Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/07/2005 @ 14:45:51, in Italia, visitato 2670 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale:

Testata "Alto Adige" di sabato 2 luglio 2005

Rom, un circolo per l'integrazione

/Oggi si inaugura Cuore zingaro: «Un luogo di musica e tradizione aperto a tutti»/


BOLZANO - Romano ilo -, cuore zingaro. Questo è il nome del primo circolo culturale multientico messo in piedi dalla comunità rom di Bolzano, che aprirà i battenti oggi con una festa di inaugurazione. La comunità rom altoatesina a Bolzano - conferma la responsabile Caritas del settore rom Silvia Golino— conta una presenza di circa 200 persone. di cui 120 nel campo nomadi di Castel Firmiano e le restanti nelle case popolari messe a disposizione dalla provincia. In tutto l'Alto Adige, nei diversi paesi, si contano invece altre 200 persone di etnia rom, che perlopiù vivono in appartamenti.

Un'iniziativa, quella del circolo culturale, resa possibile grazie al contributo della fondazione Cassa di Risparmio e della cooperativa Elios che si occupa di inserimento lavorativo di soggetti disadattati. Manifesto del circolo, che troverà la sua collocazione nella sede di "Romano ilo", un documento importante per i rom:

  • la circolare del 1973 del ministero dell'interno che invitava gli enti locali a favorire l'inserimento del e comunità nomade sul territorio nazionale. «Ci sono stati momenti in cui è stato davvero difficile essere rom, momenti in cui non avevo dignità e non ricevevo rispetto dalla gente". Sono le parole del presidente del circolo Mergian Hustric, padre di tre bambini, arrivato dai Balcani prima della guerra di Bosnia. Sfrattato più volte dai campi nomadi, Mergian ha voluto fondare questo circolo per dare un segnale importante di integrazione, e per offrire la possibilità anche alle altre culture locali di conoscere le tradizioni dei rom. "Per non fare vivere ai miei figli — sottolinea Mergian — l'incubo che ho vissuto io: quello di essere cacciato durante il sonno da una campo nomade".

L'arrivo della comunità rom risale agli anni '90, dopo la guerra scoppiata nei Balcani. A Bolzano si sono dislocati prima abusivamente all'ex Vives, in un insediamento non autorizzato, poi, dal 1996 hanno ottenuto il campo di Castel Firmiano. "La maggior parte di loro — sottolinea la responsabile della Caritas — lavora ed è in regola con il permesso di soggiorno,e poi c'è da dire che tutti i bambini rom frequentano la scuola, persino quella materna. (….)"

Il circolo, che ha sede in via Macello 18 sarà aperto tutti i giorni da sabato prossimo. Al suo interno si avrà la possibilità di consultare libri, dilettarsi in giochi da tavolo e intrattenimenti vari. Ma la promessa degli organizzatori è di dare il via a serate musicali e di degustazione gastronomica. All'interno del circolo sarà possibile visitare anche una mostra intitolata "Amaro trajo". che in lingua rom significa la nostra vita: un viaggio attraverso le avventure della comunità rom attraverso l'Europa raccontate da un giornalista rom.

Stefania Angelini

 
Di Fabrizio (del 02/07/2005 @ 19:07:57, in Italia, visitato 2028 volte)

Ricevo e porto a conoscenza:

Cari/e tutti/e

giovedì scorso si è tenuta la riunione dei firmatari dell'Appello alla città per preparare l'incontro con il Prefetto, dentro il Cpt di Via Corelli, che avrà luogo martedì 5 luglio, alle ore 16.30.

E' stato ribadito che l'obiettivo non è quello di contribuire ad un migliore funzionamento del centro di detenzione, bensì di garantire un lavoro di monitoraggio che si inserisca nella campagna più generale per la chiusura dei Cpt. In questo senso l'attività che intendiamo definire al tavolo con il Prefetto ha due caratteristiche fondamentali: di ispezione e di capacità di assistenza indipendente sul piano sanitario e legale.

Concretamente, la delegazione che incontrerà il Prefetto lavorerà per ottenere:

  • visite periodiche dentro il centro, la cui cadenza deve essere portato a conoscenza dei detenuti. Avranno un carattere sia ispettivo, che di "sportello" per i detenuti
  • possibilità di visite anche al di fuori della cadenza concordata
  • riconoscimento del diritto per parlamentari e consiglieri regionali di potersi far accompagnare da collaboratori nelle loro visite
  • possibilità di accesso dei detenuti a medici esterni, indipendenti dalla Croce Rossa, qualora lo chiedano.

Inoltre, è stato definito di dotarci di una denominazione, necessaria per offrire alla Prefettura un interlocutore riconoscibile: Consulta Cittadina Corelli

La delegazione che incontrerà il Prefetto sarà composta in base ad un criterio di pluralità e competenza, poiché si tratta essenzialmente di un tavolo di "trattativa". In questo senso è stata ribadita anche la necessità di continuità con l'ultimo incontro. La riunione ha pertanto definito la seguente composizione di massima: un rappresentante (qualificato) per Naga, Arci, SinCobas, Fiom, CS Leoncavallo, Rifondazione, Verdi, Partito Umanista.

Dopo l'incontro sarà convocata una nuova riunione, in orario più accessibile, al fine di definire operativamente il nostro funzionamento, in base a quanto emerso dal tavolo di confronto di martedì.

Infine, è stata condivisa la proposta che i firmatari dell'Appello alla città facciano pervenire la loro adesione al Forum contro i Cpt, convocato per l'11 luglio a Bari, da Nichi Vendola e altri presidenti di Regione, che vedrà inoltre iniziative di movimento nel giorno precedente, sempre a Bari, sullo stesso argomento.

un abbraccio

Luciano Muhlbauer

 
Di Fabrizio (del 28/06/2005 @ 09:50:32, in Italia, visitato 4229 volte)

Premessa: Cronache allarmate sulla situazione del campo di via Barzaghi-Triboniano a Milano. Sui giornali l'argomento regge da oltre una settimana. Per uno strano paradosso, la cosa non riguarda chi, come me, frequenta da anni quel campo o quei cittadini esasperati che da anni vivono lì attorno.
Ho notato che gli stessi articoli si ripetono uguali da tre anni ad ogni inizio estate e ogni fine autunno. In pratica, è un'emergenza stagionale, che si è incancrenita nella città.
Nel rincorrersi delle notizie (sempre le stesse, purtroppo) è molto facile dare la colpa ai Rom, perché sono un'entità collettiva e senza qualcuno che li rappresenti. Ma il paradosso è che loro non gestiscono niente di quel campo, lo subiscono proprio come gli altri cittadini.
Ma, di cosa discutono quanti dovrebbero avere il mandato per farlo?
Esiste un partito, la Lega, che è al governo della città da 15 anni, ha fatto della contrapposizione ai nomadi un suo tratto distintivo eppure, non mi sembra che niente sia cambiato in tutti questi anni. Anzi!
Però, se dovessi parlare bene della Lega, direi che almeno sono coerenti. Leggevo su Corriere-Milano di giovedì 23 giugno (edizione cartacea) un'intervista a un ex responsabile del PCI e un ex responsabile DC cittadini (ora rispettivamente nei DS e in FORZA ITALIA) che "giocavano" a scambiarsi i ruoli tra forcaioli e buonisti. Sentivo il giorno dopo dichiarazioni a Radio Popolare del sindaco cittadino e del presidente della provincia: tutti e due ripetevano convinti che "certe etnie [leggi Rumeni ndr] hanno una loro specifica tendenza al crimine" e la contrapposizione tra i due era solo se i campi sosta vanno costruiti in città o in provincia.
Di fronte a certi esempi, mi viene il sospetto che la ragione di queste beghe politiche, non sia il benessere dei cittadini, o dei nomadi o degli immigrati, ma quanti voti pesino le loro dichiarazioni. Che sono spesso intercambiabili.
I problemi invece restano uguali. Per par condicio recupero dal diario di zio Kalderosh (23 Novembre 2004)


 

 

Una domanda anche per i meno esperti: esistono punti di contatto tra l'intelligenza di un leghista e quella di uno zingaro?
Nessun intento buonista nelle storie (vere) che leggerete, ma il solito invito a non aver paura delle differenze.

In consiglio di zona si doveva votare sul'istituzione del nostro campo sosta. L'ostacolo + grosso (anche nel senso di tonnellaggio) era un leghista duro e puro, che allora faceva ancora il taxista al Bossi.
Lo invitammo al bar poco prima che iniziasse la riunione, parlammo di tante cose, ogni argomento condito con un bicchiere di rosso.
In seduta noi stemmo buoni, rispetto alle urla dei consiglieri. Quando si votò, il nostro leghista si asciugò la bava, disse che eravamo bravi ragazzi e che ci meritevamo il campo. Dopo il voto, crollò sul banco, da cui risorse a fine dibattito con un rutto fragoroso.


Miguel, gran narratore e spesso giustamente polemico (vedi Kelebek), quando gliel'ho raccontata ha voluto dimostrarmi che aveva anche lui storie simili:
...A Imola riuscii a ottenere una decina di biglietti dal comune per uno spettacolo della Kocani Orkestar. Uno per me, otto per alcuni amici Rom profughi dal Kosovo, rimaneva un biglietto libero... e invitai il capo locale della Lega, che di mestiere fa la donna delle pulizie. Senza dirle chi erano gli altri invitati.
Finì in un gran ballo tra la Angela e un simpatico Rom affetto dalla sindrome di Down.
E Angela poi a telefonarmi per darmi dritte su come trovare lavoro per i Rom...


Quando dico che la nostra arma per sconfiggere il razzismo è farci conoscere, è proprio ciò che intendo. E termino con l'ultima storia:
Sempre consiglio di zona a Milano. 15 anni fa l'insediamento del campo con una maggioranza di sinistra. La Lega, cominciava allora ad avere qualche rappresentante, nessuno avrebbe immaginato che di lì a poco avrebbe avuto anche il sindaco (nessuno immaginava neanche che quel sindaco sarebbe finito a Bruxelles eletto dall'Ulivo... ma questa è un'altra storia). Dicevo: maggioranza di sinistra, buoni rapporti, ma sempre la sensazione di "essere distanti". Con la Lega no, la distanza non era una sensazione ma una certezza.
Succede, che cambiò la maggioranza in Consiglio di Zona, e ai Servizi Sociali finì una leghista della prima ora. Voce acuta quasi come la Jervolino (ma lombarda doc!), rabbia da vecchia zia e un bel collier di perle al collo. Però, tra tanti bravi amici, è stata la prima consigliera che un mattino d'inverno s'è infilata stivaloni da pescatore ed è venuta a controllare il nostro campo, per vedere se quello che raccontevamo era vero. Abbiamo continuato a litigare per gli anni a venire, ma abbiamo iniziato anche a rispettarci a vicenda.
Non si vive solo di belle parole.


Ma, secondo voi, la Lega ci farebbe una bella figura a mostrare pubblicamente questo suo aspetto? Mi devo scusare per i voti che le avrò fatto perdere?  : - D

PS: Chi è lo zio Kalderosh?

 
Di Fabrizio (del 24/06/2005 @ 20:52:37, in Italia, visitato 2884 volte)

Avviso: questo è un post accaldato e poco tollerante. Spero in Giovepluvio...

Vi sto leggendo, aspettando che la temperatura rinfreschi. Ho voglia di uscire, di lasciarmi prendere da qualche vizio, da qualche peccato veniale che non mi metta nei casini con la legge. Non ci credo, che siate tutti tolleranti, che siate tutti "bisogna capire, bisogna essere buoni". La maggior parte di noi, è un Kalderoli mancato. Si sfoga con le parole, perché anche a farlo ministro, non sa ciò che vuole. Ora, Kalderoli nella sua tragica figura è una persona reale (forse). Chi scrive su Internet, che usi un nome o sia anonimo, non lo è.

Non venite a dirmi cosa è la morale, cosa è giusto, tanto non vi credo. Un moralista (a conoscerlo!) forse lo sopporterei dal vivo, ma non sul computer.

Da parte mia, sappiatelo: sono un poco di buono (qualsiasi significato abbiano per voi queste parole) e visto che non ci conosciamo, vi giudico alla mia stregua.

Però, visto che ogni tanto imbratto questo blog, mi giudicate uno di voi. Bugiardo e rispettabile come voi.

Ogni tanto, scrivo di persone reali, come voi del resto. Gente bugiarda come me e come voi, la cui massima aspirazione non è rubarvi i bambini, ma avere una birra fresca per accompagnare i suoi peccati veniali.

Prima che vi addormentiate, date uno sguardo ai moralisti che non sopporto:

Riassumo per chi si è addormentato leggendo:

A Milano esiste un campo dignitoso. "...casette simili a quelle tirolesi, statue fuori dall’ingresso, anche delle piscinette, aria condizionata all’interno e parcheggiate all’esterno auto di grossa cilindrata. Personalmente credo che, se c’è questo benessere - prosegue - sarebbe giusto che contribuiscano a mantenere il campo, pagando l’affitto e la tassa rifiuti, come tutti gli altri cittadini. Penso ad esempio a come diversamente si preparano ad affrontare l’estate tanti anziani milanesi".

E' in via Chiesa Rossa, dove sono arrivati un paio di anni fa, i Rom sfrattati dalla storica area di Palizzi Fattori.

Ora, i campi sosta non piacciono neanche a me, ma visto che ci sono e sono pure abitati, vorrei capire:

  • il campo sosta "classico" (roulotte e baracche improvvisate assediate dall'immondizia) non piace a nessuno, tantomeno a chi ne respira la puzza;
  • se gli abitanti, come in via Chiesa Rossa, di tasca loro si sistemano meglio, è abusivismo edilizio e devono anche pagare affitti e tassa rifiuti;
  • se le spese per vivere dignitosamente in un campo le paga il Comune, ecco rispuntare il discorso dei NOSTRI soldi sprecati per chi non vuole contribuire.

Mettetevi nei panni di chi abita nel campo di via Chiesa Rossa, di via Idro, di via Bonfadini, non vi chiedereste: "ma cosa vogliono da me?"

Eccolo che è tornato IL COMPLESSO DI ESSERE ROM, cittadino italiano, per giunta! E per italiano intendo quello che vedo sulle coste di Calabria, come a Villa Certosa o nella Brianza.

C'è da stupirsi, se quando ci parliamo assieme, se va bene ci si guarda come se si fosse imbecilli e se va male, si rimedia un giro tra i campi sosta della periferia a calci nel didietro?

Preso da questi soavi pensieri, sto ripassandomi alcuni punti dellla legge Bossi-Fini (perché ci sono anche Rom stranieri). Una legge che funziona così bene, che da quando è in vigore si parla sempre più di quanto aumentino i clandestini! E mi viene il sospetto che se la legge fosse diversa, i problemi sarebbero simili, ma avremmo più gente che non dovrebbe fare i conti con quel termine CLANDESTINO, che da solo chiude tutte le porte.

A febbraio, visto che la legge non bastava, è entrato in vigore anche il CONTRATTO DI SOGGIORNO: in pratica il datore di lavoro deve assicurare per il lavoratore immigrato una casa dignitosa prioma di assumerlo. Inutile spiegarvi che le associazioni imprenditoriali abbiano detto al governo che era una cosa da matti.

Ma tornate a mettervi nei panni... di un Rom, straniero questa volta, accampato in quell'inferno che è via Barzaghi.

Vi assicuro che il lavoro non manca, per uno straniero che sappia muovere le braccia. Attorno al campo, è pieno di corrieri di trasporto, cantieri, cave. L'anno scorso, la CGIL ha denunciato che li vicino, piazza Lotto, la mattina alle 5 sembrava una piazza del Sud Italia, con i caporali che assoldavano manovali stranieri per i lavori nel vicino polo fieristico. Ma, se qualche imprenditore, volesse mettere in regola un Rom, che razza di CONTRATTO DI SOGGIORNO potrà mai stipulare? Mi sto quasi dimenticando: qual'è la percentuale del lavoro sommerso in Italia?

Lo so, visto dallo schermo il CONTRATTO DI SOGGIORNO non significa niente. Neanche la denuncia della CGIL. Eppure, dovreste capire che a volte rubare diventa il male minore.

 
Di Fabrizio (del 17/06/2005 @ 11:01:27, in Italia, visitato 1821 volte)

A proposito di: Milano: appello ALLA CITTÀ DEMOCRATICA E ANTIRAZZISTA, ricevo e porto a conoscenza:

Cari/e tutti/e

ieri 16 giugno, contestualmente al presidio per la chiusura del Cpt di Via Corelli, dalle ore 18.30 alle 19.30, si è svolto l'incontro in Prefettura. Presenti, per la Prefettura, il Prefetto Ferrante, il capogabinetto e il vice-capogabinetto e, per i firmatari dell'"Appello alla città...", una delegazione composta da rappresentanti di Arci, Fiom, SinCobas, Naga, Verdi, Rifondazione.

Come già affermato nell'appello e poi ribadito nell'incontro pubblico del 6 giugno scorso, l'incontro era finalizzato a garantire il monitoraggio e l'accesso al Cpt di Via Corelli da parte di organismi indipendenti. Dopo aver ribadito il senso dell'iniziativa dell'appello e del presidio e l'intenzione di continuare la mobilitazione per la chiusura del Cpt, la delegazione ha dunque avanzato le seguenti richieste:

1. possibilità di accesso al Cpt da parte di:
a) associazioni, sindacati ecc. che hanno attività sull'immigrazione
b) consiglieri comunali, provinciali e del CdZ 3 (questo ultimo aveva peraltro votato il 9 giugno scorso un odg che chiedeva l'accesso di una sua delegazione)
c) stampa
c) due collaboratori per ogni consigliere reg. o parlamentare (come peraltro avviene nelle carceri...)

2. fornitura documentazione alle associazioni da parte Prefettura circa: regolamento vigente in V. Corelli, testo convenzione con Croce Rossa e informazione periodica sulle presenze nel Cpt (per nazionalità, provenienza ecc.)

3. possibilità per gli "ospiti"-detenuti di essere visitati da un medico di loro fiducia, cioè indicato da loro (allo stato attuale ciò non è possibile e l'unico interlocutore per l'assistenza medica è il presidio interno della Croce Rossa)

4. apertura da parte Prefettura di un tavolo unico su tutti gli aspetti dell'immigrazione sul territorio (finora esistono soltanto due tavoli separati, uno dove partecipa anche il Forum Terzo Settore e l'altro con Cgil-Cisl-Uil).

Il Prefetto Ferrante, da parte sua, si è dichiarato disponibile a discutere tutti i punti citati, cioè ha tenuto un atteggiamento di apertura e non di chiusura. Da parte sua, la delegazione ha evidenziato la necessità di andare oltre alle disponibilità e di assumere impegni concreti già in quella sede. Quindi, in chiusura dell'incontro
è stato concordato quanto segue:

A) entro settimana prossima una delegazione dei firmatari e una della Prefettura si incontreranno di nuovo, onde entrare nel dettaglio e definire le modalità concrete. Questo incontro di terrà all'interno del Cpt di Via Corelli e sarà dunque già una prima occasione di monitoraggio.

B) impegno per un luogo continuo di confronto sulla situazione interna di Via Corelli tra associazioni e Prefettura

C) sin da subito, ogni "ospite"-detenuto ha la possibilità di essere visitato da un medico da lui indicato. Tale visita dovrà avvenire dentro il presidio medico della Croce Rossa di Via Corelli.


In conclusione, pare di poter dare una valutazione positiva dell'incontro. Ovviamente, tutti gli impegni vanno verificati nella pratica.

Sarà necessario, in tempi non biblici, convocare di nuovo un incontro dei firmatari dell'appello, al fine di definire la continuità dell'iniziativa per la chiusura del Cpt, nonché le modalità di lavoro nostro in relazione all'attività di monitoraggio.

Intanto, ricordo l'impegno, già deciso il 6 giugno scorso, di garantire una presenza al processo (23 giugno) contro i detenuti di Via Corelli, arrestati in seguito alla protesta di fine maggio.

un abbraccio
Luciano Muhlbauer

 
Di Fabrizio (del 16/06/2005 @ 09:52:34, in Italia, visitato 2420 volte)

Scrive Sergio Franzese sulla mailing-List  arcobaleno_a_foggia:

In data odierna il sito del Comune di Treviolo (BG) elenca tra le "news" la lista de "i segni che gli Zingari tracciano sulle pulsantiere delle abitazioni" (autore della pagine: AVM).
Mi viene da pensare che il Comune di Treviolo non sia la culla dell'Illuminismo.
Sarebbe opportuno spiegare al Sindaco che prima di contribuire a divulgare stupide leggende metropolitane bisognerebbe accertarsi della fondatezza di ciò che si dice, ma si sa... mettere gli Zingari (come li definisce questa Amministrazione) alla berlina trova sempre un ampio consenso (soprattutto nel cuore dell'opulenta Padania).
Se qualcuno volesse scrivergli e magari dirgli che non siamo proprio tutti ladri e vagabondi (e che quei segnali sono una fesseria come i coccodrilli nelle fogne di New York) ecco l'email:

sindaco@comune.treviolo.bg.it

Baxt ta sastipén!

Risposta:

Ciao Sergio, lieto di risentirti!
Sulla questione, mi permetto di segnalare questo articolo:
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=4060
Noterete, soprattutto leggendo i commenti, come gli antichi pregiudizi sfociano nelle paure + irrazionali.
Purtroppo, è la mia Lombardia, che da ex ponte dell'Italia verso l'Europa, sta diventando una terra di nuovo Medioevo, come dimostrano anche i recenti fatti di Besano...
Insomma, sono un po' con "le gomme a terra", per quanto riguarda il morale. Come glielo spieghi a questi, che è una bufala degli anni '30?
Più che scrivere al sindaco, vorrei organizzare una colossale presa in giro.
Suggerimenti??
Fabrizio

 
Di Fabrizio (del 12/06/2005 @ 11:30:18, in Italia, visitato 3107 volte)

GIOVEDI’ 16 GIUGNO 2005 – ORE 18.00

Piazza S.Babila

PRESIDIO – MANIFESTAZIONE

PER CHIUDERE I CPT

PER LA LIBERTA’ DI MOVIMENTO DELLE / DEI MIGRANTI

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APPELLO ALLA CITTÀ DEMOCRATICA E ANTIRAZZISTA

 

A Milano esiste un “luogo” nascosto allo sguardo della città, protetto da muri di cemento alti tre metri che vorrebbero renderlo invisibile, e che vorrebbero cancellare dalla vita quotidiana della metropoli le donne e gli uomini che vi sono rinchiusi. Lo chiamano “Centri di permanenza temporanea e assistenza” (CPT), ma è un vero e proprio luogo della detenzione. Si trova in via Corelli, sotto la tangenziale est, che in quel punto è “difesa” dalla vista del Centro da paraventi di ferro.

Un CPT, ovvero una gabbia per uomini e donne, colpevoli solamente di esistere; persone che non hanno commesso alcun reato e che non hanno subito nessun processo, ma che ciononostante vengono rinchiuse e private della libertà personale fino a due mesi. Sono colpevoli unicamente di non essere cittadini comunitari, di aver varcato dei confini, di cercare una possibilità di vivere, di vivere meglio, di scegliere liberamente dove vivere; giudicate colpevoli di lavorare in nero, di non essere stati regolarizzati dai datori di lavoro; giudicate colpevoli di aver perso il lavoro e di non averne trovato un altro. Privi di documenti non risultano cittadini di alcun paese e, rinchiusi in un centro inaccessibile a chiunque, finiscono per scomparire in un buco nero.

Un CPT, l'assurdo di un mondo che abbatte ogni limitazione alla libera circolazione di merci, denaro, flussi finanziari, ma che teme l'idea che gli esseri umani si muovano sfuggendo al controllo.

In questo modo in Italia viviamo un doppio binario giuridico, che prevede, accanto al diritto ordinario, spazi di eccezione riservati a particolari categorie di persone. In tali spazi, che comportano una sorta di extraterritorialità all'interno del territorio dello stato nazionale, l'eccezione diventa la regola. La detenzione amministrativa nei CPT è l'istituto attraverso cui si è instaurata in Italia tale eccezione.

 

Da due mesi in via Corelli detenute e detenuti si sono ribellate/i: hanno protestato contro la violenza a cui sono sottoposte/i; hanno rifiutato le condizioni di vita che sono loro imposte; hanno contestato la logica stessa del CPT. Hanno chiesto a noi tutte/i di entrare, di verificare, di protestare – in un luogo dove l'accesso alle associazioni e agli enti di tutela è ostacolato soprattutto se avvertito come potenzialmente conflittuale; ci hanno detto: “come potete accettare questo luogo? In un paese democratico non possono esistere questi centri di detenzione!”

 

Noi dobbiamo rispondere al loro appello e per questo ci rivolgiamo alla Milano democratica, accogliente e antirazzista, perché non faccia cadere nel vuoto l’appello delle detenute e dei detenuti di via Corelli, perché si mobiliti e porti in tutta la città la loro voce e la voce di quelle/i che vogliono chiudere questa ferita aperta nella nostra città, vogliono chiudere il CPT e impedire che nello stesso luogo venga aperto il “Centro di Identificazione per richiedenti asilo”.

 

Una mobilitazione che sia l’occasione per un monitoraggio attivo nel centro, perché se oggi l'ingresso nei CPT è condizionato alla presenza di parlamentari o consiglieri regionali, noi riteniamo necessario operare una pressione politica affinché questo diritto venga esteso ad organismi indipendenti e svincolati da qualsiasi difficoltà o disposizioni governative: un monitoraggio che serva a mostrare alla pubblica opinione l'esistenza di luoghi in cui il diritto è sospeso e discrezionale.

Una mobilitazione che sia l’inizio di una nuova stagione di diritti per le donne e i gli uomini migranti, mai più sottoposti alle discriminazioni, mai più sottoposti al ricatto e alla disumanizzazione dei CPT.

 

Primi firmatari:

Milano Migrante: ARCI, CS Leoncavallo, SinCobas, Naga, Baggio Social Forum, Dimensioni Diverse – Fiom Milano – Attac Milano – Confederazione Cobas – Missionari Comboniani Castelvolturno - Lila Cedius Onlus – Centro Multietnico La Tenda – Arci Servizio Civile Milano – Arciragazzi – Arci Metromondo – Arci VarieAzioni - Socialpress - Tavolo Migranti – Comunità Kurda Milano – Bastaguerra Milano - Associazione Alfabeti Onlus – Salaam Ragazzi dell’Olivo Milano – Ecumenici – Ass. Amici della casa Marta Larcher – Opera Nomadi Milano - Giovani Comunisti - Partito della Rifondazione Comunista (Federazioni di Milano e Brianza) – Verdi  (più altre firme di singole/i)

 

Per informazioni e  adesioni: 333.4665107 – 338.4290610 – e.mail: lucmu@tin.it


PS: io ho aderito. Ci ritroviamo giovedi?

 

 

 
Di Fabrizio (del 09/06/2005 @ 22:41:45, in Italia, visitato 1882 volte)
Ogg: I romeni dopo gli arresti di Milano e Roma. "Gesti da condannare, non siamo così"

Capisco lo sconcerto della comunità rumena e la paura che questi atti abbiano conseguenza sulla loro permanenza in Italia.
Mi permetto due appunti: la violenza carnale è un crimine odioso, ma la coincidenza dei 2 fatti di Roma e Milano ne da un aspetto falsato: non è appannaggio dei Rom, +ttosto che dei Rumeni, dei Cinesi o degli Italiani. Mi risulta che la maggior parte delle violenze avviene ancora oggi tra le mura domestiche, e sia comune tanto nelle famiglie bene che in quelle + emarginate. Insomma: una tipologia di crimine odioso, ma assolutamente interraziale e interclassista.

Proprio per questo, non condivido assolutamente lo "scaricabarile", anche se forse involontario, di Valerian Terteleac, sui ragazzi che vivono di furtarelli e di origine nomade. La violenza carnale non ha niente a che fare col furto, e comunque conosco fior di galantuomini, di origine nomade, che esattamente come i Rumeni rischiano di vedersi appiccicata un'etichetta che non c'entra niente con loro o con i loro costumi.

Come già accaduto un'altra volta, vi informerò sulla loro risposta.
 
Di Fabrizio (del 09/06/2005 @ 19:27:26, in Italia, visitato 3629 volte)
Riprendo una notizia apparsa questo pomeriggio in chat:
#9404 15.34
vi inoltro questa notizia che credo ci interessi & colpisca: Rom di Casilino 900 denunciano tentativo di incursione di un gruppo di fascisti ieri sera Jun 4, 2005 Un compagno ha raccolto il racconto di alcuni Rom del campo Casilino 900. Ieri sera intorno alle 21,30 un gruppo di fascisti ha minacciosamente imboccato la via che porta al campo, per poi fuggire di fronte alla reazione delle famiglie e l'arrivo dei vigili urbani. Segnalazione e testimonianza radio su Radio Onda Rossa

- Cos'è Casilino 900 con gli occhi di un Rom canadese.

Nel frattempo, leggo una breve di cronaca: a Milano una troupe di Telepadania voleva girare un servizio sui campi Rom attorno alla zona Capo Rizzuto - Triboniano, ma i Rom non l'hanno permesso e li hanno cacciati. Benedetti telepadani! Se mi deste retta... ve l'ho pur scritto un mese fa qual'era la situazione!
 
Di Fabrizio (del 06/06/2005 @ 00:25:03, in Italia, visitato 4786 volte)

Immaginate di incontrare un medico o un avvocato. Gli credereste se vi dicesse che è uno Zingaro? E se questa persona diventasse direttore di un'agenzia informativa della Comunità Europea, sarebbe per merito proprio o per le solite spinte politiche?

Mentre ripenso alla sua storia (e a me che chiedevo se erano cronache bulgare o italiane), rileggo un lancio dell'AGENZIA GIORNALISTICA EUROPEA:
DENISE: FAMIGLIA, SEGNALAZIONE TRIESTE VEROSIMILE
(AGE) TRAPANI - "Siamo certi che Denise sia in mano agli zingari. Quindi l'avvistamento segnalato a Trieste potrebbe essere fondato. E non e' escluso che Denise sia stata ceduta da una famiglia all'altra". Lo afferma Giacomo Frazzitta, portavoce dei genitori di Denise Pipitone...

In un barlume di lucidità, trovo la forza di chiedere (a me stesso, non è che posso chiederlo all'AGENZIA GIORNALISTICA EUROPEA): "Perché la famiglia lo crede??" Già il marzo scorso, una famiglia Sinti era stata fermata per una giornata intera, senza alcun motivo. Una qualche volta dovrò riscrivere articoli e commenti di allora. [1] e [2]. Naturalmente, nella commozione generale del marzo scorso, in pochi fecero caso che nessuno pensò a scusarsi con quella famiglia trattenuta ad Abbiategrasso. Scuse che sarebbero legittime in un paese civile, anche da una mamma provata da un'esperienza devastante, che si trovi di fronte un'altra madre che avrà temuto, in quella caserma, che le sottraessero (legalmente stavolta) la sua figlia legittima.

Lo Zingaro diventato direttore di un'agenzia europea, titolava Discriminazione e il complesso di essere Rom e raccontava: Quando sei Rom, sei costantemente sospettato di qualcosa. Ogni volta che succede un piccolo furto, sul tram o in un negozio, la gente ti guarda. Dopo anni, tutti noi maturiamo questa sensazione di continuo sospetto. [...] Sapevo che l'essere Rom condizionava i miei rapporti nella scuola, per strada, ogni volta che incontravo un poliziotto. E' un complesso comune a tutti noi e tutt'ora ci sto lottando... (op. cit.)

Sarebbe facile dare la colpa al "razzismo", ma credo che IL COMPLESSO DI ESSERE ROM sia qualcosa che col razzismo classico (violento con le parole e con i fatti) c'entri sino ad un certo punto.
Sempre stasera leggevo un altra lettera, educata nei toni e nei modi, sui problemi delle periferie romane invase dai campi-sosta. Ne avevo scritto anch'io, da tutt'altro punto di vista. Il nodo di quella lettera gentile (anche qua: commenti disabilitati, non ho potuto rispondere) è che i nomadi sono diventati stanziali [giusta osservazione] ma non ne vogliono sapere di mandare i figli a scuola, o di lavorare ecc.
La solita condanna alla diversità negativa. Se, putacaso, accennnassi che io invece vedo lager pieni di topi e immondizie, non ci sposteremmo dal vederli, nel bene o nel male, sempre come esempi di negatività.
Nella cronaca che io riportavo da Roma, in quei campi sosta chiedono da anni i permessi per lavorare e per commerciare, senza ottenere risposta.
Per sopravvivere, vende le pentole e le stoviglie che lui stesso fabbrica. Era un fabbro ambulante sta tentando invano di ottenere un permesso per aprire una piccola officina dove inserire altri residenti del campo. Le sue richieste non hanno ancora incontrato le orecchie giuste. Un altro che non si arrende è l'ottantenne Sevko R., ramaio Chergari della Bosnia, che ancora prova a continuare il suo lavoro. Mi racconta: "Ho raccolto e lavorato il rame per tutta la vita e morirò col rame tra le mani." Altri sono abili nel confezionare gioielli, nell'aggiustare pentole o in altre attività commerciali, ma il governo non ha mai mostrato interesse nel permettere lo sviluppo di micro-progetti che permettesero loro di vivere. Ci sono fabbri, meccanici, commercianti a vari livelli. (op. cit.)

Non sono di Roma, ma ci credo, perché nella mia città è la stessa cosa.

Come dice quel medico e avvocato IL COMPLESSO DI ESSERE ROM (e aggiungo io, la fatica di trovare un filo logico)

 

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