Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 01/07/2011 @ 09:51:31, in Italia, visitato 1947 volte)

siamo lieti di invitarti alla presentazione del "Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè"

che si terrà giovedì 7 luglio a Forma Moods in Piazza Lucrezio Tito Caro, 1 a Milano

dalle ore 18.30 in poi

In allegato l'invito da scaricare e presentare all'ingresso.

Il programma della serata:

inizio ore 18.30

  • Dallo stereotipo negativo alla conoscenza – interverranno Umberto Zandrini (Consorzio Sir e cooperativa Arca di Noè), Giorgio Bezzecchi (cooperativa Romano Drom), Maurizio Pagani (Opera Nomadi Milano).
  • Il viaggio: Silvano Piccardi e Paolo Ciarchi racconteranno la loro idea di viaggio.
  • Proiezione slide progetto con interventi dell'architetto Daniele Brandolino
  • La parola al pubblico - momento di dibattito e confronto -
  • Piccola performance musicale con le note del violino di George Moldoveanu

ore 20.00 inizio aperitivo e buffet con specialità Rom

E' gradita la conferma.

Ti aspettiamo!

 
Di Frances Oliver Catania (del 29/06/2011 @ 09:14:14, in Italia, visitato 2129 volte)

Articolo precedente QUI. L'autrice del post che segue mi ha chiesto di provare a mobilitare la stampa sul caso che presenta. La vedo dura: certi giornalisti non alzano il culo dalla sedia neanche quando gli sgomberi avvengono a due passi dalla loro sede, figuriamoci se hanno voglia di muoversi per un paesino perso nella campagna del nord-est milanese, quando anche nella zona gli appelli vanno a vuoto. RINGRAZIO QUINDI CHI MI AIUTERA' A FAR CIRCOLARE LA NOTIZIA.

Con la presente vi racconto del mio contatto con la famiglia Halilovic e dei loro rapporti col comune di Pessano con Bornago.

Alcuni anni fa ho conosciuto la signora Maria, fuori dal supermercato locale dove si siede a mendicare, e col tempo mi sono molto affezionata a lei. E' una donna straordinaria, una Romnì bosniaca che è sopravvissuta a persecuzioni e sgomberi per tutta la vita, e mi ha detto che lei e la sua famiglia sono nuovamente minacciati di sgombero, nel campo che in gran parte era già stato sgomberato a novembre 2010.. Mi ha detto che è solo una questione di tempo prima che completino il lavoro, e che la sua famiglia comprende un figlio cieco, Spaho, che sarebbe buttato anche lui per strada. Mi ha detto di soffrire di cuore, di avere un triplo by-pass e che non pensa di poter sopravvivere ad un ennesimo sgombero.

A quel punto ho capito che non potevo rimanere a guardare senza fare nulla, così ho deciso di battermi e fare tutto quanto in mio potere per aiutarla. Sono andata al campo per parlare con la famiglia, la prima di tante visite. Suo figlio Edin mi ha fatto una breve storia dal loro punto di vista sugli ultimi otto anni, da quando avevano comprato un piccolo appezzamento di terreno, sperando di potersi stabilire in modo permanente e di integrarsi, mandando anche i loro figli alle scuole locali. Ha insistito sul fatto che i loro caravan non erano fissati al suolo, pensando allora che questo avrebbe potuto essere il problema legale, che il comune usava come leva per liberarsi di loro. Come si è scoperto in seguito, la nuova legge proibisce anche lo stazionamento di roulotte su di un "terreno agricolo". Ovviamente volevano renderlo abitabile con elettricità, acqua e servizi igienici, ma le loro richieste sono state rifiutate e le strutture da loro installate sono state abbattute. In otto anni hanno avuto otto ordini di sfratto e speso ingenti somme di denaro per l'avvocato e gli appelli.

Di seguito sono andata a parlare col loro avvocato a Milano, che mi ha detto di aver provato di tutto ma che questa volta non c'era più niente da fare e che non poteva più aiutarli (questo si vede chiaramente nel film/documentario di Laura Halilovic, quando l'avvocato arriva carico di cartelle al campo, incapace di dar loro altri consigli). La data prevista per lo sgombero era il 16 maggio di quest'anno.

Poi ho avvicinato i servizi sociali ed il sindaco del comune (guidato da 20 anni dal centro sinistra!). Sono stata accolta con generale indifferenza ed in alcuni casi palese ostilità. Mi è stato detto che il comune aveva fatto molte cose per favorire ed aiutare i Rom ad integrarsi (con l'Opera Nomadi), ma che loro avevano abusato della loro buona volontà, e che da 3 famiglie erano diventate 33. Che il campo era diventato un centro di criminalità di ogni sorta e che era stato un giudice a predisporre l'ordine di confisca del terreno a cui sarebbe seguito lo sgombero. Che il campo era a rischio per la salute e pure un "abuso edilizio". Quando ho chiesto cosa intendevano fare per donne, disabili e bambini, la risposta è che erano "abusivi" e che erano non-residenti, quindi, niente da fare. (In nessun modo è stata mai offerta loro la possibilità di diventare residenti, perché secondo il comune non avevano un indirizzo  - d'altra parte hanno ottenuto l'indirizzo quando è arrivato l'ordine di sgombero!). Ha aggiunto che la gente di Pessano c/B aveva espresso numerose lamentele sul loro conto, e che le persone che avevano orti nei pressi del campo erano state derubate e minacciate.

A questo punto ho iniziato a scrivere lettere, devono essere state centinaia a tutte le associazioni dei diritti umani che ho potuto trovare (di cui posso fornire esempio) e dopo alcuni mesi ho trovato a Milano un avvocato straordinario che fa parte di un gruppo chiamato "Avvocati per Niente", che ha acconsentito ad aiutarci per proteggere minori, donne e disabili. Ha scritto una lettera al comune, indicando i loro obblighi giuridici nei confronti di donne e bambini e chiarendo che se da parte del comune ce ne fosse stata la volontà, era disposto a discutere la questione in qualsiasi momento. Il comune non ha mai risposto a quella lettera. Aveva anche suggerito di cercare di ottenere per la famiglia di Maria un "permesso di soggiorno" per ragioni umanitarie. Nel timore di uno sgombero brutale molte famiglie, inclusa quella di Edin, hanno lasciato il terreno per andare in posti alternativi, ma quelli che non avevano alternative, i più fragili e vulnerabili del gruppo, hanno spostato le roulotte dal terreno in questione e si sono accampati sulla strada al margine. Arrivato il 16 maggio non è avvenuto nessuno sgombero, quasi sicuramente per la concomitanza con le elezioni locali, ma nell'ultimo fine settimana i vigili urbani hanno visitato il campo tre volte, dicendo loro senza mezzi termini che a breve ci sarà un altro ordine di sgombero e devono prepararsi ad andare in tempi brevi.

Ho parlato col nuovo sindaco (Giordano Mazzurana - ex DC), che mi ha detto che questo sgombero è inevitabile, perché i Rom sono accampati per strada e questo è illegale. Sono andata a parlare col parroco che conosce bene Giordano e che è disposto ad incontrarsi con l'avv. Guariso e Giordano per vedere se possono sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione civile al problema. Questo si sta dimostrando difficile in quanto sono tutti molto impegnati in questo periodo (e vi è una certa mancanza di volontà a trovare il tempo!).

Non ho ancora perso la speranza. Rifiuto di credere che casi portati alla Corte dei Diritti Umani per antidiscriminazione hanno vinto, e non possiamo in qualche modo fermare questa folle crudeltà. Ascoltando le chiacchiere della gente, comprendo che i Rom sono l'ultimo bastione di razzismo, intolleranza e xenofobia. Ho sentito dire di loro che sono pieni di odio violento e di ignoranza abissale, che mi rendo conto che si devono fare leggi, rendere cosciente la stampa, svegliare l'opinione pubblica, sul fatto che queste persone, i loro bambini e nipoti che sono nati in Italia sono ancora senza documenti, e vivono in una sorta di purgatorio legale, senza alcuna apparente possibilità di diventare italiani, spostati da un posto all'altro senza alcun pensiero reale per un'alternativa durevole.

Lettera in originale inviata anche alla stampa.

Un caro saluto con i migliori auguri,

Frances Oliver Catania

 
Di Fabrizio (del 27/06/2011 @ 09:27:17, in Italia, visitato 1805 volte)

from testardo on Vimeo.

Documentario sulle condizioni dei Rom, Sinti e Caminanti a Torino.
A documentary about Rom's, Sinti's and Caminanti's life conditions in Turin (Piedmont, Italy)

autori: Sara Marconi e Francesco Mele
camera: Federico Tonozzi
montaggio:Roberto Carini
musica: Luca Morino aka morinomigrante
fotografie: Augusto Montaruli
voci: Lorenzo Fontana e Manuela Grippi
traduzione: Oana Patraucean

 
Di Sucar Drom (del 27/06/2011 @ 09:22:48, in Italia, visitato 1838 volte)

COMUNICATO STAMPA
IL NUOVO ASSESSORE ALLA SICUREZZA COME PRIMO ATTO DEL SUO MANDATO - SGOMBERA, SGOMBERA, SGOMBERA, SGOMBERA, SGOMBERA, SGOMBERA - UN APPELLO DELLA FEDERAZIONE ROM&SINTI INSIEME E DELLA CONSULTA ROM AL SINDACO DI MILANO

La Federazione Rom&Sinti e la Consulta Rom di Milano denunciano che il nuovo assessore alla sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli, come primo atto del suo mandato ha proceduto a far eseguire lo sgombero di 6 insediamenti abusivi di rom rumeni e sinti italiani. 174 persone, la metà minori, costrette a spostarsi da un punto all’altro della città in un assurdo e crudele carosello, una pratica che si pensava conclusa con l’uscita di scena di De Corato che aveva fatto dei suoi 540 sgomberi un trofeo personale. Una pratica che non aveva sortito allora e non sortisce ora nessun risultato se non costi sociali altissimi e un grande dispendio di denaro pubblico, utile soltanto a fomentare discriminazione e persecuzione.
Ci preoccupa che il nuovo assessore sappia fare solo quello che ha fatto il suo predecessore, sbandierando il “fermo rispetto delle regole” e dimenticando, nonostante la sua esperienza di volontario Caritas, non solo il principio di solidarietà ma le infinite raccomandazione delle autorità internazionali a tutela della minoranza rom e sinta, tra le quali, a proposito di regole, il divieto di eseguire sgomberi senza alternative sociali, in primo luogo senza tutela dei minori.
Ci sorprende la scelta del nuovo assessore che non si rende conto che sul tema dei rom l’unica vera emergenza è la condizione di fragilità di queste piccole comunità (sono circa 800 i rom irregolari nel territorio del Comune secondo il censimento del prefetto) che nella città occupata nei piani alti dalle drine calabresi e dalla corruzione amministrativa occupano spazi abbandonati, discariche, sottoponti per cercare una via d’uscita dalla loro miseria.
Ci domandiamo se questa è la politica della nuova giunta che è stata eletta anche grazie al voto dei rom italiani e rumeni che con la loro partecipazione hanno espresso la speranza che cessasse il clima di pregiudizio, di discriminazione e di caccia al rom per scopi elettorali.
Per tutto questo la Federazione Rom&Sinti insieme e la Consulta Rom di Milano rivolgono al nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, un appello pressante
· perché il problema delle comunità rom e sinte presenti sul territorio milanese venga affrontato nel rispetto dei diritti umani e del principio di uguaglianza che riguarda ciascun cittadino;
· perché si sospenda la politica degli sgomberi senza senso che tanti danni hanno provocato a comunità già fragili e inutili costi alla collettività;
· perché si avvii da subito un confronto con le comunità rom e sinte per elaborare un progetto che ridiscuta il piano Maroni e l’utilizzo dei relativi fondi, in modo da stabilire un clima di convivenza serena nella città delle mille comunità e delle mille risorse culturali e umane delle quali la comunità rom e sinta è parte integrante.

Federazione Rom e Sinti Insieme C.F. 97510400589
Segreteria: Via don Enrico Tazzoli, 14, 46100 Mantova
telefono 0376 360643, fax 0376 318839 e-mail: romsinti.insieme@libero.it
web: http://comitatoromsinti.blogspot.com

 
Di Sucar Drom (del 24/06/2011 @ 09:51:00, in Italia, visitato 2105 volte)

Modena2000

Proseguono gli eventi nell'ambito del progetto "Vite di Quartiere – Sguardi inconsueti sulla periferia di Modena". Sabato 25 Giugno presso Parco della Repubblica - via Salvo d'Acquisto – Artegenti e Amici di via Django presentano "Vento in scatole" di Roberta De Piccoli, Daniela Bazzani, Annabella Ferrin, Riccardo Giacobazzi – da un'interazione con la Comunità Sinti (microarea di via Django) di Modena.

In caso di mal tempo la manifestazione si svolgerà presso la Polisportiva G. Pini, via Pio la Torre, 61 – Modena

ore 18,30 – Conferenza dibattito: La documentazione artistica come strumento di conoscenza, consapevolezza e integrazione.

Un esempio: la comunità sinti come soggetto d'indagine nel contesto cittadino. Allarghiamo i confini e facciamo il punto sulle esperienze e i risultati raggiunti in realtà geografiche vicine (Modena, Bologna, Reggio Emilia, Mantova). Francesca Maletti, Assessore alle politiche sociali del Comune di Modena; Loris Bertacchini, Presidente della Circoscrizione 3 del Comune di Modena; Mario Rebeschini, Come ho attraversato la Spagna con i ragazzi sinti e rom di Bologna (testimonianza e letture); Stefano Cattini, M.E.Z. Sinti italiani e conversione all'evangelismo pentecostale: un rafforzamento dell'identità? Carlo Berini, Progettare è istituzionalizzare: Sucar Drom e l'Istituto di Cultura Sinta di Mantova; Roberta De Piccoli, Abito a Modena o Vivo a Modena? Le curiosità, le timidezze d'approccio e gli approfondimenti di quattro artisti non professionisti che hanno deciso di interagire con gli abitanti di una microarea sinti della città; Simonetta Malinverno, Conosciamoci meglio! Il desiderio di incontro è più forte della paura, Associazione "Amici di via Django"

ore 21,00 Proiezione: Laciodrom, reportage fotografico di Mario Rebeschini sui sinti e i rom di Bologna (15 min)

Vento in scatole, testimonianza video prodotta da Roberta De Piccoli, Annabella Ferrin, Daniela Bazzani, Riccardo Giacobazzi e dalla comunità Sinti di Modena (40 min)

Amèn, film di Stefano Cattini sulla conversione evangelica della comunità sinti di Reggio Emilia (20 min)

Mostra fotografica: Due occhi fanno uno sguardo.

Il campo di via Django visto attraverso gli occhi di Daniela Bazzani e di Lorenza Malinverno.

Il percorso fotografico intende svilupparsi lungo le linee di due obiettivi che convergono verso uno stesso orizzonte, quello della fotografa che osserva come ospite gli abitanti e la loro vita nella microarea e quello di una giovane ragazza sinti che lo vive quotidianamente dall'interno.

Il progetto "VITE DI QUARTIERE" è promosso dall'associazione no profit ARTEGENTI con il sostegno del Comune di Modena, della Circoscrizione n.3 e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.

Per informazioni visitare www.artegenti.it o telefonare al 348 0782972.

 
Di Fabrizio (del 23/06/2011 @ 09:53:51, in Italia, visitato 1463 volte)

Postato venerdì 17 giugno 2011

Alla fine il campo rom di Quaracchi è stato sgomberato. Anzi, chiuso definitivamente, come dice il comunicato ufficiale della Regione, che parla di persone "avviate al rientro" e di "percorsi di accoglienza". E anche i principali giornali locali riportano la notizia con uguale serenità di toni, come raccontassero la felice conclusione di una vicenda problematica.

Per quanto ci risulta, non è andata esattamente così. Oltre cento persone, tra cui anziani, malati, bambini anche piccolissimi sono stati lasciati a se stessi per quasi due anni, anzi, in questo tempo hanno subito sgomberi, controlli, multe, sequestro del denaro per "questua molesta", e persino un incendio. Proprio e soltanto quest'ultimo episodio ha riacceso su di loro non diremo dei riflettori, ma almeno una timida lucina: solo allora qualcuno si è accorto di queste persone che vivevano nel fango tra rovine piene di amianto.

Ed è proprio l'amianto che ha determinato questa "soluzione finale". Lì non ci potevano più stare, così, dopo 6 mesi, dal famoso "tavolo" costituito dalla Regione è uscito quello che per il Corriere fiorentino è addirittura un "percorso di reinserimento": tutti a casa in Romania.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato con Marzio Mori, responsabile della Caritas fiorentina, che ha gestito lo sgombero. Mori ci ha spiegato tutti i dettagli e le difficoltà della situazione: i comuni di Firenze e Sesto piuttosto sordi alle richieste della Regione, e una indiscutibile carenza di risorse e di posti nelle strutture di accoglienza, han fatto sì che, secondo Mori, il rientro assistito fosse l'unica opzione possibile. La Caritas ha così accettato di gestire la mediazione con le famiglie del campo, mettendo in campo allo scopo mediatori romeni ed esponenti della Caritas di Bucarest. Curiosamente, fino a 10 giorni fa la Caritas in quel campo non ci era mai andata, né conosceva le persone, né aveva idea di quante e quali fossero. Tuttavia, è stata incaricata di spiegare alle famiglie la proposta della Regione: una quota ora per rientrare in Romania, e qualcos'altro a rate, per esser certi che non tornino subito indietro.

In effetti, mille o duemila euro a testa non sono così risolutivi per chi ha lasciato il proprio paese per mancanza di lavoro, casa, futuro. La Romania, ci ha spiegato Mori, è in una situazione pesante, che nei villaggi rom diventa pesantissima: baracche autocostruite, povertà, arretratezza. Il costo della vita è vicino a quello italiano, ma gli stipendi sono un quarto. Inoltre, fino a non molto tempo fa il governo romeno era decisamente ostile ai rom, c'è stato un lieve miglioramento soltanto dopo l'ingresso in Europa.

Quali prospettive si aprono dunque per queste persone, "grazie" alla Regione e alla Caritas? Ce lo chiediamo con una certa angoscia, e con molta amarezza. L'amarezza di chi pensa che potevamo fare di più, che ci voleva più impegno, inventiva politica e coerenza per appuntarsi sul petto le medaglie dell'accoglienza, dei diritti umani, della solidarietà.

Ma tant'è: rispedire a casa, con le buone o con le cattive, è la ricetta del momento, una ricetta pratica e veloce. L'accoglienza, però, è davvero un'altra cosa.

 
Di Fabrizio (del 21/06/2011 @ 09:51:03, in Italia, visitato 1483 volte)


L'assessore Granelli: "Svuoteremo pure gli spazi autorizzati, ma fino ad allora controlli costanti". Aumento delle pattuglie nella zona di San Lorenzo, in vista di un tavolo tra i gestori e i residenti di FRANCO VANNI

L'input dato ai vigili dal nuovo assessore alla sicurezza è chiaro: contrastare sul nascere gli insediamenti rom abusivi. Sono già due gli «interventi preventivi» che la polizia locale ha compiuto per allontanare nomadi che stanziavano al di fuori dei campi autorizzati: in via Rubattino, dove erano comparse capanne in lamiera, e in via Chiesa Rossa, dove alcune baracche si trovavano fuori dall'accampamento regolare. «L'obiettivo è superare i campi, assicurandosi che chi li occupa abbia sistemazioni dignitose e senza disagi per la cittadinanza — dice Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale — ma è anzitutto essenziale rafforzare i controlli per evitare che nascano campi abusivi. Il monitoraggio e la prevenzione, affidata ai vigili, consentirà di evitare di dovere poi procedere a sgomberi inutili».

La nuova indicazione è già stata data ai vigili. Granelli, dopo i primi interventi, si dice soddisfatto di «un'azione che andrà di pari passo con le politiche sociali, di modo che la vita nei campi, fino a quando esisteranno, sia regolamentata». La richiesta di segnalare la comparsa di baracche, o lo stazionare di camper, sarà fatta anche ai consiglieri di zona. E Granelli prevede di impiegare sempre più i vigili nel controllo nei campi regolari. Riccardo De Corato, consigliere di opposizione del Pdl ed ex assessore alla Sicurezza, lo aveva pungolato: «A Rubattino sta nascendo una baraccopoli, mi domando cosa voglia fare il nuovo assessore». Ora rilancia: «Fare vigilanza significa poco. O si sgombera, o non serve mandare a spasso i vigili a fare turismo».

De Corato, nei cinque anni da assessore, ha ordinato centinaia di sgomberi di campi rom, attirando le critiche del centrosinistra e delle associazioni del volontariato cattolico che gestiscono i campi. La previsione secondo cui la giunta Pisapia avrebbe «trasformato Milano in zingaropoli» è stata uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del centrodestra. «La sicurezza è una priorità, ma evitando azioni propagandistiche e dannose», dice Granelli, che ha anche deciso l'aumento delle pattuglie la sera alle Colonne di San Lorenzo, dove la movida provoca le proteste di residenti.


Nota da Mahalla:

Ho chiesto informazioni a Davide Castronovo, coordinatore del presidio sociale presso il campo sosta di via Chiesa Rossa, che mi ha scritto:

Ciao Fabrizio,
si tratta, nel caso di Chiesa Rossa, di due "nuovi" nuclei famigliari composti da figli di residenti regolari assegnatari di piazzola al campo. Questi nuovi nuclei, essendosi separati da quello dei genitori, non hanno un posto dove risiedere. La questione potrebbe momentaneamente essere risolta con la richiesta di ospitalità temporanea al Comitato di Gestione o con l'assegnazione da parte di quest'ultimo di piazzole libere (cosa difficile visto il numero limitato di posti vuoti all'interno del campo). 
Infine, lo sgombero riguarda anche aree esterne al campo occupate da recinti per animali.

... aggiungendo che preferisce tenere per sé i giudizi sulla nuova giunta.

 
Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:21:37, in Italia, visitato 1357 volte)

Da Sintiitaliani.blogspot.com

Il Giornale di Vicenza CAMPI NOMADI. Rifondazione comunista e Davide Casadio dell'associazione Sinti rispondono a Pecori e Sandoli 11/10/2009

«Leggiamo sui quotidiani l'assurda polemica sulle micro aree per Sinti e Rom. Vogliamo far presente che i "campi storici" - si legge in una nota firmata da Irene Rui, responsabile del dipartimento per le politiche migratorie ed etniche di Rifondazione comunista e da Davide Casadio, presidente dell'associazione "Sinti italiani in viaggio per il diritto e la cultura" - vivono una situazione insostenibile sia sotto il profilo della sicurezza, che igienico sanitario, essendo i sottoservizi vecchi. Le microaree rappresentano una soluzione per dare finalmente a queste famiglie una vita dignitosa e serena».

Inoltre, continuano i due rappresentanti, «facciamo presente a Massimo Pecori capogruppo Udc che non parliamo di extraterrestri, ma di cittadini vicentini. Altresì rispondiamo ad Alessio Sandoli, segretario cittadino della Lega Nord che questi cittadini, pur con difficoltà pagano tasse, servizi e vivono del loro lavoro: un'occupazione onesta e non illegale come qualcuno può pensare. Le microaree e gli eventuali alloggi non sono un regalo a cittadini facinorosi, ma un atto dovuto a famiglie che sono disposte a contribuire economicamente. Infine - concludono - vogliamo rispondere a Valerio Sorrentino attuale consigliere del Pdl, che il degrado è frutto di dieci anni della loro amministrazione che non ha voluto affrontare i problemi dei cittadini Sinti e Rom, ed ha preferito lasciare i campi al degrado e non ha dato la possibilità ai Rom, proprietari del campo di via Nicolosi, di adeguarlo con i sottoservizi e con le opere indispensabili. Con la costruzione delle microaree, non ci saranno né degrado, né microcriminalità».

 
Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:03:18, in Italia, visitato 2685 volte)

PREMESSA

Recentemente è tornata nelle cronache la questione campi nomadi, come una delle concause della situazione di forte arretratezza sociale in cui si trovano ancora oggi le comunità rom e sinte in Italia.

Come nel passato, quando questi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti, nei ragionamenti attuali c'è un vizio di forma. Non siamo stati consultati allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere di discutere assieme a noi le soluzioni per superare i campi o quantomeno renderli vivibili per chi non ha avuto nessun'altra alternativa.

Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, la nostra comunità che vive nella zona 2 di Milano da quasi 50 anni (prima in insediamenti di fortuna e gli ultimi 22 anni in un campo sosta comunale), pone alcune questioni:

  1. la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini di seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che li riguardavano. Per questo la nostra comunità ha avviato da tempo un dialogo con le associazioni e le forze politiche di zona, come primo passo per uscire dai rispettivi ghetti mentali che ci dividevano dalla popolazione maggioritaria;
  2. i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi ci viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono sempre sentite in diritto di rappresentare le nostre istanze a loro uso e beneficio;
  3. infine, se sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il problema. Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo sapendo di alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a se stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.

Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in atto strategie efficaci è indispensabile una nostra partecipazione, in quanto cittadini titolari di diritti e doveri, a tutte le istanze che ci riguardano, da quelle centrali a quelle del decentramento.

Una buona base di partenza può essere il documento presentato a maggio 2010 dal Tavolo Rom milanese, soprattutto su alcune questioni:

  1. riconosce che le comunità rom e sinte nel nostro territorio sono diversificate per storia, comportamenti, insediamento, e quindi la soluzione non può essere unica;
  2. propone quindi soluzioni abitative diversificate;
  3. individua una serie di soggetti da coinvolgere nelle politiche future;
  4. individua il legame tra soluzione alloggiativa e autonomia nel lavoro.

Occorre infine, secondo noi, programmare una serie di incontri periodici per verificare progressi e criticità.

IL NOSTRO CAMPO

Attualmente conta circa 130 residenti, tutti cittadini italiani, di cui la metà minorenni. Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande incertezza per la nostra comunità, dovuta al progetto di sostituire quella che a tutti gli effetti è la nostra casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto mai attuato, anche perché assurdo (nella nostra zona o altrove), ma mai sconfessato. A parte questo, non siamo mai riusciti a capire perché noi cittadini italiani in zona da sempre avremmo dovuto andare via, per lasciare il posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe dovuto trovare casa e lavoro.

Attendiamo una dichiarazione pubblica che indichi espressamente che il campo di transito non si farà, anche perché sarebbe osteggiato principalmente dai cittadini che vivono attorno a noi.

Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e viviamo nel costante timore di ritrovarci per strada da un giorno all'altro.

Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di essere accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti abusivi (che hanno comunque residenza altrove), la nostra presenza nel campo si ridurrebbe a circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e rendendo possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio villaggio alle porte di Milano.

Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi non ancorati al terreno.

Detto questo, il nostro campo che sino a 10 anni fa era indicato come un modello, ultimamente ha sofferto di mancanza di manutenzione. Sono necessari alcuni interventi:

  1. ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
  2. risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si allaga;
  3. collegamento delle bocchette antincendio;
  4. ripristinare la cabina elettrica, divelta il marzo scorso dalla pubblica sicurezza. Come succede già in altri campi, richiediamo tariffe familiari a forfait;
  5. infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e calibrarle per gli occupanti che rimarranno.

Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con poca spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno assegnati con chiarezza e a ditte responsabili.

Riguardo alla questione lavoro, già dal 1990 abbiamo fondato una nostra cooperativa, LACI BUTI (Buon lavoro in lingua rom), che si occupa di:

  • Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
  • Potatura piante alto fusto
  • Pulizia di aree urbane
  • Sgombero cantine e magazzini
  • Creazione recinzioni

con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.

Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il Comune ci ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno abbiamo lavorato solo due giorni. Eppure il lavoro è tutto intorno a noi: il nostro campo è situato nei pressi del parco Lambro,  e via Idro è praticamente un corridoio verde (che le forze politiche e le associazioni di zona vorrebbero rivalutare) che collega il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al parco della Media Valle del Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è stata la volontà politica di mantenerci in vita.

Inoltre in passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se attualmente ne sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza da riprendere, soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.

Per terminare, il centro polifunzionale all'interno del campo, attualmente non utilizzato, potrebbe essere adoperato anche per opportunità di lavoro femminile, con laboratori di sartoria e cucito, visto che già a Milano ce ne sono di simili. Intendiamo far diventare lo stesso centro uno spazio aperto a tutta la popolazione per iniziative culturali e sociali.

La comunità rom di via Idro 62, riunita in assemblea il 15 giugno

 
Di Fabrizio (del 12/06/2011 @ 09:10:28, in Italia, visitato 1597 volte)

Le vicende di cronaca degli ultimi giorni (vedi QUI ndr) hanno riportato alla ribalta la "questione rom", come se la stessa dovesse diventare una priorità assoluta per la nuova Giunta milanese.

In realtà, il fatto accaduto due giorni fa (il grave incidente in cui ha perso la vita un automobilista milanese), non ha alcuna relazione diretta con la situazione sociale in cui versano le comunità rom e il tema dei campi nomadi, su cui si attorciglia in modo forsennato ogni tentativo di ragionamento.

Eppure, ancora una volta, non solo è stato il pretesto per dare il via all'ennesima campagna volgare e denigratoria contro la generalità degli zingari di Milano, dimenticandosi del dolore dei parenti della vittima dell'incidente stradale e di quelli dei giovani coinvolti, ma ha messo a nudo la povertà delle strategie politiche e culturali degli ultimi anni.

Cosa ci aspettiamo ma, soprattutto, sapremo fare di meglio per il futuro?

Avrà il coraggio e il buon senso, il nuovo Assessore, di ripartire da un riesame di quanto accaduto durante la Giunta Moratti e di chiedersi a cosa sono servite la costruzione delle attuali politiche pubbliche comunali ricercando una via diversa?

Di sicuro ripartiamo da un esito fallimentare su molti fronti: la politica degli sgomberi senza una prospettiva di miglioramento, il peggioramento delle condizioni sociali aggravate dall'imposizione di un patto di legalità e socialità inefficace quanto discriminatorio, la stesura di un regolamento per i campi comunali che andrebbe rapidamente archiviato e sostituito, la richiesta di un utilizzo proprio, e non improprio come è avvenuto finora in gran parte, dei finanziamenti previsti dal Piano Maroni per sostenere l'accesso alla casa e il sostegno al lavoro.

OPERA NOMADI sezione di Milano - il Vicepresidente Maurizio Pagani

 

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