Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/01/2007 @ 09:37:55, in Italia, visitato 1613 volte)

Mercoledì 3 gennaio: all'alba nuovo incendio in un campo nomadi in provincia di Caserta. Sono morti due ragazzi: Cristina Mihalache aveva quindici anni, il suo compagno Nicolae Ihnunt sedici.

In questi periodi, ogni anno, le cronache riportano spesso notizie simili, che a volte sfuggono nel panorama delle informazioni. D'altronde, è un'inquietante normalità che bidonvilles di roulottes e baracche diventino d'inverno trappole mortali. Proprio per questo, invito a rileggere - a mente fredda - un articolo da Rom Sinti @ Politica, scritto poco prima dell'ultimo (?) incendio.

La "normalità". A chi NON conviene?
Non per caso voglio dare inizio a questo blog per l’anno 2007 con deprimenti riflessioni e penose critiche per quando accade a Rom e Sinti in Italia.
Dal 2 al 31 dicembre 2006 sono quattro gli incendi avvenuti nei campi nomadi e sono solo quelli di cui siamo venuti a conoscenza.
Ma non è ancora arrivato il momento per noi rom e sinti di avere il diritto di vivere?

1 - Roma, 2 dicembre 2006: incendio al campo nomadi. Morti due giovani.
Le fiamme distruggono un prefabbricato in un campo nomadi di Roma Il difettoso funzionamento di una stufetta all’origine della tragedia. Due le vittime, due giovani Rom di 17 e 16 anni che si erano sposati da circa un mese. Prima di morire avvolto dalle fiamme dell’incendio, il giovane Sasha è riuscito a salvare i genitori e tre nipoti di 9 mesi, 8 e 18 anni.

2 -Lana all'Adige (BZ) 13 Dicembre 2006:bruciano le case per i Sinti.
Due dei quattro nuovi edifici prefabbricati dell'area per Sinti Italiani in costruzione di Lana all'Adige, in provincia di Bolzano, sono stati incendiati da ignoti la notte del 13 dicembre. Secondo i carabinieri, per innescare il fuoco sarebbe stato utilizzato un rotolo di lana di vetro, cosa che fa propendere per l'origine dolosa del grave episodio.

3 - Opera (MI) 23 Dicembre 2006: bruciate le tende dei rom Proteste per allestimento campo nomadi.
Molto più di una protesta quella scoppiata ad Opera, nel Milanese contro la creazione di un campo nomadi in un'area del comune. Circa 400 cittadini hanno interrotto il consiglio comunale per protesta e poco prima le tende, posizionate dalla protezione civile per ospitare i rom, sono state date alle fiamme. Accanto alle tende bruciate sono state trovate alcune taniche di benzina.

4 - Milano 31 dicembre 2006: incendio al campo nomadi.
I vigili del fuoco di Milano sono riusciti, dopo due ore di lavoro, a circoscrivere l'incendio che e' divampato in un campo nomadi di Milano, in cui vivono circa 700 persone. Le fiamme si sarebbero sprigionate da un fornello lasciato inavvertitamente acceso in una roulotte.

Queste sciagure, di cui molto superficialmente la stampa ha dato informazione, continuano a causare sofferenze alla minoranza rom/sinta, continuano a segnare la nostra drammatica storia, dandoci la percezione che per noi non è possibile costruire un futuro diverso.
Avrei voluto vedere una maggiore consapevolezza sul piano politico, avrei voluto che da questa consapevolezza si fosse avviato un percorso globale per una politica sociale nel rispetto della persona anche se rom o sinta.

Purtroppo quando le vittime di queste disgrazie siamo noi rom e sinti, tutto viene vissuto e visto con altri occhi :
... non si sentono i pianti dei nostri bambini...
... non si sentono le urla e la disperazione di donne e uomini che perdono tutto ciò che avevano...
...non si vedono i vecchi che faticano a mettersi in salvo….,

ma anche se noi rom e sinti siamo diversi, soffriamo e ci disperiamo come qualsiasi altra persona: purtroppo chi ha il potere di decidere della nostra vita e del nostro destino e, spesso, anche coloro che ci sostengono e ci difendono, ci vedono con quegli stessi occhi.

Fortunatamente troviamo anche persone solidali con noi, ma non possiamo sottovalutare che chi non è rom o sinto, è cresciuti dall’altra parte della barricata, è cresciuto con i pregiudizi degli adulti, ha sentito parole denigranti nei nostri confronti e, spesso, le sue buone intenzioni ed azioni sono dettate più dalla indispensabile solidarietà umana che dalla giustizia di cui ognuno ha diritto.

E mentre le povere pseudo abitazioni scompaiono nelle fiamme degli incendi e le condizioni di vita di Rom e Sinti peggiorano gravemente, da qualche parte c’è chi protesta perché ritiene che si usino “corsie preferenziali e privilegi” a favore di rom e sinti, come riportato dal quotidiano il Mattino di Padova (articolo allegato al termine di questo post).

Nel momento in cui si cerca di affrontare la problematica dell’habitat, allora la politica scende in campo e si ricorda che esistiamo anche noi, la questione diventa oggetto di scontro politico e di strumentalizzazioni: ognuno dei partiti del centro destra si scatena sperando di accrescere il proprio bacino elettorale con forti opposizioni e dubbi: "preferenze ai nomadi!.. acrobazie da circo dell’autocostruzione!...ghetto di serie C!.."

A queste proteste il centro sinistra, (come si legge nell’articolo) quasi si difende timidamente contestando al centro destra di aver fatto peggio nell’investimento di fabbricati poi buttati via, dichiarando con una certa soddisfazione che dopo cinque anni il numero dei sinti ereditato dal centro destra si è ridotto della metà. Chissà dove sono finiti gli altri!

Più volte abbiamo scritto in questo blog che la questione dell’habitat dovrebbe essere invece affrontata con serietà e competenza, non solo per il bene dei rom e sinti ma per l’intera comunità, altrimenti come l’attuale centro sinistra accusa di aver sperperato denaro pubblico per i fabbricati, domani sarà il centro destra ad accusare l’avversario politico per la costruzione del “villaggio della speranza” e ….i rom e sinti continueranno a sperare.

E’ possibile che quando si tratta di decidere della vita e del futuro di noi rom e sinti, oltre ad essere esclusi a tutti i livelli si riesca SOLO a produrre progetti di segregazione e di separazione?

E’ possibile che per noi Rom e Sinti per risolvere la problematica
abitativa si riesca SOLO a progettare soluzioni di segregazione e di
separazione
come: “campi nomadi” (quindi segregati e separati) oppure
a “villaggi” con nomi più o meno fantasiosi (quindi segregati e
separati) oppure “microaree a dimensione familiare” più o meno carini,
puliti, ecc. (ma sempre segregati e separati)?

E’ possibile che in Italia per noi Rom e Sinti NON si riesca a progettare “LA NORMALITA’”, nel rispetto della diversità culturale, cioè L’UGUAGLIANZA delle OPPORTUNITA’ nel rispetto delle RECIPROCHE DIFFERENZE CULTURALI?

Se qualche milione di immigrati, in Italia da diversi anni, provenienti da oltre 150 paesi del mondo con 150 culture diverse, riescono ad ottenere riconoscimenti politici ed istituzionali per usufruire di corrette politiche sociali per migliorare la loro condizione di vita ed il futuro, perché NON è possibile fare altrettanto per noi Rom e Sinti?

Molti daranno la colpa al pregiudizio. E’ giusto attribuire responsabilità al pregiudizio contro Rom e Sinti, ma non è sufficiente per giustificare la sempre più disastrosa condizione di poco più di un centinaio di migliaia di Rom e Sinti.
Non sarebbe più facile e semplice rispettare ed applicare le norme ed i principi anche per le minoranze Rom e Sinti?

Sembra proprio di NO.

Riporto integralmente articolo dal Mattino di Padova:
“ Insorge la casa delle liberta. Una corsia preferenziale anche ai nomadi”


Il Villaggio della speranza per sinti all’ex Foro Boario di Corso Australia ha scatenato il centro destra.
Il consigliere Antonio Foresta (UDC) contesta la delibera approvata giovedi dalla giunta “ forse Sinigaglia insegue la Ruffini, restano dubbi tanto dal punto di vista urbanistico, quando sulle acrobazie da circo dell’autocostruzione degli undici alloggi. Di certo, così si finisce per realizzare un ghetto di serie C.”
Mariella Mazzetto (Lega) ricorda di aver interrogato inutilmente il vice sindaco , bollato come “cattocomunista che fa del male alla città” mentre Zanonato & C. diventano “compagni che sbagliano”.
Per il Carroccio ai Sinti vengono offerte “corsie preferenziali e privilegi” al contrario dei padovani “normali” che attendono inutilmente l’assegnazione di un alloggio.
E’ anche la tesi di Domenico Menorello (Forza Italia): “ è il terzo caso conclamato. Prima è toccato ai domiciliati in Via Anelli. Poi agli occupanti le case ATER. E ora anche ai presunti nomadi di via Tassinari saltano ogni graduatoria.”
Un attacco concentrico. Gabriele Zanon, consigliere regionale di An, ricorda: “ Ho presentato una interrogazione circostanziata per avere la documentazione dai servizi sociali del Comune sulla situazione dei campi nomadi.”
Sinigaglia, da parte sua, replica così: “ Nel 2001 gli assessori Saia e Menorello hanno investito 200 mila euro per i prefabbricati di Via Longhin che noi abbiamo dovuto buttare via. Dalla giunta del Polo abbiamo ereditato 220 nomadi. Oggi sono meno della metà”. E comunque tra i Sinti di Via Tassinari 19 sono padovani, residenti, con cognomi come Pavan o Pierobon. Ci sono 12 minori, di cui 8 frequentano le scuole.
Sono deluso e amareggiato: si tratta di una integrazione nella sicurezza che dovrebbe essere condivisa da tutti.”

 

 
Di Fabrizio (del 31/12/2006 @ 20:26:23, in Italia, visitato 3056 volte)

da Il Giorno

INCENDIO IN PERIFERIA
A fuoco campo nomadi
Cinquanta roulotte bruciate

Un rogo è divampato alla periferia nord-est in via Triboniano e devastato un terzo del campo 'storico' del capoluogo lombardo. Le fiamme sarebbero state innescate da un fornello lasciato aperto


Milano, 31 dicembre 2006 - Sono occorse diverse ore ai vigili del fuoco per spegnere l'incendio che è divampato, intorno alle 16.20, nel campo nomadi alla periferia nord-est di Milano in via Triboniano. Si tratta del campo 'storico' occupato da rom nel capoluogo lombardo, dove vivono dalle 600 alle 700 persone, per lo più di nazionalità romena.

Un terzo del campo è andato distrutto: cinquanta roulotte sono state divorate dalle fiamme; numerose bombole di gas sono esplose; un bambino è rimasto lievemente intossicato dal fumo. Quando si sono alzate le fiamme, secondo le stime dei soccorritori, all'interno dell'accampamento c'erano almeno 500 persone.

Dalle prime indagini emergerebbe che le fiamme sono state innescate da un fornello lasciato inavvertitamente acceso all'interno di una delle roulotte e si sono facilmente e rapidamente propagate, alimentate dal materiale altamente infiammabile che si trovava sia all'interno che all'esterno dei ricoveri.

Secondo quanto si è appreso, una parte dei nomadi saranno ospitati nella struttura della Protezione Civile di via Barzaghi (allestita per affrontare l'emergenza freddo degli homeless), una parte nel vicino centro di accoglienza di via Gorlini. Altri ancora andranno nel dormitorio di viale Ortles, nei posti fino a due giorni fa occupati dai Rom sgomberati dal campo abusivo di via Ripamonti e ospitati da ieri nelle tende allestite dalla Protezione Civile alle porte di Opera.

 

Da Agenzia AISE

ROMA\ aise\ - Si terrà il prossimo 11 gennaio la conferenza di presentazione della Giornata Mondilae delle Migrazioni del 2007 incentrata sul tema "La famiglia, parabola di comunione nella diversità". L’incontro, che inizierà alle 11 nella Sala Marconi della Radio Vaticana a Roma, sarà presieduto da S.E. Mons. Lino Bortolo Belotti, Vescovo ausiliare di Bergamo e Presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni (CEMI) e della Fondazione Migrantes.
A presentare il tema della Giornata sarà invece Mons. Piergiorgio Saviola, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, mentre Francesco Belletti, Direttore del Centro Internazionale Studi sulla Famiglia, Docente Politica Sociale e Sociologia della Famiglia Università Cattolica Milano, interverrà su "La Famiglia nel mondo un valore per tutti".
Gli interventi saranno moderati da Mons. Claudio Giuliodori, Direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI.
Saranno presenti alla conferenza anche i Direttori Nazionali della Migrantes per i cinque settori della mobilità umana (emigrati italiani, immigrati e profughi in Italia, fieranti e circensi, rom e sinti, marittimi e aeroportuali). (aise)

 
Di Fabrizio (del 22/12/2006 @ 22:14:02, in Italia, visitato 1695 volte)

Ricevo da Luciano Muhlbauer

Cari/e

avrete saputo cosa è successo a Opera, dove sono state incendiate le tende allestite per accogliere i rom sgomberati da via Ripamonti. E mi pare superfluo argomentare la gravità di questi atti squadristi.

Sotto trovate una comunicazione proveniente da Opera, che invita a partecipare a un pranzo di solidarietà domani 23 dicembre nell'area dove si sistemeranno i rom. Per ora a Opera si stanno mobilitando la Casa della Carità e la Cgil, che organizzano anche il pranzo di domani.

L'invito è quindi di far girare il più possibile questa nota e possibilmente di partecipare all'iniziativa:

23 dicembre - ore 12.00
Opera - area dove verranno sistemate tende
da Milano in macchina: Via Ripamonti - SS 412 - prima uscita per Opera "Opera centro" - alla prima rotonda, girare a destra.
Attenzione: ci dicono che potrebbero esserci presidi anti-rom da quelle parti.


un abbraccio
Luciano Muhlbauer


FATE GIRARE E PARTECIPATE GRAZIE
OPERA: MANIFESTAZIONE CONTRO IL CAMPO PROVVISORIO PER ROM:
INCENDIATE LE TENDE APPENA ALLESTITE
SABATO PARTECIPIAMO AL PRANZO AL CAMPO CON DON COLMEGNA


Ieri sera Opera è stata teatro di gravi manifestazioni xenofobe.

In seguito all' improvviso sgombero di un centinaio di cittadini rom ( tra cui una trentina di bambini) dalle baracche di via Ripamonti, nello scorso fine settimana erano stati avviati lavori per un campo provvisorio in territorio di Milano al confine con il quartiere residenziale Noverasco di Opera, nelle vicinanze di una casa di riposo.

Il Comune di Opera, che non era stato informato, ha segnalato che l' area non era idonea e data l' emergenza umanitaria ha offerto la propria disponibilità ad un protocollo di intesa con Prefettura, Provincia e Comune di Milano per creare un campo provvisorio- per alcuni mesi- in un area in territorio di Opera utilizzata per i circhi. La gestione è affidata allla Casa dell' accoglienza di Don Colmegna che attualmente ospita una parte dei rom , mentre altri sono nel dormitorio di viale ortles.

La Provincia è intervenuta immediatamente, ieri erano state montate le tende.

Ieri sera era previsto un consiglio comunale. Il Sindaco si è reso disponibile a discutere ad inizio seduta del problema ma la discussione non è potuta avvenire per il clima di forte tensione da parte del pubblico, sia nel palazzo comunale che all' esterno, incitata da esponenti di destra e della lega .

Un numeroso gruppo si è recato al campo e poco dopo le tende sono state incendiate. Quindi la via principale di attraversamento di opera è stata bloccata dai manifestanti anche con una tenda messa di traverso che impediva il passaggio ai pullman, mentre si minacciava di andare immediatamente sotto casa del sindaco e di riprendere la protesta venerdì . Numerosi cittadini "comuni" osservavano ed approvavano, l' arrivo delle telecamere di rai e tg 5 ha dato nuovo impulso alle proteste. L' arrivo di ulteriori forze di polizia ha calmato la situazione che si è normalizzata verso mezzanotte e mezza .

Nel frattempo l' amministrazione ha tenuto una riunione dei consiglieri di maggioranza con l' arrivo di resenza di rappresentanti della Provincia (l' Ass. Corso) e Don Colmegna .

Si è deciso innanzitutto di fare una iniziativa sabato 23, con un pranzo di solididarietà nell' area del campo cui parteciperanno anche i rom, con l' intenzione di favorendo il superamento dei pregiudizi .

Tutti coloro che vogliono partecipare all' insegna della nonviolenza e della sono invitati.

E' importante sostenere quanti sono impegnati nel risolvere i problemi di questa famiglie e respingere il crescere della xenofobia.

Per cortesia fate girare

Grazie

 
Di Fabrizio (del 19/12/2006 @ 10:26:18, in Italia, visitato 1726 volte)

anonimomarullina è un blog che avevo già citato in passato per gli articoli interessanti. Questa volta segnala un articolo curioso sui costumi dei Rom a Roma.

“Non capisco perché chiedono l’elemosina, tanto lo sanno tutti che sono ricchi! Hai visto che macchine che hanno?! Io vivo proprio vicino a un campo zingari e vedo tanti ragazzini che si vestono con tutta roba di marca! …”. Mi ribadisce la madre di un compagno di scuola di Zajko, un ragazzino rom bosniaco (xoraxané) di quindici anni.
Zajko veste trendy, come la maggior parte dei suoi coetanei italiani. Ha imparato a tra-vestirsi per mimetizzarsi tra i suoi coetanei gagé (non zingari)...

Continua su Novamag

 

 
Di Fabrizio (del 18/12/2006 @ 09:37:46, in Italia, visitato 1392 volte)

OPERA NOMADI SEZIONE DI MILANO ONLUS

Lo sgombero di giovedì 14 Dicembre di una piccola comunità di rom rumeni in via Ripamonti a Milano, riaccende le polemiche sulla presunta “emergenza nomadi” in città.

Come in un “gioco delle parti”, i rappresentanti di Prefettura, Provincia, Comune e Casa della Carità che fino a ieri sedevano insieme al tavolo interistituzionale per disegnare le nuove politiche di accoglienza rivolte ai rom, si dicono “sorpresi” o del blitz improvviso o delle conseguenze che ha provocato, riposizionandosi attorno alle proprie sensibilità e al diverso modo di considerare l’insieme della problematica.

In buona sostanza un “incidente di percorso”, che naturalmente non bisogna ripetere, ma che lascia le cose così come sono, anche per il futuro.

Ma in cosa consistono le iniziative che “bollono in pentola”?

Da mesi, è in preparazione un Piano di Intervento Comunale che si fonda sulla sottoscrizione di un “Patto di socialità e legalità” da parte delle comunità rom e sinte, in cambio di una adeguata assistenza e ospitalità.

Le linee fondamentali del piano prevedono: la creazione di piccoli campi che non superino le 100 – 150 presenze; il censimento per chi abbia titolo a rimanere in Italia; aiuti umanitari affidati a gruppi di volontariato; la realizzazione di una graduatoria dei regolari che saranno poi sistemati nei campi.

Campi che saranno gestiti attraverso un Regolamento che fissa alcuni impegni essenziali, come l’obbligo di mandare i figli a scuola, inserirsi nel mondo del lavoro, garantire la pulizia del territorio contro il degrado, “denunciare” le situazioni di illegalità ecc.

Un percorso “ben chiaro” che assicuri vivibilità e sostegno, seguito da vicino da associazioni del volontariato e forze dell’ordine, che coniughino sicurezza con solidarietà.

Com’è ovvio, alcune di queste enunciazioni sono genericamente condivisibili o quantomeno non esclusivamente riferibili ai rom in quanto tali, ma ai comportamenti civili che dovrebbero tenere tutti i cittadini e le stesse Istituzioni.

Altri aspetti, la maggior parte, andrebbero analizzati con più attenzione, perché ripropongono un’idea stantia di assimilazione, controllo e assistenzialismo, nel più completo immobilismo culturale.

L’idea di costruire “campi nomadi” (o villaggi della solidarietà) di 100 – 150 persone è, ad esempio, ormai ampiamente superata nella società, per la consapevolezza degli insufficienti benefici che ne derivano e per il significato di separazione sociale che li accompagnano, ma è anche respinta dalla maggioranza delle stesse comunità rom e sinte che appena possono ne rifuggono.

Non si possono poi ignorare le modalità di partecipazione e condivisione del progetto che i proponenti dichiarano essere la premessa per ogni intervento.

Di sicuro queste non riguardano i diretti interessati, cioè i rom, del tutto ignari di quanto sopra, ma nemmeno l’arcipelago di piccole o grandi associazioni che da anni se ne occupano sul territorio, ugualmente escluse anche se citate per convenienza, che se vorranno continuare ad operare in questo settore erogando servizi, dovranno sottostare alla medesima logica politica subalterna e ricattatoria.

Un’ultima considerazione riguarda la presunta offerta di luoghi di ospitalità: non ve ne sono, né di nuovi né all’orizzonte, nemmeno nell’area provinciale, dove il rinnovamento politico dell’amministrazione aveva creato molte aspettative.

Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970

Via Archimede n. 13

20129 Milano

Tel 0284891841 - 3393684212

operanomadimilano@ tiscalinet. it

C.F. 97056140151

 
Di Fabrizio (del 16/12/2006 @ 09:54:15, in Italia, visitato 1909 volte)
Dal Manifesto:

La storia Ferid Sulejmanovic, espulso nel 2000. Ma la Corte europea gli aveva dato ragione
Morte assurda di un rom legale
Era uno degli zingari del campo Casilino, Roma, spediti a Sarajevo. A torto. Ha provato a rientrare da clandestino. E' morto soffocato in un tir
Cinzia Gubbini
Sembra quasi l'ultimo atto di una tragedia. Solo che è tutto vero. Niente palcoscenico, niente applausi finali. Per Ferid Sulejmanovic, il protagonista di questa storia, un'uscita di scena tra i gas tossici sprigionati dall'alluminio ferroso. 
Ferid, 33 anni, rom bosniaco, era stato cacciato sei anni fa dell'Italia, nel corso di un'espulsione di massa che la Corte di Strasburgo ha dichiarato illegale. Il suo cadavere è stato trovato sabato mattina nel cassone di un camion sbarcato al porto di Ancona. Il tir, che trasportava lui e un altro uomo non ancora identificato era partito dal porto di Zara, in Croazia. I due viaggiatori «abusivi» sono stati uccisi dalle esalazioni sprigionate dai lingotti di alluminio, che erano destinati a un'azienda del nord, e dietro cui si erano nascosti. L'inchiesta aperta alla Procura sulla loro morte dovrà anche accertare se quelle sostanze sono consentite. Quando al porto è arrivata l'agenzia regionale non ci ha visto chiaro: nonostante il telone fosse ormai stato alzato da tempo, e la banchina fosse ventilata, ha rilavato un'alta concentrazione di ammoniaca, anidride solforosa e arsina. Ma anche di altre sostanze, al momento ignote, e forse illegali. I due uomini non avevano documenti addosso: nelle tasche dei loro indumenti sono stati trovati soltanto un pacchetto di sigarette e soldi bosniaci. Ma la sorella di Ferid è andata ieri alla polizia di frontiera per riconoscerlo: sapeva che stava per arrivare, che aveva intenzione di infilarsi in un camion per raggiungere l'Italia, da dove era stato cacciato. Considerato illegale, al pari dei gas che lo hanno ucciso.
Solo che l'espulsione di Ferid è particolare. Illegale, anche quella: a dirlo è stata nel 2002 la Corte europea dei diritti dell'uomo. Era l'alba del 3 marzo del 2000 quando polizia e carabinieri arrivarono senza preavviso nei campi rom di Roma Tor de' Cenci e Casilino 700. Furono prelevate 67 persone, tra di loro bambini, donne incinte, anziani e malati. In dodici ore furono portati all'aeroporto e rispediti a Sarajevo, nonostante la maggior parte di loro fosse fuggita dalla guerra, e i bambini fossero nati in Italia e nulla sapevano di quel paese. Manifestazioni, interrogazioni parlamentari, appelli, non servirono a nulla.
Ma chi protestava aveva ragione. La comunità di Sant'Egidio, che seguiva le famiglie di Casilino 700, assistita dall'avvocato romano Nicolò Paoletti, fece ricorso alla Corte europea per i diritti umani, raccogliendo la procura delle persone che riuscirono a rintracciare: quasi tutti avevano trovato riparo nel quartiere di Ilizda, un sobborgo di Sarajevo dove vivono molti rom. Il fotografo Stefano Montesi ricorda il viaggio per intercettare le famiglie espulse: «Vivevano in case diroccate, intorno c'erano cartelli con scritto "attenti alle mine"». Furono messe insieme 16 procure. La Corte fece sapere che il ricorso era ammissibile. Solo allora, era il 2002, il governo si decise a trovare un accordo, pur di evitare una condanna che avrebbe stigmatizzato l'Italia per la violazione di diversi articoli della Convenzione europea: quello che vieta «trattamenti disumani e degradanti», quello che vieta discriminazioni, e quello che assicura il diritto a un ricorso effettivo. E fece tornare i ricorrenti, riconoscendo loro anche un risarcimento economico. 
Ferid Sulejmanovic venne a sapere della «vittoria» solo dopo la sentenza, chiese all'avvocato se potevano rientrare: «Ho studiato a fondo il caso - spiega Paoletti - ma tutti i termini di legge erano ormai scaduti per un ricorso. Certo, una buona amministrazione, preso atto della posizione della Corte, avrebbe dovuto riesaminare tutte le espulsioni. Ma così non è stato». 
Allora Ferid è salito su un camion diretto in Italia. Con lui c'era un altro uomo: al campo rom Casilino 900 dicono che probabilmente si tratta di Tissan Severovic, un altro rom espulso qualche anno fa. Ma il suo corpo ieri non era ancora stato identificato. Anche se - nonostante la questura di Ancona non abbia diffuso dettagli - poco dopo il ritrovamento dei cadaveri le agenzie di stampa hanno informato che «entrambi erano stati espulsi dall'Italia» e che uno dei due aveva precedenti penali. Le notizie corrono, spesso a metà.

Ljuba e Sasha *
Tommaso Di Francesco

Così manco i cani, manco i non umani
muoiono abbruciati nelle trappole
di latta e di fumo a via Gordiani,
tra la memoria e i sassi pasolini.
Qui nell'Eterna. Roma radice di rom...
Unici puri in città ad aspettar futuro,
Ljuba e Sasha di diciassette e sedici
nel fuoco per vivere pronto per morire,
con la creatura negli occhi luminosi
ancora nel bianco della festa, sposi.
Tutto l'amore mio è per voi cenere
per voi deportati, è per voi caduti
nei fili spinati, per caso, dicono
... provate voi per caso a non morire
in otto corpi in quattro metri quadri.
Ad ardere, solo voi amo che ho rincorso
nelle periferie che inghiottono certezze
tra boemie, serbie ed i kosovi, cacciati
e offesi da cronache luride e dagli armati
tra i battimani e i silenzi occidentali.
Adesso che la città vuole sentire voci,
il desiderio che mi resta è sul sorriso
vostro che con me ha in corpo Mauthausen,
a voi rifiuti che nell'addio discarica
l'Ama, sigla del nostro comune disamore. 
Tommaso Di Francesco

* Si è svolto ieri alla periferia di Roma (a Via Gordiani) il funerale dei due giovanissimi sposi, Sasha Traijkovic e Ljuba Mikic, morti bruciati nell'incendio del campo rom dove vivevano, il 2 dicembre scorso.
 
Di Fabrizio (del 12/12/2006 @ 09:48:49, in Italia, visitato 1695 volte)

Ultim'ora: Rinviato a data da destinarsi, causa sciopero trasporti di venerdì 15, che bloccherà tutta la metropoli.

Opera Nomadi
Ente Morale (D. P. R. 26/03/70 n. 347)
Presidenza Nazionale
Via di Porta Labicana 59-00185 Roma
tel. 06/44704749
fax 06/49388168

IX° Seminario Nazionale Opera Nomadi
15 e 16 dicembre 2006
"I Rom/Sinti e le Metropoli"

Programma:

15 dicembre
§ Gruppi di lavoro (ore 09:30-19:30)
§ II° Concorso Musicisti di Strada Rom/Sinti (ore 21.30-24:00)
(presso Sala Teatro Municipio 3 Comune di Roma, via dei Sabelli 119)

16 dicembre
§ Conclusioni
(ore 09:30-13:00)
(presso Sala Teatro Municipio 3 Comune di Roma, via dei Sabelli 119)
Interviene: Sottosegretario all'Interno On.le Marcella Lucidi

Organizzazione dei 5 Gruppi di lavoro

§ GRUPPO DI LAVORO N. I "HABITAT": "La cultura dell'Abitare"
presso Sede UIL via Cavour 108 (Quartiere Esquilino- pressi Stazione Termini)
Conduttore di gruppo: Massimo Converso (Presidente Nazionale Opera Nomadi)

§ GRUPPO DI LAVORO N. 2 "SCUOLA"
presso Ministero Pubblica Istruzione, via Ippolito Nievo 35 (Quartiere Trastevere) Sala Conferenze "Kirner" I° piano
Conduttori di Gruppo: Dr. Matteo Tallo (Dirigente MPI) , Prof.ssa Renata Paolucci (Responsabile Settore SCUOLA Opera Nomadi Nazionale) Prof. Marco Nieli ( Pres. O.N. Napoli), Ins. Anna Biondani (O.N. Sicilia), Prof.ssa Antonia Dattilo (CSA - MPI Bologna),

§ GRUPPO DI LAVORO N. 3 "LAVORO"
presso Assessorato al Lavoro del Comune di Roma Lungotevere de' Cenci 5, II° piano "Sala Blu" (Quartiere Ebraico)
Conduttore di Gruppo: Aleramo Virgili (Responsabile Sportello Lavoro Rom/Sinti Comune di Roma)

§ GRUPPO Dl LAVORO N. 4 "DIRITTI/MEDIATORI"
presso Comune di Roma - Gruppo Consiliare P.R.C. via delle Vergini, 18
Conduttori di Gruppo: Rag. Giorgio Bezzecchi (Mediatore Rom COMUNE di MILANO), Prof.ssa Bianca Mori La Penna (Responsabili Settore DIRITTI Opera Nomadi
Nazionale)

§ GRUPPO DI LAVORO N. 5 "SANITA'"
Presso Caritas Diocesana -Sala Riunioni- via Marsala, 103 (Stazione Termini)
Conduttore di Gruppo: Dr. Salvatore Geraci (Responsabile Nazionale Area Sanità - CARITAS)

Per qualsiasi informazione ed iscrizione ai diversi gruppi rivolgersi alla
Segreteria Tecnica Nazionale
Tel. 06/44704749
Fax. 06/49388168
operanomadinazional e@virgilio. it

 
Di Fabrizio (del 11/12/2006 @ 10:27:59, in Italia, visitato 1915 volte)

CIPES                     AVEN AMENTZA                    SINISTRAROSSOVERDE

 

GIOVEDI  14 DICEMBRE  ORE 20,30

c/o  ARCI BELLEZZA   Via  Bellezza n. 16/a

 

 

PRESENTAZIONE DEL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE

 

“CARLO CUOMO”

 

SULL’OLOCAUSTO E LA RESISTENZA IN EUROPA DEI ROM E SINTI

 

                 SERATA   DEDICATA   A   CARLO CUOMO

 

PRESENTAZIONE DEL CENTRO A LUI INTITOLATO, DI DOCUMENTAZIONE SUL PORRAJMOS/SAMUDARIPEN E SULLA PARTECIPAZIONE DI ROM E SINTI ALLA RESISTENZA IN EUROPA

IL MATERIALE E' ATTUALMENTE COSTITUITO DAI DOCUMENTI, IN GRAN PARTE INEDITI, EMERSI DALLA RICERCA AVVIATA, QUASI UN ANNO FA, DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE, E TUTTORA IN CORSO.
AD ESSO CONTIAMO DI AGGIUNGERE SCRITTI E DOCUMENTI DI CARLO RIGUARDANTI ROM E SINTI.

 

Presentano:  
Mario   ABBIEZZI CIPES
Ernesto ROSSI Aven Amentza
Gianfranco PAGLIARULO SinistraRossoverde Lombardia
Giancarlo   MIGLIAVACCA ARCI
Umberto  BLASIMME ANPI Provinciale
   
intervengono  
Francesca  CORSO Assessora Provinciale Milano
Un esponente del  CEDEC

(Centro di documentazione ebraica)

Gianfranco MARIS

ANED

 

 durante la serata saranno consultabili mostre fotografiche e verranno proiettati filmati

verranno esposti i registri  tradotti dei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau e Gries-Bozen

 

La serata sarà conclusa con canti della Resistenza

Aderiscono

     ARCI              ANPI                   FILEF                 CEDEC

 

per info sull'iniziativa, tel 02.48409114, 3338628466, 3403175095 -
cipes.lomb@ fastwebnet.it
meg.rossi@ tin.it

 
Di Fabrizio (del 11/12/2006 @ 10:01:20, in Italia, visitato 1893 volte)

Un contributo che arriva da

una riflessione su diritti e sul concetto di minoranza e territorio, che presto farà parte di un libro. Riporto l'inizio, l'articolo completo si può scaricare qui in formato .pdf (10 pagine)

Le popolazioni rom sono una “galassia di minoranze” (Dell’Agnese, Vitale, 2006), non possiedono una stessa storia, né tantomeno condividono una cultura fortemente omogenea, né un’unica religione. E’ difficile stimare quante persone appartengano a questa galassia di minoranze. Si parla di dodici-quindici milioni di persone in tutto il mondo, di cui la maggior parte vive in Europa (dai 7.200.000 ai 8.700.000): il 60-70% nei paesi dell’Est ed il 15-20% in Spagna e Francia. Come sostiene Elena dell’Agnese i rom sono un “mosaico di frammenti etnici”. Non sono una minoranza “territoriale”, ma una “minoranza diffusa”, dispersa e transnazionale. Alla scala transnazionale, questo significa che la non riconducibilità ad una nazione, anche se “Altra”, fa di rom e sinti degli individui privi di cittadinanza, e quindi privi di diritti. Alla scala nazionale, i rom e i sinti acquisiscono diritti de jure esclusivamente come individui, quando sono riconosciuti cittadini di uno stato (e risultano quindi “territorializzati”, almeno a questa scala). Non hanno invece diritti in quanto “minoranza”, perché non sono riconducibili ad una appartenenza territoriale. Per quanto riguarda l’Italia, a dire il vero, la Costituzione non discrimina fra minoranze territoriali e minoranze diffuse; infatti, l’articolo 6 detta che: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”, senza specificare se siano territoriali, diffuse o addirittura “nuove” (di recente immigrazione). Tuttavia, l’applicazione dell’articolo 6 è stata piuttosto lenta e il dibattito interno ha visto prevalere proprio le posizioni “territorialiste”. La legge 482 del 15 dicembre 1999 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, infatti, esclude nel dettato le nuove minoranze (che, appunto, non sono “storiche”) e non nomina in alcun modo le comunità rom. Eppure in Italia rom e sinti sono numerosi, fra le 130000 e le 150000 persone, poco più del due per mille dell’intera popolazione italiana (sono dunque più numerosi dei componenti di alcune altre minoranze, anche se rimangono probabilmente “la più bassa percentuale di tutta Europa”). Circa la metà, 70.000 persone, hanno la cittadinanza italiana (giunti in Italia dal 1400 fino al 1950 circa), mentre i restanti 50.000 sono extracomunitari (provenienti soprattutto dalla Jugoslavia e dalla Romania) o in misura minore cittadini comunitari (provenienti dalla Spagna e dalla Francia).

continua

  • Le diverse scale dell’azione pubblica

  • Per una pragmatica del trattamento istituzionale dei rom

  • Bolzano, Firenze e Milano

  • Tabella 1: Opinioni dei rom/sinti sui campi

  • Tabella 2: Preferenze e aspettative

  • Tabella 3: Relazioni con gli abitanti delle zone limitrofe

  • Bibliografia

 

 

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