Di Fabrizio (del 06/04/2009 @ 21:27:19 in Italia, visitato 1553 volte)
Giornata Mondiale dei Rom e Sinti. I leader del Gruppo EveryOne non saranno al Campidoglio, ma "sul campo", per evitare una tragedia umanitaria ad alcune famiglie Rom
Roma, 6 aprile 2009 - All'attenzione dei Presidenti delle Associazioni che converranno a Roma per la Giornata Mondiale dei Rom e Sinti, delle personalità della politica e della cultura, dei giornalisti e degli antirazzisti accorsi da tutta l'Italia
Il Gruppo EveryOne si è preparato da tempo per la celebrazione della Giornata Mondiale dei Rom e Sinti, che finalmente assume rilievo anche in Italia e che non prevede feste e concerti - vista la condizione di persecuzione in cui si trovano i Rom nel nostro Paese -, ma un'assemblea pubblica, dalle 9 alle 13, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio. Abbiamo stampato comunicati e previsto di divulgare all'opinione pubblica e ai media i dati di un vero e proprio "apartheid" che a poco a poco è divenuto realtà in Italia e di un genocidio di immane portata, come attestano numeri e statistiche e come da domani stesso divulgheremo in sintesi nel portale www.everyonegroup.com
I nostri interventi, fra i quali avrebbe dovuto spiccare quello di Ionut Ciuraru, avrebbero toccato anche temi "scomodi" come gli abusi da parte delle forze dell'ordine e la repressione dei nostri attivisti Rom romeni, costretti a riparare all'estero (Come Nico Grancea e Mariana Danila), dove vivono in condizioni di povertà, esclusione e abbandono oppure a nascondersi, in maniera del tutto simile a quella cui furono costretti gli ebrei durante l'Olocausto (come Rebecca Covaciu, battezzata dalla stampa "la piccola Anna Frank del popolo Rom" e Danciu Caldarar).
Domani, però, non ci saremo e ci dispiace di avvertirvi all'ultimo minuto. Alcuni deputati, alcuni giornalisti, tanti attivisti verranno apposta per conoscerci di persona e per ascoltare la testimonianza di Ionut. Non siederemo al "tavolo dei Presidenti" e non prenderemo la parola. Non distribuiremo neanche il volantino dedicato alla memoria di Virgil Caldarar, un bambino Rom mai nato, a causa dello sgombero del 25 febbraio 2009 a Pesaro, evento-simbolo della disumanità e dell'orrore in cui è precipitata l'Italia.
Domani celebreremo la vigilia della Giornata Mondiale dei Rom e Sinti "sul campo", perché una piccola comunità di Rom romeni ha subito nel centro Italia tutta l'ingiustizia, la violenza, l'annichilimento e l'umiliazione di uno sgombero - l'ennesimo - e si trova all'addiaccio, senza alcun mezzo di sostentamento, in una profonda e totale disperazione. Domani, 7 aprile, raggiungeremo queste famiglie in grave difficoltà e cercheremo di sostenerle, per quanto possibile.
Sarà presente al Campidoglio la nostra Glenys Robinson, che porterà a tutti il nostro messaggio di solidarietà e incoraggiamento. Invitiamo le organizzazioni e gli attivisti a rimanere uniti sulle istanze che riguardano la tutela dei diritti dei Rom e Sinti, evitando di mettere in primo piano valori diversi. Crediamo senza riserve all'iniziativa che, primo fra tutti, ha fortemente voluto Santino Spinelli, l'uomo giusto, a nostro avviso, per rappresentare la voce di un popolo troppo a lungo perseguitato. Il Gruppo EveryOne sarà sempre al suo fianco, nel Coordinamento Sa Phrala e nei progetti mirati a divulgare la cultura, la Storia, le tradizioni secolari di un grande popolo. Un abbraccio a tutti gli amici dei Rom e Sinti.
Di Fabrizio (del 05/05/2008 @ 16:35:46 in Kumpanija, visitato 3098 volte)
Ricevo da Roberto Malini
L'assessore Dolores Madaro, che ha portato a Napoli la ragazzina prodigio,
salvandola dalla persecuzione: "Rebecca esprime l'anima del popolo Rom". Il
Gruppo EveryOne: "Un talento che ci ricorda quello del grande artista Otto
Mueller. Un simbolo contro il razzismo". Genova e Napoli si stringono intorno a
Rebecca e propongono nuovi progetti di integrazione per i Rom in Italia. La
premiazione al Teatro Verdi, nel corso della Giornata Shakerata.
Domani, 6 maggio, si terrà a Genova la IV edizione del Concorso interculturale
sulla creatività espressiva “Caffè Shakerato”, promosso dall’Istituto
Alberghiero Nino Bergese di Genova “Scuola Ambasciatrice di Buona Volontà
UNICEF” in sinergia con il Comune di Genova e l'UNICEF. Il Concorso
internazionale ha coinvolto migliaia studenti di Istituti di ogni ordine e grado
e ha visto la partecipazione di ben 15 scuole genovesi e liguri, dell’asilo
Interetnico Oasis, della Scuola Laboratorio di ricerca e sperimentazione
teatrale del Teatro delle Nuvole, del Gruppo EveryOne, del Carcere maschile di
Marassi – sezione a custodia attenuata, del circolo Arci “8 marzo” e anche di
realtà di altre regioni italiane. Il Tema del concorso, articolato nelle sezioni
pittura, video, poesia e prosa è la “Distanza”. La giuria ha assegnato il Premio
UNICEF 2008, riservato alle arti plastiche, alla dodicenne Rom romena Rebecca
Covaciu, che ha presentato la serie di opere grafiche "...e per tetto le
nuvole". La ragazzina, che è seguita dal Gruppo EveryOne, è stata recentemente
adottata dal Comune di Napoli, per volontà dell'Assessore alla Memoria Dolores
Madaro, che da anni si impegna per la comunità Rom partenopea, dopo aver
raccolto l'eredità di Anna Maria Cirillo, la "Nanà dei nomadi", indimenticata
presidentessa di Opera Nomadi scomparsa nel 2003. "Rebecca Covaciu possiede un
talento straordinario," dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini,
Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "un talento che ha sviluppato senza insegnanti,
disegnando e dipingendo all'interno di baracche, case abbandonate o sotto i
ponti, dove tante volte la sua famiglia è stata costretta a rifugiarsi,
perseguitata da razzismo e politiche intolleranti. Quando l'assessore Dolores
Madaro ha conosciuto il suo caso, ha voluto togliere la famiglia da una
condizione tragica, accogliendola immediatamente a Napoli, dove Opera Nomadi, il
Centro Lima e la Protezione civile vegliano su di loro. Rebecca adora luci e
colori e la sua arte trasmette speranza. Ricorda, sotto certi aspetti, l'opera
di un grande pittore Rom del primo '900: Otto Mueller". L'assessore Dolores
Madaro accompagnerà Rebecca a Genova, dove la giovanissima pittrice riceverà il
prestigioso riconoscimento. "E' una ragazzina speciale, intelligente, intuitiva,
piena di talento" commenta Dolores Madaro. "E' importante che la giuria abbia
deciso di premiarla, perché Rebecca è la dimostrazione del contributo culturale
e artistico che i Rom hanno offerto all'Europa attraverso i secoli, nonostante
la lunga persecuzione cui sono stati e sono tuttora sottoposti". Il Gruppo
EveryOne, insieme a Dolores Madaro e alle associazioni che si occupano della
comunità Rom di Napoli, presenterà nei prossimi giorni all'Unione europea il
"Progetto Romanesia - dai campi di qualità alle aree abitative permanenti", per
consentire ai Rom di Napoli di vivere in condizioni migliori, punto di partenza
per la loro integrazione positiva. Napoli è città di accoglienza, ma servono
risorse per trasformare i piani di integrazione in una realtà che possa servire
di esempio all'Italia intera. Non è un caso che la premiazione di Rebecca
avvenga a Genova, che è un'altra città impegnata a sostituire la politica della
persecuzione a quella dell'integrazione effettiva. La premiazione di Rebecca
Covaciu avverrà all'interno dell'iniziativa "Una Giornata Shakerata" - che si
svolgerà presso il Teatro Verdi, a partire dalle 9.30 - presentata da Davide
Mancini, alla presenza di autorità politiche, culturali e scolastiche.
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 13:22:59 in Italia, visitato 1847 volte)
di Roberto Malini
Il caso di
Rebecca Covaciu e di suo padre, il
missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che
circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza,
minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani,
neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le
autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro
diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano
ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni,
sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di
loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria
Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è
tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che
improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il
suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone.
Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il
Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato
ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato
dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un
favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta
operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la
tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le
Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in
Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è
costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale
Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni
italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato
delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete
con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che
in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il
sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale
Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE,
Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i
diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato
recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria
Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione
che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con
l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del
Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di
attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo
episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro
del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere
associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui.
Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai,
praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento
europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di
collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di
evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica.
Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20
giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i
micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona,
chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca.
In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi
avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti,
un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta
da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità,
non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai
vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa
eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle
famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le
radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione
per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono
decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della
persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi,
amici antirazzisti, è solo.
Di Fabrizio (del 18/06/2008 @ 10:35:30 in Italia, visitato 1923 volte)
Ricevo da Roberto Malini
18 giugno 2008 - BRUTALMENTE AGGREDITA A MILANO CON LA SUA FAMIGLIA REBECCA COVACIU, 12ENNE ROM VINCITRICE DEL PREMIO UNICEF 2008
GRUPPO EVERYONE: “EPISODIO DI GRAVITA’ INAUDITA. NECESSARIA CONDANNA UNANIME DI ISTITUZIONI NAZIONALI ED EUROPEE E SERI PROVVEDIMENTI CONTRO LA DERIVA RAZZISTA E XENOFOBA IN ITALIA”
E’ accaduto ieri mattina, 17 giugno, alle 8 a Milano. La famiglia Covaciu, romena di etnia Rom, già oggetto di continue peregrinazioni per l’Italia a seguito di vessazioni, minacce e sgomberi, stava uscendo dalla tenda in cui da diversi giorni si era stabilita, in un microinsediamento nella zona di Gianbellino, quando è stata brutalmente aggredita da due italiani di età compresa fra i 35 e i 40 anni. Rebecca, 12 anni, nota per essersi aggiudicata in Italia il Premio Unicef – Caffè Shakerato 2008 per le sue doti artistiche applicate all'intercultura, e il fratellino Ioni, 14 anni, sono stati prima spintonati e poi picchiati. I genitori, uno dei quali è Stelian Covaciu, pastore della Chiesa Pentecostale, che assieme al fratello maggiore di Rebecca erano accorsi per difendere i figli, sono stati ricoperti di insulti razzisti, minacciati, indotti a lasciare immediatamente l’Italia e subito dopo percossi. I Covaciu a quel punto sono fuggiti verso la stazione di San Cristoforo, in piazza Tirana, e accorgendosi di essere ancora seguiti hanno chiesto aiuto ai passanti. Nessuno è intervenuto. Mentre la famiglia si stava avviando verso il parco antistante la stazione, la signora Covaciu, cardiopatica, è stata colta da un malore. Stellian Covaciu ha a quel punto contattato telefonicamente Roberto Malini del Gruppo EveryOne, che ha dato l’allarme facendo inviare sul posto una volante della Squadra Mobile di Milano e un’ambulanza. All’arrivo della Polizia, gli aggressori si sono dileguati. Prima ancora dell'aggressione, l’Unicef aveva manifestato indignazione per la vicenda della piccola Rebecca, simbolo di un'infanzia senza diritti. Il Gruppo EveryOne era in procinto di organizzare un ritorno della famiglia in Romania per sottrarla all'ostilità che colpisce i Rom a Milano.
“Questa nuova violenza contro le famiglie Rom è spaventosa e deve sollevare la protesta della società civile” commentano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Quello che è avvenuto a Rebecca e alla sua famiglia è sintomatico del clima, ormai fuori controllo nel nostro Paese, di odio e intolleranza nei confronti del popolo Rom. Purtroppo non si tratta affatto di un caso isolato, ma dell’ennesimo gravissimo episodio di violenza, ai danni di una famiglia innocente, che rimarrà impunito e annuncia tempi davvero oscuri per l’Italia.” Il Gruppo EveryOne ha recentemente denunciato l'aggressione a Rimini, avvenuta nell'indifferenza generale, di una ragazzina Rom incinta, presa a calci da un italiano mentre chiedeva l’elemosina. A Pesaro, qualche giorno fa, Thoma, il membro più anziano della locale comunità Rom, sofferente di un handicap a una gamba e cardiopatico, è stato colpito al capo e umiliato in pieno centro storico. Nella stessa città, i parroci hanno recentemente vietato ai Rom di chiedere l'elemosina davanti alle chiese. Nei giorni precedenti all'aggressione della famiglia Covaciu, EveryOne ha ricevuto segnalazioni di numerosi episodi di violenza da parte di italiani nei confronti di persone di etnia Rom, soprattutto dei più deboli: bambini e donne. “L'attuale clima di discriminazione generale e l'atteggiamento ostile delle autorità,” continuano Malini, Pegoraro e Picciau “fanno sì che le persone aggredite non trovino più il coraggio di denunciare i loro aggressori. Inoltre, dichiarazioni come quelle del ministro dell’Interno Roberto Maroni, che predica la tolleranza zero contro i Rom, la loro schedatura con foto segnaletiche e addirittura il prelievo del DNA, lo sgombero indiscriminato e senza alternative di campi di fortuna e insediamenti regolari, la sottrazione dei bambini Rom alle famiglie senza mezzi di sostentamento – proclami che sconcerterebbero qualunque esponente democratico di un Paese civile –, finiscono per fomentare violenze e soprusi ai danni dei più indifesi".
Assieme a EveryOne, anche Santino Spinelli, dell’Associazione Thèm Romano onlus, e il gruppo “Caffè Shakerato” di Genova, organizzazione per l'intercultura e il rispetto dei diritti dei bambini, esprimono la più viva preoccupazione per l’episodio, effetto ancora una volta dell’odio razziale che imperversa in Italia.
“E’ necessaria una condanna unanime del mondo politico italiano e delle Istituzioni europee” concludono i leader del Gruppo “e sono ormai indispensabili provvedimenti seri contro chi viola i diritti umani e si fa portatore di violenze e discriminazioni di matrice xenofoba e razzista”.
Di Fabrizio (del 06/03/2012 @ 09:58:01 in Italia, visitato 2041 volte)
Milano, 2 marzo 2012. Venerdì 16 Marzo dalle ore 18.00, presentazione della
mostra "La vita di Rebecca" (con le opere e la presenza di Rebecca Covaciu) e
del libro "Il silenzio dei violini" di Roberto Malini e Paul Polansky (ed. Il
Foglio Letterario). Un’occasione per parlare di arte e cultura Rom in
compagnia di Rebecca Covaciu, Giuseppe Como, Preside del Liceo Boccioni, e
Roberto Malini, autore e co-presidente del Gruppo EveryOne, organizzazione
internazionale per i diritti umani promotrice della cultura Rom e di ideali di
pace e convivenza fra i popoli. Il poeta e difensore dei diritti umani
autograferà il libro.
Di Fabrizio (del 14/03/2009 @ 09:45:44 in Europa, visitato 1569 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Rebecca Covaciu a Latcho Divano, il Festival Internazionale della Cultura
Rom
Rebecca Covaciu (vedi
ndr), la giovanissima artista Rom la cui storia ha commosso il mondo (a
parte l'Italia, che continua a negarle i diritti di bambina e di essere umano),
sarà al centro di un importante Festival internazionale di cultura Rom: Latcho
Divano, a Marsiglia dal 1° all'11 aprile 2009. "Caro Roberto Malini," scrive
Laurène Blanc di Latcho Divano a Roberto Malini, fondatore del Gruppo Watching
The Sky di cui Rebecca fa parte, "stiamo lavorando alla mostra I TOPI E LE
STELLE di Rebecca, che abbiamo fortemente voluto per il nostro Festival. La
vernice avrà luogo lunedì 6 aprile alle 16.30 presso il Badaboum Théâtre. La
compagnia del Badaboum Théâtre, che conta su un pubblico giovane è ben
conosciuta nella regione di Marsiglia ed è all'origine del progetto Latcho
Divano. Avremo un pubblico di ragazzi, famiglie e amanti della cultura Rom". Il
Festival rappresenta, come il Giorno Internazionale del Popolo Rom, l'8 aprile,
un momento di orgoglio e di celebrazione di un'origine comune, contro ogni forma
di discriminazione e razzismo. L'arte di Rebecca è il simbolo indimenticabile di
una gente che manifesta ogni giorno coraggio e fiducia nel futuro, nonostante i
tempi bui in cui vive, tempi in cui persino l'infanzia - se appartiene all'etnia
Rom - è violata ogni giorno dal razzismo e dalla barbarie di autorità che hanno
abbandonato il diritto e i valori civili. I disegni della geniale ragazzina
nascono dalla povertà della baracche e prendono ispirazione dalla persecuzione
sistematica che le Istituzioni e i media italiani conducono contro i Rom, ma
anche dalla straordinaria capacità del suo popolo di sopportare il martirio e
restare unito, senza perdere la fede in un mondo senza più intolleranza. Fra i
partner del Festival, anche il Gruppo EveryOne e il Gruppo Watching The Sky.
"La storia di Rebecca": a Cassina de' Pecchi (Milano) spettacolo teatrale
studentesco per dire no ai pregiudizi razziali
Gli studenti di terza media di Cassina de’ Pecchi (MI) celebrano la Giornata
della Memoria con una rappresentazione teatrale dedicata alla storia di Rebecca
Covaciu, ragazza Rom, premio UNICEF. La commovente storia di Rebecca Covaciu
viene proposta all’attenzione del pubblico in occasione della ricorrenza della
Giornata della Memoria.
A raccontarla saranno le classi della terza media, che in uno sforzo congiunto
hanno inteso offrire un contributo concreto e quanto mai adeguato alla
circostanza. Rievocare gli orrori della Shoah è per loro e per tutta la scuola
un’occasione per ribadire che quegli eventi di un passato ancora così prossimo
non debbono ripetersi mai più.
Convinti che il pregiudizio, allora come ora, costituisca una fonte di
discriminazioni e di persecuzioni, con questa rappresentazione teatrale gli
alunni hanno inteso valorizzare il tema cruciale del rispetto delle minoranze e
della diversità. La diversità, denigrata e beffeggiata da chi la percepisce solo
come mera estraneità, diviene invece un valore nel momento in cui la si conosce.
Lo spunto per fare questa esperienza viene qui offerto dall’incontro con Rebecca
(che sarà presente alla prima dello spettacolo) la cui vicenda condurrà lo
spettatore dentro una realtà di discriminazione ma al contempo lo avvicinerà al
mondo interiore della protagonista rivelandogli uno straordinario messaggio di
gioia e di speranza, contro tutte le discriminazioni.
L’iniziativa ha ricevuto l’incoraggiamento della Croce Rossa Italiana offertoci
dal dott. Marco Squicciarini, Responsabile Nazionale per le attività accoglienza
e assistenza alle popolazioni Rom.
CASSINA DE’ PECCHI
Piccolo Teatro Martesana
4 febbraio 2010 ore 11.00
5 febbraio 2010 ore 20.30
Per informazioni: "La storia di Rebecca" tel. 02 9529155 Carol Morganti
email: carolmorgant@yahoo.it
Scuola Media Giovanni Falcone
Cassina de' Pecchi (Milano)
Di Fabrizio (del 18/01/2010 @ 09:24:58 in Kumpanija, visitato 2093 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Milano, 16 gennaio 2009
Cari amici antirazzisti (che siate attivisti, giornalisti, politici o persone
che credono nella solidarietà),
fra le tante iniziative curate dagli attivisti EveryOne vi è il sostegno a
famiglie Rom e "clandestine" in difficoltà. Nessuno dei membri del nostro gruppo
è ricco, eppure ogni mese ciascuno di noi riesce a devolvere i propri risparmi
ora a questa, ora all'altra famiglia. Sono grandi sacrifici e personalmente
ringrazio tutti i nostri attivisti per quello che fanno, rinunciando alle
vacanze, all'auto nuova, a oggetti superflui, a vestiario di marca... e
anche a beni necessari. In un momento tragico, uno dei nostri membri ha venduto
la casa, per mettere in salvo (provvedendo a rinnovo documenti, spese di
viaggio, mezzi di sostentamento urgente) in Romania, Spagna e Francia molte
famiglie Rom sgomberate a Milano, Roma, Pesaro e in altre città. Grazie a questa
incredibile generosità di amici che sono onorato di avere, di persone che
mettono le esigenze di chi soffre ancora prima delle proprie, sono state salvate
decine di vite umane, si sono evitati smembramenti di famiglie, si è alleviato
(e si allevia) il dolore e l'emarginazione di chi è costretto dai nostri
governanti a vivere e morire ai margini della società.
Questo mese abbiamo avuto una serie di spese impreviste, dopo gli sgomberi di
Pesaro, attuati con procedure inumane, sgomberi che hanno originato spaventosi
drammi umanitari. Presto vi aggiorneremo sul più importante dei progetti
realizzati: qualcosa che lascerà una traccia!
Ora però lanciamo a tutti voi un S.O.S.
La famiglia di Rebecca Covaciu, la giovanissima artista Rom di cui si sono
occupati i media di tutto il mondo, ha grosse difficoltà con l'affitto
dell'appartamentino in cui vive, a Milano. Rebecca e i suoi fratellini
frequentano la scuola dell'obbligo con grande profitto, nonostante la povertà.
Papà Stelian e mamma Georgina fanno i miracoli per provvedere alle tante
necessità e il sostegno del nostro gruppo non sempre è sufficiente, dati i
molteplici interventi e la situazione sempre più grave dei perseguitati.
La discriminazione rende difficile inserire i Covaciu nel mercato del lavoro.
Abbiamo procurato a Stelian e al figlio maggiore diversi appuntamenti, ma i
potenziali datori di lavoro, quando apprendono che si tratta di Rom, non
concedono loro un'occasione. Samuel ha 20 anni ed è un grande lavoratore,
disposto a lavori di fatica o anche di fiducia. Ha fatto il lavapiatti, il
cameriere, l'uomo di fatica. Sa assistere infermi, anziani e bambini.
Chiunque sia in grado di aiutarlo a trovare un lavoro a Milano, darà una
grande mano a questa bella, coraggiosa e sfortunata famiglia. Sono utili anche
contributi-affitto (anche minimi), via vaglia postale o Western Union.
Ecco il telefono di Rebecca: 380 7575 313
Grazie a chi darà un contribuito in questa azione di giustizia, diritti umani e
umanità.
Roberto Malini
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: + 39 3313585406
www.everyonegroup.com ::
info@everyonegroup.com
La campagna "DOSTA!" ("basta" in lingua romanes)
promossa dalla Comunità europea è coordinata e finanziata dall'UNAR
(Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) in collaborazione con il
Consiglio d'Europa e con le principali federazioni rom e sinte per promuovere in
Italia una maggiore conoscenza della cultura dei Rom e dei Sinti, la più grande
minoranza etnica d'Europa, e per sconfiggere con la conoscenza gli stereotipi
che hanno sempre accompagnato questo popolo.
Piacere di conoscervi!
Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o cattiveria ci chiamano "zingari"
o "nomadi".
Viviamo in mezzo a voi da circa seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono
veramente. Probabilmente avete letto sui giornali che siamo sporchi, ladri,
accattoni… ma non è così. Certo alcuni di noi sono molto poveri e alcuni hanno
commesso degli sbagli. Ma non siamo tutti uguali anche se siamo tutti presi di
mira da discriminazioni e in alcuni casi da razzismo vero e proprio.
In Europa siamo in dodici milioni, in Italia molto meno, circa 100.000. In
maggioranza siamo Cittadini italiani dal 1871 ma alcuni di noi vengono dalla ex
Yugoslavia e dalla Romania: scappati dalla guerra o dalla miseria.
Provate ad immaginare di non poter avere documenti (anche se i vostri e
genitori sono nati in Italia), di non poter chiedere lavoro o continuare a
studiare per questo motivo, di dover aspirare al massimo a vivere in un
container o in una roulotte… di essere allontanati se entrate in un bar, di
essere oggetto di battute e scherno… che vita sarebbe? La vita di molti di noi
al momento.
Noi siamo i Rom e Sinti e come ogni altra minoranza abbiamo una lunga memoria
storica, valori, costumi, tradizioni, arti, talenti, musica e bellezza. Abbiamo
i colori di una civiltà millenaria che non hai mai preso parte ad una guerra.
Tutto questo tuttavia resta confinato troppe volte negli angusti spazi che
occupiamo alle periferie delle città, in ghetti che chiamano "campi nomadi".
La campagna DOSTA può rappresentare la possibilità di superare quel muro del
pregiudizio che circonda la nostra gente.
Noi vi tendiamo una mano, metteremo in piazza frammenti della nostra cultura,
vi sorprenderemo con il calore della nostra musica, le emozioni delle nostre
danze e lo faremo in una serie di eventi che si snoderanno per tutta Italia,
accompagnati da seminari e conferenze, mostre fotografiche e proiezioni video,
momenti di riflessione in cui ci racconteremo a voi.
Il programma di Milano è stato realizzato dalla "Federazione Rom&Sinti
insieme" e dall'Associazione UPRE ROMA con il patrocinio e il contributo di:
Fondazione Culturale San Fedele
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Fondazione Fabrizio De André onlus
Casa della Cultura
Hanno aderito: ARCI Milano, Associazione Aven Amentza, Associazione Romano
Drom, Lavoro, Gruppo Abele di Milano, Opera Nomadi di Milano
Rom e sinti: una piaga da scacciare o una realtà
da conoscere?
A Milano la campagna "DOSTA!" contro la discriminazione di Rom e Sinti
Venerdì 29 ottobre alle ore 11.30 nella sala Marra di palazzo Marino è
convocata la conferenza stampa di presentazione della campagna DOSTA!
La campagna " DOSTA!" ("basta" in lingua romanes) è stata promossa dalla
Comunità europea, in Italia è coordinata e finanziata dall'UNAR (Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) del ministero per le Pari Opportunità in
collaborazione con il Consiglio d'Europa e con le principali federazioni rom e
sinte, per promuovere una maggiore conoscenza della cultura dei Rom e dei Sinti,
la più grande minoranza etnica d'Europa, e per sconfiggere con la conoscenza gli
stereotipi che hanno sempre accompagnato questo popolo.
A Milano la Federazione " Rom& Sinti insieme" e l'associazione UPRE ROMA
hanno prodotto uno sforzo particolare per la situazione estremamente delicata
delle comunità rom e sinte (350 sgomberi di campi abusivi e la prevista chiusura
di 4 campi regolari con il coinvolgimento di oltre 1000 persone tra uomini,
donne e bambini).
Il programma di iniziative che viene proposto alla città ha visto il
coinvolgimento di autorevoli istituti culturali come la Fondazione Culturale San
Fedele, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, la Casa della Cultura, la
Fondazione De André e l'adesione dell'ARCI Milano, dell'Associazione Aven
Amentza, dell'Associazione Romano Drom, della Camera del Lavoro, del Gruppo
Abele di Milano, dell'Opera Nomadi di Milano.
Alla presentazione del programma intervengono Massimiliano Monanni
direttore dell'UNAR, Dijana Pavlovic vicepresidente della Federazione
Rom& Sinti insieme, Giacomo Costa per la Fondazione culturale San Fedele,
Chiara Daniele direttrice della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli,
Ferruccio Capelli presidente della Casa Della Cultura.
Grazie per l'attenzione
Per informazioni: 339-11.70.311
29 ottobre - ore 11.30 – sala Marra di palazzo
Marino Conferenza stampa di presentazione della campagna DOSTA!
8 novembre - ore 21 Auditorium San Fedele, via Hoepli 3/b Saluti:Giacomo Costa, fondazione culturale San Fedele Presentazione: un esponente dell'UNAR; Fabrizio Casavola, Upre Roma "Le danze di Billy e Dijana" di Daniele Lamuraglia, con Dijana Pavlovic e Diego Conti
Nell'occasione verrà esposta la mostra sul Porrajmos (lo sterminio dei rom e dei
sinti)
12 novembre - ore 18-20.30 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, via
Romagnosi 3 "Rom: a Milano si può? Politiche abitative (e altro): soluzioni possibili" Saluti:Carlo Feltrinelli presidente della Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli Introduzione: un esponente dell'UNAR; Alfredo Alietti, Upre Roma,
docente di sociologia università degli studi di Ferrara Testimonianze:don Massimo Mapelli, Casa della Carità; abitanti
dei campi; Interventi:Laura Balbo, docente di sociologia università degli
studi di Padova; Antonio Tosi, docente di sociologia urbana al
Politecnico di Milano; Tommaso Vitale, Scientific Director of the Master
"Governing the Large Metropolis" CEE, Sciences Po Paris
E' stata invitata Mariolina Moioli, assessore alle politiche sociali
Comune di Milano.
18 novembre – ore 20.30-23 - Casa della Cultura, via Borgogna 3 "La rappresentazione mediatica dei rom e dei sinti: tra dovere di informare e
violazione dei diritti." Presenzia:Ferruccio Capelli, presidente della Casa della
Cultura Introduzione: un esponente dell'UNAR; Paolo Cagna Ninchi,
presidente Upre Roma Interventi:Michael Guet, Capo della Divisione dei Rom e dei
viaggianti del Consiglio d'Europa; Eva Rizzin e Angelica Bertellini,
Articolo 3 - Osservatorio sulle discriminazioni di Mantova; Ferruccio de
Bortoli, direttore del Corriere della Sera; Roberto Escobar, docente
di filosofia della politica alla Statale di Milano; David Parenzo,
conduttore e autore televisivo,
E' prevista la presenza del ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna
1 dicembre – ore 21 – Casa della Cultura, via Borgogna 3 "Sebben che siamo donne… rom - La via dei campi e la via dell'arte" Presenzia:Ferruccio Capelli, presidente Casa della Cultura Introduce: un esponente dell'UNAR. Rebecca Covaciu, rom rumena, premio UNICEF per i disegni; Laura Halilovic, rom bosniaca, autrice di "Io, la mia famiglia rom e
Woody Allen"; Dijana Pavlovic, rom serba, attrice
Nel corso dell'incontro saranno proiettati frammenti delle realizzazioni
artistiche
9 dicembre - ore 21 - Auditorium San Fedele, via Hoepli 3/b
Concerto conclusivo con artisti rom e italiani organizzato con la Fondazione De
André (programma in via di definizione)
Di Fabrizio (del 17/10/2012 @ 09:17:39 in media, visitato 1329 volte)
Onde
RoadPosted on October 13, 2012
"I Rom hanno una mappa infinita nel palmo della mano. Io cercavo affannosamente
la mia, strofinando sotto un filo d'acqua le mani sporche di terra; mio padre
vedeva la sua, con più chiarezza. Avevo sei anni, e non sapevo ancora bene cosa
volesse dire partire". Una giovane Rom di nome Rebecca inizia a soli sei anni un
forzato e lungo viaggio itinerante, che dal Sud America l'ha portata in Europa e
infine in Italia. Una vita la sua, intrisa di drammi e dolori. Sgomberi forzati
delle baracche, incendi nei campi di Napoli, lunghe notti all'addiaccio nei
giardini pubblici di Milano, all'interno di vagoni abbandonati. Rebecca ha però
una capacità fuori dal comune, un dono innato: comunica con i colori. Il fascino
per la pittura la attrae fin dalla nascita e disegna usando quello che trova,
bastoncini, mattonelle colorate e addirittura sassi. Finché qualcuno non le
regala una scatola di tempere… Rebecca è venuta a trovarci a Radio Popolare e ci
racconta dei suoi viaggi e della sua passione per la pittura.
A qualche anno di
distanza dall'ultima volta torna ai nostri microfoni anche Marina, una rom del
campo milanese di via Idro. A differenza di Rebecca lei è stanziale da una vita.
Ci racconta come si vive in un campo rom e i sogni di una donna madre di cinque figli…
Prosegue la V edizione di StranItalia con una serata che va "Oltre i luoghi
comuni".
Recuperare la curiosità e l'apertura verso l'altro, ribaltare i luoghi comuni, i
pregiudizi per costruire e proporre luoghi in comune...
SABATO 14 APRILE
19:30 TESTIMONIANZE di Bianca Stancanelli
Rebecca Covaciu
Roberto Malini
20:30 APERITIVO preparato da Operazione Mato Grosso
e CONCERTO Roberto Durkovic e i fantasisti del metrò
c/o SALA RIUNIONI PARROCCHIA SANTA TERESA (FRATI)
Piazza Montegrappa, 1 - LEGNANO
Una giovane Rom di nome Rebecca inizia a soli sei anni un forzato e lungo
viaggio itinerante, che dal Sud America l'ha portata in Europa e infine in
Italia. Una vita la sua, intrisa di drammi e dolori. Sgomberi forzati delle
baracche, incendi nei campi di Napoli, lunghe notti all'addiaccio nei giardini
pubblici di Milano, all'interno di vagoni abbandonati. Rebecca ha però una
capacità fuori dal comune, un dono innato: comunica con i colori. Il fascino per
la pittura la attrae fin dalla nascita e disegna usando quello che trova,
bastoncini, mattonelle colorate e addirittura sassi. Finché qualcuno non le
regala una scatola di tempere. Questo è il suo primo quaderno di appunti, e
questa è la sua storia. Età di lettura: da 9 anni.
Autore/i:Rebecca Covaciu Editore:UR Editore Collana:Atena Prezzo deastore.com (info)
€ 11.70 Costo di Spedizione: 0€ GRATIS con Posta StandardDettagli Formato: Libro in brossura, illustrato Data di pubblicazione: 2012 Disponibilità (info)3 giorni lavorativi ISBN: 8897547117 ISBN 13: 9788897547112
Dall'introduzione: E TU, QUANTI ZINGARI CONOSCI? Era lo
slogan di una campagna dell'UNAR dell'anno scorso. Questo piccolo volume non
parlerà della cultura rom, o delle origini della loro lingua, o delle
persecuzioni che hanno subito... Parla del conoscersi.
I Rom e i Sinti sono in mezzo a noi, ovunque in Italia e in Europa, e quando
viene loro concesso, lavorano tra noi, mandano a scuola i loro figli assieme ai
nostri. Perché a Pessano deve essere diverso? Perché aspettarsi che possano
migliorare, se si nega loro la possibilità di affrancarsi dalla miseria?
Ma questi fogli raccontano anche di una cultura, che magari non si trova nei
testi di antropologia, che è vivere quotidiano, proprio in questo Nord-Est
milanese. In parole povere: per una volta non si scrive di tutto ciò di cui
avrebbero bisogno (anzi: avrebbero diritto), ma di quello che potrebbero
insegnarci, anche da subito, se ne avessero la possibilità. Sempre per la solita
ragione: sono in mezzo a noi tutti i giorni.
Testimonianze pratiche: sono sicuro che a tutti (anche a chi non sopporta gli
zingari), interessa conoscere qualcosa su STAR BENE e MANGIARE. Scoprirete che
anche un'anziana romnì può avere qualcosa da insegnarci.
QUESTA E' LA PRIMA RAGIONE. La seconda è che queste famiglie, che stiano
accanto a noi (magari insegnandoci qualcosa) o che vadano via (ad insegnarlo
altrove), potrebbero vivere in una roulotte, in una casa, sotto un ponte, in un
campo... non cambierebbe niente nella loro cultura.
Ma, dovunque andranno o si fermeranno, dovranno trovare la possibilità e i
mezzi per vivere. Il terzo punto, altrettanto interessante, è GUADAGNARE, tutti
(voi con Maria e la sua famiglia): non vi chiediamo carità, ma rispetto e
condivisione. Se una persona dovesse dipendere per sempre dal vostro buon cuore,
rimarrà sempre qualcuno "ai margini" di cui sarà facile disfarsi. Se invece
troverete interessante quello che ha scritto Maria, a voi costerà poco, ma per
lei il ricavato della vendita di queste pagine sarà importante.
Per i soldi, certo, ma anche perché dopo tanto tempo ASSIEME si sarà
cominciato a costruire una relazione.
A tutti i lettori, un sincero augurio di continuarla.
[...]
L'autrice:Hajrija Seferovic (Maria) è
nata da genitori Kalderasha nel 1938 a Tramnik, nell'ex Jugoslavia, prima di
cinque figli. La famiglia si spostava spesso per guadagnarsi da vivere con la
vendita di cavalli, e facendo pentole e piatti di rame che vendevano ai mercati.
Maria si ricorda una gioventù bella, sotto le tende in una grande "kumpanja".
Nei vari spostamenti il suo gruppo veniva spesso in Italia. All'inizio della
guerra in Bosnia la famiglia è scappata con l'aiuto di organizzazioni umanitarie
(ONU). Alcuni dei suoi familiari sono andati a vivere in Francia, altri in
Germania e negli Stati Uniti, lei e la sua famiglia a Torino dove hanno vissuto
per 10 anni, e da dove dopo sono stati sgomberati. Da allora hanno cercato di
mettere radici a Napoli, in Sicilia, a Roma, e Bologna ma sono sempre stati
sgomberati.
All'inizio del 2000 si sono nuovamente spostati arrivando
a Pessano con Bornago, ove hanno comperato un piccolo terreno agricolo con
l'intento di fermarsi, per essere vicini al marito di Maria che era in cura a
San Raffaele per una grave malattia, che lo ha portato alla morte.
Maria allora decise di fermarsi a Pessano ma ciò non fu
possibile a causa dei continui sgomberi. In questo momento Maria sta a Trezzo
sull'Adda in una povera roulotte, dove continua a curare suo figlio cieco dalla
nascita ed ha vicino la maggiore parte dei suoi numerosi figli.
Coordinamento editoriale:
Natalija Halilovic
Frances Oliver Catania
Fabrizio Casavola
Copertina:
Rebecca Covaciu
Dettagli:
Copyright A.S.D. La Comune, via Novara, 97 Milano (Licenza
di copyright standard)
L'arte puo' cambiarti la vita: anche se abiti in una baracca, in un campo rom.
Parola di una giovane pittrice, Rebecca Covaciu.
A giudicare dall'accoglienza che riceve quando presenta il suo libro e dai nomi
delle persone che lo presentano con lei (Lella Costa, Lorella Zanardo, Don Gino
Rigoldi...), si direbbe che fa piu' per la cultura rom questa ragazzina di 16 anni
che un qualunque giornalista, scrittore, antropologo. Rebecca Covaciu e' nata in
Romania, ha vissuto in Sud America e in Spagna, poi con la famiglia e' approdata
a Milano, dove per anni ha dormito dove capitava: in una baracca, all'aperto.
Quando si e' presentata al liceo artistico Boccioni per iscriversi, ha portato
con se'
un quaderno pieno di disegni colorati, ognuno dei quali accompagnato da
qualche parola: il suo diario. Lo ha consegnato al preside e ora questo piccolo
capolavoro e' stato pubblicato, accompagnato da un testo che racconta la sua
vita: si intitola L'arcobaleno di Rebecca (UR editore, euro 11,70, sito:
www.rebeccacovaciu.it).
Rebecca dipinge e vende i suoi lavori sui Navigli, studia, va a parlare nelle
scuole, rilascia interviste ai media. Parla con la saggezza di un'adulta,
sorride con la spontaneita' una bambina.
Che effetto ti fa essere intervistata, applaudita...
"Sono molto felice, perche' finalmente una ragazza rom riesce a parlare della
propria cultura, a dire che anche noi siamo esseri umani. Essere applaudita mi fa
sentire al cuore un'emozione positiva. Anche i miei genitori sono contenti: loro
non hanno studiato e sono molto fieri di me".
Com'e' il tuo rapporto con i compagni di scuola?
"Alle medie e' stata dura perche' non mi hanno accolto bene, dicevano che ero una
zingara e rubavo. Io mi sentivo male, mi chiedevo: perche' devo essere
discriminata perche' sono nata cosi'? Ma adesso al liceo artistico va bene, perche'
tutti gli artisti hanno una parte buona nel cuore... ".
Come descriveresti i tuoi coetanei italiani?
"Sono aperti, semplici... in Romania gia' a 14 anni i ragazzi hanno una mentalita'
quasi da adulti, pensano a lavorare. Qui fanno una vita piu' ricca, sono puliti,
hanno vestiti di marca, l'iPod...".
Cosa rispondi quando ti chiedono di dove sei?
"A volte dico che vengo dalla Romania, perche' e' piu' facile che dire di essere
rom... I rom non hanno stabilita', non hanno una terra. Pero' io mi sento una rom di
Romania".
Come ti piacerebbe che cambiasse l'atteggiamento degli italiani nei confronti
del tuo popolo?
"Vorrei che fossero piu' pazienti, specie nei confronti dei bambini. Che
comunicassero con loro, prima di giudicare".
Molti pensano che ai rom non piaccia abitare nelle case.
"Non e' cosi': chi li vede nelle baracche crede che vogliano stare li'. Ma la verita'
e' che arrivano dalla Romania, dalla Spagna, non hanno un soldo in tasca,
e dove posso andare? Sarebbe diverso se la legge prevedesse l'assegnazione di
una casa. Noi in Romania ne avevamo una, ma a Milano abbiamo sempre abitato
nelle baracche. Da poco, abbiamo una casa: ma mancano le finestre, il
riscaldamento, le piastrelle per terra. Non e' facile viverci, ma sono contenta
che Dio ci abbia dato un tetto sulla testa, per non provare piu' la pioggia e il
freddo".
Un tempo chiedevi anche tu l'elemosina...
"Chiedere aiuto ti fa vergognare: all'inizio e' difficile, poi ti ci abitui.
Spesso, pero', non ti aiuta nessuno. E a volte ti gridano: "Vai a lavorare, non
ti vergogni?" e in quel momento tu non sai cosa dire, perche' hai bisogno e sei
obbligato fare l'elemosina. A me spiace in particolare per quelli che fanno
l'elemosina perche' non hanno le gambe... al posto di dargli una moneta, sarebbe
bello che qualcuno gli desse una casa, che ci fosse un posto dove potessero
vivere: gli servirebbe anche ad aprire la mente, perche' loro pensano che l'unica possibilita' che hanno
e' la strada".
Tu come l'hai aperta la tua mente?
"Con la fede in Dio e nel Vangelo. Da noi non vieni battezzato da piccolo:
quando sei adulto sei libero di scegliere la tua religione. Io ho scelto quella
Evangelica Pentecostale".
Parliamo di pittura: cosa rappresenta per te?
"La mia arte e' semplice come una preghiera. I colori sono importanti per
mostrare la tristezza e la felicita': quando uso quelli scuri significa che sono
triste, quelli chiari esprimono gioia. Quando dipingo e' come se entrassi dentro
al quadro, penso a delle cose felici e vorrei che quello che disegno succedesse
nella realta'. Mi sento piu' rilassata".
Cosa pensano i tuoi amici rom di quello che ti sta accadendo?
"Di miei coetanei, a Milano, ne sono rimasti pochi: sono tutti partiti perche'
non avevano un posto dove dormire. Ma i ragazzi piu' grandi che vivono ancora qui
sono contenti che io parli della nostra cultura. Nel nostro cortile, poi, ci
sono tanti africani e quando mi hanno visto al Tg3 mi hanno detto: "Brava che
hai parlato di tutti gli stranieri!". Quasi piangevano dalla gioia. E questo mi
ha reso felice".
I colori della vita. La storia di Rebecca Covaciu a "Nel cuore dei
giorni"
Occhi di pece, acquattati tra le pagine. Assorti tra immagini e parole del
taccuino che Rebecca Covaciu, 17 anni, custodisce come una reliquia. E' il suo
piccolo tesoro, sopravvissuto agli sgomberi: "Lo tenevo sotto il cuscino assieme
alla Bibbia e, quando ci cacciavano dalle baracche - ricorda l'adolescente Rom,
originaria di Arad - temevo sempre che andasse distrutto". Il diario è ancora
qui, dopo la diaspora dalla Romania in Italia passando per Brasile e Spagna.
Intatto come il suo amore per l'arte: dai primi acquerelli con terra, fior e
fili d'erba al liceo artistico Boccioni. Una favola a lieto fine se non fosse
che, malgrado il successo del libro "L'arcobaleno di Rebecca" (UR Editore,
2012), per la ragazza i problemi non sono finiti. E a settembre, senza un
sostegno economico, rischia di dover abbandonare gli studi a un passo dal
diploma (l'anno scorso, era riuscita a iscriversi grazie a una borsa di studio).
Famiglia numerosa - oltre ai genitori quattro fratelli, una cognata e tre
nipotini - e condizioni di vita precarie ("Viviamo in uno scantinato in viale
Certosa, senza finestre né pavimenti. L'inverno è stato durissimo"). Tutti senza
lavoro, a parte lei che, con i suoi disegni cerca di racimolare i 380 euro di
affitto al mese:
"Li vendo a offerta libera tra Brera, il Duomo e i Navigli", racconta la giovane
pittrice dal tocco espressionista.
Con un trittico su Milano ha anche vinto un concorso: "La mia scuola ha avuto 6
mila euro per gli studenti poveri, io un computer, ma ho dovuto venderlo per
aiutare a casa". Online naviga solo dagli internet point dei nordafricani:
nativa digitale malgrado il divide, non solo tecnologico, con i suoi coetanei.
Già, perché all'inizio i compagni di classe hanno fatto muro:
"Ricordo l'assemblea su di me, non sopportavano che avessi fatto troppe assenze.
Ho provato a spiegare la mia situazione: alcuni hanno capito, altri no. Il
pregiudizio sui Rom, purtroppo, è ancora forte".
L'antidoto di Rebecca sono i suoi disegni: onirici, ma sempre con un sottofondo
di realtà. Svelata dalle rime che li accompagnano:
"La mia vita è come un armadio - annota la 17enne sulle prime pagine del suo
diario - tanto tempo ho vissuto nel buio, poi ho visto una chiave d'oro, ho
aperto la porta e sono uscita".
Quando parla della sua passione, Rebecca si illumina: "Vorrei finire il liceo e
aiutare i bambini poveri e malati". Immagina laboratori di pittura in ospedale e
corsi sui diritti umani. Nella testa, i suoi autori preferiti: Marc Chagall,
Frida Kahlo, Jean-Michel Basquiat. Visionari e un po' sciamani come lei.
Di Fabrizio (del 28/07/2012 @ 09:07:38 in media, visitato 1853 volte)
Dopo il successo di
Milanomondo
(grazie ancora a tutti gli intervenuti), continua la rassegna (totalmente
autoprodotta ed autofinanziata)HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
Sabato 4 agosto ore 18.00 proiezione in ANTEPRIMA NAZIONALE del film "La
canzone di Rebecca" - ore 20.00 Cena - a seguire
balkan disco Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
I colori, le luci, la forza d'animo, il sorriso di Rebecca.
La Milano violenta e la Milano accogliente, gli sgomberi, la
vita per strada e la conquista di una casa. Partendo da
una baracca di periferia per giungere nell'aula di un liceo
artistico. Dove proseguirà?
Ne parliamo, dopo il film, seduti a tavola, con la protagonista
Rebecca Covaciu ed il regista Roberto Malini(ricordo che per la
cena E' NECESSARIO PRENOTARE)
Ingresso gratuito e proiezione al coperto. Tempo
permettendo, si cena all'aperto al
Marina Social Rom (in caso di maltempo, in luogo coperto), primi e
secondi, contorno, piatti freddi estivi e piatti
vegetariani - una bevanda a scelta. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE, costo tra i 10 ed i 15 euro (confermare QUI
o al 347-717.96.02 le presenze
entro giovedì 2 agosto). Grazie e buona serata a tutti!
Evento realizzato con la collaborazione del gruppo
EveryOne
Di Fabrizio (del 15/05/2010 @ 09:04:59 in media, visitato 2456 volte)
Segnalazione di Roberto Malini
Milano, 13 maggio 2010. «Bambini rom costretti a rubare» è
un'inchiesta sulla vita dei bambini Rom prodotta da Bbc This
World (2009) e realizzata da Liviu Tipurita, che sarà
trasmessa su Current Tv domenica 16 maggio alle ore 23. Si
tratta di un documentario-farsa, preparato a tavolino per
rinfocolare pregiudizi atavici nei confronti del popolo Rom.
Come faccio ad affermarlo? Semplice: la produzione mi
contattò più volte, prima di girarlo. Il reporter romeno
aveva maturato l'idea di realizzare un'inchiesta-choc dopo
aver preso visione di un articolo apparso sul Corriere della
Sera (articolo che ho già commentato) dove si vedono bambini
Rom (fra i quali il famoso "Bobi") in posa davanti
all'obiettivo di un fotografo, nell'atto di compiere - ora
con la mano destra, ora divenendo improvvisamente mancini -
borseggi nei pressi della Stazione Centrale di Milano,
davanti ai passanti che osservano quelle "performance" senza
manifestare il minimo turbamento. Dopo l'arresto, il piccolo
"Bobi", secondo le autorità e il giornalista del Corriere,
avrebbe chiesto di essere allontanato dai genitori-aguzzini
e affidato a una brava famiglia italiana. Nella realtà, il
piccolo è stato sottratto alla famiglia e affidato a
comunità in attesa di essere inserito in nuclei familiari
italiani per ben trenta volte (sic!), ma ogni volta è
fuggito per tornare dai suoi, preferendo la povertà di una
baracca - ma insieme ai suoi cari - agli agi promessi dalle
assistenti sociali e dai tanti amici della "legalità". Ho
spiegato con chiarezza alla produzione la mia perplessità
sulle foto apparse sul quotidiano italiano, così come sui
numerosi casi in cui persone di etnia Rom venivano accusate
di crimini efferati, al fine di provocare intolleranza nel
popolo italiano e rendere possibile la grande operazione di
pulizia etnica che avrebbe successivamente ridotto i Rom in
Italia da circa 180 mila agli attuali 40 mila. Ho spiegato
all'entourage di Tipurita che i Rom solo in casi rari di
devianza picchiano i loro bambini e che l'elemosina era il
solo mezzo con cui le famiglie potevano procurarsi mezzi di
sopravvivenza. Ho proposto loro di incontrare la famiglia di
"Bobi", che si trovava in un insediamento a Pioltello, e di
intervistare alcune giovani Rom costrette dalla povertà e
dall'emarginazione a vivere mendicando. I responsabili di
produzione, però, non accoglievano alcuna delle mie
proposte. "Vogliamo qualcosa di diverso," mi chiedevano.
"Non potrebbe consentirci di incontrare Rom che comprano e
vendono bambini, genitori Rom che seviziano i figli per
costringerli a mendicare, prostitute Rom minorenni o
ladruncoli Rom?". Erano inutili i miei tentativi di spiegare
loro che il popolo Rom presenta la stessa percentuale di
ladri e di genitori indegni che hanno gli altri popoli, che
nei campi avrebbero trovato indigenza, malattie, esclusione
sociale, ma anche tanta solidarietà, una grande unione, uno
spirito pacifico e un amore infinito per i bambini. A tale
proposito, riportai loro un proverbio conosciuto dai Rom di
tutto il mondo: "Tanti bambini, tanta gioia". Ho offerto ai
collaboratori di Tipurita tutto il materiale relativo ai
nostri studi sui Rom ("Grazie, non si dia pena di
inviarcelo") e l'opportunità di conoscere personaggi che
danno lustro al popolo più discriminato d'Europa: Santino
Spinelli, Rebecca Covaciu, Dijana Pavlovic, Goffredo
Bezzecchi e altri. "Se questa è la sua posizione," mi
rispondevano, "non è di nostro interesse incontrarla. Noi
abbiamo un'altra visione riguardo ai Rom". E chiudevano così
la conversazione. La loro "visione" è diventata una delle
più oscene calunnie mai diffuse dai media. La conosceremo
nei dettagli domenica prossima.
Di Fabrizio (del 01/08/2008 @ 09:04:39 in Italia, visitato 2076 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Sei un antirazzista? Compra un disegno di Rebecca Covaciu. Partecipa alla
Resistenza solidale
... e aiutami a far circolare questa "colletta per un'Italia migliore"...
Si parla e si scrive di Rebecca Covaciu a ogni latitudine. La vicenda umana e
artistica della giovanissima pittrice Rom è ormai nota in tutto il mondo. Ha
abbandonato la Romania con i suoi cari, con il proposito di sfuggire la
miseria, per trovarsi in Italia, al centro di un mondo ostile. La
persecuzione razziale l'ha seguita lungo tutta la penisola, dalla Milano dei
pogrom nei campi alla Napoli dei roghi. Tutto contro i Rom. Quante volte ha
sentito la minaccia "Andatevene via, zingari!"? Troppe volte. Rebecca però, ha
sempre sperato in un'Italia migliore, più umana, solidale e accogliente. Crede
nonostante tutto all'intima bontà dell'uomo, come Anna Frank. A Genova, ha vinto
il Premio UNICEF per l'Arte legata all'Intercultura ("Porto sempre con me la
medaglia!"). A Milano, è stata picchiata e ha visto i suoi fratelli presi a
schiaffi, insultati e spinti al suolo "come succedeva agli zingari quando c'era
Hitler..." commenta la ragazzina prodigio. Sempre nel capoluogo lombardo, suo
papà, Stelian, l'uomo più buono e pacifico del mondo è stato pestato
selvaggiamente da agenti di polizia. Rebecca disegna spesso le loro divise e,
nelle sue opere, le creature che indossano quelle divise sembrano - a lei che è
nata nella Transilvania del Conte Dracula - demoni, vampiri. Adesso Rebecca e la
sua famiglia vivono in un paesino agricolo del Sud Italia. Papà e mamma stanno
cercando un lavoro, aiutati da Giancarlo, il loro angelo custode.
Mentre aspettano la buona notizia, un posto da operaio per papà, da badante
per mamma... è prezioso ogni aiuto, perché - nonostante tutto il mondo parli
della piccola artista Rom - i Covaciu sono poveri. Agli amici che aiuteranno la
sua famiglia, anche con somme piccolissime (da inviare a Stelian con il servizio
Western Union), Rebecca regalerà un disegno della serie "I topi e le stelle":
"Siamo tutti stelle, ma alcuni di noi sono costretti a vivere come topi" dice
Rebecca, spiegando il titolo della serie. Aiutare Rebecca significa contribuire
alla sconfitta della forma più odiosa di razzismo, perché un giorno Rebecca
aiuterà il suo popolo, con l'arte e con la sua vivissima intelligenza: se potrà
crescere serena e studiare... non vi saranno limiti, davanti a lei. Ricevere un
disegno di Rebecca, inoltre, significa acquisire un'opera d'arte che un giorno
potrebbe avere un valore inestimabile, perché Rebecca è una giovane artista di
talento che diventerà una grande pittrice e la sua arte non sarà dimenticata.
Chi desidera aiutare Rebecca e la sua famiglia, mi scriva e gli invierò il
numero di telefono di Stelian Covaciu, a cui potrà mandare direttamente il
contributo.
Pessano con Bornago
Dopo le meritate vacanze, torniamo con due incontri di sicuro interesse.
Conoscere per non discriminare, due iniziative ideate e organizzate
dall’associazione La bottega che non c’è trasformeranno il territorio di Pessano
con Bornago in uno spazio aperto, dove riflettere sui numerosi pregiudizi che
circondano il popolo Romaní.
Due momenti di storia, letture, testimonianze, musica, che aiutano a sovvertire
le abitudini, a sottrarsi ai condizionamenti, per non smettere mai di dare
concretezza alla parola solidarietà, per non smettere mai di migliorare la
nostra società in un continuo confronto di idee, coscienze, culture e religioni
che danno significato e valore a ogni nostra scelta.
La bottega che non c'è
Venerdì 20 settembre 2013 - Ore 20.30. Sala Consiliare in Piazza della
Resistenza
1. Conoscere attraverso la storia. Relatore: Ernesto Rossi, dell'Associazione ApertaMente.
2. Testimonianze dell'Associazione Mamme e Maestre di via Rubattino.
3. Testimonianze del progetto Taivé.
4. Proiezione del film documentario Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen.
5. Musica tzigana del brillante duo de l'Orchestra dei Popoli Vittorio Baldoni.
Domenica 29 settembre 2013 - Ore 16.30. Cortile della Biblioteca Comunale
6. Conoscere attraverso la poesia e la musica. Lettura di brani e poesie di
Papuska e di Mariella Mehr a cura del gruppo Polvere di Storie.
7. Musica del violinista George Moldoveanu.
8. Performance di Jovica Jovic.
9. Cabaret di Luca Klobas.
10. Mostra pittorica di Rebecca Covaciu.
Durante il primo e il secondo incontro saranno allestite la Mostra fotografica
della Caritas ambrosiana e un Buffet tradizionale che solleticherà i nostri
palati, con tanti fragranti e appetitosi assaggi.
Di Fabrizio (del 08/09/2013 @ 09:02:18 in Kumpanija, visitato 1534 volte)
Domenica 15 settembre, ore 11.30 Libreria Popolare via Tadino 18, MILANO
Rebecca è una
ragazza rom. E' anche un mondo: dalla Romania ha girato l'Europa e il Sud
America, ha scritto, dipinge, studia al liceo artistico, è stata testimone di
infiniti sgomberi, violenze esplicite o meno. Ha ricevuto il premio UNICEF. E ancora: studia il violino e cerca di vivere come una ragazza della sua età.
Così, tornati dalle ferie, riprendiamo LE CONVERSAZIONI IN LIBRERIA. Una domenica mattina alle 11.30, in un
angolo fresco e amichevole. Ci sarà anche un'esposizione dei dipinti di Rebecca,
e si terminerà con un rinfresco offerto dalla libreria a tutti i partecipanti.
Verrà presentato l'ultimo libro di Rebecca Covaciu:"L'arcobaleno di Rebecca - Taccuino di viaggio di una ragazza Rom" UR
Editore - 2012 – pp. 168 - euro 11,70con l'autrice, intervistata
da voi e da Fabrizio Casavola, per la redazione di MAHALLA.
RAPPORTO: L'Italia non è per i gitani "Cara Europa..."
La bambina rumena
Rebecca Covaciu resiste ad una vita di persecuzione e miseria.
Un viaggio di tristezza da Arad a Milano, Ávila, Napoli ed ora Potenza
MIGUEL MORA - Potenza - 13/07/2008
Tutta la famiglia Covaciu, con Rebecca - CARLES RIBAS
Con i suoi 12 anni, Rebecca Covaciu - occhi grandi, denti bianchi, sorriso
splendido - ha vissuto e visto così tante cose, che potrebbe scrivere, se
scrivesse, un buon libro di memorie. Rebecca è rumena di etnia romaní, ed ha
passato metà della sua vita per strada. Ha dormito in un furgone, in una
capanna, per terra. Alcuni giorni ha mendicato con i suoi genitori in Spagna ed
Italia. Altri giorni ha visto distruggere la sua baracca, è stata aggredita
dalla polizia italiana, ha ascoltato sotto una coperta quando suo padre era
picchiato per difenderla, ha visto bambini morire perché non avevano medicine,
ha conosciuto la paura dei gitani che fuggivano da Ponticelli (Napoli) quando
l'accampamento fu incendiato. Però Rebecca ha resistito. Ed ha commosso l'Italia
con la sua storia. Una lettera in cui riassume il suo sogno: andare al collegio
e che i suoi genitori abbiano un lavoro.
Con la su semplice lettera, intitolata "Cara Europa", ed una serie di
disegni, I ratti e le stelle, innocenti e precari, però speciali come
lei, ha dimostrato il suo talento. Rebecca, al posto di deprimersi con questa
"vita di tristezza", ha gridato al mondo la sua storia dickensiana in prima
persona, convertendola in un appello di giustizia e speranza. Ai suoi sogni
privati di andare al collegio e che i suoi genitori abbiano un lavoro "per no
chiedere l'elemosina", ne aggiunge un altro più grande: "che l'Europa aiuti i
bambini che vivono per strada".
Ora , Rebecca è contenta. Da alcuni giorni vive, sogna e disegna in una
piccola casa in campagna, situata vicino ad un paese della Basilicata, una
regione montagnosa ed agricola, a 250 km. a sud di Napoli.
Cade la sera e la luce dell'antica Lucana romana è uno spettacolo. Rebecca e
suo padre, Stelian, ricevono sorridenti sulla porta, sua madre Georgina prepara
un caffè turco ed un dolce, e poi la bambina trae i disegni dalla sua cartella e
li mostra. Lentamente, con orgoglio ma senza presunzione: "Degli alberi di
colore, un angelo, una spiaggia italiana, dei bambini che fanno il bagno, un
principe ed una principessa, una coppia di sposi (pure italiani), due farfalle,
un mazzo di fiori, un collier di Versace, frutta, ancora frutta..."
Rebecca Covaciu, una bambina rumena di 12 anni ed etnia romaní -
CARLES RIBAS
Rebecca partì dalla sua città, Siria jud Arad, vicino a Timisoara, circa
cinque anni fa, ora parla rumeno, romaní, italiano ed un poco di spagnolo. "Lo
imparai ad Ávila quando vivevamo in Spagna, spiega in italiano: "Non avevamo
casa e dormivamo nel furgone. Lì feci la terza elementare, mi ricordo molto
dell'insegnante. Mi voleva molto bene, le piacevano i miei disegni".
La bambina è il capo della famiglia. E gran parte del suo futuro. A parte il
suo talento per la pittura, riconosciuto il maggio scorso dall'Unicef quando
ricevette a Genova il Premio Arte ed Intercultura Café Shakerato, Rebecca è
dolce, educata e giudiziosa. Mentre parla a ruota libera, come un libro aperto,
i suoi genitori, Stelian, di 43 anni, ex contadino e pastore evangelico, e
Georgina, 37 anni, i suoi fratelli Samuel (17), Manuel (14) y Abel (9), e la
moglie di Samuel, Lazania, incinta di 16 anni, la mirano con un misto di
sorpresa e riverenza, come se fosse un'estranea. In un certo modo lo è.
I Covaciu arrivarono qui di notte. Venivano in treno, un lungo viaggio da
Milano. Giorni prima, alcuni poliziotti
avevano colpito Stelian con dei bastoni. "Mi minacciarono di tornare se li
denunciavo", ricorda. Lo fece, e dovette fuggire.
Ora, mentre prova a superare il panico ed il dolore dei colpi, Stelian, un
uomo che quando parla sembra sul punto di piangere, si dichiara "felice, grazie
a Dio e a questi signori italiani tanto generosi che ci hanno lasciato la loro
casa".
Si riferisce a G. e A., una coppia di media età che risiede a Potenza, il
capoluogo di provincia. "Conosciamo la storia di Rebecca da Internet, e dalla
notte al giorno abbiamo deciso di offrirle rifugio in questa casa che non
usiamo", spiegano. In cambio , una firma di un contratto di affitto gratuito per
un anno. G. e A. preferiscono non essere identificati. "Non vogliamo convertirci
in un prototipo mediatico della famiglia italiana solidale". Però il loro
altruismo ha restituito il sorriso alla prole di Stelian.
La famiglia da cinque anni non dormiva sotto un tetto vero. "A Siria jud Arad
avevamo casa, ma non avevamo pane", spiega Rebecca, "e mangiavamo con
l'elemosina dei vicini. Invece, a Milano i miei genitori non trovavano lavoro",
continua senza drammi, "ed anche lì dovevamo chiedere. Non potevamo andare a
scuola perché non avevamo casa. Però ora mi han detto che potremo andarci".
Per poter accedere alla scuola, i Covaciu devono dimostrare un domicilio
fisso ed essere registrati nel censimento municipale. Precisamente questa è una
delle ragioni che ha invocato il Governo italiano per elaborare il polemico
censimento della comunità romaní. Dei 140.000 gitani che vivono nel paese, la
metà sono italiani e quasi un terzo sono rumeni. Ed il 50% sono minori. Molti di
loro sono senza scolarizzazione.
Come altri compatrioti e fratelli di etnia, i Covaciu attraversarono col loro
furgone l'Ungheria e l'Austria per arrivare a Milano compiendo il rito dell'effetto
chiamata. Dopo alcuni mesi cercando fortuna, senza successo, decisero di
tentare con la Spagna. "Un amico che viveva ad Ávila ci disse che aveva la casa,
i documenti ed il lavoro, però arrivammo tardi. Mandammo i bambini a
scuola, però non trovavamo lavoro. Così andammo a Torrelavega, ci stemmo due
mesi. Tornammo a Milano".
Georgina parla italiano, qualcosa di spagnolo ed un poco di francese. Ha
vissuto anche in Germania. "Fu nel 1990, Samuel nacque lì. Stavamo bene, però
dopo due anni nn ci pagarono il sussidio e ci mandarono in Romania. Anche se si
definisce "metà rom e metà no", ha dieci denti d'oro."Costano solo 10 € l'uno!"
si difende ridendo. "Ce li ha messi un medico di Siria di passaggio a Milano, ora sono di
moda in Romania. L'unica che non vuole metterseli è Rebecca."
Al principio, a Milano, tutto andava più o meno bene, ricorda la ragazza: "Ci
costruimmo una capanna con cartone e plastica sotto un ponte del Giambellino".
Era un piccolo insediamento illegale dove vivevano altre cinque famiglie di
Timisoara. "Per mangiare, chiedevamo al mercato degli antiquari. Solo un paio
d'ore, perché i bimbi potessero mangiare", assicura la madre abbassando gli
occhi. Come si vede in uno dei disegni di Rebecca, anche lei ha mendicato un
"triste giorno"; suo fratello Manuel, che chiamano Ioni, suonava la fisarmonica.
Un anno fa, Roberto Malini, un dirigente di EveryOne, una giovane OnG per i
diritti umani che segue circa 60 famiglie di origine gitana a Milano, incrociò
la vita dei Covaciu. "Vidi un gruppo di gente che insultava un bambino gitano
molto magro che li guardava terrorizzato mentre teneva in braccio un cane." Era
Abel, il piccolino. "Lo accusavano di aver rubato il cane e volevano linciarlo.
Tentammo di riportare la calma, e nel mentre arrivò sua madre con i documenti
del cane. Lo avevano portato seco dalla Romania".
EveryOne si fece carico delle necessità basiche dei Covaciu quando iniziavano
a capire che una parte del paese andava stancandosi dei gitani. "Noi abbiamo
paura della polizia e facciamo paura agli italiani. E' così", dice Georgina.
Secondo l'ultimo
Eurobarometro sulla discriminazione, gli italiani sono gli europei che,
assieme ai cechi, si sentono più a disagio con i gitani. Un 47% degli
intervistati in Italia afferma di non volere un romaní come vicino. La
sensazione cresce in Europa, anche se la media di intolleranza nella UE dei 27 è
la metà: un 24%.
La paura s'è installata in molta gente per lo meno da otto anni. Già nel
2000, prima delle ultime elezioni vinte da Silvio Berlusconi, la Lega Nord
dell'attuale ministro degli Interni, Roberto Maroni, lanciò una furibonda
campagna contro i romaní usando gli slogan uditi tante volte da quando nell'anno
1400 i gitani arrivarono in Occidente: violano ed assassinano le nostre donne,
rapiscono i nostri bambini, rubano nelle case, non vogliono lavorare ne andare a
scuola.
La litania non includeva dati che aiutassero a completare la fotografia. La
speranza di vita dei gitani che vivono in Italia è di 35 anni. L'indice di
mortalità infantile è 10 volte più alto di quelli dei bambini non gitani.
L'ultimo rapimento di un bimbo per mano di un gitano fu registrato in Italia nel
1899.
"Scese la strategia dell'odio e diede molti voti alla Lega ed alla destra",
ricorda Malini. "I gitani passarono dall'essere una molestia a
convertirsi nel centro dell'emergenza sicuritaria. Ora, la consegna
ufficiale è salvare i bimbi gitani dai ratti e dallo sfruttamento dei loro
genitori. Per conseguire questo obiettivo tanto lodevole vale tutto: che la
polizia li accusi, applicare ordinanze discriminatorie come quella delle
impronte digitali, incluso sottrarre bambini alle famiglie accusandoli di
mendicità o furto per portarli al Tribunale dei Minori. Abbiamo denunciato al
Parlamento Europeo vari casi a Napoli, Rimini e Firenze. Chi ruba i bambini a
chi?".
Un'altra opzione consiste nel demolire le baracche illegali e invitare gli
abitanti a tornare nel loro paese. Il 24 aprile, il governatore della Lombardia
inviò le scavatrici nel quartiere milanese del Giambellino con un gruppo di
polizia anti sommossa. Il mini accampamento dove vivevano i Covaciu fu reso
sgombero in un minuto. "Fu un'evacuazione brutale", ricorda Malini. "Li
obbligarono ad uscire dalle baracche e li posero in fila a contemplare la
distruzione". Rebecca: "Ci dissero che non potevamo raccogliere le nostre cose
perché con il nuovo Governo non potevamo restare in Italia". I Covaciu e altre
cinque famiglie persero tutto. "Restammo alcuni giorni dormendo nella Casa della
Carità e Roberto ci mandò a Napoli", aggiunge.
Mentre il treno arrivava al sud, una turba organizzata dalla Camorra
attaccava e bruciava gli accampamenti di Ponticelli, dove vivevano 700 persone.
"Dormimmo in una scuola, c'erano molti rumeni", ricorda Rebecca. "Le donne
raccontavano di aver avuto molta paura. Si avvicinava gente alle finestre e ci
gridava: 'Fuori di qui, zingari, tornate al vostro paese!".
Nuovo ritorno a Milano, Rebecca continua a disegnare, il Governo annuncia le
misure di emergenza rifiutate questa stessa settimana dal Parlamento Europeo.
Oltre alle principesse e alle spiagge immaginate, la ragazza dipinge la sua vita
reale. Ritratti di emarginazione, la diaspora, la mendicità. EveryOne li
presenta al premio Unicef. Tra 150 candidati, Rebecca vince con I ratti e le stelle.
"Prima disegnai Roberto, mi disse che ero un artista. Ne feci un altro, lo mise
nella sua pagina web e mi diedero il premio e questa medaglia".
I media la convertono per un giorno nella "piccola Anna Frank del popolo
gitano". I suoi disegni viaggiano all'esposizione collettiva Psiche e catene,
inaugurata il Giorno dell'Olocausto a Napoli. E sono ricevuti come testimonianza
contro la segregazione razziale nel Museo di Arte Contemporanea di Hilo delle Hawai.
Dopola fama effimera, i Covaciu installano la loro tenda nella zona di San
Cristoforo. Una mattina, dieci giorni fa, arrivano degli uomini alla tenda e,
senza dire parola, iniziano a picchiare Ioni e Rebecca. Il padre tenta di
difenderli e anche lui le prende. L'OnG decide di raccontarlo alla stampa. Due
auto della polizia arrivano sul posto. "Erano gli stessi del giorno prima, ma
questa volta portavano l'uniforme", dice Rebecca. "Mi misi nella tenda è mi
coprii con la coperta, i poliziotti presero papà ed iniziarono a picchiarlo. Lo
sentivo gridare molto forte".
"Trauma cranico per aggressione". Questo dice il referto medico, che il
pastore evangelico ricevette al pronto soccorso. Lì lo visitarono altri
poliziotti. Il messaggio era chiaro: "Se denunci, torneremo". Covaciu decide di
denunciare. Questo suppone andarsene dalla città, allontanarsi, nascondersi. Qui
appare la coppia di Potenza. "Quando lo Stato maltratta così la gente, quel che
segue è che cresce la solidarietà", medita il signor G.
I Covaciu arrivarono di notte a questa preziosa zona d'Italia. A soli due km.
c'è un paese tranquillo, una scuola rurale ed un curato, don Michele. "La storia
dei Covaciu prova che non abbiamo una politica d'integrazione", spiega. "Tutto
dipende dal volontariato della gente. Come la Bibbia è una storia di
emigrazione, Dio non ha paura".
Rebecca si congeda regalando disegni a tutti.
- Che farai da grande?
- Voglio curare i bambini poveri e fare la pittrice.
Niente teatro gratuito per la recita sulla Shoah. Il sindaco: inaccettabile
parallelo tra i nazisti e il governo
MILANO - Volevano esibirsi al Teatro della Martesana. Si preparavano da mesi,
i ragazzini della media Falcone di Cassina De’ Pecchi. Giorno della Memoria, le
terze sul palco. Il tema di quest’anno, la storia di Rebecca Covaciu, la
quattordicenne «pittrice» (è stata premiata dall’Unicef e le sue opere sono
esposte in tutto il mondo) che ha lanciato un appello contro la persecuzione dei
rom in Italia ed è stata soprannominata la «Anna Frank dei rom». Mancava solo il
patrocinio del Comune. Il sindaco lo ha negato: «Iniziativa non attinente alla
ricorrenza». Un recital organizzato, scritto e diretto dai ragazzi. Con il
contributo del Comune. Che non è mai arrivato. Con una lettera datata 22 gennaio
e indirizzata alla scuola, il sindaco di Cassina De’ Pecchi, il leghista e
onorevole Claudio D’Amico, ha risposto così: «Il diniego del patrocinio è
ascrivibile ai seguenti motivi: l’estraneità dell’evento proposto con la
ricorrenza da celebrare; l’inaccettabilità dell’unica chiave di lettura che
propone uno sconcertante parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti
dal governo del nostro Paese nei confronti della minoranza rom; infine, la
scuola dispone della palestra, location più che idonea per realizzare l’evento,
oltretutto a costo zero».
Capitolo chiuso. Almeno sembrava. Ma il 25 gennaio il dirigente
dell’istituto comprensivo non ha resistito. Con una lettera inviata al sindaco e
ai genitori delle classi terze, Sergio Roncarati ha voluto fare alcune
precisazioni: «Contesto il fatto che l’evento teatrale sia estraneo al giorno
della Memoria perché è riconducibile al nazismo e alla discriminazione delle
minoranze etniche presenti nei campi di concentramento. La scuola è
un’istituzione, non fa politica. Raccoglie spunti che provengono dalla società
per accrescere la sensibilità dei ragazzi e formare una coscienza civica». La
replica continua, avanti con le precisazioni del preside. «Sul sito della
Conferenza Episcopale Italiana (www.chiesacattolica.it)
si trova un chiaro riferimento alla vicenda della ragazza e alla giornata della
memoria del 2008. E su questo sito non ho trovato "alcun sconcertante
parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti dal nostro governo nei
confronti della minoranza rom"». E, infine, «la palestra è uno spazio affidato
alle manifestazioni sportive e ad eventi connessi. Per questo abbiamo affittato
il Piccolo Teatro della Martesana, perché da quando è in ristrutturazione il
teatro dell’oratorio, è l’unico spazio idoneo sul territorio di Cassina De’
Pecchi».
Botta e risposta. Che non è servito a riappacificare gli animi e anzi, ha
confermato il mancato patrocinio alla manifestazione da parte del Comune a Est
di Milano. Lo spettacolo, comunque si farà. Le mamme della scuola media
insistono: «Vogliamo tenere i ragazzi fuori dalle polemiche politiche».
L’appuntamento è per giovedì mattina e venerdì sera, ovviamente al teatro della
Martesana, pagato con il contributo delle famiglie e della scuola. Sul palco,
gli studenti. E in platea, Rebecca (che dopo varie peregrinazioni e brutte
esperienze ora vive a Milano) «la cui vicenda condurrà lo spettatore dentro una
realtà di discriminazione e, contemporaneamente, lo avvicinerà a rivelandogli
uno straordinario messaggio di gioia e di speranza».
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