Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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La redazione
-

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/08/2008 @ 08:57:11, in media, visitato 1571 volte)

Da Czech_Roma



La fotografa turca freelance Gülbin Özdamar ha passato molto tempo fotografando il popolo Romani mentre viveva nel 2007 nella Repubblica Ceca e rivela quello che chiama "il razzismo e la discriminazione" che vi ha trovato.

Gülbin di Eskişehir, 28 anni, ha frequentato il seminario World Press Photo in Turchia nel 2002-2003, dice che ha iniziato un progetto per focalizzarsi sulla minoranza Romani "stigmatizzati come "zingari" dalla maggioranza dominante nella cittadina del nord est di Usti Nad Labem."

Dice Gülbin: "La via Matiční è vista come il quartiere "zingaro" ed il governo locale ha costruito un muro nel 1999 per separare i Romani dai Cechi. La ragione adotta fu di prevenire l'inquinamento ambientale causato dalla spazzatura lasciata dagli zingari. Ma la ragione principale furono il pregiudizio e l'immagine negativa che i nativi hanno degli zingari. Così il muro fu costruito per isolare la minoranza Romani di Matiční."

"C'è un'organizzazione sociale che organizza alcune attività per i bambini zingari, ma non è abbastanza. Alcuni non possono nemmeno andare alla scuola normale. La maggior parte di loro va alle scuole speciali isolati dai bambini Cechi."

Gülbin è una laureata del Dipartimento di Giornalismo all'Università Anadolu di Eskişehir ed ha una borsa di studio della Scuola Film e TV (FAMU) dell'Accademia di Arti dello Spettacolo di Praga.

Ha esposto nella capitale ceca come pure in Gran Bretagna ed in USA, ed ha curato un'esposizione intitolata Sommossa Intima supportata dalla FAMU.

"Ho usato una Contax G2 col telemetro di 28 mm. e lenti da 50 mm." dice Gülbin. "Preferisco prendere tutte le mie foto con la luce naturale."

Vedi la galleria (9 immagini)

 
Di Fabrizio (del 20/08/2008 @ 18:46:02, in media, visitato 7404 volte)

Chi segue i blog, sa che ce ne sono altri, oltre a quelli citati.
Ciao Maria Grazia

Rom e Sinti nomadi virtuali - di Alessia Grossi sull'Unità

"Dal falò alla Rete". Questo è il titolo di uno dei tantissimi post inseriti in uno dei siti delle comunità Rom Sinti e Kalè in Italia e nel mondo. A parlare della propria storia, della storia dei propri passi e del difficile cammino verso l'integrazione nei paesi d'approdo sono proprio loro. I nomadi, i gitani, gli zingari, comunità una volta viandanti oggi sempre più stabili e alla ricerca di uno spazio integrato. Sul web scrivono, si informano e si ritrovano virtualmente dopo secoli di cammino. I luoghi sono quelli di tutti i cybernauti: blog, siti dedicati e in questo caso completi di mappe virtuali.

Le più note finestre sulla comunità online del popolo nomade - oltre a quello della Federazione Rom e Sinti insieme - sono "Mahalla" che raccoglie le comunità Sinti, Rom e Kalè da tutto il mondo e "Sucar Drom" dove la foto sotto l'apertura - uno striscione con su scritto: "Non vi vogliamo vi odiamo" - augura a tutti buone vacanze. C'è poi il sito dell'Unione del Popolo Gitano, organizzazione riconosciuta dalle Nazioni Unite che raccoglie le notizie sui gitani in tutto il mondo.

Ma la comunità raccoglie siti di tutti i tipi. Portali della cultura Rom e Sinti come "Bjoco" o "Vurdòn" dove la cultura si incontra con la storia, quella più cruenta. Così ad aprire il sito è il "manifesto sulla purezza della razza" pubblicato settant'anni fa, quello da cui scaturirono le leggi razziali. Sotto al link del testo la petizione contro la schedatura voluta da Maroni e la ormai celebre fotografia della bimba rom che dà un dito per il ministro dell'Interno italiano.

Ma quella creata in Rete - cronaca a parte - è una nuova idea di comunità collegata non dai lunghi cammini e secolari spostamenti ma da una capillare mappatura di siti, link e post che si richiamano tra loro. E se li apri ti si apre una mappa di collegamenti. Dalla comunità Rom passi a quella Sinti, a blog singoli, tutti legati dalla nuova frontiera del nomadismo. Sul sito di Mahalla c'è una mappa virtuale, ad esempio, che ti permette di vedere gli appartenenti alla comunità in tutto il mondo. Dall'Australia alla Colombia, dal Canada alla Finlandia. Ad ogni omino virtuale corrisponde un nomade vero che così può facilmente tenersi in contatto senza troppi spostamenti.

È una nuova idea di comunità, insomma, non legata solo alle tradizioni e alla difesa gelosa delle appartenenze ma anche di un territorio di riscatto e di integrazione con un mondo che nutre diffidenza e timore nei loro confronti. Pagine che trasmettono storie, problemi, testimonianze di una cultura di migrazioni che dura da più di cinque secoli. Ma che sanno anche raccontare piccole, buone notizie come quelle dei tanti rom e sinti che sono riusciti a diventare importanti artisti, musicisti, sportivi ed esponenti della cultura nel nostro paese.

Peccato che per ora resti ancora aperto l'interrogativo dell'articolo con cui apre Mahalla, ripreso da The Guardian: "Perché gli italiani ci odiano?".

 
Di Fabrizio (del 21/08/2008 @ 10:50:31, in media, visitato 1828 volte)

TEATRO E DANZA

La complessa realta' degli zingari che vivono in Italia, in particolare in Puglia, è al centro del documentario "Japigia Gagi" che il regista Giovanni Princigalli ha presentato all’Istituto italiano di cultura di Buenos Aires.

Questo lavoro, ha indicato l’autore che era presente alla proiezione, ha partecipato al 19/o Incontro di arte e cultura del "Mercosur" a Eldorado (Argentina settentrionale).

"Jaipigia Gagi" è in sostanza un lavoro di "esplorazione" della comunità Rom di Jaipigia, a Bari, che ha permesso di approfondire una cultura di cui si parla molto, soprattutto per motivi legati alla sicurezza, ma di cui si conosce molto poco.

Il regista la racconta attraverso il punto di vista di quattro suoi membri, una ragazza di 17 anni rinchiusa in un istituto per minori che vuole tornare a casa dai genitori, un’adolescente che sogna di fare la modella, una bambina di undici anni che si rifiuta di andare a scuola perché vuole continuare a fare compagnia alla madre che chiede l’elemosina ai semafori e un uomo di 35 anni che aspetta che arrivi la figlia dalla Romania.

Princigalli, autore anche di Gli Errori Belli (2007) che tratta dei figli degli emigranti italiani in America che vogliono imparare la lingua dei genitori, ha vissuto in stretto contatto con gli abitanti di Jaipigia per oltre un anno. L'intento del documentario, ha precisato, è quello di "andare oltre la figura del rom che sta al semaforo, senza inseguire visioni romantiche e stereotipate".

Il film ha partecipato a oltre 40 concorsi internazionali, ricevendo numerosi premi.

20/8/2008

 
Di Fabrizio (del 22/08/2008 @ 00:09:21, in media, visitato 7209 volte)

Contemporaneamente all'articolo dell'Unità di due giorni fa, è uscito anche questo lancio ANSA.

20-AGO-08 18:43
NOMADI: IN VIAGGIO VERSO LA NUOVA FRONTIERA DELLA RETE /ANSA
TANTI I SITI 'FINESTRA' SUL MONDO DI ROM E SINTI (ANSA) - MILANO, 20 AGO - Nomadi del web, nomadi del nuovo millennio. Ormai in disuso la pratica della vita errante, i rom e sinti dell'era di internet viaggiano attraverso la rete con blog, siti internet e portali dedicati. Nel web le diverse comunità si incontrano, parlano, si scambiano informazioni e condividono problemi. Ma soprattutto si fanno conoscere dal mondo che gli ruota attorno, quello che loro stessi definiscono degli "stanziali". Gli italiani che, in modo sempre più intenso negli ultimi mesi, hanno imparato a conoscere i nomadi tramite le pagine di cronaca dei giornali e i tg per i furti di bambini, l'accattonaggio e il rilevamento delle impronte digitali ai minori. Ci pensa il portale Mahalla, specializzato in informazione dal 'mondo nomade', a rovesciare il luogo comune sul popolo romanò, con una sorta di piccolo notiziario sull'Italia e l'Europa. Racconta invece piccole storie quotidiane, legate alla sua provincia, il blog dell'Associazione sinti italiani di Vicenza. "Tutto bene quando siamo in giro per l'estate con le giostre ma quando, durante l'inverno, torniamo a casa e ci rimaniamo per molti mesi, la gente comincia ad avere la paura del 'diverso'", scrive Elvis Ferrari, presidente dell'Associazione sinti italiani. In un altro post, c'é, invece, la storia di Domenico e Rosanna, rom lui e sinta lei, con una figlia che da dieci anni si trova inchiodata al letto in stato di coma e sopravvive grazie alla solidarietà della loro grande famiglia, composta da dieci figli, che vivono grazie alla raccolta dei metalli. Dalle storie difficili ai successi di grandi, piccoli nomadi. Come quella di Michele Di Rocco, il pugile zingaro che ha addirittura difeso i colori dell'Italia alle olimpiadi di Atene. O di Alexian Santino Spinelli, musicista e poeta rom, artista di fama internazionale e, si legge sul suo curriculum sul sito dell'Associazione Thém Romanò, "l'unico rom al mondo con due lauree ed una cattedra universitaria". Partito da una roulotte in un campo di Pietrasanta, infatti, è arrivato, dopo una laurea in lingue e l'altra al Dams all'università di Bologna, a insegnare lingua e Cultura Romaní all'ateneo di Trieste. Tante, poi, le pagine web come 'Sucar Drom', 'O Vurdon' e 'Nevo Drom' dedicate all'approfondimento sulle tematiche di attualità e alle iniziative dei diversi comitati nati per valorizzare la cultura Romanò nella penisola. Facile capire perché, il tema più caldo su cui si spendono tante parole e commenti negli ultimi mesi, sia quello della schedatura delle impronte per i bimbi rom. (ANSA).

PS: per i più esigenti, QUI c'è una versione in portoghese : - )

 
OT?
Di Fabrizio (del 28/08/2008 @ 12:27:19, in media, visitato 2147 volte)

E' un argomento che apparentemente c'entra poco con quello che tratto di solito. Ma se avete 20' (ho notato che siamo preda di un'attenzione che vuol consumare in fretta) di tempo libero, ecco un video che vi consiglio, dove Annie Leonard, doppiata in italiano, racconta la storia delle cose e spiega perché siamo tutti diretti contro un muro.

(Il suggerimento arriva da Marlenek)

 
Di Fabrizio (del 29/08/2008 @ 09:06:17, in media, visitato 2479 volte)

Da Nordic_Roma

Il Malinteso by Keith Goetzman

Per altre informazioni sulla cultura Rom, inclusi link ad articoli, interviste, organizzazioni ed altre risorse, visitate utne.com/ Roma (in inglese NDR)

Raccontare l'intera storia del popolo Rom sarebbe un'impresa epica. La saga attraverserebbe secoli e continenti, con una narrazione spezzettata che parte da un gruppo di nomadi quando lasciò l'India e si dirama in una costellazione di distinte comunità attraverso l'Europa e oltre, ognuna formando le proprie tradizioni e stili di vita, tutti perseguitati da stereotipi, sospetti ed altre connotazioni dell'etichetta "Zingara" così spesso loro applicata. Coinvolgerebbe l persecuzione, la discriminazione, ed il genocidio, come pure la musica, le arti circensi ed i propri vestiti e manufatti.

Il fotografo danese Joakim Eskildsen conosceva poco di questo contesto in espansione quando nel 2000 decise di fotografare le comunità Rom per il libro The Roma Journeys (Steidl, 2008). Infatti, confessa di non conoscere "assolutamente niente" sui Rom eccetto gli "orribili, terribili, inumani" stereotipi assorbiti mentre cresceva in Danimarca. Quando cominciò a vivere tra i Rom ungheresi con la scrittrice Cia Rinne, così, si avvicinò alla "storia infinita" del popolo Rom.

"Diventammo così affascinati, così interessati" dal mondo Rom, dice, "ed anche sorpresi da tutta l'ignoranza" dei non-Rom. "Anche i nostri amici più istruiti avevano ogni tipo di strani stereotipi e idee strambe. Abbiamo ritenuto in qualche modo che era impossibile fare qualcosa di superficiale."

Lui e Rinne lavorarono al progetto per sette anni - "il tempo più breve possibile che avremmo mai immaginato" - vivendo nelle comunità Rom in sette nazioni con una notevole abilità di un giornalismo documentario di immersione. L'abilità linguistica di Rinne aiutò a forgiare collegamenti personali ed assicurare una sistemazione strategica come quella di quattro mesi sul sofà di una nonna in Ungheria. Il risultato è un volume vividamente colorato di una cultura selvaggiamente diversa che, vista globalmente, non aiuta ma cambia il punto di vista di un osservatore riguardo ai Rom.

Non è una realizzazione superficiale in un mondo dove i Rom sono ampliamente visti con ostilità. L'espansione ad est dell'Unione Europea ha portato dagli 8 ai 12 milioni di Rom nel recinto d'Europa, e la xenofobia corre veloce in molti dei paesi "vecchi" e "nuovi" del continente

Durante la campagna elettorale delle elezioni nazionali dell'aprile 2008, l'ex primo ministro Silvio Berlusconi promise tolleranza zero verso "Rom, immigrati clandestini, e criminali," e ridiventato primo ministro ha varato misure che prevedono raid polizieschi e regole facilitate di espulsione.

In Bulgaria e Romania, nuovi stati membri UE dove i Rom sono la più grande minoranza etnica, costituiscono anche la maggior parte dei disoccupati. I Rom sono anche oggetto di sgomberi forzati in Slovacchia, Grecia e Irlanda, tra gli altri posti.

Nel contempo, un movimento di difesa legale sta ottenendo attenzione, assieme ad organizzazioni come l'European Roma Rights Centre (www.errc.org) fondato da George Soros facendo pressione sulle singole nazioni, l'Unione Europea e le Nazioni Unite ad aiutare i Rom nell'integrarsi socialmente. Inoltre, le arti e la cultura Rom hanno ottenuto una buona fama alla Biennale di Venezia del 2007, dove il Padiglione Rom ha avuto oltre 20.000 visitatori.

Contro questo contesto turbolento The Roma Journeys evita la politica consumata, salvo una rapida prefazione dello scrittore tedesco Günter Grass. Il libro informa sul dibattito mostrando, non raccontando. Anche il testo di Rinne, che descrive persecuzioni e minacce, lo fa con un approccio che è più documentario che di parte. Eskildsen, dalla sua parte, esige l'autorizzazione artistica.

"Non ho selezionato le mie fotografie con un occhio a [costruire] una storia sui diritti umani," dice. "E' solamente una maniera fotografica, artistica, personale di vedere. Perché sento che c'è una sola cosa importante che possiamo fare - e poi qualcun altro potrà fare qualcosa con quel materiale."

Il libro ha già innescato "parecchia discussione," dice Eskildsen, e pure alcune domande su come possa rafforzare o invece sfidare gli stereotipi. Riconosce prontamente che lui e Rinnie si sono focalizzati su una sola sfaccettatura della popolazione Rom.

"Quello che mostriamo nel libro potrebbe essere descritto come i Rom visibili: quanti lo sono perché vogliono esserlo, o perché non può aiutare - nei paesi dove vivono potrebbero essere messi in pericolo," dice. "Ma c'è almeno una metà della popolazione Rom che vive in Europa ed in altri paesi che è invisibile, e questo lavoro non può agire per loro. E' un'altra storia."

Eskildsen e Rinne hanno scelto specificamente le loro sette destinazioni con un occhio alla rappresentazione dei vari tipi di Rom, che infatti raramente si autodefiniscono con quel termine e piuttosto si identificano con i sottogruppi come i manouches viaggianti francesi, i vari gruppi di professionisti (musicisti, commercianti di cavalli) della Romania, o la piccola ma distintiva comunità Rom finnica con i suoi propri vestiti, dialetto ed abitudini.

Eskildsen e Rinne sono andati anche in India, dove non ci sono Rom. "L'identità Rom è una cosa Europea," spiega. "Linguisticamente si pensa che [il Romanes, la lingua dei Rom] si sia originato in India, e per questo volevamo andarci, dove possibilmente potessero esserci i loro antenati. Di più, ci sono gruppi che tuttora vivono in situazioni simili."

Hanno girato nel loro itinerario in Ungheria, Grecia, e Russia, dove hanno passato un anno a produrre il libro meticolosamente progettato. Soltanto ora Eskildsen sta iniziando a comprendere la portata della sua realizzazione di The Roma Journeys - con due bambini piccoli a casa, sa che può essere un'occasione di una sola volta nella vita. Eppure, spera ardentemente di trovare un giorno il modo di documentare i Rom "invisibili", e nel contempo è ottimista su cosa  possa fare The Roma Journeys per la gente fiera e leggendaria che ritrae.

"Questo tipo di cose non farà una rivoluzione," dice, "ma potrebbe essere un modo di aprire gli occhi su questa cultura molto, molto importante che dovremmo apprezzare. Il mondo intero sta diventando sempre più simile ad una singola cultura, ed aggiunge sapore alla vita che ci siano gruppi differenti e popoli e cultura e linguaggi. Tutto ciò rende il nostro pianeta un posto più interessante dove vivere. Se sapremo girare questa forza negativa contro i Rom in un discorso sulle cose positive - c'è tanto di positivo e bello nella loro cultura - ne beneficeremo tutti.

 
Di Fabrizio (del 31/08/2008 @ 09:46:54, in media, visitato 2076 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

CASILINO 900, BRAZZODURO: TROUPE TV UNGHERESE BLOCCATA DA VIGILI

Roma, 30 ago - «Siamo stati fermati e identificati all'uscita dal campo con la minaccia di sequestro del materiale filmato. Forse vogliono evitare che le brutture di Roma circolino in Europa». È il professor Marco Brazzoduro, docente di statistica all'Università La Sapienza a raccontare il fatto avvenuto circa mezz'ora fa all'uscita del campo rom Casilino 900. «Ci siamo recati con una troupe ungherese della Duna tv al campo per un documentario sulla situazione dei rom in Italia - ha detto il docente - all'uscita i vigili ci hanno fermati adducendo il motivo che non avevamo l'autorizzazione a filmare. Ci hanno sequestrato l'equipaggiamento minacciando di fare altrettanto con il materiale filmato. A quel punto ho chiamato la prefettura e la situazione, dopo circa un'ora, si è sbloccata e ci hanno restituito tutto». Sulla vicenda, ha detto ancora Brazzoduro, si erano attivati l'ex-segretaria del Partito radicale, Rita Bernardini e l'ambasciata ungherese in Italia.

 
Di Fabrizio (del 03/09/2008 @ 08:47:34, in media, visitato 2194 volte)

Mi segnala Ivana:

MITO SettembreMusica e Milano Film Festival presentano una rassegna dedicata al cinema gitano: 8 appuntamenti con produzioni - tra le altre - da Bulgaria, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, che raccontano storie di un mondo in realtà poco conosciuto.

Il cinema gitano non esiste. O meglio, è un cinema nomade, che cambia nazionalità, produzione, personaggi. Esiste un'immagine cinematografica dei gitani, che è differente a seconda dell'occhio che la raffigura; esiste un'immagine solare e vitale, fracassona e rumorosa (Kusturica, su tutti), come esiste un'immagine dolente e malinconica (Tony Gatlif).

Una selezione dei migliori film che vengono dal mondo gitano e che parlano dei gitani. Film mal distribuiti o mai distribuiti, occasione di incontro e dibattito su un'identità cinematografica nomade e sfuggente.

Il programma completo:

 
Di Fabrizio (del 14/09/2008 @ 09:08:57, in media, visitato 1639 volte)

Da Romano_Liloro (il fatto a cui si riferisce è questo)

Cari amici,

Settimana scorsa, il 31 agosto 2008, mentre filmavamo il nostro documentario sulla situazione dei Rom in Italia, siamo stati fermati dalla polizia italiana mentre stavamo lasciando il campo di Casilino 900 a Roma. La pattuglia di polizia in servizio ci ha chiesto con aggressività i nostri documenti identificativi e ha confiscato tutto il nostro materiale: due telecamere ed il materiale sonoro, che comprendeva le testimonianze audiovisuali sulla situazione a Casilino 900.  La questione era, ed è tuttora, sospesa in aria: se questo è il modo in cui la polizia tratta una troupe televisiva, come tratteranno i Rom quando organizzano le loro regolari razzie notturne nei campi? A cosa possono assomigliare questi controlli di identità?

Durante le nostre riprese in Italia, abbiamo trovato una grande quantità di prove sulle violazioni dei diritti fondamentali dei Rom che lì vivono. Abbiamo realizzato un cortometraggio di 8' sulle comunità Rom che abbiamo incontrato in Italia e sulla situazione estremamente preoccupante dei diritti umani in questo paese. Il film è disponibile sul nostro sito: www.mundiromani.com

Da voi cerco suggerimenti su come:

  • usare il nostro cortometraggio nel nostro lavoro di avvocatura e sostegno legale?
  • ricorrere contro l'approvazione della Commissione Europea sulle impronte digitali in Italia?
  • modellare con successo la nostra dichiarazione comune ai mezzi per quanto riguarda questa materia?

Ho collegamenti con  Radio Télévision Francophone Belge (RTBF – TV pubblica belga), VBS IPTV LLC (TV commerciale tedesca) e direttamente con Duna Television ungherese. [...]

Aspetto le vostre idee su come procedere.

Devlesa,

Katalin Bársony
Mundi Romani
00-36-30-532-84-21
Editor in chief, director
Duna TV
Romedia Foundation
E-mail: katalin.barsony@mundiromani.com

 
Di Fabrizio (del 19/09/2008 @ 20:40:48, in media, visitato 1760 volte)

Ultimamente mi occupo poco di cronaca. Un po' per problemi di tempo, un po' perché chi naviga in Internet può trovare da sé le notizie e magari discernere. Preferisco dedicare il mio poco tempo a mettere in evidenza notizie sui Rom che altrimenti passerebbero inosservate. Per capire un popolo devi conoscerlo, ed i Rom sono il popolo più malvisto e meno conosciuto, tante nella sua tradizione che nei problemi del giorno per giorno.
Riprendo questo post del blog del circolo Pasolini di Pavia perché (stranamente?) la notizia è passata quasi inosservata. Tra le eccezioni, la solita Carta (anche se la notizia è confinata nelle ultime righe) e Terrelibere. Se avete altre segnalazioni, fatemele sapere. Comunque, ecco la notizia:

Sebastian che fu accusato di rapimento
Ringraziamo Paolo Fornelli per la segnalazione.

Mercoledì 17 settembre, il tribunale di Catania ha assolto il giovane Rom, Sebastian di 24 anni che il 15 maggio era stato accusato di avere tentato di rapire, assieme ad una donna Rom romena, Viorica di 20 anni - una bimba di tre anni nell'area di parcheggio di un ipermercato nella zona catanese.

L'infamante accusa era totalmente FALSA! Così ha sentenziato il Tribunale di Catania, in maniera netta, senza nessuna ombra di dubbio. Molti ricorderanno l'evento, rilanciato roboticamente, ad arte, per diversi giorni da tutti gli organi di informazione nazionali, televisivi e cartacei. Nel clima massificante e di obbedienza quasi tutti gli addetti ai lavori giornalistici tranne alcune eccezioni - non furono sfiorati da nessuna ombra del dubbio, che dovrebbe essere sempre figlio diretto del democratico e civile raziocinio umano.

Dagli ai nuovi nemici untori e distruttori della pacifica e civile convivenza degli italiani! Quelli che tranquillamente, in parecchi casi, si ammazzano e si stuprano in famiglia e tra gli affetti d'amore.

Le carte stampate locali dedicarono intere pagine, lunghi, stigmatizzanti e solenni furono i servizi televisivi, inseguendo la sciocca e velenosa velina.

Emerse, complessivamente, dalle Alpi a Capo Passero, una voce unica e totalizzante: dagli ai Rom. I partiti e le organizzazioni delle destre amplificarono in maniera possente e perversa l'attacco ai ROM, accusati ancora una volta di essere dediti al rapimento dei bambini.

Per Loro era tutto grasso che colava. Si scagliarono lancia in resta: in nero paludati, in gesso griffato o con l'ampolla. Da sfruttare al massimo, giusto per aizzare l'odio.

Il drammatico ed inesistente caso fu montato ad arte ad appena quattro giorni dalla vicenda di Ponticelli (Napoli), dove una ragazza Rom di 16 anni fu accusata di aver tentato di rapire una bimbetta di pochi mesi.

Caso ormai smontato, risultato privo di veridicità.

A seguito del razzismo, della caccia ai diversi, scientificamente propagati, furono bruciati tutti i campi Rom esistenti nell'area di Ponticelli.

Nell'evento catanese i due innocenti giovani, a seguito dell'accusa, finirono in carcere.

Le conseguenze per tutti i Rom stazionanti a Catania furono tragiche e pesanti.

A pochi giorni di distanza ai residenti nel principale campo (circa duecento), quello ubicati nel quartiere di Zia Lisa, fu comandato di andare immediatamente via, e ritornare in Romania. La qual cosa avvenne.

I Rom, terrorizzati, che avevano tanti bambini che frequentavano regolarmente le scuole elementari cittadine, „preferirono scegliere il consiglio, abbandonando velocemente il campo.

Successivamente le povere baracche furono reiteratamente date a fuoco e distrutte.

Come si fosse tornati alle orride persecuzioni nazifasciste contro gli ebrei.

Il tutto è tranquillamente avvenuto sotto il mantello della nostra italica democrazia, nell'anno di grazia 2008, mese di maggio, nell'era del terzo governo delle destre dopo Tangentopoli.

Meno male che Giustizia è stata fatta.

Civico e democratico onore ai giudici catanesi! anche se la donna rom è ancora detenuta, per approfondire se nell'evento in causa, inesistente, non siano ravvisabili altri reati minori.

La vicenda catanese (e quella napoletana) insegnano ancora che è molto facile che un popolo, sottoposto a continua pressione mediatica in chiave razzista, possa facilmente perdere la testa, e quindi, vilmente e brutalmente agire, ubbidir tacendo.

 

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