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UNA FERITA APERTA
(sul caso Hadareni cfr QUI ndr)
Un sanguinoso assalto che contrappose i Rumeni alla minoranza Rom nel 1993 lasciò un villaggio diviso. Ora, i sopravvissuti, stanno cooperando per restaurare l'armonia. (rif)
By Petru Zoltan, giornalista di Bucarest e collaboratore del Jurnalul National. Nipote di Mircea Zoltan, uno dei tre Rom uccisi negli avvenimenti di Hadareni. 29/11/2005 - Nel 1993 nel villaggio di Hadareni scoppiò uno dei più sanguinosi conflitti interetnici tra Rumeni e minoranza Rom. Dopo 12 anni, la vicenda si trascina ancora nei tribunali. L'ultimo appello, il 23 novembre in un giudizio locale, riguarda la somma che dovrebbe indenizzare i parenti delle vittime Rom, che in quella notte di violenza contarono tre morti e 14 case date alle fiamme. Tra i linciati dalla folla, mio zio Mircea Zoltan. Allora avevo 10 anni, mi ricordo soltanto mio padre che prendeva il treno per Hadareni, alla notizia che suo fratello era stato ammazzato. Da allora, oltre metà della mia vita, ho visto il rincorrersi di cause locali, nazionali, internazionali. Da quella notte, 20 settembre 1993, la memoria collettiva è rimasta segnata e solo ora si sta iniziando a ricostruire ponti tra le due comunità. I fattiTutto cominciò quella sera quando tre Rom di Hadareni - Aurel Lacatus, suo fratello Rapa Lacatus e Mircea Zoltan - rivolsero la parola a una giovane non-Rom, Liana Bucur. Bucur racconterà poi in tribunale: "Non mi stavano infastidendo, e io non ho reagito male". Ma quella conversazione apparentemente innocua, aveva attitrato l'attenzione di Gligor Chetan, un anziano del villaggio, che si era avvicinato ai tre uomini e li aveva spintonati. Per tutta risposta questi l'avevano colpityo in faccia, raccontano i testimoni. Erano intervenuti intervenuti diversi Rumeni del villaggio, che aspettavano il bestiamo al ritorno dal pascolo. Nella confusione che era seguita, mio zio Mircea Zoltan e Aurel Lacatus avevano tentato la fuga. Rapa Lacatus circondato dala folla inferocita, aveva accoltellato Craciun Chetan (nessuna parentela con Gligor), che sarebbe morto il giorno stesso nell'ospedale della vicina Ludus. In quel periodo il villaggio di Hadareni - 900 persone, di cui 200 Rom e 130 di etnia ungherese - non aveva mai conosciuto tensioni etniche. Ma appena si venne a conoscenza della morte di Chetan, si radunarono 50 abitanti, armati di mazze, bastoni e bottiglie di benzina, che conversero verso l'insediamento dei Rom. I tre uomini furono trovati in una casa isolata, dove avevano trovato rifugio. Il capo della polizia della vicino paese di Chetani, Ioan Mega, arrivò sulla scena ma - come ricostruito da European Roma Rights Center (QUI ndr) - nel momento che i tre stavano per consegnarsi alla sua custodia, la casa venne data alle fiamme. In pochi minuti i tre morirono: Rapa Lacatus fu tolto dalle mani del commissario Mega e linciato, Pardalian Lacatus ucciso mentre tentava di sfuggire alle fiamme e Zoltan che riuscì a scappare, fu colpito a bastonate e ributtato nel fuoco. Quella notte, altre 13 case del quartiere Rom furono incendiate, e altre 5 saccheggiate. Alle 21.00 arrivarono altre forze di polizia dalla capitale distrettuale Tirgu Mures, senza però intervenire. Testimoni raccontano che furono gli stessi poliziotti ad incitare la popolazione contro i Rom. Il casoLe indagini iniziarono già dal giorno successivo, ma i progressi furono lenti. I due poliziotti couinvolti - Ioan Mega e il sergente Alexandru Susca - seconda la legge rumena furono giudicati dalla giustizia militare nell'ottobre 1994, 13 mesi dopo quegli eventi. Nel 1995 furono prosciolti da tutte le accuse; il tribunale militarev stabilì che non avevano incitato alle violenze, non avevano preso parte agli evemnti e non erano stati in grado di contrastare la folla. Nel frattempo, nel 1997 il tribunale civile di Tirgu Mures identificò in - Nicolae Gall, Severius Ioan Precup, e tre cugiini, Pavel Bucur, Petru Bucur e Vasile Dorel Bucur (nessuno di loro parente di Liana Bucur) - come responsabili di "assassinio particolarmente violento", il massimo grado previsto dal codice criminale. Altri sei furono accusati di saccheggio e incitamento alla violenza. Nel 1998, quattro dei cinque accusati di assassinio furono condannati a pene tra i tre e i sette anni, mentre Petru Bucur vide mutata la sua condanna in sei anni di prigione per danneggiamento di proprietà e incitamento alla violenza. Gli altri sentenziati di crimini minori furono condannati a pene tra i due e i cinque anni. Il giudice motivò la sentenza (l'omicidio di solito comporta tra i 15 e i 25 anni di pena) col fatto che le indagini avevano mostrato parecchie lacune e perciò non si potevano comminare pene più pesanti. Gli iniziali dubbi del giudice portarono alla revisione del caso. Nel 1999 la corte suprema scagionò Nicolae Gall e commutò la pena di altri tre, cambiando il giudizio da "assassinio particolarmente violento" ad omicidio. Nel 2000, l'allora presidente della repubblica, Emil Constantinescu, graziò due dei tre uomini ancora in carcere e ridusse la pena al terzo. Venne stanziata una somma (3 miliardi di Lei - 85.000 Euro) che il governo pagò a Gall per i tre anni passatiin prigione, a cui furono aggiunti 100 milioni di Lei (2.800 Euro) che sarebbero andati a rimborsare la vedova di Mircea Zoltan (indenizzo che tuttora è contestato). "Questa discrepanza mostra lo straordinario cinismo dei giudici, che considerano in 100 milioni di Euro le sofferenze di chi perse un familiare in maniera bestiale, e in 3 miliardi di Euro l'arresto di Gall" disse Meda Gama, avvocato che ha rappresentato i Rom dal 2003. La situazione attuale
Nei cinque anni seguenti, i ricorsi non hanno cambiato il quadro d'insieme. "Nessun tribunale ha mai riconosciuto il pogrom o fatto niente per provare la partecipazione delle autorità [la polizia locale] agli avvenimenti", dice Gama, sottolineando i principali punti di controversia. I fatti hanno iniziato a muoversi più velocemente negli ultimi mesi. Nel 2003, un tribunale regionale di Mures ha condannato sette persone colpevoli di aver preso parte agli assalti di rifondere le proprietà date alle fiamme con 1,3 miliardi di Lei (circa 37.000 Euro) e con 580 milioni di Lei (circa 16.000 Lei) per i danni morali. Sentenza confermata a maggio 2005 dalla Cassazione. Nel 2000, 25 tra i superstiti dell'insediamento di Hadareni, hanno portato il loro caso al Tribunale Europeo dei Diritti Umani (ECHR) di Strasburgo; ritenendo colpevole lo stato rumeno di discriminazione, tolleranza di violenze e torture, non assicurare un equo processo e di non tutelare la vita degli individui e della famiglia, tutti diritti contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti Umani. Entrambe i casi, hanno ottenuto soluzione nel 2005. A luglio, con due sedute separate, l'ECHR ha ordinato alla Romania di pagare complessivamente 500.000 Euro ai 25 superstiti. Diciotto di loro ne avevano già ricevuto 262.000 con un "accomodamento amichevole" con lo stato. Accordo rifiutato dagli altri sette, perché giudicato insufficiente, e che saranno indennizzati per un totale di 238.000 Euro. Sempre l'estate scorsa, la Corte d'Appello di Mures ha ordinato alla polizia di valutare le case dei sette giudicati condannati a pagare un compenso per il ruolo tenuto durante le violenze. La possibilità che le case siano confiscate, ha nuovamente aumentate le tensioni nel villaggio, che ora è presidiato da polizia e vigili del fuoco. Sinora, le proprietà non sono state vagliate. Forse galvanizzata dai recenti sviluppi e dalle critiche dell'ECHR, l' Agenzia Nazionale per i Rom (ANR), creata l'anno scorso dal governo al posto dell'ex Dipartimento degli Affari Rom, sta appoggiando progetti per migliorare le relazioni tra Rumeni, Ungheresi e i Rom rimasti nel villaggio. Uno schema ambizioso dello scorso settembre, che vuole coinvolgere le autorità, le OnG e la popolazione di Hadareni, vuole individuare come combattere la discriminazione nel villaggio. Intende formare gruppi di lavoro che intervengano nelle scuole nelle altre istanze comunitarie, e cerchi anche di affrontare i problemi dell'accesso al sistema sanitario, alla casa, alle infrastrutture e al lavoro. L'incontro fondativo è stato reso possibile grazie al Partnerariato per lo Sviluppo Locale (FPDL), una OnG indipendente. Per due giorni, Rom e non-Rom del villaggio si sono parlati e hanno progettato assieme - per la prima volta dopo 12 anni. Con la fine dell'anno, ANR e FPDL intendono presentare al governo un piano e una strategia per migliorare la situazione ad Hadareni, con soluzioni che coinvolgano tutte le comunità. "La soluzione è che non solo i Rom, ma l'intera comunità di Hadareni debba cambiare e le autorità le trattino tutte su basi paritarie" ha detto Simona Pascariu di FPDL. Sono stati stanziati 1 milione di Euro per migliorare le infrastrutture del villaggio, come pure il sistema sanitario ed educativo. "Il governo centrale deve mantenere le sue promesse e iniziare un cambio reale, non solo di facciata" dice Pascariu. FPDL e ANR ritengono che Hadareni subirà una trasformazione profonda, diventando un "Villaggio Europeo", dove i gruppi etnici convivono pacificamente. Sperano che i risultati siano tangibili nel 2008, un anno dopo l'ingresso della Romania nell'Unione Europea.
Ieri mattina la prima reazione è stata di rivedere i blog di chi so sta a Londra. Qualcuno mi ha tranquillizzato via Skype. Poi, mi sono quasi vergognato per la mia reazione tipo DEJA VU. Non so voi, ma è successo l'11 settembre e poi Madrid, ed è come se lo spavento, il dolore, la sorpresa che ho provato allora, stessero diventando NORMALI. A ripensarci, in molti han fatto l'abitudine agli eccidi in Medio Oriente, a Beslan, in qualsiasi punto della periferia del nostro mondo. L'impatto di New York, con i serissimi discorsi “mai più, noi non cederemo” che volevano dire: “mai più QUI, noi continueremo ad essere la FACCIA FORTUNATA, e i massacri sono altrove”. Ci illudiamo di anestetizzarci, ma la fortezza che dovrebbe ripararci, non tiene. “Non cambieranno il nostro sistema di vita e i nostri valori”, dice un Blair affranto e stanco. Chi si illude di poterlo fare con gli altri, con la ragione o con le bombe non fa differenza, sappia che CAMBIERA' IL SUO SISTEMA DI VITA E I SUOI VALORI. Che lo voglia o no.
“Quasi” periferia del mondo:
Da: Haller Istvan
Cari amici,
Nel settembre 1993 nel villaggio di Hadareni si consumò un violento attacco razzista contro la comunità Rom.
La Liga PRO EUROPA (associazione rumena dei diritti umani) offrì immediatamente aiuto alle vittime. Disgraziatamente, le indagini su quanto accadde partirono solo nel 1997 e il processo penale si chiuse nel 1999 con pochi degli imputati condannati, mentre quello civile è terminato nel 2005.
Nel 1997, abbiamo aiutato le vittime a ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani e nel 2000 abbiamo supportato l'European Roma Rights Center (che forniva assistenza legale) in un ulteriore appello al Tribunale Europeo.
Finalmente, il 6 luglio 2005 il Tribunale si è espresso, riconoscendo i danni patiti durante quell'assalto.
Haller Istvan
Program Director - PRO EUROPA League
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Cari amici,
Vorrei darvi alcuni chiarimenti su quanto scritto da Istvan Haller della Liga ProEurope Romania, suk caso di Hadareni, settembre 1993, quando contro la comunità Rom ci fu un verio e proprio pogrom e non un semplice "assalto a sfondo razziale".
Tre Rom furono uccisi dopo essere stati torturati e un gajio (chi non è Rom ndr) morì, colpito da una coltellata infertagli da mio fratello nel tentativo di difendersi.
Siccome mi sembra che le autorità, le istituzioni o le organizzazione dei diritti umani abbiano dimenticato la realtà scioccante di quanto successe, ma SOPRATTUTTO, che abbiano dimenticato i loro compiti e doveri, mi permetto di ricordare:
Quella notte che non dimenticherò, furono uccisi due miei fratelli, dopo svariate torture. Mio fratelllo di 21 anni ebbe tutte le osse rotte con tutti gli attrezzi da giardiniere immaginabili. Implorò gli assalitori e i poliziotti di smettere, senza che mostrassero alcuna pietà.
L'altro mio fratello di 19 anni, ricevette 81 coltellate prima di morire, dopo che due poliziotti lo avevano rassicurato di poter tornare al villaggio senza timore, messo poi in manette e consegnato ai suoi aguzzini con la promessa che non sarebbero stati perseguiti.
Altri tre arrivarono ancora vivi all'ospedale per farsi curare, morirono lì perché nessuno fece niente...
Mio marito di 31 anni morì soffocato dal fumo dell'incendio di casa nostra. Ma prima i suoi assassini gli tagliarono le braccia e la gambe e lo buttarono vivo nel fuoco. Lo so, perché ritrovai le sue braccia e le gambe in un posto totalmente differente. Nonostante le nostre testimonianze sinora nessuno, istituzioni, associazionie la stessa ERRC, ha voluto FAR LUCE SU QUEL CHE SUCCESSE. Per loro, mio marito perì semplicemente nell'incendio...
Oggi, come allora, ci sono organizzazioni Rom e no, che vogliono mostrare quanto ci aiutano. Disgraziatemente, CI RAPPRESENTANO A DIVERSI LIVELLI, FANNO PROGETTI PER NOI, SULLE NOSTRE CARRIERE E SUI NOSTRI SALARI, CI COPRONO LE SPESE DI VIAGGIO E DI COORDINAMENTO, MA DI NOI A LORO IMPORTA POCO. Non ci hanno mai chiesto, governo e istituzioni, se avevamo da mangiare o dove dormire. Ci hanno usato, ma nessuno ha mai portato un pezzo di pane o cioccolato ai nostri bambini. Nessuno ha fatto pressione sul governo perché ci fosse assicurata almeno l'esistenza...
Infine, oggi... Istvan Haller ci informa sulla decisione di Strasburgo e su quanto la sua organizzazione sisia adoperata per questo risulltato. NON E' COSI'. Si sono impegnati per ottenere visibilità e un compromesso. Se secondo lui il fatto che il governo rumeno abbia dato dei soldi ai parenti dei sopravvissuti è un suo successo, VOGLIO GRIDARE CHE QUESTO NON E' SUCCESSO E NON E' GIUSTIZIA!!
Istvan Haller sostiene che la sua organizzazione ha fornito aiuto immediato alle vittime. Vorrei capire cosa intende per aiuto. Fare domande ai sopravvissuti? Scrivere rapporti? Presenziare alle conferenze?
Dal mio modesto punto di vista e per la mia esperienza, la risposta è NO. [...] E, per favore, non vorrei più sentire nominare in futuro gli avvocati [di ERRC NDR], perché sono tra i peggiori che hoincontrato in tutta la mia vita.
Io non mi sono accorta tuttora che il governo rumeno si sia preso nessuna responsabilità per quanto accadde.Non hanno riconosciuto le loro colpe e quanto sia corrotta la giustizia in Romania. Dicono solo che a loro "dispiace, bla, bla, bla". Tutto ciò che vedo è una dichiarazione di facciata su impegni da rispettare in futuro.
Spero che il futuro possa vedere altre decisioni più obiettive... ma come fare ad averne la certezza?
Florina Zoltan - London, UK
Di Fabrizio (del 19/07/2005 @ 15:01:02 in Europa, visitato 2764 volte)
Roma Resource Centre UK - Lunedì 18 luglio 2005
COMUNICATO STAMPA
L'INGRESSO DELLA ROMANIA NELL'UNIONE EUROPEA DEV'ESSERE RIMANDATO?
In riferimento al caso sollevato dalla Corte Europea dei Diritti Umani contro il governo della Romania (rif. http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=145 ndr) e all'accusa di corruzione sollevate contro la polizia che partecipò al pogrom nella città di Hadareni nel 1993, sollevata dalla superstite Floarea-Maria Zoltan, è intervenuto Olli Rehn, Commissario Europeo per l'Allargamento della Comunità:
Berlino, 12 luglio - "Spero che la Bulgaria e la Romania intervengano in tempo con riforme effettive, altrimenti si dovrà posticipare il loro ingresso nella Comunità."
Commenta Floarea-Maria Zoltan: "Il ricorso di Strasburgo mostra che il governo rumeno i diritti umani sono un pretesto di facciata, e ancora non intende affrontare le proprie responsabilità sulle violente uccisioni e le distruzioni delle proprietà dei Rom.
L'offerta di un compenso riparatore non può soddisfare il bisogno di giustizia di quanti hanno perso i loro familiari, sono dovuti scappare dal paese, mentre quanti sono rimasti continuano a vivere nella povertà e senza assistenza sanitaria. [Questa] è la colpa del governo, che continua a non riconoscere le proprie responsabilità, arrivando invece a dipingere le vittime come criminali e non perseguendo quanti furono colpevoli. A nostro avviso, c'è bisogno di un controllo severo e continuo, che dimostri che quelle autorità siano conformi alle legge e norme sui diritti umani, rumene, europee ed internazionali.
Non c'è dubbio che in 12 anni,la Romania non abbia mostrato umanità o considerazione alcuna per le vittime di Hadareni, incluso donne e bambini, in particolare: il diritto alla giustizia, il diritto ad essere protetti contro simili atti, il diritto allacasa e all'assistenza sociale, il diritto di esistere, quello all'educazione e all'assistenza sanitaria. Mancano solo due anni all'ingresso nella Comunità Europea, e sembra difficile che in soli due anni la Romania possa fare quanto non ha fatto in 12.
C'è urgente bisogno che sia riaperto il caso di Hadareni, e che i colpevoli a tutti i livelli siano assicurati alla giustizia. Sarebbe questo un segnale forte verso il crescente sentimento razzista che spira in Romania e in Europa. Altrimenti, chiediamo che l'ingresso della Romania nella Comunità Europea sia rimandato sino a quando i cittadini Rom non siano effettivamente uguali agli altri di fronte alla legge e vedano rispettati i loro diritti come tutti gli altri".
[...]
Mrs Floarea-Maria Zoltan, M.A., Co-ordinator, Roma Resource Centre, Commissioner for women and family, International Romani Union
Prof. T. A. Acton, M.A., D.Phil., (Oxon.), F.R.S.A., Vice-Chairman, Roma Resource Centre
Di Fabrizio (del 07/09/2005 @ 14:26:40 in Regole, visitato 2116 volte)
di Anita Laura (anitalaura02 @ yahoo.it)
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Spagna: Possibile ricorso alla Corte di Strasburgo 5. 9. 2005
Lo scorso gennaio, diversi abitanti della città di Cartagena (nella Spagna meridionale) organizzarono una spedizione punitiva contro un quartiere abitato da Rom. L'episodio avvenne a seguito di una manifestazione per la sicurezza, dopo che tre Rom avevano commesso un omicidio.
Sabato scorso, Diego Luis Fernandez, avvocato del gruppo di Rom assalito, ha annunciato che se il Tribunale spagnolo non emetterà una sentenza contro l'attacco razzista di gennaio, potrebbe sottoporre il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo. Ha anche aggiunto che lo staff di ERRC si è dichiarato disponibile ad offrire supporto legale In questo mese,saranno giudicati quattro degli otto sospetti assalitori. Secondo la legge spagnola, sono accusati di attacco all'ordine pubblico, ai diritti fondamentali e alla libertà. Il caso di Cartagena ricorda la Sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani sull'assalto al villaggio rumeno di Hadareni. A luglio 2005 il Tribunale di Bucarest, dopo i violenti episodi lì avvenuti nel 1993, aveva condannato 10 Rumeni per l'assassinio di 3 Rom e l'incendio di diverse abitazioni. La sentenza era stata sollecitata dalla Corte di Strasburgo. Il tribunale aveva stabilito che i colpevoli avrebbero ricompensato 15 tra parenti delle vittime e danneggiati dall'assalto, con 1.880 Lei (circa 56.000 € ). (Dzeno Association)
Di Fabrizio (del 22/02/2006 @ 12:21:55 in Regole, visitato 2273 volte)
Fonte: Romanian_Roma
European Roma Rights Centre (ERRC), organizzazione internazionale dedita alla difesa legale dei Rom nella violazione dei diritti umani, con l'inizio del 2006 ha sottoposto alla Corte Europea dei Diritti Umani un nuovi caso che riguarda la Romania.
Il primo riguarda la famiglia Pandele di Targu Frumos, un paesino nel nord est della Romania. I quattro componenti della famiglia possedevano un banchetto di frutta e verdura nel mercato comunale del paese. Nell'agosto 2003 il comune aveva prolungato la licenza e l'affitto del banchetto per 25 anni, ma subito dopo il rinnovo per misteriose ragioni si era rimangiato la decisione e aveva mandato la polizia a sgomberare lo spazio gestito dai Pandele. Situazioni simili sono tutt'altro che rare in Romania.
I Pandele, affiancati da altri componenti della loro comunità che avevano subito una decisione simile, avevano inscenato una manifestazione di protesta. Nonostante quanto risulta dagli atti legali, la manifestazione era stata assolutamente pacifica.
Una squadra di operai del comune, che era stata incaricata dello sgombero, aveva chiesto l'intervento della Squadra di Polizia di Rapido Intervento (DPIR), che di solito opera in casi speciali o contro il crimine organizzato. I DPIR, intervenendo assieme ad una compagnia privata della sicurezza, avevano iniziato a malmenare i manifestanti, chi con manganelli di gomma o con mazze da baseball, minacciandoli con le armi da fuoco. Due dei manifestanti vennero accompagnati in commissariato, dove furono ulteriormente picchiati, accusati di “disturbo dell'ordine pubblico” ed infine rilasciati.
A settembre 2003 venne aperta un'inchiesta sui fatti, che si protrasse con vari gradi di appello sino a maggio 2005. Alla fine il magistrato sentenziò che l'uso della forza da parte della polizia era stato legittimo.
Ulteriori informazioni: Consantin Cojocariu, Staff Attorney, European Roma Rights Centre (e-mail: constantin@errc.org).
Un secondo caso, sempre in Romania, di cui riporto parte del comunicato:
“... ERRC si riferisce in particolare ai discorsi di Corneliu Vadim Tudor, leader del partito di estrema destra Grande Romania (il terzo partito del paese), trasmessi dalle radio nazionali, pubblicati su giornali di partito e attraverso Internet. Vadim Tudor afferma che i pogrom avvenuti nel 1993 (cfr. Mahalla ndr) i Rumeni difesero il proprio “onore” contro gli “zingari ladri e sequestratori” che volevano “macellarli”. Poi Vadim Tudor accusa le autorità di non aver saputo proteggere dei “pacifici abitanti del villaggio” contro la “rabbia sanguinaria di alcuni bruti”. Continua appellandosi ai Rumeni per “proteggere i [loro] fratelli nel cuore ferito della Transilvania” contro “i raids e gli attacchi degli zingari”. ERRC chiede al Primo Ministro di ricorrere contro Vadim Tudor per incitamento all'odio razziale, secondo quanto previsto dalla legislazione nazionale ed internazionale.
BUCAREST - Il governo rumeno ha approvato lo scorso 20 aprile il
Programma di sviluppo comunitario nel villaggio di Hadareni (regione di
Mures, Romania centrale -
riferimenti precedenti
ndr.) che si svilupperà nel periodo 2006-2008. Il programma include
misure per sviluppare le relazioni tra i membri della locale comunità di
Hadareni, per prevenire e combattere la discriminazione come pure per
coinvolgere i cittadini di etnia rom nella vita sociale e culturale. E'
rivolto a tutti gli abitanti di Hadareni - Rumeni, o di etnia Rom o
Ungherese - come pure alle autorità locali e regionali.
"Il Programma si basa sul concetto di sviluppo comunitario. Le autorità
intendono spronare gli abitanti a valutare tutte le misure necessarie per
ristabilire le relazioni nella comunità", ha detto Mariea Ionescu, presidente
dell'Agenzia Nazionale per l'Etnia Rom.
Il costo del programma per il 2006-2008 è stimato in 3,48 milioni di Lei
(circa 1 milione di euro ndr.). Il Governo ha allocato 1 milione e
mezzo per l'anno corrente. [...]
Nell'ambito del Programma, l'Agenzia Nazionale per l'Etnia Rom si
occuperà di risolvere i problemi connessi ai documenti di identità,
organizzare campagne sui diritti e doveri dei cittadini, sulle legislazioni
per le minoranze, pratiche nel campo della non-discriminazione, stabilire ed
organizzare una forza di polizia locale che veda la partecipazione e il
coinvolgimento di rappresentanti delle tre etnie.
[...]
Da
Alecs Iancu: Il governo ha stanziato per il Progetto Hadareni una somma
superiore a quanto stabilito dalla Corte Europea per i Diritti Umani (ECHR),
dato che le misure non riguardano soltanto la comunità rom nel villaggio, ma
anche quelle rumena e ungherese, secondo quanto affermato da [...] Haller
Istvan, capo dell'Ufficio Diritti Umani dell'organizzazione Pro Europe League.
A seguito di gravi incidenti interetnici del settembre 1993, ad Hadareni ci
furono 3 morti, 18 feriti e una dozzina di case vennero date alle fiamme.
Agli scontri seguì un violento conflitto tra la polizia e i Rom, che
portarono a dodici arresti tra Rom e Rumeni, tramutati dal tribunale in pene
che variavano da uno a sette anni per omicidio e altri crimini. Le vittimi e
i loro parenti fecero ricorso all'ECHR, affermando che dopo la distruzione
delle loro case, erano stati costretti per anni a vivere in case di fortuna,
senza riscaldamento e sovraffollate. La Corte Europea aveva ingiunto alla
Romania di rifondere i danni per somme varianti tra 11.000 e 95.000 euro a
sette dei richiedenti e ai loro parenti. In seguito, il governo aveva deciso
di lanciare un proprio progetto che contribuisse a ricostruire i rapporti
comunitari che erano stati distrutti dal conflitto. [...] In un commento
di lunedì scorso, Cristian Radu Georgescu, senatore socialdemocratico della
regione di Mures, ha detto che la decisione del governo è una "misura di
discriminazione positiva che potrebbe generare nuovi conflitti." Da: Romanian_Roma
Di Fabrizio (del 07/02/2007 @ 10:07:00 in Regole, visitato 2061 volte)
Da
Roma_Daily_News
DECISIONE FINALE DELLA GIUSTIZIA RUMENA SUL
CASO HADARENI
TIRGU-MURES - Si è finalmente chiuso il caso Hadareni a circa 14 anni da quei
tragici eventi. Il tribunale di Mures si è espresso venerdì 19 gennaio sul caso,
rigettando la richiesta di alcuni Rom che chiedevano una pene maggiori per gli
abitanti del villaggio di Hadareni. Il conflitto nel paese della Romania
centrale, era esploso la sera del 20 settembre 1993, a seguito di una disputa
tra diversi Rumeni e Rom, culminato con Lacatus Ripa Lupian che aveva
colpito Craciun Chetan, in seguito deceduto. La polizia aveva provato ad
intervenire, ma Lacatus ed uno dei suoi fratelli avevano rifiutato di
consegnarsi e si erano barricati in casa minacciando di uccidere chi avesse
tentato di farli uscire.
Gli abitanti avevano circondato la casa e iniziato a lanciare pietre contro
di essa. Due persone nella folla avevano gettato un pezzo di carta acceso dentro
la casa, che aveva preso fuoco. Lacatus Ripa Lupian aveva tentato di scappare ma
era stato raggiunto e colpito dalla folla. Il conflitto si era esteso; alla fine
erano morte quattro persone e 14 case erano state date alle fiamme e
parzialmente distrutte.
Erano seguiti processi tanto penali che civili. Il processo penale si era
concluso a novembre 1999 e cinque persone erano state condannate per
omicidio. Il processo civile si era concluso il 27 febbraio 2004, con la
sentenza della corte d'appello di Tirgu Mures. I Rom avevano accusato la Romania
di aver infranto diversi articoli della Convenzione Europea sui Diritti Umani.
PRO EUROPA League aveva fatto ricorso contro la decisione del tribunale di
Mures, perché infrangeva i diritti di protezione e proprietà. Haller Istvan,
capo dell'Ufficio sui Diritti Umani [...] aveva affermato che "PRO EUROPA League
aveva monitorato il caso Hadareni da quando era scoppiato il conflitto, e
concluso che c'erano serie violazioni dei diritti umani. [...] Le persone che
avevano appiccato il fuoco a 14 case del villaggio non avevano passato un solo
giorno in prigione e nessuno di loro aveva dovuto rifondere i danni causati.
Anzi, erano stati premiati per le loro azioni, dato che avevano aperto una
sottoscrizione a loro favore per il "dramma" da loro patito, sottoscrizione che
aveva raccolto considerevoli somme."
DIVERS -
http://www.divers.ro
Di Fabrizio (del 02/05/2007 @ 09:49:10 in Regole, visitato 2173 volte)
Da
Romanian_Roma
Il 26 aprile 2007 il Tribunale Europeo per i Diritti Umani si è espresso su
due casi riguardo i pogroms anti-Rom che ebbero luogo in Romania agli inizi
degli anni '90. Il governo rumeno porta la responsabilità di aver infranto
diversi articoli della Convenzione Europea sui Diritti Umani, ed ha
rimediato pagando considerevoli somme per i danni ed i costi affrontati dai
richiedenti, oltre ad intraprendere misure volte al miglioramento delle loro
condizioni di vita e delle relazioni interetniche. [...]
Gergely contro la Romania, il primo dei due casi affrontati, riguarda gli
incidenti in cui venne dato fuoco a diverse case rom del villaggio di Casinu Nou,
nel distretto di Harghita, e le famiglie rom costrette a lasciare il villaggio.
Il secondo caso, Kalanyos ed altri contro la Romania, tratta di un incidente
simile avvenuto il giugno 1991 nel vicino villaggio Plaiesii de Sus. A seguito
del brutale pestaggio di due Rom, un non-Rom era morto, di conseguenza 28 case
rom erano state sistematicamente distrutte e le famiglie cacciate dal villaggio.
In entrambe i casi, le autorità locali erano state assenti o avevano partecipato
attivamente agli attacchi. Le investigazioni ufficiali furono superficiali,
mancarono di indicare le responsabilità degli individui colpevoli o provvedere
indennizzi alle vittime. [...]
Con una procedura raramente adoperata, il Tribunale Europeo per i Diritti
Umani ha isolato questi due casi sulla base delle dichiarazioni del governo
rumeno che contengono una serie di ammissioni: i suoi agenti, difatti, sarebbero
colpevoli di infrazione dell'art. 3 (proibizione della tortura), art. 6 (diritto
ad un equo processo), art. 8 (rispetto dell'individuo e della vita familiare),
art. 13 (diritto ad un indennizzo effettivo) ed art. 14 (divieto di
discriminazione) della Convenzione Europea. Il governo ammette di "aver mancato
di investigare per chiarire pienamente le circostanze che portarono alla
distruzione delle case e dei possessi dei richiedenti, cosa che li ha portati a
vivere in condizioni improprie, rendendo loro difficile la richiesta di azione
civile per i danni patiti, come pure l'esercizio del loro diritto alla casa,
alla vita privata e familiare." Inoltre, il governo esprime rincrescimento per
il fatto che "mancarono i rimedi per la protezione dei diritti dei richiedenti,
quando cercarono giustizia presso i tribunali, e questo fu dovuto al fatto che
erano di origine Rom".
In aggiunta, il governo intraprese una serie di misure atte a migliorare le
relazioni interetniche come pure le condizioni di vita delle due comunità. Per
terminare, il governo si è impegnato a pagare danni per € 133.000 alle quattro
presone coinvolte nei due casi.
[...]
Rif: il caso
Hadareni
Di Carlo Berini tratto dalla newsletter n. 19 di Articolo 3
Secondo l'UNHCR, le
domande di asilo presentate in Italia nel 2008 sono state 30.324, e i
principali paesi di origine dei richiedenti asilo sono stati, nell'ordine,
la Nigeria con 5.333 domande, la Somalia con 4.473 domande, l'Eritrea con
2.739 domande, l'Afghanistan con 2.500 domande e la Costa d'Avorio con 1.844
domande.
Il numero complessivo dei rifugiati riconosciuti residenti in Italia è
indicato dall'UNHCR come pari, a giugno 2009, a circa 47.000 persone.
A titolo di confronto, può evidenziarsi che i rifugiati accolti in Germania
sono circa 580.000, quelli accolti nel Regno Unito 290.000, mentre quelli
ospitati nei Paesi Bassi ed in Francia sono, rispettivamente, 80.000 e
16.000
(it.wikipedia.org/wiki/Diritto_di_asilo)
A fronte dei numeri dobbiamo certo interrogarci su quanto la nostra
legislazione riesca a recepire in maniera adeguata le richieste d'asilo, ma
anche le richieste per lo status di rifugiato. In questo breve intervento, però,
vorrei limitarmi a sollevare una questione poco affrontata in Italia, ovvero il
diritto d'asilo per quei Cittadini di Paesi terzi che appartengono alla
minoranza linguistica rom.
In Italia sono presenti dal '400 sinti e rom italiani, a cui per altro lo
Stato italiano non ha ancora riconosciuto lo status di appartenenti ad una
minoranza storica linguistica (articolo 6 della Costituzione e legge 482/99), ma
sono anche presenti rom immigrati dalla ex Yugoslavia e rom immigrati dalla
Romania. Sui numeri delle presenze effettive c'è molta confusione, ma
incrociando le stime dell'Istituto
di Cultura Sinta e i dati del Ministero dell'Interno, la presenza di queste
minoranze è molto esigua. Unendo i dati riferiti sia ai sinti e rom italiani che
ai rom immigrati non superiamo le centomila persone.
L'immigrazione più consistente di rom in Italia si è vista negli anni Novanta
ed è essenzialmente dovuta a due fattori: la dissoluzione della ex Yugoslavia e
la caduta del comunismo in Romania.
La dissoluzione della ex Yugoslavia (compresa la guerra in Kosovo nei due
momenti, 1996 e 1999) è presente in tutti noi per gli orrori che ha provocato e
per il diretto coinvolgimento dell'Italia nel secondo periodo. In quegli anni i
rom vengono risucchiati nella voragine della guerra e della violenza ma, non
avendo né ambizioni nazionalistiche né rivendicazioni territoriali, sono
schiacciati tra le diverse fazioni in guerra. Il risultato evidente, anche per
chi è stato poco attento a quanto è avvenuto, è che oggi non esiste uno Stato
nazionale rom.
Per queste ragioni le famiglie rom che sono scappate, principalmente dai
territori della Bosnia-Erzegovina e dai territori del Kosovo, lo hanno fatto
perché le loro case sono state distrutte o occupate da famiglie appartenenti ad
altre minoranze, perché erano perseguitate, perché rischiavano di essere
sterminate.
Mentre altri Paesi europei si sono attivati per un pronto sistema di
accoglienza, con il riconoscimento del diritto d'asilo, in Italia ciò non è
successo: ad un primo rilascio dei permessi di soggiorno umanitari non è seguita
nessuna altra azione, tant'è che oggi ci sono intere famiglie che non hanno
nessun documento. Inoltre, al contrario di quanto fatto per gli altri profughi,
queste famiglie sono state costrette a vivere nei cosiddetti 'campi nomadi' (sia
regolari che irregolari, come ad esempio il Casilino 900 di Roma chiuso un anno
fa), un'invenzione legislativa tutta italiana che non ha eguali in Europa (per
la Lombardia si veda la legge 77/89).
I pochi rom profughi dalla ex Yugoslavia che hanno ottenuto il diritto d'asilo
lo hanno ottenuto dopo aver intrapreso un percorso giudiziario come è successo a
R. A., nata a Sarajevo, che nel 2005 ottiene dal tribunale di Roma il
riconoscimento del diritto d'asilo.1
Per quanto riguarda in particolare i rom profughi dal Kosovo, il Ministero
dell'Interno nel 1999/2000 stimava l'arrivo di circa 5.000 persone: la maggior
parte ha ricevuto la protezione umanitaria temporanea, pochissimi hanno avuto il
riconoscimento del diritto d'asilo e quasi nessuno lo status di rifugiato,
secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra.
Nel tempo molte famiglie provenienti dalla ex Yugoslavia, soprattutto in Toscana
e in Piemonte, sono riuscite ad ottenere permessi di soggiorno permanenti, ma in
alcune Regioni, come la Lombardia e il Lazio, la situazione è ancora irrisolta
con conseguenze prevedibili. E' però da segnalare l'iniziativa del Comune di
Roma, che negli ultimi mesi ha iniziato, a partire dagli ex abitanti di Casilino
900, un processo di regolarizzazione per molte famiglie. Diversa è la situazione
a Milano, dove la passata Amministrazione comunale aveva di fatto dichiarato
guerra ai rom. L'allora Vice Sindaco di Milano, Riccardo De Corato, aveva
dichiarato: "Queste sono persone di pelle scura, non europee come voi e me", ha
poi aggiunto: "Il nostro obiettivo finale è quello di avere zero campi nomadi a
Milano".2
La situazione milanese vede per altro coinvolti soprattutto i rom immigrati
dalla Romania. Le migrazioni più consistenti si hanno nel periodo compreso tra
il 1990 e il 1997 e nel 2002. Le due immigrazioni hanno avuto motivazioni
diverse. La prima per sfuggire ai pogrom, la seconda per motivi economici,
facilitata dalla possibilità di entrare in Italia senza il bisogno del visto.
Nel 2007 con l'entrata della Romania nell'Unione europea gli arrivi in Italia
sono insignificanti.
Le esplosioni di violenza razzista nei confronti delle comunità rom sono
ampiamente documentate da diversi organismi internazionali; esemplare in questo
senso, e ormai tristemente famosa, è la sommossa di Hadareni, avvenuta nel 1993,
durante la quale tre rom furono torturati e uccisi, 19 case bruciate e 5
distrutte.3 Eppure, se prendiamo il periodo compreso tra il
1990 e il 2002, non troviamo nessuna persona appartenente alla minoranza rom, di
fatto profuga dalla Romania, che abbia ricevuto una qualsiasi protezione da
parte dell'Italia.
La situazione che ho illustrato è stata fotografata alcune settimane fa anche
dal Rapporto della Commissione per i diritti umani del Senato.4
Questa breve riflessione vuole porre un problema che è ben presente sul
nostro Paese, ma che quasi nessuno sta affrontando, con conseguenze drammatiche
per famiglie intere che dopo essere sfuggite dai loro Paesi si ritrovano nel
nostro, l'Italia, che ancora oggi non applica le convenzione internazionali che
ha sottoscritto.
1
http://www.giuristidemocratici.it/post/20050429052522/post_html
2
http://www.giornalettismo.com/archives/87829/giro-vite-rom-italia-riflette/
3
http://www.comune.torino.it/intercultura/s3.asp?p0=44&p1=APPROFONDIMENTI&p2=Documenti&p3=Minoranze
4
http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/dirittiumani16/RAPPORTO
ROM .pdf
Da
Romanian_Roma
Il budget per finanziare il Programma di Sviluppo Comunitario ad
Hadareni, contea di Mures, è stato aumentato a 2,16 milioni di
RON, secondo una decisione adottata dall'Esecutivo nella sessione di
mercoledì 27 agosto.
[...] Così, l'Esecutivo intende incontrare gli impegni presi con l'Unione
Europea riguardo i diritti umani, specialmente per la minoranza Rom, prevenendo
e combattendo la discriminazione, stimolando la partecipazione dei Rom nella
vita economica, sociale, educazionale e politica.
I fondi verranno stanziati dal Fondo di Riserva del Governo, come previsto
nel budget statale per il 2008.
Nel villaggio di Hadareni ebbe luogo nel settembre 1993 un conflitto
interetnico, iniziato con una discussione tra un Rom ed un cittadino rumeno, con
quest'ultimo pugnalato ed ucciso in mezzo alla strada. L'uccisore e suo
fratello, che era stato temporaneamente rilasciato di prigione, si barricarono
in una casa abbandonata. Quando vennero a sapere dell'uccisione, gli abitanti
del villaggio circondarono la casa e le diedero fuoco, per stanare i due.
L'autore dell'uccisione fu catturato dalla folla e nonostante l'intervento del
capo della polizia locale, venne colpito con diversi oggetti acuminati. Lo
stesso successe a suo fratello. Furono portati in ospedale, e morirono entrambi.
Dopo questo incidente, 400-500 persone, Rumeni e Ungheresi, si riunirono nel
centro del villaggio, e aizzati dalle vecchie incomprensioni avute con i Rom a
causa della loro aggressività e dei recenti eventi, si diressero verso il
quartiere Rom, abitato da circa 150 persone in 32 case, e diedero fuoco a 11
case. Furono accusate 11 persone per il cso "Hadareni", e la sentenza venne
emessa nel luglio 1998.
Opponendosi alla soluzione proposta dal tribunale rumeno, le famiglie di 3
delle vittime e quelli a cui furono bruciate le case fecero ricorso nel 2001
alla Corte Europea per i Diritti Umani (CEDO).
Il 5 luglio 2005 , il CEDO stabilì che il caso era da considerarsi chiuso per
18 dei richiedenti dopo aver raggiunto un accordo, dichiarando che l'impegno
delle parti rappresentava un'equa soluzione per il caso, secondo gli standard
della Corte Europea. Il Governo rumeno si impegnò a ripagare i 18
richiedenti con una somma tra gli 11.000 e i 23.000 €u come compensazione
materiale e morale.
Lo stato rumeno venne sentenziato dopo che il tribunale raggiunse la
conclusione che, nel caso dei Rom di Hadareni, le autorità violarono diversi
articoli della Convenzione Europea sui Diritti Umani. La Corte Europea stabilì
che rappresentanti della polizia presero parte al rogo alle case dei Rom e che
tentarono di nascondere i fatti. Considerando la reazione in ritardo delle
autorità ed il fatto che i tribunali rumeni rifiutarono di fornire una
compensazione, la Corte Europea decise che era stato violato il diritto dei
reclamanti alla famiglia e alla privacy.
La Corte ha anche stabilito che l'origine etnica delle persone coinvolte in
questo caso fu il fattore decisivo nello sviluppo del processo e ha sanzionato
le autorità rumene per discriminazione.
DIVERS – www.divers.ro
Di Fabrizio (del 17/10/2008 @ 09:29:46 in Europa, visitato 2099 volte)
Istvan Haller, membro del Consiglio Nazionale per la Lotta alla Discriminazione, in sciopero della fame dal 2 ottobre, rispetto alla decisione della Corte Europea per i Diritti Umani (ECHR) nel caso di Hadareni, ha dichiarato di aver cessato la sua protesta a seguito dell'impegno del Governo nel risolvere le sue richieste.
"Oggi (9 ottobre) alle 16.00 dopo otto giorni di sciopero, ho ricevuto garanzia dal Governo [...] che il caso Hadareni non sarà ignorato. Ieri le autorità hanno emesso una decisione riguardo alla partenza dei progetti di Casinu Nou e Plaiesii de Sus [...]" ha detto Haller.
L'esecutivo deve garantire i fondi per la costruzione di diverse case e di un'area industriale in Hadareni, località dove 15 anni fa si sviluppò un conflitto tra Rumeni e Rom. D'altra parte, l'Agenzia Nazionale per i Rom (ANR) dice che il Governo manterrà le sue promesse, anche se con lieve ritardo.
Ha detto Haller: "E' tempo. Il governo ha promesso diverse volte di voler mantenere i propri obblighi davanti alla ECHR, cioè di costruire tre case per le famiglie le cui case erano state bruciate durante gli eventi di Hadareni, come pure un'area industriale."
Il 27 agosto il budget del Segretariato Generale del Governo (GSG) è stato completato a 2,16 milioni di RON per finanziare quest'anno il Progetto di Sviluppo Comunitario di Hadareni.
Ora, Istvan Haller dice che il governo sta ritardando colpevolmente l'uso dei fondi per gli investimenti. "L'esecutivo aveva anche promesso di agire nel caso di Hadareni. L'ultima scadenza era il 15 dicembre, ma sinora non è iniziato niente. Per quella data è impossibile che vengano costruite le case ed il polo industriale," ha detto Haller.
Il Segretario di Stato spera che il suo gesto serva a far crescere la consapevolezza delle autorità anche nei casi di Plaiesii de Sus e Casinul Nou, le altre località dove ebbero luogo altri conflitti interetnici culminati con l'incendio di 30 case.
"Sono determinato a continuare lo sciopero della fame sin quando il governo stanzierà i fondi eccezionali o quando il Consiglio d'Europa riconoscerà la situazione e controllerà come la Romania osservi lo sviluppo delle decisioni dell'ECHR," ha dichiarato Istvan Haller.
L'ANR ha un'opinione differente [...] ed ha preparato una bozza di atto normativo sui progressi del programma di sviluppo per Hadareni, cosicché le attività intraprese dal Governo siano finalizzate alla scadenza preposta, cioè al massimo per l'inizio del 2009.
"L'ANR ed il Segretariato Generale del Governo esprimono la propria speranza che gli obiettivi del 2008 possano essere raggiunti per la fine dell'anno. Però, se questi lavori non fossero completati entro il 31 dicembre 2008 a causa di ragioni eccezionali, l'ANR ha preparato una bozza di atto normativo cosicché tutte le attività siano finalizzate all'inizio del prossimo anno, anche in occasione di queste circostanze," recita un comunicato stampa reso pubblico dall'ANR venerdì 3 ottobre.
Secondo le fonti citate, l'Esecutivo ha stanziato per il 2007 900.000 RON, soldi usati per costruire 12 km. di sopraelevate, ristrutturare sei case e parzialmente la scuola ed il centro culturale della località, compreso il sistema di riscaldamento della scuola. Il Governo ha anche stanziato 2,16 milioni di RON per il budget dell'Agenzia 2008, per aiutare il rilancio del Programma di Hadareni, annunciato il 10 settembre.
Secondo l'ANR, i piani futuri dovranno focalizzarsi nel costruire tre nuove case e ristrutturarne altre dieci, completando la ristrutturazione della scuola e del centro culturale, ristrutturando l'asilo d'infanzia, costruendo un dispensario, comprando le attrezzature per le attività che verranno generate.
DIVERS - www.divers.ro
"Desideri, disperazioni e voglia di normalità dalla periferia più
periferica" Lo trovate nella colonna centrale in alto, dove appaiono delle
frasi a rotazione. Sabato scorso era una di quelle serate che mi concedo una volta
all'anno, niente di particolare: quattro chiacchiere con gli amici, pizza,
birra, cinemino...
Rientro e l'incanto di una serata normale finisce con l'accensione del
computer:
Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato. Gli amici
commentano a spron battuto, non li conosco tutti, ma è come una chiamata
a raccolta di pezzi sparsi di società civile. Mi scuso con loro, se non mi sono
subito fatto vivo, ma è altrettanto importante scriverne quando le ceneri vanno
raffreddandosi e cominciamo ad illuderci che non sia successo niente (fino alle
prossime fiamme).
Vedete, da una parte c'è la cronaca: e dovremmo chiamare tutto ciò con il suo
nome: POGROM,
che è storia nostra, dei cosiddetti "civilizzati", con le testimonianze di chi
viene cacciato che emergono a distanza di anni. Dopo anni, si cominciò a
ragionare di cosa successe in uno sperduto
villaggio rumeno, quando ormai le fiamme erano dilagate nel continente. Anche
da noi (non vale riscoprirsi innocenti ora): Opera, Ponticelli... ricordate?
Che fine ha fatto chi teneva in mano l'accendino, chi acquistò le taniche di
benzina? Non sto parlando di malagiustizia italiana, è così ovunque. E
che fine ha fatto chi non si sporcò le mani, ma aizzò la folla finché non la
vide partire in corteo con le torce accese? Ripeto: è la nostra storia, che
vediamo come un fascismo che non passa, ma che c'era già prima...
Ci sono anche gli ALTRI nella cronaca, ma non riusciamo a sentirli. Jag,
significa fuoco in romanés, e fa parte tanto della vita che della morte.
Perché il fuoco è l'amico che si conosce sin dall'infanzia, quando ancora si
girava o adesso che ci si è fermati, quando sei in un campo ABUSIVO, o in un
campo REGOLARE dove comunque non hai più accesso all'elettricità. Il fuoco è
CULTURA, perché ha sentito tutti i racconti dei vecchi, ha visto tutti i balli
delle bambine, ha ascoltato tanti violini. Ma chi di voi ha mai visto con che
rapidità prenda fuoco una baracca di legno o una roulotte, sa che l'amico può
diventare il diavolo in persona, quando si scatena.
Può scatenarlo la folla inferocita, ma a volte basta solo una distrazione,
oppure può essere il sacrificio finale del rito di uno sgombero, ufficiato
dalle stesse autorità che sono preposte al rispetto e alla salvaguardia della
vita umana.
E qui torno alla nostra, di società: cosa è UMANO (e cosa non lo è)? Il campo
dato alle fiamme a Torino viene descritto come ABUSIVO, ma anche come TOLLERATO.
Attenzione alle parole: certo, stiamo parlando di un campo, ma come dobbiamo
"classificare" quegli uomini, donne, bambini, che lo abitavano? Abusivi?
Tollerati? Se è questa la loro condizione UMANA, allora ha una sua ragione
la follia di chi appica (appiccherà ancora, NON DIMENTICHIAMOLO) il fuoco per
razzismo, frustrazione personale, noia, gioco ecc., perché non riconosce alle
vittime la condizione di persone titolari di diritti e doveri.
Le ragioni possono essere un furto, una violenza (che per fortuna, stavolta
non è avvenuta); non è onore, neanche difesa degli affetti, ma un puro e
semplice ribadire un concetto di proprietà contro chi è povero ed escluso. E' la
doppia morale di una Forza Nuova non minoritaria, ma diffusa in chi fa della
paura la sua arma politica. E ne trae una doppia moralità:
-
Un manifesto
-
"Stupratele, tanto abortiscono"
Ma attenzione, Forza Nuova diffusa significa anche, se un campo è TOLLERATO,
che chi gli da fuoco può godere di TOLLERANZA: "I rivoltosi si sono così
calmati e allontanati alla spicciolata. Fermato uno dei manifestanti. Un'altra
ventina di persone che avrebbero partecipato all'assalto sono state
identificate" alla faccia della legge.
Di Fabrizio (del 18/02/2006 @ 09:18:17 in Europa, visitato 2072 volte)
BUCAREST - (Rompres reports) L'Ispettorato Distrettuale della
Polizia (IPJ) di Giurgiu ha selezionato ed assunto la prima
poliziotta di etnia rom. Ha ottenuto una valutazione complessiva di
8.80 al concorso dello scorso dicembre. La comunicazione è
arrivata il 2 febbraio da Daniela Gheta, dell'ufficio pubbliche
relazioni IPJ.
Elena Daniela Bogatu, questo il nome della neo assunta (24 anni),
presterà servizio nella città di Bolintin-Vale, presso
la polizia rurale, dipartimento sicurezza.
La giovane si è laureata in legge all'Università di
Bucarest e ha solide conoscenze anche in informatica e lingue
straniere.
IPJ di Ilfov in precedenza aveva assunto anche tre poliziotti
maschi di etnia rom. Tutti cittadini rumeni.
Rif: Ungheria
TIRGU MURES – Il tribunale di Ludus nella Romania
Occidentale ha rimandato al 7 marzo i lavori sul pogrom di Hadareni.
La ragione è data dalla decisione assunta sul caso dalla
Corte Europea dei Diritti Umani il 12 luglio 2005, che non è
mai stata tradotta in rumeno e quindi non è stata pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale, nell'attesa che la decisione venga siglata
dal Ministro per gli Affari Esteri. In base al ricorso di Strasburgo
lo stato rumeno era stato condannato al pagamento di 238.000 euro a
sette superstiti di Hadareni.
[...]
Il documento della Corte Europea prevedeva la cessazione del
processo tra i superstiti del pogrom e lo stato rumeno. All'epoca, 15
tra i 22 Rom della parte lesa, avevano ritirato le accuse in cambio
di un risarcimento che variava tra gli 11.000 e i 28.000 euro.
Rif: Hadareni
Fonte Romanian_Roma
Di Fabrizio (del 10/08/2013 @ 09:06:24 in Europa, visitato 1591 volte)
(piatto abbondante da accompagnare con un vino adeguato)
La recente condanna (all'ergastolo!) dei colpevoli di omicidio di 6 rom in
Ungheria, ha riproposto il dibattito se quello sia o meno un paese razzista. Non
pretendo di conoscere la realtà meglio di altri, ma dato che quotidianamente
ricevo corrispondenze e rassegne stampa dai paesi dell'Europa Centrale e
Orientale, credo di essermene fatto un'idea.
Per seguire i miei ragionamenti (che vi potranno sembrare macchinosi e
parziali), dovrete tenere conto:
- Che una RELTA' OGGETTIVA non esiste. Anche se siamo in un
unico continente, anche se molti stati sono associati alla
Unione Europea (o hanno zone confinanti legate da trattati e
iniziative comuni), nazionalismi, spinte politiche ed economiche
disgreganti la fanno da padrona. Notavo un po' di tempo fa, che
mentre i media e i commentatori occidentali si concentrano
spesso sulla situazione di miseria (o di impoverimento) all'Est,
quelli orientali non si fanno scappare occasione per descrivere
le condizioni terribili dei profughi arrivati qui. Insomma.
tutti guardano sempre le pagliuzze altrui.
- Nessuno è INNOCENTE A PRIORI. A partire dall'Italia: la
situazione dei Romanì è tragica qua come altrove, le colpe
andranno anche condivise, ma non esiste uno stato che possa
ergersi a giudice degli altri.
- I Romanì, pur essendo da decenni POPOLAZIONI STANZIALI
nell'Europa Centro-Orientale (Germania compresa), nel tempo
avevano mantenuto ambiti di migrazioni interne (ad esempio
Ex Jugoslavia-Albania-Ungheria-Bulgaria /
Bulgaria-Grecia-Turchia /
Ucraina-Ungheria-Slovacchia-Repubblica Ceca-Polonia-Bielorussia
/ Repubbliche Baltiche-Polonia) per motivi di
parentela ed economici, ambiti che tuttora resistono. Le recenti
migrazioni indicano che i Rom di Ungheria, Slovacchia,
Repubblica Ceca, prediligono i paesi del Nord Europa
e il Canada (finché non ha chiuso le
frontiere), quelli del Sud-Est emigrano anche nei
paesi di lingua latina (ora un po' meno, data la
crisi economica di questi ultimi).
- Grossomodo, tutti conosciamo la situazione precedente al
crollo del Muro di Berlino: bassi redditi e una serie di servizi
di base forniti dallo stato. Più sfaccettata la situazione dei
Romanì come "minoranza nazionale": in alcuni casi era pienamente
riconosciuta (Serbia), in altri (Bulgaria) negata. Per fare un
paragone con un'altra situazione politico-economica: la Turchia.
Lì i Romanì (mancano cifre precise, potrebbero essere sino a un
milione), per quanto marginalizzati e discriminati, hanno sempre
riconosciuto l'autorità dello stato turco, e questo li ha messi
al riparo da massacri e violenze come quelli subiti da Greci,
Curdi e Armeni. Da questo
punto di vista oggi la situazione è ancora frammentata: Bosnia e
Slovenia sono state più volte messe sotto accusa dalla comunità
internazionale, per il mancato riconoscimento dei diritti politici
fondamentali a chi non appartenesse alle etnie maggioritarie.
- ULTIMO PUNTO di queste prefazioni: quei servizi che erano
assicurati a tutti, indipendentemente dall'etnia, sono andati
privatizzandosi, ora prima ora dopo. Questo ha portato penuria
di case, lavoro, prestazioni sociali e sanitarie, di cui hanno
fatto le spese soprattutto le minoranze non riconosciute. Ci
siamo noi, Occidente, dietro queste privatizzazioni (noi le si
chiama delocalizzazioni), fu la stessa Unione
Europea, una decina d'anni fa quando si allargò a Est, da un
lato a richiedere a voce più rispetto per le popolazioni romanì,
dall'altro a strangolarle (a strangolare i settori più poveri
della popolazioni) con l'oggettivo aumento dei prezzi e i tagli
che contemporaneamente chiedeva al welfare. Una politica
sostanzialmente ipocrita, che ha però creato una classe di
burocrati su come sopravvivere all'occidente.
DINTORNI: La situazione di base (abbastanza simile in tutti i paesi dell'Europa Centro
Orientale) è la presenza di minoranze romanì più consistenti che in Occidente,
ma non coese. Quasi ovunque esistono fasce di popolazione romanì di
piccola-media borghesia - proprietari, relativamente integrati (comunque, poco
disposti a palesarsi) e altre in condizione di deprivazione estrema (ancora
peggio, se possibile, che da noi). Cosa che ha anche portato al continuo crearsi
e sciogliersi di partiti, partitini, cartelli politici romanì, funzionali a
questo o quel capoclan.
Lo stesso vale per la classe intellettuale:
professionisti, docenti, giornalisti, radio, giornali in abbondanza, con
scarsissimo influsso su quella che si chiama "vita e politica reale". Assistiamo
al paradosso che una scena abbastanza comune in Italia è la vecchia romnì che si
fa leggere qualcosa dal nipotino che finalmente può andare una scuola, sempre
più spesso da quelle parti la scena si svolge a parti invertite: sono gli
anziani che leggono per il resto della famiglia, che non ha più risorse per
frequentare la scuola.
Leggi e violenze razziali:
Un altro paradosso (ma anche in questo in Italia abbiamo una certa
esperienza), è che in diversi stati dell'est esistono norme, leggi, regolamenti
molto avanzati a tutela delle minoranze (che sono quasi infinite) e anche dei
Romanì. L'Ungheria sino a qualche anno fa era presa ad esempio per l'esistenza
di un
autogoverno rom, qualcosa di simile esiste anche in Ucraina; Serbia Bulgaria
e Romania hanno legislazioni molto più avanzate di quelle occidentali. Eppure,
quasi nessun effetto hanno nell'arginare crisi di violenza e pogrom. Che sono
difficilmente prevedibili, vanno ad ondate: fu la Romania ad inizio anni '90.
poi di volta in volta toccò a Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca.
Ricorrenti in Ucraina e nei paesi ex-URSS, ma le notizie che arrivano da lì sono
sempre datate e frammentarie.
Razzismo:.
Non è solo Ungheria (ma ricordiamoci,
nessuno è innocente, molti sono
impuniti). Anche la Germania, per fare l'esempio di un paese che riteniamo
esempio di "civiltà occidentale", ha avuto di recente
spettri
nell'armadio. E sempre dalla Germania (e dagli USA) è partito, una ventina di anni fa,
un coordinamento fattivo tra vari nuclei della destra estrema e radicale
[ricordo che movimenti simili si ebbero in tutta l'Europa Centro Orientale (per
non parlare di quella Meridionale, a proposito di innocenza!), tra gli anni
'30 e '40], che attualmente opera in stretto contatto in tutti i paesi
che ci riguardano. Fisicamente, sono le stesse squadre a seminare il terrore o
fare comizi congiunti in Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica
Ceca, e ci sono contatti molto avanzati con Serbia, Croazia, Slovenia, Romania,
Bulgaria, Ucraina.
La Germania non è solo RAZZISMO VIOLENTO (che c'è ovunque e sa che può
farsi sentire con poco), ma è anche (non è la sola) il paradigma
del razzismo istituzionale, ad esempio:
- impunità nel colpire i colpevoli di atti di razzismo "lievi
o tollerabili". Non siamo ai livelli italiani, ma ad esempio per
l'incendio che ricordavo nel link di sopra, non mi risulta che
siano mai stati identificati i colpevoli. Situazione comune in
tutta Europa (non solo all'est) e la sentenza ungherese è
effettivamente una sorpresa. Niente a che vedere, ad esempio,
col caso di
Hadareni in Romania, dove ci sono voluti una decina d'anni
per arrivare ad una sentenza, che alcuni dei parenti delle
vittime contestano tutt'ora;
- il razzismo istituzionale, è anche quello di uno stato che
accoglie i profughi dal Kosovo, profughi che col tempo trovano
scuola, casa, lavoro e dopo un decina d'anni si ritengono
cittadini come gli altri. Finché, una notte,
la polizia tedesca sfonda la porta di casa e ti imbarca con
tutta la famiglia su un aereo, per tornare in Kosovo dove
non hanno scuola, casa, lavoro. Tutto, per una ragione di stato.
Ungheria:
Dopo questa lunghissima parte introduttiva, eccoci. E' o non è un paese fascista? Non lo è, rispondo, ma se Orban
sbagliasse qualcosa, allora il rischio sarebbe alto. Personaggio complesso, ha
più volte ammesso di ispirarsi a Berlusconi (senza averne gli stessi capitali),
ma a me ricorda
Dollfuss, l'ultimo cancelliere austriaco prima dell'annessione alla Germania
nazista. L'Europa contro cui sbraita, è la stessa che gli ha garantito il suo
posto attuale.
Un breve riassunto della recente storia ungherese. Con la caduta del muro, i
vecchi comunisti si riciclarono nel Partito Socialista, contrapposto all'altro
blocco dei Liberali. Ma già precedentemente la legislazione ungherese era tra le
più aperte in fatto liberalizzazioni e partecipazione dei capitali stranieri
alle imprese, per cui i due blocchi (poco influenti gli altri partiti) si sono
alternati senza grandi differenze sul piano economico. Anche perché a differenza
degli altri paesi dell'ex blocco, con l'afflusso di capitali esteri l'Ungheria
viveva una situazione di boom economico simile a quella dell'Irlanda. E
purtroppo ne ha condiviso la fine, con indebitamenti pazzeschi con le banche
(soprattutto tedesche) e una situazione di corruzione diffusa, che ha posto all'angolo i due partiti (il sistema elettorale è uninominale con soglia di
sbarramento).
Dalla crisi sono emersi due soggetti:
- FIDESZ (nazionalista)
- JOBBIK (ancora più nazionalista)
Ecco, cosa fare con un governo di destra, in un paese in crisi, con
un'opposizione di destra estrema con tendenze paramilitari? La scommessa di
Orban si gioca tra un necessario risanamento, e la vulgata popolare
(quell'accidenti che si chiamano elettori) che ha trovato il nemico esterno (LE
BANCHE e LE MULTINAZIONALI) e quello interno (tanto per cambiare, EBREI e
ZINGARI). Come anche da altre parti (non dirò quali) il populismo, il
nazionalismo e
l'antieuropeismo diventano le cifre distintive per restare a galla.
Politica interna: da un lato accarezzare la pancia di quell'Ungheria profonda
e rancorosa emersa dalle urne, dall'altro, come succede nei paesi limitrofi,
dare almeno l'impressione che tutto sia sotto controllo, colpendo le
manifestazioni politiche-criminali-razziste più eclatanti.
Ma se questo non bastasse? Da un lato l'indebitamento, dall'altro i
paramilitari che sognano le
croci frecciate, girano come avvoltoi attorno alla testa di Orban. Lui, a
differenza di Berlusconi, non ha giornali, tv, e altre utilità simili, il suo
rapporto con i media è pessimo. Si è proposto come l'unico salvatore possibile,
ma per farlo ha dovuto assumere le armi e la protervia dei suoi avversari più
prossimi. Dovesse fallire, la loro strada è aperta.
CONTORNO - Investitori e benefattori:
Il crollo URSS e dei paesi satelliti, davvero qualcuno crede che sia avvenuto
"solo" per motivazioni interne? Tutta l'Europa Centro-Orientale è divenuta in
brevissimo tempo terra da colonizzare per gli appetiti USA ed Europei, con la
Russia assolutamente incapace di contrastare economicamente questa tendenza.
Visto in questa chiave, il massacro e la dissoluzione della Jugoslavia sancì
l'esclusione del petrolio russo dalle rotte sud-europee, e il predominio
americano rispetto alla UE. Pian piano, mentre anche la Cina si
è fatta viva, mentre nei paesi con rilevanti presenze musulmane sono attivi
Arabia Saudita e (dopo Erdogan) la Turchia. Con la crisi economica in Occidente,
per un determinato periodo USA e Germania hanno resistito, ma con Obama anche
gli ultimi appetiti si sono ridimensionati.
Ma il colonialismo non è soltanto militare o economico: Gli investimenti
arrivano in due maniere: rilevare vecchie imprese statali o autogestite (nel
caso ex-JU), o invece tramite vari fondi di solidarietà EU e progetti caritativi
delle varie chiese, o fondazioni dagli equivoci obiettivi politici, come
OPEN FOUNDATION - ma dotate di quel tanto di pragmatismo nella strategia che manca
alla cultura europea. Come è successo e succede ancora in altri continenti, le
motivazioni di questi interventi sono tante e spesso contrastanti: da una parte
rimediare in qualche maniera al "default" economico e sociale di molti paesi,
dall'altro svuotare quegli stessi paesi della capacità di badare a se stessi e
renderli sempre più dipendenti dall'elargizioni di questi aiuti (e dal debito
che si genera). Creare nel contempo una classe
intellettuale-professionale poco legata alle dirigenze locali, che nel caso diventeranno emigranti
qualificati ma sottopagati. E' quello che è avvenuto ANCHE in Ungheria, e si ripete nei
paesi limitrofi. Orban lancia la sua guerra contro investitori che in questo
momento non ci pensano minimamente ad investire, perché hanno finito la grana.
Nel frattempo anche la Serbia sembra uscire dal suo antieuropeismo, il problema
è se l'Europa ci sarà ancora.
Di Fabrizio (del 11/10/2008 @ 08:55:01 in Europa, visitato 2096 volte)
Da Romanian_Roma
Budapest, Bucarest , 6 ottobre 2008: Oggi, il Centro Diritti Rom Europei (ERRC) ha inviato una lettera alle autorità rumene, per portare all'attenzione lo sciopero della fame dell'attivista per i diritti umani Istvan Haller e per chiedere al governo di prendere misure per controllare e salvaguardare la salute di Haller.
Il 2 ottobre 2008, Haller ha iniziato uno sciopero della fame per la persistente mancanza del Governo rumeno di affrontare le serie violazioni dei diritti causate da tre pogrom anti-Rom dei primi anni '90: Hadareni (vedi ndr), Plaiesi de Jos e Casinul Nou, Romania. In seguito alla decisione del Tribunale Europeo sui Diritti Umani, il Governo rumeno si era impegnato ad intraprendere progetti di sviluppo che includevano la messa in opera di infrastrutture, come pure misure di carattere anti-discriminatorio ed educative. Tuttavia, ad oggi il Governo ha mancato di compiere i suoi obblighi legali.
L'ERRC nella sua lettera spedita al Presidente Traian Basescu, al Ministro degli Affari Esteri Lazãr Comãnescu ed a Gruia Bumbu, Capo dell'Agenzia Nazionale per i Rom, chiede lo sviluppo dei programmi comunitari Romanì ed annuncia la sua intenzione di compilare un rapporto assieme al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa in vista del prossimo Incontro sui Diritti Umani del 2-4 dicembre 2008.
Il testo completo della lettera dell'ERRC è disponibile su Internet: ERRC Letter Hadareni-Haller (in pdf ndr).
Per ulteriori informazioni, contattare Theodoros Alexandridis, ERRC Staff Attorney, theodoros.alexandridis@errc.org
The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the human rights situation of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc. org To support the ERRC, please visit this link: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2735 European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Tel: +36.1.413.2200 Fax: +36.1.413.2201
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