alla soglia della fame prima di essere spostato
a Sulukule, ha detto: "Ci hanno portato qui, dicendo che siamo poveri, ed ora ci
stanno trattando come se fossimo ricchi. Non potremmo pagare i nostri debiti;
vengono dall'ufficio riscossione. Così di giorno stiamo a Fatjh e non verranno a
prendere la nostra roba."
Un'altra donna ha detto, "Sulukule per noi era Parigi. Questa è una prigione.
Diventiamo nevrotici. Moriamo lentamente."
Gürkan Tokay, un altro residente, ha descritto la morte di suo padre.
"Qui non c'è un centro sanitario; è a 2 km. da qui. Mio padre si è ammalato
pochi mesi fa. Penso fosse un attacco di cuore. Siamo corsi al centro sanitario,
che era chiuso perché era notte. Così l'abbiamo portato ad
Arnavutköy. Là c'è un ospedale, privato. Mio padre è morto prima che potessero
intervenire. Hanno voluto 250 lire. Ci hanno chiesto dei soldi per il morto e
non hanno rilasciato il corpo."
TOKI ha costruito le case per gente in difficoltà finanziarie nel 2008. Di
1.402 case, 450 sono state riservate ai Rom rilocati da Sulukule. E' stata
organizzata una lotteria e sono state scelte 300 famiglie sono state scelte per
vivere negli appartamenti da 280 a 425 lire al meseper 15 anni. Il comune di
Fatih ha sistemato due autobus di linea per il trasporto: uno da Taşoluk a Fatih,
che arriva alle 7 di mattina ed uno da Fatih a Taşoluk che arriva alle 8.
Non è lasciata nessuna solidarietà
Sükrü Pendük, presidente della Fondazione per lo Sviluppo della Cultura di
Sulukule, ha detto: "La mia gente è stata bandita dalle proprie case, dove
vivevano assieme al vicinato, per questi edifici di cemento. Avevamo una cultura
di quartiere con solidarietà sociale che teneva in piedi le famiglie."
C'è una sola drogheria a Taşoluk, che non vende a credito. L'unico posto dove
socializzare è la casa del tea condotta da Göksel
Küçükatasayan, che ne aveva una anche a Sulukule. Ma è vuota anche nei fine
settimana.
"Non posso fare affari, sono in debito," ha detto
Küçükatasayan."Ce ne andremo da qui. E' fuori dalle nostre mani."
Non ci sono scuole superiori. I bambini che hanno iniziato la scuola primaria
con due mesi di ritardo, stanno avendo problemi di adattamento. Alcuni di loro
non sono stati accettati a scuola con la giustificazione che erano sotto
programma.
Cari amici, Firmate per favore la petizione sotto riportata, per appoggiare il piano
locale alternativo che mostra che un'altra Sulukule è possibile contro il
progetto di "borghesizzazione" della municipalità...
STOP
No Fronteirs Autonomous Planners
Nota: Causa problemi tecnici sono andate perse oltre 500 firme. Stiamo cercando
di recuperarle e speriamo di farle apparire appena possibile sul nostro sito
web...
Un'altra Sulukule è possibile. Non è troppo tardi per far ripartire il
processo di rinnovamento di Sulukule!
Sulukule è il più antico quartiere Rom del mondo. Ha ospitato per secoli la
comunità Rom. Come conseguenza dello sviluppo di politiche di rinnovamento
urbano, la municipalità del distretto di Fatih ha iniziato a sgomberare
centinaia di persone dalle loro case.
Di conseguenza, gli inquilini sono stati rilocati a Taşoluk, 40 km dalla
città, dove non potranno rimanere a lungo, primo, perché è per loro impossibile
accollarsi i debiti e secondo, perché non possono condurre uno stile di vita
secondo le loro tradizioni e cultura...
Così i proprietari hanno venduto le loro case a prezzi molto bassi, causa la
paura di esproprio o stanno cercando nuovi alloggi comprando case nell'area ma
con prezzi alti.
Come conseguenza di questo progetto, non soltanto i Rom sono dispersi nella
città e la loro cultura viene persa, ma anche la povertà viene trasferita in
altre regioni di Istanbul, senza sviluppare alcuna reale soluzione nella zona.
Viene inoltre ignorato che le nuove case offerte hanno costi troppo alti per i
Rom.
Dal 2005, Sulukule è stato uno degli argomenti più discussi in Turchia ed in
tutto il mondo. Per molto tempo, il pubblico e le istituzioni locali, nazionali
ed internazionali hanno atteso una soluzione basata su un accordo tra le due
parti.
Seguono alcune riflessioni:
Il Comitato UNESCO per il Patrimonio Mondiale, nel suo incontro in Quebec-Canada
di luglio, ha dato alla Turchia il termine di febbraio 2009 per risolvere il
problema. Il Comitato ha posto Sulukule tra i punti principali riguardo le
aree storiche di Istanbul. Nel rapporto, si sottolinea come Sulukule sia
soggetta ad un programma di "borghesizzazione" e la comunità Rom sia di
fronte allo sgombero forzato. Si deve sviluppare una soluzione che bilanci
le istanze di conservazione con i bisogni sociali ed identitari della
comunità locale.
L'AGFE ONU Habitat si è incontrata il 1 settembre 2008 ed il primo
articolo in agenda era Sulukule, assieme ad Ayazma, che riguarda un'altro
progetto sull'area di Istanbul. L'AGFE ha deciso di inviare una missione ad
Istanbul nei prossimi giorni.
La Commissione ONU per i Diritti Umani ha ricontattato il governo della
Repubblica di Turchia riguardo a Sulukule.
La Commissione di Helsinki USA-OCSE ha scritto la sua seconda lettera
ufficiale al governo della Repubblica di Turchia riguardo a Sulukule
nell'estate 2008.
Il Rapporto sul Progresso della Turchia
EU 2007 ha chiesto al governo turco di correggere i problemi nel Piano di
Rinnovamento di Sulukule.
La Commissione Governativa sui Diritti Umani di Istanbul ha presentato
un rapporto globale al Primo Ministro riguardo alle violazioni a Sulukule.
Le OnG locali ed internazionali assieme alle iniziative civiche
continuano le loro reazioni con varie attività.
E' POSSIBILE UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA PER SULUKULE
Recentemente, un gruppo di volontari ha sviluppato un piano alternativo per
Sulukule.
Questa squadra interdisciplinare include circa 30 professionisti ed
accademici, si chiama STOP (abbreviazione turca per "Pianificatori Autonomi
Senza Frontiere") ha lavorato sul "Piano di Sviluppo Locale di Sulukule" e
presentato i propri progetti al pubblico ed alla Municipalità di Fatih
nell'ultima settimana di settembre.
STOP ha considerato tutte le analisi e le proposte della municipalità,
assieme agli studi internazionali e locali civili ed accademici. Questi studi
hanno determinato un'alternativa con un metodo differente che conserva il
modello storico mantenendo la comunità locale nel quartiere senza farne delle
vittime, fornendo sviluppo economico e sociale ed individuando migliori azioni
costruttive. Nel farlo, STOP dice che Sulukule può essere rigenerata assieme
alla sua comunità esistente.
STOP dichiara i seguenti vantaggi di questo piano:
Vantaggi finanziari:
Il piano è basato su di un modello finanziario più razionale ed è più economico
da realizzare. Il metodo di miglioramento evita la demolizione degli edifici
usabili e diminuisce i costi tanto delle demolizioni che delle costruzioni.
Vengono proposte unità abitative più economiche che stanno tuttora accrescendo
la qualità di vita della comunità locale. Gli hotel ed i centri
commerciali-culturali proposti dai progetti esistenti vengono spostati e viene
generato un meccanismo di reddito più sostenibile ed amichevole per la comunità
locale con nuove opportunità di lavoro. Le caratteristiche storiche e culturali
del quartiere vengono sfruttate nel contesto del turismo culturale.
Vantaggi per il modello fisico spaziale e culturale storico: STOP conserva il modello storico e culturale del quartiere. Vengono create
più aree verdi e spazi pubblici. I valori storici e archeologici, incluse le
mura, sono conservati d'accordo con le restrizioni del piano di conservazione
della regione.
Vantaggi per lo sviluppo sociale ed economico L'approccio di
STOP allo sviluppo sociale ed economico è basato sulla comunità locale ed alle
sue tendenze di solidarietà che si sono sviluppate nel processo del piano di
rinnovamento. Di conseguenza, la vicinanza viene integrata col resto della
città, l'istruzione, la sanità e gli altri problemi sociali sono dati in carico
ai centri civici, la rigenerazione economica viene fornita creando nuovi lavori
che sono rilevanti per le possibilità sociali e culturali della comunità,
incluso il turismo culturale, la floricoltura, i contratti per la fabbricazione
di tessuti e di scarpe, così che i costi della vita vengono ridotti.
La Municipalità di Fatih ha fatto un passo positivo ascoltando il progetto
alternativo e promuovendo a breve un incontro tra esperti. D'altra parte, non ha
promesso di interrompere le demolizioni che sono tuttora una minaccia per il
quartiere e anche per gli sforzi di riconciliazione.
IN BREVE Considerando che Sulukule diventerà uno tra i primi posti ad essere visitati
per la valutazione dell'UNESCO del febbraio 2009 ed anche per Istanbul 2010, la
Municipalità di Fatih, quella di Istanbul e TOKI (Amministrazione Totale
dell'Alloggio) dovranno fare le loro scelte tra:
Un esempio, con la prospettiva decadente degli anni '60 e '70, che
demolisce totalmente la struttura fisica e costruisce un nuovo complesso
senza proteggere niente
Un piano di sviluppo locale prodotto da una pianificazione moderna ed
una concezione protettiva, un piano che pone le persone al centro, un piano
partecipatorio capace di risolvere i problemi della località.
Noi , i sottoscritti firmatari chiediamo un processo partecipativo,
incluse la municipalità, le università, TOKI, le camere professionali, le OnG,
le iniziative civiche ed i rappresentanti locali, che sviluppi il piano
alternativo di STOP e riveda il piano esistente. Invitiamo tutte le autorità,
compreso il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, TOKI, i sindaci di
Istanbul, la Municipalità di Fatih ed il comitato conservativo ad essere più
sensibili alle tematiche di Sulukule ed a stabilire una piattaforma comune per
continuare questo processo di piano alternativo con un approccio riconciliativo
ed egualitario.
Una via di Sulukule, dove molte case attendono la demolizione per
trasformarsi in hotel e centri commerciali. Articolo di Eve Coulon per
TheNational
In una piccola casa di una strada percorsa dal disordine e dalle rovine di
appartamenti i cui abitanti sono già andati, Goksel Gulkoperan aspetta di
essere sgomberato. Al signor Gulkoperan è stato dato il termine odierno per
lasciare la sua casa vicino alle mura antiche della metropoli turca, o viceversa
di essere buttato a forza per strada.
"Non so dove andare," dice il signor Gulkoperan. Casa sua, come il resto del
povero quartiere di
Sulukule,
una parte della vecchia Istanbul che una volta era un popolare centro della vita
notturna e per la predominanza di popolazione Rom, sta per essere demolita per
fare spazio ad appartamenti di lusso, hotel e centri commerciali.
Le autorità cittadine dicono di voler fermare il "decadimento" in questa
parte di Istanbul e dare alloggi sani agli abitanti da qualche altra parte, ma i
residenti e gli attivisti dicono che il piano è parte di un programma
implacabile e guidato-dal-soldo di ristrutturazione che distrugge le vite di
migliaia di gente.
Da quando la Turchia si è arricchita per il boom economico degli ultimi anni,
molte città hanno iniziato programmi di rinnovamento urbano che rifletta questo
nuovo benessere e modernità. Questo è maggiormente visibile ad Istanbul, una
città con 3.000 anni di storia, diventata improvvisamente la "cool Istanbul",
che attrae oltre sei milioni di turisti all'anno.
In diverse parti della città sono spuntati centri commerciali, hotel e
appartamenti di lusso. Ora è il turno della storica penisola sulla parte europea
che ospita l'Hagia Sophia, il Palazzo Topkapi e la Moschea Blu, ma anche
quartieri come Sulukule, che letteralmente significa "torre d'acqua" perché da
qui entrava un'importante tubatura al tempo dei Bizantini.
Una volta ospitava 5.000 persone, ma la popolazione di Sulukule si è
dimezzata dopo il programma di reinsediamento iniziato due anni fa, dice Nese
Ozan, attivista della Piattaforma Sulukule, un gruppo che sta lottando contro
questi piani. "Sono già state distrutte due case su tre," dice la signora Ozan.
Alcune strade nel quartiere sembrano zone di guerra, con molti edifici distrutti
e ridotti a cumuli di macerie, allontanati i vecchi proprietari.
Altre case sono ancora in piedi, ma le finestre e le porte sono state
divelte. Un gruppo di uomini raccoglieva il metallo da una casa distrutta, per
poterlo rivendere come ferraglia.
Ai proprietari di Sulukule è stata offerta una somma di compensazione di 500
lira (Dh1,170) a metro quadro per le loro case. Ma dato che molte delle piccole
case misurano soltanto 60 mq., il denaro offerto non basta per comperare un
appartamento da qualche altra parte, dice Ozan.
Sulukule ed altre zone simili della penisola storica "sono diventate regioni
di decadenza e macerie nel centro di Istanbul" a causa di anni di negligenza,
riporta una dichiarazione del governo municipale di Fatih, di cui Sulukule fa
parte.
Inoltre, possibili terremoti sarebbero un pericolo per gli abitanti a causa
dello stato precario di molte case. "Daremo appartamenti a quelli che vivevano
negli edifici demoliti, si sposteranno lì" in una nuova sistemazione, ha detto
in un discorso dell'anno scorso Kadir Topbas, sindaco di Istanbul. "Credeteci".
Ma in molti a Sulukule rifiutano il programma per una semplice ragione: non
vogliono lasciare il loro quartiere per nuovi appartamenti in un sobborgo remoto
e senza lavoro.
Yilmaz Kucukatasayyar, discorrendo con gli amici di fronte a una casa
sventrata che era della sua famiglia, ha detto che i suoi genitori si sono
spostati in un blocco d'appartamenti a Tasoluk, 40 km. a nord di Sulukule,
vicino alle coste del Mar Nero. "Non potrei starci, è davvero molto lontano. Là
non siamo felici. La nostra casa è qui, nel cuore di Istanbul," dice Kucukatasayyar.
Per il momento alloggia nella vecchia casa di famiglia e sta tentando di
ottenere la licenza di venditore da strada.
Quando gli si chiede cosa farà se la casa sarà abbattuta, uno dei suoi amici, Ercan Ozkulan,
risponde per lui con una risata: "Allora andremo in un'altra casa, finché non
finiranno."
Ma per il signor Gulkoperan nella sua casa vicina a quella di Kucukatasayyar
e dei suoi amici, le cose non sono così facili. Nella sua stretta sala,
Gulkoperan, 47 anni, tiene in mano delle radiografie. Ha un cancro ai polmoni, e
i dottori gliene hanno già asportato uno durante un'operazione.
Quando gli venne offerto un appartamento a Tasoluk come tenutario a Sulukele,
lo rivendette immediatamente per pagarsi le cure mediche e ritornò nel
quartiere, dove vive con i suoi tre bambini e uno zio anziano. Ora il denaro è
andato ed aspetta l'arrivo dei bulldozer.
Lì vicino, un altro proprietario, Adem Ergucel, dice che le autorità volevano
pagargli un compenso per uno solo dei suoi appartamenti, quando lui ne ha due.
"La municipalità è sopra la legge?" si chiede. La signora Ozan dice che gli
attivisti ed i residenti hanno promosso due cause per fermare il progetto, ma
anche se sinora la corte non si è espressa in merito, le demolizioni continuano.
Un gruppo di circa 30 accademici ed esperti è uscito con un progetto
alternativo che hanno chiamato Stop e che dicono renderebbe possibile ai
residenti di Sulukule di rimanere nel quartiere. Mustafa Demir, sindaco di Fatih,
ha promesso di riguardare al progetto.
"Non è troppo tardi" per salvare Sulukule, dice la signora Ozan. Ma i
progressi del progetto, che dovrebbe completarsi nei prossimi due anni,
suggeriscono che i piani cittadini sarebbero duri da fermare. "Le conseguenze
sociali saranno terribili," dice la signora Ozan.
Ci sono anche critiche internazionali. "La popolazione Rom ha affrontato
diverse istanze di demolizione di comunità, sgomberi forzati ed esposizione a
povere condizioni di vita e sanitarie, senza far mai ricorso pubblico," ha detto
questo mese la UE in un rapporto sui progressi della Turchia come paese membro
candidato.
"Le demolizioni dei quartieri rom, in alcuni casi sono diventati sgomberi
forzati," continua. Il rapporto della UE ha notato anche che la commissione per
i diritti umani del primo ministro turco, ha richiesto un'indagine su possibili
violazioni dei diritti umani a Sulukule.
Di Fabrizio (del 02/02/2008 @ 09:32:16 in casa, visitato 3313 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Per combattere efficacemente la discriminazione - ormai divenuta, in Italia,
persecuzione - che colpisce i Rrom, è necessario che il popolo Rrom sia
riconosciuto dalle Istituzioni nazionali e internazionali come una "nazione
senza territorio". Solo così si potrà preservare la sua identità. Ecco perché il
Gruppo EveryOne non combatte solo gli effetti dell'oppressione (per esempio,
con la Mozione che ha prodotto la Risoluzione del Parlamento Europeo del 15
novembre 2007, che intima all'Italia di abbandonare le politiche antizigane o
con la Denuncia al CERD - Nazioni Unite - e alla Corte Internazionale di
Giustizia de L'Aja, entrambe accolte, per i crimini contro l'umanità commessi
dalle Istituzioni italiane), ma si impegna perché venga approvato lo Statuto
Quadro del Popolo Rrom nell'Unione Europea.
La petizione e la campagna per salvare Sulukule sembrano piccola cosa, in questa
tragica emergenza internazionale, ma non è così, perché l'identità di un popolo
inizia con le radici della sua Storia. Salvare da sgomberi, ruspe e cemento il
quartiere di Sulukule, a Istanbul, in Turchia, significa proprio difendere le
radici di una cultura, di un mondo e di un'antica tradizione. Sono fragili
radici da cui può avere ancora origine una quercia solida e vitale. Ecco perché
vi invito a leggere, sottoscrivere e considerare attentamente la petizione per
salvare Sulukule... delicate radici che hanno bisogno della cura di ognuno di
noi. Roberto Malini - Gruppo EveryOne
Campagna urgente per salvare Sulukule (Turchia) e tutelare la Comunità Rrom
più antica del mondo.
Campagna per salvare il quartiere Rrom di Sulukule (Istanbul, Turchia).
Il Gruppo EveryOne è a fianco dell'Associazione Rrom di Sulukule, dell'Union
Romani, dell'Unesco e di tutte le organizzazioni che si battono per la tutela
dei diritti dei Rrom in questa Campagna internazionale contro lo sgombero di una
fra le comunità Rrom più antiche del mondo e la "modernizzazione" del quartiere,
che distruggerebbe un Patrimonio dell'Umanità.
Il quartiere di Sulukule fu popolato dalla comunità Rrom a partire dall'era
Bizantina e divenne il primo insediamento al mondo di Rrom sedentari nel XV
secolo, sotto il sultano Mehmet il Conquistatore, protagonista della caduta di
Costantinopoli. Le case, le strade, l'intero quartiere di Sulukule sono parti di
uno straordinario monumento che rappresenta un'epoca e un popolo antico: un
prezioso, inestimabile Patrimonio dell'Umanità. Il Comune di Istanbul ha già
attuato interventi invasivi nell'area, ma attualmente ha preso la decisione di
cancellare le tracce dell'insediamento, sgomberandola dai 3000 Rrom che la
abitano (discendenti dei Rrom di Costantinopoli) e avviando, a partire da
febbraio 2008, il "progetto di rinnovamento urbano", che prevede la demolizione
degli edifici storici e l'edificazione di un quartiere moderno.
A nulla sono valse finora le proteste dell'Associazione di Sulukule per la
valorizzazione della Cultura Rrom e la Solidarietà né le istanze presentate al
municipio e al governo turco da numerosi accademici delle più importanti
università del Paese. Il progetto in corso, se portato a termine, causerà
l'assimilazione forzata dei Rrom di Sulukule da parte della cittadinanza di
Istanbul e la distruzione di un quartiere storico in cui le tradizioni dei Rrom
turchi si sono miracolosamente conservate per secoli e secoli. Il Gruppo
EveryOne, insieme all'Associazione di Sulukule per la valorizzazione della
Cultura Rrom e la Solidarietà, all'Union Romani, a La Voix des Rroms e alle
organizzazioni per la tutela dei diritti dei Rrom chiede con vigore alle
autorità di Istanbul e della Turchia di non perseguitare un popolo che deve
invece essere tutelato, con le sue preziose tradizioni, e di non distruggere un
sito storico che è Patrimonio dell'Umanità.
Salvare l'antico sito Rrom di Sulukule e impedire che i Rrom che vi abitano
siano sgomberati significa salvare un pezzo di Storia del nostro mondo, impedire
un grave abuso sui Rrom della Turchia e permettere che un'antica tradizione si
tramandi alle generazioni future. E' necessario agire subito, inviando e-mail,
cartoline e lettere di protesta, copiando il testo della pedizione e aggiungendo
messaggi rivolti alle autorità turche: "No alla distruzione di Sulukkule", "No
allo sgombero dei Rrom dal quartiere di Sulukkule", "Il quartiere di Sulukkule e
i suoi abitanti Rrom sono patrimonio della Storia e dell'umanità" ecc.
E inviate le vostre e-mail, cartoline e lettere ai seguenti destinatari:
Abdullah Gül
President of Turkey
Postal address:
T.C. Cumhurbaskanligi
Cankaya-Ankara Turkey
e-mail:
cumhurbaskanligi@tccb.gov.tr
Recep Tayyip Erdogan
Prime Minister of Turkey
Postal address: Basbakanlik
06573 Ankara
Turkey
Fax: +90 312 417 0476
Ertuğrul Günay
Minister of Culture and Tourism of Turkey
Postal address:
T.C. Kultur ve Turizm Bakanligi
Ataturk Bulvari No. 29
06050 Opera Ankara Turkey
e-mail: ertugrul.gunay@kulturturizm.gov.tr
Kadir Topbag
Major of Istanbul
Postal address:
Istanbul Buyuksehir Belediye Baskanligi Sarachane Istanbul
Turkey
e-mail : baskan@ibb.gov.tr
Mustafa Demir
Major District of Fatih - Istanbul
Postal address:
Büyük Karaman Cad. No. 53 Fatih Istanbul, Turkey
e-mail : mustafademir@fatih.bel.tr
EveryOne Group
Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau, Jean (Pipo) Sarguera, Santino
Spinelli, Daniela De Rentiis, Marcel Courthiade, Saimir Mile, Ahmad Rafat,
Arsham Parsi, Laura Todisco, Glenys Robinson, Steed Gamero, Fabio Patronelli,
Stelian Covaciu, Udila Ciurar, Alessandro Matta, Cristos Papaioannou, Paul
Albrecht.
Promoters and Consultants
Carolina Varga Dinicu Association des Droits Democratiques a Geneve Centre
Culturel Gitan, Pavillons-sous-Bois (France) Promoters and Consultants La
Voix des Rroms (Paris) Gypsy Lore Society (Usa) Group of Migrants & Refugees
of Salonica Union Gypsy Roma Right Watch Union Rromsni Roma Press Center
(Budapest) Opera Nomadi Associazione Çingeneyiz (Rroms in Turkey) Romani
Yah - Association and Newspaper of Romas from Transcarpathia Roma Virtual
Network Tamara Deuel (Israel), Holocaust survivor activist against the
discrimination of Rroms Mercedes Lourdes Frias, Italian Republic Depute
(Rifondazione Comunista - Sinistra Europea) Etudes Tsiganes (Paris) Alain
Reyniers, anthropologist at the University of Louvain-La-Neuve (Belgium), expert
in Rroms, Sinti and Kale cultures European Roma Information Office Roma
Diplomacy Programme John Pearson, Secretary, Democratic Socialist Alliance, UK
Gady Castel (Israel), director, director of the Jewish Film Festival "Jewish
Eyes" of Tel Aviv, author of documentaries on the Holocaust Cristina
Matricardi, founder of the first Multiethnic kindergarten "Oasis" - Genoa
Maria Eugenia Esparragoza, Cultural mediator, member of the Ministerial
Intercultural Technical Committee Professor Matt T. Salo, researcher and
publisher, expert in Gypsy culture Emiliano Laurenzi, giornalista Paolo
Buconi, Yiddish and Klezmer musician Marius Benta, journalist Seven Times
(Romania) Ted Coombs, Director of Hilo Art Museum (Holocaust and Genocide art)
Steve Davey, co-director of the Hilo Art Museum (Holocaust and Genocide Art)
Mirjam Pinkhof, survivor of the Shoah, Holocaust heroine who saved 70 Jewish
children from the Nazis Halina Birenbaum, survivor of the Shoah, writer and
teacher Oni Onhaus, Holocaust witness Manzi Onhaus, Auschwitz survivor
Elisheva Zimet, Auschwitz survivor Alice Offenbacher, Bergen Belsen survivor
Mirko Bezzecchi, survivor the Samudaripen Antonia Bezzecchi, survivor the
Samudaripen Hanneli Pick-Goslar, friend of Anne Frank, Holocaust survivor
Michael Petrelis, veteran Human Rights Advocate (Usa) Stichting Buitenlandse
Partner Professor Saimir Mile, jurist, lecturer in Rromsni, Sinti and Kale
culture at the University of Paris (INALCO), General-Secretary of the Centre of
Research and Action in France Against all Forms of Racism, member of
EveryOne Group Jean (Pipo) Sarguera, President of the Centre culturel gitan
Paris Emeritus professor Marcel Courthiade, holder of the chair of Rromsni,
Sinti and Kale language and civilization at the University of Paris (INALCO)
Kibbutz Netzer Sereni, Israel Antonia Arslan, essayist and writer Caffé
Shakerato - Intercultura - Genova Simona Titti, Caritas Livorno Gazeta de
Sud, Cotidian al oltenilor de pretutindeni (Romania) Oana Olaru, journalist
(Romania) Fabio Contu, playwright and teacher, Comunità Sant'Egidio, Genova
Allie, Gypsy News, NE, Ohio, United States Guri Gentian - Group of Migrant&Refugees
of Salonica Associazione Yakaar Italia Senegal Associazione
Secondoprotocollo Onlus Elisa Arduini, Cristina Monceri, Miriam Bolaffi,
Roberto Delponte, Noemi Cabitza, Giorgia Kornisch, Claudia Colombo, Andrea
Pompei, Chiara Maffei, Federica Battistini (Members of Secondoprotocollo) Thèm
Romano ONLUS Association
Anche se casi giudiziari in merito al progetto di rinnovamento sono ancora in
corso, le autorità hanno continuato il progetto di ristrutturazione nella zona
di Sulukule a Istanbul. Foto DAILY NEWS, Hasan Altinisik
Istanbul, 20/08/2010 - La Corte Europea dei Diritti Umani ha accettato il
ricorso dell'Associazione Rom contro il progetto di rinnovamento del comune di
Fatih nell'area storica di Sulukule, [che prosegue] nonostante le cause tuttora
in corso.
L'associazione ha fatto ricorso alla Corte Europea accusando il progetto di
trasformazione urbana in corso a Sulukule di violare sei articoli, precisamente:
"protezione della privacy e della vita familiare", "prevenzione della
discriminazione", "protezione della proprietà", "diritto ad un processo equo",
"rispetto dei diritti umani" e "diritto ad ottenere un'istanza efficiente".
Hilal Küey, avvocato dell'associazione, ha detto che questa ha fatto ricorso
alla Corte Europea il 20 maggio, con un documento di 22 pagine ed altre 48 di
allegati. "Di solito la Corte Europea non accetta ricorsi se i casi nei
tribunali locali sono ancora aperti. Ma hanno accettato il nostro," dice Küey,
aggiungendo che ci sono almeno tre casi in discussione nei tribunali in Turchia
sul progetto di rinnovamento a Sulukule.
Küey ha detto che la corte ha accettato il ricorso perché il processo
giudiziario in Turchia non ha dato frutti per tre anni e nel frattempo molta
gente è stata mandata via dalla sua casa.
Viki Ciprut, della Piattaforma per Sulukule - organizzata per appoggiare i
Rom a Sulukule, ha detto che i casi in tribunale sul progetto di rinnovamento
stanno andando avanti, ma che le autorità continuano con il progetto, demolendo
tutte le case di Sulukule e rimuovendo i Rom che vi abitavano da sempre. Dice:
"In realtà, è finito tutto, ma i casi sono ancora discussi in tribunale. Penso
sia per questo che la Corte Europea ha accettato il ricorso."
Mustafa Demir, sindaco di Fatih, rigetta l'accusa di "evacuare la gente dalle
proprie case" e ha detto di essere sorpreso che la Corte Europea abbia accettato
il ricorso.
Le associazioni e tre residenti hanno intentato una causa nel 2007, quando
iniziarono le demolizioni a Sulukule, contro il progetto di rinnovamento,
dicendo che si stava danneggiando la cultura rom ed il tessuto storico del
quartiere, aggiunge Küey. Dice anche che c'è in corso un altro processo, dato
che alcuni residenti non hanno accettato le somme per l'esproprio loro offerte
dal comune di Fatih, che guida il progetto di rinnovamento.
"A nome di alcuni residenti, ho obiettato che le offerte per l'appropriazione
erano troppo basse. Secondo la legge, il comune di Fatih ha aperto un caso per
valutare il reale valore dell'esproprio di queste proprietà," dice Küey,
aggiungendo che questo secondo caso è durato sino al 2008. La Camera dell'Unione
Turca degli Ingegneri ed Architetti, TMMOB, ha a sua volta intentato una causa
contro il progetto per Sulukule, che è ancora in corso.
ISTANBUL, 24/02/2009 - I residenti di
Sulukule che sono spinti ad allontanarsi dalle loro case dalla Municipalità
di Fatih ad Istanbul, hanno ottenuto un'udienza per dar voce alle loro
preoccupazioni.
Oltre 20 residenti hanno reiterato di essere stati trattati in maniera
ingiusta dalla Municipalità di Fatih, nel suo piano di sviluppo di un'area ad
alto valore immobiliare.
Il progetto di rinnovamento urbano di Sulukule ha lo scopo di bonificare uno
dei quartieri più poveri di Istanbul di cui è una significativa area storica. I
residenti di Sulukule sono soprattutto Rom poveri che vivono in appartamenti in
affitto.
La maggior parte dei residenti hanno ottenuto sussidi governativi per case
popolari a Taşoluk, che costano 750 lire turche di iscrizione ed affitti
mensili di 320 lire turche, esclusi gas, elettricità e fatture dell'acqua.
Bassi redditi
Il 50% dei residenti ha redditi mensili inferiori a 500 lire, secondo Neşe Ozan,
portavoce di un'organizzazione d'appoggio chiamata La Piattaforma di Sulukule.
"Per poter vivere in queste case ha bisogno di un reddito di almeno 1.000 lire,
che questa gente non ha", dice Ozan. Dato che la maggior parte dei residenti non
può permettersi di abitare nelle case di Taşoluk, sono inadempienti ed
hanno occupato case più grandi.
E questi sono i fortunati. Circa 100 famiglie rimangono in un limbo
burocratico non avendo garantito il diritto di traslocare a Taşoluk, mentre
rimane l'incertezza su quando le loro case a Sulukule verranno demolite. Queste
famiglie stanno chiedendo che venga chiarito il loro status.
Mustafa Ustaoğlu, capo del dipartimento di progetto della Municipalità
di Fatih, ha detto di aver ascoltato le preoccupazioni dei residenti di Sulukule,
e passerà il rapporto ai suoi capi. Ustaoğlu ha anche promesso alle 100
famiglie in attesa che verrà notificato loro entro la fine della settimana la
loro qualifica di assistenza governativa.
Di Fabrizio (del 17/05/2009 @ 09:24:37 in media, visitato 1781 volte)
Su Facebook, Mauro Sabbadini e Laura Di Martino indicano queste foto di
Le Monde sul progressivo sgombero di
Sulukule, mentre Davide Zaccheo consiglia quest'album di
Nigel Dickinson sui Rom in Italia.
Molti Rom che sono stati spostati negli appartamenti del quartiere di
Taşoluk forniti dall'Amministrazione dell'Edilizia di Massa (TOKİ),
sono ritornati nel loro quartiere originario e nei dintorni di Sulukule per
ragioni culturali e socio-economiche. Molti dicono che le spese per i [nuovi]
appartamenti sono oltre le loro capacità ed anche che lì la vita non è
sostenibile, perché preferiscono case col cortile da condividere con parenti e
vicini
I Rom vivono una vita nomade dopo le demolizioni a Sulukule
Secondo gli osservatori e le OnG, i membri della comunità rom di Istanbul
continuano a vivere come nomadi dopo la demolizione delle loro case, nonostante
i nuovi appartamenti offerti dal governo.
Dopo che le case dei Rom che vivevano nel quartiere Sulukule del distretto di
Fatih a Istanbul sono state distrutte, durante un progetto di trasformazione
urbana guidato dal comune di Fatih negli ultimi tre anni, agli affittuari è
stato permesso di spostarsi in appartamenti costruiti dall'Amministrazione
dell'Edilizia di Massa, o TOKİ, nel quartiere di Taşoluk, sempre a
Istanbul nel distretto di Gaziosmanpaşa.
L'iniziativa fa parte degli sforzi del governo per migliorare gli standard di
vita dei Rom in Turchia, ma i membri della comunità rom di Sulukule dicono di
soffrire ancora per i risultati delle demolizioni.
Spostarli non ha risolto i problemi
Spostare alcuni Rom a Taşoluk non ha fornito una soluzione, dato che molti
di loro hanno fatto ritorno a Sulukule soltanto qualche mese dopo, avendo
venduto i loro appartamenti.
"Abbiamo potuto rimanere lì [a Taşoluk] solo quattro mesi. Non era adatta
per noi," dice Faruk Say, un Rom ritornato a Sulukule. Dopo che la casa di Sulukule
che aveva in affitto con sua moglie e due bambini era stata demolita, Say aveva
scelto di spostarsi negli appartamenti TOKİ a Taşoluk. Dice che vivere
a Taşoluk era socio-economicamente difficile per loro.
"Lì per noi non c'era vita. Dopo le nove le strade sono buie. E' un quartiere
solitario," dice Say. "Le spese mensili del nostro appartamento erano superiori
a quel che potevamo permetterci."
"Dovremmo guadagnare 1.000 lire turche al mese per vivere negli appartamenti a Taşoluk.
Ci sono molte altre spese oltre all'affitto, per esempio il gas, l'elettricità e
le spese dell'appartamento," dice Say.
Quasi la metà è tornata
I Rom vivono e lavorano a Sulukule sia come musicisti che come venditori,
conducendo una vita a basso reddito ed anche i loro affitti sono bassi. Pero il
comune ribatte che ai Rom sono state fornite buone opportunità a Taşoluk.
"Erano tutti in affitto, ma avevano anche la possibilità di acquistare
l'appartamento, pagando 250 lire al mese," dice Mustafa Çiftçi, coordinatore di
progetto per il comune di Fatih.
Dopo 15 anni di pagamenti mensili, avrebbero potuto essere proprietari
dell'appartamento, dice Çiftçi, aggiungendo che tutti hanno ricevuto dal comune
100 lire come supporto. Però, Çiftçi deve concordare che quasi la metà dei 127
Rom mandati a Taşoluk hanno venduto o affittato l'appartamento e sono
tornati a Sulukule o nei quartieri circostanti.
Però secondo Hacer Foggo, della Piattaforma Sulukule, le cifre sono
inferiori. Dice che solo sei o sette famiglie sono rimaste a Taşoluk.
"La maggior parte ha venduto la sua casa a partire da 5.000 lire e sono tornati
nel loro vecchio quartiere. Ma ora si spostano come nomadi da una casa
all'altra, perché non possono pagare l'affitto," dice.
Foggo, che lavora presso l'Associazione Zero Discriminazione, ha raccontato a
Daily News che dovrebbero essere fatte ricerche a Sulukule per studiare i
bisogni dei locali, prima di far partire il progetto di trasformazione urbana.
"Dovrebbero essere esaminate le ragioni per cui i bambini non frequentavano la
scuola o i disabili non lasciavano le loro case, e prodotti progetti sociali per
migliorare la loro vita," ha detto.
Sevcan Küçükatasayar, 20 anni, ex affittuario a Taşoluk ritornato a
Sulukule, dice che non potevano vivere in un appartamento. "Avevamo l'abitudine
di vivere in una grande casa col giardino. Tutti i nostri parenti erano nello
stesso quartiere. Ma a Taşoluk, mio padre ha aperto una casa da te, ed ha
fatto bancarotta perché nessuno ci andava," dice.
Nel contempo, alcuni Rom dicono di essere felici a Taşoluk. "Quanti hanno
un lavoro stabile possono viverci," dice Şahin Kumralgil, che vive a Taşolukma
passa il tempo a Sulukule.
Secondo Şükrü Pündük, capo dell'Associazione Rom di Sulukule, molti dei Rom
tornati a Sulukule sono anche stanchi di parlare alla stampa ed hanno
perso la speranza di un futuro migliore.
Rimozione di una sentenza discriminatoria
Il deputato di Bursa Ali Koyuncu, del partito di governo Giustizia e Sviluppo (AKP)
ha anche preparato una proposta che chiede la rimozione di una sentenza con
connotazioni discriminatorie, riporta l'agenzia Anatolia news. La sentenza
recita: "Il Ministro degli Interni è responsabile della deportazione di zingari
e nomadi stranieri."
13 giugno 2012: Un tribunale di Istanbul si è pronunciato ieri in favore
della cancellazione del progetto di rinnovamento urbano a Sulukule (vedi
QUI ndr.), il più antico insediamento rom in Europa. La quarta corte
amministrativa di Istanbul ha stabilito che il progetto su Sulukule del comune
di Fatih "non è di pubblico interesse". Si sono avuto tre casi distinti
sollevati dalla Camera di Istanbul degli Architetti, la Camera di Istanbul degli
Urbanisti e l'Associazione Rom di Sulukule. ERRC ha avviato e sostenuto il caso
dell'Associazione Rom di Sulukule.
Il tribunale ha trovato il progetto comunale in violazione della legge 5.366
sulla "Conservazione tramite rinnovamento ed utilizzo per rivitalizzazione degli
immobili storici deteriorati e delle proprietà culturali" nonché dei criteri
UNESCO sulla conservazione
del patrimonio storico.
Il progetto di rinnovamento urbano a Sulukule venne inizialmente lanciato nel
2005 e vide le famiglie rom obbligate a vendere le loro case a basso prezzo e
spostarsi lontano dal centro cittadino per permettere la costruzione di un
quartiere di lusso. Circa 3.500 residenti rom che vivevano a Sulukule videro le
loro case demolite.
Il testo della sentenza non è ancora stato reso pubblico, ma secondo i media
e gli avvocati coinvolti nel caso, il comune potrà presentare appello. Comunque,
entro un mese dalla comunicazione della sentenza il comune dovrà interrompere lo
sviluppo del progetto attuale, e predisporne un altro in linea con la sentenza.
Se il comune non dovesse attuare la sentenza, potrà essere obbligato ad un
risarcimento.
ERRC è stato
attivamente coinvolto negli sforzi per preservare Sulukule, reagendo subito
quando iniziò il progetto di rinnovamento urbano. ERRC si è incontrato con i
funzionari del comune di Fatih ed ha inviato lettere, inclusa una al Primo
Ministro, per ricordare gli obblighi della Turchia riguardo le leggi nazionali
ed internazionali. Il 31 dicembre 2007, ERRC ha avviato e sostenuto un'azione
legale dell'Associazione Rom di Sulukule di fronte al tribunale amministrativo
di Istanbul, che chiedeva l'immediata sospensione della campagna di demolizione
a Sulukule e la cancellazione del piano di rinnovamento urbano. Da allora, le
case di molti Rom ed il quartiere storico, riconosciuto come patrimonio mondiale
dell'umanità, sono state demolite. Tuttavia, ERRc accoglie con favore la
decisione della corte di Istanbul, come una rivendicazione delle proteste dei
Rom e della comunità internazionale contro l'illegalità dell'azione comunale e
come apertura alla possibilità di ovviare ai danni inflitti ai Rom coinvolti.
Per ulteriori informazioni, contattare:
Sinan Gökçen
Media and Communications Officer
European Roma Rights Centre sinan.gokcen@errc.org
+36.30.500.1324
Grattan Puxon, attivista Rom-Traveller che ha dato un importante contributo
nell'organizzare il primo Congresso Mondiale dei Rom a Londra nel 1971, ha
mandato una lettera ai Rom in Turchia.
Grattan Puxon spiega l'importanza di essere eletto come rappresentante di
organizzazioni internazionali come l'Unione Romanì Internazionale (IRU) o
l'Organizzazione Mondiale dei Rom (WRO) in elezioni che vedranno una larga
partecipazione via Internet. Ecco la lettera di Grattan Puxon:
Cari Fratelli e Sorelle in Turchia,
Mi chiamo Grattan Puxon, sono vecchio ormai, ma in passato sono stato diverse
volte a Istanbul, la prima nel 1960, e camminavo lungo il confine tra Turchia e
Grecia. Sono stato a Edirne, e nel quartiere rom di Sulukule a Istanbul, quando
quell'antica mahala era piena di vita.
Grazie per la vostra gentile ospitalità che allora mi avete mostrato nelle
vostre case e vorrei mettervi a conoscenza di alcune idee che stiamo sviluppando
a Londra.
Dopo il primo congresso Mondiale Romanì a Londra nel 1971, su invito di Fajk
Abdi, il primo Rom eletto nel Parlamento macedone, mi trasferii a Shutka, il
comune rom (35.000 abitanti) ai margini di Skopje (Uskub).
Ovviamente fui impressionato dal fatto che la nostra comunità a Shutka
potesse eleggere il proprio membro del Parlamento. Ed anche che Shutka eleggesse
il proprio consiglio comunale e avesse dal 1948 la propria associazione
culturale: Phralipe. Potei portare a Shutka la bandiera romanì blu e verde, con
la ruota rossa al centro, adottata dal congresso di Londra.
Fajk mi disse che alcuni della sua famiglia vivevano a Izmir, e che c'erano
molti legami familiari tra Macedonia e Turchia, ed anche tra Turchia e Grecia
(ho vissuto a Sulon per 14 anni). Siamo tutti una grande famiglia.
Ma, veniamo al punto: se Shutka può eleggere un Rom al Parlamento, possono
farlo anche le altre comunità romanì. Ed è stato confermato dall'elezione di Juan de Dios
Ramirez a Barcellona, in Spagna, e più recentemente da due Romnià ungheresi al
Parlamento Europeo.
Però, nel contempo abbiamo avuto bisogno di tenere elezioni regolari per le
nostre istituzioni e le organizzazioni internazionali. Nelle associazioni
locali, i componenti possono essere raccolti in un unico posto. Ma per le
organizzazioni internazionali, come il Congresso dell'Organizzazione Mondiale
dei Rom dello scorso aprile a Belgrado, ovviamente solo a pochi delegati è stato
possibile riunirsi e votare gli incarichi, il presidente, il segretario
generale, ecc.
Non è una situazione facile. Si può ovviare con i computer e con internet.
Quindi, intendiamo sviluppare un programma in due parti per permettere a più
gente possibile di:
votare nelle elezioni locali o in quelle generali, nazionali
votare nelle elezioni per gli incaricati ed i rappresentanti
che possano parlare alla UE a Bruxelles, a Strasburgo, e all'ONU
a New York.
Per il punto 1. mi aspetto che le vostre associazioni stiano già aiutandovi a
registrarvi per votare secondo quanto previsto dalle normative nazionali
(compilazione dei moduli appositi).
Per il punto 2. le vostre associazioni devono essere pronte a ad assistervi
per votare Rom e Dom come rappresentanti a livello internazionale.
Noi a Londra vogliamo soltanto portarvi a conoscenza di un sistema che può
rendere possibile tutto ciò. Non è una soluzione per le molte difficoltà che
avete di fronte, ma è un modo di darvi uno "strumento" da utilizzare per
affrontare queste difficoltà, riguardo gli alloggi, l'istruzione, l'assistenza e
il lavoro.
Tenete poi presente che ci consideriamo una squadra "tecnica". Siamo qui per
promuovere e rendere praticabili queste proposte, con qualsiasi organizzazione
esistente.
Posso già dirvi che tanto la più antica Unione Romanì Internazionale che la
nuova Organizzazione Mondiale dei Rom intendono adottare il voto via internet
per i futuri Congressi. (il sistema dovrebbe essere pronto in due anni). Il
Forum Europeo dei Rom e dei Traveller sta considerando la proposta.
Crediamo che il sistema possa presto raggiungere 100.000 votanti e tra non
molto Un Milione, considerando che i rom sono 15 milioni e oltre.
Un Milione di voti (o più) ci fornirà un autentico "mandato" democratico, che
sicuramente ci farà guadagnare rispetto e maggiore influenza. Renderà anche i
nostri rappresentanti responsabili verso le comunità di base ed il popolo delle
mahala.
Un altro vantaggio è che renderà più facile il manifestarci ed aumenterà la
visibilità della nostra identità collettiva. Immaginate che durante Hederlezi
tutti si esponga la bandiera romanì, in ogni villaggio e città (se questo fosse
opportuno nella Turchia di oggi).
In ogni parte della UE, dovremo essere capaci di organizzare manifestazioni
per l'8 aprile, Giornata della Nazione Rom, rivendicando tutti i diritti che a
lungo ci sono stati promessi. Attraverso il programma internet potremo
appellarci a tutti gli attivisti per agire assieme il medesimo giorno. Su scala
più piccola, lo abbiamo fatto ogni anno. Ora questa diventerà una grande,
pacifica dimostrazione di 100.000 (ed in seguito di Un Milione).
Fajk Abdi disse quarant'anni fa al Congresso di Londra che si possono fare
due cose - pescare e sfamare la gente, o preferibilmente dare loro gli
attrezzi per la pesca e che provvedano loro. Spero che considererete
queste idee.
Quanti sono interessati possono contattarci a
dale.farm@btinternet.com; ci
terremo in contatto e resterete informati.
Nel nostro team ci sono Petar Antic, ex ministro del governo serbo; Toma
Nikolaev, direttore del giornale DeFacto (e già candidato al Parlamento in
Bulgaria); Ladislav Balaz, tra i fondatori dell'Iniziativa Civica Rom in
repubblica Ceca; e Nin (Domani), responsabile del nostro sito romanationday.org
Circa 150 bambini rom nella regione della Tracia (Turchia occidentale) stanno
affrontando l'esclusione dalla scuola dopo che le loro dimore sono state
demolite dalle autorità municipali locali, in quello che è un piano di
riorganizzazione urbana rivolto contro i quartieri rom, la legge 5366. La
collezione di misure di rinnovamento dei centri urbani, molte delle quali sono
chiaramente in violazione degli articoli della Costituzione turca che
garantiscono ai cittadini i loro diritti, misure implementate in Turchia dal
2006, sono state al cuore della demolizione di molti quartieri rom nelle città
turche, tra cui il tristemente famoso quartiere di Sulukule nel centro storico
di Istanbul. La distruzione dell'insediamento di Sulukule ha seguito azioni di
demolizioni simili, che hanno visto negli anni recenti la distruzione dei
quartieri Kucukbakkalkoy e Kagithane a Istanbul, parte del quartiere di Turgut Reis
a Mersin e quello di Sur a Diyarbakir. Queste demolizioni diffuse di quartieri
rom sono anche una caratteristica della vita delle comunità dei Rom turchi in
buona parte del paese. Queste azioni sono spesso intraprese senza le dovute
autorizzazioni, preavviso breve o inesistente (senza il tempo adeguato per i
residenti di impacchettare i propri beni prima che siano distrutti assieme alle
case), quasi nessun indennizzo e scarse alternative offerte ad inquilini e
proprietari di questi quartieri. Le famiglie sono costrette a vivere in
condizioni terribili, in container temporanei senza servizi igienici, e dove
bambini, anziani e malati sono estremamente vulnerabili
La situazione in generale è catastrofica per le comunità coinvolte in questa
maniera e una piccola indagine riguardo i continui sgomberi forzati e le
distruzioni illegali delle case rom, assieme con il diniego basico di una serie
di diritti umani, è stata prossima per i principali attivisti legali dei Rom e
attivisti dei diritti umani. L'interesse verso Sulukule è stato ampiamente
dibattuto riguardo gli aspetti culturali della comunità in quanto centro della
musica e della danza rom negli ultimi dieci secoli, ma le principali
implicazioni politiche della situazione a Sulukule ed altrove raramente è stato
esaminato con alacrità e consistenza. Cin-cin Baglari, Sulukule, Kucukbakkalkoy
e Kagithane sono andati persi, demoliti per far strada ai programmi di
rinnovamento urbano, che prevedono la costruzione di lotti per la classe media
(spesso complessi esclusivi recintati) e la rovina dei quartieri rom una volta
prosperi e vitali. Il fatto che la maggioranza di questi piani di rigenerazione
siano rivolti ai quartieri rom, indica chiaramente che sono volti ad espropriare
le sezioni più deboli e vulnerabili della società, il popolo Rom turco. Il
compenso in termini finanziari, assieme alle implicazioni politiche di queste
azioni sono trascurabili per quanti conducono queste azioni, ed i profitti (per
non dire dei dubbi e delle ombre che sono stati dimostrati accompagnare questi
progetti di rinnovamento in Turchia) per gli investitori sono enormi.
Per terminare un lungo elenco di espropriazioni e distruzioni forzate dei
quartieri rom in Turchia, la comunità rom di Dikili nella Turchia occidentale è
stata obbligata a lasciare le proprie dimore e a rifugiarsi in tende e baracche
nella foresta a parecchi km. di distanza. Circa 100 famiglie sono state
recentemente allontanate dalle loro abitazioni, lasciando i loro figli esclusi
dalla scuola che frequentavano sia per la distanza che dovrebbero percorrere che
per la perdita della residenza locale, necessaria in Turchia per iscriversi a
scuola. 150 bambini ora affrontano un viaggio giornaliero di due ore per
raggiungere la loro scuola, ed i costi del viaggio senza alcun supporto
aggiuntivo sono eccessivi per famiglie già così impoverite. La questione della
sicurezza dei bambini in queste circostanze è stata crudelmente illustrata
quando una ragazzina rom di 8 anni è stata rapita nella foresta e violentata
mentre tornava a casa, secondo le cronache locali. Il colpevole è stato
rintracciato ed imprigionato, ma la vita della ragazzina è rimasta traumatizzata
da questa terribile esperienza e la sua famiglia è a pezzi per quello che ha
passato, e con ogni probabilità poco o nessun supporto sarà offerto dai servizi
sociali o infantili alla figlia di uno dei gruppi più disprezzati nella società
turca. Secondo una recente ricerca, sovraccarichi di lavoro e a corto di
personale, questi servizi sono stati manifestamente indicati per un approccio
meno che positivo ai bambini rom e alle loro famiglie.
Più attenzione è stata giustamente focalizzata alla persecuzione e
discriminazione che sono cresciute in maniera allarmante nella Repubblica Ceca,
Ungheria, Slovacchia e altrove nell'Europa centrale e orientale. La sofferenza
delle comunità rom in tutti questi paesi ed anche altri, come ad esempio il
tentativo di impedire la demolizione della comunità di Dale Farm in GB, e la
partenza dei Rom rumeni dall'Irlanda del Nord, sono indicative della crescita di
sentimenti xenofobi ed ultra-nazionalisti e della nuova crescita dei partiti di
estrema destra in Europa, come evidenziato dai recenti risultati delle elezioni
UE. La continuata ed assolutamente inaccettabile situazione delle comunità Rom
ed Egizia nei campi di Mitrovica nel Kosovo, atrocemente avvelenate dai depositi
di metalli pesanti delle vecchie miniere di Trpca e la negligenza delle agenzie
internazionali, è un'altra caratteristica di questa spensierata negligenza sui
diritti, benessere ed esistenza reale del popolo rom. I sempre-troppo-frequenti
richiami alle istituzioni sovranazionali ed ai governi nazionali di affrontare
questi temi apparentemente cadono in orecchie sorde, come i rapporti di
rispettate agenzie internazionali, OnG ed attivisti rom locali e persino del
Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa sono apparentemente poco
utili, nonostante i chiari, persuasivi e validi argomenti portati in ogni
rapporto da questi individui ed organizzazioni coinvolti.
La domanda su quanto possa ancora continuare il diniego dei più basici
diritti dei cittadini più vulnerabili negli stati europei, sembra non avere
risposta, dato che l'alienazione dei cittadini rom in Italia, GB, Ungheria,
Slovacchia e Turchia - la maggior parte firmatari di diversi convenzioni
esistenti per proteggere i più vulnerabili, come stati membri e stati candidati
ad esserlo - e sembra destinata a continuare, siamo "altri" e stiamo diventando
apparentemente non-persone davanti alla legge, letteralmente alieni in patria.
La strada verso l'inferno per il popolo rom in questi ed altri stati europei è
pavimentata con le rovine delle loro comunità, persino le loro stesse vite che
hanno ricoperto tutte le buone intenzioni. La retorica dei diritti rom da parte
dei governi, degli stati e delle istituzioni sovranazionali è pura sofisticheria
e semantica, un "paravento" per assicurarsi i benefici dell'appartenenza alla
UE, a spese dei più poveri e dei più espropriati, i Rom. Il catastrofico
fallimento della politica che è il risultato della quasi completa mancanza di
volontà politica di realizzare le misure per un cambiamento reale e durevole verso
le comunità rom, sembra a questo punto sempre meno mancanza di capacità e di più
una scelta deliberata e cinica.
Per le comunità rom di Turchia, l'edificazione di eventi che sanciranno
Istanbul come Città della Cultura Europea 2010 hanno poco significato. Sono
stati rigettati da Istanbul e altrove dalle autorità municipali che intendono
sradicare la loro presenza e la loro storia - Sulukule per esempio è stata
rinominata Karagumruk, cancellando così il reale punto di origine per le
migrazioni verso l'occidente nel resto d'Europa a partire dal XII secolo. Se,
come argomenta il filosofo Avishai Margalit (The Ethics of Memory, Harvard
University Press, 2004) la memoria condivisa è il ricordo che gli individui
hanno in comune per assicurare la perpetuazione delle comunità e che queste
comunità richiedono che la memoria sia istituzionalizzata in qualche modo nei
luoghi, edifici, monumenti e storie, allora la distruzione di questi quartieri
rom è un esercizio nel cancellare la reale esistenza di noi come popolo rom
dalle mappe topografiche e mnemoniche di panorama urbano come è stato costituito
per quasi un migliaio di anni in queste terre. L'abusata nozione dei Rom come
popolo "dimenticato" in Europa deve anche vedersi nella stessa luce, meno di uno
slittamento della mente e più di una cancellatura continuata e intenzionale
Dr. Adrian R. Marsh,
PhD International Romani Studies Network
Today's Zaman - Il sindaco Topbaş dice che il progetto di Sulukule dev'essere
rivisto
Il sindaco di İstanbul Kadir Topbaş ha detto che la municipalità reesaminerà il
progetto di rinnovamento urbano del quartiere
Sulukule alla luce delle raccomandazioni dell'UNESCO.
Il pianificato progetto di rinnovamento urbano rilocherà gli
abitanti di Sulukule
Giovedì 10 luglio 2008 - In un recente rapporto l'UNESCO ha puntualizzato che
il pianificato progetto di rinnovamento urbano del quartiere Sulukule a
Istanbul, abitato primariamente da Rom, consisterà nella demolizione dell'area e
la rilocazione dei suoi abitanti. Sulukule è compreso nell'area dei Siti del
Patrimoni Mondiali.
Alla conferenza stampa, Topbaş ha detto di avere il rapporto e di essere
informato sui fatti."Sono preoccupati sulla cultura del posto e che non vada
persa in complessi di grandi appartamenti. Ed anche noi lo sappiamo. Ma
puntualizzo il fatto al presidente dell'UNESCO che quando si progetta un posto
dove vivano le famiglie, non sarà sufficiente alloggiare tutte le famiglie di
Sulukule, a meno che non ci siano costruzioni di appartamenti," ha dichiarato.
Il sindaco ha detto che i residenti di Sulukule vivono in condizioni di tale
povertà da gettare l'acqua delle pulizie per le strade, notando che questa è una
situazione inaccettabile. Ha puntualizzato che a Sulukule ci sono costruzioni ad
un piano abitate da troppe persone. Topbaş ha notato che i funzionari UNESCO non
potrebbero offrire altre soluzioni e che concordino con lui quando dice che ci
sono due opzioni - preservare le attuali condizioni o costruire appartamenti
moderni. "Non vogliamo sradicare qualcosa nella nostra cultura. Non vogliamo
neanche trattare ingiustamente la gente... Rivedremo il progetto e troveremo una
via di mezzo," ha dichiarato.
La relazione sullo stato di avanzamento dell'UNESCO - recentemente preparata
da una delegazione di quattro membri del Centro Patrimoni Mondiali dell'UNESCO,
che ha portato ad un'ispezione di cinque giorni a maggio per determinare se la
città, Capitale Culturale Europea per il 2010, debba essere consegnata alla
lista "in pericolo" dell'organizzazione - è stata resa pubblica settimana
scorsa.
Secondo la relazione, Istanbul, attualmente nella Lista dei Patrimoni
Culturali, l'anno prossimo è attesa ad onorare il suo impegno nel prendere le
misure necessarie per la protezione dei suoi siti storici e sradicare le
inadeguatezze determinate dalla delegazione. Altrimenti, sarà messa nella Lista
UNESCO dei Patrimoni Mondiali in Pericolo.
Una banda punk gitana in tour in Turchia ha interrotto ieri il proprio
calendario per apparire improvvisamente a
Sulukule,
l'assediato quartiere di Istambul che è il più antico insediamento Rom nel
mondo. I
Gogol Bordello, un gruppo originario dell'Ucraina ma che include membri da
diverse nazioni, ha visitato
Sulukule in uno show di sostegno contro il progetto di trasformazione urbana in
corso, osteggiato per ignorare gli attuali abitanti Rom dell'area e
minacciandoli di lasciarli senza casa.
Sulukule viene demolita da febbraio. La Municipalità di Fatih insiste nel
progetto di trasformazione nonostante l'opposizione di molti. La Piattaforma Sulukule,
organizzazione che lavora per salvare il quartiere, ha contattato la banda molto
prima del loro arrivo in Turchia. Uno dei rappresentanti della piattaforma, Neşe
Ozan, ha detto che i membri di Gogol Bordello e le loro famiglie una volta si
sono trovati nella stessa situazione dei residenti di
Sulukule. "La banda è qui per mostrare al popolo Rom che non sono soli e
vogliamo sostenere l'atto di salvare la cultura gitana ed il quartiere."
Eugene Hutz, il solista dei
Gogol Bordello, ha detto nel concerto di domenica: "Gli incidenti che succedono
a Sulukule accadono in molti luoghi del mondo. La gente vuole più McDonalds' e
catene alberghiere? O è più logico proteggere la cultura nazionale e le
strutture storiche? A voi la scelta."
Ad attendere ieri la banda famosa nel mondo c'era molta gente, compreso
locali, giornalisti, turisti ed autorità municipali.
Una di loro, una donna di 55 anni, nata e cresciuta a Sulukule, Gülsüm,
piccola paffuta e ciarliera, ha pesino assistito allo show TV per salvare la sua
casa. "Non voglio lasciare casa mia e non importa cosa mi offre il comune, anche
un palazzo," ha detto. Secondo lei, i Rom non sarebbero capaci di assimilarsi se
fossero spostati in un altro posto.
L'Austriaca Astrid Heubrandtner era tra quanti aspettavano di vedere i Gogol
Bordello. Heubrandtner è arrivata ad Istambul a gennaio per girare un
documentario su Sulukule. "Istanbul è una delle città più interessanti nel
mondo, Sulukule è uno dei quartieri che la fanno sempre più attrattiva," ha
detto aggiungendo: "Penso che la gente debba sentirsi orgogliosa di avere un
quartiere come Sulukule."
Il solista Hutz ha protestato che nessuno sa davvero cosa stia succedendo a
Sulukule. "Durante la mia tournee in Turchia ho parlato con molta gente su
questo quartiere ed ho capito che la gente non sa molto sulla storia del
quartiere," ha detto Hutz. Secondo i membri della banda, la mossa giusta sarebbe
"proteggere" e non "distruggere". Hutz ha dichiarato che è triste decidere di
annichilire una cultura e un posto storici.
Il Sindaco di Sulukule, Ismail Altintoprak, ha dato risalto al fatto che
dovrebbe esserci un carnevale organizzato per promuovere la cultura e la musica
di Sulikule. "In questo modo la cultura zingara può essere promossa in tutto il
mondo e possiamo proteggere la popolazione," ha detto Altintoprak. I Gogol
Bordello hanno promesso di prendere parte al carnevale se un tale evento fosse
realizzabile.
Chi è la banda?
Formati nel 1999, i Gogol Bordello vengono dal Lower East Side di New York.
Il gruppo è conosciuto per i suoi show teatrali, ispirati dalla musica zingara.
I membri storici sono immigrati dall'Europa dell'Est. Il nome della banda viene
da Nikolai Gogol, che ha "introdotto di nascosto" la cultura ucraina nella
società russa. Il gruppo ha rilasciato il suo primo singolo nel 1999, seguito da
altri quattro album. Lo scorso fine settimana era il loro terzo tour in Turchia,
dove è ammirata da un gran numero di fan.
Di Fabrizio (del 06/06/2013 @ 09:08:30 in conflitti, visitato 1636 volte)
La foto non viene da Istanbul, ma da Milano, c'è il parco e anche le
baracche... la continuità è data dal braccio della ruspa
Sto scrivendo domenica 2 giugno, e come molti di voi seguo, praticamente in
tempo reale, quanto sta succedendo in Turchia: Gezi.
Un anticipo di quanto sta succedendo ORA (ma non fu per niente in tempo
reale) ci fu nel 2010, anche se la lotta iniziò almeno 5 anni prima: SULUKULE
(forse qualche lettore se ne ricorda). Ora i turchi lottano per mantenere un
parco; nel caso di Sulukule, si trattava di un quartiere millenario, dove i
primi Rom si insediarono alla venuta in Europa. Ora, cacciati in altri quartieri
dove non possono più svolgere le loro attività (che erano anche fonte di entrata
per il turismo locale), non possono più permettersi di pagare gli alti affitti a
cui sono sottoposti. Dopo un millennio di stanzialità, sono tornati ad
accamparsi COME NOMADI sulle rovine delle loro ex case.
ATTENZIONE, è da parecchio che tocca ripeterlo: le politiche che i popoli
romanì sperimentano, altro non sono che un laboratorio di ciò che poi
toccherà anche ad altri. L'abbiamo voluto, l'abbiamo permesso, lo
pagheremo.
Per chi volesse,
QUI potete trovare una completa ricostruzione della vertenza
di Sulukule. Altrimenti di seguito ho preparato un riassunto, con alcuni dei
momenti principali.
Il quartiere di Sulukule ad Istanbul esiste[va] da mille anni, ed ospitava il
più antico insediamento Rom del mondo. Dichiarato patrimonio dell'Unesco, oggi è
stato quasi totalmente abbattuto nel piano di un rinnovamento urbano, ed i suoi
residenti spostati in un altro quartiere lontano dal centro, con affitti che non
sono in grado di pagare. La lettera è del 2006
Lettera aperta di Sukru Punduk, nato il 1/1/1968 a Sulukule, residente in
Edirnekapi Kaleboyu Cad. Zuhuri Sok. No: 5.
Gli abitanti del quartiere iniziarono a stabilirvisi attorno al 1504, del
calendario bizantino. Dopo l'arrivo degli Ottomani nel 1453, la comunità Rom
rimase lì e molti Rom fecero di Sulukule il punto di partenza per arrivare in
Europa. Il quartiere sorge accanto alle mura storiche del distretto di Fatih. Vi
abitano circa 3.500 Rom, che erano circa 10.000 i residenti prima che iniziasse
lo sgombero della municipalità di Fatih nel 1992. D'improvviso la municipalità
chiuse i locali musicali e d'intrattenimento, con la scusa che non pagavano le
tasse e quindi non potevano esercitare nel quartiere. Tuttavia, si può pensare
che noi siamo dei "campioni" del pagamento delle tasse, pagando tasse
sull'intrattenimento, senza mai ricevere dall'autorità riscontro delle somme
pagate. Il provvedimento di sgombero non causò soltanto la diminuzione degli
abitanti, ma anche disoccupazione per quanti rimasero, incapaci di pagare
elettricità, acqua e riscaldamento. Ora, sempre la municipalità di Fatih è
determinata ad abbattere le nostre case, nonostante noi siamo in possesso dei
documenti ricevuti nel 1983/84, quando le abitazioni provvisorie vennero
legalizzate da un'amnistia e registrate. L'insieme di questi eventi, vanno
considerati parte di un premeditato processo di rimozione della comunità romani
dal centro città. Noi, il popolo Rom di Sulukule, soffriamo la mancanza dei
nostri diritti basici come il diritto di proprietà, quello di avere un lavoro
decente, quello dell'accesso all'acqua potabile e all'elettricità.
Il numero delle case che andranno demolite è di circa 571, per un totale di
8.000 mq. Siamo venuti a conoscenza dai giornali e dalla TV che il comune ha un
piano di sviluppo e rivalutazione del quartiere. Richiediamo quindi un incontro
col sindaco, Mustafa Demir. Ci fu un incontro a novembre 2005, a cui presero
parte 17 di noi. Allora erano proprietari in 251 e 320 gli inquilini. Il sindaco
disse che le case del quartiere sarebbero state demolite e che l'area era stata
definito di rinnovo urbano. Offrì nuovi alloggi agli inquilini, senza però
andare oltre la solita "lotteria" delle abitazioni pubbliche in Turchia. Gli
alloggi erano situati a Tasoluk, a circa 2 ore e mezza dalla città più vicina,
Gaziosmanpasa. Le case sarebbero state costruite dall'Assessorato alle Case
Popolari, meglio noto come TOKI. D'altra parte, non v'è certezza su quale sarà
il costo delle nuove case e di conseguenza, se saremo in grado di pagare
l'affitto. Ed ancora, i lavori che svolgevano gli abitanti di Sulukule non si
potranno più svolgere nelle nuove case aumentando il rischio di pagamenti
insoluti. Il sindaco ha offerto due opzioni:
1. comperare il loro terreno con un ammontare incerto per metro quadro;
2. che le case siano pagate in 15 anni, deducendone il valore del terreno.
Il nostro problema è l'incertezza della situazione. Non esiste un progetto
concreto sulle somme che ci verranno offerte per le nostre terre, e quindi non
siamo in grado di decidere. Abbiamo perciò chiesto al sindaco di costruire noi
le nostre case e di disegnare un progetto comune, ma la nostra proposta è stata
rifiutata..
In seguito il comune a luglio 2006 mandò inviti individuali per illustrare la
situazione di cui ho accennato sopra. I loro argomenti si basano sulla decisione
del Consiglio dei Ministri, che chiede di determinare le aree soggette a
rinnovamento urbano, con la legge 5366. Hanno dichiarato che entro la fine di
agosto 2006 riceveremo le ordinanze di abbattimento. Finora, a nessuno nel
quartiere è giunto niente, e tutti sono preoccupati perchè non ci sono proposte
concrete di rilocazione, e nel contempo a Istambul ci sono state demolizioni nei
quartieri rom di Kucukbakkalkoy e Yahya Kemal. Anche lì le case demolite erano
registrate a norma e non sono state offerte soluzioni di rilocazione degli
abitanti.
Noi, abitanti Rom di Sulukule, non vogliamo lasciare le nostre case. Nel 1960
alcuni abitanti di Sulukule furono obbligati a trasferirsi a Gaziosmanpasa, dove
c'è oggi una comunità Rom minacciata a sua volta di sgombero e demolizione da
parte del comune. Perciò la migrazione forzata non è la soluzione per i progetti
di rinnovamento urbano. Non vogliamo essere evacuati in nuovi appartamenti, ma
continuare a vivere con i nostri strumenti, danze, musiche, dove i nostri
antenati si stabilirono un migliaio di anni fa. Non vogliamo essere esclusi
dalla comunità cittadina, né essere obbligati a migrare dalle nostre terre.
Richiediamo aiuto alle associazioni e ai singoli perché appoggino la nostra
lotta contro la migrazione forzata. Invitiamo perciò avvocati e giornalisti a
venire a Sulukule e rendersi conto di come viviamo. Saremo grati alle organizzazioni europee o di altri paesi che chiedano
informazioni sulla situazione di Sulukule alle ambasciate e ai consolati turchi.
Apprezzeremo le vostre lettere di appoggio alla nostra comunità, per non farci
sentire soli.
Sulukule Romani Culture Solidarity and Development Association
President
Sukru Punduk
9 giugno 2008 By PELIN TURGUT - Time.com
All'ombra dei merli bizantini, un gruppo di ragazze ridenti va avanti e indietro
fra le case cadenti, smettendo occasionalmente di vibrare le loro anche e di
roteare i loro polsi. Sono inseguite da diversi ragazzi urlanti, che le
afferrano e le spingono "in prigione" verso un angolo. I bambini del quartiere
impoverito di Sulukule a Istanbul - patria della più antica comunità rom del
mondo - chiamano questo gioco Poliziotti e Ballerine, versione locale di Guardie
e Ladri emendata per riflettere sulla loro esperienza di essere nati in una vita
di danza e caccia dalla polizia.
E' giovedì pomeriggio presto e i bambini giocano per strada invece di essere a
scuola. La ragione della loro assenza ingiustificata, d'altra parte, è la paura.
"I bambini sono spaventati," dice Dilek Turan, uno studente di psicologia
volontario a Sulukule. "Non vogliono andare a scuola perché sono preoccupati di
tornare a casa e non trovarla più." C'è una ragione: il piano cittadino di
demolire le loro case parte di un controverso progetto di rinnovamento urbano in
vista di Istanbul Capitale Culturale Europea nel 2010.
Fu in era bizantina che gli antenati dei bambini rom di Sulukule si accamparono
per la prima volta su questo particolare pezzo di terra, accanto al Corno d'Oro
e appena fuori dalle mura del V secolo della vecchia Costantinopoli. La prima
registrazione della comunità, circa nel 1050, si riferisce ad un gruppo di
persone, che si riteneva provenissero dall'India (dove, per la verità, molti
storici credono siano originari i Rom), accampati in tende nere fuori dalle mura
cittadine. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli, alla comunità fu
garantito il permesso ufficiale del sultano Sultan Mehmet II di avere dimora in
quello che ora è Sulukule.
Per secoli la comunità rom si è guadagnata da vivere come indovini e ballerini
per la corte ottomana, e più tardi per i Turchi - una tradizione portata sullo
schermo nel film di James Bond Dalla Russia con Amore. Le loro fortune ebbero
una svolta negativa negli anni '90, quando le loro "case d'intrattenimento" -
abitazioni private dove le famiglie zingare cucinavano e ballavano per i loro
concittadini benestanti - furono chiuse con l'accusa di gioco d'azzardo e
prostituzione.
I Rom di Istanbul sono molto poveri, guadagnano in media circa $250 al mese, ma
la terra che abitano, una volta periferica e senza importanza, è ora un bene
immobiliare molto apprezzato a pochi minuti dal centro città. Se gli appaltatori
ed il comune locale hanno il loro senso, l'intero quartiere di Sulukule - che
ha 3.500 residenti - verrà raso al suolo entro la fine dell'anno per far posto a
620 case signorili in stile neo-ottomano.
"Ogni giorno, ci domandiamo quale casa verrà demolita," dice Nese Ozan,
volontario della Piattaforma Sulukule, una coalizione di architetti, attivisti e
lavoratori sociali contro la demolizione. Ogni tre o quattro case derelitte di
un blocco, una è stata ridotta ad un mucchio di residui e di metallo ritorto.
Una X rossa segna le prossime, quelle in prima linea per le squadre di
demolizione.
Mustafa Demir, sindaco della municipalità conservatrice di Fatih che sponsorizza
il programma di demolizione, dice che c'è bisogno di un progetto di rinnovamento
sociale "per rimpiazzare i tuguri". Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan ha
chiamato Sulukule "terribile" ed espresso stupore per le proteste
anti-demolizione. Che il quartiere abbia un disperato bisogno di risanamento è
chiaro, ma i critici accusano le autorità di aver mancato di includere una delle
più antiche comunità nei piani per lo sviluppo. Invece, ai Rom sono state
offerte due opzioni: possono vendere le loro proprietà a basso prezzo (o doversi
trovare di fronte all'esproprio), o traslocare nel quartiere popolare di Tasoluk,
a circa 25 miglia dalla città, e pagare un'ipoteca di oltre 15 anni che pochi
possono permettersi.
"La municipalità non capisce che se intende rinnovare quest'area, c'è bisogno di
fare in maniera che permetta alla comunità di continuare a vivere qui," dice
Ozan. "Non possono limitarsi a sgomberare tutti, radere l'area la suolo e
costruire un sobborgo. Questa è una comunità storica."
Il ricercatore rom britannico Adrian Marsh vede un programma più scuro al
lavoro. "Quello che abbiamo è la municipalità più religiosa del paese che si
confronta con quello che ritiene storicamente il gruppo più irreligioso ed
immorale," dice. "Se rigenerassero la comunità in maniera inclusiva, avrebbero
3.000 voti extra, ma non stanno agendo così. Perché? Perché considerano la
comunità di Sulukule irrecuperabile." Soluzioni a lungo termine come permettere
ai Rom di impiantare music halls legali ed ottenere un guadagno, non sono
gradite alle autorità locali dominate dagli islamisti, perché non intendono
promuovere questo tipo di intrattenimento, ragiona Marsh.
Questo è molto più certo: disperdere la comunità rom di Sulukule distruggerà la
loro cultura, che è legata alla vita comunale. Famiglie estese condividono case
e forme musicali, usando le strade come estensione delle loro stanze. "Sulukule
presenta un modo di vita unico," ha concluso un gruppo di ricerca sul design
urbano dell'University College di Londra. "Questo dev'essere tenuto in conto e
preservato quando viene introdotto un nuovo sviluppo per l'area."
La Piattaforma Sulukule ha richiesto un'ingiunzione del tribunale contro la
demolizione ed il parlamento ha ha nominato un comitato di studio. Ma i
bulldozer non aspettano. Il gioco di Poliziotti e Ballerine non sta andando bene
per lo spettacolo.
Sabato, 21 giugno 2008 - ISTANBUL Turkish Daily News
Operai della municipalità di Fatih-Istanbul giovedì hanno distrutto una casa nel
quartiere di Sulukule, anche se dentro c'era ancora gente, così si è lamentato
un portavoce di un'organizzazione che combatte la trasformazione urbana
dell'area. La municipalità ha rifiutato le accuse.
Sulukule è sotto esame da quando un progetto di trasformazione urbano è
cominciato nell'area, il cui progetto vorrebbe eliminare lo spazio vitale e
minacciare la cultura del popolo Rom, che hanno vissuto nel quartiere da
secoli.. Ciononostante, la municipalità ha iniziato le demolizioni a febbraio.
La casa al numero 15 di via Neslişah Camii è stata distrutta anche se non era
tra gli edifici indicati da distruggere come parte del progetto, ha reclamato
Hacer Foggo, rappresentante della Piattaforma Sulukule. "Gli abitanti hanno
pensato che fosse un terremoto. Nella casa c'erano due sorelle. Nessuno è stato
ferito nella demolizione, ma la casa è inabitabile," ha detto. Foggo ha anche
lamentato che, testimoniano i residenti del quartiere, la squadra di demolizione
ha detto "Abbiamo distrutto la casa per errore" e sono andati.
Mustafa Çiftçi, consigliere comunale per le aree rinnovabili, ha rigettato le
lamentele, dicendo che non c'è stata alcuna demolizione di un edificio che non
fosse vuoto. "Prendiamo rapporti per impedire situazioni come queste.
Distruggiamo edifici che siano assolutamente vuoti," ha detto Çiftçi.
Non c'è solo Sulukule. Radikal, 11/02/2010
Le famiglie rom obbligate a lasciare Selendi (Manisa) dopo che il loro quartiere
è stato attaccato e dato alle fiamme sono arrivate a Salihli (Gordes), dove lo
stato aveva promesso loro assistenza, ma non ha mantenuto le promesse. Oggi,
soltanto poche famiglie possono cucinare qualcosa nelle loro abitazioni
temporanee. Qualcuno può scaldarsi la casa, ma la maggioranza manca di legna da
bruciare e di acqua calda, così lavarsi è un lusso. Soltanto metà delle case
hanno acqua corrente. "Non puoi stare bene e sano in queste condizioni", dicono
i Rom, "nel passato ogni famiglia aveva un tetto sopra la testa, ma ora ci sono
fogli di plastica e per ogni casa ci sono tre famiglie". Il materiale per i
miglioramenti di queste proprietà, per renderle abitabili alle famiglie rom, è
accatastato lì vicino nella locale moschea.
Inoltre, secondo il governatore del distretto di Salihli, i Rom sono vittime di
discriminazione nella loro nuova collocazione. "Anche quando ricorriamo allo
stato per trovare case per le famiglie rom, i proprietari non vogliono
affittare," dice. "Se sono per le famiglie rom, ci dicono, non li vogliamo nei
nostri appartamenti."
La comunità rom ha vissuto a Selendi, Manisa, per oltre trent'anni. A Capodanno
ci fu un diverbio ed in una casa del te non volevano servire un Rom, anche se il
proprietario del locale si giustifica dicendo che il Rom stava fumando nel
locale (la legge turca, in linea con le politiche UE, proibisce di fumare
sigarette nei ristoranti, bar e caffè aperti al pubblico). A seguito di ciò,
iniziò una "spedizione punitiva" contro il quartiere rom, con lancio di pietre
contro le case ed auto bruciate per le strade. Grazie all'aiuto della locale
Jandarma (gendarmeria), le famiglie si rifugiarono nella vicina città di Gordes.
La questione ebbe ampio risalto sui media, con i parlamentari che per giorni
dopo l'accaduto, focalizzarono la loro attenzione sul problema dei "Rom-in-esilio".
Le autorità fecero promesse. "Queste ferite saranno rimarginate. Ai Rom verranno
date nuove case." Invece, le famiglie vennero separate, i parenti divisi, mentre
altra furono obbligate a vivere in condizioni ristrette di tre famiglie a
condividere piccole case a Salihli. Un mese dopo, il dramma è finito e 18
famiglie stanno vivendo nella miseria...
Dr. Adrian Marsh
Researcher in Romani Studies adrianrmarsh@mac.com
+46-73-358 8918
NOTA: Quanto sopra fa parte di un rapporto che scrissi a maggio 2010 per alcuni
amici di Amnesty International Italia, riguardo la situazione abitativa dei Rom
in Europa. Chi fosse interessato, può richiedermene una copia via mail (file
.pdf, 36 pagine, 378 KB)
Secondo un recente rapporto, c'è bisogno di un'azione urgente per prevenire
infortuni dovuti alle macerie lasciate dalle
demolizioni nel quartiere di Istanbul di Sulukule. Nel rapporto, la Camera
di Commercio di Istanbul (ITO), chiede alle istituzioni interessate di prendere
immediatamente le misure necessarie a combattere il rischio di infezioni ed
infortuni nel quartiere, largamente popolato da Rom.
"Il quartiere ha molti problemi che lo rendono rischioso per la salute", ha
detto ieri in una conferenza stampa il dottor Hüseyin Demirdizen, segretario
generale dell'ITO. Il quartiere ha bisogno di un'azione immediata, ha detto
Demirdizen nella conferenza stampa, organizzata dalla Piattaforma per un Futuro
Sano e Sicuro per Tutti.
Sulukule, che è stata per secoli dimora della popolazione Rom, ha affrontato
cambiamenti culturali, strutturali ed economici da quando il Municipio di Fatih
ha iniziato a demolire le case dopo il lancio di un progetto di trasformazione
urbana.
"Le macerie dovrebbero essere rimosse, le case devono avere acqua pulita, le
infrastrutture dovrebbero essere rinforzate, dovrebbe essere riparata la
fognatura e ricostruite, e dovrebbe essere raccolta la spazzatura", ha detto
Demirdizen, che è anche membro del sotto-comitato per i diritti umani
dell'Ufficio del Governatore di Istanbul.
Le macerie, lasciate dopo che le case sono state demolite, non sono state
rimosse e, al contrario, secondo un recente rapporto ITO, a Sulukule sono state
create nuove macerie. Un bambino si è ferito mentre giocava tra le macerie,
proprio mentre una petizione veniva rivolta alla municipalità. Demirdizen ha
detto che la camera ha sottoposto il rapporto sui problemi urgenti di Sulukule
all'Ufficio del Governatore di Istanbul, alla Municipalità Metropolitana di
Istanbul (IBB), al Comune di Fatih e al Dipartimento Provinciale di Istanbul
sulla Sanità. Demirdizen ha detto al Turkish Daily News che la camera non ha
avuto risposte positive alle sue prime richieste di fermare le demolizioni a
Sulukule.
Una clinica sanitaria permanente dovrebbe operare per i residenti nelle
insalubri condizioni di Sulukule ed i bambini andrebbero vaccinati contro le
infezioni, espone il rapporto. Alcune case non hanno ancora accesso all'acqua
pulita, anche se hanno chiesto aiuto alla municipalità, dice il rapporto.
Il rapporto rivela anche che circa 80 case sono state demolite e che alcune
famiglie residenti nell'area hanno cominciato a vivere nelle case dei parenti,
il ché rende la loro vita più difficile ed insalubre.
Mücella Yapıcı, un membro della Camera degli Architetti di Turchia, chiede ai
giudici di prendere le giuste decisioni sul futuro di Sulukule "così da non
essere obbligati ad appellarci ai tribunali internazionali". Ha aggiunto che la
gente di Sulukule viene obbligata ad abbandonare il quartiere, dove la maggior
parte delle famiglie ha risieduto per molti anni e questo causa traumi sociali.
Dato che alcuni residenti vendono le loro case, gli affittuari si spostano in
un'altra casa e di solito in un altro quartiere. "Mia sorella ha dovuto lasciare
Sulukule dopo che il proprietario ha venduto la sua casa", ha detto Mehmet Asım
Hallaç, un residente che ha una drogheria nel quartiere.
Di Fabrizio (del 02/09/2008 @ 09:02:01 in casa, visitato 2337 volte)
Domenica scorsa Tom Welschen mi ha scritto un'appassionata lettera a favore della comunità turca
di
Sulukule minacciata di sgombero. Mi dice di aver "dedicato una grande parte
della giornata alla produzione alcuni files sulla situazione nel quartiere" e di
sentirsi "un'altra volta impotente e triste, ma facendo questo almeno mi
do l'impressione di essere un po' utile e solidale..."
Descrizione: succedono delle cose terribili ad Istanbul...le autorità
turche hanno mandate delle macchine distruttive nel quartiere Rom...staccano il
corrente per almeno 8 giorni....dobbiamo fare qualcosa per salvare Sulukule
(Turchia) e tutelare la Comunità Rrom più antica del mondo. (continua)
Per vedere gli altri lavori (in inglese):
questo è il link( appariranno gli 82
video... scegliere l'opzione "più recenti" e vedrete i 4 su Sulukele)
Today's ZamanIl taglio della corrente elettrica a Sulukule scatena l'ira
degli abitanti
Un annuncio del comune di Fatih ad Istanbul che l'elettricità verrà tagliata
nel quartiere di
Sulukule per otto giorni a causa del prossimo progetto di demolizione
dell'area ha scatenato le ire dei residenti nel quartiere.
Giovedì le squadre municipali hanno iniziato a demolire parti del quartiere,
abitato soprattutto da Rom, come parte del progetto di rinnovamento
dell'area. Gli edifici allineati sulle vie Neslişah e Hatice Sultan sono
stati i primi ad essere demoliti. Il comune ha annunciato che il quartiere sarà
lasciato senza elettricità per i prossimi otto giorni causa il progetto di
demolizione, cosa che ha scatenato una forte reazione tra i residenti.
I residenti dicono che essere lasciati senza elettricità per oltre una
settimana creerà una situazione in cui non potranno svolgere le attività basiche
quotidiane, notando che ciò è particolarmente problematico perché si sta
avvicinando il Ramadan. Dicono: "Non siamo contro le demolizioni nel nostro
quartiere. Ma non è normale che l'elettricità venga interrotta per otto giorni
mentre si avvicina il Ramadan. Abbiamo preparato molto cibo per il Ramadan.
Verrà sprecato se non avremo l'elettricità per i frigoriferi."
Altri residenti hanno espresso il timore che il quartiere sarà bersaglio dei
ladri se sarà lasciato senza elettricità. "Come possiamo sentirci sicuri la
notte se non abbiamo l'elettricità? Gli scassinatori minacceranno le nostre vite
in questo periodo," dicono.
Il progetto di demolizione dell'area continuerà nei prossimi giorni. La
Municipalità Metropolitana di Istanbul ha progettato di costruire a Sulukule 620
case nuove, un hotel e un centro culturale e di intrattenimento. Il progetto di
rinnovamento del quartiere e di rilocazione dei suoi abitanti ha sollevato
l'indignazione dei residenti e dell'UNESCO. Istanbul è attualmente nella Lista
dei Patrimoni Mondiali dell'UNESCO e ci si aspetta che prenda le necessarie
misure per la protezione dei suoi siti storici, uno dei quali è il quartiere di
Sulukule.
Nell'insediamento di Sulukule a Istanbul, dopo pesanti pressioni
pubbliche, sembra che il dipartimento amministrativo responsabile degli alloggi
(TOKI) ora dia ai gruppi di solidarietà la possibilità di proporre un piano di
ricostruzione.
Abbiamo bisogno urgente di supporto internazionale in questo momento molto
importante. Sotto, riportiamo un appello e una lettera di esempio (la
lettera è mantenuta in inglese ndr).
Come forse sapete, nel processo di rinnovamento della Penisola Storica di
Istanbul, la comunità rom che ha vissuto nel quartiere di Sulukule per oltre 500
anni, è stata obbligata ad andarsene. Il quartiere è stato quasi interamente
demolito dalla Municipalità Distrettuale di Fatih, per permettere a TOKI
(l'Istituzione Piani Casa in Turchia) di iniziare a costruire. Circa il 10%
delle unità abitative esistenti è ancora a rischio di demolizione e la decisione
del Comitato di Rinnovamento come pure la sentenza finale del caso in tribunale
sono attese nei prossimi mesi.
Un piano alternativo
Per opporsi agli sgomberi forzati, demolizioni e vendite a terzi sotto la
pressione della legge 5366, è stato preparato un progetto alternativo, STOP, da
un gruppo di volontari nel settembre 2008 con la decisione della Piattaforma
Sulukule. Il progetto STOP è stato sviluppato in considerazione del modo di vita
e delle esigenze della comunità locale. E' stata basata sul convincimento che
ogni intervento nell'area non debba limitarsi al rinnovamento fisico ma debba
essere sviluppato sulla base del rilancio economico e sociale della
sostenibilità locale e culturale della comunità romanì.
Gli esperti ed i civili coinvolti, che hanno sviluppato il progetto STOP,
hanno fatto in maniera di presentare il loro progetto alternativo alla
Municipalità Distrettuale di Fatih ed al Comitato di Rinnovamento di Istanbul,
tuttavia i negoziati non sono durati a lungo. Nondimeno, la Piattaforma Sulukule
non ha cessato i suoi sforzi di comunicare ai media e alle istituzioni locali ed
internazionali, insistendo che il piano della municipalità era una violazione
del diritto di abitazione e in particolare, quello della vulnerabile comunità
romanì.
Una speranza per Sulukule
Le pressioni dei media e delle istituzioni locali ed internazionali, incluse
la minaccia dell'UNESCO di depennare Istanbul dalla Lista del Patrimonio
Mondiale per le sue violazioni delle convenzioni, hanno fatto crescere
l'interesse negli sforzi alternativi dei volontari del progetto STOP. A giugno
2009, il presidente di TOKI ha invitato i volontari di STOP ad Ankara a
presentare il progetto. In seguito alla richiesta i rappresentanti dei volontari
ebbero un incontro con TOKI ad Ankara e spiegarono lo scopo principale del
progetto. TOKI chiese ai volontari di rivedere il progetto entro un mese secondo
l'attuale situazione del quartiere, che nel frattempo era stato quasi
interamente demolito. Dopo l'incontro, ha iniziato a lavorare al progetto
alternativo un nuovo laboratorio (StudioSulukule), che inizialmente consisteva
nella Piattaforma Sulukule l'Atelier Solidarietà - ma aperto ad ogni
partecipazione ed appoggio. Al momento, questo laboratorio è in pieno progresso
per un piano alternativo il cui scopo è riottenere il diritto d'alloggio dei
residenti di Sulukule e minimizzare i danni sinora causati. Le decisioni
iniziali sono state poi condivise con un pubblico più vasto e con i media in due
incontri, ottenendo un grandissimo appoggio.
Come volontari del progetto alternativo, vorremmo rivolgere un appello
urgente alle istituzioni coinvolte perché diano il loro appoggio in questo
periodo critico, per incoraggiare TOKI a considerare seriamente il progetto
alternativo. Abbiamo preparato una lettera campione per le istituzioni da
mandare via fax a Erdoğan Bayraktar, presidente di TOKI, al (0090) 312 266 77
48. D'altra parte, vorremmo sottolineare che apprezzeremmo se le istituzioni
preparassero una propria versione della lettera.
Vi pregheremmo inoltre di mandare una copia del fax alla mail indicata di
seguito.
I / We have been informed that TOKI, the Mass Housing Administration of
the Republic of Turkey is considering a re-evaluation of the urban
renewal process for the Sulukule neighborhood in the historical
peninsula of Istanbul. I / We appreciate this intention, as I / we have
been following the process in Sulukule since 2006 with great concern. Up
to now I / We observed the process as evictions and demolitions, in
addition to sales to the third parties under the pressure of Law 5366
that I / we do not approve at all. I / We understand this as a violation
of housing rights, in particular of vulnerable groups.
I / We have been informed that upon TOKIs intention to revise the
process, a new workshop (Sulukule Atölye) was initiated by concerned
citizens and experts to prepare an alternative plan which aims to regain
the housing rights of Sulukule residents and minimize the damage that
has been caused so far. I am / We are happy to learn that the workshop
process and its initial outcomes are being discussed with academic,
civic and official institutions and until now enjoyed a very high degree
of support, participation and enthusiasm.
I / we strongly support TOKI in its intention to reconsider the process
in collaboration with the representatives of the SULUKULE ATÖLYE. We
also expect TOKI to continue and strengthen the dialogue with them. I /
We will continue to follow the process and look forward to the
implementation of the alternative plan that resettles the Sulukule
community into its neighborhood.
I / We hope to see these public-private partnerships that promise
participatory processes in the following TOKI projects, too.
Di Fabrizio (del 19/09/2009 @ 08:58:29 in Europa, visitato 1722 volte)
Dell'abbattimento dello storico quartiere di
Sulukule qui se n'è scritto parecchio. La motivazione addotta dalle autorità
turche è il "piano di rinnovamento urbano" di Istanbul. Ma le recenti piogge che
hanno inondato diversi quartieri della città, scoprono luci ed ombre su questo
contestato piano e sugli appetiti immobiliari che sta sollevando
La terra e il cielo
18.09.2009 scrive Fazıla Mat Istanbul si risveglia dall'incubo delle
inondazioni. Le autorità maledicono la pioggia, ma secondo gli esperti il
disastro è stato causato dagli interventi edilizi sui letti dei fiumi
all'interno della città. Sotto accusa il piano di trasformazione urbana voluto
da Erdoğan
Le province di Istanbul e di Tekirdağ faranno fatica a riprendersi dalle
inondazioni causate dalle piogge torrenziali dell8 e 9 settembre scorsi. Le
precipitazioni, che normalmente si sarebbero distribuite in un periodo di
quattro mesi, hanno sommerso nel giro di due giorni numerose circoscrizioni
delle due città. Il bilancio resta molto pesante. Sono morte 32 persone, diverse
sono ancora disperse, e si stima una perdita in beni di circa 100 milioni di
dollari.
Lalluvione ha avuto i suo effetti più devastanti laddove erano presenti dei
torrenti sui cui letti e nei cui dintorni sorgono costruzioni e autostrade. A
İkitelli, nei pressi del torrente Ayamama, il viale Basın Ekspres, una delle
strade più trafficate e commercialmente attive di Istanbul, è stato
letteralmente inghiottito dalle acque. Mentre molte persone hanno trovato
rifugio sui tetti degli autobus, sette donne sono morte asfissiate dentro un
furgone merci privo di finestre che veniva utilizzato da una nota società
tessile come mezzo di trasporto per portarle al lavoro. Sei autisti di TIR, che
dormivano a bordo dei mezzi nella stazione per TIR Osmanlı, sono morti annegati
dopo essere stati travolti dalle acque. Tutte le fabbriche nei dintorni sono
state allagate. Si sono aperte inoltre le chiuse della diga sull lago
Büyükçekmece, causando lallagamento della costa e dei centri di ricreazione
sulle sponde.
La Municipalità di Istanbul è stata la prima a esser criticata dalla stampa, per
lincapacità di prevenire gli effetti dellinondazione e di gestire la
successiva situazione demergenza. Il servizio meteorologico aveva infatti
lanciato, diversi giorni prima, lallarme per lalluvione, ma le autorità non
avrebbero ritenuto di dover chiudere al traffico il viale Basın Ekspres, dove si
era verificato un episodio analogo di inondazione anche nel 1995 a causa dello
straripamento dello Ayamama.
Intanto continuano a venire alla luce dei particolari su come la Municipalità
di Istanbul abbia gestito finora le aree circostanti i torrenti. La İSKİ
(Direzione idrica di Istanbul) avrebbe ammesso di aver realizzato lultima
bonifica del torrente Ayamama nel maggio scorso e di non aver più ripetuto
loperazione nonostante le piogge autunnali in arrivo. Inoltre un credito di 322
milioni di dollari preso in prestito dalla Banca mondiale, finalizzato alla
realizzazione di infrastrutture per il risanamento di quindici torrenti, sarebbe
fermo da due anni nelle casse del comune di Istanbul (İBB). Il vicesegretario
generale del comune, Muzaffer Hacımustafaoğlu, ha affermato che lattuazione dei
progetti di risanamento procede lentamente perché i torrenti sono delle
proprietà private e i tempi previsti per renderli pubblici sono lunghi.
Le autorità hanno cercato di spiegare linondazione nei termini di una calamità
naturale, inspiegabile e incontrastabile. Una parte di colpa è stata però
riservata anche ai cittadini che costruiscono abitazioni fuori norma. La prima
reazione del sindaco di Istanbul, Kadir Topbaş, è stata infatti quella di
attribuire la responsabilità dellaccaduto a l'utilizzo selvaggio della natura
e dellambiente. Il premier Erdoğan ha commentato laccaduto facendo allusioni
alla forza della natura con un proverbio turco arriva il momento in cui il
torrente si vendica mentre il presidente della regione Muammer Güler è
arrivato a dare la responsabilità dellaccaduto a tutta la società e su una
scala più ampia al mondo intero per i danni causati dalle persone alla
natura.
Intanto Erdoğan, effettuando un giro dispezione aerea sulle località colpite
dallalluvione, ha affermato che fino a quel momento le autorità avevano
incontrato impedimenti legali ed alcune opposizioni per risanare i torrenti,
che queste opposizioni devono essere superate e che i problemi più gravi sono
sorti dal fatto che i letti dei torrenti sono stati modificati [dalle
costruzioni]. Erdoğan ha concluso dicendo che dopo aver condotto dei contatti
bilaterali si passerà a demolire le costruzioni qui presenti.
Eyüp Muhçu, presidente dellOrdine degli ingegneri e architetti (TMMOB) di
Istanbul, lancia un monito rispetto a quello che ritiene essere il vero senso
delle parole del premier. La 'opposizione' di cui parla il Primo ministro è
quella dimostrata dai cittadini che si ribellano ai progetti di decentramento
della popolazione e di speculazione affaristica imposti sotto il nome di
trasformazione urbana. Erdoğan vuole utilizzare gli effetti dellalluvione
proprio per rendere leciti i suoi progetti di trasformazione urbana.
Il problema delle costruzioni sui letti dei torrenti non riguarda infatti solo
le costruzioni abusive, ma anche quelle legali. Una parte del torrente
Ayamama, importante corridoio ecologico di Istanbul, area verde e di
ricreazione, è stata aperta alla edificazione di palazzi ad alta concentrazione
nel 1997, quando proprio Erdoğan era sindaco della città, spiega Muhçu.
Allepoca il TMMOB avrebbe presentato a Erdoğan una valutazione sullimpatto
ambientale di questo progetto. Nella sua valutazione, lOrdine avrebbe
specificato che con il nuovo progetto il torrente Ayamama avrebbe cessato di
essere tale, e che si sarebbe rivolto un aperto invito alle catastrofi naturali.
Lappello rimase però inascoltato, e il TMMOB portò il progetto in tribunale. La
Corte emise una sentenza a favore dellOrdine, sottolineando anche che il
progetto non aveva alcuna utilità sociale. Lamministrazione comunale però non
tenne conto del verdetto e accelerò le costruzioni, dando origine a tutta la
zona adiacente allaeroporto Atatürk.
Erdoğan ha fatto ricorso, continua Muhçu, ma il tribunale ha nuovamente
confermato la prima sentenza. Le costruzioni però non sono cessate nemmeno dopo
questa seconda decisione. Gli edifici così realizzati contro il verdetto del
tribunale hanno dato man forte alle costruzioni abusive nellinterno della
valle, a nord. E dal 1997 in poi sono stati costruiti numerosi blocchi di
edifici abusivi utilizzati quali officine. Questa zona, nel piano urbanistico
del 1982, risultava invece essere sede di un cimitero cittadino, di unarea
verde, di unarea di ricreazione e letto del torrente. Eppure hanno sempre
chiuso un occhio nei confronti delle costruzioni abusive.
Solo il mese scorso infatti, il sindaco Topbaş avrebbe presentato al consiglio
comunale un piano per legalizzare nuove costruzioni abusive e per permettere
ledificazione di altri palazzi nelle ultime aree rimaste a disposizione nel
letto dellAyamama. Senza unalluvione di questa portata, il piano edilizio
portato avanti dal comune di Istanbul probabilmente avrebbe proseguito
indisturbato. E forse non basterà nemmeno lalluvione a disturbarlo.
Di Fabrizio (del 18/01/2008 @ 08:55:23 in casa, visitato 2764 volte)
Campagna per la preservazione del quartiere rom di Sulukule
Appello Urgente
Un appello urgente per sollecitare un sostegno ai Rom di Sulukule
I Rom di Sulukule sono espulsi dalla città!
Gli abitanti di Sulukule, la comunità Rom più antica del mondo, sono contrari
a lasciare il loro quartiere.
Il quartiere di Sulukule, situato nella penisola storica dIstanbul, è
minacciata dal nuovo progetto urbano del sindaco portato in nome del
rinnovamento urbano. Le autorità locali sembrano ben decise a mettere in opera
questo progetto, che non tiene conto ne dell'interesse degli abitanti del
quartiere ne delle reazioni della società civile. Gli enti locali non sono
pronti neppure a lavorare con ONGs, le università o anche le camere
professionali (di architetti, di urbanisti...).
Questo progetto di rinnovamento urbano prevede d'esiliare a 40 km. dalla
città vecchia i Rom di Sulukule, che vivono qui da oltre 1000 anni. Inoltre, gli
affitti che sono imposti loro superano di gran lunga le loro capacità di
rimborso - esponendoli a lungo termine ad una situazione d'indebitamento
eccessivo.
C'è bisogno di un sostegno urgente per fermare un progetto urbano che prevede
la scomparsa e l'assimilazione della cultura Rom a Sulukule.
I Rom hanno una Storia di 1000 anni a Sulukule.
I Rom lasciarono l'India nell'XI secolo ed arrivarono ad Istanbul in epoca
bizantina. Da qui si dispersero nelle altre regioni del mondo. Dopo la presa di
Istanbul da parte dei Turchi nel 1452 e le politiche urbanistiche di Fatih
Sultan Mehmed, i Rom si sono installati accanto alle mura bizantine a Sulukule
ed a Ayvansaray vicino a questo quartiere. Sulukule è da secoli un centro di
pellegrinaggio per i Rom di tutto il mondo. E' il centro culturale della musica
e della danza rom. Questa cultura della musica ed una danza ha un'irradiazione
nel mondo intero.
Il progetto di rinnovamento urbano di Sulukule non è un progetto
partecipativo,
Il progetto di rinnovamento urbano di Sulukule non tiene in conto il
Memorandum di Vienna e la convenzione del patrimonio mondiale e dei siti
naturali (Convention Concerning the Protection of the World Cultural and
Natural Heritage), dato che Sulukule si trova all'interno di mura storiche
classificate patrimonio mondiale dall'UNESCO,
Per evitare l'esilio dei Rom di Sulukule,
Per proteggere il patrimonio storico e l'eredità culturale di IStanbul
classificata patrimonio mondiale dall'UNESCO.
Con il desiderio che manifesterete la vostra opposizione al progetto di
rinnovamento urbano di Sulukule alle personalità politiche seguenti:
Abdullah Gül
Presidente della Repubblica di Turchia
Mail Address:
T.C. Cumhurbaskanligi
Cankaya-Ankara
Turkey
e-mail:
cumhurbaskanliği@tccb.gov.tr
Recep Tayyip Erdoğan
Primo Ministro
Mail Address:
Basbakanlik
Kızılay
Ankara
Turkey
Ertuğrul Günay
Ministro della Cultura e del Turismo
:T.C. Kultur ve Turizm Bakanligi
Ataturk Bulvari No. 29
06050 Opera
Ankara
Turkey
e-mail: ertugrul.gunay@kulturturizm.gov.tr
Kadir Topbaş
Sindaco dIstanbul
Istanbul Buyuksehir Belediye Baskanligi
Sarachane
Istanbul
Turkey
e-mail: baskan@ibb.gov.tr
Mustafa Demir
Sindaco del quartiere di Fatih
Büyük Karaman Cad.
No. 53
Fatih
Istanbul
e-mail: mustafademir@fatih.bel.tr
Istanbul, il coordinatore dell'IAI ha incontrato le vittime delle
demolizioni
ISTANBUL (29.07.2008) Cesare Ottolini, coordinatore dell'International
Alliance of Inhabitans, ha visitato ieri Sulukule e Ayazma dove gli abitanti
sono rimasti vittime delle demolizioni causate dal Progetto di riqualificazione
urbana.
Ottolini, presente ad Istanbul per partecipare al congresso del Cooordinamento
popolare per il Diritto alla Casa, ha incontrato i residenti di Sulukule le cui
case sono minacciate di demolizione. Ha poi preso conoscenza dei problemi dei
residenti ad Ayazma, che da vivono sotto le tende dal novembre 2007, quando
furono violentemente sgomberati.
Nellambito della visita organizzata dal Coordinamento popolare per il Diritto
alla Casa il presidente della Associazione Residenti di Sulukule, Şükrü Pündü,
assieme ad altri membri, hanno fornito informazioni sul caso. Pündük ha
affermato che più di mille famiglie saranno vittime delle demolizioni.,
ribadendo che le demolizioni avranno effetti negativi anche sul piano culturale.
Per queste ragioni il progetto di ristrutturazione urbana deve essere fermato.
Ad Ayazma la situazione e grave
La seconda tappa di Ottolini è stata Ayazma. Le condizioni di vita estremamente
disagiate degli oltre 110 residenti, ha colpito particolarmente l'attivista
italiano per i diritti umani. Incontrando le famiglie nelle loro baracche,
Ottolini ha affermato lintenzione di lanciare una campagna di solidarietà
internazionale per Ayazma.
Ottolini, dopo aver raccolto informazioni sulle demolizioni e le violazioni dei
diritti umani ad Ayazma, ha assicurato il sostegno IAI alle vittime delle
demolizioni.
Operai della municipalità di Fatih-Istanbul giovedì hanno distrutto una casa
nel quartiere di
Sulukule, anche se dentro c'era ancora gente, così si è lamentato un
portavoce di un'organizzazione che combatte la trasformazione urbana dell'area.
La municipalità ha rifiutato le accuse.
Sulukule è sotto esame da quando un progetto di trasformazione urbano è
cominciato nell'area, il cui progetto vorrebbe eliminare lo spazio vitale e
minacciare la cultura del popolo Rom, che hanno vissuto nel quartiere da
secoli.. Ciononostante, la municipalità ha iniziato le demolizioni a
febbraio.
La casa al numero 15 di via Neslişah Camii è stata distrutta anche se non era
tra gli edifici indicati da distruggere come parte del progetto, ha reclamato
Hacer Foggo, rappresentante della Piattaforma Sulukule. "Gli abitanti hanno
pensato che fosse un terremoto. Nella casa c'erano due sorelle. Nessuno è stato
ferito nella demolizione, ma la casa è inabitabile," ha detto. Foggo ha anche
lamentato che, testimoniano i residenti del quartiere, la squadra di demolizione
ha detto "Abbiamo distrutto la casa per errore" e sono andati.
Mustafa Çiftçi, consigliere comunale per le aree rinnovabili, ha rigettato le
lamentele, dicendo che non c'è stata alcuna demolizione di un edificio che non
fosse vuoto. "Prendiamo rapporti per impedire situazioni come queste.
Distruggiamo edifici che siano assolutamente vuoti," ha detto Çiftçi.
Stanno demolendo Sulukule, il più antico quartiere rom in Turchia, e
deportando la cosiddetta "armata del diavolo" dall'Italia. Ma in mezzo a questa
deriva anti-zigana in Europa, la bandiera sventola ancora sopra
Dale Farm, il villaggio dei Viaggianti che rifiuta di morire.
Mentre un elicottero della polizia lo sorvola minaccioso, questa settimana
gli operai si affrettano a completare la costruzione del nuovo centro
comunitario del villaggio. Aprirà ufficialmente sabato 3 maggio.
Il centro è stato fondato dall'Essex County Council, che vorrebbe che il
consiglio di Basildon terminasse la sua politica anti-Viaggianti. D'altra
parte, il leader tory Malcolm Buckley ha tagliato i suoi legami con Consiglio
dell'Essex sull'Uguaglianza Razziale, sponsor di attività per la gioventù ed
altre iniziative che avranno luogo nell'edificio.
Lord Avebury, membro dell'UK All-Party Parliamentary Group sulla Traveller
Law Reform, taglierà il nastro alla cerimonia inaugurale. L'architetto
dell'originale Caravan Sites Act, da tempo si muove per la promozione dei
350.000 Nomadi e Viaggianti britannici.
"Speriamo che Buckley possa vedere il lato positivo di quanto stiamo facendo"
dice Richard Sheridan, presidente del Gypsy Council. "I nostri giovani
beneficeranno dei programmi del centro."
Intitolato a san Cristoforo, il santo patrono dei Viaggianti, Sheridan dice
che l'edificio sarà benedetto durante il fine settimana dal rete della
parrocchia ed usato come cappella dai residenti cattolici.
ASPETTANDO IL VERDETTO
Esaminato da due segretari di stato, il soggetto di tre inchieste pubbliche
sta ancora aspettando il verdetto di un giudice dell'Alta Corte, Dale Farm ha
mostrato una resistenza che sorprende persino i suoi amici.
In pochi credevano che Dale Farm potesse sopravvivere con sulla testa cinque
milioni si euro spesi negli ultimi tre anni per la sua demolizione. Per la
verità alcuni, particolarmente il Traveller Education Service, sembra aver
abbandonato i ragazzi in età della scuola secondaria. Molti di loro sono rimasti
senza scuole da frequentare.
Ma il termine è arrivato per questa comunità ed il suo centro. Uno dei primi
corsi offerti per i giovani sarà di informatica di base.
La storia si ripete I violenti attacchi agli Zingari quest'estate in Italia, assieme ai
tentativi di rimuovere le dimore dei Viaggianti in Europa, hanno portato la
paura nel cuore della comunità Rom. Louise Doughty, scrittrice di romanzi con
antenati Romanì, racconta la sinistra nuova onda di persecuzione contro la
minoranza etnica europea col più alto tasso di crescita
Questo è un articolo che mio padre non avrebbe mai voluto che scrivessi. "Tu
vuoi osservare, tu sai," mi ha detto, più di una volta. "Se non stai attenta,
riceverai un mattone alla finestra." Nella zona operaia di Peterborough dove
mio padre crebbe tra gli anni '20 e '30, probabilmente non era saggio menzionare
di avere sangue romanì, anche se lontanamente.
In quel periodo, mio padre e la sua famiglia non avevano idea degli orrori
perpetrati contro i Rom e i Sinti in Europa sotto l'occupazione nazista, ma
sentivano il pregiudizio, accettato, anche all'interno della loro famiglia. "Mia
madre mi picchiava quando ero cattivo," mi ha detto una volta uno delle mie zie,
"e mi diceva sempre, "Ragazza, caccerò lo Zingaro fuori da te." Quando mio padre
mi disse per la prima volta dei miei antenati romanì, mi chiese di non
menzionarlo ai vicini o agli amici a scuola - senza dubbio un suggerimento
dovuto al fascino residuo che avevo, dopo tutto, per una piccola parte della
storia della mia famiglia. Anche così, trovava duro accettare che se i tedeschi
avessero invaso con successo la Bretagna nella II guerra mondiale, lui e la sua
famiglia sarebbero stati imbarcati verso le camere a gas assieme agli Ebrei
britannici.
Sarebbe potuto succedere anche se la nostra famiglia si era resa stanziale già
dall'inizio del XX secolo. In comune con molti Romanichal inglesi, i miei
antenati avevano trovato che i tradizionali mestieri per guadagnarsi da vivere -
commercio di cavalli, la raccolta - stavano giungendo alla fine con la crescita
della meccanizzazione agricola. In quel tempo, un commentatore sociale acuto
avrebbe potuto essere perdonato per aver predetto che la cultura Romanì inglese
si sarebbe rapidamente assimilata in quella della popolazione maggioritaria.
"Stiamo per sparire," mi disse nel 1993 un Romanichal durante la Fiera dei
Cavalli. "Tutto sta andandosene."
Invece, sembra accadere l'opposto. In Europa, il popolo dei Rom e dei Sinti è
di circa 10 milioni ed è la minoranza etnica col più alto tasso di crescita. In
questo paese, c'è una classe visibile di attivisti ed intellettuali Romanì e
Travellers che cresce, incluso il poeta David Morley, il giornalista
Jake Bowers,
il novellista e commediografo Richard Rai O'Neill ed artisti come Delaine e Damien Le Bas,
presentati nel primo padiglione d'arte Rom alla Biennale di Venezia dell'anno
scorso. In Europa ora ci sono giornali Rom, stazioni radio e TV, ed una
parlamentare europea, Lívia Járóka, delpartito ungherese di centro-destra Fidesz.
Nonostante ciò, e la crescente politicizzazione e la consapevolezza
trans-culturale di molti gruppi Rom disperati, non c'è la negazione che la
maggioranza di questo vasto e vario gruppo vive nelle condizioni economiche più
terribili, con l'84% in Europa ritenuto sotto la linea di povertà. Nel nostro
paese, la mancanza dei siti per Travellers ha forzato molti al conflitto con i
locali piani regolatori, conflitto finito direttamente sulle pagine dei tabloid.
La crisi dei siti di sosta in questo paese può essere fatta risalire
direttamente al 1994, quando il governo di John Major abolì il Caravan Sites Act,
che obbligava le autorità locali a fornire siti adeguati ai Travellers. Allora,
venne chiesto a Rom e Travellers di comperare la terra dove si sarebbero
installati. Molti si adeguarono, trovandosi poi con i permessi negati di poter
piazzare i loro veicoli sulla terra che possedevano legalmente. Una Traveller
che ha avuto a che fare con i piani regolatori è
Bernadette Reilly di Brentwood. Può ricordarsi chiaramente che fu come quando la
sua famiglia fu obbligata ad accamparsi per strada. "Non abbiamo avuto quella
che la maggior parte delle persone chiamerebbe una vita normale, anche se per
noi era normale," dice stancamente. "Non avevamo acqua, fognature, elettricità,
e nessun servizio sanitario." Nel 2007, a lei e alla famiglia fu garantito un
permesso di cinque anni di vivere nei loro automezzi sulla terra che avevano
comprato tra i villaggi di Mountnessing e di
Ingatestone. Dice "Almeno ora avevamo l'acqua ed i bagni, ma non ancora
l'elettricità."
Il consiglio di Brentwood - appoggiato dal deputato locale conservatore, Eric Pickles,
che vive vicino al sito - si rivolse al tribunale e rovesciò la decisione. Ma ai
Travellers fu poi concesso di ricorrere in appello ed il giudice disse al
consiglio di smettere di sprecare il denaro pubblico in questa lotta.
Pickles non ha risposto alla mia richiesta di un'intervista, dirottandomi al suo
sito web dove una dichiarazione dice di opporsi al sito perché è posto nella
cintura verde metropolitana.
Il professor Thomas Acton dell'Università di Greenwich è il maggior esperto
di questo paese sugli studi romanì ed un esperto conosciuto internazionalmente
riguardo la storia e la cultura romanì. Ha anche passato buona parte della sua
vita aiutando e consigliando i Travellers come Reilly. "Eric Pickles ha la
responsabilità per i siti Zingari nel governo ombra, tuttavia ha negato
l'esistenza di una comunità di Travellers da lungo residenti a Brentwood e ha
chiesto ai consigli locali di ignorare i propri obblighi sin quando un governo
conservatore non li avessero aboliti."
Reilly e la sua famiglia vorrebbero godere della sospensione temporanea della
pena di sgombero, ma la minaccia di essere sgomberati nel futuro rimane
pesantemente sulle loro teste. Come parte del processo di progettazione è stato
permesso loro di vedere alcune delle lettere colme di bile scritte dai residenti
locali. "I bambini hanno degli amici tra i locali ed ora vanno al club, ma non
li lascerei girare in paese da soli, è troppo pericoloso," dice. Com'è avere un
parlamentare vicino di casa che fa campagna contro di voi? La risposta di Reilly
è brusca. "Viviamo nella paura sempre." Gli oppositori al sito fanno presto a
criticare i Travellers per essere chiusi o ostili verso gli estranei, senza
nessuna comprensione della mentalità sotto assedio e il costante senso di
minaccia generatosi. Dopo aver visto le lettere minatorie ricevute dall'ufficio
di progettazione, Reilly scrisse una poesia intitolata Sono una Traveller:
"Ho cresciuto i miei figli nel miglior modo che sapevo.
Sono tutto quel che possiedo, sono tutto quel che ho ora.
Hanno stile, sono bambini, sono la mia gioia.
Ma non sono quello che gridate mentre guidate la notte."
Il clima di paura tra i Traveller nelle aree rurali non sarà diminuito dalla
manifestazione Rossa, Bianca e Blu indetta a Denby, Derbyshire, dal partito
Nazionale Britannico (BNP). Una delle ospiti invitata a parlare all'evento è
stata Petra Edelmannová, presidente del partito Nazionale Ceco, un piccolo
movimento della Repubblica Ceca, noto soprattutto per il suo aperto antagonismo
contro i Rom. Edelmannová ha scritto un manifesto intitolato La Soluzione
Finale al Problema Zingaro nelle Terre Ceche, che patrocina il rimpatrio in
India della popolazione Rom della Repubblica Ceca. Edelmannová non è apparsa
alla manifestazione, ma è sembrata una strana scelta degli oratori per quello
che il BNP insisteva essere un weekend per lo svago delle famiglie in giro tra i
castelli.
Quando ho obiettato su questo al vicesegretario del BNP, Simon Darby ha
concesso che la frase "soluzione finale non era esattamente il miglior titolo
per un documento" ma ha aggiunto "là c'è un problema Zingaro. E c'è pure nel
nostro paese." Cosa considerava come la natura del nostro problema Zingaro?
"Alcuni della comunità Travellers sono qui da tanto tempo. Stanno per conto loro
e risolvono i loro problemi all'interno delle loro comunità. Hanno la mia stessa
morale. Non ho problemi con loro." Identifica il "problema" nell'essere un Rom
straniero che è immigrato in GB dopo l'allargamento europeo, assieme ad un
gruppo non ben definito che chiama "pseudo-Zingari nati qua".
La distinzione artificiale tra differenti gruppi di Romanì e Travellers per
giustificare la discriminazione, è qualcosa che anch'io ho trovato quando come
scrittrice passai del tempo nella Repubblica Ceca, risiedendo all'Università Masaryk
di Brno. Mi venne detto che il problema con i Rom non riguardava "i nostri
Zingari" ma quelli della Slovacchia, molti dei quali si spostarono nelle terre
ceche per ovviare alla mancanza di manodopera nelle fabbriche dopo la II guerra
mondiale. Il mondo gadje (non-Zingaro) sembra avere meno problemi col popolo
Romanì fintanto che resta in una casella folkloristica e non cresce troppo
numeroso - es. non appare come un popolo reale con bisogno di case, che ha fame
e ambizione di istruzione per i suoi figli.
L'invito esteso dal BNP a Petra Edelmannová è significativo perché lo storico
trattamento dei Rom nelle terre Ceche fornisce un esempio istruttivo. In più di
un paese europeo, il rastrellamento dei Rom e dei Sinti durante l'occupazione
nazista fu facilitato dalla legislazione preesistente. In Cecoslovacchia, come
era allora, la legislazione restrittiva contro gli Zingari è antecedente il
1927. La Legge 117 imponeva a tutti gli Zingari la presa delle impronte digitali
e di fornire dettagli sui loro movimenti attraverso il paese. E' evidente come
la Legge 117 facilitò l'internamento dei Rom boemi e moravi quando l'occupante
esercito tedesco decise che era venuto il momento. Nell'agosto 1942, con la
scusa di un cosiddetto Giorno della Registrazione, i Rom e Sinti vennero
identificati e imprigionati in due campi: Lety in Boemia e Hodinin in Moravia.
Dopo un anno, la maggior parte degli abitanti di quei campi furono mandati ad
Auschwitz, dove perirono. Dei 6.500 Rom nelle terre ceche all'inizio della
guerra, sopravvissero meno di 500. Quello che iniziò con le impronte digitali
nel 1927, terminò 16 anni dopo nelle camere a gas.
Può sembrare allarmistico disegnare analogie tra l'Olocausto perpetrato dai
nazisti e la situazione attuale dei Rom europei, ma chiunque nel 1927 avesse
predetto il fato dei territori cechi negli anni '40, certamente sarebbe stato
guardato come un pazzo allarmista. La Cecoslovacchia era una democrazia prospera
che aveva rotto col legame all'impero Austro-Ungarico per emergere come una
delle 10 nazioni nel mondo più sviluppate economicamente.
Non si saprà mai il vero numero di Rom e Sinti uccisi dai nazisti - le stime
ufficiali variano da un quarto a mezzo milione, anche se molti esperti romanì
credono che la cifra possa essere vicina al milione. Quello che non si discute è
che i Rom e i Sinti furono perseguiti approssimativamente dell'85%, la stessa
percentuale degli Ebrei - e per le stesse ragioni razziali. Dove differiscono i
due genocidi è che l'Olocausto Ebreo fu sempre apertamente razzista,
mentre i Rom e i Sinti furono inizialmente perseguitati per essere "asociali" e,
per molti anni, i successivi governi tedeschi rifiutarono di riconoscere
l'elemento razziale nelle azioni naziste.
L'insistenza per cui l'esclusione e la discriminazione contro gli Zingari ha
più a che fare col loro stile di vita che con la razza, ha trovato eco nei
recenti eventi in Italia. A maggio, una donna a Ponticelli, fuori Napoli,
denunciò che una Zingara aveva tentato di rapire suo figlio. Che questo fosse
vero o no non fece differenza per quei delinquenti che attaccarono i campi sosta
locali con torce e barre di ferro. La risposta del governo Berlusconi e dei suoi
alleati fu strabiliantemente cinica. Prima venne l'annuncio in giugno che a
tutti gli Zingari, bambini inclusi, sarebbero state prese le impronte e,
fondamentalmente, identificati per la loro etnia - un episodio senza precedenti
nell'Europa occidentale del dopoguerra. Terry Davis, segretario generale del
Consiglio d'Europa, ha risposto che uno schema simile "richiama analogie
storiche che sono così evidenti che non devono essere spiegate". Anche
Berlusconi si è mostrato sensibile all'oltraggio internazionale che è seguito e
i suoi piani ora sono stati modificati così che a tutti i cittadini italiani dal
2010 verranno prese le impronte. Le autorità hanno dichiarato che l'etnia non
sarà censita, ma la loro idea di rassicurazione è di presentare le misure come
generalmente anti-immigrati, piuttosto che rivolte specificatamente ai 150.000
Rom e Sinti nel paese.
Queste mosse sarebbero abbastanza sinistre già di per sé, ma arrivano
accompagnate da ripetuti e impuniti attacchi agli stimati 700 campi in Italia. A
luglio, il mondo fu scosso dalle fotografie dei corpi di due ragazze Rom
affogate lasciate sulla spiaggia vicino a Napoli, con la gente intorno che
continuava a prendere il sole e far picnic.
Delle tante citazioni raggelanti dei leader politici italiani dall'inizio
degli attacchi in maggio, possibilmente la più spaventosa è quella di Umberto
Bossi, della Lega Nord, ministro nel governo Berlusconi: "Il popolo fa quello
che la classe politica non è in grado di fare." La chiara implicazione è che i
politici firmano la "pulizia etnica" desiderando piuttosto passare dalle parole
ai fatti.
I Rom italiani, molti vivono ancora nelle circostanze economiche più
spaventose, si sentono sotto assedio. "Siete venuti per cacciarci o aiutarci?"
ci chiedeva Rogi, residente in un piccolo campo proprio fuori Roma. Stava
parlando ad un gruppo di 10 volontari della Croce Rossa, arrivati a luglio nel
campo per condurre un censimento. I volontari non raccoglievano impronte
digitali, ma interrogavano ogni residente sul nome, età, nazionalità, se erano
stati vaccinati e se i loro bambini andassero a scuola - mentre li
fotografavano. Secondo l'agenzia stampa AFP, la Croce Rossa insisteva che questo
non era un'operazione di polizia, lo scopo era di fornire documenti sanitari ai
residenti del campo. "La maggior parte ha vermi, soffre di problemi
gastro-intestinali e bronchiti," riportava un volontario. "Alle autorità noi
forniamo informazioni anonime così che possano valutare le condizioni dei campi,
l'igiene e la salute."
Se l'operazione della Croce Rossa potrà aiutare o meno gli abitanti di
questi campi o le autorità che vorrebbero eliminare i campi, è tutto da vedere,
ma nessuno può rimproverare i residenti, molti sono rumeni senza documenti, per
essere sospettosi delle uniformi che vogliono prendere le loro fotografie e fare
tante domande. Questo sospetto ha profondi precedenti storici.
Il macello della seconda guerra mondiale fu soltanto l'apoteosi di secoli di
persecuzione durante la tragica storia europea dei Rom. Anche se la
consapevolezza dell'Olocausto Romanì non è ancora ben stabile, pochi sanno che
per cinque secoli e mezzo, migliaia di Rom nell'Europa dell'est furono comprati
e venduti come schiavi. Secondo il libro di Ian Hancock, Noi Siamo il Popolo
Romanì, "Nel XVI secolo un bimbo Rom poteva essere comprato per 32p. Nel XIX
secolo, gli schiavi venivano venduti a peso, al tasso di un pezzo d'oro per
libbra."
Attraverso questa storia, il popolo dei Rom e dei Sinti è tradizionalmente
sopravvissuto rimanendo lontano dalla vista il più possibile. In Polonia, un
piccolo numero di Rom polacchi è sopravvissuto al genocidio nazista
nascondendosi nelle foreste remote. In Boemia e Moravia, qualche famiglia trovò
riparo dai villici cechi. A livello più ampio, molti Romanì e Travellers
semplicemente non menzionano la loro origine. Durante un tour di scrittori in
Romania nel 2000, un amico mi disse: "Penso che l'atteggiamento della maggior
parte della gente di qui sarebbe: non capiamo perché parlate del vostro aver
sangue Zingaro. Se non lo dimostrate, potrete passare." I Rom che vivono in
condizioni terribili nei campi fuori Roma o Napoli, probabilmente sarebbero
contenti di non avventurarsi fuori per vendere chincaglieria o per mendicare, ma
se non lo facessero morirebbero di fame. I critici di queste attività di
sussistenza, raramente tengono conto delle necessità economiche che queste
sostengono.
Un altro esempio di comunità Zingara sotto assedio è Sulukule a Istanbul. Sulukule
è un insediamento storico occupato dalla comunità Romanì sin dai tempi di
Bisanzio ed ora è parte del programma Unesco Sito Patrimonio Mondiale. Le prime
testimonianze della presenza Rom a Sulukule datano dal 1054, e per secoli è
stata famosa per le sue case di intrattenimento dove i Rom si esibivano in
musiche e danze ai visitatori di tutto il mondo. La chiusura forzata di quelle
case nel 1992 portò l'area ed i suoi abitanti ad un serio declino economico.
Ancora, la ragione apportata fu di fornire alloggi sani ed igienici. "Non
abbiamo nessuna intenzione di sbarazzarci dei Rom, ma dobbiamo fare qualcosa per
questi slum," ha detto il sindaco locale, Mustafa Demir. Le autorità locali ora
pianificano di demolire le piccole case colorate dove vivono i Rom e
rimpiazzarle con ville che i residenti non possono certo permettersi, anche con
i sussidi offerti. Senza casa, e senza nessun mezzo di appoggio, quale opzione
si apre loro?
Visti nel loro più ampio contesto storico europeo, eventi simili hanno un
effetto devastante sullo stato d'animo della popolazione Rom, non soltanto su
quelli direttamente vittimizzati - noi stiamo, dopotutto, parlando di un popolo
che ha il genocidio nella sua memoria vivente e che sono tra i più esclusi e
colpiti dalla povertà in Europa. Questi sviluppi sono visti dal popolo Rom e
Sinti in Europa con un'ansietà crescente. Per ogni molotov lanciata in un campo
o in una baraccopoli, per ogni scelta comunale di sgomberare i Rom, ci sono
migliaia di piccoli incidenti di disprezzo o pregiudizio. Come la conoscenza che
mi porse una volta un Traveller: "Ogni volta che qualcuno mi dice: 'Oh, dev'essere
così romantico essere uno Zingaro,' io dico: 'Cosa c'è di romantico nell'essere
sputato?"
Quello che è innegabile in questa fotografia è che le mosse attuali tanto
del governo italiano che dei consigli municipali inglesi, come Brentwood,
esarceberanno soltanto le tensioni tra Rom e Traveller e la popolazione
stanziale. Gli immigrati Rom in Italia sono lì perché hanno lasciati paesi come
la Romania in cerca di una vita migliore. I residenti di Sulukule dovranno
andare da qualche parte quando la demolizione continuerà. I Traveller sgomberati
dalla terra che possedevano nel Cambridgeshire o nell'Essex saranno obbligati ad
accamparsi ai margini delle strade o finire nei centri pubblici. Bernadette Reilly
ricorda quello che diceva ad un poliziotto che stava sgomberando la famiglia da
una strada di notte: "Dove pensa che andremo?"
"Da qualsiasi parte," replicò il poliziotto. "Basta che non sia vicino a
me."
Tuttavia, anche se spesso le comunità Romanì e Traveller sono sgomberate, di
città in città o attraverso i confini nazionali, non si sbiadiranno né si
fonderanno. Fintanto che c'è la volontà politica paneuropea di guidare la
povertà e l'esclusione che in molti affrontano, la situazione può solo
peggiorare, e la destra continuerà ad usare questo gruppo marginalizzato come un
mezzo per ottenere voti. Quando festeggiammo l'80° compleanno di mio padre,
raccontai a mia zia la frase del mattone contro la finestra, pensando che lei
convenisse con me che mio padre era un incorreggibile menagramo. Invece, mi
disse tranquillamente: "Ha centrato la questione, amore mio, non trovi?"
Louise Doughty's novels about Roma history and her family ancestry are Fires
in the Dark and Stone Cradle, both published by Simon & Schuster.
Copyright Guardian Newspapers Limited 2008
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