Minacce di violenze dopo il voto sullo sgombero By Grattan Puxon
Sarà una operazione senza precedenti, che coinvolgerà un'intera comunità, con corollario di conseguenze per donne e bambini - così il consiglio del partito laburista descrive il voto della maggioranza conservatrice del consiglio comunale di Basildon la sera del 14 luglio.
Con una maggioranza risicata, dopo un dibattito infuocato durato due ore, Malcolm Buckley può vantarsi di aver liberato la contea da 220 caravan "senza permesso" e di aver ottenuto quanto voleva. Il costo di quest'operazione, cinque milioni di euro escluse le spese legali, sembra non abbia svolto alcun deterrente.
Il blocco conservatore, per buona parte del dibattito è rimasto in silenzio e senza rispondere alle interrogazioni che erano state rivolte, incluse quelle sui comportamenti della famigerata Constant & Co., che si è guadagnata il nome di "specializzata sugli Zingari" con una lunga serie di violenze e distruzioni in azioni simili condotte in passato.
"Con questa decisione impietosa" ha affermato il consigliere Sultan Nandanwar, "si da via libera a dei verie propri banditi di strada per minacciare donne e bambini". Un altro membro del partito laburista ha descritto quello del 14 luglio come il giorno più nero dalla fondazione di Basildon Newtown, aggiungendo che il comune aveva il dovere morale di individuare una sistemazione alternativa e praticabile per le 120 famiglie di Dale Farm. Ha poi ricordato che il governo, anche se all'ultimo momento, aveva detto di essere pronto a finanziare il comune per l'acquisizione di un'area alternativa. La risposta dei conservatori è che così il governo "intende lavarsene le mani".
Il locale partito conservatore si è allineato ai recenti proclami elettorali del suo leader Michael Howard, cercando la contrapposizione anche contro il volere dei contribuenti [...] che hanno minacciato uno sciopero delle tasse, se il consiglio comunale darà luogo a uno sgombero tanto costoso e impopolare.
Il consigliere Geoff Williams (Lib-Dem) ha ricordato che sono diversi i gruppi e le associazioni, in Gran Bretagna e altrve, che hanno criticato la decisione e intendono ricorrere alle istituzioni internazionali Ha po definito i mertodi di Buckley come uno "scenario alla Lewis Carol" dove lo spreco delle risorse si risolve in manicomio.
Un altro rappresentante laburista ha concluso "Abbiamo appena ricordato le vittime del terrorismo e con la stessa voce chiediamo di votare per distruggere la vita delle persone".
Di Fabrizio (del 25/09/2005 @ 22:52:25 in casa, visitato 5779 volte)
Leggo su British_Roma
alcuni aggiornamenti sulla vicenda dello sgombero di Dale
Farm
Il governo, che sino al mese scorso per contrapporsi ai conservatori, aveva
appoggiatole richieste della comunità contro gli sgomberi decisi dai comuni, ha
rifiutato il ricorso di quattro famiglie, che si erano viste togliere il
permesso di risiedere nell'area di loro proprietà. Di fronte all'esproprio
dell'area, non resta loro che cercare accoglienza in altre aree di sosta o
ritornare a vivere in strada.
Sono 300 le famiglie di Nomadi e Viaggianti che hanno visto rifiutato il
permesso di residenza negli ultimi 18 mesi e circa 10.000 le persone che potrebbero
a breve ritrovarsi nella medesima situazione.
Della situazione se n'è occupata anche la BBC 3
alle 22.00 di domenica 25 settembre, con un programma intitolato "Gypsy Wars",
che documenta la contrapposizione tra i circa 1000 residenti a Dale Farm e
i bulldozer.
Il terreno è ancora in occupazione, nel contempo Margaret McCann, che ha subito
la medesima sorte l'anno scorso, presenterà il prossimo 29 settembre le ragioni
del processo che ha intentato contro la compagnia Constant & Co.
per la distruzione della sua casa, di tutti i suoi averi e per violenza privata.
La stessa compagnia, non potendo accedere a Dale Farm, sta costruendo tutto
attorno un vallo di terra alto 4 metri, allo scopo di isolare gli abitanti e
rendere loro impossibile muoversi all'esterno dell'area occupata.
Sempre il 29 settembre si terranno diverse manifestazioni contro gli sgomberi in
tutta la regione dell'Essex.
********************************* STOP ETHNIC-CLEANSING
Protest against eviction of Travellers and bulldozer vandalism in rural Essex
Gypsy & Traveller Affairs and National Travellers Action Group
Supported by East Anglia Social Forum
Di Fabrizio (del 29/04/2006 @ 21:56:48 in Regole, visitato 2893 volte)
Premessa: un paio di giorni fa, ho ricevuto la mail seguente, che riporto
come mi è arrivata:
Sequestrato e picchiato degli Carabinieri: Marin Costantin
(Ventila) cittadino Rumeno (Rom) 56 anni residente lavoratore edile in
Italia da 16 anni padre di cinque figli picchiato e sequestrato per 3 ore al
reparto di Carabinieri di zona Bongola Milano Nuova Multietnica 2001
a cui è seguito un rapido e concitato giro di telefonate, perché Ventila è
rispettato e conosciuto da tutti nella comunità dei Rom rumeni di Milano, è
socio attivo di diverse associazioni e partecipe a manifestazioni ed iniziative
a Milano ed in Italia. Al momento, non ho divulgato la notizia, sia per
ricostruire i fatti, sia per capire se Ventila intendeva sporgere denuncia o
informare i mezzi di comunicazione.
I fatti, dopo aver sentito un po' di persone, sono di una semplicità
disarmante: Ventila ha portato la macchina (di sua proprietà, in regola con
bollo e documenti) all'autolavaggio, ma per qualche
disattenzione la macchina al posto di incamminarsi nel tunnel è scivolata
indietro, ammaccandosi. Alle proteste di Ventila, il benzinaio ha telefonato ai
carabinieri di Rho (non di Bonola), che l'hanno trattenuto qualche ora in
centrale, tirandolo per la barba, scaricandogli un po' di botte nel costato e
minacciandolo di rimpatrio.
Ora, col consenso del diretto interessato, è uscito un primo comunicato,
firmato da Opera Nomadi Milano. Non escludo che a breve ne seguano altri:
Gent.le Direttore,
in merito al grave episodio denunciato
dal nostro socio e componente del Direttivo dell’Opera Nomadi di Milano, Sig.
Constantin Marin, vogliamo innanzitutto esprimere pubblicamente al medesimo
Constantin detto “Ventila”, il nostro incondizionato sostegno perché è persona
stimata e conosciuta per la propria onestà e il proprio generoso impegno in
campo sociale, profusi sempre nel rispetto delle persone e delle istituzioni di
questa città.
Il fatto da lui denunciato, ovvero un
presunto atto di abuso e intimidazione subito da parte di un ufficiale del
Comando dei Carabinieri nel corso di una normale operazione di accertamento di
responsabilità per un danno materiale di modesta entità, per altro subito
passivamente dallo stesso Ventila, provoca la nostra indignazione e solleva dei
seri interrogativi di carattere più generale circa la condizione dei cittadini
socialmente più “deboli”di questa città.
L’episodio in sé và certamente
circoscritto in un misero atto arrogante e offensivo della dignità personale da
parte di un singolo tutore dell’ordine che, per altro, avrebbe potuto riguardare
anche un qualsiasi altro nostro concittadino.
Tutto ciò ci riporta però alla
constatazione di come molti Rom subiscano, in forme molteplici, delle
sistematiche angherie, particolarmente odiose e inaccettabili se perpetrate da
esponenti delle forze dell’ordine, rappresentanti dei pubblici poteri o da
singoli cittadini, come i molti datori di lavoro che senza scrupolo alcuno e
approfittando di una condizione di “oggettiva diversità o discriminazione” di
fronte all’applicazione e al rispetto delle leggi, favoriscono il lavoro nero e
lo sfruttamento attraverso il più bieco “caporalato”.
Non possiamo quindi non sollevare
l’attenzione su un più generale stato di involuzione dei rapporti tra la
comunità cittadina, gli apparati di controllo addetti all’ordine pubblico e le
molte minoranze, tra cui quella dei Rom continua ad essere la più stigmatizzata,
relegata com’è in una condizione di esclusione ed emarginazione che non ha
precedenti.
Non solo quindi ci sentiamo allarmati
dagli ultimi tragici episodi di cronaca cittadina, è di pochi giorni or sono la
notizia della morte di una bambina di appena un mese di età in via Triboniano,
ma ci facciamo portavoce di una indignazione morale e di una denuncia pubblica
che troppo poco e faticosamente viene raccolta dalle istanze civili di questa
città.
Non è un caso che tale argomento non
trovi spazio, se non in termini prettamente scandalistici, nemmeno nella
imminente competizione elettorale per il governo della città, che pure potrebbe
essere una buona occasione per manifestare l’intenzione concreta di sviluppare
un diverso approccio ai problemi che ogni giorno vengono sollevati dai nostri
concittadini rom e dagli abitanti dei quartieri delle periferie.
A noi semplici cittadini dunque il
compito di vigilare e intervenire con attenzione e puntualità nella condanna di
quelli che sono piccoli o macroscopici episodi di intolleranza e discriminazione
quotidiana, ma anche l’onere di saper indicare modalità e contenuti diversi che
aiutino a costruire e migliorare la convivenza e la coesione sociale tra tutti i
cittadini di Milano.
Il Vicepresidente – Opera Nomadi
Sezione di Milano
(foto pubblicata il 22 luglio 2005) da destra: Bogdan Kwappik (allenatore di Multietnica2001), Ventila (scrittore e carpentiere Rom rumeno) e quello vestito di nero potrebbe essere Direktor, sullo sfondo Milano, via Barzaghi.
Margaret McCann, 33 anni, ha raccontato in tribunale come è stata
distrutta la sua casa, perché gli abitanti di un villaggio non la vogliono come
vicina.
Lei e i suoi tre figli alloggiavano in un pezzo di terra, dopo che suo
fratello l'aveva pagato 33.000 $, lì potevano condurre una vita sicura nel
villaggio di Little Waltham, Essex. Per tre volte ha presentato la richiesta di
residenza al comune di Chelmsford e ogni volta la richiesta è stata rifiutata.L'approvazione
è avvenuta sei mesi dopo che la sua e altre venti famiglie erano state
sgomberate.
"Abbiamo seguito le indicazioni del governo quando abbiamo acquistato
il terreno. Così tutte le mie proprietà sono finite sotto i bulldozer e i miei
bambini sono stati terrorizzati dai dipendenti della Constant & Co. e dalla
polizia". Quanto si era salvato dai bulldozer è stato dato alle fiamme
dagli incaricati dello sgombero, le biciclette, il frigorifero e il generatore
alla fine dell'operazione erano invece scomparsi.
Il tribunale ha anche appurato che l'area in questione non era destinata a
riserva ambientale, ma si trattava di terreno agricolo di proprietà della
famiglia.
Sono innumerevoli i casi simili che vedono sul banco di accusa i consigli
comunali e la compagnia Constant & Co. per violenze private e
danneggiamenti. Grattan Puxon, figura storica di attivista per i diritti dei
Rom, ha aggiornato sugli ultimi sviluppi attorno all'area di Dale Farm:
"I circa mille residenti hanno occupato l'area minacciata di
sgombero. Da parte sua, Constant & Co. ha usato delle autopompe per inondare
i terreni attorno con liquami, allo scopo di di rendere la zona inabitabile e ha
costruito un vallo di quattro metri di altezza atorno a tutta l'area.
Naturalmente, anche questo vallo è una costruzione abusiva, ma questo non
sembra riguardare i comuni coinvolti."
Dopo l'udienza, la famiglia della signora McCann si è posta alla testa di
una manifestazione fuori dal Centro Civico, i manifestanti inalberavano cartelli
di protesta e uno striscione dell'European Roma and Travellers Forum. Alla
protesta si sono aggiunti anche dei locali e degli studenti
Di Fabrizio (del 09/05/2005 @ 19:23:41 in casa, visitato 2535 volte)
Terminata la tornata elettorale, è nuovamente all'ordine del giorno la questione dello sgombero di Dale Farm. Centinaia le famiglie coinvolte, mentre il team legale che appoggia il Comitato dei residenti ha già preparato i primi 25 ricorsi.< BR> Mentre si avvicina la data della Marcia per i Diritti Umani, si susseguono anche gli incontri pubblici che il comitato ha promosso. Tra questi ce ne sono anche con gli ufficiali della polizia distrettuale e col consiglio comunale di Basildon, che ha promosso lo sgombero del villaggio, nel tentativo di scongiurarlo. "Continuaiamo a sottolineare la complessità legale" dice Grattan Puxon di Ustiben, "come pure la questione dei diritti umani. Almeno, abbiamo strappato la concessione che lo sgombero sarà rimandato a dopo la manifestazione del 14 maggio." Continua Puxon: "Non si tratta di rimuovere dei caravans: Dale Farm è un villaggio comunitario di case e bungalows. Sono almeno 150 i bambini che frequentano la scuola." Desta preoccupazione, non solo nella comunità dei Viaggianti, la decisione comunale di appaltare lo sgombero alla compagnia privata Constant & Co, che ha già ottenuto dal comune la somma di £. 20.000 per presentare un piano di sgombero (che il Comune non ha ancora approvato) e al termine della distruzione del villaggio dovrebbe ricevere in saldo £. 1.500.000 (circa 2 milioni di euro). La compagnia si è già occupata nel recente passato di simili azioni, a Oak Lane, Chelmsford, Borehamwood, collezionando diverse cause legali per violenza privata, furti e distruzione di proprietà personali. Il caso "Dale Farm" ha raggiunto notorietà perché il contenzioso col comune di Basildon e la comunità viaggiante si trascina da anni e per il gran numero di famiglie coinvolte, ma è solo l'ultimo di altri casi simili, che sta trasformando l'intera comunità in "Cittadini Rifugiati Interni", come le comunità Rom in Kossovo. Dopo aver sollevato reazioni contrastanti in patria, tra cui numerose espressioni di solidarietà, questa vicenda ha in seguito mobilitato uno studio legale inglese. Ora la notorietà travalica i confini e manifestazioni di solidarietà e offerte di assistenza legale stanno arrivando da diversi paesi nel mondo.
Di Fabrizio (del 02/10/2008 @ 18:45:52 in Italia, visitato 2273 volte)
Segnalo un bellissimo post di Alain Goussot su
Rom Sinti @ Politica... mentre
lo leggo sento alla radio di un'ulteriore aggressione a Milano ad un ambulante
senegalese
Gli episodi di violenza a danno di cittadini stranieri continuano; Abdul ieri
a Milano morto dopo un vero linciaggio e oggi Emannuel nella 'civile' Parma
picchiato brutalmente da alcuni vigili, è di oggi il linciaggio da parte di
alcuni adolescenti italiani a Tor Vergata di un cittadino cinese di 25 anni.
Cosa sta succedendo e perché le autorità istituzionali più alte della Repubblica
tacciono?
I grandi quotidiani riportano le notizie ma sono pochi quelli che s'indignano;
anzi ve ne sono che mettono anche l'olio sul fuoco aizzando le folle contro il
Rom, lo straniero, il clandestino e il negro.
Non possiamo stare zitti, non possiamo stare a guardare, non basta dire "mi
dispiace", occorre agire seriamente sul piano sociale, educativo , culturale e
politico.
Non è tollerabile che un paese che si dichiara civile possa fare sua la regola
della violenza discriminatoria e razzista, il disprezzo dell'altro semplicemente
perché ha un colore di pelle , una religione o degli usi e costumi diversi.
La televisione, i giornali e la stessa legislazione (vedi le impronte ai bambini
rom oppure la schedatura dei bambini stranieri nelle scuole…) contribuiscono ad
alimentare l'ostilità verso chi viene da fuori, verso chi è povero, verso chi
parla un'altra lingua o pratica un'altra religione.
Si sta creando il capro espiatorio per deviare l'attenzione da chi ha delle
responsabilità nel degrado sociale che sta producendo povertà e diseguaglianze.
Serve un responsabile di tutti i mali: lo straniero, lo zingaro, il nero!!
La legge in qualche modo, avendo creato un trattamento differenziato per chi è
diverso etnicamente e culturalmente, legittima la diffidenza e anche
l'aggressione.
Voglio ricordare quello che diceva uno dei pensatore del pensiero liberale
europeo; Benjamin Constant: "L'obbedienza alla legge è un dovere, ma come tutti
i doveri, è relativo; riposa sulla supposizione che la legge parte da una fonte
legittima, e si rifugia nei suoi giusti limiti.
Ma nessun dovere ci legherebbe verso delle leggi che non solo restringerebbero
le nostre legittime libertà e s'opporrebbero a delle azioni che non avrebbero il
diritto di proibire ma ci costringerebbero a contrariare i principi eterni della
giustizia , della pietà, che l'uomo non può non osservare senza smentire la
propria natura…
Ogni legge che ordina la delazione, la denuncia , non è una legge; ogni legge
che mette in discussione l'inclinazione che comanda all'uomo di offrire un
rifugio a chi richiede asilo non è una legge…
Se la legge ci ordinasse la perfidia verso i nostri simili, o ancora la
persecuzione verso i vinti non sarebbe una legge, sarebbe solo barbarie ".
Riflettiamo su queste parole scritte quasi duecento anni fa e chiediamoci se
quello che sta succedendo sia non solo accettabile ma umanamente tollerabile.
Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità perché vale ancora il monito di
Bertold Brecht sulla co-responsabilità di chi taceva di fronte alla persecuzione
verso gli ebrei diventando così complici di un crimine contro l'umanità.
Martin Luther King diceva : "Le nostre vite cominciano a finire il giorno
in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano"
E tra le cose che contano vi è la dignità della persona umana!!
Ci rendiamo conto che questi appelli rischiano di cadere nel vuoto ma
consideriamo di grande importanza la reazione civile e democratica che sappia
denunciare il degrado delle relazioni sociali nel nostro paese. Pensiamo anche
come Carlo Cattaneo (vedi le 'Interdizioni israelitiche' 1857) che "la legge è
strumento di giustizia, non è strumento d'ingiurie. Non vi sono due giustizie
diverse; né la giustizia ha due diverse misure. Eseguiamo con umiltà ciò che la
giustizia ci detta, e avremo sparso negli uomini tutti i semi dell'onore e della
virtù".
Di Fabrizio (del 13/08/2009 @ 17:05:19 in Italia, visitato 3241 volte)
COMUNICATO STAMPA
Sgombero d’agosto, umanità mia non ti conosco: neonati e donne incinte in
campeggio libero
Venerdì 14 agosto alle 12.30 conferenza stampa presso la cascina Bareggiate,
comune di Pioltello
ll giorno 6 agosto è stata sgomberata e subito demolita la cascina Bareggiate
nel comune di Pioltello al confine con l’Auchan di Vimodrone, nella quale
vivevano da tempo numerose famiglie di rom rumeni. Oltre 200 persone di cui
la metà minori sono stati mandati a dormire sui prati tranne una decina di
famiglie i cui figli frequentano le locali scuole, delle quali si è dato cura il
Comune di Pioltello. Non c’è stato invece nessun intervento a tutela degli altri
minori, tra i quali si contano neonati di 1, 4, 8 mesi e due donne incinte.
La situazione di queste famiglie – circa 200 persone di cui la metà minori -
costrette all’addiaccio senza nessuna alternativa è stata resa più drammatica
dopo che stamane pattuglie di polizia locale e carabinieri le hanno fatte
sloggiare dai loro ricoveri di fortuna.
Di fronte a una situazione di grave emergenza umanitaria la Federazione Rom e
Sinti insieme e l’associazione Upre Roma insieme con i capifamiglia presentano
un esposto al capo dello Stato perché in prima istanza ci sia un intervento
immediato a tutela della vita di questi bambini e invitano i mezzi di
informazione alla conferenza stampa che si tiene domani, venerdì 14 agosto
alle 12.30 nel parcheggio dell’Auchan di Vimodrone.
Di seguito l’esposto.
Per informazioni:
Dijana Pavlovic tel. 339-7608728
Fabrizio Casavola tel. 347-7179602
Lucan Constantin tel. 320-0944772
Al Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano Palazzo del
Quirinale 00187 Roma
p. c.
Al prefetto di Milano dott. Gian Valerio Lombardi corso
Monforte 31 20122 Milano - Al dottor Razvan Rusu Ambasciatore di Romania Via
Nicolò Tartaglia, 36 00197 ROMA - Al dottor Vladimir Spidla Commissario UE
per Occupazione e Affari Sociali - A European Roma Rights Center H-1386
Budapest 62 Hungary
Oggetto: esposto e ricorso avverso ordinanza del prefetto di Milano prot.
N. 9 b1/200900261-Gab
Illustrissimo signor Presidente,
i sottoscritti cittadini europei e le sottoscritte associazioni – Federazione
Rom e Sinti insieme, associazione Upre Roma - ritengono necessario portare a Sua
conoscenza la grave situazione che si è determinata in provincia di Milano con
lo sgombero coattivo di una comunità rom rumena composta da numerose famiglie
con figli minori. Il prefetto di Milano in qualità di commissario per
l’emergenza nomadi in Lombardia notificava il 3 agosto 2009 l’ordinanza
commissariale n. 1 prot. n. 91 b1/200900261-Gab, con la quale intimava lo
sgombero dell’area denominata “cascina Bareggiate” insistente nel comune di
Pioltello, area nella quale da oltre cinque anni era presente una comunità di
Rom rumeni, alla quale si erano aggiunti altri nuclei provenienti da successivi
sgomberi operati dal Comune di Milano. Nell’ordinanza non era indicata nessuna
data entro la quale l’area doveva essere liberata ma alla mattina del 6 agosto
le forze dell’ordine del Comune di Pioltello, coordinate dal responsabile
sicurezza del comune di Milano, provvedevano allo sgombero coattivo dell’area e
alla immediata demolizione dello stabile della cascina Bareggiate.
Durante lo sgombero non veniva consentito a nessuna associazione di essere
presente per verificare il rispetto dei termini previsti dalla comunità
internazionale in caso di sgomberi coattivi, la tutela dei numerosi minori e
neppure era consentito ai mezzi di informazione di documentare quanto avveniva
con l’eccezione di una troupe della televisione di Stato.
Mentre il Comune di Pioltello si dava carico di un progetto per l’inserimento di
una decina di famiglie i cui figli risultano frequentanti le scuole del Comune,
per le restanti 51 famiglie (200 persone di cui 87 minori) non c’era nessun tipo
di assistenza e soprattutto nessun intervento che garantisse ricovero e tutela
per i minori. Lasciate senza nulla davanti ai ruderi della cascina queste
famiglie sono costrette a vivere all’addiaccio nonostante la presenza di donne
incinte e addirittura bambini ancora lattanti (da 1, a 4 a 8 mesi) con grave
rischio per la loro salute e sicurezza.
Dopo essersi sistemate in ricoveri di fortuna sui terreni circostanti la cascina
queste stesse famiglie sono state sgomberate nella giornata del 13 agosto anche
da questi ripari provvisori. Gli effetti di tale sgombero violano, prima ancora
che le norme e le modalità previste dalla Unione europea a proposito degli
sgomberi delle comunità rom, qualunque naturale rispetto nei confronti di esseri
umani, uomini, donne e bambini esposti ora a una situazione di totale precarietà
alla quale si aggiunge il rischio ambientale dovuto alla demolizione di tetti in
eternit contenenti amianto avvenuta senza preventive verifiche e bonifiche, cosa
per la quale ci riserviamo specifica denuncia.
Lo sgombero avvenuto senza alcuna proposta alternativa e la totale assenza di un
intervento di assistenza a tutela dei minori costringe le sottoscritte
associazioni e i sottoscritti cittadini europei a
chiedere un intervento immediato per far fronte all’emergenza umanitaria
che si è determinata tutelando i minori;
denunciare le modalità dello sgombero e conseguentemente fare ricorso
contro il provvedimento emesso dal prefetto di Milano, per violazione di
quanto previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni
unite del 20 novembre 1989, ratificata dalla Repubblica italiana con legge
n. 176 del 27 maggio 1991, segnatamente agli articoli 19, 24 (diritto
all’assistenza), 26 (diritto alla sicurezza sociale), 27 (diritto allo
sviluppo sociale), 28 e 29 (diritto all’educazione).
Con i sensi della nostra stima.
Allegati: elenco dei nuclei familiari interessati, con firma dei
capifamiglia, documentazione fotografica
Milano, 13 agosto 2009
Per la Federazione Rom e Sinti insieme, con sede in via Domenico
Grisolino n. 132, 00156 Roma
Presidente Radames Gabrieli
la vicepresidente Dijana Pavlovic. Tel. 3397608728 – e-mail:
dijana.pavlovic@fastwebnet.it
Per l’associazione Upre Roma con sede in via Pietro Colletta 55, 20137
Milano - tel. 0245488070
Il presidente Paolo Cagna Ninchi. Tel. 3391170311 – e-mail:
paolo.cagnaninchi@fastwebnet.it
Di Fabrizio (del 19/09/2011 @ 16:27:13 in Kumpanija, visitato 2438 volte)
E' iniziato circa mezz'ora fa lo sgombero di Dale Farm, dopo il fallimento della trattativa di
stamattina tra i residenti e il consiglio di Basildon. Sempre stamattina l'ONU
si era proposto come mediatore al governo inglese, ma la sua proposta è stata
rifiutata.
Chi vuole rimanere aggiornato tenga d'occhio questi siti:
Il
gruppo su Facebook (quasi una chat, si viaggia al ritmo di un messaggio
al minuto)
Il blog su Dale
Farm (attualmente non riesco a caricare completamente la pagina)
Il consiglio di Basildon, dopo il BIG WEEKEND di fine agosto, aveva rimandato
lo sgombero di Dale Farm dal 2 al 19 settembre, sperando che allora ci fossero
stati meno sostenitori. Quanti erano stamattina si può vedere in questa foto di
Stevie Stratton
Dichiarazione di Andrew George, parlamentare liberaldemocratico: "Non
capisco spendere tutti questi soldi, perché [Dale Farm] ritorni a quella che
sarà la più costosa discarica della storia"
Umorismo inglese: Cose che succedono al Camp Costant: "Ho perso
la mia borsa coi trucchi. Se qualcuno la ritrova me la riporti. Vorrei essere in
ordine quando gli ufficiali giudiziari mi spaccheranno la testa!"
Nota su Facebook di stanotte: Notte agitata prima del promesso
sgombero. Leggo che a Dale Farm stavano cantando, un modo per farsi coraggio e
sentire la vicinanza di chi domani potrebbe essere sbattuto per strada.
Per un momento ho immaginato la scena con gli occhi dei poliziotti che montano
di guardia lì attorno: freddo e pioggia, il buio della campagna illuminato da
qualche falò, il profilo incerto di una roulotte, il canto che sembra provenire
da una città fantasma...
Domani mattina sarà tutta un'altra storia, ma chissà cosa rimarrà loro in mente
di questa lunga notte?
Un sanguinoso assalto che contrappose i Rumeni alla minoranza Rom nel 1993 lasciò un villaggio diviso. Ora, i sopravvissuti, stanno cooperando per restaurare l'armonia. (rif)
By Petru Zoltan, giornalista di Bucarest e collaboratore del Jurnalul National. Nipote di Mircea Zoltan, uno dei tre Rom uccisi negli avvenimenti di Hadareni.
29/11/2005 - Nel 1993 nel villaggio di Hadareni scoppiò uno dei più sanguinosi conflitti interetnici tra Rumeni e minoranza Rom. Dopo 12 anni, la vicenda si trascina ancora nei tribunali. L'ultimo appello, il 23 novembre in un giudizio locale, riguarda la somma che dovrebbe indenizzare i parenti delle vittime Rom, che in quella notte di violenza contarono tre morti e 14 case date alle fiamme. Tra i linciati dalla folla, mio zio Mircea Zoltan. Allora avevo 10 anni, mi ricordo soltanto mio padre che prendeva il treno per Hadareni, alla notizia che suo fratello era stato ammazzato. Da allora, oltre metà della mia vita, ho visto il rincorrersi di cause locali, nazionali, internazionali. Da quella notte, 20 settembre 1993, la memoria collettiva è rimasta segnata e solo ora si sta iniziando a ricostruire ponti tra le due comunità.
I fatti Tutto cominciò quella sera quando tre Rom di Hadareni - Aurel Lacatus, suo fratello Rapa Lacatus e Mircea Zoltan - rivolsero la parola a una giovane non-Rom, Liana Bucur. Bucur racconterà poi in tribunale: "Non mi stavano infastidendo, e io non ho reagito male". Ma quella conversazione apparentemente innocua, aveva attitrato l'attenzione di Gligor Chetan, un anziano del villaggio, che si era avvicinato ai tre uomini e li aveva spintonati. Per tutta risposta questi l'avevano colpityo in faccia, raccontano i testimoni. Erano intervenuti intervenuti diversi Rumeni del villaggio, che aspettavano il bestiamo al ritorno dal pascolo. Nella confusione che era seguita, mio zio Mircea Zoltan e Aurel Lacatus avevano tentato la fuga. Rapa Lacatus circondato dala folla inferocita, aveva accoltellato Craciun Chetan (nessuna parentela con Gligor), che sarebbe morto il giorno stesso nell'ospedale della vicina Ludus. In quel periodo il villaggio di Hadareni - 900 persone, di cui 200 Rom e 130 di etnia ungherese - non aveva mai conosciuto tensioni etniche. Ma appena si venne a conoscenza della morte di Chetan, si radunarono 50 abitanti, armati di mazze, bastoni e bottiglie di benzina, che conversero verso l'insediamento dei Rom. I tre uomini furono trovati in una casa isolata, dove avevano trovato rifugio. Il capo della polizia della vicino paese di Chetani, Ioan Mega, arrivò sulla scena ma - come ricostruito da European Roma Rights Center (QUI ndr) - nel momento che i tre stavano per consegnarsi alla sua custodia, la casa venne data alle fiamme. In pochi minuti i tre morirono: Rapa Lacatus fu tolto dalle mani del commissario Mega e linciato, Pardalian Lacatus ucciso mentre tentava di sfuggire alle fiamme e Zoltan che riuscì a scappare, fu colpito a bastonate e ributtato nel fuoco. Quella notte, altre 13 case del quartiere Rom furono incendiate, e altre 5 saccheggiate. Alle 21.00 arrivarono altre forze di polizia dalla capitale distrettuale Tirgu Mures, senza però intervenire. Testimoni raccontano che furono gli stessi poliziotti ad incitare la popolazione contro i Rom.
Il caso Le indagini iniziarono già dal giorno successivo, ma i progressi furono lenti. I due poliziotti couinvolti - Ioan Mega e il sergente Alexandru Susca - seconda la legge rumena furono giudicati dalla giustizia militare nell'ottobre 1994, 13 mesi dopo quegli eventi. Nel 1995 furono prosciolti da tutte le accuse; il tribunale militarev stabilì che non avevano incitato alle violenze, non avevano preso parte agli evemnti e non erano stati in grado di contrastare la folla. Nel frattempo, nel 1997 il tribunale civile di Tirgu Mures identificò in - Nicolae Gall, Severius Ioan Precup, e tre cugiini, Pavel Bucur, Petru Bucur e Vasile Dorel Bucur (nessuno di loro parente di Liana Bucur) - come responsabili di "assassinio particolarmente violento", il massimo grado previsto dal codice criminale. Altri sei furono accusati di saccheggio e incitamento alla violenza. Nel 1998, quattro dei cinque accusati di assassinio furono condannati a pene tra i tre e i sette anni, mentre Petru Bucur vide mutata la sua condanna in sei anni di prigione per danneggiamento di proprietà e incitamento alla violenza. Gli altri sentenziati di crimini minori furono condannati a pene tra i due e i cinque anni. Il giudice motivò la sentenza (l'omicidio di solito comporta tra i 15 e i 25 anni di pena) col fatto che le indagini avevano mostrato parecchie lacune e perciò non si potevano comminare pene più pesanti.
Gli iniziali dubbi del giudice portarono alla revisione del caso. Nel 1999 la corte suprema scagionò Nicolae Gall e commutò la pena di altri tre, cambiando il giudizio da "assassinio particolarmente violento" ad omicidio. Nel 2000, l'allora presidente della repubblica, Emil Constantinescu, graziò due dei tre uomini ancora in carcere e ridusse la pena al terzo. Venne stanziata una somma (3 miliardi di Lei - 85.000 Euro) che il governo pagò a Gall per i tre anni passatiin prigione, a cui furono aggiunti 100 milioni di Lei (2.800 Euro) che sarebbero andati a rimborsare la vedova di Mircea Zoltan (indenizzo che tuttora è contestato). "Questa discrepanza mostra lo straordinario cinismo dei giudici, che considerano in 100 milioni di Euro le sofferenze di chi perse un familiare in maniera bestiale, e in 3 miliardi di Euro l'arresto di Gall" disse Meda Gama, avvocato che ha rappresentato i Rom dal 2003.
La situazione attuale Nei cinque anni seguenti, i ricorsi non hanno cambiato il quadro d'insieme. "Nessun tribunale ha mai riconosciuto il pogrom o fatto niente per provare la partecipazione delle autorità [la polizia locale] agli avvenimenti", dice Gama, sottolineando i principali punti di controversia. I fatti hanno iniziato a muoversi più velocemente negli ultimi mesi. Nel 2003, un tribunale regionale di Mures ha condannato sette persone colpevoli di aver preso parte agli assalti di rifondere le proprietà date alle fiamme con 1,3 miliardi di Lei (circa 37.000 Euro) e con 580 milioni di Lei (circa 16.000 Lei) per i danni morali. Sentenza confermata a maggio 2005 dalla Cassazione. Nel 2000, 25 tra i superstiti dell'insediamento di Hadareni, hanno portato il loro caso al Tribunale Europeo dei Diritti Umani (ECHR) di Strasburgo; ritenendo colpevole lo stato rumeno di discriminazione, tolleranza di violenze e torture, non assicurare un equo processo e di non tutelare la vita degli individui e della famiglia, tutti diritti contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti Umani. Entrambe i casi, hanno ottenuto soluzione nel 2005. A luglio, con due sedute separate, l'ECHR ha ordinato alla Romania di pagare complessivamente 500.000 Euro ai 25 superstiti. Diciotto di loro ne avevano già ricevuto 262.000 con un "accomodamento amichevole" con lo stato. Accordo rifiutato dagli altri sette, perché giudicato insufficiente, e che saranno indennizzati per un totale di 238.000 Euro. Sempre l'estate scorsa, la Corte d'Appello di Mures ha ordinato alla polizia di valutare le case dei sette giudicati condannati a pagare un compenso per il ruolo tenuto durante le violenze. La possibilità che le case siano confiscate, ha nuovamente aumentate le tensioni nel villaggio, che ora è presidiato da polizia e vigili del fuoco. Sinora, le proprietà non sono state vagliate.
Forse galvanizzata dai recenti sviluppi e dalle critiche dell'ECHR, l'Agenzia Nazionale per i Rom (ANR), creata l'anno scorso dal governo al posto dell'ex Dipartimento degli Affari Rom, sta appoggiando progetti per migliorare le relazioni tra Rumeni, Ungheresi e i Rom rimasti nel villaggio. Uno schema ambizioso dello scorso settembre, che vuole coinvolgere le autorità, le OnG e la popolazione di Hadareni, vuole individuare come combattere la discriminazione nel villaggio. Intende formare gruppi di lavoro che intervengano nelle scuole nelle altre istanze comunitarie, e cerchi anche di affrontare i problemi dell'accesso al sistema sanitario, alla casa, alle infrastrutture e al lavoro. L'incontro fondativo è stato reso possibile grazie al Partnerariato per lo Sviluppo Locale (FPDL), una OnG indipendente. Per due giorni, Rom e non-Rom del villaggio si sono parlati e hanno progettato assieme - per la prima volta dopo 12 anni. Con la fine dell'anno, ANR e FPDL intendono presentare al governo un piano e una strategia per migliorare la situazione ad Hadareni, con soluzioni che coinvolgano tutte le comunità. "La soluzione è che non solo i Rom, ma l'intera comunità di Hadareni debba cambiare e le autorità le trattino tutte su basi paritarie" ha detto Simona Pascariu di FPDL. Sono stati stanziati 1 milione di Euro per migliorare le infrastrutture del villaggio, come pure il sistema sanitario ed educativo. "Il governo centrale deve mantenere le sue promesse e iniziare un cambio reale, non solo di facciata" dice Pascariu. FPDL e ANR ritengono che Hadareni subirà una trasformazione profonda, diventando un "Villaggio Europeo", dove i gruppi etnici convivono pacificamente. Sperano che i risultati siano tangibili nel 2008, un anno dopo l'ingresso della Romania nell'Unione Europea.
Di Fabrizio (del 04/07/2007 @ 14:32:17 in casa, visitato 2091 volte)
Comunicato Stampa IL GIUDICE FERMA I BULLDOZERS
Dale Farm, Essex, 5 luglio - Appena 24 ore prima dello scadere dell'ingiunzione
di lasciare le loro case, i residenti di
Dale Farm hanno appreso oggi che il consiglio di Basildon ha ritirato la
minaccia di inviare i bulldozers, perché questo sarebbe potuto sfociare in un
confronto violento.
Secondo un piano segreto
Constant & Co, autodefinitasi compagnia specializzata nello sgombero dei
campi, oltre 150 specialisti erano pronti ad invadere la comunità nelle
prime ore del mattino. Sarebbero dovuti essere accompagnati dalla polizia
anti-rivolta dell'Essex.
Impiegati della sanità hanno ammonito che i metodi forti impiegati dai
dipendenti di Constant avrebbero portato a ferite e traumi tra i bambini e gli
anziani di Dale Farm. Questo approccio, che in passato aveva portato a bruciare
case e proprietà, avrebbe potuto sfociare in disordini [...].
"Potrebbero essere uccisi dei bambini", dice Kathleen McCarthy, reggente
scolastica che con le due figlie si oppone allo sgombero. "Non possiamo
assistere e permettere che ci distruggano".
Dice che dall'inizio dei sette anni di assedio, Basildon ha abusato dei suoi
poteri e sistematicamente bersagliato il villaggio dei Viaggianti. Richiedere il
salvataggio della cintura verde è stata solo una cortina fumogena per mascherare
una deliberata politica di pulizia etnica.
Se questo confronto è stato evitato, ciò è dovuto all'intervento del
procuratore legale Keith Lomax, la cui squadra mercoledì ha inviato
un'ingiunzione a Basildon, perché nessuno sgombero avvenga senza l'opinione
dell'Alta Corte.
SENZA CASA
McCarthy riferisce che il consiglio di Basildon ha informato il Governo che
se in futuro si sgombererà la comunità, non si prevede di sistemare i residenti
di Dale Farm in un'altra parte del distretto.
"Questo va contro la politica governativa come pure ai nostri diritti umani,"
continua McCarthy. "Il nostro prossimo compito è rompere quest'attitudine
razzista e ripristinare il buon senso."
Vice presidente di Dale Farm Housing Association, McCarthy spiega la
sua strategia dei due passi con cui spera di dialogare con Basildon. Il primo
passo è di appellarsi contro il recente rifiuto del consiglio di garantire
all'associazione il permesso sviluppare un parco per case mobili a Terminus
Drive, Pitsea. Questo sito fu inizialmente proposto come alternativa dal vice
primo ministro John Prescott.
Il secondo, è di riunire le richieste e le forze di quanti sono senza casa.
Lo scopo è di fare pressione su Basildon perché riconosca la propria
responsabilità su quanti sta rendendo senza casa e per risistemarli in comunità
in un'altra posizione.
McCarthy è inflessibile, le famiglie allargate non accetteranno case singole
o che le dividano. Insistono nel loro diritto di vivere assieme [...], parte
essenziale della loro cultura e tradizione.
European Roma Rights Centre (ERRC), organizzazione internazionale dedita alla difesa legale dei Rom nella violazione dei diritti umani, con l'inizio del 2006 ha sottoposto alla Corte Europea dei Diritti Umani un nuovi caso che riguarda la Romania.
Il primo riguarda la famiglia Pandele di Targu Frumos, un paesino nel nord est della Romania. I quattro componenti della famiglia possedevano un banchetto di frutta e verdura nel mercato comunale del paese. Nell'agosto 2003 il comune aveva prolungato la licenza e l'affitto del banchetto per 25 anni, ma subito dopo il rinnovo per misteriose ragioni si era rimangiato la decisione e aveva mandato la polizia a sgomberare lo spazio gestito dai Pandele. Situazioni simili sono tutt'altro che rare in Romania.
I Pandele, affiancati da altri componenti della loro comunità che avevano subito una decisione simile, avevano inscenato una manifestazione di protesta. Nonostante quanto risulta dagli atti legali, la manifestazione era stata assolutamente pacifica.
Una squadra di operai del comune, che era stata incaricata dello sgombero, aveva chiesto l'intervento della Squadra di Polizia di Rapido Intervento (DPIR), che di solito opera in casi speciali o contro il crimine organizzato. I DPIR, intervenendo assieme ad una compagnia privata della sicurezza, avevano iniziato a malmenare i manifestanti, chi con manganelli di gomma o con mazze da baseball, minacciandoli con le armi da fuoco. Due dei manifestanti vennero accompagnati in commissariato, dove furono ulteriormente picchiati, accusati di “disturbo dell'ordine pubblico” ed infine rilasciati.
A settembre 2003 venne aperta un'inchiesta sui fatti, che si protrasse con vari gradi di appello sino a maggio 2005. Alla fine il magistrato sentenziò che l'uso della forza da parte della polizia era stato legittimo.
Ulteriori informazioni: Consantin Cojocariu, Staff Attorney, European Roma Rights Centre (e-mail: constantin@errc.org).
Un secondo caso, sempre in Romania, di cui riporto parte del comunicato:
“... ERRC si riferisce in particolare ai discorsi di Corneliu Vadim Tudor, leader del partito di estrema destra Grande Romania (il terzo partito del paese), trasmessi dalle radio nazionali, pubblicati su giornali di partito e attraverso Internet. Vadim Tudor afferma che i pogrom avvenuti nel 1993 (cfr. Mahalla ndr) i Rumeni difesero il proprio “onore” contro gli “zingari ladri e sequestratori” che volevano “macellarli”. Poi Vadim Tudor accusa le autorità di non aver saputo proteggere dei “pacifici abitanti del villaggio” contro la “rabbia sanguinaria di alcuni bruti”. Continua appellandosi ai Rumeni per “proteggere i [loro] fratelli nel cuore ferito della Transilvania” contro “i raids e gli attacchi degli zingari”. ERRC chiede al Primo Ministro di ricorrere contro Vadim Tudor per incitamento all'odio razziale, secondo quanto previsto dalla legislazione nazionale ed internazionale.
Di Fabrizio (del 06/04/2006 @ 10:40:34 in conflitti, visitato 3227 volte)
Ustiben report: By Grattan Puxon
All'alba del Giorno della Nazione Rom, il Forum UK incontrerà il vice primo Ministro per dire che ormai la Bretagna è allineata al resto d'Europa nel trattamento riservato a Nomadi e Viaggianti. Ma se l'Unione Europa sembra voler mettere freno alla politica degli sgomberi, il nostro Governo lascia massima autonomia ai Comuni nel "ripulire dagli Zingari" i loro territori.
"Abbiamo impiegato un anno a Strasburgo nel tracciare le linee-guida," dice Cliff Codona, presidente del Forum. "Ma il lavoro svolto è stato ignorato nel nostro paese. Vogliamo la fine delle pulizie etniche e il raggiungimento dei primi risultati positivi."
Secondo Codona, quattro anni di incontri e colloqui con l'Ufficio di Presidenza dei Ministri non hanno portato alcun progresso. Dopo 40 anni di campagne per i diritti umani, i 350.000 Travellers e Romanichals in Bretagna si trovano di fronte a odio e razzismo senza precedenti.
Il messaggio inequivocabile per le famiglie le cui case sono state distrutte settimana scorsa dal comune di Basildon è "non tornerete". Una esplicita dichiarazione di volontà di pulizia etnica, secondo Richard Sheridan, membro della delegazione di Dale Farm, la più grande comunità di Viaggianti in UK.
Continua chiedendo il controllo delle ditte private che i comuni hanno impiegato per distruggere centinaia di abitazioni. Stanno infrangendo ogni regola di sicurezza e mettendo a rischio la vita di vecchi e bambini. Tra le compagnie che si sono distinte in questa poco onorevole classifica: Constant & Co, con sede a Bedford e specializzata in sgomberi anti-Rom; H.E.Services; e Terranova,una compagnia di macchinari edili a noleggio. Le loro azioni sono state filmate in numerose azioni recenti di sgombero.
"Di questo passo, potrebbe scapparci il morto, se il comune di Basildon non controllerà il comportamento di queste compagnie- Il Governo deve assumersi le sue responsabilità per il precipitare della crisi."
Kay Beard, rappresentante UK nell'European Roma and Travellers Forum, dice che l'Ufficio di Presidenza non ha incluso nelle sue linee guida alcun accenno alle regole su sicurezza e sanità. Nel contempo, quando i nomadi richiedono l'applicazione dei permessi di sosta, se li vedono regolarmente negare dal razzismo delle autorità.
"E' gente che aveva messo insieme i soldi per comperarsi un piccolo pezzo di terra, dove non essere sgomberata di continuo", prosegue. "L'unico crimine che hanno commesso è di provare a bastare a se stessi".
Per terminare, chiede che sia favorito lo scambio di terreni quando i permessi di sosta vengano negati.
E' ANCORA POSSIBILE FIRMARE LA PETIZIONE LANCIATA DAL COMITATO per DALE FARM & INTERNACIONAL ALLIANCE OF INHABITANTS:
Infine, per chi è in GB questo fine settimana:
The Petition will be presented during RED WHEELS AGAINST RACISM
A Festival for "8 April", celebrated by Romanies and Travellers around the globe as Roma Nation Day and promoted by the UK Gypsies, Travellers and Roma Forum
LAINDON COMMUNITY CENTRE Aston Road, Laindon, Essex close to Laindon railway station and the A127
Starts 2.30 pm on Saturday, 8 April
main feature
A TRAVELLER IN PROGRESS A play by Michael Collins, depicting his own childhood and the forty years of the Travellers' campaigning for civil rights, from the stand at Cherry Orchard Camp, in Dublin, to today's siege of Dale Farm....
Also ATCH, a short film by Jake Bowers
>>>cut out this ticket and present on entry (print more if needed):
Dale Farm è una vasta comunità integrata, la più grande nel suo tipo di
tutto l'UK. Le aree con permesso di sosta (oltre 40) e quelle che hanno
richiesto il permesso, formano un tutt'uno - accomunato dalla parentela con
il clan Sheridan.
Gli Sheridan sono Nomadi da secoli e sono originari di Limerick, in
Irlanda. La maggior parte di loro è nata in UK e ha documenti britannici.
Molti hanno legami antichi con questa parte dell'Essex, avendo vissuto nel
passato nelle aree di Grays, Thurrock, Prittlewell, oppure a Brentwood,
Romford and Chelmsford, ed in altre parti della regione.
Tradizionalmente, gli Sheridans sono commercianti di mobilio (sia antico
che nuovo), anche se recentemente alcuni hanno differenziato la propria
attività, gli Sheridans hanno viaggiato nel passato in tutta la Gran
Bretagna. Dopo le severe limitazioni sul modo di vita nomade introdotte alla
Legge criminale della giustizia di l994, hanno limitato i loro viaggi.
A seguito della circolare governativa che favoriva l'acquisto delle aree
di sosta (che nel contempo liberava i comuni dalla predisposizione e cura di
queste aree), gli Sheridans iniziarono a comprare terreni ad Oak Lane, dove
Nomadi e Viaggianti risiedevano da oltre 40 anni.
Crescendo la pressione sul tradizionale modo di vita nomade, venne
acquistata la terra in località Dale Farm. Questo includeva le aree per
servizi e per le attività lavorative. Vennero rimosse tutte le carcasse
delle autovetture e migliaia di pneumatici abbandonati.
L'area è stata poi suddivisa in lotti, che negli ultimi quattro o cinque
anni hanno dato a Dale Farm l'aspetto attuale. I grossi caravans hanno
lasciato il posto a chalets e case mobili e l'aea esterna completamente
recintata.
Essex Fire and Rescue ha recentemente restaurato e rinnovato gli idranti
nella zona, incluso uno a Dale Farm, nella proprietà di Patrick Egan e della
sua famiglia (non incluso nell'appello, perché la sua area ha il permesso di
sosta).
Vorrei sottolineare che spesso ci si riferisce erroneamente a Dale Farm
come ad un accampamento. Può essere più precisamente descritto come un
villaggio o un quartiere, con caratteristiche e sviluppi simili a quelli
degli adiacenti Oak Road e Gardeners Lane North.
Molti di quanti hanno visitato recentemente Dale Farm, incluso Ministri,
autorità e membri della Commission for Racial Equality, hanno espresso la
loro positiva sorpresa per l'aspetto ordinato e civile che permea tutta
l'area.
Tutti hanno rimarcato l'assurdità che questa area che conta 86 case
venga rasa dalle ruspe.
Quest'estate molti, se non la maggior parte dei lavoratori attivi, sono
in Francia, in Germania ed in Spagna, dove loro hanno registrato aziende ed
attività lavorative. A Dale Farm rimangono gli anziani e i bambini piccoli,
continuando la popolazione attiva i propri commerci.
Tra quanti rimangono, molti hanno problemi di salute. Buon numero di
loro, sono nell'elenco del Comune di Basildon del 15 luglio 2005 e
successivi. Questo elenco detto Date Protection Act, fornisce strumenti e
aiuto medico a chi ne ha bisogno.
Messi sulla strada, gli Sheridans perderanno assistenza medica,
frequenza scolastica e gli altri benefici della comunità sedentaria,
garantita al resto della popolazione. Ciononostante, mantengono la loro
cultura dell'auto-aiuto e di curare anziani e malati, oltre ai giovani,
naturalmente.
Questa coesione è stata messa a dura prova da tante difficoltà e il
minacciato sgombero da Dale Farm rischia di compromettere l'equilibrio e la
sopravvivenza del clan.
Di fronte alle difficoltà attuali e passate, gli Sheridans hanno saputo
mantenere la loro unità e leadership. Le voci del Comitato dei Residenti,
portate da Richard Sheridan e Kathleen McCarthy, sono state ascoltate in
diverse riunioni e comitati, sino ai ministeri [...] Hanno anche preso parte
a diverse riunioni locali e sono stati ascoltati da Peace & Progress, the
Gypsy Council, UK Association of Gypsy Women, Gypsy & Traveller Affairs, the
Irish Travellers Movement 2006, the National Travellers Action Group and the
UK Gypsy, Traveller and Roma Forum, Jewish Socialist Group, Jewish Peace
Group, Roma-Panjabi Group, PakiTV, Rokker Radio (in alcuni casi sono stati
cooptati come membri onorari). Sono stati inoltre coinvolti in Helsinki
Watch, Washington Advocacy Project, International Alliance of Inhabitants,
Peace News, Ireland From Below, Anti-Fascist League e diversi gruppi
anti-razzisti e associazioni romani collegate all'European Roma and
Traveller Forum di Strasburgo. Dale Farm si è poi gemellato con il più antico
quartiere Rom d'Europa: Sulukule ad Istambul.
L'unico desiderio dei proprietari e dei residenti di Dale Farm è
ottenere permessi permanenti per le loro case, cosa che regolerebbe la loro
situazione e rimuoverebbe la minaccia di sgombero che pende da anni sulla
comunità. Decisione che nasce dalla testarda volontà di Mr Malcolm Buckley,
capogruppo Tory nel Consiglio comunale di Basildon, che prevede lo
stanziamento di £2,9 milioni per "ripulire" l'area dalle carovane senza
autorizzazione (eufemismo per le famiglie Nomadi e Viaggianti). Il partito
Laburista ha definito questa decisione come razzista e la stessa è
attualmente soggetta a un Giudizio di Revisione della Commissione per
l'Uguaglianza Razziale, che si pronuncerà il 13 novembre.
Siamo stati incoraggiati dal recente parere del Judicial
Review per Hovefields Drive, un sito più piccolo che ha avuto uno sviluppo
simile, e dall'altra soluzione adottata a Gipsy Hill, in forma di
pianificazione quadriennale. Sostanzialmente, il Consiglio di Basildon
colpevole di non aver provveduto alla sua parte allo sviluppo di Dale Farm,
trincerandosi dietro la scusa del mancato rinnovo dei permessi di sosta.
Nel caso di Dale Farm, il Vice Primo Ministro John Prescott ha proposto
l'alternativa della sistemazione nella vicina area di Pitsea. Il Consiglio
di Basildon ha preventivamente negato il permesso di sosta per l'area di
Pitsea. Si aggiunga che il deputato locale, John Baron (Tory) si è
lungamente opposto a questa soluzione, promuovendo invece una petizione
anti-zigana.
D'altra parte, la proposta di Pitsea è tuttora sul tavolo e alla luce
dei possibili sviluppi, chiedo che si appronti un piano di soggiorno della
durata di quattro anni. Un piano pluriennale, come a Gipsy Hill,
sbloccherebbe la situazione.
C'è un largo accordo di opinioni che una sistemazione alternativa è
sempre meglio del puro e semplice sgombero di Dale Farm. Billericay and Wickford Primary Health Care Trust
ha ammonito sull'uso della forza pubblica, la distruzione delle case
porterebbe inevitabilmente traumi se non ingiurie fisiche, con bambini e
anziani particolarmente vulnerabili. Una precedente valutazione degli
ispettori affermava che azioni simili possono portare alla rivolta civile. Cathleen McCarthy
ha espresso il timore che dei bambini possano essere uccisi.
Un ulteriore problema è dato dall'impiego da parte del comune della
compagnia Constant & Co., che ha gestito operazioni simili in UK. Nel
recente passato, Constant & Co ha più volte violato i diritti di
proprietà e di sicurezza, invadendo e demolendo alloggi sotto protezione del
giudice. A Chelmsford e Hertsmere ha messo in pericolo la vita dei residenti
e distrutto, oltre agi alloggi, anche tutte gli effetti personali degli
occupanti.. Tutto questo è stato ripreso da video-camere e portato come
prova in tribunale. Questa azienda ha ignorato ripetutamente le norme di
sanità e sicurezza e non dovrebbe, in alcune circostanza, essere collegata
da un'autorità pubblica.
La mancanza di un piano regolatore, specialmente in una località che è
parte della Cintura verde (greenbelt) può sicuramente essere motivo
di preoccupazione. Ma la risposta di Mr
Buckley è assolutamente sproporzionata e basata su criteri razzisti.
Se, contrariamente al buonsenso, Constant & Co dovesse operare nella
zona, nonostante la presenza di testimoni di Human
Rights Monitors (il deputato Nick Harvey e l'attrice Vanessa Regrave
si sono offerti volontariamente per questo compito) violerebbe il
primario diritto allo studio dei bambini lì residenti, e porterebbe alla
chiusura della locale scuola dell'obbligo a Crays Hill.
Lo sgombero, ovviamente, non risolverebbe "il problema" da nessun punto
di vista, escluso quello dei politici che seguendo l'esempio del BNP (British
National Party - estrema destra) hanno usata la carta zingara o razziale per
guadagnare voti. Semplicemente, porterebbe alla fioritura di un'altra o di
diverse Dale Farm. Da qualche parte dobbiamo pur vivere.
[...]
Se non vi siete stancati ancora, ci sono
molti articoli che illustrano nel tempo la situazione di Dale Farm.
Ustiben Report - DALE FARM:RUTH KELLY DA LUCE VERDE AI BULLDOZERS
By Grattan Puxon
************ ********* ********* *********
Eileen O'Brien è nata nell'ospedale di Basildon l'8 aprile, giorno in cui si
celebra in tutto il globo il Giorno della Nazione Rom
************ ********* ********* *********
"Perché" si chiede Eileen O'Brien, sei anni, "stanno spendendo due milioni di
£ per cacciarmi. Sono solo una bambina."
Mentre l'assedio a
Dale Farm entra nel suo quinto anno, è quella la domanda che si pone tutta
la comunità dei Viaggianti. Un totale di un milione e mezzo di euro è già
stato speso dal consiglio comunale di Basildon per la sua politica di pulizia
etnica.
Ma Malcolm Buckley, capo dei Tory, ha ancora molto da dire e da fare. La
maggioranza conservatrice ha votato un piano da cinque milioni di euro per
sbaraccare circa mille Nomadi e Viaggianti dalla propria terra.
In Gran Bretagna in totale, sono spesi annualmente circa 30 milioni di euro
in misure anti-Viaggianti. Durante gli ultimi dieci anni, dozzine di siti
privati e comunali sono stati chiusi e migliaia di famiglie mandate a vivere per
strada. Alcuni sono diventati vittime di attacchi di vigilantes, com'è successo
col recente incendio di caravans a Tamworth condotto da una cinquantina di
persone.
"Tutto ciò deve finire" dice Cliff Codona, che è uno dei due rappresentanti
UK nel Forum Europeo dei Rom e Viaggianti a Strasburgo. "Il danno a 350.000
della nostra gente in questo paese è tanto fisico che psicologico. E' una sorta
di lento genocidio. Vogliono distruggere il nostro modo di vita."
Eileen frequenta la Crays Hill Primary school, che è diventata una scuola
solo per i Viaggianti da quando gli altri genitori hanno ritirato i loro figli.
La scuola dovrà chiudere se Buckley riuscisse a sgomberare le 86 famiglie
in quello che definisce "l'accampamento illegale" di Dale Farm.
I Viaggianti hanno costruito lì le loro case, la maggior parte di un ettaro e
mezzo sono stati presi da una discarica che conteneva centinaia di carcasse di
auto. Nessuno se ne è lamentato, durante i quarant'anni di questa operazione,
nonostante i rifiuti e il rumore.
L'agitazione è iniziata soltanto quando una storica comunità zingara ad Oak Lane
si è estesa includendo Dale Farm, raddoppiando il numero di piazzole e
raggiungendo le cento yards. Più che un accampamento, Dale Farm è un villaggio,
con la sua strada privata d'accesso e i suoi vialetti. Giardini e recinzioni
circondano gli chalets e le mobile-homes, ciascuna con i suoi pittoreschi
rimorchi.
"Questa è una comunità modello," dice Richard Sheridan. "Sarebbe anche più
bella, se non avessimo questa demolizione sulle nostre teste."
L'insediamento è cresciuto, dice Sheridan, sotto l'influsso dei Viaggianti
sgomberati da altre aree. Con il passaggio al Criminal Justice Act, il modo di
vita dei Viaggianti si è fatto più duro. Secondo quanto disposto dalla Sezione
62, la polizia può rimuovere qualsiasi caravan sulla strada. Ora Ruth Kelly, la
nuova Segretaria di Stato per le Comunità, ha dato a Basildon segnale verde per
demolire Dale Farm e mandare 600 persone verso una disperata esistenza sulla
strada. A febbraio, Ruth Kelly ha rifiutato l'appello finale e deciso che è più
importante proteggere la cosiddetta "Cintura verde" che salvaguardare il futuro
dei bambini come Eileen O’Brien.
"Ciò che stanno facendo è buttare questa piccola ragazza nella spazzatura,"
dice sua zia, Kathleen McCarthy, istitutrice alla Crays Hill school.
"Questa terra ci appartiene, ma non vogliono che noi ci viviamo," si lamenta.
"Dove vogliono che andiamo?"
Puntualizza che delle circa 30 famiglie che hanno richiesto una situazione in
quanto "senza casa" dopo lo sgombero, nessuna è stata ascoltata. Il consiglio ha
trovato scuse e ragioni per dequalificare tutte le richieste, sostenendo che si
dichiaravano senza casa al solo scopo di accedere alle case popolari.
McCarthy è sprezzante su queste scuse e ritiene che il razzismo sia la causa
dell'estrema ostilità verso i Viaggianti. Trecento persone hanno preso parte ad
una marcia anti-Viaggianti, poco prima delle dichiarazioni di Ruth Kelly, e
circa 7.000 hanno firmato una petizione contro la presenza dei Viaggianti
nell'area.
Peggio ancora, gli abusi razziali stanno diventando più comuni mentre
l'assedio si prolunga. Il ventenne Patrick Egan, il cui zio detiene la proprietà
originale e legale di Dale Farm, girava con due amici quando è stato fermato ed
insultato da alcuni skinheads di Basildon.
Gli hanno gridato insulti e uno gli ha tirato un colpo violento. Un
elicottero della polizia era sulla scena e diede loro la caccia. Furono così
costretti a correre attraverso la pericolosa corsia della A127 e tra i campi
attorno a Dale Farm. Qui l'elicottero atterrò, e i ragazzi furono costretti a
terra. Patrick che, credetemi è un bravissimo ragazzo, fu trattenuto nella
stazione della polizia di Basildon durante la notte.
Furono accusati di furto di telefoni cellulari. Quando venne dimostrato che
era falso e con il reclamo dei loro genitori, assieme a quello di Bridie Jones
dell'Irish Travellers Movement 2006, furono rilasciati. Non venne presa contro
di loro alcuna misura. Nessuno degli skinheads fu mai interrogato o detenuto.
Gran parte del sentimento anti-Viaggianti è montato del deputato Tory locale
John Baron, che attualmente sta minacciando azione legale contro chi scrive qui,
che ha pregiudizi e agsce come un razzista. Non gradisce il termine "pulizia
razziale" usato per descrivere lo scopo della sua campagna.
Quindi, [...] l'impegno è quello di preservare la Cintura Verde e le
caratteristiche dell'Essex rurale. Ma nessuno spiega perché questa campagna non
sia stata lanciata quando Dale Farm era un enorme immondezzaio, che è stato
ripulito dagli stessi Viaggianti. E nessuno accenna al grande sviluppo
dell'adiacente Gardener Lane, quando sono state costruite 800 nuove case come
parte del programma governativo Thames Gateway.
Dovrà essere costruito un nuovo accesso alla A127. L'aumento delle strade
dovrebbe risolvere il "problema autostrade" sollevato dal rapporto di Kelly, è
la seconda grande ragione per l'abbattimento di Dale Farm.
English Partnerships, un'Agenzia Governativa, è coinvolta tanto in Gardener
Lane che in progetti viari sulla A13 a Pitsea, dall'altra parte di Basildon.
Questo secondo sito è stato proposto l'anno scorso come possibile alternativa a
Dale Farm dallo stesso vice Primo Ministro John Prescott.
La proposta è stata immediatamente rifiutata dai boss Tory John Baron e
Malcolm Buckley. Hanno protestato che la soluzione è improponibile come Dale
Farm, nonostante si tratti di terra brulla, non Cintura Verde, ed adoperato già
come sito legale di Viaggianti.
Basildon, come ammette Kelly, sinora non ha mai indicato come sistemare i
Viaggianti. Un recente rapporto commissionato dall'Assemblea dell'Inghilterra
Orientale dice che Basildon deve costruire 157 aree addizionali per i
Viaggianti, attualmente forzati a vivere illegalmente nell'area. Dale Farm
Housing Association, presieduta da Richard Sheridan, per questo ha proposto un
piano per costruire un'area sosta con 15 piazzole a Terminus Drive, Pitsea.
"Ovviamente, rifiuteranno," commenta Sheridan. "Ma ci rivolgeremo in appello
a Ruth Kelly. Avrà una seconda possibilità di considerare impossibile la nostra
situazione."
Sheridan dice che Basildon ha anche fallito nel designare una terra per i
Viaggianti, come richiesto dal 2004 Housing Act. Diversi Viaggianti hanno
acquistato la terra dove sistemarsi, ma in ogni caso il consiglio ha ottenuto
ingiunzioni di sgombero.
[...] Dale Farm, come l'altra comunità di Smithy Fen, Dale Farm è una grande
comunità. dove anziani e malati sono curati dalle giovani generazioni. Ma come
compromesso, dice Sheridan, è meglio che veder distrutte le proprie case, ed
alcuni residenti vorrebbero trasferirsi a Pitsea e nel nuovo sito a Colchester,
distante circa 35 miglia o di costruire in un'area di proprietà.
Tuttavia Sheridan, oltre a coinvolgere il proprio clan, sta facendo pressione
sull'opposizione per la montagna di denaro pubblico che sarebbe sprecato in
tutta questa operazione. Rimpiazzare Dale Farm non costerà "solo" cinque milioni
di euro, ma potrebbe salire a trenta o quaranta milioni per le spese legali e i
processi.
"Ha lo stesso senso di una compagnia di assicurazione che spinge un cieco
addosso ad un bus," dice Sheridan.
I residenti di Dale Farm non hanno intenzione di andare senza combattere.
Hanno ottenuto un appello, che non sarà pronunciato prima della fine
dell'anno. Gli avvocati dei Viaggianti, dicono che, tra l'altro, che uno
sgombero avrà effetti traumatici sui bambini come Eileen, e sarebbe contro
l'articolo 8 della Convenzione sui Diritti Umani, che garantisce l'integrità
della famiglia e della vita famigliare.
La locale Wickford Primary Health Trust ha ammonito che i bambini e i malati
potrebbero essere feriti durante l'operazione di sgombero. Un responsabile di
Essex Fire and Rescue ha espresso i propri dubbi sull'utilizzo per operazioni di
sgombero della compagnia privata
Constant & Co., che in casi analoghi si è macchiata di comportamenti
altamente discutibili.
Constant & Co. è stata chiamata dal comune di Basildon ed ha già sgomberato
una mezza dozzina di aree private di Viaggianti, alcune molto vicine a Dale Farm.
L'obiettivo principale è stato una serie di iarde su Hovefields Avenue, Wickford.
Piuttosto che rimuovere i caravan, alcuni sono stati schiacciati o distrutti col
fuoco.
La preoccupazione è che vengano adoperati macchinari pesanti troppo vicino a
bambini piccoli, con pericolo sulla sicurezza. I media sono stati esclusi da un
recente sgombero "per la loro stessa sicurezza" [...]
"Cosa stanno facendo è pulizia etnica" dice padre John Glynn, la cui diocesi
include Dale Farm ed Oak Lane. "Sto pregando perché non mandino i bulldozers ha
spianare tutte queste case."
Di Fabrizio (del 23/09/2011 @ 10:30:43 in conflitti, visitato 2389 volte)
Questo post verrà aggiornato (nel limite degli altri impegni) col susseguirsi
degli eventi di questo venerdì. Non assicuro di riuscire a seguire tutto, quindi
chi può mi dia una mano con le segnalazioni.
CRONACA (gli eventi, salvo diversamente indicato, vengono riportati
col fuso orario italiano) - ANTEFATTI
ore 17.45 circa Finora avevano parlato solo le donne traveller, finalmente
un maschio ha detto come la pensava, durante un'intervista a Sky. (da
Camp Costant Dale Farm) Intanto
tutto è tranquillo, Basildon per la seconda volta ha dovuto rimandare i suoi
propositi bellicosi. Si riprenderà lunedì a metà pomeriggio (ma non
sarò in grado di seguire gli eventi come oggi).La diretta finisce qua,
grazie a tutti per l'attenzione.
ore 16.30 circa Il giudice dice che qualsiasi ponteggio, tenda o
proprietà sul terreno non può essere rimossa. Quindi Camp Costant non può
essere mandato via (vedi QUI ndr) (da
Twitter)
ore 16.00 circa Ora tutto sembra calmo a Dale Farm: i bambini
giocano, il sole splende. Sembra l'inizio di un normale fine settimana. (da
Camp Costant Dale Farm) In
onda su News24 (da
Camp Costant Dale Farm)
ore 15.45 circa Dicono gli avvocati di Dale Farm che se l'oggetto
da rimuovere non è una roulotte, non può essere spostato senza il consenso
del suo proprietario (da
Twitter)
ore 15.30 circa Il tribunale ha stabilito che fu il
consiglio di Basildon a cementificare l'area di Dale Farm (VEDI
ndr), che di conseguenza non va più considerata Green Belt (fascia
verde di rispetto ndr.) (da
Twitter) Articolo
su
FRONTIEREnews.it (segnalazione di Francesca Barile)
ore 15.00 circa Tony Ball (leader conservatore ndr) dice
che le ruspe e gli altri macchinari sono già stati affittati (vedi
QUI ndr), e non possono ridarli indietro o
riottenere la somma versata (da
Twitter) Alla
faccia dei solidali di Camp Costant che perseverano con la cucina vegana
(niente male, comunque ndr), i residenti stanno organizzando una mega salsicciata di fronte all'ingresso di Dale Farm (da
Camp Costant Dale Farm)
ore 14.45 circa La BBC sta ora riprendendo le proteste dei
sostenitori di Tony Ball (da
Camp Costant Dale Farm) La
seduta è stata sospesa per il pranzo (da
Gipsy Council) (così mi preparo un caffè ndr)
ore 14.30 circa BEN FATTO PER TUTTI QUANTI SONO COINVOLTI
(E VI INVITO A COMPRARE UNA PINTA PER IL GIUDICE). Non è ancora finita, ma
oggi di sicuro si sono fatti dei passi in avanti (da
Camp Costant Dale Farm)
ore 14.15 circa Il giudice dice che occorreranno giorni e non
settimane per pronunciarsi sul caso. Basildon ha ammesso che
non esistono piazzole legali a sufficienza per i residenti di Dale Farm,
come affermato anche da quei parlamentari che richiedono soluzioni
alternative. Tony Ball è seduto di fronte a
me, la testa fra le mani; Nora, una residente alla mia sinistra, agita e
bacia il suo rosario per la gioia (da
Twitter)
ore 14.00 circa Corre voce che il caso sia aggiornato a lunedì
(da
British_Roma)
ore 13.45 circa L'Alta Corte ha deciso di ascoltare due ulteriori
elementi legali, prima di decidere se lo sgombero debba proseguire (da
Camp Costant Dale Farm) Il
giudice ha mostrato una foto aerea che dimostra come Dale Farm fosse
precedentemente una discarica, che quindi i Traveller non possono essere
rimossi legalmente, avendo comprato allora il terreno che poi hanno
bonificato (da
Twitter)
ore 13.30 circa A Dale Farm sono euforici, sembra che il giudice
si sia espresso a loro favore (da
Camp Costant Dale Farm).
(Non ho notizie certe su cosa si sia dicendo in tribunale ndr.)
ore 13.00 circa Il giudice dice che i Traveller hanno diritto
alla dignità, come qualsiasi altro cittadino. L'approccio degli ufficiali
giudiziari viene descritto come carente e violento. Lo sgombero deve causare
meno allarme ed angoscia possibili ai bambini e a tutti gli altri. (da
Twitter) Dalla
newsletter Dale Farm Solidarity: La campagna di difesa legale ha bisogno
di sottoscrizioni:
QUI con Paypal.
Inoltre il Comitato di Solidarietà, rispondendo ad alcune polemiche apparse
sulla stampa inglese, ribadisce di essere a Dale Farm su richiesta degli
stessi abitanti, e che saranno questi a stabilire quanto debba durare la
presenza del Comitato. A sua volta in tribunale l'avvocato della contea
di Basildon ha definito i solidali come degli "intrusi", completamente al di
fuori della realtà. (da
Twitter) C'è
anche chi li accusa di essere lì per soldi (da
TwitLonger)
ore 12.30 circa Mi sento un po' perso. Ora siamo in una
scacchiera legale. Le autorità non vogliono guai con la televisione. La
sentenza del tribunale può andare contro, ma io non vedo arrivare gli
ufficiali giudiziari. Mezzanotte?? Sabato? Se vinciamo, come dice Tony ciò
vorrebbe dire pianificare l'anarchia. La mia previsione è che nulla sarà
deciso oggi, forse sarà dato più tempo per trovare un altro sito. Per
ottenere permessi retroattivi di pianificazione potremmo avere bisogno
dell'intervento dell'ONU - perché non cercarlo? Speriamo che il nuovo
giudice usi il suo potere per prendersi cura dei Travellers. (da
Camp Costant Dale Farm) Articolo sul
Daily Mail.
ore 12.00 circa Per oggi buona fortuna a tutti. Mantenete la
forza, mantenete la calma, mantenetevi sani e salvi ****** (da
Camp Costant Dale Farm) Ci stiamo preparando (da
Camp Costant Dale Farm) Articolo della
BBC
Per iniziare, voglio mettervi nei panni degli abitanti di Dale Farm,
a poche ore dal termine imposto dal tribunale durante il
tentativo di sgombero di lunedì scorso. A parte l'evidente stanchezza per
una situazione di precarietà che si trascina da anni, c'è il terrore per le
esperienze che alcuni di loro hanno vissuto di persona durante sgomberi
precedenti, riassunti nel
video
qui sopra (attenzione, è molto crudo anche per chi abbia assistito a scene
simili in Italia!).
Le riprese sono del 2004, e quel ricordo permane tra tutti Traveller,
regolari o meno. Proprio per evitare il ripetersi di quelle scene, in Gran
Bretagna è emersa la figura dell'Osservatore
Legale, cito dal
Pacchetto Formativo: "Gli osservatori legali [...] ricordano agli
ufficiali giudiziari che le loro azioni sono monitorate. Con la loro presenza
aiutano a mantenere protette le persone in quanto deterrente dei mal
comportamenti della polizia e se ci fossero incidenti, raccolgono informazioni che possano in
seguito essere utili nei procedimenti in tribunale."
Se lo sgombero dovesse iniziare, potremo forse saperlo nel primo pomeriggio (la
riunione del tribunale è prevista alle 11.30 ora di Londra).
Questo invece una recente dichiarazione di chi in anni di lotta per i diritti
dei Traveller ne ha viste tante: "E' comunque strano che mentre la Bretagna e
la Francia hanno protestato con indignazione quando c'era la pulizia etnica in
Kosovo, nessuno nei governi, nei media e nemmeno l'ONU sembra protestare
efficacemente su Sarkozy e la pulizia etnica a Dale Farm." Ronald Lee
Nel frattempo, i gruppi FB di appoggio a Dale Farm, sono in fibrillazione
da ieri sera.
Aggiungo una considerazione personale su quanto potrebbe succedere oggi:
Per la gioia dei contribuenti inglesi, l'amministrazione avrebbe dovuto
spendere 18 milioni di sterline per lo sgombero di lunedì scorso (oltre ad
altri 5 di spese legali), ma ovviamente se Basildon dovesse tornare alla
carica (oggi o chissà quando), dovrà spenderne ulteriormente. Inoltre la
tariffa degli ufficiali giudiziari aumenta dopo le 20.00 se, come previsto,
non riuscisse a terminare il suo "lavoro" e dovesse lavorare anche di notte.
Se è questo il concetto di contenimento della spesa pubblica che hanno i
conservatori quando sono al governo...
Infine, per chi ha chiesto un riassunto completo che abbracci gli eventi
degli ultimi decenni,
QUI
(in inglese)
Di Fabrizio (del 04/11/2006 @ 10:17:59 in casa, visitato 2600 volte)
Ustiben Report -
By Grattan Puxon
Sembra un campo di battaglia - è l'area di Smithy Fen, una delle più vaste
comunità di Viaggianti in UK - spianata questa settimana. Molte le case
distrutte e le famiglie che non hanno più un riparo.
Il consiglio di
South Cambrideshire reclama che i proprietari dei terreni li avevano
abbandonati. In realtà, erano semplicemente in Francia o altrove per lavoro.
"Ci hanno strappato la terra," dice Mary Gammell per i Viaggianti. "Siamo
rimasti senza diritto di ritornare."
Più seria è la situazione di bancarotta che riguarda molti Viaggianti dopo la
distruzione della loro proprietà. In migliaia sono stati spinti in strada da
questa politica di pulizia etnica.
Nella decade sino al passaggio della
Criminal Justice Act, secondo il Governo centrale i comuni hanno speso oltre $180
milioni per cacciare i Viaggianti e bloccare le possibilità di rientro nelle
loro aree.
Altri milioni sono stati pagati per accedere ai servizi di
Constant & Co.
e compagnie simili, perché spianassero le aree una volta che i comuni
rifiutavano i permessi di sosta.
"Eravamo in una posizione dove potevamo badare a noi stessi," dice Richard Sheridan,
presidente dell'Irish Travellers Movement. "Ma se ci bruciano i caravan e ci
viene tolta la terra, non ci rimane niente."
La settimana scorsa il
Consiglio di Basildon ha speso altri $50.000 per ripulire altre due aree a
Gipsy
Hill. E' stata rasa al suolo la proprietà di Ash View, che apparteneva al gruppo
dei Gilheaneys, e su cui esisteva la moratoria dell'Alta Corte.
L'anno passato, Basildon spese $700.000 per allontanare 120 famiglie di
Viaggianti dall'area. Secondo il leaders dei tory,
Malcolm Buckley,
è stato votato un bilancio di $ 5 milioni per la bisogna.
Una delle ultime vittime è Christina
O'Brien, allontanata settimana scorsa da
Dunroamin, un terreno sulla
Hovefields Drive. A lei e ai suoi sei bambini è stato rifiutato lo stato di
homeless per ottenere un rifugio e vivono illegalmente sul margine della strada.
Ma se il costo per i contribuenti britannici è alto, la situazione per i
Viaggianti è devastante. Come comunità nota per badare a se stessa e prendersi
carico degli elementi più deboli, soffre di un serio impoverimento a seguito di
queste dure politiche.
E' una politica perseguita in tutto il globo, dice Ian Guest, fondatore di Advocacy Project
con base a Washington. E' stato scioccato quando l'ha vista dispiegata in
maniera esemplare queando è venuto in visita a Gipsy Hill, Hovefields e
Dale Farm.
"Stiamo trovando quanti dei nostri progetti hanno in comune," dice Guest.
"Gli sgomberi sono ovunque e vogliamo aiutare questa gente ad essere ascoltata."
Soltanto la settimana scorsa, Bridie Jones, Viaggiante e rappresentante della
Government Gypsy Task
Force, ha riferito al Vice Primo Ministro che abbattere le aree
private coi bulldozer non può essere una soluzione, Soltanto, aumenta il numero
dei senza tetto e distrugge la capacità delle famiglie di provvedere a se
stesse.
LO sgombero a Smithy Fen costa
$150.000 per quattro giorni. Stanno scavando su 17 terreni, bruciando tettoie,
cancelli e recinti.
Constant & Co. che raduna 40 operatori per quello che loro chiamano
lavoro e regia di pulizia specializzata, adoperano anche macchinari di altre
compagnie, incluse G.Moore e H.E.Services.
I consigli comunali ribattono di essere impegnati a riqualificare la
greenbelt e le aree rurali. Ma quando Constant termina i suoi lavori, tutto
ciò che resta sono mucchi di residui, banchi di terra e sesso pozze di acqua
stagnante. In breve: un campo di battaglia.
"E' come una guerra intrapresa nei nostri confronti," dice Carthleen O'Brien,
il cui terreno a Five
Acre Farm,, vicino Wickford, sta affrontando lo stesso destino."Cui stanno
trasformando in rifugiati."
Il risultato degli appelli sulla progettazione di circa 50 terreni saranno
annunciati al massimo questo mese. Una revisione critica del piano di sgombero
del consiglio di Basildon verrà discusso l'anno prossimo.
THAMES VALLEY GYPSY ASSOCIATION è una delle più attive nell'Inghilterra del
Sudest e contribuisce ad organizzare le recenti proteste all'esterno della
prigione di Bullingdon dopo la morte di
Danny Rooney.
For further information contact: Joe Jones
The TVGA lavora a stretto contatto con Gypsy & Traveller
Affairs and the Irish Travellers Movement 2006
Di Fabrizio (del 04/09/2006 @ 10:13:45 in media, visitato 2246 volte)
BUCAREST - Il Gruppo per il Dialogo Sociale ha tenuto un seminario per giornalisti all'interno della campagna per prevenire e combattere il pregiudizio e la discriminazione contro l'etnia Rom "DIFFERENTI - LO STESSO SANGUE". Il progetto è stato finanziato attraverso il Programma Phare per lo Sviluppo della Società Civile - Democrazia e Diritti Umani, [...]
Partners del progetto (Centro Risorse per le Comunità Rom a Cluj-Napoca - Agenzia Nazionale per l'Etnia Rom - Consiglio Nazionale contro la Discriminazione e l'Associazione "Pari Opportunità) hanno sviluppato nei mesi precedenti una campagna d'informazione (radio commerciali, volantini, TV show) [...]
Il seminario includeva un monitoraggio dei media, con discussione sui casi concreti di discriminazione. I partecipanti hanno potuto analizzare sequenze che riproponevano sequenze che presentavano punti di vista tendenziosi verso l'etnia Rom. Viceversa, sono stati premiatii giornalisti della carta stampata che hanno pubblicato articoli e fotografie "positivi" dal 1 ottobre 2005 al 30 giugno 2006.
Il vincitore è risultato Daniel Tomozei (Rondul de Sibiu) per l'articolo "XXI secolo, il mondo sommerso". Secondi a pari merito Zoltan Petru (Jurnalul National) e Maria Bercea (Revista 22), terza Elena Stan (Jurnalul National). Hanno ottenuto menzioni anche Nicoleta Butnaru (Obiectiv Vocea Brailei), Daniel Ganga e Alina Constantinescu.
Di Fabrizio (del 03/11/2006 @ 09:58:04 in casa, visitato 2420 volte)
TULCEA (vedi
precedente ndr) - Incaricati comunale hanno iniziato il 24 ottobre la
messa in opera di case modulari per dare riparo a sette famiglie di etnia
Rom, durante la stagione fredda. Secondo il sindaco Constantin Hogea, il
Ministro per gli Interni ha approvato il piano di assegnare inizialmente le case
a quel gruppo di sette famiglie che hanno patito le inondazioni primaverile nel
villaggio di Ostrov, vicino a Tulcea, dopo che si erano ricostruite la loro casa
su un terreno abusivo.
[...]. Le famiglie sonocomunque insoddisfatte per la loro marginalizzazione,
dato che il blocco di case modulari sarà collocato all'estrema periferia della
città.
Inoltre, i ,membri di una famiglia Rom, che vive accanto a dove sorgerà il
nuovo blocco, hanno espresso insoddisfazione sui loro nuovi vicini, che a detta
loro ruberebebro i loro averi.
Dall'inizio del mese scorso sono 17 le famiglie (circa 150 persone ndr)
che vivono attorno a Tulcea e sono state sgomberate, in attesa di nuova
sistemazione. Altre sete famiglie sono rimaste in zona senza un posto per
vivere. A loro la Croce Rossa ha offerto tende, letti e prodotti
igienico-sanitari.
Di Fabrizio (del 19/08/2011 @ 09:47:36 in casa, visitato 2514 volte)
Da
British_Roma un suggerimento per una vacanza fuori dai soliti canoni.
Ulteriori informazioni su una lunghissima vertenza. Se qualcuno avesse la
pallida idea di andarci,
me lo faccia
sapere al più presto, che anch'io sto facendoci un pensierino...
SOLIDARIETA' A DALE FARM - PREPARAZIONI PER IL "GRANDE FINE SETTIMANA"
[prego far circolare ampliamente]
1. Camp Constant: un raduno di massa di sostenitori nazionali ed
internazionali della comunità di Dale Farm, per un "Grande fine settimana",
da sabato 27 a lunedì 29 agosto, che sarà il weekend finale prima della
scadenza in cui i Viaggianti dovrebbero abbandonare le loro case ed affrontare
le ruspe. I residenti di Dale Farm hanno invitato i sostenitori ad un weekend
lungo di condivisione di festa e cultura. Unisciti a noi per:
Formazione degli osservatori legali e dei diritti umani
Laboratorio pratico di simulazione sgombero
Sabato notte: musica acustica
Formazione per i media
Storia e celebrazione dei Viaggianti
Disponibili posti letto in roulotte o bungalow, o meglio se portate una
tenda, sarete i benvenuti già dalla notte di venerdì 26 agosto. Ulteriori
informazioni su
http://dalefarm.wordpress.com/activity. Cerchiamo chi possa darci una mano,
in particolare:
Laboratori: stiamo pianificando un ricco programma di laboratori per
il fine settimana. Abbiamo spazio per laboratori aggiuntivi se avete idee
ispiratrici/costruttive, importanti per la resistenza e la testimonianza dei
Viaggianti. Cerchiamo anche persone con buone idee/energie/capacità per
laboratori per giovani e bambini. Ci sono oltre 100 bambini che affronteranno lo
sgombero a Dale Farm ed i residenti hanno chiesto laboratori per giovani, che
possano usufruirne. Se potete essere d'aiuto:
savedalefarm@gmail.com
Musica: i residenti sono pronti per la musica acustica al sabato sera,
per allietare tutti noi, senza che si disturbino anziani e malati. Ci saranno
probabilmente diversi piccole tende musicali il sabato sera ed alcuni spazi
all'aperto. Estremamente gradita la musica tradizionale irlandese, ma se avete
una band che può suonare degnamente in acustico, vi terremo uno spazio
riservato, fatevi vivi: savedalefarm@gmail.com
2. Non siete ancora stati a Dale Farm? Bene, basta attendere il
"Grande fine settimana" dal 27 al 29 agosto o dare un occhio al posto già questo
fine settimana. C'è molto da fare, quindi veniteci a trovare dalle 11.00 per una
riunione mattutina e date un occhio a
http://dalefarm.wordpress.com/activity/
4. Invitate i vostri amici al
gruppo Facebook per passare una notte a Dale Farm e per il grande fine
settimana. O se volete distribuire i nostri volantini, chiedeteli a
savedalefarm@gmail.com
5. Amnesty International ha inviato un
appello
a tutte le sue migliaia di sostenitori, condannando uno sgombero forzato che
lascerebbe le famiglie senza una dimora, se non fosse reso disponibile un sito
culturalmente alternativo. Questo segue la lettera di settimana scorsa del
relatore speciale dell'ONU al governo del regno Unito, in cui si si
esprimeva preoccupazione che il progettato sgombero forzato potesse essere una
chiara violazione della legislazione sui diritti umani, quando alle famiglie non
fosse offerto un sito alternativo prima che avvenisse lo sgombero. Vedere
Essex University Human Rights Clinic
per ulteriori informazioni.
6. Aggiornamento: cercando una soluzione pacifica, vedi
RomaBuzzMonitor.
7. Memo per la Demo: sabato 10 settembre, h. 13.00. Per ulteriori
informazioni ed aggiungersi alla mailing list del gruppo di supporto:
savedalefarm@gmail.com
8. Info per la notte a Cambridge: lunedì 22 agosto, h. 19.30, retro di St Barnabas
church, Mill Road, per ulteriori informazioni, qui (pdf),
qui (odt)
o qui
(word doc).
30/06/2010 - I bulldozer sono al lavoro demolendo le case degli zingari anche
se si avvicina il termine dato dall'ONU per la risposta che la Gran Bretagna
deve fornire alla domanda fatta da Dale Farm (vedi
QUI ndr) sullo sgombero di massa che allontanerebbe novanta famiglie
dalla propria terra.
Ieri mattina sono entrati a Dale Farm una mezza dozzina di veicoli che
portavano gli operai addetti alla demolizione, apparentemente per spaventare i
residenti che saranno reindirizzati alla vicina Hovefields. Qui i Viaggianti
hanno avuto un'ora per fare i bagagli prima dell'inizio della distruzione.
"Bambini piccoli giocavano attorno alla scavatrice," riporta Malcolm Tully, a
membro della New Life Church. "Né gli ufficiali giudiziari, né la polizia hanno
mostrato alcuna preoccupazione per la loro sicurezza. E' un chiaro infrangimento
della legge."
Le denunce sono state immediatamente presentate all'UK Health and Safety
Executive che ha iniziato un'indagine. Ma le demolizioni sono continuate ed alla
fine della giornata diverse proprietà zingare, la maggior parte vacante, erano
state rese inabitabili.
Ciononostante, gli avvocati hanno prevalso sul consiglio distrettuale di
Basildon di sospendere la demolizione di Five Acres Farm, il cui proprietario è
in un ospedale di Londra per cure cardiologiche. Sua moglie è tornato al sito,
subito dopo l'arrivo degli ufficiali giudiziari, e ha trovato tagliate acqua ed
elettricità.
Il giorno prima, la proprietaria romanì Sylvia Taylor aveva contattato
Basildon e ricevuto assicurazione che non sarebbe stata presa nessuna azione
senza un preavviso di 28 giorni. Nel caso ci fossero gravi e continuati danni
nel vicinato, la sua proprietà verrebbe risparmiata dalla demolizione immediata
grazie al ricorso del suo avvocato.
Un avvocato, che ha partecipato settimana scorsa ad un incontro ai massimi
livelli con la polizia dell'Essex, ha espresso rammarico perché quanto ottenuto
allora sembra ora messo in discussione. Ha dichiarato che qualsiasi richiesta
motivata riguardo attività penali da parte di ufficiali giudiziari, in
particolare le violazioni del diritto alla sicurezza dei bambini, deve dar luogo
ad una denuncia formale.
Non vi è dubbio che questo sgombero stile cowboy sia il risultato di azioni
pianificate da tempo. Questo si aggiunge al sospetto ventilato solo una
settimana fa, che il consiglio distrettuale di Basildon, che ha assunto la
compagnia privata Constant per allontanare i cosiddetti Zingari illegali dal
distretto al costo di quattro milioni di euro, sia impegnato in quello che
equivale ad una cospirazione criminale.
Nell'ambito della procedura di un'azione urgente, Anwar Kemal, presidente del
Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale, ha richiesto alla
Gran Bretagna di sospendere il previsto sgombero di Dale Farm ed invece di
impegnarsi a dialogare con la comunità per arrivare a fornire adeguate
sistemazioni alternative.
Aggiunge che secondo le informazioni ricevute, Constant & Co si è resa
responsabile di sgomberi brutali di altre comunità romanì e viaggianti, durante
i quali sono state distrutte proprietà private e sono avvenuti abusi razziali.
La compagnia è stata criticata dall'Alta Corte.
"Se il vostro governo decide comunque di procedere come previsto nello
sgombero," scrive Kemal, "dev'essere effettuato d'accordo col diritto
internazionale ed accompagnato da una rilocazione verso un sito destinato a
sistemazione alternativa."
Il governo britannico ha tempo sino al 30 luglio per rispondere a questa
richiesta.
Di Fabrizio (del 26/02/2007 @ 09:43:59 in casa, visitato 2901 volte)
Ustiben report DALE FARM DI FRONTE ALLA DECISIONE FINALE
By Grattan Puxon
Il Governo UK rigetta l'appello finale dei residenti di Dale Farm e spiana la strada per l'abbattimento della quinquennale e più estesa comunità di Nomadi e Viaggianti della Gran Bretagna.
Durante lo scorso inverno un centinaio di famiglie hanno atteso con ansia il responso del Ministro per le Comunità Ruth Kelly - mentre montavano le proteste anti-zigane guidate dal deputato John Baron.
Queste dimostrazioni, nelle quali i sostenitori del neo-fascista National Party hanno avuto un ruolo preponderante, hanno avuto il risultato di aumentare gli attacchi razzisti ai Viaggianti, bambini inclusi.
Attualmente non si registrano tentativi di sgombero, nell'attesa del giudizio della magistratura sulla decisione finanziata con cinque milioni di euro dal consiglio comunale di Basildon per radere al suolo Dale Farm. Questo è previsto non prima di luglio.
Giudizio a parte, Basildon intende avvalersi dei servizi della Constant & Co., la compagnia privata specializzata negli sgomberi di Zingari.
Nei mesi scorsi è stata impegnata nella distruzione di varie piccole proprietà di Zingari nel distretto di Basildon.
Queste attività, assieme alle spese legali, sono costate circa un milione di euro [...]
Nel rigettare il diritto dei Viaggianti a risiedere nelle proprie aree di proprietà, Ruth Kelly nel contempo ha sottolineato che gli sgomberati saranno forzati a vivere per strada.
La scorsa notte un uomo che affermava di lavorare per Altek Security assieme
agli ufficiali giudiziari di
Constant & Co. nell'operazione volta allo sgombero di Dale Farm, ha contattato Richard
Sheridan, presidente del Gypsy Council, apparentemente per informazioni mancanti
sullo sgombero. Ha detto che lo sgombero sarebbe iniziato alle 8.00 di lunedì e
che il consiglio di Basildon aveva mentito sulla data di inizio. Questa
persona è stata riconosciuta dai Traveller sgomberati l'anno scorso a Hovefields,
che hanno confermato come avesse allora lavorato per
Constant & Co. Lui ha spronato i Traveller ad adoperare la violenza ed i
sostenitori a salire sulle barricate ed ad agire lanciandosi da queste
strutture. Ha suggerito di contattare i media nazionali con urgenza. I residenti
di Dale Farm hanno registrato l'incontro.
I residenti, già in allerta e profondamente segnati, sono corsi nel panico a
lanciare l'allarme. I bambini terrorizzati non sono stati in grado di prendere
sonno, e volevano sapere se sarebbero stati allontanati con la forza dalle loro
case e dalla scuola. Molte donne piangevano.
Sostenitori e residenti radunati assieme, hanno bloccato gli ingressi e
cercato di riportare la calma mentre la storia dell'uomo veniva smontata. Alle
8.30 non si era presentato nessun ufficiale giudiziario, nondimeno i residenti
hanno passato una notte di minaccia e paura.
Sembra che l'operazione di rimozione dei residenti da Dale Farm abbia
raggiunto un nuovo livello di doppiezza. Gli anziani, i malati e anche i bambini
stanno soffrendo molto.
Pare stiano arrivando le attrezzature per costruire una sala stampa adiacente
a Dale Farm. Ci sono preoccupazioni che l'accesso al sito venga controllato
dalla polizia. I residenti temono che il mancato accesso dei media incrementi
possibili incidenti, come si è verificato negli sgomberi passati a causa delle
brutalità di polizia ed ufficiali giudiziari, in mancanza di testimoni.
Aggiornamenti dalla rete dei solidali:
Il Gipsy Council raccomanda di mantenere la calma - non è stata ricevuta
alcuna comunicazione scritta sull'arrivo degli ufficiali giudiziari, ma ci
sono prove che qualcuno stia rimestando nel torbido. Verrete tenuti
informati, sconsigliamo da ora in avanti l'ingresso del sito a chiunque non
abbia seguito una formazione da osservatore legale o da attivista dei
diritti umani. Attualmente la fase attiva dello sgombero risulta ancora
programmata per lunedì 19 settembre, ma non si escludono operazioni
preparatorie durante questa settimana da parte della polizia e di
Constant & Co. nei dintorni del sito.
Il prossimo appuntamento importante è programmato per mercoledì 14
settembre, con una conferenza stampa congiunta tra Nazioni Unite e Gipsy
Council, durante la quale verrà presentata la
petizione contro lo sgombero e le firme raccolte.
Su richiesta dei residenti, i giornalisti e gli operatori radio-TV sono pregati di limitare le
loro visite negli orari 11.00-12.00 e 15.00-16.00, a meno di
appuntamento concordato in precedenza. Per appuntamenti, tel. 07583
761462
Ultima cosa, ma mi sembra importante anche questa, da Camp Costant
comunicano che ci sono le ciambelle
Di Fabrizio (del 22/10/2007 @ 09:38:12 in Europa, visitato 2020 volte)
Romania: il sogno rom di una sanità migliore
19.10.2007 - Nonostante la retorica secondo cui la salute dei rom costituisce
una priorità, le autorità rumene mancano i loro impegni nel migliorare la
situazione nel maggior insediamento rom di Bucarest. Nostra traduzione
Di Marian Chiriac e Daniel Ganga* da Bucarest -
BIRN (tit. orig "Roma
Dream of Better Health in Romania", pubblicato il 26 settembre 2009)
Traduzione per Osservatorio: Marzia Bona
Quasi ogni mattina, appena si fa giorno, Gogu prende il suo carretto carico di
cianfrusaglie e rottami metallici e lentamente lo trascina fino al centro di
riciclaggio. Scarica lì il suo carretto e in cambio riceve una modica somma di
denaro, con cui riesce appena a pagarsi il cibo per la giornata. Quindi se
ne torna a casa.
Quello che fa ogni giorno Gogu, conosciuto anche come Ion Gogonet, non è niente
di insolito per molte delle persone che vivono a Ferentari. Situata all’estema
periferia sud di Bucarest, Ferentari è un grande quartiere a metà fra lo slum ed
il ghetto.
Molti magazzini, un paio di bar che lasciano alquanto a desiderare, qualche
negozio in pessime condizioni, un parco che sembra più grigio che verde e una
mensa gratuita per i poveri, questa è Zabrautului Street.
La zona è nota per i suoi monolocali in brutti palazzi a cinque piani, con i
panni stesi fuori ad asciugare e piccole finestre dalle quali in ogni momento
spunta la testa di una donna che grida ai bambini che giocano a palla di sotto,
fianco a fianco con i cani che rovistano nella spazzatura.
Qui, in questo mondo stile-ghetto sporco ma vivace, vive Ion Gogonet, un rom di
50 anni.
Il suo monolocale è di appena sedici metri quadrati; comprende una piccola
cucina e un bagno di tre metri quadrati. Ad ogni modo è allacciato alla rete
elettrica e al sistema di acqua corrente, il che secondo chi ci abita non è
poco, da quando non molto tempo fa gli edifici sono stati privati di questo
genere di servizi di base.
Qui è dove vive la famiglia di Gogonet: la sua compagna, Ilie Stela, 33 anni, e
tre bambini – due dei quali frequentano ancora le scuole elementari. Il loro
padre dorme in un altro letto perché in passato ha avuto la tubercolosi. Ha 72
buchi nei polmoni, e la vita in un contesto povero e insalubre lo hanno reso
infermo. Eppure, rifiuta di vedere un medico, in parte per negligenza e in parte
per pudore e paura che lo sappiano i suoi amici.
Solo due anni fa un assistente sanitario è riuscito a convincerlo ad iniziare il
trattamento per la TB.
Adesso sta bene, anche se soffre ancora dei postumi. Almeno adesso non è più
contagioso.
Gogonet è solo uno dei beneficiari della campagna di prevenzione e trattamento
della TB avviata da svariate ONG, principalmente americane, e finanziata dall’USAID,
l’Agenzia Internazionale degli Stati Uniti per lo Sviluppo.
Il motivo per cui è stata pensata questa campagna è che la Romania ha il più
alto tasso europeo di incidenza della tubercolosi, ed il numero di casi è
raddoppiato negli anni ’90. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2006,
l’incidenza della TB in Romania era di 117,8 casi ogni 1000 abitanti.
In ogni caso, secondo i dati epidemiologici, la comunità rom è circa 10 volte
più colpita dalla TB rispetto al resto della popolazione. Fra le cause di ciò ci
sono l’accesso limitato ai servizi sanitari pubblici, una scarsa conoscenza in
materia sanitaria, l’analfabetismo diffuso, le condizioni di vita in luoghi
affollati ed insalubri e la povertà in generale.
Taves Batalo!
I rom si salutano fra loro ogni giorno con l’espressione taves batalo – che
significa “Stai bene”. La salute viene apprezzata da chiunque indipendentemente
dalla sua origine etnica, specialmente in Romania dove il sistema sanitario
pubblico si trova ancora in condizioni critiche.
Secondo un’inchiesta condotta in aprile dal Romanian Center for Economic
Policies, CEROPE, la quota erogata per la salute in Romania è di soli 470 $
annui pro capite, ben al di sotto della media mondiale di 650 $ a persona.
“La Romania è in una situazione negativa per ciò che riguarda il servizio
medico, con una distribuzione regionale insoddisfacente, in cui le aree rurali e
le comunità più povere che vivono ai margini della società risultano le più
svantaggiate”, sottolinea l’inchiesta.
“Una spiegazione si trova nell’insufficente finanziamento del servizio di salute
pubblica, assieme alla crisi prolungata del fondo di assicurazione sanitaria e
allo scarso budget destinato al settore, attorno al 3 -4% del PIL, in netto
contrasto rispetto all’8 -9% dei paesi più sviluppati d’Europa”.
In questo già difficile quadro, i rom si distinguono per la posizione negativa
che occupano.
Ufficialmente sono 550.000 le persone di etnia rom, che corrisponderebbero al
2,6% dei 21 milioni di abitanti della Romania. Ma molti studi e statistiche
sostengono che il numero si aggiri attorno ad 1- 1,5 milioni.
La situazione a Ferentari è particolarmente allarmante. A soli 8 chilometri dal
centro di Bucarest, molte migliaia di rom vivono in condizioni spaventose.
“Non c’è niente che possiamo fare, figlio mio. E’ così che sono abituati a
vivere. Il camion della spazzatura non viene quasi mai da queste parti, ma il
fatto è che sono le persone a non meritarselo. Non è come quando Ceausescu era
vivo, le persone erano più rispettose, perché avevano paura”, dice una donna
anziana, ricordando i giorni del dittatore comunista, Nicolae Ceausescu, mentre
vende semi di girasole tostati.
Uno dei problemi principali della zona è che le persone non hanno un lavoro
stabile, fatto che impedisce loro di contrarre un’assicurazione medica.
“Se non hai un documento di lavoro o un qualche certificazione del tuo datore
che dica che sei un contribuente, non puoi accedere ad un medico di famiglia. E’
qui che inizia il problema “, dice Ioana Constantin, assistente sanitaria a
Ferentari.
La gente reclama un centro medico per la zona. “Il più vicino si trova a 15
fermate d’autobus”. La distanza ed il costo delle corse sono scoraggianti. “In
effetti c’è un centro medico un po’ più vicino, ma è privato, e quindi caro”,
aggiunge Ioana.
Priorità, o no?
Finora, il ministero della Sanità non ha programmi espliciti per la comunità
rom. Questo in base all’idea che la malattia e la sofferenza non abbiano niente
a che vedere con la provenienza etnica di ciascuno.
A partire dal 2001, anno in cui la Romania ha adottato il regolamento europeo
che proibisce la classificazione dei pazienti in base all’etnia, non è più
disponibile alcun dato ufficiale sui problemi di salute dei rom.
Sorprendentemente, si sente spesso dire che i rom siano il principale
destinatario delle strategie governative di promozione della salute e di lotta
alla povertà. Ad ogni modo, non c’è molto che il ministero della Sanità possa
fare per la gente di Ferentari.
“Attualmete, la zona non rientra fra le priorità del ministero. Le cose
potrebbero cambiare solo se l’Autorità per la Salute Pubblica di Bucarest, ASPB,
o qualche ONG, identificassero dei problemi specifici e proponessero un piano
concreto per migliorare le condizioni della zona”, dice la dottoressa Hanna
Dobronauteanu, consigliere per la questione rom presso il ministero della
Sanità.
Per ora a Ferentari – in mancanza di un impegno sostanziale e di lungo termine
da parte del governo - solo le iniziative o i progetti delle singole ONG
sembrano portare risultati, pur rimanendo limitate negli scopi.
Centinaia di migliaia di euro sono stati spesi in ogni tipo di programma,
compresa la lotta alla TB, l’ educazione sessuale e la pianificazione familiare,
la diagnosi del tumore al seno e altri programmi. Ma tutto ciò, finora, sta
producendo pochi risultati visibili.
“I progetti portati avanti fino a questo momento dovrebbero essere solo l’inizio
di una campagna ampia e coerente pensata rispetto ai complessi problemi di
salute della popolazione di Ferentari”, dice Alina Constantinescu, un’attivista
dell’organizazione americana Doctors of the World.
“Di certo sono stati molti utili, ma non sempre indirizzati alle necessità più
stringenti”.
“”Le cause reali sono la povertà, la disoccupazione e la mancanza di
educazione”, continua la Constantinescu, e avverte: “Inoltre, da quando la
Romania è entrata nell’Unione Europea, gli Stati Uniti ed altri paesi
occidentali hanno smesso di finanziare molti progetti ritenendo che il nostro
paese ora sia in grado di risolvere da solo i propri problemi. Personalmente lo
dubito.”
Pianificare è ciò che facciamo meglio!
Rispetto alla questione rom, il ministero della Sanità sostiene il ruolo degli
assistenti sanitari, membri della comunità locale, formati per facilitare la
comunicazione fra i pazienti ed i loro medici. Di conseguenza, i 500 assistenti
che attualmente lavorano in Romania – tutte donne- devono entrare nelle case
della gente, capire i loro problemi e tentare di risolverli.
Effettivamente, non si limitano alla cura dei problemi di salute, ma aiutano i
membri della comunità rom anche ad ottenere i documenti d’identità e i
certificati di nascita, oltre a trasmettere alle autorità i problemi sociali
riscontrati.
Anche se con l’intervento degli assistenti sanitari sono stati fatti molti passi
in avanti, i problemi sono ancora distanti dall’essere risolti. Anzitutto, il
loro impiego è a tempo determinato, normalmente un anno, dopodiché i loro
contratti vengono rinnovati per un altro anno, cosa che li rende estremamente
precari.
In secondo luogo il loro salario - pagato dall’Autorità per la Salute Pubblica -
è lontano dall’essere soddisfacente, 125 euro nel migliore dei casi.
Inoltre, rimangono le difficoltà d’accesso da parte dei rom ai servizi di salute
pubblica. Mentre il ministero della Sanità sostiene che siano migliorate, le ONG
locali sono di un'altra opinione.
Daniel Radulescu, coordinatore del progetto salute dell’organizzazione rom
Romani Criss, dice: “Anche se ora sono molte di più le persone affiliate ad un
medico, ciò non significa che abbiano un accesso effettivo ai servizi erogati.
Molto spesso, ci vengono testimoniate attitudini razziste da parte dei medici.”
Anche il Segretario del Ministro della Sanità, Ervin Zoltan Szekely, conferma
l’esistenza di questi casi. “Recentemente siamo stati informati di una donna rom
che ha sporto un reclamo per non aver ricevuto un’assistenza medica adeguata,
dovendo così affrontare serie complicazioni nel dare alla luce suo figlio.
Accertato l’accaduto è stata imposta una sanzione disciplinare al medico, ma non
per comportamento discriminatorio, bensì per aver fornito un’assistenza medica
inadeguata. In sostanza, il medico non è stato ripreso per discriminazione,
perché questo comportamento risulta difficile da provare.”
Romani Criss segue anche casi di segregazione all’interno degli ospedali – cosa
illegale in Romania – ma ammette che anche queste circostanze sono difficili da
provare. “La discriminazione e la segregazione non sono stati la nostra priorità
finora, ma stiamo pensando di includere questi aspetti fra gli obbiettivi delle
nostre indagini”, dice Szekely.
Molti rom sperano che tali promesse possano segnare un effettivo miglioramento
nell’attitudine ufficiale, migliorando l’accesso ai servizi sanitari per la loro
comunità.
* Marian Chiriac è Direttore di BIRN in Romania e Daniel Ganga è giornalista
freelance. Balkan Insight è una pubblicazione on line della rivista BIRN.
Che impatto hanno i fenomeni migratori sui diritti dei bambini? In questo
reportage Cristina Bezzi, antropologa, visita la Moldavia romena, una delle aree
più povere della Romania e più colpita dall'emigrazione
Secondo le stime UNICEF sono 350.000 in Romania i bambini con uno o entrambi
i genitori all'estero per lavoro. Mentre madri e padri sono in Italia, Spagna e
Francia per contribuire ad un bilancio famigliare altrimenti impossibile, loro
vengono accuditi da zii, nonni o altri parenti. A volte vivono praticamente
soli, magari affidati a qualche vicino di casa.
Anche a seguito di recenti e drammatici fatti di cronaca al destino di questi
"orfani bianchi", così vengono chiamati, si inizia a prestare sempre più
attenzione. Ci siamo recati nella Moldavia romena - nordest della Romania, una
regione tra le più povere del Paese e quindi più colpite dal fenomeno migratorio
- accompagnati dai volontari dell'Albero della Vita, Onlus impegnata nella
tutela e salvaguardia dei diritti dei bambini.
Il progetto children rights in action Il progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea "Children's
rights in action. Improving children's rights in migration across Europe"
è coordinato dalla fondazione L'albero della vita di Milano e vede come
partner la fondazione ISMU, l'Università di Barcellona, la Fundaciò
Institut de Reinserciò Social e l'associazione Alternative Sociale di
Iaşi. Scopo del progetto analizzare le condizioni dei bambini romeni
coinvolti nel processo migratorio familiare, in Romania, Italia, Spagna
e sviluppare delle buone prassi per ridurre la loro condizione di
vulnerabilità. Spesso i loro diritti fondamentali vengono violati sia
nel paese di origine ma anche in quello di accoglienza a causa delle
difficoltà d'integrazione nel nuovo sistema. L'importanza della ricerca
appare evidente se si pensa che solo in Italia sono 105 mila i romeni
iscritti alla scuola dell'obbligo e che molti si ricongiungono ai loro
genitori solo dopo anni di distanza. L'economia della zona è basata prevalentemente su un'agricoltura
di sussistenza che, già fragile, è stata messa in ginocchio dalle
alluvioni che nel 2008 hanno colpito l'intera area. Molti hanno dovuto
considerare la migrazione, per poter far fronte ai bisogni familiari. E
sono partiti per periodi più o meno lunghi, lasciando i figlia a casa.
Liteni: vivere a ritmo del passato, abitare nelle case del futuro
Parto dall'affollata autostazione di Iaşi, principale città della Moldova
romena, alle 6.30 del mattino con il minibus che ogni mattina accompagna gli
insegnanti della scuola media ed elementare del paese al lavoro. Trascorso un
primo pezzo di superstrada svoltiamo su una strada bianca che ci porta dalla
veloce e moderna città a Liteni, paesino a circa 50 chilometri da Iaşi dove il
30% dei 2.200 abitanti lavora all'estero. "In realtà sono molti di più", spiega
il sindaco, Petraş Constantin, perché molti continuano a rimanere registrati
all'anagrafe pur non vivendo più nel paese".
Qui il ritmo è ancora scandito dalle stagioni e al posto delle macchine che
hanno oramai invaso la città, la gente si sposta utilizzando carretti di legno
trainati da cavalli. Tutt'intorno distese di campi in passato coltivati da
un'azienda agricola di stato, restituiti poi negli anni '90 ai vecchi
proprietari. L'attività agricola è la principale occupazione delle persone che
vivono nel paesino di Liteni; in questo periodo uomini, donne, vecchi e bambini
sono impegnati nella raccolta del mais e il paese, nelle prime ore del
pomeriggio, è attraversato da carri carichi di pannocchie seguiti da intere
famiglie che tornano verso casa.
E' proprio l'immagine di un cavallo che rimane bloccato dal peso esagerato del
carro davanti al cancello di un'enorme e moderna villa in costruzione che mette
in risalto la doppia identità del luogo.
La vita del villaggio procede con il suo antico ritmo di campi arati dal
cavallo, giornate che iniziano con il sorgere del sole e terminano con il suo
tramonto, ma accanto alla strada bianca e polverosa si innalzano case
modernissime quasi tutte non intonacate, che stanno sostituendo le piccole
abitazioni tradizionali dai caldi colori pastello.
Dietro ad ogni casa nuova o in costruzione c'è una storia di migrazione. Lo
stile delle costruzioni spesso racconta anche la storia di quella migrazione,
come osserva Gheorghe Moga, direttore della scuola del paese: "Se osservi le
caratteristiche delle case puoi capire anche dove le persone sono emigrate". Da Liteni le persone si sono dirette principalmente in Italia, Spagna, Francia e in
misura minore in Germania.
La maestra
Entriamo nella prima elementare con la maestra Ileana, i bambini le si fanno
attorno e la stringono forte in abbracci. "Manifestano così la loro carenza
affettiva", mi spiega. Ileana chiede quanti di loro hanno un genitore
all’estero, più della metà dei circa venticinque bambini alza la mano, la
maggior parte ha la mamma lontana; nel villaggio questa è la normalità.
Ileana stessa è tornata in paese solo per alcuni mesi, in realtà lavora in
Italia già da due anni e a breve ritornerà lì per accudire una persona anziana.
"Nel 2009 c'è stato un' ulteriore riduzione degli stipendi per coloro che
lavorano nel pubblico, tutti gli stipendi sono stati ridotti del 25%, se prima
prendevo circa 300 euro dopo il 2009 lo stipendio è arrivato a 250. Ho una
figlia che sta studiando a Iaşi al liceo, solo per il vitto e l'alloggio devo
pagare 100 euro al mese più tutte le altre spese. Mio marito lavora la terra,
non ha un salario fisso e trovare lavoro qui è molto difficile. Semplicemente se
io non fossi partita non ce l'avremmo fatta".
Cerco un posto dove potermi risciacquare le mani. Maria, una ragazza di 14 anni,
mi sorride e si offre di aiutarmi. Mi guida verso il pozzo azzurro proprio di
fronte alla scuola; il villaggio infatti non è dotato di acqua corrente. Maria
stringe forte la catenella del secchio alla corda e con movimenti decisi inizia
a calare. Maria è molto curata e sembra essere serena nonostante l'assenza del
padre e la distanza della madre partita per lavorare in Italia quando lei aveva
otto anni. Vive con gli zii e i cugini, sembra capire i motivi per cui la madre
è lontana, ma parlando con lei hai l'impressione di rivolgerti ad un' adulta
responsabile più che ad un'adolescente.
Quando la crisi fa migrare le donne
Spesso sono le mamme a partire perché in questo periodo è più facile per una
donna trovare lavoro. Dopo l'entrata della Romania nell'Unione Europea (2007),
il flusso migratorio femminile è andato aumentando, mentre in seguito alla crisi
economica sono stati molti gli uomini a rimanere senza lavoro e a tornare in
Romania. A Liteni ci sono diverse donne che lavorano principalmente in Spagna ma
anche nel sud Italia. Maria parte per circa 3-4 mesi all'anno, non vuole
prolungare di più la sua assenza perché ha due bambini di 7 e 9 anni. Suo marito
aveva lavorato per un periodo in Germania ma negli ultimi anni non è più
riuscito a trovare lavoro.
Come lui anche Vasile, un 42 enne di Liteni, e rientrato dopo aver perso il
lavoro all'estero. Ha lavorato come manovale a Torino per ben 7 anni, ma
ultimamente faceva fatica a trovare lavoro ed inoltre spesso i datori di lavoro
non lo pagavano: "Succede spesso, lavori per mesi e poi il datore non ti paga e
quindi alla fine ho cercato un posto per mia moglie come badante. Adesso lei è
lì".
Vasile e la moglie hanno quattro figlie: sei, otto, dieci e quattordici anni.
Attualmente è lui a prendersene cura; ha dato la sua terra in affitto per poter
seguire le figlie e le faccende di casa. A breve però desidera tornare a Torino
dove spera di trovare nuovamente lavoro e lascerà le figlie in custodia alla
sorella.
La sua idea è quella un giorno di rientrare definitivamente in Romania, ma non
riesce ad immaginare quando: "Fino a quando le figlie non saranno grandi saremo
costretti a lavorare all’estero. Qui la gente vive di ciò che produce la terra,
non ci sono posti di lavoro, sarebbe necessario andare in città ma anche lì è
difficile e un salario medio, di circa 250 euro, non è comunque sufficiente a
far sopravvivere una famiglia". Vasile alza lo sguardo e mi mostra con orgoglio
la casa che stanno costruendo attraverso le rimesse, anche se non è finita a
breve potrà trasferirsi lì a vivere con le figlie. In lontananza la sua casa non
intonacata si confonde con le pareti grige di numerose altre case. Ma sarà
possibile per gli abitanti di Liteni tornare un giorno a vivere stabilmente nel
loro paese?
Ancora bambini con la "chiave al collo"?
Come spiega lo psicologo Catalin Luca, direttore dell'associazione Alternativa
sociale, la prima in Romania ad occuparsi dei bambini soli a casa, il fenomeno
non è nuovo in Romania: "Durante il comunismo ci sono state diverse generazioni
di bambini che sono cresciuti da soli, poiché ambedue i genitori lavoravano
tutto il giorno. Questi bambini sono conosciuti come la generazione dei "bambini
con la chiave al collo", perché passavano le giornate davanti al block con la
chiave di casa appesa al collo, in attesa che i genitori rientrassero. Questa
stessa generazione è quella che oggi emigra e lascia i figli a casa pensando
che, così come è stato per loro in passato, il compito del genitore sia quello
di sostenere i figli da un punto di vista materiale, proprio perché anche loro
sono stati abituati alla distanza emotiva e a volte anche fisica dai genitori".
L'Associazione Alternative Sociale di Iaşi ha iniziato ad occuparsi di questo
fenomeno impegnandosi attraverso campagne di sensibilizzazione e di informazione
per i genitori, attività di prevenzione e counseling per i minori e proposte di
legge per la tutela dei minori rimasti soli a casa.
Catalin Luca ha recentemente concluso la sua ricerca di dottorato in cui ha
indagato le conseguenze causate dalla lontananza dei genitori, utilizzando un
approccio che tiene in considerazione il punto di vista del bambino: "Dal loro
punto di vista non sono le cose materiali di cui hanno bisogno ma la presenza
dei genitori, la possibilità di discutere con loro. Spesso i bambini non vengono
coinvolti nella decisione dei genitori di partire; la loro impressione è che non
possono chiedere aiuto a nessuno per risolvere i loro problemi".
Drammatiche conseguenze
I bambini vengono accuditi dal genitore rimasto o da una zia, altre volte dai
nonni, nei casi più gravi da un vicino o da un fratello maggiore. La mancanza di
supervisione da parte dei genitori spesso pregiudica lo stato di salute del
minore che tende a non nutrirsi regolarmente, peggiora l'apprendimento
scolastico e può determinare soprattutto tra gli adolescenti la frequentazione
di entourage negativi. Dal punto di vista psicologico le conseguenze possono
andare da una disposizione alla depressione fino ad arrivare nei casi più
estremi al suicidio.
Lo scorso settembre ad Arad, Romania occidentale, è morta Monica, una bambina di
dieci anni che a causa della nostalgia della madre, che lavora in Spagna, ha
smesso di alimentarsi fino a che i suoi organi non hanno più retto.
Il caso di Monica, ha creato un grande scandalo. La madre è stata demonizzata
assieme a tutte le madri che partono "senza preoccuparsi abbastanza dei loro
figli". Davanti a questo caso anche i politici hanno mostrato un cenno
d'interesse tanto che il parlamentare Petru Callian ha proposto un disegno di
legge che prevede una multa per i genitori che lasciano il Paese senza aver
affidato i figli ad un legale rappresentante.
Come spiega Alex Gulei, assistente sociale di Alternativa Sociale, in Romania
esiste già una legge che obbliga i genitori a nominare un tutore legale prima di
partire per l'estero, ma poiché non è prevista nessuna sanzione, quasi nessuno
si preoccupa di farlo.
E' il caso di Nicu un ragazzino di nove anni, che partecipa al programma del
centro diurno Don Bosco della Caritas di Iaşi. La mamma è partita per l'Italia
quattro anni fa e quindi vive con la nonna settantenne e la sorellina di sei
anni. Da anni Nicu dovrebbe sostenere un'operazione chirurgica molto delicata,
ma non può farlo perché per questo sarebbe necessaria la firma della madre che è
la legale rappresentante del figlio, ma che è da anni che non si mette in
contatto con loro. La nonna sta pensando di far togliere per abbandono la
rappresentanza legale alla madre per ottenerla lei, cosicché il piccolo Nicu
possa essere operato, la sua paura è però che non le restino molti anni di vita
e che se lei morisse il nipotino sarebbe affidato ai servizi sociali.
Le conseguenze psicologiche ed emotive della privazione dell'affetto materno e
paterno sono un prezzo altissimo pagato dai minori romeni le cui famiglie sono
coinvolte nel processo migratorio. Purtroppo spesso anche per chi segue i
genitori nel Paese di accoglienza il processo di adattamento è lungo e non
sempre facile. In molti casi tra l'altro accade che il minore rientri in patria
con o senza la famiglia subendo un ulteriore fase di adattamento.
La tutela dei diritti dei minori coinvolti in processi di migrazione è complessa
e non può che passare attraverso un approccio che coniughi il livello locale a
quello nazionale ed europeo. Un primo passo in questa direzione è l'analisi
delle loro condizioni di vita e l'individuazione di buone prassi per ridurre la
loro vulnerabilità.
Le prime notizie da Dale Farm, le tradussi dall'inglese in italiano circa 10
anni fa. La storia di questa lunga vertenza l'ho già indicata
altre volte, oppure le trovate sul
blog di Dale Farm in inglese.
Dopo tanto tempo di conoscenza solo virtuale era ora di conoscersi
personalmente, ed il
Big Weekend è stata l'occasione.
Ma, come mi sono poi reso conto quando ho cominciato a respirarne l'atmosfera,
la solidarietà è una comunicazione a due vie: la situazione per i Rom e i Sinti
in Italia è altrettanto difficile di quella dei fratelli Travellers in Gran
Bretagna, ed allora, quale posto migliore per imparare qualcosa, se non dove
resistono da 10 anni ai tentativi di sgombero?
Qualche particolare utile: la lunga lotta dei Travellers nella difesa dei loro
terreni sta vivendo una nuova fase. Circola voce (ma manca qualsiasi
comunicazione scritta) che venerdì 2 settembre
verranno chiuse le strade circostanti e che si taglieranno i rifornimenti di
acqua e di elettricità, mentre lo sgombero vero e proprio di 400 persone su
1.000 abitanti potrebbe avvenire attorno a metà settembre, con l'impiego della
compagnia privata
Constant & co.
che già in passato è stata messa sotto accusa per i metodi inumani impiegati.
Nel fine settimana ci sono stati incontri, aperti anche alla cittadinanza, in
cui sono state presentate la storia e la lunga lotta per i diritti dei
Travellers. Poi si sono susseguite innumerevoli riunioni e laboratori, che hanno
visto la partecipazione di molti dei residenti di Dale Farm, volte ad
organizzare la resistenza nella prossime settimane. I punti principali sono
stati le varie tecniche di resistenza non-violenta, la ricerca di posti
alternativi dove si riverseranno gli sfrattati, i vari aspetti legali e
giuridici della vicenda.
Molto interessanti, per chi segue vicende simili in Italia, i seminari legati
alla figura dell'Osservatore Legale. Su
Ldmg.org.uk potete trovare
informazioni in inglese, altrimenti ho intenzione di tradurre appena possibile
alcuni loro documenti in italiano.
Più complicata la questione, anche questa dibattuta a lungo, del rapporto coi
media (locali e nazionali) e i social network. Da una parte emerge la necessità
di aprirsi all'esterno, dall'altra nei fatti prevale la paura per quanto
potrebbe succedere, sia agli abitanti che ai sostenitori, per cui tutte le
comunicazioni verso l'esterno vengono molto accentrate. A tal proposito ho ripreso pochissime persone, proprio per proteggerne la sicurezza,
chiedendo loro permesso prima di scattare ogni foto. Ciononostante i giornali
locali hanno riempito le loro pagine di immagini riprese senza alcuna
autorizzazione.
Ulteriori notizie in questo
.pdf
Di Fabrizio (del 05/07/2007 @ 09:34:21 in media, visitato 2122 volte)
TIRASPOL (Tiraspol Times) - Un nuovo documentario intitolato "O Krisinitori"
descrive la vita di un Rom sopravissuto all'Olocausto nella cosiddetta
Transinistra durante la II guerra mondiale.
L'attuale piccola Pridnestrovskaia Moldavskaia Respublica, fu l'area del più
grande campo di concentramento in termini di estensione geografica. Invasa dalla
Romania con i suoi alleati nazisti, fu adoperata come area di deportazione per
Ebrei e Rom.
"Il giudice"/"O Krisinitori" è un film sulla vita reale di un
sopravissuto all'Olocausto che viveva nella città di Tg. Jiu, deportato nel
Transdniester - chiamato Transnistria dagli occupanti Rumeni - dal 1942 al 1944.
Il film verrà presentato l'11 e 14 luglio 2007, nei "Giorni di Cultura Zingara"
che avranno luogo a Zurigo in Svizzera.
Marin Constantin chiamato "Suta" ha 69 anni, un giudice della
tradizionale comunità Rom, che ha vissuto tutta la sua vita nello spirito della
giustizia. E' colui che "porta pace nella comunità". L'azione del film si
sviluppa attraverso il protagonista, ma incrocia le testimonianze delle sorelle
Rabedea e Maria - spesso circondate da nipoti -ascoltando le testimonianze dei
deportati e le storie sulle ingiustizie patite.
Lo spettatore può assistere ad un vero caso di giustizia
tradizionale Rom "Romano Kris", più precisamente il modo in cui il giudice "Suta"
ristabilisce la pace assieme ad altri, in una famiglia Rom di Oravita.
Campagna anti-discriminatoria
Il nuovo lavoro è una coproduzione di Tumende TV e TV Productive International,
diretta da Laurentiu Calciu, ed è promosso attraverso una campagna
antidiscriminatoria in tutta la Romania.
Questa campagna è necessaria perché la discriminazione razziale
è ancora un profondo problema in Romania e Moldavia, con un numero indefinito di
bambini che soffrono il razzismo.
La pratica di sistemare gli studenti Rom in classi e scuole
segregate rimane diffusa in Romania e Moldavia. In Romania, molti bambini Rom
sono stati incanalati in scuole solo per Rom che offrono una inferiore qualità e
talvolta on povere condizioni fisiche. Questo è documentato in un nuovo rapporto
dell'Open Society Institute - EU Monitoring and Advocacy Program (EUMAP) uscito
all'inizio dell'anno. E' anche diffusa la segregazione illegale, i bambini sono
segregati in classi di solo Rom o a predominanza Rom, secondo il rapporto
"Uguale accesso all'educazione di qualità per i Rom".
Amnesty International ha condannato il razzismo e le
persecuzioni di governo e polizia. Lo stesso tipo di razzismo governativo portò
la Romania all'Olocausto in Transnistria e alla sua controparte, il Porajmos.
Il Porajmos, letteralmente Divoramento, è un termine coniato dal
popolo Rom per descrivere il tentativo del regime nazista per sterminare il
popolo Rom europeo durante l'Olocausto.
Secondo testimonianze di testimoni ebrei e nazisti, spesso i Rom
mandati ai campi di concentramento soffrivano più degli Ebrei. In alcune
circostanze i nazisti erano talmente sgomentati che li uccidevano appena
sbarcati dal treno.
Anche il governo rumeno, alleato del nazismo, contribuì al piano
di sterminio. Il governo di Ion Antonescu [...] deportò in Transnistria 25.000
Rom, di cui 11.000 non fecero ritorno.
Jo Siedlecka - Una parrocchia nell'Essex si sta preparando per
sistemare dozzine di donne e bambini Viaggianti nella sua chiesa, dopo che il
locale consiglio comunale ha deliberato per lo lo sgombero del loro campo. Alle
famiglie sono stati dati solo 45' di preavviso per sgomberare, prima dell'arrivo
degli incaricati.
La decisione della Corte d'Appello del 22 gennaio ha aperto la strada al
Consiglio di Basildon per demolire le case di Dale Farm, con un'operazione di
1,9 milioni di £. Con oltre 350 residenti, Dale Farm è il più grande sito di
Viaggianti in Europa.
Le famiglie acquistarono la terra abbandonata della cintura verde circa dieci
anni fa. Pagano le tasse comunali ed hanno costruito lì case semi-permanenti. I
bambini sono iscritti alle scuole locali. Ma il Consiglio di Basildon hanno
negato i permessi di progettazione. Ogni volta che venivano richiesti, la loro
domanda veniva rifiutata.
La comunità ha il forte appoggio delle chiese locali. Maggio scorso, il
vescovo cattolico Thomas MacMahon di Brentwood e quello anglicano di Chelmsford,
John Gladwin, hanno inaugurato San Cristoforo a Dale Farm, un locale usato come
cappella e centro comunitario sponsorizzato dal Consiglio per l'Eguaglianza
Razziale dell'Essex.
Il vescovo MacMahon ha detto che la minaccia di sgombero adesso sta causando
molta afflizione. Ha aggiunto: "Inoltre focalizza il fatto che il consiglio
locale ha la responsabilità di individuare un numero adatto di siti per la
comunità viaggiante."
Kathleen McCarthy, della Dale Farm Housing Association ha sottomesso una
richiesta a nome dei 300 residenti coinvolti. Ma una richiesta simile è già
stata rigettata l'anno scorso sulla base che si erano resi intenzionalmente
senza casa.
L'assistente sociale Catherine Riley ha detto di essere molto preoccupata.
"Non voglio pensare a cosa succederà quando arriverà lo sgombero. Al momento
sono molto demoralizzati. Molti uomini sono all'estero in cerca di lavoro così
le donne hanno paura perché non sanno quando gli incaricati verranno a
distruggere le loro case."
Frate John Glynn, della parrocchia cattolica di Nostra Signora del Buon
Consiglio a Wickford, ha detto: "Tutto quello che ora possiamo fare è
aspettare."
"Le famiglie hanno bisogno di un posto dove mandare i bambini quando si
muoveranno i bulldozer. Abbiamo offerto posto nella nostra chiesa e anche la
Chiesa d'Inghilterra ha offerto spazio."
"Avremo solo 45' di preavviso, così la gente sta aspettando ventiquattrore su
ventiquattro. Ci sono 86 famiglie, circa 350 persone,incluso un parto
trigemino."
"Sono membri attivi della nostra parrocchia. Per loro è difficile con questa
minaccia sopra di loro. Sono gli ultimi indigeni del paese. Se ci sarà lo
sgombero, sarò con uno striscione con sopra scritto PULIZIA ETNICA IN CORSO."
Malcolm Buckley, leader del consiglio comunale, ha ammesso che lo sgombero
potrebbe essere un'operazione molto traumatica ma si è impegnato ad assicurare
che tutto proceda per il verso giusto. D'altra parte, il Consiglio Zingaro ha
prove filmate che gli incaricati della Constant & Co, contrattata da
Basildon per precedenti sgomberi, ha spesso ignorato le regole di sicurezza ed
agito con brutalità verso donne e bambini. Le carovane sono state bruciate e
molte proprietà personali distrutte senza motivo.
Gli avvocati che difendono la comunità ha inviato un appello alla House of Lords
e stanno considerando un'istanza alla Corte Europea dei Diritti Umani. Ma tutto
ciò potrebbe impiegare due anni e le famiglie hanno paura che non sia garantito
loro un posto dove stare.
La parlamentare Julie Morgan ha firmato un appello della comunità all'agenzia
della Protezione Civile UE per evitare quello che chiama "un disastro
umanitario".
La più nota compagnia di sicurezza antizigana, responsabile di innumerevoli
sgomberi brutali, comunica che sta per partire una delle più vaste operazioni di
"pulizia" mai intrapresa contro la comunità viaggiante in Bretagna.
Constant & Co., che ha ottenuto decine di milioni di euro nello sgombero
degli Zingari dalla loro stessa terra, in maniera dura e quasi illegale, ha
vinto la gara d'appalto per demolire Dale Farm (QUI
il dossier, ndr), che ospita 500 Viaggianti nei pressi di Crays Hill, Essex.
Il lavoro, di tre milioni di euro, dovrebbe comprendere la rimozione, ed in
alcuni casi la demolizione, di chalet e case mobili, e la cacciata fisica di 100
famiglie, bambini, anziani ed infermi inclusi, che dovranno lasciare il
distretto, impoveriti e senza un posto dove andare a vivere legalmente.
Il dieci dicembre oltre venticinque persone, tra cui componenti dei gruppi
antifascisti e della chiesa cattolica, hanno manifestato davanti al Basildon Centre,
dove si era riunita la giunta comunale per decidere sull'evento.
Portavano dei cartelli, su cui era scritto:
CONSTANT & CO SONO DELINQUENTI RAZZISTI, FERMATE LE VIOLENZE DEGLI UFFICIALI
GIUDIZIARI e BASTA ALLA PULIZIA ETNICA.
Una seconda ditta, Shergroup, si è vista rifiutata, anche se un consigliere
aveva detto che la compagnia era maggiormente pronta a rispettare gli standard
riguardo i bambini e le persone vulnerabili, come pure le conformità UE su
salute e norme di sicurezza.
Un portavoce per Dale Farm ha detto in seguito che assieme alle loro case ed
alla frequenza scolastica dei bambini, le famiglie stanno per perdere il loro
club giovanile unico nel genere e la cappella di San Cristoforo.
"Questa è pulizia etnica," ha detto una madre. "Ma il consiglio comunale sta
tentando di camuffare questo fatto con un sacco di discorsi politicamente
corretti."
A causa dell'alto costo del lavoro, Basildon è stata costretta a ricorrere al
Giornale ufficiale dell'Unione Europea. Nel suo annuncio il consiglio municipale
dichiarava che l'offerta vincente doveva "dimostrare un impegno nel sostenere i
principi di eguaglianza e di differenza nella legislazione ed essere sensibili e
responsabile ai bisogni delle persone."
Però, Basildon si era espressa in favore al reingaggio di Constant, una
società che il consiglio comunale aveva già impiegato per numerosi piccoli
sgomberi. I critici dicono che sono stati condotti in spregio alle norme UE
sulla salute e la sicurezza, e hanno portato alla distruzione di una gran
quantità di proprietà private.
Il suolo superficiale è stato distrutto ed il terreno circondato da alti
valli di terra. La maggior parte del suolo è ora inondato da acqua contaminata
degli scarichi distrutti, costituendo una fonte di inquinamento per bambini e
adulti che continuano a vivere nei paraggi, in attesa di ulteriori incursioni di
Costant.
Carovane in fiamme
Un film prodotto per la Dale Farm Housing Association mostra carovane in
fiamme ed ufficiali giudiziari che minacciano bambini terrorizzati. Una
compagnia che noleggia attrezzature ha interrotto il suo contratto con Constant,
a causa del suo approccio brutale. Riferendosi allo sgombero di Twin Oaks,
Justice Collins ha detto presso l'Alta Corte che dopo aver visto il video che
mostra Constant all'opera, considera inaccettabile la condotta dei suoi
dipendenti, che porterebbe inevitabilmente a traumi e lesioni.
"Il consiglio deve riconsiderare l'uso di questa compagnia," ha dichiarato
Justice Collins. Ha anche notato che la polizia ha mancato di frenare gli
eccessi dei dipendenti di Constant. Collins ha aggiunto che nel caso di malati
gravi e delle esigenze dei bambini, lo sgombero sarebbe sproporzionato.
Anche se il diritto di sgombero è stato sostenuto sinora, le condizioni che
ha ricordato sono state adottate in una complessa decisione della Corte
d'Appello all'inizio dell'anno.
Come richiesto dall'Atto di Libertà d'Informazione di fornire copie della
Valutazione obbligatoria del Rischio, riguardo gli sgomberi di Hovefields e Dale
Farm, Basildon ha ammesso che tale valutazione non è stata preparata.
Jean Sheridan, madre di Dale Farm di tre gemelli, è piena di paura dei traumi
che gli ufficiali giudiziari potrebbero causare ai suoi bambini. Spera che prima
che Constant inizi ad operare, lei possa portare il caso al Tribunale Europeo
dei Diritti Umani.
"Non abbiamo nessun altro posto dove andare ed i miei figli hanno bisogno di
cure mediche," dice Jean. "Sono nati prematuramente e sono stati fortunati. Come
potranno sopravvivere al terrore che porterà Constant?"
La Commissione GB sull'Infanzia ha chiesto a Basildon cosa intende fare per
salvaguardare i bambini come quei gemelli, durante la demolizione e quale
sistemazione alternativa verrà offerta loro. Non è stata ricevuta nessuna
risposta soddisfacente.
"Lo sa che lei non può stare qua?" Così si rivolse giovedì scorso un perfetto
sconosciuto allo scrivente appena uscito dal supermercato una volta completata
in famiglia la spesa in previsione delle festività venture. Alla domanda di
comprendere il motivo di tale indignazione e virile protesta, il gruppo si sentì
rispondere: "no, perché questi di colore vengono qui e chiedono l'elemosina.
Non possono; o vanno a lavorare o se ne stanno a casa loro…" Si da il caso che
chi vi scrive, unica persona nera tra i presenti, stava semplicemente porgendo
alla sua legittima proprietaria il gettone recuperato dopo aver rimesso al suo
posto il carrello di cui si era servita la famiglia per le compere. Tolto il
fatto che i Neri raramente gradiscono di essere definiti "di colore", ammesso
anche che il gesto poteva essere mal interpretato, rimane il dubbio su come mai
un semplice passante si sente il diritto di fare le inopportune rimostranze
appena descritte. Dal destinatario dell'aggressione verbale scandalizzato dal
fatto di subire ancora certe oscenità dopo un ventennio di soggiorno in una
L'aquila "Città di Pace" come la si suole definire non ancora rimessasi dal
terremoto che la dilaniò nel 2009 e dove lo riconoscono persino i sassi arrivò
una risposta altrettanto coriacea: "innanzitutto si qualifichi poi si renda
conto che ha sbagliato, si vergogni, chieda scusa e sparisca!". È esattamente
ciò che fece il signore (se così lo si può definire) ma non prima che la madre
gli avesse dato il colpo di grazia, la risposta con più stile che onestamente da
sola bastava: "è mio figlio ma vedo che a lei Firenze non ha insegnato
niente..!"
Firenze… La città è scesa in piazza sabato e intorno a i suoi rappresentanti
istituzionali più eccellenti si è sciolta lunghe le sue vie in una
manifestazione che ha avuto eco anche in città come Milano e Napoli. Una
spontanea e dovuta marcia a mo di risposta cittadina, civile nonché repubblicana
all'odio razziale che mercoledì scorso ha colpito nella città degli Uffizi,
recando un colpo non indifferente all'immagine del bel paese. Gianluca Casseri
benestante cinquantenne italiano, militante di gruppi di estrema destra,
mentalmente sano e con una cultura di tutto riguardo come lo dimostrano i da lui
scritti libri e riviste d'area (è noto che aveva scritto anche per il sito di
Casapound, che però ha dichiarato aver già rimosso i suoi articoli) si è sentito
legittimato nella sua unilaterale decisione di contribuire nel senso etnico alla
"pulizia" del suo paese uccidendo dei Senegalesi. In due sparatorie diverse
orchestrate in due punti distinti della città, ha effettivamente centrato 5
uomini due dei quali sono morti lasciando gli altri tre in uno stato critico.
Successivamente l'improvvisatosi giustiziere si è tolto la vita quasi ammettendo
che in realtà l'immondizia era lui. Il suo suicidio è senz'altro l'ammissione
d'una sconfitta. Ha perso perché non venga in mente a nessuno di paragonare la
sua autodistruzione ad un sacrificio nel disperato tentativo di salvare
l'integrità (etnica) del suo paese quasi fosse un Jan Palach dei giorni Nostri.
Il martire Palach si immolò per una causa più nobile prendendo a modello i
monaci Buddhisti quando il quel 16 gennaio 1969 si recò in piazza San Venceslao
a Praga e si diede fuoco dopo esseri cosparso di benzina per esprimere la sua
protesta nei confronti dell'Invasione sovietica del suo paese, l'allora
Cecoslovacchia. Dopo il crollo del Comunismo 20 anni dopo la sua figura
ricevette gli onori a lui dovuti dal presidente Václav Havel sostenitore della
non violenza, leader della rivoluzione di velluto chiamato a guidare il percorso
post-comunista del paese e morto guarda caso proprio ieri 18 Dicembre 2011.
Quelli sono eroi non Gianluca Casseri che è esattamente il contrario: un
antieroe cioè nemmeno lo stinco d'un modello attendibile per quelli che (e ce ne
sono) lo stimano o lo stimavano.
Orbene, il gesto abominevole del Casseri non può non farci soffermare su un
fatto cruciale che spesso e volentieri in Italia non affrontiamo con l'impegno
che ci vorrebbe. Da molti anni (troppi per chi rispetta il senso civico) gli
stranieri in Italia sono messi all'indice a volte per colpe che appartengono
agli individui, non ad un gruppo etnico o ad una categoria di persone diverse
per luogo di nascita o colore della pelle, senza che i più li difendessero ma
spesso chi apostrofa gli stranieri come lo fece quel signore all'uscita de
supermercato a l'Aquila lo fa con la certezza che la sua libertà glielo consente
e semmai ciò fosse un reato può tranquillamente perseverare con il beneficio
dell'indifferenza o dell'impunità che non vi vedono nulla di necessariamente
riprovevole. Proprio in proposito su Facebook in una discussione sul razzismo in
Italia ebbi a menzionare una intervista rilasciata nel 2001 al giornalista
europarlamentare Paolo Guzzanti in cui ci accordammo su una realtà dolorosa: "In
Italia manca l‘Educazione all'Accoglienza'". Con questo il signor Guzzanti
intendeva che si insegna solo timidamente alla popolazione e soprattutto ai
bambini a non essere razzisti. Che cioè quando diciamo ai bambini cose come: "il
razzismo è sbagliato, i Neri sono anche loro delle persone come noi…" c'è quel
"anche" di mezzo che gli comunica esattamente il contrario di quello che
vogliamo far passare e quindi i bambini che solitamente nascono intelligenti
ritengono di essere fortunati rispetto allo straniero al quale rimane pur sempre
la possibilità di essere graziato dai "normali" e quindi accettato. Puro atto di
bontà di cui congratularsi piuttosto che rispettare l'umanità che c'è in ognuno
di noi aggiungendo ad esempio che non si può offendere un essere umano per le
sue origini, il suo aspetto o la comunità alla quale appartiene cosi come
nessuno ha il diritto di farsi giustizia da solo e di portar via una vita umana
tanto la società attraverso delle convenzioni che chiamiamo "la Legge" ha già
previsto su quali binari deve viaggiare la Giustizia.
In Italia dicevamo il male riconducibile all'odio razziale ci accompagna da
tanto tempo senza che ce ne preoccupiamo veramente a sufficienza prova che
responsabile è il mal funzionamento del paese. La banda della Uno bianca dalla
quale spicca la figura dei fratelli Savi viene ricordata per diversi crimini
contro la società tra cui l'uccisione imperdonabile di due carabinieri il 4
gennaio 1991. Ma difficilmente si ricorda che il 23 dicembre 1990 cioè 12 giorni
prima avevano aperto il fuoco contro le roulotte d'un campo Nomadi uccidendo 2
persone e ferendone diverse per poi ripetersi Il 18 agosto 1991 uccidendo in un
agguato a San Mauro Mare Ndiaj Malik e Babou Chejkh, due operai senegalesi,
lasciandone ferito un terzo, un tale Madiaw Diaw. Crimini con connotati razziali
per ammissione degli stessi autori. Allora l'allarme razzismo non viene suonata
ma avevamo già preso una brutta piega. Oggi, l'Europa si scopre violenta quanto
l'America da cui stranamente ha sempre voluto prendere esempio e dove le armi
girano come giocattoli. Si uccide in Belgio sparando pubblicamente all'impazzata
come si spara nell'Università di Virginia Tech o a Hollywood (cinema a parte)
uccidendo senza criterio. Certo è che non tutti gli atti di razzismo conducono
all'omicidio e non tutti gli omicidi riposano su un movente razziale ma ci
vogliamo una volta tanto occupare di razzismo e soprattutto della sua faccia
insospettata in questo caso. Più vicino a noi il 7 dicembre scorso una sedicenne
studentessa di buona famiglia del quartiere delle Vallette denunciò di essere
stata stuprata da due nomadi rumeni di etnia rom. Lo fece usando queste parole:
"Parlavano rumeno, le ho riconosciute quelle bestie da come puzzavano".
Dichiarazione supportata dalla seguente "testimonianza" del fratello
maggiorenne: "Erano zingari, le ho inseguite per un tratto di strada, poi le ho
perse quelle canaglie che mi avevano stuprato la sorellina". Unico particolare i
giovani che sicuramente si sono sentiti di poter dire sugli stranieri ciò che
volevano mentivano. E come per confermare che avevano ragione a sentirsi
protetti finché si scagliavano contro gli stranieri dalla menzogna è scaturita
la automatica reazione degli immancabili giustizieri etnici: un centinaio di
giovani provenienti per la maggioranza dalle stesse famiglie originarie del sud
per cui venne costruito il quartiere Vallette negli anni sessanta, armati di
spranghe, bastoni e bombe carta, hanno assalito il campo abusivo abitato da Rom
a Torino. Dopo aver fatto allontanare i nomadi dal campo i manifestanti hanno
cominciato a danneggiare strutture, camper e auto e hanno appiccato il fuoco. I
soliti esponenti leghisti si sono lanciati contro "i soliti rumeni". Lo hanno
fatto per vendicare una ragazza stuprata da due "zingari". La ragazza, però, ha
mentito: nessuno zingaro l'ha violentata. Il sito "Agora Vox" non nasconde che
potrebbe trattarsi di gente: "…con la tessera della Cgil in tasca, probabilmente
gente che alle ultime elezioni comunali ha votato a sinistra ed ha scelto come
Sindaco Piero Fassino, hanno avuto il tempo di organizzare la loro vendetta, che
però hanno derubricato come ‘opera di giustizia‘, organizzandosi ed andando in
corteo a bruciare l'accampamento rom"
Nell'edizione online de Il Fatto Quotidiano del 13 Dicembre Pino Petruzzelli
scive: "Mi viene da pensare a quante campagne elettorali si sono vinte agitando
al primo punto del proprio programma elettorale la "risoluzione del problema
zingari". È risaputo che affrontare problemi quali la scuola o la salute o il
lavoro per vincere le elezioni, non è conveniente. E allora, quando siamo a
corto di idee, va bene agitare lo spettro degli zingari. In questo modo ognuno
può sentirsi parte attiva perché tutti abbiamo a portata di mano la soluzione
giusta al "problema zingari". Infatti prima di precisare che Thomas Hammarberg,
commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, accusa l'Italia di
violare i diritti umani, ci ricorda quel manifesto di Forza Nuova forse sfuggito
ad alcuni in cui si riporta l'immagine di una donna distesa a terra con le gambe
allargate e una macchia di sangue sui vestiti laceri. Sul manifesto si legge:
"Se capitasse a tua madre, tua moglie o tua figlia? Stupratori, immigrati è
giunta la vostra ora…. Chiudete i campi nomadi ed espellete i rom subito."
Decisamente se all'epoca del delitto di Novi erano gli Albanesi i primi a cui si
pensava in caso di violenza, oggi, invece, sono gli "zingari". Si continua a non
sapere chi ha ucciso Yara Gambirasio ma per un breve periodo all'inizio si è
dato la caccia al Marocchino. In generale è lo Straniero la causa di tutti mali
nel momento in cui ci dovremmo tutti adoperare a trovare i rimedi alla crisi che
sta per travolgere l'Italia. Scriviamo questo mentre in televisione Studio
Aperto riporta una notizia fresca di due ore fa: "Una storia incredibile che
viene da Verona. Un ragazzino cingalese di 13 anni è stato picchiato e preso a
sprangate, e gli è stata versata una bottiglia di birra addosso, perché non ha
abbassato lo sguardo davanti al branco e ha la pelle scura". Maltrattato perché
straniero dunque in quel di Verona dove il sindaco Flavio Tosi è condannato in
via definitiva a due mesi di carcere per propaganda di idee razziste.
Lungi da noi tuttavia l'idea di far passare un Paese intero per razzista ma si
fustiga l'impunità del sistema nonché la sua incuria educativa che sdogana
implicitamente i comportamenti riprovevoli e spesso non inquieta chi nelle
posizioni chiave non dà l'esempio lasciando a chi viene governato la scelta di
comportarsi da volpe libera in un pollaio allegro. No, non ci spingeremo fino ai
livelli di Oprah Winfrey icona nera della televisione statunitense e regina
indiscussa dei Talk show che quando incontrò la palestinese Rula Jebrael ex
volto del TG7 bersaglio di tutti anche del suo datore di lavoro, recentemente
trasferitasi negli USA dove lavora ora, le chiese "Come hai fatto a reggere 13
anni in un paese razzista come l'Italia?". No, qui non si tratta di una
generalizzazione o forse si ma solo nello scopo di svegliare le coscienze perché
cechi sono quelli che rinunciano a vedere. I leader che fanno degli scivoloni
metodici un ingrediente del loro programma politico rischiano di portare alla
deriva tutta la Nazione che gli ha affidato le redini del Potere e i Popoli che
si fanno rappresentare da leader che degenerano sono colpevoli quanto i leader
stessi. Stranieri, Italiani, odio, Neri, Cinesi, Indiani, Zingari, Rom… E se i
vari Rumeni di Torino non si sono risparmiati nelle critiche ai giustizieri
spingendo la rabbia al punto di dichiarare: "Voi italiani ci trattate come
trattaste gli ebrei durante la seconda guerra mondiale" è che forse come scrive
sempre Agora Vox hanno ragione di protestare contro: "una spedizione punitiva
che accomuna l'Italia d'oggi alla Germania nazista… l'Italia mai ha fatto
seriamente i conti con la Shoah, di cui fu purtroppo complice della Germania
nazista, e quindi gli italiani non hanno avuto occasione di coltivare nel
proprio animo i necessari anti-corpi come sono stati costretti a fare i
Tedeschi." Conosco la Germania, un paese che ha imparato molto dal suo passato e
dove le Istituzioni si discostano nettamente da ogni possibile deriva con una
educazione progressista, delle sanzioni chiare ed una politica di integrazione a
dir poco vincente. Dopo 20 anni in Italia mi chiedo ancora se vogliamo
percorrere questa strada. Lo domando ai politici …
Rimango convinto che la "non educazione" al rispetto dell'Altro ed il constante
promuovere sguardi introspettivi come Valori siano il miglior modo di spianare
la strada al razzismo e dunque si qualificano come comportamento razzista. Dopo
aver visto i quattro angoli del pianeta continuo a chiedermi perché soprattutto
in Italia c'è lo sforzo costante davanti ad un problema cruciale come quello che
stiamo trattando di eludere la questione stendendo la colpa al resto del Mondo
come per scagionarci con una scusa del tipo "anche in Francia Sarkozy se l'è
presa con gli zingari e come vedete lo fanno tutti… Quindi male comune mezzo
gaudio"? Non è onesto nei confronti dei figli che abbiamo da educare. In Italia
dovremmo definitivamente smettere di prestare ai malintenzionati la scusa
dell'ignoranza. No, in un Mondo dove nell'era di Internet, Facebook, Google, gli
Smartphone, L'I-pad e Skype i suoni, le immagini, le idee e le conoscenze
viaggiano di gran lunga più velocemente delle persone non gliela possiamo
passare! Casseri non era un ignorante ma un delinquente! Deve cessare quel
lassismo complice dei malintenzionati che ci trovano l'appiglio giusto a cui
ancorare le ridicoli giustificazioni a proposito d'un fatto umanistico che in
realtà li riporta indietro... L'alibi dell'ignoranza è l'eco perpetuo della
compiacenza in cui si cullano i pigri o gli svogliati per non risolvere i
problemi che minano la società. Nessuno può veramente sapere cosa hai nel cuore
e quindi per mettere d'accordo tutti non si dicono cose con connotati razziali
per stigmatizzare una comunità o offendere il rappresentante d'un gruppo etnico
punto e basta! Non si dice e siamo tutti d'accordo, tutti più tranquilli
altrimenti bisognerebbe inventare l'infrarosso per distinguere chi scherza da
chi offende. Chi ignora da chi vuole colpire... Ecco perché quel 19 Ottobre 2001
quando mi chiese se non stavo scambiando razzismo con l'ignoranza risposi a
Paolo Guzzanti: "Comunque non fa piacere" attirando la sua attenzione sul fatto
che in Italia spesso lo straniero sopporta e minimizza tanto sa che in un paese
dove i politici non fanno la loro parte è battaglia persa. Gli immigrati lo
coltivano con il passare delle generazioni: "in questo paese sai meglio tenersi
dentro alcune cose. Alcune verità danno fastidio e rischi di farti nemici. Se
vuoi andare avanti e trovare lavoro fa sempre il loro gioco e non avrai
problemi…" A dire il vero funziona e questo parlando di valori umani è molto
grave… Poveri figli nostri!
Viene a volte facile pensare che in determinati altri paesi c'è più razzismo ma
lasciamo agli altri i propri guai e pensiamo all'Italia. Poi comunque in quei
paesi dove periferie scoppiano rispetto all'Italia c'è una differenza di fondo:
l'Immigrato esiste; è una Entità; la legge lo sa e le decisioni politiche ne
tengono conto. Ragion per cui dai partiti impopolari o populisti che
ripropongono un passato a cui l'Europa progressista ha già fatto i funerali si
prendono le distanze pubblicamente e gli si induce a moderarsi dandogli una
battaglia senza tregua. Non è sicuro che all'estero un Calderoli può mettersi in
televisione e offendere i Neri per poi vedersi descritto il giorno dopo su tutti
i giornali (cosa già indecorosa per un paese) come uno a cui piace scherzare. In
quale altro paese immaginiamo Berlusconi ironizzare sul colore della pelle di
Obama definendolo "quello abbronzato"? E allora certo che il coro da stadio
contro un giocatore Nero è giustificato fosse esso Italiano come Ballotelli o
Ivoriano come Marc André Zoro che nel 2005 interruppe la partita Messina/Inter
indicandoci la strada maestra per cacciare i nostri scheletri dall'armadio:
educazione e tolleranza zero! L'Italia che un giorno sì e l'altro pure si
compiace di essere generosa e accogliente gioca troppo spesso con una altra
Italia che conosce ma protegge: l'Italia dove L'europarlamentare ungherese
Viktória Mohács riferendosi ai campi profughi e Rom, dopo un viaggio rivela di
aver assistito a violazioni dei diritti umani così gravi da non ricordare di
averle mai viste ne prima ne altrove. Raramente si dibatte sulle platee
televisive e negli ambienti politici dei lati oscuri della quotidiana
frustrazione dello straniero di fronte al razzismo che non si vuole dichiarare
tale (o non si deve). Beh forse lo si fa perché gli Italiani si sa sono
permalosi. Ciò non toglie niente al fatto che lo Stato che non lotta contro
l'Ignoranza opta per la non crescita e fa la scelta pericolosa di spianare la
strada al razzismo. A Bruxelles i politici Italiani sono noti per essere inclini
a far accendere le discussioni le più clamorose perché non si regolano con gli
scivoloni linguistici tinteggiati di razzismo. Come è possibile che uno vada in
televisione a vantarsi del fatto che nel suo ufficio troneggia orgogliosamente
il busto di Mussolini senza rischiare critiche? Come mai puoi scendere alla
stazione di Roma Termini la Capitale del Paese di Rita Levi Montalcini e
comprare a quattro soldi a bordo strada di tutto e di più alla gloria di
Mussolini e del ventennio fascista? Roba da far rabbrividire il comune dei
Tedeschi che da Hitler hanno preso le distanze. Perché a Roma si e a Berlino no?
Amnesty International ha rischiato questa risposta: Rinuncia politica di
risolvere un problema che si pensa scandalizzi solo gli stranieri. Rendiamoci
conto che la Germania che ha saldato i conti con il passato è stato il primo
paese in Europa a mettere a disposizione un "Numero Verde" per la lotta al
razzismo e il numero tutt'ora funziona. In quello italiano ti chiedono se ti sei
assicurato che chi ti ha insultato non stesse scherzando. Che figura facciamo?
Allora ben venga la marcia di Firenze contro il razzismo. Ben vengano le
manifestazioni a Milano e Napoli a sostegno della comunità senegalese e nel nome
della civiltà ma soprattutto come disse Il segretario del PD Bersani "bisogna
punire il terrorismo razzista e la politica che è politica non può non ripartire
da questo" parole che fanno eco alle dichiarazioni di Piero Fassino sindaco di
Torino che così reagì alla menzogna che ha scatenato l'odio contro i Rom: «È
assolutamente inaccettabile che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei
confronti di persone estranee ai fatti per la sola ragione che sono cittadini
stranieri. Torino è una città civile che ha saputo sempre rispettare ogni
persona quale che sia il luogo in cui è nata, la lingua che parla, la religione
che pratica. È dovere della nostra comunità respingere chi vorrebbe precipitare
la vita della nostra città nell'intolleranza, nell'odio e nella violenza». E per
dirla con Andrea Mollica che pubblica su internet per conto del Giornalettismo:
"la lotta al razzismo non può non essere messa al primo posto di un'agenda
politica, sociale e culturale che da troppo tempo viene messa in disparte per
paura della reazione popolare, che sembra quasi venire giustificata…" E se cosi
è, sarà "purtroppo sempre troppo tardi per chiedere scusa agli stranieri, la
valvola di sfogo preferita per i nostri fallimenti." Gli stranieri dal canto
loro non hanno aspettato per suggerire come dare senso e valore alla loro
presenza in Italia. Lavorano e si integrano. È il caso di uno di quei Senegalesi
uccisi che voglio immaginare lungo le vie del Paradiso mentre parafrasa un
canzone che ha contribuito a far amare l'Italia nel Mondo: "Lasciatemi cantare
con la cartella in mano… Io sono un Italiano, un Italiano NERO!"
Quando inizia ad interessarmi nel sorprendente mondo dei Gitani messicani,
a provare a recuperare le orme di mio nonno, "el Hungaro", che conobbi
pochissimo, il destino mi condusse verso la famiglia Costich, che amo e rispetto
come il mio proprio sangue. A partire da quel momento mi introdussi in un
universo di viaggi, storie ed esperienze che mi hanno segnato per la vita.
I forti legami emotivi che mi uniscono a varie famiglie Gitane mi hanno
permesso di ascoltare narrazioni dalla loro viva voce, che costituiscono la
storia orale di questo popolo. Nel contempo, le mie lunghe visite a diversi
accampamenti han reso possibile conoscere la quotidianità dei rappresentanti
della vita Gitana.
I Gitani han saputo adattarsi alla cultura messicana e alcune icone
nazionali sono presenti nelle loro case. Il 6 gennaio i Gitani Ludar
commemorano i loro defunti ed iniziano l'anno nuovo. Durante la Settimana Santa,
i Ludar non lavorano, si aiutano però vendendo salvavita e palle sulla
spiaggia. Montano anche piccoli trucchi visuali.
Anche se è difficile precisare con esattezza in quale anno arrivarono in
Messico le prime migrazioni di Gitani, probabilmente alla fine del secolo XVI e
poi durante i primi anni delle loro conquiste in America, tanto la Spagna che il
Portogallo cominciarono ad espellere verso le nuove colonie i gruppi di Gitani
che vagabondavano nelle terre europee. Molti di questi Gitani erano di origine
ungarica, dato che in quel periodo il vasto impero spagnolo comprendeva le terre
austriache. La presenza Gitana più antica in America di cui si ha conoscenza
proviene dal Brasile e data 1574. Mi consta che il popolo Gitano si trova oggi
principalmente in Argentina, Perù e Brasile, però anche in Colombia, Uruguay,
Cile, Guatemala, El Salvador, Honduras, Puerto Rico ed in misura minore a Cuba.
Le prime testimonianze sulla presenza Gitana in Messico di cui ho notizia,
appaiono nelle note di Albert Guilliam, viaggiatore statunitense che percorse
tra il 1843 e il 1844 il nord e il centro del Messico e menziona i Gitani
commercianti che giravano il paese. Anche il norvegese Kart Lumholtz ne allude
nella sua opera "El México Desconocido":
"Mi sorpresero all'improvviso le allegre chiacchiere e lo strano aspetto
di un gruppo di gente dai lunghi capelli sciolti che stavano bagnando alcuni
grandi cavalli [...] L'occupazione principale degli uomini è di calderai [...],
inoltre commerciano cavalli [...] Molti erano bosniaci e non mancavano alcuni
turchi e greci che portavano orsi e scimmie, però la maggioranza erano originari
dell'Ungheria, ungari vengono chiamati in tutto il Messico. Molti parlano bene
l'inglese e il francese, ed uno di loro mi disse che suo padre conosceva il mio
paese"
In effetti, in Messico, al pari di molti paesi dell'America Latina, li si
conosce col nome generico di "húngaros" perché considerati originari di questo
paese, però la loro vera origine è nel nord dell'India.
L prima grande migrazione documentata in Messico si da a partire dal 1890 e
proviene principalmente dall'Ungheria. Più in là arrivarono gruppi rumeni con
l'intenzione di entrare negli Stati Uniti. Un'altra grande ondata di migrazione
avvenne tra il 1920 e il 1926, a causa del razzismo contro questo popolo che si
intensificò dopo la I guerra mondiale. Si trattava di famiglie polacche ed
ungheresi che decisero di cercare la fortuna negli Stati Uniti, molte delle
quali si fermarono in Messico. Pochi anni prima, altri Gitani russi avevano
fatto lo stesso fuggendo dai moti rivoluzionari. Dato che il Messico aveva al
tempo una politica immigratoria abbastanza flessibile ed accoglieva senza
discriminazioni qualsiasi straniero, le famiglie Gitane arrivavano dalla Francia
in Messico passando da Cuba. Queste facilitazioni terminarono con la
promulgazione della legge sull'immigrazione nel 1930, con la quale venne
limitato l'ingresso nel paese di perseguitati politici ed esiliati.
In Messico vivono pochi Gitani di origine spagnola, la maggioranza arrivarono
da Ungheria, Polonia, Grecia, Bosnia, Yugoslavia, Turchia, Francia e Romania. Il
Gruppo maggioritario è quello dei Rom, diviso in clan e sottogruppi
principalmente di Kalderash, Husos, Grecos, Xoraxai, Xoropesti y Hungaresdos.
Parlano il romaní, lingua imparentata col sanscrito ed arricchita con prestiti
dialettali di altri idiomi. Vivono stabilmente nelle grandi città e centri
mercantili, intraprendendo senza dubbio lunghi viaggi col pretesto di strategie
commerciali, però la vera ragione è la nostalgia per il viaggio stesso. I
rumanos son Ludar e parlano rumeno antico, anche se le nuove generazioni
hanno perso completamente questa lingua. Son nomadi, anche se qualcuno mostra
l'intento di stabilizzarsi, però la tentazione di mettersi in cammino è più
forte di qualsiasi comodità della vita sedentaria. I Ludar chiamano
Gubert i Rom e questi a loro volta si riferiscono ai Ludar come
Boyhás, ed entrambe si autodenominano "paisanos" per differenziarsi dai
non-Gitani.
A parte le loro affinità, i Rom e i Ludar marcano le loro differenze.
Senza dubbio, mantengono relazioni commerciali e di mutuo aiuto. Per riferirsi
ai non-Gitani, i Rom li chiamano gadye ed i Ludar nians, nel caso
maschile, e surva al femminile.
Il matrimonio avviene generalmente tra membri dello stesso gruppo, però son
possibili matrimonio tra un uomo Rom ed una donna Ludar ed il matrimonio
con donne non Gitane, mentre è quasi inesistente quello tra un non-Gitano ed una
donna Gitana.
Ambedue i gruppi professano principalmente la religione cattolica, anche se è
importante la presenza della chiesa ortodossa ed evangelica La Vergine di
Guadalupe è la patrona dei cattolici, e Malverde, bandito convertito in santo il
cui santuario si trova a Culiacán, Sinaloa, è molto popolare tra i Gitani
viaggianti del nordovest del paese. Nonostante l'essere cattolici, molte delle
celebrazioni importanti come il battesimo o il matrimonio avvengono con i vecchi
costumi. Quello che per molti sarebbe superstizione, per loro sono codici che
rispondono al non detto, ad azioni senza spiegazione verbale che devono
compiersi perché l'ordine delle cose continui secondo il suo passo. Queste
azioni si portano col sangue ed iniziano da quando si nasce, così molti gruppi
non tagliano i capelli del neonato prima del battesimo. Inoltre si evitano i
fiumi ed i cimiteri, perché possono danneggiare il bebé. Come protezione bastano
una tirata d'orecchi ed un buffetto. Ci sono cose che non si menzionano perché
causano dolore, come i defunti e le disgrazie. Quello che si deve fare o dire
regola ogni atto del Gitano. Durante il battesimo i padrini depositano una
moneta sotto il bambino mentre lo vestono e lo cullano. Questa moneta sarà
conservata per sempre. Tutto questo è diretto alla buona sorte, che sia
protezione, salute o denaro.
Il commercio è fondamentale per la terza premessa. Durante i loro primi anni
dell'arrivo in terra americana furono commercianti ed esperti nel lavoro dei
metalli, principalmente i Kalderash o “Caldereros”. I Ludar hanno
un'antica tradizione di artisti e la loro principale attività è sempre stata lo
spettacolo artistico.
Però quando in Messico arrivò il cinema, tanto i Rom che i Ludar si
trovarono di fronte al progresso. Il cinema ambulante fu per entrambe i gruppi
la principale attività economica per varie generazioni. Questa nuova scoperta fu
portata nei posti più reconditi, prima con muli e carretti e dopo con veicoli
motorizzati. Con loro viaggiava il progresso, e le popolazioni rurali
conoscevano, a parte il cinema, anche l'energia elettrica generata da piccoli
impianti. Senza rendersene conto, i Gitani cominciarono a far parte della storia
culturale del paese. Gli anni '50, '60 e '70 del secolo passato costituirono gli
anni d'oro del cinema ambulante. La decadenza di questa attività data alla fine
degli anni '80 del secolo scorso, con l'introduzione degli apparati video e
delle antenne paraboliche nella provincia messicana. A partire da questo momento
fu necessario trovare alternative economiche. I Rom si inclinarono alla
riparazione di macchinari e principalmente alla compra vendita di automobili.
Invece, i Ludar recuperarono l'antica vocazione e convertirono le tende
da cinema in teatri ambulanti dove dispiegare le loro doti di maghi, fachiri,
illusionisti, pagliacci, imitatori e qualsiasi altra manifestazione artistica di
moda.
Le strategie economiche dei Ludar sempre si sono incamminate verso le
attività che permettano loro di continuare la transumanza. E' la loro ragione di
vita, per cui il destino ed il motivo non sono importanti, ma il pretesto del
viaggio. Mettere a dura prova il cammino fortifica l'animo e non esiste piacere
uguale al vincere la routine. Quando viaggio con le carovane condivido la stessa
sensazione di affrontare l'imprescindibile, che soccombe di fronte al potere
dell'improvvisazione. Paesaggi che si trasformano costantemente e che senza
dubbio sono familiari e vicini. Le notti al cielo aperto premiano la fatica
della giornata e propiziano il racconto di nuove esperienze che diventeranno
parte della storia di questo popolo. Non esiste limite alla creatività, così
uomini, donne e bambini risolvono qualsiasi imprevisto in maniera spontanea. La
notte, col suo silenzio interrotto da una voce che annuncia la prossima
pellicola od il seguente artista, propizia la libertà che risiede in un cielo
popolato di stelle e pareti che si spingono sino all'orizzonte.
Con la loro capacità naturale di adattarsi alle condizioni di ogni paese,
tanto i Rom che i Ludar fronteggiano i movimenti economici del Messico,
risolvendo con il loro istinto peculiare le vicissitudini dei cambi politici.
Ambedue i gruppi appartengono a questa terra e formano parte intrinseca della
cultura messicana, in un paese che ha permesso loro di essere liberi, condizione
che forma parte indissolubile della sua idiosincrasia.
* Artículo originalmente aparecido en: Nacional Geographic en Español.
Abril de 2001. Pp. 102-109.
** La búsqueda de sus ancestros Gitanos llevó a Lorenzo Armendáriz
García a emprender un constante ir y venir que es parte esencial de la
naturaleza de este pueblo. Gracias al apoyo y la beca que recibió de las
organizaciones mexicanas FONCA y PACMYC, pudo recorrer gran parte de México
y ha logrado recabar un registro fotográfico y cultural invaluable. Sus
esfuerzos han sido recompensados, pues fue invitado por
la Unión Romaní Internacional (IRU, por sus siglas en inglés) a
participar en el Quinto Congreso Internacional del Pueblo Gitano como
delegado en julio de 2000, y en la formación del Parlamento Gitano
Quando inizia ad interessarmi nel sorprendente mondo dei Gitani messicani,
a provare a recuperare le orme di mio nonno, "el Hungaro", che conobbi
pochissimo, il destino mi condusse verso la famiglia Costich, che amo e rispetto
come il mio proprio sangue. A partire da quel momento mi introdussi in un
universo di viaggi, storie ed esperienze che mi hanno segnato per la vita.
I forti legami emotivi che mi uniscono a varie famiglie Gitane mi hanno
permesso di ascoltare narrazioni dalla loro viva voce, che costituiscono la
storia orale di questo popolo. Nel contempo, le mie lunghe visite a diversi
accampamenti han reso possibile conoscere la quotidianità dei rappresentanti
della vita Gitana.
I Gitani han saputo adattarsi alla cultura messicana e alcune icone
nazionali sono presenti nelle loro case. Il 6 gennaio i Gitani Ludar
commemorano i loro defunti ed iniziano l'anno nuovo. Durante la Settimana Santa,
i Ludar non lavorano, si aiutano però vendendo salvavita e palle sulla
spiaggia. Montano anche piccoli trucchi visuali.
Anche se è difficile precisare con esattezza in quale anno arrivarono in
Messico le prime migrazioni di Gitani, probabilmente alla fine del secolo XVI e
poi durante i primi anni delle loro conquiste in America, tanto la Spagna che il
Portogallo cominciarono ad espellere verso le nuove colonie i gruppi di Gitani
che vagabondavano nelle terre europee. Molti di questi Gitani erano di origine
ungarica, dato che in quel periodo il vasto impero spagnolo comprendeva le terre
austriache. La presenza Gitana più antica in America di cui si ha conoscenza
proviene dal Brasile e data 1574. Mi consta che il popolo Gitano si trova oggi
principalmente in Argentina, Perù e Brasile, però anche in Colombia, Uruguay,
Cile, Guatemala, El Salvador, Honduras, Puerto Rico ed in misura minore a Cuba.
Le prime testimonianze sulla presenza Gitana in Messico di cui ho notizia,
appaiono nelle note di Albert Guilliam, viaggiatore statunitense che percorse
tra il 1843 e il 1844 il nord e il centro del Messico e menziona i Gitani
commercianti che giravano il paese. Anche il norvegese Kart Lumholtz ne allude
nella sua opera "El México Desconocido":
"Mi sorpresero all'improvviso le allegre chiacchiere e lo strano aspetto
di un gruppo di gente dai lunghi capelli sciolti che stavano bagnando alcuni
grandi cavalli [...] L'occupazione principale degli uomini è di calderai [...],
inoltre commerciano cavalli [...] Molti erano bosniaci e non mancavano alcuni
turchi e greci che portavano orsi e scimmie, però la maggioranza erano originari
dell'Ungheria, ungari vengono chiamati in tutto il Messico. Molti parlano bene
l'inglese e il francese, ed uno di loro mi disse che suo padre conosceva il mio
paese"
In effetti, in Messico, al pari di molti paesi dell'America Latina, li si
conosce col nome generico di "húngaros" perché considerati originari di questo
paese, però la loro vera origine è nel nord dell'India.
L prima grande migrazione documentata in Messico si da a partire dal 1890 e
proviene principalmente dall'Ungheria. Più in là arrivarono gruppi rumeni con
l'intenzione di entrare negli Stati Uniti. Un'altra grande ondata di migrazione
avvenne tra il 1920 e il 1926, a causa del razzismo contro questo popolo che si
intensificò dopo la I guerra mondiale. Si trattava di famiglie polacche ed
ungheresi che decisero di cercare la fortuna negli Stati Uniti, molte delle
quali si fermarono in Messico. Pochi anni prima, altri Gitani russi avevano
fatto lo stesso fuggendo dai moti rivoluzionari. Dato che il Messico aveva al
tempo una politica immigratoria abbastanza flessibile ed accoglieva senza
discriminazioni qualsiasi straniero, le famiglie Gitane arrivavano dalla Francia
in Messico passando da Cuba. Queste facilitazioni terminarono con la
promulgazione della legge sull'immigrazione nel 1930, con la quale venne
limitato l'ingresso nel paese di perseguitati politici ed esiliati.
In Messico vivono pochi Gitani di origine spagnola, la maggioranza arrivarono
da Ungheria, Polonia, Grecia, Bosnia, Yugoslavia, Turchia, Francia e Romania. Il
Gruppo maggioritario è quello dei Rom, diviso in clan e sottogruppi
principalmente di Kalderash, Husos, Grecos, Xoraxai, Xoropesti y Hungaresdos.
Parlano il romaní, lingua imparentata col sanscrito ed arricchita con prestiti
dialettali di altri idiomi. Vivono stabilmente nelle grandi città e centri
mercantili, intraprendendo senza dubbio lunghi viaggi col pretesto di strategie
commerciali, però la vera ragione è la nostalgia per il viaggio stesso. I
rumanos son Ludar e parlano rumeno antico, anche se le nuove generazioni
hanno perso completamente questa lingua. Son nomadi, anche se qualcuno mostra
l'intento di stabilizzarsi, però la tentazione di mettersi in cammino è più
forte di qualsiasi comodità della vita sedentaria. I Ludar chiamano
Gubert i Rom e questi a loro volta si riferiscono ai Ludar come
Boyhás, ed entrambe si autodenominano "paisanos" per differenziarsi dai
non-Gitani.
A parte le loro affinità, i Rom e i Ludar marcano le loro differenze.
Senza dubbio, mantengono relazioni commerciali e di mutuo aiuto. Per riferirsi
ai non-Gitani, i Rom li chiamano gadye ed i Ludar nians, nel caso
maschile, e surva al femminile.
Il matrimonio avviene generalmente tra membri dello stesso gruppo, però son
possibili matrimonio tra un uomo Rom ed una donna Ludar ed il matrimonio
con donne non Gitane, mentre è quasi inesistente quello tra un non-Gitano ed una
donna Gitana.
Ambedue i gruppi professano principalmente la religione cattolica, anche se è
importante la presenza della chiesa ortodossa ed evangelica La Vergine di
Guadalupe è la patrona dei cattolici, e Malverde, bandito convertito in santo il
cui santuario si trova a Culiacán, Sinaloa, è molto popolare tra i Gitani
viaggianti del nordovest del paese. Nonostante l'essere cattolici, molte delle
celebrazioni importanti come il battesimo o il matrimonio avvengono con i vecchi
costumi. Quello che per molti sarebbe superstizione, per loro sono codici che
rispondono al non detto, ad azioni senza spiegazione verbale che devono
compiersi perché l'ordine delle cose continui secondo il suo passo. Queste
azioni si portano col sangue ed iniziano da quando si nasce, così molti gruppi
non tagliano i capelli del neonato prima del battesimo. Inoltre si evitano i
fiumi ed i cimiteri, perché possono danneggiare il bebé. Come protezione bastano
una tirata d'orecchi ed un buffetto. Ci sono cose che non si menzionano perché
causano dolore, come i defunti e le disgrazie. Quello che si deve fare o dire
regola ogni atto del Gitano. Durante il battesimo i padrini depositano una
moneta sotto il bambino mentre lo vestono e lo cullano. Questa moneta sarà
conservata per sempre. Tutto questo è diretto alla buona sorte, che sia
protezione, salute o denaro.
Il commercio è fondamentale per la terza premessa. Durante i loro primi anni
dell'arrivo in terra americana furono commercianti ed esperti nel lavoro dei
metalli, principalmente i Kalderash o “Caldereros”. I Ludar hanno
un'antica tradizione di artisti e la loro principale attività è sempre stata lo
spettacolo artistico.
Però quando in Messico arrivò il cinema, tanto i Rom che i Ludar si
trovarono di fronte al progresso. Il cinema ambulante fu per entrambe i gruppi
la principale attività economica per varie generazioni. Questa nuova scoperta fu
portata nei posti più reconditi, prima con muli e carretti e dopo con veicoli
motorizzati. Con loro viaggiava il progresso, e le popolazioni rurali
conoscevano, a parte il cinema, anche l'energia elettrica generata da piccoli
impianti. Senza rendersene conto, i Gitani cominciarono a far parte della storia
culturale del paese. Gli anni '50, '60 e '70 del secolo passato costituirono gli
anni d'oro del cinema ambulante. La decadenza di questa attività data alla fine
degli anni '80 del secolo scorso, con l'introduzione degli apparati video e
delle antenne paraboliche nella provincia messicana. A partire da questo momento
fu necessario trovare alternative economiche. I Rom si inclinarono alla
riparazione di macchinari e principalmente alla compra vendita di automobili.
Invece, i Ludar recuperarono l'antica vocazione e convertirono le tende
da cinema in teatri ambulanti dove dispiegare le loro doti di maghi, fachiri,
illusionisti, pagliacci, imitatori e qualsiasi altra manifestazione artistica di
moda.
Le strategie economiche dei Ludar sempre si sono incamminate verso le
attività che permettano loro di continuare la transumanza. E' la loro ragione di
vita, per cui il destino ed il motivo non sono importanti, ma il pretesto del
viaggio. Mettere a dura prova il cammino fortifica l'animo e non esiste piacere
uguale al vincere la routine. Quando viaggio con le carovane condivido la stessa
sensazione di affrontare l'imprescindibile, che soccombe di fronte al potere
dell'improvvisazione. Paesaggi che si trasformano costantemente e che senza
dubbio sono familiari e vicini. Le notti al cielo aperto premiano la fatica
della giornata e propiziano il racconto di nuove esperienze che diventeranno
parte della storia di questo popolo. Non esiste limite alla creatività, così
uomini, donne e bambini risolvono qualsiasi imprevisto in maniera spontanea. La
notte, col suo silenzio interrotto da una voce che annuncia la prossima
pellicola od il seguente artista, propizia la libertà che risiede in un cielo
popolato di stelle e pareti che si spingono sino all'orizzonte.
Con la loro capacità naturale di adattarsi alle condizioni di ogni paese,
tanto i Rom che i Ludar fronteggiano i movimenti economici del Messico,
risolvendo con il loro istinto peculiare le vicissitudini dei cambi politici.
Ambedue i gruppi appartengono a questa terra e formano parte intrinseca della
cultura messicana, in un paese che ha permesso loro di essere liberi, condizione
che forma parte indissolubile della sua idiosincrasia.
* Artículo originalmente aparecido en: Nacional Geographic en Español.
Abril de 2001. Pp. 102-109.
** La búsqueda de sus ancestros Gitanos llevó a Lorenzo Armendáriz
García a emprender un constante ir y venir que es parte esencial de la
naturaleza de este pueblo. Gracias al apoyo y la beca que recibió de las
organizaciones mexicanas FONCA y PACMYC, pudo recorrer gran parte de México
y ha logrado recabar un registro fotográfico y cultural invaluable. Sus
esfuerzos han sido recompensados, pues fue invitado por
la Unión Romaní Internacional (IRU, por sus siglas en inglés) a
participar en el Quinto Congreso Internacional del Pueblo Gitano como
delegado en julio de 2000, y en la formación del Parlamento Gitano
Di Fabrizio (del 27/10/2007 @ 09:27:31 in casa, visitato 2400 volte)
Vi invio un appello firmato dalla comunità Rom di via S. Dionigi. Per favore,
diffondete.
Dijana Pavlovic
AL SINDACO DI MILANO
AL PREFETTO DI MILANO
Per fax
APPELLO DELLA COMUNITA’ ROM DI VIA SAN DIONIGI
Noi, comunità rom sgomberata da via S. Dionigi il 5 settembre scorso, chiediamo
al Comune e al prefetto di Milano una soluzione al problema della casa che
consenta alle nostre famiglie di tornare a vivere insieme.
Dopo lo sgombero l’assessore alle politiche sociali ha garantito il ricovero di
donne e bambini presso il dormitorio comunale di via Ortles, mentre gli
uomini sono stati aiutati dalla Casa della carità ma con soluzioni provvisorie.
Da quel giorno siamo divisi, ospiti di qualcuno: molte donne e i bambini al,
tutti gli altri – circa 40 persone – in vari luoghi, presso varie associazioni.
Alcune donne si sono già spostate dal dormitorio tornando a vivere con i loro
mariti in campi abusivi.
Questa situazione deve terminare: i nostri figli frequentano le scuole al
Corvetto, molti di noi hanno un lavoro, regolare o in nero, le madri devono
poter seguire i loro figli in una casa.
Chiediamo quindi una soluzione che ci riunisca nuovamente prima dell’inverno:
una o due aree in affitto, attrezzate con luce e acqua, non lontane dalla scuola
dei figli; anche due cascine abbandonate da sistemare, con il nostro impegno
all’affitto o alla ristrutturazione con la creazione di una cooperativa di
lavoro, oppure, per chi ha i titoli, l’accesso alle case popolari.
Diffondiamo questo appello anche alla cittadinanza per sensibilizzare tutti
della situazione insostenibile in cui ci troviamo dal 5 settembre scorso.
Firmato dai consiglieri del campo di via S. Dionigi:
Lucan Constantin
Jon Sadaveanu
Milcea Càldàràreasa
Lucan Dumitru
Di Fabrizio (del 03/12/2011 @ 09:23:25 in Kumpanija, visitato 2438 volte)
Al JazeeraLe comunità tradizionalmente nomadiche di fronte alla
discriminazione statale ed ai violenti tentativi di abolire il loro modo di vita James Brownsell and Pennie Quinton
Le comunità viaggianti come quella di Dale Farm sono spesso distrutte col
pieno appoggio delle autorità statali [GALLO/GETTY]
Viaggiate dovunque nel Medio Oriente e potrete essere accolti con queste
parole: Ahlan wa sahlan wa marhaban. Letteralmente "Benvenuti su
questo pezzo di terra", un ritorno al tempo in cui la cultura araba era per
natura tradizionalmente più nomade ed i visitatori potevano aver avuto un lungo
viaggio periglioso prima di raggiungere i loro amici.
Ma l'immagine romantica del viaggiatore errante è ben lontana dalla realtà
quotidiana sperimentata dalle comunità nomadi. Da Est ad Ovest, la loro è più
spesso una vita piena di discriminazioni, violenza ed oppressione portata avanti
dalle autorità di stato, che tentano di costringerle a conformarsi con lo stile
di vita urbano.
"E' stata un'esperienza che non dimenticherò più, la polizia che ci
attaccava, ci picchiava, usava le scariche elettriche," dice Pearl, della
comunità di Dale Farm.
Lei fa parte di un gruppo di oltre 200 Traveller irlandesi cacciati a forza
dai loro terreni vicino a Basildon nell'Essex, Inghilterra del sud-est, da una
serie di
sgomberi violenti che si dice siano costati sino a 18 milioni di sterline
($29m).
L'isolamento della loro comunità, fondata negli anni '70, ha paragoni
inquietanti con quella dei Beduini residenti nel Negev, che hanno subito
frequenti minacce dai funzionari di Israele sin dalla fondazione dello stato -
col diniego di servizi infrastrutturali ai villaggi "non riconosciuti" o
semplicemente rasi al suolo dalle ruspe.
Dale Farm è un'ex discarica, venduta dal consiglio di Basildon alla comunità
Traveller irlandese quando la loro vita nomade venne messa fuorilegge dal
Criminal Justice Act nel 1994, che abrogava le precedenti garanzie legali ai
diritti dei Traveller. Al suo culmine, Dale Farm ospitava circa 1.000 persone.
La legge del1994 abolì l'obbligo da parte dei comuni di fornire siti ai
Traveller, riducendo così drasticamente i posti dove le comunità nomadi potevano
sostare durante i loro spostamenti.
Attivista solidale a Dale Farm regge un crocifisso davanti alle barricate in
fiamme [GALLO/GETTY]
Le autorità locali incoraggiarono allora le comunità viaggianti ad acquistare
terreni per ovviare alla situazione: Dale Farm nacque appunto così. Ma la
comunità di Dale Farm non si aspettava ciò che hanno descritto come un
pregiudizio arbitrario mostrato dal consiglio di Basildon a guida Tory, che ha
rifiutato ripetutamente i permessi di edificabilità per parcheggiare rimorchi e
case mobili, e costruire casette sul sito, con la scusa che quell'ex discarica
inquinata facesse parte della fascia protetta detta "green
belt".
Si riferisce che durante lo sgombero, una cappella cattolica eretta in loco -
intitolata a san Cristoforo patrono dei viaggianti - sia stata distrutta dalla
compagnia degli ufficiali giudiziari, Constant & Co. Padre Dan Mason, il
prete del posto, era a Dale Farm quel giorno.
"Ero lì... a visitare i miei parrocchiani e vedere come stavano. E' stato
molto traumatico," ha detto all'Independent Catholic News.
"E' stata ferita una donna. Mi hanno detto che è stata spinta contro un muro
e presa a calci. Ha subito un infortunio alla schiena. Questo è quello che mi
han detto. E' stata portata in ospedale ma non l'hanno trattenuta perché non
c'erano posti letto. E' tutto completamente surreale. Conosco bene quel sito. Le
famiglie sono così ospitali. Ci siamo seduti in una roulotte per una tazza di
tè. Non credevo ai miei occhi. Dappertutto vedevo poliziotti, elicotteri,
manifestanti - sembrava una zona di guerra."
John Baron, eletto Tory al Parlamento nella circoscrizione di Basildon ed ex
banchiere, ha difeso lo sgombero come applicazione della legge sui suoli.
"Non dimenticate, queste sono famiglie che hanno infranto la legge,
ha
detto alla BBC. "Non possiamo permetterlo in questo paese... se dovessimo
semplicemente concedere a questi viaggianti di rimanere, dopo aver infranto
tutte le leggi, che messaggio arriverebbe a tutti gli altri? Chiunque direbbe
-Bene, se loro possono farla franca, perché non noi?- Ed avremmo il caos."
Durante lo sgombero a Richard Howitt, eletto Laburista al Parlamento Europea
nella circoscrizione Inghilterra Est, non è stato permesso di osservare lo
svolgersi delle azioni, dicendogli che il consiglio di Basildon aveva ordinato
al personale addetto alla sicurezza di farlo spostare nello spazio riservato ai
media, accanto a Dale Farm. Era stato invitato dalla televisione regionale, col
permesso scritto della polizia, ed aveva correttamente ed in anticipo informato
il consiglio di Basildon; quindi ha presentato una denuncia formale sulle azioni
del consiglio e sull'attacco alla sua persona.
Il parlamentare si era in precedenza offerto per mediare tra Traveller e
consiglio, come avevano fatto gruppi di chiesa ed organizzazioni statali.
Persino le Nazioni Unite avevano condannato l'azione prevista, "esprimendo il
profondo rammarico per l'insistenza del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda
del Nord nel procedere con lo sgombero di famiglie zingare e viaggianti a dale
Farm nell'Essx, prima di identificare e fornire una sistemazione culturalmente
appropriata."
Distruggere le case di circa 86 famiglie senza fornire "sistemazione
culturalmente appropriata" va contro il diritto internazionale, ha detto Amnesty
International. Nel contempo, sono stati identificati due siti alternativi dalla Britain's Homes
and Communities agency, ma il consiglio di Basildon ha deciso lo stesso di
spingere per la liquidazione di Dale Farm, prima di considerare i permessi di
edificazione su questi siti.
I residenti di Dale Farm hanno dichiarato di non aver altro posto dove andare
dopo lo sfratto
[GALLO/GETTY]
Il clamore sullo sgombero aveva attirato al sito numerosi attivisti solidali.
Hanno aiutato i residenti a costruire barricate e si sono incatenati ad una
torre d'osservazione costruita in fretta da loro stessi.
"La prima cosa che è successa, la polizia antisommossa ha fatto irruzione
attraverso la recinzione ed hanno usato le pistole a scariche elettriche [Taser],
prima ancora che i loro piedi fossero sul sito," ha detto un'attivista di nome
Jenny durante un incontro alla
Fiera del Libro
Anarchico di Londra, una settimana dopo lo sgombero.
"Quelli che si erano incatenati alla torre, sono stati staccati da una
"squadra di arrampicatori" molto brutale ed è stata tagliata l'elettricità,
inclusa la casa di una persona che ne aveva bisogno per le apparecchiature
mediche che gli sono indispensabili... Altri che erano rimasti incatenati [al
cancello, alla torre] erano ancora lì 24 ore dopo. I lucchetti sono stati
scardinati in una maniera rischiosa - quando le televisioni ed i media se ne
erano andati. [...]"
Il giorno dopo, i Travellers decisero che era giunto il momento di andare.
Racconta Jenny: "Non volevano vedere nessun altro colpito. Hanno deciso di
andare con dignità e ci hanno chiesto di uscire assieme a loro... Siamo partiti
in dignità e solidarietà."
Tony Ball, leader del consiglio di Basildon, ha detto alla stampa: "E' molto
incoraggiante vedere i Traveller ed i loro sostenitori lasciare Dale Farm in
maniera pacifica e dignitosa, cosa che ho sempre sollecitato ed auspicato.
Purtroppo, questo si sarebbe potuto ottenere molti anni fa e senza le scene di
violenza a cui abbiamo assistito nelle ultime 48 ore, e con queste spese a
carico dei contribuenti."
Residenti, testimoni ed attivisti lamentano che lo sgombero si è svolto in
maniera illegale e che, nonostante le battaglia legale condotta dai residenti,
le regole di condotta emanate dall'Alta Corte non siano state seguite dalla
polizia o dagli ufficiali giudiziari - che ora stanno rendendo il sito
inabitabile, accumulando macerie e rifiuti sui terreni di proprietà della
comunità. La compagnia [degli ufficiali giudiziari] dedica un'intera sezione del
suo sito alla rimozione dei Traveller, evidenziando che "i procedimenti del
tribunale significano ritardo" e promettendo "un'azione alternativa e veloce".
Contesto internazionale
Il Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale
ha notato [PDF] che "Tuttora Viaggianti e zingari subiscono notevoli
discriminazioni ed ostilità da parte della società maggioritaria... e quesyo
potrebbe peggiorare a causa delle azioni intraprese dalle autorità nell'attuale
situazione".
Infatti, un
rapporto del 2008 [PDF] di Human Rights First nota che parte delle
discriminazioni viene approvata dallo stato stesso:
[in Italia] Migliaia di Rom sono stati allontanati dalle loro case nel
2007, quando la folla ha attaccato. picchiando i residenti ed incendiando i
loro insediamenti che sono stai rasi al suolo, mentre viene riferito che in
diversi casi la polizia non è intervenuta a protezione delle vittime. Alcuni
politici italiani hanno favorito quanti chiedevano che i Rom fossero espulsi
dalle città e deportati.
Episodi di violenza sono stati riportati anche in Bulgaria, Repubblica
Ceca, Federazione Russa, Serbia e Slovacchia.
Lo stesso rapporto annota anche le dichiarazioni razziste espresse
ufficialmente dal prefetto di Roma, Carlo Mosca, nel dichiarare i propri intenti
di firmare i decreti di espulsione senza esitazioni. "E' necessaria la linea
dura," dice, "per agire contro queste bestie".
Sono stati firmati "Patti di sicurezza" dai sindaci di Roma e Milano, che
"prevedono lo sgombero forzato di 10.000 Rom" dalle due città, ignorando le
regole di migrazione UE.
Nella Repubblica Ceca, Liana Janáèková, senatrice e sindaco, ha detto che il
problema degli insediamenti rom potrebbe essere risolto con "la dinamite", che i
Rom hanno troppi bambini, e che dovrebbero essere ""tenuti dietro una recinzione
elettrica".
Tuttavia, è in Israele che lo stile di vita nomade è stato maggiormente
criminalizzato, col pretesto di "aiutare" le comunità nomadi a diventare più
"civilizzate".
Sono state dispiegate le guardie di frontiera, mentre le ruspe demolivano il
villaggio beduino di al-Arakib [GALLO/GETTY]
Khalil al-Amour ha 46 anni ed insegna matematica ad al-Sira, uno dei 45
villaggi beduini "non riconosciuti" nel deserto del Negev, Israele meridionale.
"[I funzionari israeliani] hanno ordinato la demolizione di tutte le case del
villaggio nel 2006," ha detto ad Al Jazeera. "Ci sono circa 70 famiglie e 500
persone ad al-Sira."
Le loro case non sono state ancora demolite (a differenza di
altri villaggi beduini) ed il caso viene dibattuto in tribunale. Ma la loro
comunità resta senza nessuno dei servizi statali che collegano i villaggi
attorno, come la rete elettrica o le strade asfaltate.
"La gente ha usato i generatori per anni," dice. "Ora sto cercando di
convincere sempre più persone ad usare sistemi e pannelli solari - che [sono]
molto costosi. D'altra parte, anche il carburante usato per i generatori è molto
caro."
Ci sono circa 80.000 beduini che vivono nei villaggi "non riconosciuti".
La loro comunità è sempre stata semi-nomade; migrano stagionalmente con le
loro mandrie in cerca di pascoli e tornano ai loro villaggi ogni anno.
Ma quando Israele ha approvato le sue leggi su pianificazione e sviluppo nel
1965, vennero esclusi i villaggi beduini del Negev, "anche se i beduini erano
una popolazione indigena e lì vivevano da secoli," dice Doni Remba,
co-direttore della Campaign for Bedouin-Jewish Justice in Israele.
La sua campagna, un progetto dei Rabbini per i Diritti Umani in America del
Nord e della Jewish
Alliance for Change, sottolinea che, oltre a non avere servizi di
infrastrutture, i beduini vivono sotto minaccia costante di sgombero forzato che
[...] "si basa su una legge fondamentalmente discriminatoria".
"L'esempio più recente sono state una serie di demolizioni nel villaggio
beduino di al-Arakib, nel Negev," dice Remba ad Al Jazeera.
"In questo caso, il governo israeliano ha inviato ben 1.300 poliziotti
paramilitari, per espellere violentemente oltre 300 uomini, donne e bambini. Il
villaggio è stato distrutto e ricostruito quasi 30 volte, soltanto nell'ultimo
anno e mezzo."
Una donna beduina seduta sulle macerie della sua casa ad al-Arakib, distrutta
dalle ruspe israeliane [GALLO/GETTY]
In più, sono in corso piani che secondo i funzionari israeliani saranno una
risoluzione completa sullo status dei beduini di tutto il Negev.
"Il Piano Praver [dal nome dell'ex collaboratore di Netanyahu, Ehud Praver]
riguarda la demolizione di 20 villaggi non riconosciuti e l'espulsione di
20-40.000 residenti, se questi non accettassero un'offerta di compensazione
piuttosto scarsa ed inadeguata," dice Remba.
L'obiettivo del piano, aggiunge, era di concentrare l'intera comunità beduina
in sette "riserve" riconosciute dal governo, nella regione che attualmente
ospita circa 100.000 persone che, aggiunge, sono già state sgomberate dalle loro
terre.
"Il governo li discrimina e trascura, perché i beduini sono tra le
popolazioni di Israele più economicamente svantaggiate sotto ogni parametro
socio-economico."
"Anche nei villaggi approvati dal governo, quindi legali e non a rischio di
demolizione... i tassi di disoccupazione, povertà, criminalità, istruzione e
mortalità infantile sono tra i più sfavorevoli."
"Il tasso di mortalità infantile è quattro volte superiore a quello delle
comunità ebraiche lì accanto, ad una o due miglia di distanza - e tutto a causa
dell'estrema discriminazione delle condizioni di vita."
"Il governo intende "cancellare" i villaggi beduini e rimpiazzarli con
comunità ebraiche, "per controllare il territorio... in collegamento a ciò
che il primo ministro Netanyahu chiama - mantenimento della maggioranza ebraica
nel Negev-," ha detto Rembo ad Al Jazeera.
Come nel caso dei residenti di Dale Farm, i funzionari dicono che la
rilocazione "aiuterà" i residenti a rispettare le leggi di pianificazione. Ma,
mentre lodava il suo nuovo piano, persino Netanyahu notava che i beduini sono
stati allontanati dalla terra su cui hanno vissuto per generazioni.
"Dopo anni in cui i loro bisogni non erano trattati sufficientemente, questo
governo ha deciso di prendere in mano la situazione ed arrivare ad una soluzione
a lungo termine della questione," ha detto.
"Il piano permetterà ai beduini, per la prima volta, di stabilizzare i loro
beni e tramutarli da capitale morto a vivo - di essere proprietari della terra,
cosa che permetterà loro di costruire case nel rispetto della legge e lo
sviluppo di imprese e posti di lavoro. Questo sarà un progresso per la
popolazione e darà loro l'indipendenza economica."
"Il nostro stato sta balzando verso il futuro e voi dovete essere parte di
questo futuro. Vogliamo aiutarvi a raggiungere l'indipendenza economica. Questo
piano è volto allo sviluppo ed alla prosperità. E' un'opportunità storica che
non dobbiamo perdere."
Comunque, questo tipo di retorica non piace a molti beduini.
"Il problema del piano è che ci sradicherà tutti dalla nostra terra
ancestrale, per metterci nelle città più povere," dice al-Amour, leader beduino
di al-Sira.
"Stiamo per essere sradicati, per perdere le nostre tradizioni, la nostra
vita, la cultura ed i valori - andando in queste città - questa è l'antitesi del
nostro essere, come beduini. E' per questo che ci opponiamo al piano. Gli ebrei
hanno il diritto di scegliere dove vogliono vivere. Possono vivere in città, in
un villaggio, in un moshav, in un kibbutz. Ora i beduini dovrebbero vivere solo
in città. E' ridicolo, è incredibile."
Ridicolo forse, ma non incredibile. Difatti, molti beduini ed i loro
sostenitori dicono che il Piano Praver è soltanto la continuazione della
politica di stato portata avanti da decenni.
Nel 1963, l'allora ministro dell'agricoltura Moshe Dayan mostrava il suo
disprezzo per i beduini ed il loro modo di vita, dicendo ad Haaretz:
"Dobbiamo trasformare i beduini in lavoratori urbani... Significa che il
beduino non vivrà più sulla sua terra col suo gregge, ma si urbanizzerà,
tornerà a casa nel pomeriggio e si metterà le pantofole. I suoi figli si
abitueranno ad un padre che indossa pantaloni, senza un pugnale, che non si
spulcia in pubblico. Andranno a scuola con i capelli pettinati. Sarà una
rivoluzione, ma si può fare in due generazioni. Senza coercizione, ma con la
guida dello stato. La realtà è che i beduini spariranno."
Campagna in corso
Al-Amour è stato insegnante per 28 anni, ed è anche docente di sistemi
informatici di rete, ha un master in amministrazione dell'istruzione ed ha
appena terminato il secondo anno di studi in legge.
Dice ad Al Jazeera che continuerà a lottare per la sua comunità, senza
abbandonare mai il suo stile di vita nomade.
"Andrò a Ginevra per prendere parte alla riunione del Comitato ONU per i
Diritti Economici, Sociali e Culturali, e dopo a Berna, ed incontrerò dei
sostenitori a Losanna. Sarò sempre in movimento, per rappresentare la mia
comunità ed il mio popolo."
Difatti, lui - e migliaia come lui - hanno sostenitori in tutto il globo.
Doni Remba, di New York, ha detto che la discriminazione contro i beduini
deve finire.
"Se noi crediamo che Israele sia una democrazia, come pretende di essere, il
minimo che deve ai propri concittadini beduini è dar loro gli stessi diritti ed
opportunità dei cittadini ebrei."
"E' ciò che Israele promise nella sua dichiarazione d'indipendenza - di
sviluppare il paese per il beneficio di tutti i suoi abitanti... [il Piano
Praver] è una violazione dei principi democratici base israeliani, e del suo
impegno per l'eguaglianza - lo vedo come una violazione dei valori morali base
ebraici."
"Penso anche che sia estremamente negativo e che infiammerà le relazioni tra
ebrei ed arabi in Israele - e questo non può portare ad un buon finale."
Tornando all'Essex, una volta usciti da Dale Farm, gli ex residenti hanno
reso omaggio ai loro sostenitori e richiesta una solidarietà continuata con le
comunità viaggianti, dato che gli ufficiali giudiziari hanno continuato a
distruggere le loro case:
"Stanno facendo cose che non si immaginava potessero fare," dice un
residente di nome Clen. "Stanno sfasciando tutto, gli ufficiali giudiziari
stanno facendo un gran casino nel mezzo del sito. I residenti stanno
gridando. Ma se siete venuti a Dale Farm, siete venuti ad appoggiare una
causa, perché sapevate che quanto stava accadendo era sbagliato. Vi voglio
bene con tutto il cuore. Prima d'ora nessuno si era erto per i Traveller,
avete fatto la storia."
Conclude Pearl: "Voglio bene a qualsiasi attivista nel mondo, senza di loro
il mondo sarebbe un posto duro e malvagio."
Una bambina che sventola il suo pallone di S. Valentino nell'Alta Corte nel
pomeriggio finale del giudizio sui piani del comune di Basildon di spianare Dale
Farm, sembra il segnale di una pietra miliare che è la vittoria ottenuta dai
Viaggianti in Bretagna.
Mentre il giudice Andrew Collins non renderà pubblico il giudizio sino a
Pasqua, non c'è dubbio che il pallone è salito e sconfitto una politica
razzista che la Commissione sull'Eguaglianza ed i Diritti Umani ha detto al
giudice che non è differente da Ponzio Pilato.
Robert Allen, del CEHR, dice che Basildon ha reso palesemente chiaro che
l'unica sua volontà era di sbarazzarsi di Zingari e Viaggianti. "Noi diciamo che
questa posizione è direttamente discriminatoria," ha dichiarato Allen.
Gli sforzi dei capi del comune concernenti le relazioni razziali, le
responsabilità verso gli homeless, i bambini e gli infermi, e soprattutto il
violento sgombero di 90 famiglie di Dale Farm, sono state richiamate nei quattro
giorni dell'udienza non solo dagli avvocati ma dallo stesso giudice Collins.
Si è visto un video girato da Hazel Sillitoe dove Constant & Co., l'impresa
incaricata dello sgombero, devasta le mobile-homes e brucia gli averi dei
Viaggianti a Dale Farm, e il giudice Collins dice che gli sgomberi forzati di
questo tipo dovrebbero essere una cosa del passato. Ha poi detto che
indipendentemente dal risultato, chiederà un ripensamento delle politiche di
sgombero forzato condotte contro Zingari e Viaggianti in Inghilterra e Galles.
"Richiederò un serio ripensamento sul modo in cui hanno luogo gli sgomberi e
se l'uso di queste compagnie specializzate sia appropriato."
Nel frattempo, riguardo il destino delle famiglie a Dale Farm, che negli
ultimi sette anni hanno resistito ai tentativi di allontanarli dalla loro
propria terra, il giudice ha stabilito che il rifiuto di Basildon di fornire un
accomodamento alternativo era sbagliato. Ha detto che il comune era obbligato a
trovare loro un qualche posto dove risiedere permanentemente ed in modo salubre.
"Loro non vogliono per forza vivere a Basildon, ma devono farlo perché non
c'è altro posto dove andare," ha sottolineato il giudice Collins. "O bisogna
aspettare due o tre anni fintanto che non siano sviluppati nuovi siti?"
Alex Offer, rappresentante dei residenti di Dale Farm, ha ricordato che ka
sua associazione ha pure tentato di creare un terreno alternativo a Pitsea.
Questa sistemazione era stata caldeggiata da John Prescott, l'allora vice Primo
Ministro. Basildon rifiutò la proposta che l'anno scorso era stata soggetto di
un'interrogazione pubblica.
FUTURO INCERTO
Il dibattito presso l'Alta Corte si è centrato sulla possibile proposta di un
sito nel distretto di Basildon. L'Assemblea della Regione Orientale ha detto che
si necessitano 81 nuove piazzole di sosta. Il leader conservatore Malcolm
Buckley vorrebbe che altri comuni offrissero posti ai Viaggianti che vivono
nella Greenbelt dell'area. Ma ciò è lontano dal succedere.
Kathleen McCarthy, portavoce di Dale Farm spera che possa prevalere il
buonsenso e che sia concesso loro di rimanere nelle loro dimore attuali. Se
questo non fosse possibile per ragioni politiche, in pochi avrebbero intenzione
di trasferirsi su altri siti.
"Sarebbe un grande passo indietro," dice McCarthy. "Abbiamo creato qui la
nostra comunità e non vogliamo vederne la scissione. La soluzione migliore
sarebbe costruire un'altra Dale Farm da qualche altra parte."
Dale Farm Housing Association (DFHA) sta attualmente lavorando col Consiglio Zingaro
per acquisire lo status di proprietario sociale allo scopo di accedere ai fondi
offerti dalla governativa Housing Corporation. La DFHA, i cui membri possiedono
le cinquanta yards di Dale Farm, potrebbero sviluppare un'alternativa sulla
terra designata dal consiglio di Basildon, in adempimento dei suoi doveri sotto
l'Housing Act.
In una lettera ai consiglieri, il Consiglio Zingaro chiede ai suoi membri in
considerazione del probabile risultato della revisione giudiziaria di esprimere
quale opzione preferirebbero, a) sviluppo sino a tre siti nel distretto, b) luce
verde per un parco espanso per mobil-homes a Pitsea, c) permettere agli attuali
residenti di rimanere a Dale Farm.
Idebate.orgBy Grattan Puxon SENZATETTO ALLEATI DEI VIAGGIANTI PER
EVITARE GLI SFRATTI DI CONSTANT
28/02/2011 - Gli ufficiali giudiziari privati, come Constant & Co., sul cui
teppismo le autorità faranno dipendere un crescente esercito di senza casa,
possono attendersi un rafforzamento dell'opposizione.
Gli indesiderati della Grande Società, pronti al disprezzo permanente, hanno
formato un'alleanza e stanno reagendo.
Settimana scorsa a Bristol, gli occupanti barricati in un edificio
governativo abbandonato, hanno contrastato con successo gli incaricati di
Constant. Hanno issato uno striscione dove dicevano che Constant riceverà un
caldo benvenuto a Dale Farm.
L'incidente è seguito ad una riunione tenutasi il mese scorso a Dale Farm,
quando i Viaggianti ed i loro nuovi alleati hanno steso un piano per difendere
la comunità contro il forte assalto guidato da Constant. Questo sgombero costerà
13 milioni di sterline.
Ci si aspetta che Tony Ball, leader del consiglio di Basildon, indichi
martedì [1 marzo] le sue intenzioni, quando si confronterà con i rappresentanti
di Dale Farm a Westminster in un incontro ospitato dal deputato conservatore
John Baron. Preferiranno la conciliazione o la distruzione?
Sul tavolo ci sarà il piano del Gypsy Council per fornire un parcheggio
alternativo per i caravan degli abitanti di Dale Farm che perderanno la casa,
sul terreno offerto dalla Homes and Communities Agency, agenzia governativa (ma
indipendente) sopravvissuta ai tagli della Coalizione.
"Andremo nei nuovi siti," commenta Richard Sheridan, presidente del Gypsy
Council. "Ma non saremo spinti per strada, fuori dalla nostra terra senza un
posto dove andare."
La loro posizione sarà significativamente rinforzata settimana prossima, da
una visita a Dale Farm del comitato consultivo sulla protezione delle minoranze
nazionali del Consiglio d'Europa. Assieme a due organismi ONU, per qualche tempo
hanno monitorato la situazione.
La prova di forza sarà inevitabile se la sessione straordinaria del consiglio
di Basildon il prossimo 14 marzo ratificherà l'opzione di sgombero. "Abbiamo la
volontà politica," si è vantato Baron. "Non mi importa di quanti gruppi dei
diritti umani si oppongono."
*************************
TRAVELLER HOMELESS ACTION
Giorno di mobilitazione a Dale Farm il 14 marzo dalle h. 14.00, culminante
con protesta di fronte al Basildon Centre alle 19.00 in coincidenza con il
consiglio straordinario che voterà sui 13 milioni di sterline dello sgombero.
The Guardian 26 marzo 2012: Il viaggio di una Romnì da venditrice di The Big Issue
in the North al pranzo con la regina - Ramona Constantin
ottiene il Diamond Jubilee bunfight dal municipio di Manchester, meno di un anno
fa vendeva la rivista per strada - di
Ciara
Leeming *
Ramona Constantin - ora occupata come interprete di comunità, assistente
giovanile e familiare ed assistente scolastica. Photograph: Ciara Leeming
Vendeva The Big Issue
in the North per le strade della Manchester metropolitana meno di un
anno fa, ma ora ha cenato con i reali.
L'ex venditrice di strada Ramona Constantin, 27 anni, era nel gruppo
selezionato di ospiti invitati settimana scorsa al pranzo di gala nel municipio
di Manchester, alla presenza della regina e del principe Filippo. La sua
inclusione è stata un riconoscimento per quanto da lei conseguito dopo il suo
arrivo in città dalla nativa Romania due anni fa.
Constantin, che è Rom, non ha ricevuto nessuna educazione formale e parlava
un po' di inglese prima di arrivare in GB. Per 18 mesi ha venduto The Big Issue
in the North di fronte alla biblioteca centrale di Manchester - a pochi metri
dal municipio - e quando l'edificio chiuse per restauri, [andò] al centro di
Rochdale. In tutto quel periodò migliorò il suo inglese e fu invitata a
prender parte ad un progetto pilota per giovani adulti rom, gestito
dall'associazione che dirige il giornale, il consiglio comunale ed agenzie
partner. Ora lavora come interprete di comunità, assistente giovanile, familiare
e scolastica.
L'invito al pranzo da parte del sindaco - assieme ad altri operatori sociali,
figure comunitarie e volontari - è stato un grande riconoscimento. Dice:
Essere invitata è stata una cosa incredibile - è stata anche l'unica volta
che mia mamma e la mia famiglia - che sono ancora in Romania, han detto di
essere orgogliosi di me. Tutti hanno sentito parlare della regina d'Inghilterra,
e la mia famiglia e la comunità possono vedere che devo fare buone cose per
essere invitata ad un evento tanto importante. Sono anche molto fiera di me
stessa che la regina, o chi lavora con lei, mi abbiano voluto parte di questa
celebrazione.
Mi è piaciuto l'edificio, ed è stato fantastico essere nella stessa stanza
con gente così importante. Là c'era gente di diverse culture, ma ero l'unica
Rom, e questo mi ha fatto sentire molto speciale. Mi ha motivato a continuare
nel mio lavoro e cercare di ispirare la gante della mia comunità a coltivare le
proprie aspirazioni.
E' buffo pensare che meno di un anno fa vendevo The Big Issue in the North
per strada fuori da quell'edificio, ma dimostra che chiunque può ottenere ciò
che ha in mente.
I Rom sono la più grande e marginalizzata minoranza etnica in Europa.
Cospicue comunità dei paesi dell'Europa Orientale vivono ora nel nord.
Di Fabrizio (del 12/09/2010 @ 09:13:42 in Italia, visitato 2107 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
I Petre vengono dalla Romania, ma la vita dei nomadi l'hanno conosciuta qui,
insieme agli sgomberi.
Ora sono tornati a stare in una casa vera. Sperando che il loro futuro somigli a
questo presente
di Ilaria Solari -foto Alberto Dedé (le foto non sono riportate ndr.)
|
80 | Gioia 2010 |
controcorrente
La foto risale sì e no a cinque anni fa, ma
sembra vecchissima da quanto è consumata.
Ritrae una bella ragazza coi capelli
sciolti sulle spalle, l'espressione
ombrosa e il viso leggermente inclinato.
Abbraccia due bambini piccoli, uno
per lato. Constantin, 33 anni romeno,
deve averla tenuta tra le mani tanto a lungo che sul
bordo inferiore l'immagine è completamente sbiadita,
"è stata tutti questi anni nella tasca della mia giacca,
sul cuore". Accanto a lui, la moglie Mirela lo guarda
con la stessa faccia ermetica della foto. I due bambini,
Elvis e Loris, 9 e 8 anni, stanno facendo i compiti delle
vacanze sul lettone del loro appartamento milanese,
nel quartiere popolare di Calvairate. Un piccolo soggiorno,
una camera con un letto doppio e uno a castello,
un microbagno e un cucinino in cui si cammina
solo di profilo. È l'ultimo approdo della famiglia Petre,
dopo una serie infinita di tappe, da un campo abusivo
all'altro, lungo la cintura della tangenziale, insieme a
poche centinaia di persone, rom romeni come loro.
Fino all'ultimo sgombero, lo scorso novembre, nel quartiere
periferico del Rubattino, dove il loro insediamento
è stato raso al suolo dalle ruspe e i loro piccoli averi,
cartelle di scuola comprese, inghiottiti in una montagna
di immondizie.
A portarli nel bilocale di questa casa popolare sono stati
i volontari di Sant'Egidio: sotto la loro scorta, i Petre
hanno intrapreso con altre famiglie rom un "percorso
di accompagnamento all'autonomia", in assoluta controtendenza,
in questi giorni di tensione e rimpatri
forzati. A garantire loro casa e ménage fino al raggiungimento
dell'autosufficienza economica, sono borse di
studio per i bimbi e borse lavoro per gli adulti, finanziate
da enti, associazioni e privati cittadini. Un piccolo
miracolo: l'anno scarso di permanenza al Rubattino,
dove i piccoli rom hanno cominciato ad andare a scuola,
ha innescato, insieme al livore di molti residenti,
una fitta rete di solidarietà che si sta ancora allargando. Poche centinaia di persone, genitori delle scuole, abitanti
del quartiere che nel momento del bisogno hanno
ospitato gli sfollati, maestre straordinarie, volontari
instancabili, che hanno animato raccolte di fondi e
iniziative di finanziamento come la vendita di un vino
definito "rosso di origine migrante" (vino.rom.rubattino@gmail.com). E poi corsi di italiano per gli adulti,
doposcuola e spazi gioco per i bambini. Un miracolo
forse ancora troppo piccolo perché valga
la pena di citarlo accanto alle notizie di
cronaca, agli esodi forzati dalla Francia, ai
vertici sull'emergenza nomadi. "Dei trecento che
erano qui l'anno scorso", spiega
Elisa Giunipero,volontaria di Sant'Egidio
" nel nuovo campo abusivo del Rubattino,
sotto i capannoni dismessi, sono rimasti
in duecento. Dei cento che mancano all'appello,
però, sono un'ottantina quelli
che abbiamo guidato verso soluzioni residenziali e impieghi,
sia pure precari" (proprio
mentre scriviamo è in corso l'ennesimo
sgombero, che metterà a rischio l'attuazione
di tali progetti e la frequenza a scuola dei
bambini, ndr).
Ma l'avventura italiana di Mirela e Constantin
comincia molto prima del Rubattino,
in un'altra casa. Quella che si intravvede
sullo sfondo della foto consumata: è
la casa del padre di Constantin, nella provincia depressa e rurale dell'Oltenia, tre
stanze in tutto in cui vivevano in otto.
Come molti rom sedentarizzati sotto il
regime di Ceausescu, i Petre facevano gli
agricoltori: "Vite e granturco", specifica
Constantin "non è una vita dura, forse
per uno di città. Ma niente soldi, niente
di niente". Constantin era anche muratore,
"ho costruito le case a tutti laggiù. Una
volta sono andato a fare un lavoro a casa
sua", lo sguardo è una fessura scura che
accarezza la moglie. "Continuava a guardarmi.
Ho fatto in modo di andare a
trovarla spesso". Negli occhi di Mirela
finalmente si allarga una luce gialla. E il
primo sorriso: "Eri tu che guardavi me".
Un matrimonio vero non ce l'hanno avuto.
"Nessun vestito bianco, feste o balli.
Ci siamo sposati solo civilmente".
A Milano c'è arrivato per primo Constantin,
seguendo il cognato, che è pastore
pentecostale ma fa anche il muratore.
Niente roulotte e vita randagia: come per
molti rom romeni, la prima esperienza
con i campi nomadi è stata in Italia. Insomma,
una storia di ordinaria immigrazione:
all'inizio l'ospitalità in una parrocchia,
in cambio di lavori e riparazioni. Poi
è stata la volta di un egiziano a cui, per un
letto in un appartamento affollato, Constantin
pagava 200 euro al mese. Ma Mirela
soffriva di malinconia e decise di raggiungerlo
con Loris, il più piccolo. "Il
grande ha sofferto così tanto di solitudine
in Romania che è rimasto piccolino", ricorda
accarezzando i capelli cortissimi di
Elvis. Proprio allora Constantin aveva perduto
alloggio e lavoro. Si rifugiarono nel
campo di via Bacula, dove già si trovavano
amici e parenti. "Quando sono arrivata era primavera, Milano era bellissima",
ricorda Mirela "tutto
mi sembrava caldo e
pulito, anche il campo".
Per segnalare
disponibilità di alloggi
e offerte lavorative
o contribuire a borse
di studio e lavoro
scrivete a: santegidio.rubattino@gmail.com
La caccia al nomade ingaggiata dal
Comune li ha sospinti da un insediamento
all'altro. Fino al Rubattino: il campo piano piano si è gonfiato,
hanno tagliato l'acqua
ed è stato l'inferno. "Che dovevamo
fare?", mormora Constantin indicando la
tv sintonizzata su un canale romeno "migliaia
di medici lasciano il Paese, con lo
stipendio statale non campano. Per noi
era peggio".
Ci sono due televisioni in casa Petre, una
per stanza, entrambe accese. L'appartamento
assomiglia a tanti altri. Pulito, ordinato.
Con una differenza, che salta agli
occhi dopo un po': in giro manca quella
nebulosa di oggetti provvisoriamente fuori posto:
chiavi, giornali, cianfrusaglie. Sul
tavolo tondo ci sono soltanto un melone
a fette e dei dolci, in segno di benvenuto.
Il resto è stivato con la meticolosità di chi
si dispone a partire da un momento all'altro.
Elvis ascolta le canzoni rom scaricate
dal computer e inserisce nel lettore un dvd
con le foto di classe: "Guarda: qui facevamo
la terra mossa dal vento", dice con il
faccino serio, indicando tanti bambini che
agitano le braccia. E in quella che fate?
"Non vedi? Cantiamo in inglese". Mostra
con un filo d'orgoglio
la strepitosa pagella. Sono due bravi scolari, spiega Mirela, fanno i compiti spontaneamente e non hanno mai perso un giorno di scuola. Nemmeno nell'ultimo sgombero, quando dormirono due notti in un
orto nella bruma di novembre e poi con
la mamma in un dormitorio pubblico,
mentre papà si rifugiava dove poteva. "La
scuola dell'obbligo e l'ufficio vaccinazioni
sono le uniche istituzioni che riconoscono
queste persone", spiega Stefano
Pasta di Sant'Egidio" che sono comunque
cittadini comunitari. Eppure, senza residenza,
ogni altro diritto è loro precluso".
Forse per questo, anche ora che abitano
lontano, si consumano le scarpe per raggiungere puntuali la scuola del Rubattino.
"Quando Constantin non deve lavorare,
ci andiamo insieme", racconta Mirela. Altrimenti
esce alle sei di mattina. "Papà
colora i muri, costruisce le case di Milano", spiega Loris. Anche Mirela è in attesa
di un lavoro. Intanto confessa che si
sente sola. Il momento più bello della giornata
è il pomeriggio, quando rivede i suoi
bimbi. Nel resto del tempo? Abbassa gli
occhi, "se siamo in difficoltà chiedo ancora
l'elemosina, ma solo a chi conosco".
A quelli che definisce gli "italiani bravi".
"Come la signora vestita di blu che ci porta
i soldi ai giardini", le fa eco Elvis. Mirela
ricorda il senso di vergogna delle prime
volte, "non passa mai, ma poi impari
a non pensare a niente". Tutto il resto la
incupisce solo un po', come i commenti
acidi della farmacista da cui acquista una
confezione di aspirine perché è raffreddata.
O il costante sguardo sospetto dei commessi
quando fa la spesa al supermercato.
Il pomeriggio i bambini scendono da soli
ai giardini sotto casa. Mirela non si fida
a mandarli in giro da soli, ma ai giardini
sì, "lì sono tutti amici", dice Constantin.
I ragazzini, da queste parti, vengono da
ogni angolo del mondo, e che tu sia rom
è un dettaglio irrilevante.
"Sei da Milano", chiede a tutti Elvis. Qualcuno
gli risponde che ormai anche lui è "da Milano"."Non ancora", risponde convinto,
agitando la testa "solo quando avrò
il portafogli da Milano". "Vuoi dire il passaporto,
Elvis?". "Sì, anche quello".
Per prudenza ai Petre è stato sconsigliato
di invitare troppa gente a casa.
i momenti di socialità si sono finora
consumati al campo del Rubattino.
Non sarà più così, dopo questo nuovo
sgombero, il numero 125 dall'inizio
dell'anno, secondo il bollettino del Comune.
"Ci i ritrovavamo ogni domenica
a cucinare sulla griglia", gli occhi di
Mirela diventano lucidi. "Ogni volta
che li vedo, mi chiedo come è possibile
vivere così". È il suo piccolo film dell'orrore,
un passato inarchiviabile di
notti all'addiaccio, topi, gelo. E il futuro?
A lei basterebbe che assomigliasse
al presente. Se proprio deve esprimere
un desiderio, vorrebbe "una cucina
appena più grande, da poterci cucinare
con mia cognata e le amiche". Magari
il sarmale, gli involtini di verza in cui
si dice sia maestra, "da servire, come fate voi, con la polenta".
MA IN EUROPA VINCE
LA LINEA DURA
Sono quasi 900 i rom di origine
bulgara e romena rimpatriati
forzatamente dalla Francia,
nonostante i richiami di Onu
e Commissione europea, perché
considerati una "minaccia per
l'ordine pubblico". E mentre
il partito di estrema destra
ungherese Jobbik avanza la
proposta di destinare le comunità
rom del Paese in "campi chiusi",
anche in Italia il clima si
surriscalda: il ministro dell'Interno
Maroni promette di essere ancora
più duro di Sarkozy e gli
amministratori delle grandi città
perpetrano piani di sgombero
sistematico di ogni insediamento
abusivo. A Roma, dove una
curiosa psicosi collettiva segnala
i primi presunti avvistamenti
di "macchine rom con targhe
francesi", il sindaco Alemanno ha
appena smantellato il campo
abusivo di Quartaccio. A Milano,
ancora al Rubattino, il vicesindaco
De Corato ha attuato il 125esimo
sgombero dell'anno, mentre
l'unico campo regolare della città,
in via Triboniano, entro ottobre
sarà smantellato per fare spazio
alla strada che collegherà la città
all'area dove si terrà Expo 2015.
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 09:08:14 in Regole, visitato 2149 volte)
Conclusione di una vicenda giudiziaria che si trascinava da quasi 8 anni:
Globe & Mail, Nov 8, 2004 - Un sabato pomeriggio del 1997, 25 skinheads bloccarono il traffico in un'affollata strada di Scarborough (Ontario), per protesta contro l'immigrazione dall'Est Europa. Inalberavano cartelli come: "Il Canada non è una pattumiera" o "Su..
Le proteste portarono ad una revisione del processo:
La Corte Suprema del Canada ha richiesto un nuovo processo contro gli skineheads che avevano manifestato contro un gruppo di immigrati. Un sabato pomeriggio del 1997, 25 skinheads bloccarono il traffico in un'affollata strada di Scarborough (Ontario), per protesta contro l'immigrazio...
Jan 06, 2006 - CJCONT, La comunità Rom soddisfatta per la risoluzione del caso
FOR IMMEDIATE RELEASE
TORONTO – Il Congresso Ebraico Canadese dell'Ontario (CJCONT) e il Roma Community Centre sono soddisfatti per la soluzione di ieri che ha riconosciuto colpevoli due dei sei accusati.
Nel 1997, i membri di un gruppo neonazista di suprematisti bianchi, tennero una manifestazione davanti al Motel Lido di Toronto, dove le autorità avevano alloggiato alcuni Rom rifugiati, di recente arrivo dalla Repubblica Ceca. I promotori della manifestazione vennero accusati di promuovere odio razziale verso i Rom. Sei accusati vennero processati nel marzo 2000 e prosciolti per un cavillo tecnico: la corte accettò la tesi della difesa che i manifestanti avevano lanciato slogan contro gli Zingari e non contro i Rom. Il caso finì alla Corte Suprema, che si aggiornò a febbraio 2005 con un nuovo processo.
Settimana scorsa, il Tribunale dell'Ontario ha riconosciuto colpevoli due dei sei accusati, quelli che sono stati maggiormente coinvolti negli incidenti. Uno ha ottenuto la condizionale, e un altro la sospensione della pena. A tutti, come parte della sentenza, è stato richiesto di scrivere una lettera di scuse alla comunità rom. Gli altri imputati sono andati assolti.
La giudice ha voluto anche chiarire che, seppure questo non ha influito sulla sentenza, nessuno dei condannati è stato più coinvolto in disordini o attività del movimento dei suprematisti bianchi.
“Siamo soddisfatti del risultato” ha detto Joel Richler, presidente del CJCONT, “La conclusione di questo caso chiarisce senza dubbi a tutti i Canadesi che questo tipo di azioni non possono essere tollerate in una società civile”. “Dopo otto anni, giustizia è fatta” aggiunge Bernie M. Farber del CJC. “Non abbiamo mai smesso di credere di aver fatto la cosa giusta”.
“E' come svegliarsi da un brutto sogno” dice Paul St. Clair, direttore esecutivo del Roma Community Centre. “ Questa decisione soddisfa la comunità Rom, grazie agli sforzi costanti del CJC e della polizia di Toronto”.
“L'incitamento all'odio è un crimine altamente dannoso per una comunità recente come la nostra, specialmente per chi fugge dalle persecuzioni” ha aggiunto Constantin Anghel, presidente del Roma Community Centre. I Canadesi hanno mostrato di non tollerare azioni crudeli ed odiose dai gruppi estremisti. L'incitamento all'odio razziale dev'essere affrontato seriamente dai media e dagli educatori, perché non si sviluppi in futuro”
CJC e la comunità Rom hanno poi lodato i consulenti legali coinvolti nel caso come pure la polizia. “Hanno rifiutato di far cadere questo caso, vedendolo per quel che era – un attacco ai valori canadesi” ha detto poi Richler.
Representing the Jewish communities of Ontario
For more information contact:
Wendy Lampert - National Director of Communications - Canadian Jewish Congress
Roma, 12 agosto 2011. Il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i
diritti umani, chiede alle autorità della Romania di avviare una ricerca di Ipat
Ciuraru, nato in Romania il 17 giugno 1990, alto 1.70, carnagione olivastra,
fisico molto robusto, occhi e capelli neri. Ipat Ciuraru, che appartiene al
popolo Rom, vive da alcuni anni in Italia, con la famiglia, a Pesaro. L'ultimo
giorno in cui la famiglia l'ha visto, il 23 luglio 2011, il ragazzo vestiva una
maglia nera e pantaloni bianchi con disegni verdi. La sorella di Ipat ha sporto
oggi denuncia di scomparsa in Italia (...), ma è
possibile che Ipat si trovi in Romania, dove la sua famiglia ha acquistato un
terreno a Costanta.
Pe data de 23 iulie a dispărut din localitatea Pesaro un tânăr român de
origine romă, Ipat Ciuraru, de 21 de ani.
Tânărul (foto) era cunoscut drept unul din cei mai activi reprezentanţi ai
comunităţii de romi din care făcea parte, colaborând cu diferite organizaţii
umanitare, printre care şi EveryOne.
EveryOne a lansat un apel către autorităţile româneşti, pentru a deschide o
anchetă cu scopul de a-l găsi pe Ipat, după ce familia a semnalat poliţiei
italiene dispariţia tânărului.
"Ipat este un tânăr extraordinar, nu s-a
indepărtat niciodată de acasă fara sa
anunte familia, dispariţia sa a surprins pe toată lumea. Noi suntem foarte
ingrijoraţi cu privire la soarta lui. Ar putea fi in Romania, unde familia sa a
cumparat un teren langa Constanta"- ne-a spus Roberto Malini, unul din
responsabilii ONG-ului italian.
Prin intermediul Gazetei, EveryOne a lansat un apel catre toti cei care ar putea
informatii cu privire la tanarul Ipat: "s-a născut în România pe 17 iunie 1990.
Are 1.70m , ten măsliniu, fizic foarte robust, ochii negri. Ultima oara a fost
văzut pe data de 23 iulie 2011. Băiatul purta un tricou negru şi pantaloni albi
cu modele verzi."
INOLTRE:segnalazione di Marcello Zuinisi
16 agosto, 16:22 - Ragazza di 17 anni scomparsa da campo rom in Versilia.
Stava giovando con i fratelli. Ricerche da ieri sera
(ANSA)
- TORRE DEL LAGO (LUCCA), 16 AGO - Una ragazza di 17 anni, Vandana Orban, di
origine rom, e' sparita da ieri sera dal campo comunale di Torre del Lago
(Lucca). I genitori hanno presentato denuncia ai carabinieri. Prima di
scomparire, la ragazzina stava giocando insieme ai fratelli e alle sorelle. I
genitori si sono accorti che non c'era piu' intorno alle 21. La ragazzina era
vestita con pantaloncini e maglia verde. Chi l'avesse vista chiami i
carabinieri.
Il fatto che la rappresentazione delle genti di colore - e delle donne di
colore, in particolare - sia stata esotizzata e finanche sessualizzata nella
percezione occidentale, non e' una novita', e i Rom non sono sfuggiti a questo
fenomeno. Scrive Borrow (1841): "Le donne e le ragazze zingare sono in grado di
accendere passione piu' che nelle descrizioni piu' audaci, in particolare in
coloro che non sono zingari, perche', naturalmente, la passione diventa piu'
violenta quando e' nota l'impossibilita' quasi assoluta di gratificazione".
Alcune premesse storiche. I Rom sono originari dell'Asia, i cui antenati,
lasciato il nord-ovest dell'India a seguito di una serie di incursioni islamiche
nell' XI secolo, sono stati progressivamente spinti in Europa sud-orientale,
dove quasi la meta' si sono stabiliti nei Balcani, e dove sono stati tenuti in
schiavitu' fino al 1864. Mentre l'altra meta' in grado di andare avanti si e'
sparsa nel resto dell'Europa. Ci sono oggi circa dodici milioni di Rom, di cui
piu' o meno otto milioni vivono nel vecchio continente e due o tre milioni si
sono stabilizzati in America e altrove, costituendo cosi' la piu' grande e
diffusa minoranza etnica del mondo. Quasi il doppio di quanti siano i danesi o
gli svedesi.
Quando i Rom sono apparsi per la prima volta in Europa, tutti credevano che
facessero parte della diffusione islamica all'interno della cristianita', e sono
stati quindi identificati con i turchi ottomani. La parola "turchi" riferita ai
Rom e' infatti ancora oggi diffusa in molti luoghi. Altra definizione impropria
usata per i Rom e' stata anche "egiziani", da cui sono derivati appunto i
termini Zingari, Gitani, Tzigani, eccetera.
Benche' esistano moltissimi riferimenti medioevali e rinascimentali riguardanti
la vera origine indiana del popolo Rom, questo fatto, col passare del tempo e'
stato dimenticato anche dagli stessi Rom. Di conseguenza, un gran numero ipotesi
errate, a volte bizzarre, sono state formulate. Tra queste, ce n'e' una che li
fa originari delle profondita' della Terra, o della Luna o di Atlantide, o li
identifica come i resti di una razza preistorica. A seconda del periodo storico
e delle credenze del momento sono stati Nubiani, o Druidi, oppure ebrei venuti
allo scoperto dopo i pogrom medioevali.
La vera origine e' stata scoperta casualmente nel 1760 quando in una universita'
olandese, uno studente che aveva imparato un po' di Romani (la lingua dei Rom)
da operai che lavoravano nella tenuta di famiglia in Ungheria, una volta
ascoltati i discorsi di alcuni studenti provenienti dall'India, che parlavano
una lingua simile, si convinse della reale provenienza del popolo Rom. Questo
porto' al primo libro mai scritto sul tema (Grellmann, 1783).
La pubblicazione del libro di Grellmann, durante l'Illuminismo, che apparve in
una edizione inglese del 1807, coincise con l'emergere di una serie di
discipline scientifiche, tra cui la botanica e la zoologia, e la necessita' di
classificare le piante e gli animali che venivano scoperti durante
l'esplorazione delle nuove colonie europee d'oltremare. Cosa che rapidamente
porto' anche alla classificazione delle popolazioni umane non europee.
E' stato proprio in quel tempo che l'idea che "mescolare le razze", sia
geneticamente che socialmente, fosse pericoloso. Un'idea che si e' diffusa
sempre piu' nella cultura e che e' stata, poi, la causa che nel XX secolo ha
portato al nazismo e alle terribili e ben note conseguenze. Ma proprio per la
sua natura proibita, l'incrocio tra razze ha acquisito anche quell'elemento
morboso di attrazione che soprattutto durante l'epoca vittoriana, ha trovato la
sua espressione in una certa arte e letteratura, con la rappresentazione di
rapporti sessuali tra colonizzatori e schiave, ovvero tra donne di colore e
maschi bianchi. La fotografia erotica del tardo XIX secolo e' infatti
caratterizzata principalmente da donne nude africane o asiatiche, e non
includeva mai immagini di donne bianche svestite.
Una parentesi curiosa: la piu' antica organizzazione che si e' dedicata allo
studio del popolo Rom e' stata la Gypsy Lore Society, fondata nel 1888 e che
ancora esiste. Alcuni dei suoi membri di sesso maschile - tutti non Rom - si
riferivano a loro stessi come "Ryes"; un'auto-designazione interpretata come
"chi aveva guadagnato una posizione privilegiata nel mondo Romani". In lingua
Romani "Rai" significa infatti "persona che ha autorita'", quindi puo' essere
"signore" oppure anche "poliziotto". Ma ha anche un altro specifico significato,
e si riferisce a chi, pur essendo non Rom, e' in grado di portarsi a letto una
donna Rom.
Per varie ragioni, gli occidentali hanno avuto (ed hanno tuttora), una maggiore
familiarita' con la schiavitu' degli africani nelle Americhe di quanta ne
abbiano avuta con la schiavitu' dei Rom in Europa. Per questo motivo, le
rappresentazioni inesatte degli zingari descritti nei cliche' letterari
dell'epoca, che delineavano in termini stereotipati un certo tipo di schiavo a
un pubblico vittoriano, e' sempre stato quello che ha incontrato il maggior
successo in letteratura.
In uno scritto di Ozanne (1878), si legge che gli schiavi Rom in Valacchia
avevano "labbra spesse e capelli crespi, con una carnagione molto scura, e una
forte somiglianza con la fisionomia e il carattere dei negri". Anche St. John
(1853) descrive i Rom cosi': "Gli uomini sono generalmente di alta statura,
robusti e muscolosi. La loro pelle e' nera o color rame, i capelli, densi e
lanosi, le loro labbra hanno la pesantezza dei negri, e i loro denti sono
bianchi come perle; il naso e' notevolmente appiattito, e il volto e' tutto
illuminato, per cosi' dire, dal vivo degli occhi".
Uno degli stereotipi piu' diffusi e' stato legato per lungo tempo a una
"preoccupazione sessuale" concentrata sugli uomini di colore, ritenuti essere
ossessionati dal desiderio per le donne bianche. Questo ha portato, poi, negli
anni '20 in America, alla pratica razzista di castrare gli afro-americani,
sottolineando una paura sessuale e un'insicurezza profonda insita nei maschi
bianchi di quel periodo. Anche i Rom nei Balcani venivano, ovviamente, visti
come una minaccia alla femminilita' bianca. Tra di loro vi era una categoria
chiamata "skopitsi", uomini che erano stati castrati da ragazzi il cui compito
era quello di guidare i mezzi delle donne dell'aristocrazia senza che ci fosse
paura di molestie per queste ultime. Tutto cio' lo si trova riflesso anche nel
codice civile moldavo dell'epoca, in cui si affermava che "se uno schiavo
zingaro avesse violentato una donna bianca, sarebbe stato bruciato vivo". Mentre
un rumeno che avesse "incontrato una ragazza per strada e avesse ceduto all'amore...
non avrebbe potuto essere punito".
E' questa castrazione del maschio di colore che si ritrova spesso nella
tradizione letteraria dell'epoca, e che e' ben espressa dalle parole di Gayatri
Spivak, in cui si percepisce la necessita' di "salvare le donne dagli uomini
neri". Ma questa fobia razzista riguardo alla mescolanza etnica non e' qualcosa
che riguarda solo il passato. Anche nel 1996 Shehrezade Ali ha fortemente
criticato il film di Disney "Il gobbo di Notre Dame" per la creazione di un
impulso subliminale a sfondo razziale negli atteggiamenti sociali in via di
sviluppo dei bambini. Ecco cio' che scrive:
"Ad oggi, nessuno dei personaggi femminili bianchi di Disney sono stati
accoppiati con pretendenti neri o non bianchi, mentre le donne di colore sono
esclusivamente legate a uomini bianchi, ignorando totalmente la loro etnia. E'
questo il modo che ha la Disney di essere tollerante? Perche' la Disney mette le
donne di colore in situazioni romantiche con uomini bianchi al posto di uomini
di colore? E che tipo di messaggio subliminale si pensa che recepiscano le
ragazzine nere o zingare quando e' ripetutamente implicito che l'unico eroe
salvatore che hanno e' un maschio bianco? E che dire dei piccoli ragazzi neri o
zingari che non hanno ancora avuto modo di vedere se stessi in un ruolo di eroe
protagonista in un film Disney? Che cosa si puo' dire circa la loro autostima?
Cio' rende visibile la continuazione del mito razzista per cui ogni donna del
pianeta, sia nera o bianca, abbia un solo eterno eroe: un uomo bianco".
Un'altra caratteristica che ricorre in questo tipo di messaggio che Shehrazade
Ali definisce razzista, e' che, alla fine, l'oggetto d'amore si rivela non
essere una Rom, dopotutto, ma una ragazza bianca che e' stata "rapita dagli
zingari" da bambina, e successivamente salvata, rendendo cosi' la relazione
romantica accettabile e persino ammirevole, in quanto entrambi i protagonisti
risultano appartenere alla stessa etnia.
Ma oltre a questa "preoccupazione sessuale" (tuttora presente anche se latente
nell'inconscio del maschio bianco) e' sempre esistito nei confronti delle
popolazioni di colore anche un profondo pregiudizio igienico oltre che morale,
in quanto viste come impure, sia spiritualmente che fisicamente. Hoyland (1816)
ha ribattuto a lungo sulla convinzione elisabettiana che la pelle scura dei Rom
fosse semplicemente a causa di sporcizia. "Gli zingari, privi della loro
carnagione bruna", scrive, "sono quelli che molto tempo fa hanno interrotto il
loro modo sporco di vivere". E Celia Esplugas (1999), nel suo grossolano saggio
pieno di inesattezze e disinformazione, rincara la dose e ribadisce che "la
pulizia e l'igiene degli zingari non e' mai riuscita a soddisfare lo standard
inglese".
Kenrick e Puxon (1972) ritengono che l'attuale odio per i Rom sia una memoria
storica che risale alla loro prima apparizione in Europa, e nasce dalla
convinzione medioevale che il nero denoti l'inferiorita' e il male che erano ben
radicati nella mente occidentale. La pelle scura di molti zingari fa dunque
essere questo popolo vittima di un pregiudizio. Il folklore europeo contiene,
infatti, una serie di riferimenti alla carnagione dei Rom. Un proverbio greco,
ad esempio, dice: "Andare dai bambini zingari e scegliere il piu' bianco". E in
yiddish esistono proverbi come: "Lo stesso sole che sbianca il lino scurisce lo
zingaro" oppure "Nessun lavaggio rende mai bianco lo zingaro nero".
A indicare il colore della pelle, una diffusa auto-ascrizione in Romani e' "Kale'",
che significa appunto "neri", mentre i gage' (i non-Rom) sono indicati nella
stessa lingua, anche da Rom dalla pelle chiara che potrebbero essere fisicamente
indistinguibili da loro, come "parne'" o "parnorre'", vale a dire "bianchi."
Questi tratti sono stati rimarcati dal viaggiatore francese Félix Colson (1839)
che visitando la Romania, dov'era prassi consolidata offrire schiave Rom come
intrattenimento sessuale ai visitatori [1], scrisse: "La loro pelle e' quasi
marrone, e alcune di loro sono bionde e belle".
Ma anche se poteva essere utilizzata sessualmente, una donna Rom non poteva
diventare la moglie legale di un uomo bianco. Un tale matrimonio veniva
considerato "un atto malvagio e cattivo", e un sacerdote che l'avesse celebrato
sarebbe stato scomunicato, come indicato in un proclama anti meticciato del 1776
da Constantin, principe di Moldavia:
"Zingari che sposano donne moldave, e anche uomini moldavi che prendono in
moglie ragazze zingare, compiono un atto che e' interamente contro la fede
cristiana, non solo perche' queste persone sono tenute a passare tutta la loro
vita con degli zingari, ma soprattutto perche' i loro figli rimarranno per
sempre in schiavitu'. Un tale atto e' odioso a Dio, e contrario alla natura
umana. Qualsiasi prete che ha avuto l'audacia di celebrare un tale matrimonio,
che e' un grande atto malvagio ed eterno, verra' rimosso dal suo incarico e
severamente punito". (Ghibanescu, 1921)
Coloro che in passato hanno scritto a proposito del trattamento degli schiavi
hanno creduto, probabilmente per liberarsi la coscienza, che i Rom fossero
effettivamente ben disposti a tale condizione. Lecca (1908) sosteneva che "una
volta fatti schiavi... sembra preferissero quello stato", e Paspati (1861) si
chiedeva se i Rom non fossero "di per se' predisposti volontariamente alla
schiavitu'". Emerit (1930), dal canto suo, riteneva che "nonostante le punizioni
che i proprietari di schiavi infliggevano a caso, gli zingari non provavano del
tutto odio per questo regime tirannico, che di tanto in tanto aveva anche qualita' paterne".
Fu Bayle St. John (1853), che baso' il suo saggio interamente su cio' che aveva
scritto Grellman e che (come il creatore di Carmen Bizet) non aveva mai
incontrato un Rom in vita sua, che per primo scrisse che gli zingari erano "una
razza molto bella, le donne in particolare. Queste formose, scure di pelle,
bellissime donne, riescono a stupirci solo a pensare a come certi occhi, certi
denti e tali figure possano esistere nell'atmosfera soffocante delle loro
tende". Preoccupandosi pero' di aggiungere, secondo la morale pudica dell'epoca
vittoriana, che era "dispiaciuto di dover ammettere la loro indole estremamente
dissoluta". Al carattere lussurioso delle donne zingare accenna anche Celia Esplugas (1999): "La sfiducia nel comportamento morale degli zingari e' estesa
al loro comportamento sessuale e gli uomini non Rom vengono attratti dal mistero
di questa razza, dalla bellezza delle donne, e dal loro stile di vita molto
libero".
La presunta mancanza di morale tra gli zingari e' stata esplicitata con veemenza
nelle critiche alle loro pratiche sessuali che hanno sempre descritto un totale
disinteresse per la decenza e il rispetto verso il corpo, in particolare da
parte delle donne zingare. Per questo, in gran parte nell'arte, nella musica e
nella letteratura del XIX secolo, la zingara e' stata caratterizzata da
stereotipi quali lo spirito libero, forte, deviante, esigente, sessualmente
eccitante, seducente, e indifferente ai sentimenti altrui [2]. Questa
costruzione romantica della donna zingara puo' essere letta come una
contrapposizione alla donna bianca, corretta, controllata, casta, e sottomessa
come l'ideale vittoriano europeo richiedeva.
Certi atteggiamenti maschili, come quelli di St. John ed altri, cioe' di parlare
della donna zingara senza averne mai incontrata una, sono ancora oggi presenti.
Nel 1981, sulla rivista Cosmopolitan, e' apparso un articolo scritto dallo
specialista in arti marziali Dave Lowry, dal titolo: "Che cosa si prova ad
essere una ragazza zingara", dove mentre l'autore sostiene di aver consentito a
una ragazza Rom, Sabinka, di raccontare la propria vita, e' chiaro fin
dall'inizio che Sabinka e' Dave Lowry stesso. Un indizio per la motivazione che
puo' spingere un uomo bianco adulto ad affrontare un tema del genere e' in primo
luogo da riferirsi alla "libido maschile" e alle "fantasie erotiche senza fine".
Ma in nessun luogo la diffusione di questa immagine erotica della donna zingara
e' piu' evidente come sul sito d'aste eBay, dove le "sexy camicette zingare"
vengono offerte ogni giorno, pubblicizzate da procaci modelle dalle
caratteristiche tutte Rom. Un altro sito, "La Zingara", informa il visitatore
che gli zingari sono normalmente di pelle scura con audaci occhi lampeggianti,
ma non e' raro trovarne dai capelli oro o cremisi... la maggior parte vivono in
carri chiamati
vardo, perennemente in viaggio... il fuoco e' il centro della vita
familiare zingara... e tante altre piccole o grandi stronzate spacciate per
verita'.
Due altri siti che forniscono dettagli del tutto inventati della cultura Romani,
appartengono a Morrghan Savistr'i, una donna che si dichiara Rom nata in
America, e Allie Theiss, una sedicente discendente dei Rom provenienti dalla
Transilvania. Sul
suo sito (adesso non piu' funzionante e in vendita, dato lo
strepitoso successo avuto - ndr), la signora Savistr'i, affermava di essere una
Maga del Caos e una
Shuvani, la cui occupazione principale sarebbe stata quella
di elaborare alcuni rituali Rom per la pulizia e la purificazione, piu' recenti
e meno complessi di quelli tradizionali che per la maggior parte i Rom non sono
in grado di fare a causa della scarsita' dei materiali, nonche' per la quantita'
di tempo richiesta per svolgerli adeguatamente. La signora Savistr'i ci faceva
anche sapere che aveva due gatti, di nome Fuzz Face e Mr. Pants, dei quali ci
raccontava tutte quante le peripezie.
Allie Theiss, invece, scrive libri di
magia gitana e amore. Confessa al lettore di non sapere di dove i Rom siano
originari (e' una che ha studiato molto - ndr), ma non importa quali siano le
loro vere origini, perche' gli zingari sono apprezzati per le loro notevoli
abitilita' psichiche e per il dono che hanno di attirare la buona fortuna,
oppure per rovinare una vita con una maledizione. Tutti, dice la signora Theiss,
sono nati con tale dono, ma cio' che rende innati i loro poteri e' il rapporto
che hanno con la natura. Il loro legame con gli spiriti della vita all'aria
aperta permette al loro dono di evolversi in modo naturale. Inoltre non vagano
piu' per il mondo in una roulotte trainata da cavalli, ma si sono modernizzati e
viaggiano in auto, in autobus e in aereo".
Tre libri che raccontano stupidita' piu' o meno simili sono: "Cuore zingaro" di
Sasha White. (Puo' un uomo piegato alla sedentarieta' convincere una donna dallo
spirito libero a rischiare il suo Cuore Zingaro? Attenzione: questo libro
contiene immagini esplicite di sesso con linguaggio contemporaneo). Isabella
Jordan: "Zingari, Vagabondi e Calore: un'Antologia del Romanzo Erotico"
(Perdetevi negli occhi scuri e nella sfera di cristallo di un'amante zingara!) E
infine la serie di Alison Mackie "Cronache zingare" ("In ogni letto matrimoniale
che Tzigany de Torres costruisce insieme alla moglie, gitana, egli conferisce un
fascino potente: quello che garantisce per una vita il piacere di fare l'amore...")
E poi aggiunge: "Quello che mi qualifica a scrivere di zingari? Ebbene, ho avuto
una tata andalusa che si chiamava Ahalita"; una giustificazione non infrequente
tra gli scrittori bianchi che vogliono scrivere di non bianchi (si veda ad
esempio Sue Monk Kidd: "La vita segreta delle api"). E' in questo modo che l'identita'
Romani rimane ancora in gran parte controllata dal mondo non Romani, dal cinema
di Hollywood e da romanzieri e giornalisti della domenica come quelli che ho
citato.
In ogni caso, per concludere, che un'etichetta etnica possa essere
metaforicamente applicata non e' necessariamente offensivo. Spesso puo'
accadere, ma gli stereotipi non sono dannosi fintanto che sono riconosciuti come
tali. E' noto infatti che nella filmografia i mafiosi non rappresentano tutti
gli italiani, e che l'Italia ha dato anche Botticelli, Leonardo e Michelangelo.
Oggi, con una maggiore copertura dei media e l'accesso a siti web informativi,
l'ignoranza non puo' piu' essere usata come una giustificazione. La gente deve
arrivare quindi a capire che il termine letterario "zingari" e' qualcosa di
molto diverso dai Rom, la cui vera storia e' complessa e in costante movimento.
Percio' le ragioni che portano alla perpetuazione inesorabile del mito della
zingara in quanto oggetto di desiderio sessuale devono essere cercate altrove,
ed esaminate a parte. Non per questo dobbiamo dire addio a Carmen, Esmeralda e
alle loro sorelle di fantasia, pero' dovremmo riconoscerle per chi e per quello
che realmente sono.
Note:
[1] E 'stata proprio questa consuetudine ad essere in gran parte responsabile
del fatto che molti zingari sono ormai di pelle chiara. Tra le belle ragazze, le
piu' gradite erano quelle di pelle piu' chiara e bionde, e le figlie
indesiderate di queste unioni sessuali automaticamente diventano schiave,
facendo aumentare nelle successive discendenze i tratti parne', rendendo sempre
meno visibili quelli kale'.
[2] Il fascino per il mondo proibito e tabu' delle donne zingare, in musica
e'caratterizzato al meglio con l'opera Carmen, che ne' e' l'immagine
predefinita: gitana spagnola disponibile sessualmente e promiscua e nei suoi
affetti.
Di Fabrizio (del 12/09/2011 @ 09:04:01 in Europa, visitato 2832 volte)
Diverse notizie provenienti dalla Romania. Nella prima torna
la città di
Baia Mare: non contente di isolare l'insediamento dei Rom con un muro di
cinta (ma in Italia
non siamo messi meglio), le autorità stanno provvedendo alla demolizione e
allo sgombero di parte della comunità; la notizia arriva da
Romanian_Roma. Nella seconda, un appello di
Amnesty International dell'agosto scorso.
Nella terza, ancora da
Romanian_Roma, una singolare iniziativa in Transilvania.
Bucarest, 02/09/2011 - I gruppi per i diritti umani stanno protestando
contro i piani del sindaco Constantin Chereches volti allo sgombero di centinaia
di Rom dalle case di Baia Mare, nella Romania nord occidentale, ed alla
demolizione degli edifici.
"Il mio progetto è perfettamente legale, dato che i Rom hanno costruito
queste case senza alcun rispetto della legge", ha detto giovedì il sindaco.
"La misura si applicherà a diverse centinaia di persone che non hanno
documenti d'identità e residenza registrata a Baia Mare," ha aggiunto Chereches.
"Nessuno dovrebbe dirmi che non rispetta la legge."
L'ambasciata USA a Bucarest e diverse OnG, compresa Amnesty International,
hanno espresso il proprio sgomento.
L'ambasciatore USA Mark Gitenstein ha detto che alle famiglie dei Rom non
sono state notificati i previsti lavori di demolizione, che dovrebbero iniziare
il 5 settembre, e che il piano di sgombero ignorerebbe le loro preoccupazioni
sulla salute e sulla sicurezza.
"Facciamo eco ai sentimenti da Amnesty International ed a quanti altri hanno
dichiarato che questi sfratti e demolizioni non devono effettuarsi," ha
continuato l'ambasciatore.
Mercoledì, Amnesty International ha emesso un comunicato stampa, dicendo che:
"Ancora una volta, le autorità rumene stanno apertamente discriminando i membri
della comunità rom. Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro
volontà, senza un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate
soluzioni abitative, violano le leggi internazionali e regionali sui diritti
umani che il governo della Romania ha sottoscritto," ha detto Jezerca Tigani,
vicedirettore di Amnesty per l'Europa.
Chereches ha reagito giovedì, dicendo che tanto l'ambasciata USA che i gruppi
dei diritti umani erano stati "male informati" e ha condannato un "tentativo
inaccettabile di porre pressione alle autorità locali."
A giugno, Chereches aveva suscitato polemiche ordinando la costruzione di un
muro cintato di tre metri di altezza e lungo 100 metri, tutto attorno agli
edifici in ci i Rom vivono in città.
Ufficialmente, la misura era per proteggere i bambini da incidenti stradali,
ma qualcuno l'ha visto come parte di una politica di ghettizzazione forzata.
La comunità rom in Romania sta lottando contro discriminazione, bassi tassi
di alfabetizzazione e disoccupazione massiccia. Ufficialmente conta circa
550.000 componenti in un paese di 21 milioni, ma è opinione diffusa che siano
almeno il doppio nel paese.
Molti di origine rom non dichiarano la loro etnia nei censimenti, a causa dei
diffusi pregiudizi che devono affrontare.
Raramente i Rom possiedono terreni e proprietà, e sono ulteriormente
svantaggiati dalla mancanza di alloggi sociali in un paese dove ormai il 97%
degli alloggi è privato.
Appelli - Proteggere il diritto all'alloggio
nella nuova legislazione della Romania
In Romania le persone più povere e svantaggiate non possono accedere a un
alloggio adeguato a causa del sistema giuridico vigente nel paese. Il diritto a
un pieno accesso a un alloggio adeguato non è riconosciuto o adeguatamente
protetto dall'attuale legislazione romena.
In tutto il paese, il modo in cui vengono condotti gli sgomberi forzati dei rom
e le minacce di sgomberi che i rom subiscono continuamente perpetuano la
segregazione razziale. Negli ultimi anni, le comunità rom sono state sgomberate
e trasferite vicino a discariche, impianti di depurazione o in aree industriali
alla periferia delle città. Quando questo accade, i rom non solo perdono le loro
case e i loro averi, ma anche le loro reti sociali, l'accesso al lavoro e ai
servizi statali.
Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza
un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate soluzioni abitative,
violano le leggi internazionali e regionali sui diritti umani che il governo
della Romania ha sottoscritto, quali il Patto internazionale sui diritti
economici, sociali e culturali e la Convenzione europea per la salvaguardia dei
diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Attualmente, il ministero dello Sviluppo regionale e del turismo sta rivedendo
la legislazione nazionale sull'alloggio. La prevista riforma della legge è
un'occasione per il governo della Romania per portare il proprio quadro
normativo nazionale in materia di alloggio, in linea con gli standard
internazionali e regionali sui diritti umani.
I distributori di energia solare
Phaesun GmbH di Memmingen
(Germania) ad agosto 2011 hanno portato a termine un progetto Green Power,
assieme all'iniziativa "Students in
Free Enterprise" (SIFE) dell'Università
di Regensburg.
Il progetto sostiene la popolazione rom in Romania, fornendo a 30 famiglie
nei villaggi di Rosia, Nou e Daia in Transylvania di sistemi PicoPV per
fornitura di corrente elettrica fuori rete. Phaesun ha donato i sistemi PicoPV.
Forniscono un'illuminazione elettrica affidabile e la possibilità di caricare i
telefoni cellulari e gestire altri piccoli apparecchi elettrici. Gli studenti
FISE sono stati addestrati al montaggio e alla riparazione dei sistemi Phaesun
ed hanno immediatamente trasmesso le loro conoscenze ai gestori locali del
progetto in Romania, che potranno impratichirsi sul posto.
"In Romania la popolazione rom è tuttora discriminata. Molti insediamenti non
sono collegati alla rete elettrica ed ai bambini spesso è negato l'accesso
all'istruzione, che si traduce in problemi come alti tassi di disoccupazione ed
alcolismo.", spiega Daniel Kaiser, responsabile del progetto SIFE. "Abbiamo
sviluppato un concetto olistico per sostenere le famiglie rom, incentrato su
istruzione, elettrificazione e generazione di reddito, iniziando nel marzo 2011
a realizzare il progetto. Così, siamo in grado di dare un contributo al
miglioramento a lungo termine delle condizioni di vita delle famiglie rom."
Il mantenimento del sistema è portato avanti da partner di progetto locali.
Questi includono l'amministrazione locale, l'ideatore Eginald Schlattner, come
pure due studenti di Rosia, laureandi in ingegneria elettrica, che ora sono in
grado di finanziarsi tramite una borsa di studio e la gestione di una stazione
di ricarica. Sono responsabili del buon funzionamento dei sistemi nel villaggio
e di una convenzione tra la stazione di ricarica ed i negozi di alimentari, dove
con un piccolo supplemento è possibile per le famiglie senza corrente elettrica
è possibile ricaricare i telefoni cellulari e le lampade con batterie integrate.
Spiega
Tobias Zwirner, amministratore delegato di Phaesun GmbH: "Conosciamo i problemi
che si verificano in Romania, dato che abbiamo lì già realizzato diversi
progetti relativi alla fornitura di corrente elettrica fuori rete, in
collaborazione con partner locali. La popolazione rom è spesso esclusa dai
servizi al pubblico e gli insediamenti spesso non hanno accesso alla rete
elettrica. I sistemi PicoPV per l'efficiente fornitura di piccoli carichi
offrono una buona possibilità per coprire il fabbisogno basico di elettricità de
può essere esteso secondo le richieste degli utenti."
SIFE sta per Studenti in Libera Impresa ed è un'organizzazione
internazionale di studenti che cercano di collegare l'impegno sociale con
l'attività imprenditoriale. Il gruppo SIFE dell'università di Regensburg è
attiva dal 2009 principalmente nell'Europa orientale.
"Noi apparteniamo al mondo, questo è secondo me un lato molto bello della nostra
cultura. Noi non diciamo questo è mio, quest"altro pure. Noi non abbiamo niente
la nostra cultura è libertà." Marinela Constantin, attivista Rom
Due anni fa veniva approvata la strategia nazionale d"inclusione di rom sinti e
camminati che avrebbe dovuto favorire un cambio di rotta nelle politiche
d"inserimento sociale di queste minoranze. Il tempo passato è tanto ma dell"applicazione
di tale piano, imposto dall"Europa e recepito in ritardo dall"Italia, non se n"è
fatto niente.
A livello locale i danni sono ancora più gravi. A Roma dove il destrorso Gianni
Alemanno è stato sostituito dal sindaco democratico Ignazio Marino, gli sgomberi
dei campi sono continuati con le stesse procedure superficiali della gestione
precedente e le associazioni nazionali e internazionali non smettono di farlo
presente.
In un panorama altrimenti buio è nato e si è sviluppato il progetto fuochi
attivi rivolto ai giovani rom di tutta italia.
L"obiettivo è trasformare questi ragazzi in comunicatori professionisti che
possano un giorno portare avanti le rivendicazioni e le aspirazioni di una
minoranza da troppo tempo emarginata e messa sotto silenzio.
Ospiti della puntata:
Badema Ramovich, Attivista Rom del progetto
Fuochi Attivi
Marinela Constantin, Attivista Rom del progetto
Fuochi Attivi
15/06/2011 - Bah Tv, un canale di nicchia per le minoranze rumene e Rom in
particolare, è stato lanciato l'8 aprile, Giornata Internazionale dei Rom. Come
nota a margine "Bah" significa fortuna in romanés. Inizialmente, la nuova
stazione televisiva trasmette online. Durante il giorno, Bah Tv trasmette musica
rom e la sera, talk show.
Il proprietario della televisione è Constantin Ninel Potirca (foto sopra),
capo di un gruppo di uomini d'affari rom, ed ex candidato alle presidenziali nel
2009. "Voglio dedicare questo successo a tutte le minoranze in Romania e
specialmente alla minoranza rom, la minoranza a cui sono orgoglioso di
appartenere. Attraverso la creazione di questa stazione, vogliamo mostrare al
mondo che possiamo ottenere qualcosa, che siamo degni di fiducia. Vogliamo
presentare la nostra storia ed il nostro impegno ai nostri rappresentanti
d'affari. Vogliamo esporre i nostri problemi per collaborare con gli altri e
trovare soluzioni più facilmente," ha detto. Aggiungendo che "Vogliamo che
ci conosciate in profondità, così che possiate apprezzare il nostro vero valore
e possiamo mostrare al mondo che noi, minoranze, siamo orgogliose di cosa siamo.
Ecco perché abbiamo scelto lo slogan -Assieme in Europa-, per mostrare che siamo
partner su base egualitaria, coinvolti nelle questioni UE e siamo sempre pronti
ad aiutare a trovare una soluzione."
La stazione trasmette in rumeno.
"Il target sarà generalista, composto soprattutto da minoranze. Il pubblico
includerà anche i Rumeni. Siamo interessati ai Rom, dal punto di vista
dell'etnia. I programmi saranno in rumeno, ma se troveremo materiale in altre
lingue, trasmetteremo anche quello", ha detto Horia Enasel, direttore dei
programmi di Bah TV.
Il proprietario della stazione TV ha detto che l'investimento iniziale è
stato di 100.000 euro e che nel prossimo periodo investirà ancora 500.000 euro.
La struttura e la provenienza dei programmi sarà: programmi autoprodotti
92,5%, produttori di audiovisivi 7,5%. Secondo i tipi di spettacolo, la stazione
trasmetterà programmi informativi 47%, programmi educativi, culturali, religiosi
8,5%, programmi di intrattenimento e altri programmi 37% (12% pubblicità e
televendite).
Al mattino verranno trasmesse notizie, musica folk e pop di interesse per le
minoranze rumene. La notte e nei fine settimane, la programmazione consisterà in
documentari scientifici e culturali. Pilastro della stazione sarà il talk show "Confluent",
trasmesso in diretta alla fine della giornata. Altri programmi condotti sul
canale sono "E loro sono nostri", "Ti ascoltiamo", "Arpeggi" ecc.
Gli operatori sociali hanno detto ai residenti di Dale Farm che avranno solo
40 minuti di preavviso prima che gli ufficiali giudiziari e i bulldozer inizino
a spianare il più grande insediamento Zingaro. Le 90 famiglie di Crays Hill
saranno letteralmente lasciate al buio quando la polizia dell'Essex bloccherà le
strade la mattina presto subito prima della massiccia azione diretta dal
consiglio di Basildon. Un funzionario del Consiglio di Contea dell'Essex
parlando all'incontro dei residenti nel Centro di San Cristoforo ha descritto lo
sgombero di Basildon come sacrosanto.
Ma dettagli stanno gradualmente emergendo, come i dubbi sullo stanziamento di
cinque milioni di euro per lo sgombero, già condannato da molti come atto di
pulizia etnica. La settimana scorsa i funzionari si sono incontrati con i
residenti per quietare le paure che il consiglio possa mettere i bambini in
istituto durante lo sgombero, se la Corte d'Appello, dopo l'udienza di dicembre,
dovesse dare il via libera alla distruzione di Dale Farm.
"Non vogliamo prendere i vostri bambini, non ne abbiamo intenzione," ha
spiegato Lou
Williams. "Fintanto che sarà possibile lavoreremo con voi e aiuteremo i giovani,
i vecchi ed i malati."
Nel contempo Noreen Fry, funzionario ECC con responsabilità per gli anziani,
ha rivelato che in discussioni con Basildon è stato dichiarato che i suoi
dipendenti saranno informati non oltre 40/45 minuti prima dell'inizio dello
sgombero.
"Ci riuniremo al parcheggio Belvedere," ha detto riferendosi all'osteria in Crays Hill, Billericay. "Anche
la squadra di Basildon e la polizia saranno là."
Ha detto che il consiglio della contea ritiene ciò un'emergenza su vasta
scala. Kathleen
McCarthy, vice-presidente del comitato dei residenti di Dale Farm, ha ammonito
che ogni tentativo del consiglio o della polizia di portare via i bambini,
incontrerà la resistenza di giovani e genitori. McCarthy ha detto di sapere bene
che il consiglio non può prendersi in carico i bambini senza una decisione del
tribunale. Ma il capo della polizia ha l'autorità di emettere un ordine per cui
la polizia può trattenere i bambini sino a 72 ore. Per questa ragione, il
prossimo passo sarà di chiedere un incontro con Roger Baker, capo della polizia.
"Abbiamo costruito noi questa comunità e non vogliamo che venga distrutta,"
ha dichiarato. "Non vogliamo andare nelle case o cambiare la nostra cultura."
Williams ha detto che accoglierebbe con favore qualsiasi piano della comunità
per spostare bambini ed anziani in un posto sicuro. E' stato detto che
potrebbero essere utilizzate le chiese mentre le carovane si spostano in un
terreno adiacente, grazie ai rapporti creatisi con le famiglie senza tetto. Lin
Jacobs ha spiegato che lo ECC potrebbe offrire una sistemazione provvisoria ai
più bisognosi. Se ci fosse acqua corrente, la sua squadra sarebbe in grado di
continuare i servizi d'assistenza in quella che si descrive come una tendopoli
temporanea.
E' stata informata che la Croce Rossa ha promesso aiuto ed ha donato una
grande tenda. La necessità di aggiornare una valutazione di rischio elaborata da
Basildon nel 2005 assieme alla
Constant & Co.
è stata sottolineata da Grattan Puxon, segretario della
Dale Farm Housing Association.
"I bisogni di assistenza sociale della famiglia e tutti i rischi in questione
non sono ancora stati esaminati," ha detto Puxon. "Dobbiamo essere parte in
causa del rapporto di valutazione finale di rischio, perché è la nostra gente,
bambini inclusi, ad essere in pericolo."
"Una volta che gli ufficiali giudiziari iniziano, demoliscono e bruciano
tutto, ha detto Kate O'Brien, madre di Dale Farm.
"Ti spingono via e ti insultano a male parole, anche se sei malata o incinta.
Ci mandano per strada e ci lasciano a vivere in un fosso."
Ancora, il Ministro della Sanità Pubblica (MSP) non ha programmi per la
comunità Rom, questo perché ritiene che il disagio e la sofferenza non abbiano
niente a che fare col retroterra etnico dei singoli. Dal 2001, anno in cui la
Romania ha adottato la normativa europea, che proibisce la classificazione su
base etnica, non ci sono dati ufficiali sul problema della sanità tra i Rom.
Abbastanza sorprendentemente, gli incaricati statali dicono spesso che i Rom
sono il gruppo privilegiato delle strategie governative per promuovere la sanità
e combattere la povertà. D'altra parte, non c'è molto che il ministro può fare
per la gente di
Ferentari. Dice Hanna Dobronauteanu ex consigliera per i problemi Rom
nel MSP "Al momento, l'area non è una priorità del MSP. Le cose potrebbero
cambiare solamente se l'Autorità per la Sanità Pubblica di Bucarest (ASPB) o
alcune OnG identificassero problemi specifichi ed arrivassero ad un piano
concreto per migliorare le condizioni dell'area".
Ma ora a Ferentari - nell'assenza di un sostanziale sforzo a lungo termine da
parte del governo - solo progetti ed iniziative delle OnG ottengono risultati,
limitati nello scopo.
Centinaia di migliaia di euro sono stati spesi per ogni tipo di programmi,
dalla lotta alla tubercolosi all'educazione sessuale (per uomini e donne) e
piani familiari, prevenzione del cancro al seno ecc. Ma tutto ciò è ancora
distante dal raggiungere risultati visibili.
"I programmi portati avanti finora dovrebbero essere soltanto l'introduzione
ad una grande, coerente campagna destinata a richiamare i complessi problemi di
salute della popolazione Rom di Ferentari. Di certo sono stati molto utili, ma
non sempre sono stati focalizzati sui bisogni più stringenti. Dietro, le vere
cause, che sono la povertà, la disoccupazione, la mancanza di scolarità" secondo
Alina Constantinescu, lavoratrice sociale dell'organizzazione sociale "Doctors
of the World". Ammonisce: "Inoltre, da quando la Romania è diventata stato
membro della UE, gli USA e gli altri stati occidentali hanno cessato di
finanziare progetti, ritenendo la Romania ormai in grado di risolvere i suoi
problemi da sola. Cosa di cui dubito..."
Nell'indirizzare le tematiche Rom, il MSP supporta solamente i mediatori
sanitari, che sono membri della comunità locale, per facilitare la comunicazione
tra popolo e medici.
Perciò, i 500 mediatori sanitari che lavorano in tutta la Romania - tutte
donne - devono entrare nelle case delle persone, identificare i problemi e
cercare le soluzioni.
Infatti, quello che fanno non è solo occuparsi dei problemi relativi alla
sanità, ma anche aiutare i Rom ad ottenere documenti di identità o certificati
di nascita o riportare i loro problemi sociali alle autorità.
Anche se, con l'aiuto dei mediatori sanitari, sono state prese misure
significative, i problemi sono lontani dall'essere risolti. Primariamente, sono
impiegati per un periodo limitato, di solito un anno, e poi i loro contratti di
lavoro sono estesi per un altro anno, rendendo il lavoro meno sicuro. Poi il
loro salario - pagato dall'Autorità per la Sanità Pubblica - è lontano dal
motivarli, ammontando ad appena 400 RON (Euro 125) o meno al mese. Le
comunicazioni con i medici non sempre sono facili.
Inoltre, ci sono problemi legati all'accesso dei servizi sanitari pubblici.
Il MSP dicono che sono stati implementati,ma le OnG locali sono di opinione
differente. Daniel Radulescu, di Romani Criss, dice: "Anche se ora più persone
sono registrate, questo non significa che hanno ottenuto un pari accesso ai ai
servizi forniti. Molto spesso, i Rom ci informano che i dottori mostrano
attitudini razziste.
Anche Ervin Szekely, segretario statale del ministero, conferma l'esistenza
di casi simili. "Siamo stati recentemente informati su una donna Rom che ha
consegnato un reclamo per non avere ricevuto adeguata assistenza medica riguardo
ai seri problemi avuti con la nascita di suo figlio. Al medico sono state
imposte sanzioni, non per un atto di discriminazione, ma per avere mancato nel
provvedere adeguata assistenza medica. Così non è stato sanzionato per
discriminazione, perché è difficile da provare."
Romani Criss riporta anche istanze di segregazione in ospedale - che in
Romania è illegale - ma ammette che casi simili sono difficili da provare.
"Discriminazione e segregazione per lungo tempo non sono state tra le nostre
priorità. D'altra parte, stiamo pianificando come includere questi fenomeni nel
nostro lavoro di ricerca", dichiara Erwin Szekely.
Investigation published by Marian Chiriac, editor of DIVERS news bulletin
country, and Daniel Ganga, a freelance journalist of Roma origin.
This article is part of the Public Health Journalism and Roma Program, the
second edition, coordinated by Center for Independent Journalism Bucharest, and
supported by the Open Society Institute – New York.
Migliaia di Zingari in GB sono stati cacciati dagli operatori di Constant & Co,
una
compagnia che secondo il proprio
sito web è
specializzata nello sgombero dei Viaggianti.
Già centinaia di famiglie sono state brutalmente sgomberate dalle proprie
terre, un processo criticato dall'Alta Corte e che molto presto potrebbe costare
alla Gran Bretagna lo stesso tipo di condanna che ora è rivolta al trattamento
dei Rom in Italia.
Secondo Sir Brian Briscoe, presidente della Task Force sugli Zingari, il
Dipartimento per gli Affari Costituzionali ha accertato l'esigenza di regolare
gli agenti della sicurezza privata e la necessità di un'esercitazio di
consultazione, particolarmente per quanto riguarda la misura di procedura dei
reclami.
Sir Brian continua dicendo che nel portare avanti le sue proposte sul
regolare gli agenti della sicurezza, il Ministro della Giustizia dovrebbe
assicurare copertura alle azioni degli operatori privati che sgomberano gli
Zingari.
Alla luce di questa dichiarazione, chiediamo perché il Ministro, invece di
accettare il dossier di 26 pagine sulle azioni dei dipendenti di sicurezza
privata a voi sottomesso dalla Dale Farm Housing Association, l'ha soltanto
girato al Governo Comunità Locali per una risposta.
Questo dossier, fornendo prova sulla negligenza sulle regole sanitarie e di
sicurezza, richieste sulla valutazione del rischio prima degli sgomberi, e la
distruzione e falò senza problemi di proprietà (invece della loro rimozione come
specificato dagli ordini del tribunale), è pertinente alla richiesta di
controllo degli agenti di sicurezza. Come sperimentato dalla nostra gente, gli
sgomberi su larga scala, che coinvolgono polizia anti-rivolta e bulldozer che
terrorizzano e traumatizzano i bambini, equivalgono alla pulizia etnica.
L'argomento, vitale per il benessere della nostra gente, è stato discusso
nell'incontro del Consiglio Zingaro alla Greenwich University il 19 luglio e
sarà nuovamente in agenda il 9 agosto. Spero in una vostra risposta
soddisfacente entro quella data.
I Rom nuovamente minacciati - La giustizia si pronuncia oggi sull'avvenire
del campo di Médecin du monde a Saint-Denis
La fuga in avanti continua. Evacuate da un capannone di Bobigny il 23 maggio
dopo un incendio che ha ucciso un bambino di 10 anni, brevemente alloggiate e
quindi espulse da un asilo del comune, sloggiate in seguito d' un capannone
abbandonato di Gennevilliers, le famiglie rom, un centinaio di persone, dovranno
presto lasciare il campo stabilito un mese fa sul marciapiede di Saint-Ouen in
mancanza di un rialloggiamento.
Il tribunale delle grandi istanze deve pronunciarsi oggi sull'assegnazione a
Médecin du monde, che ha installato tende, della prefettura di Seine-Saint-Denis.
Quest'ultimo rimprovera "l'occupazione di un terreno di proprietà dello Stato".
L'accampamento attuale, installato al piede dell'A86 utilizza lo stesso
dispositivo dei campi profughi nel mondo, con l' aiuto alimentare del Soccorso
cattolico.
Il seguito impossibile " Chiediamo da tempo una tavola rotonda che riunisce lo
Stato, la Regione, le collettività e le associazioni perché non ci siano espulsioni senza soluzione di rialloggiamento duraturo, spiega il
dottor
Olivier Bernard, presidente di Médecin du monde. Ci sono soluzioni, come i
villaggi d' inserimento installati a Montreuil e ad Aubervilliers. Ma la sola
risposta, per il momento, è questa chiamata a giudizio".
Secondo l'esperto, "i gruppi non possono più lavorare: i Rom sono
incessantemente in movimento a causa delle espulsioni. Ciò impedisce il seguito
delle gravidanze, dei lattanti e l'istruzione dei bambini, che sono attualmente
in una scuola di Bobigny". Il campo di sette tende accoglie 120 Rom originari
dalla Romania, tra cui quattro donne incinte e quindici bambini con meno di 2
anni. "Viviamo a dieci o venti nelle tende," racconta Palos Constantine, un
padre di famiglia rom del campo.
"Quel che spero, è non essere più obbligati ad errare cercando un terreno. Il
problema, è che quando ci propongono un alloggio in albergo, non supera tre
notti". Segno, forse, di un'evoluzione sull'argomento: una riunione deve
svolgersi il 10 luglio tra il prefetto del dipartimento, gli eletti e diverse
associazioni.
IL CONTRATTO DELLO SGOMBERO DI DALE FARM ATTRAE GLI UFFICIALI
GIUDIZIARIBy Grattan Puxon
La più conosciuta impresa di "sicurezza" antizigana della GB, responsabile
del brutale sgombero di Twin Oaks nel 2004, dice di essere pronta alla più
grande operazione di rimozione mai avuta contro un villaggio comunitario in
Bretagna nei tempi moderni.
Constant & Co., che ha incamerato decine di milioni di euro sgomberando gli
Zingari dalla loro terra, con maniere forti e a mala pena legali, ora vuole il
contratto per demolire Dale Farm, che vicino a Crays Hill, Essex, ospita 500
Viaggianti.
Il lavoro, che vale tre milioni di euro, comprenderebbe la rimozione, e in
alcuni casi la distruzione, di chalet e case mobili, e lo sgombero fisico di 90
famiglie, inclusi bambini, anziani ed infermi, a lasciare il distretto,
impoveriti e senza un posto legale dove vivere.
"Questa è pulizia etnica," dice uno dei volontari che ha visitato Dale Farm.
"Ma il consiglio comunale sta tentando di mascherare questo fatto con molto
linguaggio politicamente corretto."
A causa dell'alto costo del lavoro, il comune di Basildon è stato costretto a
pubblicare un bando sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea. La data di
chiusura per le offerte è a metà agosto.
Nell'annuncio il consiglio comunale dichiara che l'offerta vincitrice deve
"dimostrare l'impegno a sostenere i principi di uguaglianza e della legislazione
sulla differenza e dimostrarsi sensibile e reattivo ai bisogni della gente."
D'altra parte, Basildon ha già indicato le sue preferenze nel re-ingaggio di
Constant, una ditta che il consiglio ha già impiegato per diversi piccoli
sgomberi. I critici dicono che sono stati condotti in maniera da ostentare i
regolamenti UE sulla salute e la sicurezza, avendo come risultato l'inutile
distruzione di enormi quantità di proprietà private.
Durante le azioni sono state perse preziose porcellane Crown Derby ed altri
oggetti.
Fotografie mostrano come ad Hovefields non sia stata messa in sicurezza
l'area di sgombero, con i bambini che stazionavano in prossimità quando le
macchine pesanti erano in azione.
Mentre il consiglio comunale ha giustificato l'uso del comma 178 dell'Atto di
Pianificazione Cittadino e Ambientale per restaurare la cintura verde, il
terreno a Hovefields è stato lasciato brullo e abbandonato. La vegetazione
superficiale è stata distrutta ed il terreno è stato circondato da alte banchine
di terra.
La maggior parte del terreno è ora inondato da acqua contaminata delle
fognature rotte dei servizi igienici, costituendo un pericolo alla salute di
bambini e adulti che continuano a vivere lì attorno aspettando nuove incursioni
di Constant.
CAROVANE IN FIAMME
Un film prodotto dalla Dale Farm
Housing Association mostra carovane in fiamme mentre gli ufficiali giudiziari
maltrattano bambini che stanno gridando. Constant è la compagnia che ha
mantenuto sinora questo compito, con un approccio brutale.
Riferendosi allo sgombero di Twin Oaks, Justice Collins ha detto al Tribunale
Supremo di aver visionato un video su Constant all'opera, dove lei considera la
condotta dei suoi dipendenti inaccettabile in quanto porta inevitabilmente a
condizioni di pericolo.
"Il consiglio deve riconsiderare l'uso di questa compagnia," ha dichiarato
Justice Collins. Ha anche notato che la polizia ha mancato di controllare gli
eccessi degli incaricati di Constant.
Collins ha aggiunto che in caso di seria malattia o di esigenze dei bambini,
lo sgombero sarebbe sproporzionato. Anche se il diritto di sgomberare è stato
sinora sostenuto, le condizioni relative sono state adottate in una complessa
decisione della Corte d'Appello all'inizio dell'anno.
Richiesto dall'Atto sulla Libertà d'Informazione di fornire copia dei
rapporti sui rischi connessi agli sgomberi di Hovefields e Dale Farm, Basildono
ha dovuto ammettere di non aver svolto alcuna ricerca in questo senso.
Jean Sheridan, madre di tre gemelli a Dale Farm, ha timore del trauma che gli
incaricati dello sgombero possono causare ai suoi figli. Spera che prima che
Constant entri in azione, lei possa portare il caso alla Corte Europea dei
Diritti Umani.
"Non abbiamo nessun altro posto dove andare ed i miei figli hanno bisogno di
trattamenti medici," dice Jean. "Sono nati prematuri e sono fortunati a vivere.
Come sopravviveranno al terrore che porterà Constant?"
Il Commissario britannico dell'Infanzia ha chiesto a Basildon cosa intende
fare per salvaguardare la sicurezza dei bambini durante la demolizione e quale
sistemazione alternativa venga offerta loro. Sinora non ha ricevuto nessuna
risposta soddisfacente.
Di Fabrizio (del 06/11/2007 @ 08:46:59 in casa, visitato 2580 volte)
By Grattan Puxon
Richard Sheridan, portavoce di
Dale Farm, questa settimana sarà a Bruxelles per ottenere supporto alla
campagna per fermare le ruspe di Basildon contro la più grande comunità
Viaggiante nel Regno Unito.
In compagnia di Joseph Jones, rappresentante dei Viaggianti, chiederà una
moratoria di tutti gli sgomberi finché non siano disponibili aree di sosta in
Gran Bretagna e nel resto d'Europa.
Ci si aspetta che il Parlamento Europeo adotti linee guida per l'inclusione
sociale dei circa 10 milioni di Rom e Viaggianti che vivono nei 27 stati
dell'Unione Europea.
"Siamo stati esclusi per secoli" ha detto Sheridan prima di partire. "Questa
è la nostra chance di indicare un modello per un futuro migliore."
Ma aggiunge che il primo obiettivo è di portare l'attenzione su ciò che
descrive come la politica di pulizia etnica del consiglio di Basildon. Il
consiglio ha votato la spesa di circa 5 milioni di euro per ripulire il
distretto da 150 cosiddette famiglie Viaggianti non autorizzate.
Il
mese scorso, il consiglio ha partecipato nel perseguitare 25 famiglie
Viaggianti che diverse volte tentarono di accamparsi nel territorio
distrettuale. Furono sgomberati grazie alla notoria Sezione 61 del Criminal
Justice Act, che effettivamente proibisce il modo di vita dei Viaggianti.
"La polizia ci ha sgomberato cinque volte in tre giorni," dice Patrick
Gammell. "Dove possiamo vivere? L'anno scorso siamo stati cacciati dalla nostra
terra e sinora siamo stati cacciati ovunque."
Dozzine di piazzole e terreni privati sono stati distrutti negli ultimi
cinque anni dalle autorità locali. Molti hanno impiegato i servizi di
Constant & Co, una compagnia nota per usare mano pesante.
Constant ha raso al suolo la comunità modello di Woodside nel Bedfordshire,
cacciato i Viaggianti e dato alle fiamme le loro proprietà, su incarico del
consiglio di Chelmsford. Il conto per questo lavoro è di oltre 25 milioni di
euro all'anno.
La conferenza di Bruxelles è l'apice di un programma di cinque anni per
incoraggiare la cooperazione tra gli stati membri nella lotta all'esclusione
sociale dei Rom, come previsto nel trattato di Amsterdam del 2002.
Segue una dichiarazione del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio
d'Europa ed il rapporto speciale ONU di ottobre che deplora gli sgomberi forzati
e la marginalizzazione di Rom e Viaggianti, compreso la Bretagna.
Appoggiano la dichiarazione, un gruppo di importanti OnG, incluso European
Roma Rights Centre e Greek Helsinki Watch, che portano l'attenzione sulla
minaccia di sgombero a Dale Farm. Viene scritto che Basildon ha nuovamente
rigettato l'appello per ottenere i permessi di sosta, e hanno già distrutto una
dozzina di case nella vicina Hovefields.
Nel frattempo, i Viaggianti di Dale Farm rifiutano di fornire ogni ulteriore
informazione personale sulle loro famiglie. Dicono che il consiglio di Basildon
ha già infranto la legge britannica sulla protezione dei dati, mettendo alcuni
dettagli sanitari e sociali personali in un sito web.
Attualmente, tre famiglie hanno citato il consiglio per danni. Se la loro
azione avesse successo, altre famiglie seguirebbero il loro esempio, la tal cosa
potrebbe costare ai contribuenti di Basildon un milione di euro.
I funzionari comunali sono in difficoltà per il boicottaggio delle
informazioni, dato che hanno bisogno di nuovi dati per la riunione consigliare
del mese prossimo, quando si dovrà rispondere al tribunale sul piano di sgombero
ed essere ascoltai l'11 febbraio.
I procuratori legali hanno consigliato ai Viaggianti di non cooperare con lo
staff consigliare. Puntualizzano che mentre l'ordine di applicazione contro le
86 case di Dale Farm sussiste tuttora, la raccolta dei dati sul welfare non
porterebbe loro benefici.
[...] Dice Kathleen McCarthy, portavoce della Dale Farm Housing Association.
"La richiesta di dati personali è un abuso della nostra privacy. Non è per il
nostro bene."
Dale Farm è stata sotto assedio per sette anni. 500 Viaggianti a cui era stato
garantito il permesso di sosta sul loro terreno, se lo son visti ritirare perché
le loro case si trovano nella cintura verde.
Ma questo secondo Kathleen McCarthy è la ricerca di un capro espiatorio
contro i Viaggianti che hanno comprato i terreni.
L'ex vice primo ministro John Prescot ha suggerito una soluzione attraverso
l'individuazione di un'area alternativo nella vicina Pitsea. Ma il consiglio di
Basildon ha rigettato un piano in questo senso, proposto dalle associazioni dei
Viaggianti.
"Abbiamo fatto un centinaio di richieste di sosta e siamo passati attraverso
cinque inchieste pubbliche," dice Richard Sheridan. "Dicono che siamo illegali,
ma boicottano ogni nostro tentativo di ottenere i permessi."
Di Fabrizio (del 21/01/2006 @ 03:35:58 in Europa, visitato 2377 volte)
Premessa: quella degli sgomberi in Gran Bretagna è una vertenza che dura da anni. QUI un riassunto degli ultimi sviluppi. Tra l'altro, ci sono diversi punti di contatto con la situazione in Italia (vedi)
Vi scrivo in parte per informarvi sulle novità e in parte per richiedere il vostro aiuto in vista della prossima riunione del Comitato per lo Sviluppo di Basildon, quando si discuterà dell'ormai imminente rasa al suolo del nostro villaggio.
La riunione si terrà il 24 gennaio alle 19.30. Lo stesso giorno alle 18.30 organizzeremo un picchetto con delle candele. Potete partecipare al nostro picchetto anche virtualmente comunicando la vostra adesione al leader dei Tory: Malcolm.buckley@members.basildon.gov.uk e buckleymr@btinternet.com inviandocene copia a dale.farm@ntlworld.com (per i media).
I nostri avvocati nel contempo stanno preparando il ricorso al tribunale previsto il 14 marzo ed assieme di ribaltare la decisione presa dal comitato comunale, che non ha niente a che vedere con la Cintura Verde ambientale, ma è soltanto razzista.
L'alternativa che ci è stata proposta del sito di Pitsea NON si trova nella Cintura Verde ed è stata un'area di sosta autorizzata negli anni '70 - ma il comune SI OPPONE anche a questa soluzione e non intende concedere i permessi di sosta.
Quasi sicuramente, il comitato di sgombero riaffermerà la decisione di impiegare la compagnia privata di sicurezza Constant & Co, che costerà alle casse comunali due milioni di sterline.
Ma ci sono almeno quattro nuovi fattori da considerare:
sarà usata violenza a donne e bambini,
le conseguenze psichiche per quanti assisteranno alle violenze,
gli effetti di generale impoverimento, specialmente per i più giovani, di chi sarà costretto a tornare per strada,
le difficoltà di chi ha problemi di salute o bisogno di cure mediche (se dovrà tornare per strada)
Inoltre:
Il vice primo ministro John Prescott, nel suo lavoro di mediazione, ha impegnato il governo per una moratoria dello sgombero di un'area di 10 yards, che diventerebbero 40 se sarà accolto l'appello in discussione il 27 febbraio, e la moratoria varrebbe due anni. Ha poi messo a disposizione un'area alternativa, a Pitsea appunto, che il comune di Basildon non vuole concedere. Infine attualmente Dale Farm da un lato è stata circondata da filo spinato e valli artificiali, dall'altro i residenti sono pronti a resistere in modo non-violento allo sgombero.
In un recente articolo di Jon Austin, Vanessa Redgrave rilanciava l'idea di una catena umana attorno al campo per prevenire lo sgombero. Per quanti di voi non potessero prendervi parte, mi permetto di fornire alcuni suggerimenti per una lettera da inviare al consiglio comunale:
[Cliccando su “consiglio comunale, dovrebbe aprirsi il
vostro lettore di posta, con il testo in inglese che riporto qui
sotto e che riassume quanto esposto nell'articolo. Se non vi aggrada,
cambiatelo pure. Potrete così inviare una lettera al consiglio
comunale e una al comitato degli occupanti di Dale Farm (se funziona
il link, ovviamente) NDR]
The Commission for Racial Equality, in
seeking a judicial review of Basildon's decision to deny planning
permission for Dale Farm and instead to drive the 600 residents from
their own land by force, has implied that it actions are racially
motivated.
Wickford Primary Care Trust have
expressed their fears that if bulldozers are sent in to destroy the
90 homes women and children will be injured. For this reason I
continue to oppose the use of force. But in the changed circumstances
now prevailing it make no sense to employ Constant & Co, the
bailiff company, which has a dubious reputation as self-styled Gypsy
eviction specialists.
In view of Deputy Prime Minister John
Prescott's proposal that an alternative site be provided at Pitsea,
will the committee please consider postponing enforced action against
Dale Farm until full consideration of the Pitsea site, including a
planning appeal, has been given.
Di Fabrizio (del 05/07/2005 @ 03:00:00 in casa, visitato 5277 volte)
La campagna lanciata per evitare lo sgombero di Dale
Farm continua, anche con sollecitazioni inviate al Consiglio Distrettuale.
Di seguito una selezione di alcune lettere che stanno arrivando:
DALE FARM: CHIEDE A Mr BUCKLEY
PERCHE' VUOLE
DISTRUGGERE LE NOSTRE CASE, VITE E SPERANZE
To: Mr Malcolm Buckley, leader of Basildon District Council
and all members of the council and officials
From: Grattan Puxon, secretary, Trans-European Roma Federation 01206 523528
*************************************
ULTERIORI DOMANDE possono essere sottoposte a:
Notifichiamo al consiglio da Lei presieduto che le seguenti persone intendono
porre le seguenti questioni durante l'incontro che si terrà al Basildon Centre,
alle 19.30 del 14 luglio.
Copia delle seguenti sarà inviata ai media nazionali e internazionale, come
pure alle organizzazioni: Amnesty International, UN Commission on Human Rights, COHRE, CRE, ERF, OPPM etc
2 Michael Sheridan, comitato: 07747417711 "Quale sistemazione
verrà data a quanti verranno privati della casa e che sono registrati come
senza-casa nel vostro comune?"
3 Nora Egan,comitato: 07775527141 "Quale possibilità
per i miei figli, e per tutti gli altri bambini, di poter continuare la scuola,
se ci sgomberate?"
4 Anita Sheridan, residente: 07778800623 "Se verremo
sgomberati, cosa accadrà a quei bambini, come mia sorella, che hanno bisogno di
cure mediche specialistiche?"
5 Kathleen Slattery, residente: 07931379640 "Ho denunciato in
passato il consiglio distrettuale di Hertsmere per violazione dello Human Rights Act,
e vorrei che foste a conoscenza che se sarò sgomberata intendo farlo anche col
vostro comune"
6 Margaret Egan, residente: "Il Vostro consiglio è a conoscenza
che mia madre, Ann Egan, ha già subito uno sgombero da Twin Oaks, vicino
Borehamwood, è seriamente malata e avrebbe il diritto di trascorrere in pace il
tempo che le resta da vivere?"
7 Bridget Quilligan, residente: "Il consiglio mi dica cosa
intende fare del mio prefabbricato se voterà lo sgombero. Dove potrò
sistemarlo e come farò ad riaverlo indietro?"
8 Nora Gore, residente: 07780512466 "Il consiglio mi dica se
ha esaminato la mia richiesta di residenza e quando sia la scadenza, o se invece
le diverse richieste verranno esaminate in blocco."
9 Jimmy Slattery, residente: 07796123201 "Ho partecipato
recentemente a una conferenza con ufficiali della polizia. Voglio sapere chi di
voi consiglieri sarà presente se deciderete di incaricare Constant & co.
dello sgombero."
10 Nora Gammell, residente: 07931379640 "Ai tempi di Twin
Oaks ero incinta di otto mesi e gli incaricati di Costant & co. mi
sbatterono a terra durante lo sgombero. Voglio sapere se potete garantire che
questi episodi non si ripetano e che i miei bambini non siano terrorizzati
un'altra volta dalle persone che avete assoldato"
11 Cathleen Qulligan, residente: 07771557345 "I miei
parenti hanno visto bruciare da Costant & co proprietà ed effetti
personali, inclusi i vestiti dei bambini. Sarete in grado di controllare il loro
comportamento e che queste cose non si ripetano a Dale Farm?"
12 Kathleen Buckley: 07796825614 "Il Vostro consiglio è
a conoscenza che la mia mobilhome è stata bruciata a Chelmsford da Costant
& co. e che per questo li ho denunciati? Se darete mandato a quella
compagnia, rischiate di venir sommersi da centinaia di denunce simili, per
l'ammontare di una cifra spropositata."
13 Lorraine Sheridan, residente: 07961941569 "Se il
comune di Basildon è tenuto al rispetto dei diritti umani e dello Human Rights Act,
perché avete votato lo sgombero?"
14 Ruth Barnett, sopravvissuta ebrea ai progrom in Germania negli anni
'30: 0207 431 0837 "I membri del consiglio sono a conoscenza che
questa azione è stata paragonata in Zimbabwe
alle pulizie etniche in atto in quel paese?"
15 Sue Conlon, Peace and Progress: 07791991756 "Mr Buckley, consiglieri -
se la vostra casa e tutto il vostro quartiere fosse per essere demolito,
stareste a guardare o protestereste contro un'azione così estrema e devastante?
E sei voi protestaste, rispettereste i residenti di Dale Farm per lo sforzo che
stanno compiendo e tornereste a votare per lo sgombero?"
16 Grattan Puxon, segretario Dale Farm Housing Association: "I
signori consiglieri sono stati avvertiti che con la demolizione di Dale Farm
distruggete il futuro di 200 bambini innocenti e che questa macchia peserà sul
nome di Basildon in tutto il Regno Unito ed in Europa?"
17 Joe Jones, Gypsy and Traveller Affairs: 07765174141 "Il
consiglio è a conoscenza che per lo sgombero di Dale Farm dovranno operare
veicoli e macchine pesanti in presenza di bambini piccoli, contravvenendo alla Health and Safety Regulations
- e nel caso che precauzioni intende adottare e far adottare da Constant &
co. e subcontractors?"
18 Bridie Jones, G&TA: 07765174141 "Sono preoccupata
soprattutto per i 150 studenti. I consiglieri mi dicano come intendono agire
perché continuino la frequenza scolastica durante e dopo lo sgombero, inoltre
a) come credano sia possibile evitare loro dei traumi b) nel caso probabile che
questo sgombero dovesse causare loro la non frequenza scolastica, se il
consiglio intende rivalersi sui loro genitori per non aver mandato i figli a
scuola. [...]"
19 Hazel Sillitoe, media: 0794641725 "Nel corso dello
sgombero di Twin Oaks, Costant & co. e la polizia tentarono di impedire la
presenza dei mezzi di informazione. Ne seguì una formale protesta tramite Sky
News.Mr Buckley può dirmi se alla luce di quanto accaduto i media avranno
libero accesso a Dale Farm, o nel caso quale pretesto giuridico sarà adottato
per impedirne la presenza."
20 Sylvia Dunn, G&TA:
"Mi rivolgo a Voi come componente di Human Rights Monitors, per sapere se
il consiglio può assicurare che la mia presenza a Dale Farm in caso di sgombero
non venga impedita da Costant & co. o dalla polizia"
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: