Rom e Sinti da tutto il mondo

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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:03:18, in Italia, visitato 2681 volte)

PREMESSA

Recentemente è tornata nelle cronache la questione campi nomadi, come una delle concause della situazione di forte arretratezza sociale in cui si trovano ancora oggi le comunità rom e sinte in Italia.

Come nel passato, quando questi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti, nei ragionamenti attuali c'è un vizio di forma. Non siamo stati consultati allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere di discutere assieme a noi le soluzioni per superare i campi o quantomeno renderli vivibili per chi non ha avuto nessun'altra alternativa.

Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, la nostra comunità che vive nella zona 2 di Milano da quasi 50 anni (prima in insediamenti di fortuna e gli ultimi 22 anni in un campo sosta comunale), pone alcune questioni:

  1. la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini di seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che li riguardavano. Per questo la nostra comunità ha avviato da tempo un dialogo con le associazioni e le forze politiche di zona, come primo passo per uscire dai rispettivi ghetti mentali che ci dividevano dalla popolazione maggioritaria;
  2. i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi ci viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono sempre sentite in diritto di rappresentare le nostre istanze a loro uso e beneficio;
  3. infine, se sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il problema. Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo sapendo di alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a se stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.

Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in atto strategie efficaci è indispensabile una nostra partecipazione, in quanto cittadini titolari di diritti e doveri, a tutte le istanze che ci riguardano, da quelle centrali a quelle del decentramento.

Una buona base di partenza può essere il documento presentato a maggio 2010 dal Tavolo Rom milanese, soprattutto su alcune questioni:

  1. riconosce che le comunità rom e sinte nel nostro territorio sono diversificate per storia, comportamenti, insediamento, e quindi la soluzione non può essere unica;
  2. propone quindi soluzioni abitative diversificate;
  3. individua una serie di soggetti da coinvolgere nelle politiche future;
  4. individua il legame tra soluzione alloggiativa e autonomia nel lavoro.

Occorre infine, secondo noi, programmare una serie di incontri periodici per verificare progressi e criticità.

IL NOSTRO CAMPO

Attualmente conta circa 130 residenti, tutti cittadini italiani, di cui la metà minorenni. Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande incertezza per la nostra comunità, dovuta al progetto di sostituire quella che a tutti gli effetti è la nostra casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto mai attuato, anche perché assurdo (nella nostra zona o altrove), ma mai sconfessato. A parte questo, non siamo mai riusciti a capire perché noi cittadini italiani in zona da sempre avremmo dovuto andare via, per lasciare il posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe dovuto trovare casa e lavoro.

Attendiamo una dichiarazione pubblica che indichi espressamente che il campo di transito non si farà, anche perché sarebbe osteggiato principalmente dai cittadini che vivono attorno a noi.

Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e viviamo nel costante timore di ritrovarci per strada da un giorno all'altro.

Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di essere accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti abusivi (che hanno comunque residenza altrove), la nostra presenza nel campo si ridurrebbe a circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e rendendo possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio villaggio alle porte di Milano.

Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi non ancorati al terreno.

Detto questo, il nostro campo che sino a 10 anni fa era indicato come un modello, ultimamente ha sofferto di mancanza di manutenzione. Sono necessari alcuni interventi:

  1. ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
  2. risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si allaga;
  3. collegamento delle bocchette antincendio;
  4. ripristinare la cabina elettrica, divelta il marzo scorso dalla pubblica sicurezza. Come succede già in altri campi, richiediamo tariffe familiari a forfait;
  5. infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e calibrarle per gli occupanti che rimarranno.

Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con poca spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno assegnati con chiarezza e a ditte responsabili.

Riguardo alla questione lavoro, già dal 1990 abbiamo fondato una nostra cooperativa, LACI BUTI (Buon lavoro in lingua rom), che si occupa di:

  • Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
  • Potatura piante alto fusto
  • Pulizia di aree urbane
  • Sgombero cantine e magazzini
  • Creazione recinzioni

con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.

Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il Comune ci ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno abbiamo lavorato solo due giorni. Eppure il lavoro è tutto intorno a noi: il nostro campo è situato nei pressi del parco Lambro,  e via Idro è praticamente un corridoio verde (che le forze politiche e le associazioni di zona vorrebbero rivalutare) che collega il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al parco della Media Valle del Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è stata la volontà politica di mantenerci in vita.

Inoltre in passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se attualmente ne sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza da riprendere, soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.

Per terminare, il centro polifunzionale all'interno del campo, attualmente non utilizzato, potrebbe essere adoperato anche per opportunità di lavoro femminile, con laboratori di sartoria e cucito, visto che già a Milano ce ne sono di simili. Intendiamo far diventare lo stesso centro uno spazio aperto a tutta la popolazione per iniziative culturali e sociali.

La comunità rom di via Idro 62, riunita in assemblea il 15 giugno

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Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:21:37, in Italia, visitato 1352 volte)

Da Sintiitaliani.blogspot.com

Il Giornale di Vicenza CAMPI NOMADI. Rifondazione comunista e Davide Casadio dell'associazione Sinti rispondono a Pecori e Sandoli 11/10/2009

«Leggiamo sui quotidiani l'assurda polemica sulle micro aree per Sinti e Rom. Vogliamo far presente che i "campi storici" - si legge in una nota firmata da Irene Rui, responsabile del dipartimento per le politiche migratorie ed etniche di Rifondazione comunista e da Davide Casadio, presidente dell'associazione "Sinti italiani in viaggio per il diritto e la cultura" - vivono una situazione insostenibile sia sotto il profilo della sicurezza, che igienico sanitario, essendo i sottoservizi vecchi. Le microaree rappresentano una soluzione per dare finalmente a queste famiglie una vita dignitosa e serena».

Inoltre, continuano i due rappresentanti, «facciamo presente a Massimo Pecori capogruppo Udc che non parliamo di extraterrestri, ma di cittadini vicentini. Altresì rispondiamo ad Alessio Sandoli, segretario cittadino della Lega Nord che questi cittadini, pur con difficoltà pagano tasse, servizi e vivono del loro lavoro: un'occupazione onesta e non illegale come qualcuno può pensare. Le microaree e gli eventuali alloggi non sono un regalo a cittadini facinorosi, ma un atto dovuto a famiglie che sono disposte a contribuire economicamente. Infine - concludono - vogliamo rispondere a Valerio Sorrentino attuale consigliere del Pdl, che il degrado è frutto di dieci anni della loro amministrazione che non ha voluto affrontare i problemi dei cittadini Sinti e Rom, ed ha preferito lasciare i campi al degrado e non ha dato la possibilità ai Rom, proprietari del campo di via Nicolosi, di adeguarlo con i sottoservizi e con le opere indispensabili. Con la costruzione delle microaree, non ci saranno né degrado, né microcriminalità».

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Segnalazione di Enrica Bruzzichessi

Bandiera Gialla

Cospe e Controradio lanciano "Basta un minuto!": un concorso video rivolto ai giovani (18-35 anni) interamente dedicato a cortometraggi di lunghezza massima di un minuto, che affrontano il tema del contrasto al razzismo e alle discriminazioni sia nelle pratica che nel tifo sportivo.
In particolare i video dovranno rappresentare in modo originale e significativo come lo sport possa costituire un fondamentale momento di integrazione e di lotta ad ogni forma di discriminazione, stigmatizzando nello stesso tempo i comportamenti razzisti e violenti.

Le opere dovranno essere presentate entro il 15 luglio. Videominuto e Cospe effettueranno una pre-selezione dei video pervenuti e sottoporranno alla giuria i video finalisti. La giuria, composta da registi, sportivi, giornalisti ed esperti di tematiche legate alla discriminazione e all’antirazzismo valuterà i video sotto l’aspetto della promozione alla lotta al razzismo e alle discriminazioni, l'impatto, l'originalità e la realizzazione tecnica.

Il video primo classificato si aggiudicherà il primo premio di 800 euro e alla menzione speciale verranno assegnati due biglietti per il Torneo 6 Nazioni di Rugby.


Per informazioni e iscrizioni
info@videominuto.it - cerretelli@cospe-fi.it

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Di Sucar Drom (del 17/06/2011 @ 09:43:59, in Regole, visitato 1539 volte)

Di Carlo Berini tratto dalla newsletter n. 19 di Articolo 3

Secondo l'UNHCR, le domande di asilo presentate in Italia nel 2008 sono state 30.324, e i principali paesi di origine dei richiedenti asilo sono stati, nell'ordine, la Nigeria con 5.333 domande, la Somalia con 4.473 domande, l'Eritrea con 2.739 domande, l'Afghanistan con 2.500 domande e la Costa d'Avorio con 1.844 domande.
Il numero complessivo dei rifugiati riconosciuti residenti in Italia è indicato dall'UNHCR come pari, a giugno 2009, a circa 47.000 persone.
A titolo di confronto, può evidenziarsi che i rifugiati accolti in Germania sono circa 580.000, quelli accolti nel Regno Unito 290.000, mentre quelli ospitati nei Paesi Bassi ed in Francia sono, rispettivamente, 80.000 e 16.000
(it.wikipedia.org/wiki/Diritto_di_asilo)

A fronte dei numeri dobbiamo certo interrogarci su quanto la nostra legislazione riesca a recepire in maniera adeguata le richieste d'asilo, ma anche le richieste per lo status di rifugiato. In questo breve intervento, però, vorrei limitarmi a sollevare una questione poco affrontata in Italia, ovvero il diritto d'asilo per quei Cittadini di Paesi terzi che appartengono alla minoranza linguistica rom.

In Italia sono presenti dal '400 sinti e rom italiani, a cui per altro lo Stato italiano non ha ancora riconosciuto lo status di appartenenti ad una minoranza storica linguistica (articolo 6 della Costituzione e legge 482/99), ma sono anche presenti rom immigrati dalla ex Yugoslavia e rom immigrati dalla Romania. Sui numeri delle presenze effettive c'è molta confusione, ma incrociando le stime dell'Istituto di Cultura Sinta e i dati del Ministero dell'Interno, la presenza di queste minoranze è molto esigua. Unendo i dati riferiti sia ai sinti e rom italiani che ai rom immigrati non superiamo le centomila persone.

L'immigrazione più consistente di rom in Italia si è vista negli anni Novanta ed è essenzialmente dovuta a due fattori: la dissoluzione della ex Yugoslavia e la caduta del comunismo in Romania.

La dissoluzione della ex Yugoslavia (compresa la guerra in Kosovo nei due momenti, 1996 e 1999) è presente in tutti noi per gli orrori che ha provocato e per il diretto coinvolgimento dell'Italia nel secondo periodo. In quegli anni i rom vengono risucchiati nella voragine della guerra e della violenza ma, non avendo né ambizioni nazionalistiche né rivendicazioni territoriali, sono schiacciati tra le diverse fazioni in guerra. Il risultato evidente, anche per chi è stato poco attento a quanto è avvenuto, è che oggi non esiste uno Stato nazionale rom.

Per queste ragioni le famiglie rom che sono scappate, principalmente dai territori della Bosnia-Erzegovina e dai territori del Kosovo, lo hanno fatto perché le loro case sono state distrutte o occupate da famiglie appartenenti ad altre minoranze, perché erano perseguitate, perché rischiavano di essere sterminate.

Mentre altri Paesi europei si sono attivati per un pronto sistema di accoglienza, con il riconoscimento del diritto d'asilo, in Italia ciò non è successo: ad un primo rilascio dei permessi di soggiorno umanitari non è seguita nessuna altra azione, tant'è che oggi ci sono intere famiglie che non hanno nessun documento. Inoltre, al contrario di quanto fatto per gli altri profughi, queste famiglie sono state costrette a vivere nei cosiddetti 'campi nomadi' (sia regolari che irregolari, come ad esempio il Casilino 900 di Roma chiuso un anno fa), un'invenzione legislativa tutta italiana che non ha eguali in Europa (per la Lombardia si veda la legge 77/89).

I pochi rom profughi dalla ex Yugoslavia che hanno ottenuto il diritto d'asilo lo hanno ottenuto dopo aver intrapreso un percorso giudiziario come è successo a R. A., nata a Sarajevo, che nel 2005 ottiene dal tribunale di Roma il riconoscimento del diritto d'asilo.1

Per quanto riguarda in particolare i rom profughi dal Kosovo, il Ministero dell'Interno nel 1999/2000 stimava l'arrivo di circa 5.000 persone: la maggior parte ha ricevuto la protezione umanitaria temporanea, pochissimi hanno avuto il riconoscimento del diritto d'asilo e quasi nessuno lo status di rifugiato, secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra.

Nel tempo molte famiglie provenienti dalla ex Yugoslavia, soprattutto in Toscana e in Piemonte, sono riuscite ad ottenere permessi di soggiorno permanenti, ma in alcune Regioni, come la Lombardia e il Lazio, la situazione è ancora irrisolta con conseguenze prevedibili. E' però da segnalare l'iniziativa del Comune di Roma, che negli ultimi mesi ha iniziato, a partire dagli ex abitanti di Casilino 900, un processo di regolarizzazione per molte famiglie. Diversa è la situazione a Milano, dove la passata Amministrazione comunale aveva di fatto dichiarato guerra ai rom. L'allora Vice Sindaco di Milano, Riccardo De Corato, aveva dichiarato: "Queste sono persone di pelle scura, non europee come voi e me", ha poi aggiunto: "Il nostro obiettivo finale è quello di avere zero campi nomadi a Milano".2

La situazione milanese vede per altro coinvolti soprattutto i rom immigrati dalla Romania. Le migrazioni più consistenti si hanno nel periodo compreso tra il 1990 e il 1997 e nel 2002. Le due immigrazioni hanno avuto motivazioni diverse. La prima per sfuggire ai pogrom, la seconda per motivi economici, facilitata dalla possibilità di entrare in Italia senza il bisogno del visto. Nel 2007 con l'entrata della Romania nell'Unione europea gli arrivi in Italia sono insignificanti.

Le esplosioni di violenza razzista nei confronti delle comunità rom sono ampiamente documentate da diversi organismi internazionali; esemplare in questo senso, e ormai tristemente famosa, è la sommossa di Hadareni, avvenuta nel 1993, durante la quale tre rom furono torturati e uccisi, 19 case bruciate e 5 distrutte.3 Eppure, se prendiamo il periodo compreso tra il 1990 e il 2002, non troviamo nessuna persona appartenente alla minoranza rom, di fatto profuga dalla Romania, che abbia ricevuto una qualsiasi protezione da parte dell'Italia.

La situazione che ho illustrato è stata fotografata alcune settimane fa anche dal Rapporto della Commissione per i diritti umani del Senato.4

Questa breve riflessione vuole porre un problema che è ben presente sul nostro Paese, ma che quasi nessuno sta affrontando, con conseguenze drammatiche per famiglie intere che dopo essere sfuggite dai loro Paesi si ritrovano nel nostro, l'Italia, che ancora oggi non applica le convenzione internazionali che ha sottoscritto. 

1 http://www.giuristidemocratici.it/post/20050429052522/post_html
2 http://www.giornalettismo.com/archives/87829/giro-vite-rom-italia-riflette/
3 http://www.comune.torino.it/intercultura/s3.asp?p0=44&p1=APPROFONDIMENTI&p2=Documenti&p3=Minoranze
4 http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/dirittiumani16/RAPPORTO ROM .pdf

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Taggia - Stefania Lombardi è nata a Sanremo dove ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio G.D.Cassini. Laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova, esercita la professione di avvocato dal 1998.

E' stato presentato, alle 18.30, presso "Monica Fashion" e l'"Enoteca Stella", di via Cornice, ad Arma di Taggia: "Figlia del Vento", opera prima di Stefania Lombardi, stimato avvocato del Foro di Sanremo. Decine gli intervenuti alla presentazione

LA SCHEDA DEL LIBRO
Nell'armonia di un ordinato impianto narrativo si snoda il romanzo: l'ordine dell'esposizione e la pulizia formale rendono la lettura
scorrevole e chiara. Il piano narrare rappresenta, per così dire, la decantazione di un materiale umano intenso e ricco, che risulta come filtrato attraverso l'essenzialità espositiva in modo da isolare i contenuti più profondi e le tematiche fondamentali.

E’ una storia familiare, narrata nel suo succedersi di generazioni e, nello sfondo, è la storia di un popolo, quello rom, fin troppo carico di vissuti, a mezzo tra leggenda e tradizione, nell'alternanza di lotte e sofferenze millenarie. Un romanzo affascinante come il suo titolo "Figlia del vento" che sembra evocare mondi lontani con suggestioni favolistiche da ricordare la narrativa del grande Sgorlon.

In un’epoca in cui si ha paura dei sentimenti, anche vergogna, e la arrativa sembra evitarli tentando le più fredde sperimentazioni o forse i sentimenti sono morti, come diceva la Ginzburg, essi sono presenti nel libro con la loro palpitante pienezza. Tema di scottante attualità, la storia del popolo rom appare come depurata, idealizzata solo quel tanto da ripulirla di tutte le incrostazioni di pregiudizi e ostilità che l’hanno coperta, per restituirla alla dignità di una vicenda umana vissuta attraverso le sue sofferte esperienze.

NOTE BIOGRAFICHE DELL'AUTRICE
Stefania Lombardi è nata a Sanremo dove ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio G.D.Cassini. Laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova, esercita la professione di avvocato dal 1998. Vive ad Arma di Taggia con il marito e i figli, Niccolò Stefano e Manuel. Questo è il suo primo romanzo. I proventi ricavati dalla vendita del libro saranno devoluti in beneficienza all’Unicef e all’Ospedale Gaslini di Genova.

di Fabrizio Tenerelli - 10/06/2011

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Di Sucar Drom (del 19/06/2011 @ 09:20:15, in musica e parole, visitato 1676 volte)

domenica 26 giugno · h. 20.00 presso Cooperativa Rom 1995, Tronco Ii Reggio Campi 199, Reggio Calabria

LA DERIVA D'EUROPA
"NOMADI PER DECRETO" testo di Antonello Mangano, interpretato da Francesco Iocolano

Presentazione e Power Point di Alla Leontyeva, corredato da foto concesse cortesemente da Raffaella Cosentino (Fotogallery - REDATTORE SOCIALE - POWERPOINT "Gli Africani Salveranno l'Italia)

PERFORMANCE dell'artista Taciana Coimbra

MUSICA composta da: Salvatore Familiari e Bruno Panzera.
eseguita da: Salvatore Familiari (chitarra), Bruno Panzera (Chitarra), Marco Modica (violino), Martino Conserva (piano), Giuseppe Gioffrè (tromba).

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Di Fabrizio (del 20/06/2011 @ 09:38:03, in Europa, visitato 1430 volte)

Da Czech_Roma (sul caso Natálka leggi anche QUI)

Budišov, 14.6.2011 11:03

Natálka Kudriková, la bambina che era stata severamente ustionata quando i piromani avevano attaccato la sua casa a Vítkov, sta sperimentando i primi contatti con gli altri bambini, dopo due anni spesi esclusivamente a casa o in ospedale. Ha festeggiato il suo quarto compleanno ieri alla scuola materna. La televisione ceca riporta che per frequentarla Natálka ha bisogno di un'assistente e di cure speciali.

Natálka dovrebbe frequentare la scuola materna a tempo pieno dal prossimo settembre, ma anche questo non è certo - settimana prossima verrà nuovamente visitata all'ospedale e potrebbe subire una nuova impegnativa operazione quest'estate. Per adesso trascorre a scuola materna un'ora al giorno. Anche se non parla con nessuno, nondimeno comunica. "Parla con i gesti, non verbalmente, ciò che vuole e i giochi che vuole in prestito," ha detto alla televisione Simona Novotná, direttrice della materna di Budišov.

I coetanei di Natálka si son dovuti far spiegare da genitori ed insegnanti perché quella bambina è differente. "Perché ha così tante cicatrici, perché ha perso le dita, domande simili," ha detto sua madre, Anna Siváková.

I medici dicono che Natálka avrà bisogno di assistenza pedagogica e personale. I suoi progressi nel trattamento delle ustioni stanno soddisfacendo i dottori che l'hanno curata per oltre due anni: "Fondamentalmente, è avvenuto un piccolo miracolo... nessuno poteva immaginare che potesse riprendere la vita normale," ha detto alla televisione Iva Zámečníková del centro ustionati dell'ospedale di Ostrava.

ryz, Czech Television, http://www.ct24.cz/domaci/127204-stav-natalky-sivakove-povazuji-lekari-za-maly-zazrak/  translated by Gwendolyn Albert

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Di Fabrizio (del 20/06/2011 @ 09:51:44, in media, visitato 1550 volte)

il Levante VENERDĚ 17 GIUGNO 2011 12:36 DI GIOVANNI PULENTE

<<I rom sono nostri concittadini e come tali vanno tutelati>>. Con queste parole Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania, presenta l'incontro "NewsRom informare senza pregiudizi" tenutosi giovedì mattina nella Sala Colombo dell'Hotel Mediterraneo di Napoli. L'evento è parte della campagna Dosta! (Basta! in italiano) organizzata dall'Associazione Giornalisti Scuola di Perugia, che tra Roma, Milano e Napoli sta cercando di sensibilizzare i cittadini sul mondo rom e sinti. <<I dati riguardanti la Campania sono inaccettabili – spiega Lucarelli – Siamo un caso negativo in Europa e bisogna parlarne. Mi auguro che la nuova Napoli di De Magistris svolga un lavoro capillare che possa condurre a un risveglio civile>>.

La storia. In Europa sono circa 12 milioni e in Italia 150mila. I primi a lasciare la valle del Gange partirono 800 anni fa, rompendo i confini nazionali degli Stati prima di qualsiasi convenzione internazionale. <<Pochi sanno che rom e sinti furono vittime della discriminazione fascista – sostiene Luca Bravi, docente di Scienze dell'Educazione all'Università di Firenze - Ad Agnone, Modena e Teramo tra il 1940 e il 1943 molti furono deportati e uccisi in campi di concentramento. Questo genocidio è oggi continuamente negato>>. La psicologia perversa di Robert Ritter e la nota notte degli zingari del 2 agosto 1944 (sterminio di Auschwitz) sono parte di una storia innegabile. << Il concetto di zingaro è uno stereotipo da noi creato e che va cambiato. In questo senso la pedagogia è fondamentale, soprattutto perché il 60% di rom e sinti in Italia ha meno di diciotto anni>>. Negli anni 60' nelle scuole esistevano classi per soli zingari e il campo nomadi era già stereotipato come luogo di pericolo e diversità. Particolarmente significativo è stato un video mostrato da Dario Moricone, giornalista Rai e moderatore dell'incontro. Sullo schermo scorrono accezioni dispregiative come "Puzzano", "Hanno la pelle scura", "Non hanno acqua", "Hanno lo stesso vestito", "Vivono in baracche", "Rubano e sono violenti", "I nostri governanti sono troppo aperti alle frontiere": relazione degli Stati Uniti d'America del 1912 sugli immigrati italiani. La storia si capovolge e si ripete.

Il giornalismo. <<Tutti i giornalisti hanno un ruolo fondamentale nel combattere i pregiudizi e l'odio, a favore di un comune vivere sociale>>. Bianca Stancarelli, inviato di Panorama, si esprime così sul ruolo dei media. Stupro della Caffarella (Roma), 14 febbraio 2009: Karol Racz e Alexandru Isztoika Loyos vengono arrestati e accusati di essere gli autori della violenza sessuale. Per moltissimo tempo i due sono maltrattati dai media senza attendere il verdetto della giustizia. Definiti violenti, freddi, insensibili e addirittura Karol è catalogato con l'espressione faccia da pugile. Dal tg1 a Studio Aperto nessuno risparmia facili accuse o cerca di andare a fondo. Il Sindaco di Roma Alemanno subito dopo l'accaduto disse a caldo: <<Gli autori? Dovranno essere rom>>. Il paradosso è che le analisi del sangue e accurate prove hanno scagionato gli imputati, dimostrando l'incapacità dell'informazione di massa di raccontare la verità e di combattere gli stereotipi. Quella di Karol e Alexandru è la storia di due innocenti. Pochi giorni fa un giovane bosniaco è stato ucciso da un pirata della strada, ma nessuno ne ha parlato e quando Lamberto Sposini fu aggredito nel 2007, si accusarono i rom senza prova alcuna.

Napoli. Il problema di rom e sinti esiste principalmente in periferia, come dimostra la tragedia del rogo di Ponticelli. Gli ex-allievi della scuola di giornalismo di Perugia hanno dimostrato di interessarsi a questioni nazionali che vanno al di là dei confini regionali, perché in fondo l'informazione tutta deve collaborare per garantire la verità. <<Cattiva politica, imprenditori razzisti e i media assenti sono le cause principali della questione rom e sinti -sostiene Dario Moricone - La responsabilità del singolo mette tutti nei guai, e forse si perdona più ai camorristi che agli stranieri >>.

Il 5 aprile la Commissione Europea ha definito obbligatorie le strategie d'inclusione sociale per i rom, l'8% di quali sono nomadi. <<Bisogna guardarli come guarda un bambino, cioè senza pregiudizi>> , commenta Eva Ciuk, giornalista del Tgr Friuli Venezia Giulia. Sorprende il fatto che nei notiziari Ansa la parola rom/nomadi compare mediamente 289 volte in cronaca nera e solo 13 volte in cronaca bianca. Emblematica la conclusione del discorso di Bianca Stancanelli: <<Zingari = di regola passano per una razza spregevole. Non è un'affermazione scritta su un giornale, né detta da un politico, ma la definizione data dall'Enciclopedia Treccani nell'edizione del 1949>>. Solo un anno prima della pubblicazione del testo, il 10 dicembre 1948, le Nazioni Unite firmarono a Parigi la dichiarazione universale dei diritti umani.

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Di Fabrizio (del 21/06/2011 @ 09:00:12, in Europa, visitato 1103 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Budapest, 16 giugno 2011: ERRC ha inviato una lettera alle autorità serbe, riguardo lo sgombero forzato del 7 giugno 2011 e il trasferimento di 12 famiglie rom dall'insediamento sotto il ponte Pančevo a Belgrado ed il susseguente attacco ad un donna rom nel nuovo insediamento.

ERRC ha espresso la propria preoccupazione che lo sgombero sia stato condotto senza il rispetto delle norme internazionali: ale famiglie coinvolte non hanno ricevuto alcun preavviso, non hanno ricevuto alcun avviso di sgombero e sono state portate in un comune diverso a vivere in container vuoti che non incontrano gli standard minimi per un alloggio adeguato. Le famiglie sfollate sono senza mobili e non hanno collegamento ad elettricità, acqua o fognature. Inoltre, nella notte tra l'11 e il 12 giugno, una delle donne trasferite a forza è stata attaccata da uno sconosciuto entrato nel suo container, dimostrando che i residenti non sono sicuri nella nuova sistemazione.

For further information, contact:
Sinan Gökçen
Media and Communications Officer
sinan.gokcen@errc.org
+36.30.500.1324

© ERRC 2011. All rights reserved

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Di Fabrizio (del 21/06/2011 @ 09:51:03, in Italia, visitato 1478 volte)


L'assessore Granelli: "Svuoteremo pure gli spazi autorizzati, ma fino ad allora controlli costanti". Aumento delle pattuglie nella zona di San Lorenzo, in vista di un tavolo tra i gestori e i residenti di FRANCO VANNI

L'input dato ai vigili dal nuovo assessore alla sicurezza è chiaro: contrastare sul nascere gli insediamenti rom abusivi. Sono già due gli «interventi preventivi» che la polizia locale ha compiuto per allontanare nomadi che stanziavano al di fuori dei campi autorizzati: in via Rubattino, dove erano comparse capanne in lamiera, e in via Chiesa Rossa, dove alcune baracche si trovavano fuori dall'accampamento regolare. «L'obiettivo è superare i campi, assicurandosi che chi li occupa abbia sistemazioni dignitose e senza disagi per la cittadinanza — dice Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale — ma è anzitutto essenziale rafforzare i controlli per evitare che nascano campi abusivi. Il monitoraggio e la prevenzione, affidata ai vigili, consentirà di evitare di dovere poi procedere a sgomberi inutili».

La nuova indicazione è già stata data ai vigili. Granelli, dopo i primi interventi, si dice soddisfatto di «un'azione che andrà di pari passo con le politiche sociali, di modo che la vita nei campi, fino a quando esisteranno, sia regolamentata». La richiesta di segnalare la comparsa di baracche, o lo stazionare di camper, sarà fatta anche ai consiglieri di zona. E Granelli prevede di impiegare sempre più i vigili nel controllo nei campi regolari. Riccardo De Corato, consigliere di opposizione del Pdl ed ex assessore alla Sicurezza, lo aveva pungolato: «A Rubattino sta nascendo una baraccopoli, mi domando cosa voglia fare il nuovo assessore». Ora rilancia: «Fare vigilanza significa poco. O si sgombera, o non serve mandare a spasso i vigili a fare turismo».

De Corato, nei cinque anni da assessore, ha ordinato centinaia di sgomberi di campi rom, attirando le critiche del centrosinistra e delle associazioni del volontariato cattolico che gestiscono i campi. La previsione secondo cui la giunta Pisapia avrebbe «trasformato Milano in zingaropoli» è stata uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del centrodestra. «La sicurezza è una priorità, ma evitando azioni propagandistiche e dannose», dice Granelli, che ha anche deciso l'aumento delle pattuglie la sera alle Colonne di San Lorenzo, dove la movida provoca le proteste di residenti.


Nota da Mahalla:

Ho chiesto informazioni a Davide Castronovo, coordinatore del presidio sociale presso il campo sosta di via Chiesa Rossa, che mi ha scritto:

Ciao Fabrizio,
si tratta, nel caso di Chiesa Rossa, di due "nuovi" nuclei famigliari composti da figli di residenti regolari assegnatari di piazzola al campo. Questi nuovi nuclei, essendosi separati da quello dei genitori, non hanno un posto dove risiedere. La questione potrebbe momentaneamente essere risolta con la richiesta di ospitalità temporanea al Comitato di Gestione o con l'assegnazione da parte di quest'ultimo di piazzole libere (cosa difficile visto il numero limitato di posti vuoti all'interno del campo). 
Infine, lo sgombero riguarda anche aree esterne al campo occupate da recinti per animali.

... aggiungendo che preferisce tenere per sé i giudizi sulla nuova giunta.

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