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Di Fabrizio (del 22/06/2010 @ 09:55:52 in Europa, visitato 4555 volte)
Dei campi profughi in Kosovo avvelenati dal piombo, qui se
n'è parlato parecchio, praticamente da quando esiste questo blog. Il mese
scorso, mi è stato regalato un libretto in inglese (non disponibile in Italia), con i nomi di tutti quanti
hanno colpevolmente contribuito a creare questa situazione. Lo tradurrò in
italiano a puntate. Questa è la prima:
Premessa
Nel gennaio 2009, il giornalista della BBC Nick Thorpe [leggi
QUI gli altri suoi articoli tradotti in italiano su Mahalla, ndr] visitò
con la sua squadra gli ex campi Rom/Askali dell'UNHCR a Mitrovica nord (Kosovo),
per riportare sui bambini che là soffrivano di avvelenamento da piombo.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità gli aveva già detto che questo era il
peggiore avvelenamento da piombo mai verificatosi in Europa e forse nel
mondo.
Dopo aver visitato diverse famiglie e filmato i bambini che guardavano la
telecamera coi loro occhi bruni senza speranza, si voltò verso di me chiedendomi
con disgusto: "Chi è responsabile di questa tragedia? Voglio saperlo!"
Questo libro ti dice, Nick, chi è stato responsabile di questa negligenza
mortale e senza senso.
Paul Polansky
(foto tratta da
Le
nouveau NH) - Fabricka, il quartiere Rom ed Askali a Mitrovica sud, un
anno dopo la loro cacciata da parte dei loro vicini albanesi, mentre le truffe
francesi osservavano senza agire. Nessuna casa è stata bruciata. Gli Albanesi
semplicemente hanno sventrato le case per sottrarne mattoni, infissi, porte e
finestre
Una storia personale dei campi di Kouchner
Anche se l'Armata di Liberazione del Kosovo (ALK) e gli estremisti di etnia
albanese iniziarono questa tragedia senza senso durante l'estate 1999, poterono
farlo semplicemente perché le truppe NATO francesi permisero che questa pulizia
etnica avesse luogo. Non successe in una sola notte. Ci vollero tre mesi perché
tutte le famiglie rom e Askali (circa 8.000 persone; la più grande comunità
zingara in Kosovo) abbandonassero le loro case.
Un mese dopo l'inizio, sentii della diaspora dei Rom di Mitrovica che
cercavano rifugio nel campo UNHCR dove lavoravo come consulente ONU per i loro
problemi "zingari". Presi una macchina in prestito e guidai verso la scena. Fu
uno strappo al cuore vedere genitori terrorizzati che portavano bambini in
pianto, trascinare valigie e tutto ciò che potevano portarsi dietro: una
pentola, un materasso, una radio. Quando arrivai, molti Zingari stavano
supplicando i soldati francesi armati di tutto punto di salvarli. Li raggiunsi,
chiedendo ai soldati francesi di intervenire. Un ufficiale francese mi disse
rudemente che le truppe NATO non erano una forza di polizia. Poi venni
trattenuto e portato al quartiere generale dell'esercito francese in un albergo
del centro città. Mi sequestrarono le foto e mi dissero che non avevo il
permesso di ritornare nel settore francese del Kosovo.
Una settimana dopo ritornai, usando un permesso stampa con un nome
differente. Trovai circa 800 Zingari di Mitrovica rifugiati in una scuola serba
sul lato opposto del fiume Ibar. Non avevano cibo, né sapone. I bagni erano
straripati. Ancora nessuna agenzia di aiuto li aveva scoperti; o, secondo
qualcuno, li ignoravano. Tramite Oxfam di Pristina portammo acqua da bere e
prodotti igienici, e poi riferii della loro situazione all'UNMIK. Qualche giorno
dopo l'UNHCR portò agli Zingari dei pacchi alimentari.
A metà settembre i Serbi rivolevano l'edificio per l'anno scolastico. Così le
truppe francesi e la polizia ONU spostarono gli Zingari in tende su di un'area
tossica abbandonata vicino al villaggio di Zitkovac.
Stavolta protestai direttamente col Rappresentante Speciale del Segretario
Generale (RSSG), dr. Bernard Kouchner. David Reily, capo dell'UNHCR, venne con
me. Depositi di scorie tossiche circondavano il campo zingaro. Potevi odorare
gli elementi tossici. Quando soffiava il vento, la polvere di piombo copriva
tutto e rendeva difficile respirare. Il dr. Kouchner, un famoso attivista
umanitario francese, mi assicurò che gli Zingari sarebbero rimasto su quel sito
solo per 45 giorni. Poi sarebbero stati riportati alle loro case e protetti
dalle truppe francesi o portati come rifugiati in un altro paese. Disse di
essere un dottore. Comprendeva il pericolo di minaccia alle vite nel vivere su o
accanto a depositi di scorie tossiche. Disse: "Come dottore, e come
amministratore capo del Kosovo, sarei miserabile se questa minaccia alla salute
dei bambini e di donne incinte continuasse per un solo giorno ancora." Dichiarò
anche che la situazione era un crimine.
A novembre tornai negli Stati Uniti per scrivere delle mie esperienze in
Kosovo. Quando tornai la primavera successiva per visitare gli insediamenti
delle minoranze in Kosovo e riportare delle loro condizioni alla Società per i
Popoli Minacciati (GFBV), visitai questi Zingari di Mitrovica. Non erano tornati
alle loro case o in un paese terzo. Ora erano alloggiati in baracche temporanee,
tutte su terreno contaminato.
Ero anche scioccato di scoprire che il mio amico David Reily, 50 anni, era
morto a gennaio nel suo appartamento a Pristina per un attacco di cuore. Il suo
sostituto, un Neozelandese di nome Mac Namara, si rifiutò di ricevermi e di
discutere la difficile situazione di questi 800 Rom/Askali nei campi UNHCR
contaminati dal piombo. Tuttavia, fui incoraggiato perché il dr. Kouchner aveva
ordinato alla propria squadra medica ONU di prendere campioni sanguigni dai
bambini zingari che vivevano sui depositi tossici, per vedere se le loro vite
fossero in pericolo.
Ritornai negli USA prima che i risultati fossero resi noti. Ma quando
ritornai in Kosovo la primavera seguente (2001) e trovai che gli Zingari
vivevano ancora in questi tre campi, amministrati dall'Agenzia svizzera di
Soccorso ACT e dal loro partner di sviluppo: Norwegian Church Aid, immaginai che
la squadra medica di Kouchner avesse trovato il sito sicuro.
Anche se io e Kouchner nel 2000 ci scambiammo della corrispondenza sulla
situazione degli altri Rom e Askali, della loro mancanza di libertà di movimento
in altre parti del Kosovo e sulla mancanza di aiuti umanitari, non vidi più
Kouchner.
Ora, vivendo a tempo pieno in Kosovo, mi tenevo in contatto regolare con gli
Zingari dei campi posti su terreni tossici. Quando nel 2002 ACT e NCA smisero di
consegnare cibo e prodotti igienici, iniziai a fornire agli Zingari quel poco
aiuto che riuscivo a trovare. Assunsi anche due sorelle romanì (Tina e Dija) per
insegnare migliori misure igieniche alle donne del campo e ai bambini, anche se
era difficile mantenere puliti i bambini dalla polvere che si alzava dai cumuli
di scorie, visto che passavano all'aperto la maggior parte del tempo.
Non compresi che c'era qualcosa di tragicamente sbagliato nel campo, finché
le due sorelle romanì non mi dissero che le donne del campo lamentavano un alto
numero di aborti e che molti dei bambini stavano sempre male (vomitavano e
cadevano in coma). Poi alcuni dei bambini morirono.
La morte che mi chiarì le idee su cosa stava succedendo nei campi fu quella
di Jenita Mehmeti, di quattro anni. Frequentava l'asilo del campo, quando la sua
maestra si accorse che Jenita stava perdendo la memoria e aveva difficoltà a
camminare. Fu portate nell'ospedale locale a Mitrovica e da lì trasferita
d'urgenza in ambulanza in un ospedale meglio equipaggiato a Kraguevac (Serbia).
Jenita rimase lì per tre mesi prima di morire. La causa della morte fu
diagnosticata in "herpes", un'infezione non fatale a meno di malfunzionamenti
del sistema immunitario. Come per l'Aids, l'avvelenamento da piombo distrugge il
sistema immunitario specialmente nei bambini di età inferiore ai sei anni.
Subito dopo la morte di Jenita nel 2004, una squadra medica ONU guidata
dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) fece l'esame del sangue a molti
bambini in tutti tre i campi, per vedere se avevano avvelenamento da piombo,
dato che i loro sintomi lo indicavano. I risultati scioccarono tutti. I livelli
di piombo in molti bambini erano più alti di quanto le apparecchiature mediche
potessero misurare. A novembre un rapporto OMS indicò che alcuni dei livelli di
piombo nei bambini di quei campi erano i più alti mai registrati nella
letteratura medica.
Fine prima puntata
Di Fabrizio (del 23/07/2008 @ 09:29:22 in scuola, visitato 2106 volte)
By Nick Thorpe BBC News
La decisione potrebbe interessare i bambini Rom dell'Europa
Il Tribunale Europeo per i Diritti Umani ha stabilito che la Croazia non discrimina gli studenti Rom mettendoli a scuola in classi separate solo per Rom.
I bambini, ora di età tra i 14 e i 20 anni, hanno detto di aver sofferto psicologicamente e praticamente, dato che gli è stato insegnato soltanto ad un terzo del programma di studi.
Ma il tribunale ha detto che sono stati separati solo sino a quando non hanno migliorato la lingua.
Un corrispondente BBC dice che la decisione potrebbe avere un impatto su molti paesi nell'Europa Centrale ed Orientale.
In Croazia, come in molti paesi dell'est Europa, è pratica comune per i Rom essere piazzati in classi speciali, od in alcuni casi, in scuole speciali.
Le scuole si giustificano dicendo che spesso i bambini non parlano abbastanza bene bene la lingua nazionale per restare con gli altri alunni, e che le classi speciali sono progettate per aiutarli ad apprenderla.
I consiglieri legali degli alunni replicano che questi sono semplicemente relegati in classi sotto-gli-standard sulla base del colore della loro pelle e che, come risultato dei bassi standard educativi in classi simili. le loro possibilità di trovare lavoro sono significativamente ridotte.
Non essere messi da parte
Una precedente decisione del medesimo tribunale, nel novembre dell'anno scorso, era stata a favore dei Rom della Repubblica Ceca che erano in scuole Rom.
Ma in quell'occasione il tribunale di Strasburgo aveva stabilito che non si trattava di discriminazione etnica.
E' stato trovato che in Croazia, gli alunni erano piazzati in classi Rom all'interno delle scuole primarie ordinarie.
Si è detto che i bambini prendevano parte ad attività extra-curriculari con gli altri bambini, e che non erano separati per il solo essere Rom.
Anita Danka dell'European Roma Rights Centre di Budapest, che ha lavorato attentamente al caso,
ha espresso il proprio disappunto sul giudizio.
Rivela che il Tribunale dei Diritti Umani "non è stato capace di vedere che l'istruzione segregata può avere varie manifestazioni", ha detto alla BBC, "inclusa la segregazione nella scuola primaria".
Di Fabrizio (del 23/03/2010 @ 09:27:32 in scuola, visitato 1740 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
BBC News - C'è una diffusa preoccupazione sulla marginalizzazione dei Rom in
Europa
La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la Croazia ha
discriminato gli studenti rom [...] mettendoli in classi per soli rom.
Lo stato croato ha replicato che le classi separate erano intese per aiutare
i Rom a mettersi in pari con gli altri studenti.
Quindici ex studenti di origine rom hanno testimoniato che la
sistemazione era una forma di discriminazione razziale e violava il loro diritto
all'istruzione.
Alla Croazia è stato chiesto di pagare 4.500 €u. [...] ad ognuno di loro per
danni.
Nel 2008, la Corte Europea dei Diritti Umani aveva rigettato gli argomenti
degli ex studenti, ma martedì il verdetto è stato capovolto dalla corte
d'appello.
"Gruppo svantaggiato"
Sono passati otto anni da quando il caso è sta presentato in Croazia - che
attualmente sta negoziando l'accesso all'Unione Europea.
Tutti hanno lasciato la scuola, ed hanno avuto dei figli a loro volta,
riporta per la BBC Nick Thorpe (leggi anche
QUI ndr) dalla Croazia.
Gli ex studenti hanno frequentato la scuola pubblica nei villaggi di Macinec
e Podutren nella Croazia settentrionale, in periodi differenti tra il 1996 e il
2000.
Il tribunale ha verificato che il tasso di abbandono della scuola primaria
tra i bambini rom era dell'84%.
"La corte ha ritenuto che non siano state messe in atto adeguate salvaguardie
in tempo appropriato per assicurare cure sufficienti ai bisogni speciali dei
richiedenti in quanto membri di un gruppo svantaggiato," recita il giudizio.
Il tribunale ha trovato che la Croazia ha sbagliato nell'indirizzare le
presunte deficienze degli ex studenti nella lingua croata attraverso un
apprendimento speciale.
L'assegnazione degli ex studenti a classi per soli rom è stata fatta sulla
base di valutazioni "psico-fisiche", piuttosto che su test linguistici, continua
il giudizio.
Il tribunale ha anche detto che la Croazia ha violato i diritti dei
querelanti ad un equo processo, dato che i procedimenti giudiziari sono stati
condotti per un periodo "eccessivo".
Published: 2010/03/16 14:24:24 GMT
Di Fabrizio (del 19/01/2006 @ 00:30:52 in Regole, visitato 3089 volte)
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Modelli per i Rom Ungheresi
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By Nick Thorpe BBC, Hungary
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In Ungheria una rivoluzione pacifica nelle relazioni tra la popolazione maggioritaria e la comunità rom
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George Makula ha un sogno.
Ha fermato un gruppo di giovani in strada, per controllare i loro documenti.
I ragazzi sono Zingari ungheresi dalla pelle scura.
“Te la prendi con noi,” protestano, “perché siamo Rom”.
“Anch'io lo sono,” risponde emergendo alla luce dall'ombra della sua divisa.
Prima di incontrare George Makula, penso di non aver mai visto un poliziotto Rom in Ungheria. Sono in 700.000 nel paese, il 7% della popolazione.
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I Rom sono la più vasta minoranza ungherese
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Cittadini europei
Quando l'Ungheria, assieme ad altri nove paesi – principalmente dell'Est Europa, si è congiunta all'Unione Europa, la popolazione dei Rom nell'Unione è cresciuta di oltre un milione e mezzo.
L'alba di una nuova epoca si presenta loro, mentre scendono metaforicamente dai loro vagoni, probabilmente la più luminosa da quando in India nell'undicesimo secolo iniziarono il loro lungo viaggio verso occidente, grazie all'ordine del giorno sui diritti umani dell'agenda dell'unione.
Ma nei loro vagoni nazionali, rimangono problemi significativi.
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Vivono nei ghetti ai limiti delle città, o in villaggi dell'est dove sono la maggioranza degli abitanti [...].
Sono orgogliosi delle loro rimanenti tradizioni musicali e artigiane, e conservano gelosamente parte della loro lingua, ma vivono per la maggior parte nella più abbietta povertà.
Si dice che più della metà della popolazione carceraria in Ungheria sia Rom, ma non ci sono statistiche in proposito.
Dal 1993, con l'adozione del Protection Act, la lettera “c” che appariva sui documenti pubblici e stava per (cigany – zingari) è stata abolita.
Una delle mie prime interviste in Ungheria, verso la metà degli anni'80, fu con lo scrittore rom Menyhert Lakatos.
“Ci sono stati tempi in cui venivamo uccisi o cacciati a vista, ” mi raccontava.
E uno dei suoi libri comincia con una patetica fila di zingari lungo una strada, con le orecchie tagliate.
“C'è forse da stupirsi” continuava “se a volte consideriamo i polli o i portafogli degli Ungheresi come un gioco d'abilità?”
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In Europa vivono dai 10 ai 12 milioni di Rom, la maggior parte nei Balcani
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Baldacchino di stelle
Una volta portai un gruppo di giovani Rom in un bar coperto. Era sabato di prima sera, in un villaggio nell'Ungheria del nord-est.
Ci avevano appena portato degli analcolici, che si presentò il padrone a dirci che il bar stava chiudendo.
Lasciammo il locale senza dire una parola, e ci incamminammo per un rettilineo, sotto un tappeto di stelle.
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I ragazzi improvvisarono allora un ritmo, battendo le mani sulle ginocchia e inventando canzoni, accompagnandosi con una fascia d'ottone, mentre le ragazze facevano rotolare una ruota sul selciato.
L'Associazione dei Poliziotti Rom d'Ungheria, fondata da George e qualche altro collega, ha un mese di vita.
“Il nostro primo scopo” spiega George Makula, “è mostrare ai nostri colleghi che non tutti i Rom sono ladri e mentitori.
“La polizia non vede mai i buoni esempi di Rom” dice, “Studenti, lavoratori, pompieri, inservienti civili...”
Intanto la conversazione si allarga, quasi come un incendio, e le priorità si aggiungono e prendono spessore. Come persuadere quei pochi Rom in polizia a svelare la loro identità e uscire dall'anonimato.
Come reclutare i più giovani, e come combattere i reciproci pregiudizi tra Rom e polizia.
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La polizia non vede mai i buoni esempi di Rom... Studenti, lavoratori, pompieri, inservienti civili...
George Makula, Associazione dei Poliziotti Rom d'Ungheria
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Diversità culturale
Incontrai George alcuni anni fa
Mi disse che aveva saputo che in Gran Bretagna c'erano poliziotti neri. Gli diedi il nome e il numero di un referente all'ambasciata britannica.
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Da allora è stato parecchie volte in Gran Bretagna, prendendo anche parte a discussioni tra i Rom e i Viaggianti ed invitando poliziotti britannici che insegnano ai loro colleghi la diversità etnica e culturale.
L'estate scorsa è stato a Washington DC.
L'associazione dei Poliziotti Neri degli Stati Uniti fu fondata negli anni '70. Ora il 56% dei poliziotti di Washington sono neri.
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Dopo decenni di tentativi di assimilazione, alcuni Rom in Ungheria sono giunti ad una conclusione radicale
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Mostra le statistiche sul tavolo di un caffè a Budapest, con gioia, come se fossero un regalo di Natale.
Le reazioni dei suoi colleghi sono state varie. Perché non creare anche un'associazione dei poliziotti ebrei, ha chiesto qualcuno. O una di quelli con gli occhi azzurri?
Altre sono state più positive. Una delle più strenue sostenitrici della neonata associazione è una funzionaria del Ministero degli Interni, Klara Csanyi, che ha fondato l'Associazione Poliziotte Ungheresi.
Adesso a Budapest c'è una famosa stazione radio rom. E un rinomato liceo rom a Pecs, nel sud del paese.
Ci sono due Romnià elette al Parlamento Europeo, e consigli municipali rom in quasi tutto il paese.
Adesso anche l'Associazione dei Poliziotti – aperta anche ai vigili e del fuoco e ai doganieri di origine Rom.
Dopo decenni di tentativi di assimilazione, alcuni Rom in Ungheria sono giunti ad una conclusione radicale. Ci dev'essere qualcosa di utile nel dichiarare la propria identità, invece di negarla.
Se la stato non è ancora in grado di contare quanti sono i propri Rom, stanno iniziando a contarsi da loro stessi.
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