Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di Fabrizio (del 01/06/2010 @ 09:36:08, in Europa, visitato 1803 volte)

Mimoza Dhima* | Tirana 25 maggio 2010

Campo rom in periferia a Tirana - foto di Mario Salzano
I rom dell’Albania sono tra i 100.000 e i 140.000. Subiscono ogni tipo di discriminazione e la gran parte è senza lavoro. Raccolgono lattine nella spazzatura per poi rivenderle, chiedono l'elemosina e l'attività maggiore è la vendita al mercato dell'usato, noto anche come "Gabi". Un reportage
Vera Shahu, in attesa del settimo figlio, l'8 aprile scorso avrebbe voluto celebrare con la sua famiglia la giornata internazionale dei rom e sinti, ma in casa aveva soltanto qualche tozzo di pane raffermo, olio e patate.
I figli dormono su un tappeto per terra in una delle due stanze improvvisate e dalle condizioni igieniche precarie, in una baracca di legno situata vicino al fiume Lana che attraversa la capitale albanese.
L'unico mobile è un vecchio armadio, da cui escono scarafaggi.

Vai alla galleria fotografica sui rom in Albania
"I miei figli, il primo di 15 anni e il più piccolo di 4, non hanno un futuro se non ricevono aiuto dallo Stato. Avranno le nostre stesse difficoltà o forse sarà ancora peggio perché la vita sta diventando sempre più dura", si lamenta Vera, 40 anni, che soffre di anemia e non dispone di previdenza sociale né di alcun tipo di tutela.
Il reddito famigliare oscilla da uno a due euro al giorno grazie alla vendita di latte di alluminio, e riescono a sopravvivere grazie agli avanzi dei ristoranti della città.
"Nonostante la miseria, voglio mandare i miei figli a scuola affinché imparino a scrivere almeno il proprio nome", dice Vera, che chiede al governo un livello di istruzione adeguato e una casa dignitosa per i propri figli.
In Albania la gran parte dei rom vive nella stessa situazione. Non si conosce il numero ufficiale, ma si stima che si aggirino tra i 100.000 e i 140.000.
"Solo in occasione della giornata internazionale dei rom e sinti, l'8 aprile, si vedono i politici che vengono a farsi fotografare con noi. Il resto dell'anno non ci vogliono nemmeno vedere", afferma Selvie Rushiti, di etnia rom, all'agenzia EFE.
Di fronte all'indifferenza del governo, Selvie, insieme ad alcuni dei rom più "agiati", grazie alle donazioni provenienti dall'estero, ha creato associazioni di assistenza ai rom più bisognosi.
Sette anni fa, Selvie trasformò il primo piano di casa sua in un centro prescolare in grado di ospitare fino a 85 bambini all'anno, mentre in cortile si vendevano vestiti usati. Con questa piccola attività si riuscivano a mantenere 120 famiglie rom.
Ma un giorno i poliziotti cacciarono i venditori dalla zona, e ora la famiglia di Selvie vive con il timore che "qualcuno al governo possa espropriare il terreno per costruire palazzi".
"Non possono ucciderci, ma ci discriminano. Dei 140.000 rom in Albania, solo sette vanno all'università, di cui quattro con borse di studio del Consiglio d'Europa", aggiunge Selvie.
Sono quelli che hanno rappresentato l'Albania al 2° Vertice europeo dei rom tenutosi lo scorso 8 aprile nella città spagnola di Cordoba.
Gli altri sono costretti ad abbandonare la scuola per via della mancanza di denaro e che non riescono nemmeno a comprarsi da mangiare.
L'80% dei tre milioni di albanesi appartenenti alla fascia estremamente povera è rappresentato proprio dal popolo rom.
“Il primo ministro albanese, Sali Berisha, dice che l'economia è cresciuta, ma noi non lo vediamo. Il nostro maggior problema è la disoccupazione”, afferma Istref Pellumbi.
Con l'aiuto della fondazione del magnate statunitense George Soros è stata creata a Tirana una sartoria dove imparano a cucire gratuitamente 150 donne rom per nove mesi all'anno.
"Chiediamo al ministero del Lavoro di impiegare questo gruppo di donne già esperte e di inserirle nella società", aggiunge Pellumbi.
La società rom albanese è preoccupata perché la strategia governativa formulata nel 2003, che mirava ad aiutare questa etnia e fornirle casa, lavoro e istruzione, è rimasta solo sulla carta.
Perciò, i rom albanesi oggi cercano di spingere il governo a intraprendere delle vere riforme contro la discriminazione, se il Paese vuole entrare a pieno titolo nell'Unione europea.

*Mimoza Dhima è corrispondente dell'EFE in Albania

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Di Fabrizio (del 01/06/2010 @ 09:51:48, in Regole, visitato 1978 volte)

Segnalazione di Dhyan Gandha Emanuela Risari

Le carte false comunali sui Rom di Fossarmato di Giovanni Giovannetti - da ilprimoamore.com

«Bluffano sui dati, raccontano balle...» Ricordate? Cominciava così un mio articolo del dicembre scorso, poco dopo lo sgombero "politico" del Centro comunale di prima accoglienza a Fossarmato, «uno sporco gioco sulla pelle di uomini donne e bambini rumeni» cacciati in mezzo a una strada. Quello sgombero fu un atto di puro arbitrio, senza il supporto di un'ordinanza del sindaco (obbligatoria in questi casi) preceduta dalla divulgazione di falsi dossier e da un'infamante campagna di criminalizzazione orchestrata dal sindaco Cattaneo e dall'assessore Assanelli, due che si dicono cristiani.
I falsi dossier erano opera di Carla Galessi, la superpagata dirigente dei Servizi sociali (96 mila euro annuali in pubblico denaro), superpagata per raccontare balle galessiche ai cittadini pavesi e al Prefetto che, fidandosi, ha poi firmato sette decreti di allontanamento a carico di persone appartenenti a cinque famiglie (di famiglie il Comune ne ha infine cacciate dieci).
In solitudine, dalle colonne di questo blog, avevo denunciato l'incredibile misto di razzismo e menzogne; sei mesi dopo, la conferma arriva da una sentenza del Tribunale di Pavia, a cui Radu Romeo – assistito dalla Cgil e dagli avvocati Francesca Segagni e Sara Brusoni – unico tra loro, si era fiduciosamente rivolto: accolto il ricorso, annullato il provvedimento.
La sentenza commenta anche le false carte comunali: in una nota del 7 settembre 2009 la dirigente dei Servizi sociali ha sostenuto che Radu «non è immune da precedenti penali e di polizia, conduce un tenore di vita non idoneo alla sua situazione, ha rifiutato una borsa lavoro […] non è integrato nella società italiana». Dunque «si sospetta che il suddetto possa trarre il proprio sostentamento da attività illecite». In uno Stato di diritto si sarebbe sentito il dovere di esibire prove, documentare fatti, invece in Comune «si sospetta...» e in prefettura nemmeno si sospetta che si tratti di una sòla costruita ad arte, così come è stato infine accertato: né sugli aggiornatissimi certificati dei "carichi pendenti" né sul "casellario giudiziale" figurano procedimenti penali a suo nome, così come non risultano i millantati precedenti penali.
La banda Galessi-Cattaneo-Assanelli infierisce anche sui tre figli di Romeo: «I maggiorenni non risultano inseriti nel tessuto nazionale. Il Comune di Pavia ravvisa, per loro, gli estremi di una situazione di "drop-out"» ovvero «il rifiuto dei predetti di seguire un percorso di integrazione, probabilmente dettato dall'esempio del padre». Insomma, per i contaballe comunali Romeo è un mostro. Allora forse stupiranno nell'apprendere che il Tribunale pavese ha accertato che è vero esattamente il contrario; e bene hanno fatto e fanno i figli di Romeo a seguire l'esempio del padre: il maggiore frequenta assiduamente e con profitto un istituto professionale; i voti – recita la sentenza – sono «spesso al di sopra della sufficienza», dimostrando un costante «impegno, volontà di apprendere, buona conoscenza della lingua italiana e perfetta integrazione nel tessuto scolastico e sociale». La secondogenita, pur avendo perso l'anno «ha in programma di iscriversi a giugno ad un corso serale». Quanto al più piccolo, la certificazione rilasciata al giudice Confalonieri dal dirigente scolastico sottolinea «l'ottimo rendimento in tutte le materie» e una più che «buona disponibilità a relazionarsi con gli altri nel rispetto delle regole di convivenza». Su rispetto delle regole e della civile convivenza è dunque il caso che Cattaneo, Assanelli e Galessi prendessero lezioni da questi piccoli Rom e dai loro genitori: come si legge nella sentenza, «il loro comportamento dimostra quanto la famiglia li stia educando in maniera corretta, insegnando loro l'importanza dello studio e il rispetto delle regole di buona convivenza».
Non è finita: nella sentenza leggiamo che Radu Romeo è un «lavoratore autonomo integrato nel tessuto socio economico del Paese, dispone per se stesso e per i propri famigliari di risorse economiche sufficienti per la conduzione di un'esistenza dignitosa, non è un onere a carico dell'assistenza sociale […] e non rappresenta un pericolo per la società»: sono motivi sufficienti per annullare il provvedimento prefettizio, emesso il 12 novembre 2009, dodici giorni prima che Radu venisse cacciato dal centro di Fossarmato insieme a moglie e figli.
La prefettura ha perso, Romeo ha "vinto", in forza di una sentenza che restituisce dignità a lui e credibilità allo Stato di diritto.
Ma quale dignità potrà fingere di avere ora la bugiardissima Carla Galessi? Come dimenticare quell'altro falso dossier infamante su presunti episodi di prostituzione minorile tra i Rom ospitati nel Centro di San Carlo? Che dire poi dell'altrettanto bugiardo sindaco Cattaneo, secondo cui quelli come Romeo «non si vogliono integrare? E l'assessore Assanelli? Aveva ritagliato su di loro la menzogna degli «uomini difficilmente difendibili». E ora?
- Parte lesa è la Prefettura, che ha creduto ai falsi dossier di sindaco e assessorato, esponendosi così a una sonante figuraccia.
- Parte lesa sono i cittadini, di fronte alla sistematica irrisione delle norme da parte di chi invece ne dovrebbe garantire il rispetto.
- Parte lesa sono le dieci famiglie rumene illecitamente sgomberate da Fossarmato e da San Carlo, le stesse che, coltivando non infondati pregiudizi verso istituzioni così profondamente illiberali e antidemocratiche, sfiduciate, hanno subito la violenza comunale, senza nemmeno provare a far valere i loro diritti di esseri umani prima che di cittadini.
- Parte lesa sono le istituzioni, quelle rese astratte da chi erige muri – a Fossarmato come in Borgoticino – di fronte a ogni realtà dinamica e fuori da coro.
- Parte lesa è la ragione, sistematicamente irrisa da chi coltiva la cultura dell'odio, chi promuove Pavia come terra di frontiera senza più spazi sociali né sensibilità umana. E lo fa solo per nascondere l'incapacità di interazione tra la politica accattona e le esigenze del territorio, oltre che con la vita delle persone.

Pubblicato da il 27-05-10

Comunque la pensiate serena notte a TUTT* e miglior risveglio : - )

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Dal blog di Tommaso Vitale - 26/mag/2010

Il Parlamento europeo ha dato la sua approvazione ad una proposta della Commissione europea che rende possibile utilizzare finanziamenti regionali europei per migliorare le condizioni abitative delle comunità emarginate. Questa misura, concordata previamente dagli Stati membri, sarà particolarmente apprezzata dalla popolazione Rom che in Europa dovrebbe ammontare a circa 10-12 milioni di persone le quali spesso vivono in condizioni di estrema povertà e segregazione.
Johannes Hahn, commissario responsabile per la Politica regionale, ha espresso il suo plauso per questa decisione: “La comunità Rom è la più grande minoranza etnica in Europa ed è spesso vittima di emarginazione, deprivazione ed esclusione sociale. Plaudo alla decisione odierna che consentirà alla politica regionale di contribuire a spezzare il circolo vizioso di cui queste comunità appaiono prigioniere. Questa iniziativa dovrebbe rientrare in un approccio globale comprendente anche interventi negli ambiti dell'istruzione, della salute, degli affari sociali e dell'occupazione.”
La legislazione sui Fondi strutturali in precedenza era estremamente restrittiva in materia di interventi abitativi e il loro criterio di fruibilità era limitato ai dodici nuovi Stati membri dell'UE (con eccezioni introdotte di recente per misure di efficienza energetica ed energie rinnovabili) e per il rinnovo di condomini esistenti nelle aree urbane. Resta il fatto però che le popolazioni Rom vivono per lo più segregate in zone rurali e in case unifamiliari.
Le misure di recente adozione estenderanno il campo d'intervento del Fondo europeo di Sviluppo regionale (FESR) agli interventi abitativi a favore delle comunità emarginate in tutti gli Stati membri. La modifica riguarda esplicitamente, anche se non esclusivamente, la popolazione Rom. Essa concerne la sostituzione delle case attuali nonché la costruzione di case nuove, sia in ambito rurale che urbano. Il finanziamento del FESR non è applicabile ad alloggi privati, bensì soltanto a progetti attuati dalle autorità pubbliche.
Il sostegno per gli alloggi integra azioni di più ampia portata
La soluzione del problema abitativo è considerata un fattore cruciale per migliorare l'integrazione dei Rom. Essa però deve rientrare in un “approccio integrato” concepito e attuato dalle autorità nazionali e regionali per affrontare altre tematiche quali l'istruzione, lo sviluppo delle abilità, l'occupazione e la salute.
I Fondi strutturali europei cofinanziano già diversi progetti rivolti alle comunità Rom, ad esempio per quanto concerne l'istruzione nella prima infanzia, l'occupazione, la microfinanza e le pari opportunità (soprattutto la parità tra i sessi). Ad esempio, grazie a un investimento UE (1,11 milioni di euro) un nuovo progetto di risanamento urbano verrà realizzato a Nyiregyhaza, che ospita una delle maggiori comunità Rom d'Ungheria. La scuola segregata verrà abolita e si rinnoveranno le strade, i campi giochi e i servizi per l'infanzia.
Oltre ai finanziamenti disponibili tramite i programmi di politica regionale, il Parlamento europeo ha assegnato alla Commissione europea 5 milioni di euro per un progetto pilota sull'inclusione dei Rom articolato in tre assi: istruzione nella prima infanzia, microfinanziamento e sensibilizzazione. Il progetto è realizzato nel corso del 2010 ed è per l'essenziale rivolto alle comunità Rom nell'Europa centrale e orientale.

Nota per i redattori
Nel luglio 2009 la Commissione ha presentato una proposta che è stata quindi discussa dal Parlamento europeo e dagli Stati membri in sede di Consiglio.

Dalle ricerche condotte è emerso che nei paesi dell'Europa centrale e orientale più del 50% della popolazione Rom vive in quartieri parzialmente o totalmente segregati – una tendenza all'isolamento che si è intensificata negli ultimi quindici anni.
Il 2010 è stato designato Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale.

Per ulteriori informazioni:
http://ec.europa.eu/roma

Per scaricare il documento ufficiale in italiano: IP-10-589_IT.pdf

Per scaricarlo in diverse lingue:

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Di Fabrizio (del 02/06/2010 @ 09:31:08, in scuola, visitato 1996 volte)

Da Romanian_Roma

Bucarest, 25/05/2010 - Secondo un portavoce di un tribunale rumeno, lo stesso ha ordinato ad un insegnante di pagare una compensazione di 10.000 euro alla famiglia di una bambina rom di 12 anni, ripetutamente esclusa dalla classe.

La sentenza è stata salutata come un colpo contro la segregazione in un paese che ha una delle più vaste comunità rom in Europa, anche se molti nascondono la loro origine etnica per paura di discriminazioni.

Il portavoce ha detto all'AFP che la corte d'appello nella città meridionale di Craiova "ha obbligato" l'insegnante Lenuta Daba a pagare 10.000 euro o l'equivalente in valuta locale, i lei, a Pompiliu Ciurescu, il padre della giovane Rahela.

Il giudizio è stato emesso il 19 maggio e martedì è stato reso pubblico ai media.

I mezzi d'informazione riportano che l'insegnante della città sud-occidentale di Voloiac aveva ripetutamente rifiutato nel 2007 alla ragazza di entrare in classe.

Daba ha negato di averla discriminata, invocando irregolarità amministrative riguardo il trasferimento di Rahela da un'altra scuola.

L'OnG per i diritti dei Rom Romani Criss ha lodato la decisione del tribunale.

"La somma è l'inizio. La decisione deve diventare un segnale per quanti adoperano la discriminazione e la segregazione nell'istruzione, che è un diritto fondamentale," ha detto ad AFP la rappresentante Monica Vasile.

Il censimento del 2002 dice che ci sono circa 530.000 Rom nel paese, ma le OnG indicano il numero di circa due milioni e mezzo.

Un numero imprecisato di bambini rom non vanno a scuola o terminano gli studi dopo la scuola primaria. Secondo uno studio governativo del 2008, il 19% dei Rom tra i 18 e i 29 anni non sono mai andati a scuola, confrontato all'1,8% dei Rumeni non-Rom.

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Di Fabrizio (del 03/06/2010 @ 08:54:56, in scuola, visitato 2140 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Giugno 2009
chiediamo ai bambini delle scuole della zona di far vivere il loro zaino "passandolo" ai bambini del campo rom di Rubattino.

Settembre 2009
la raccolta ha avuto un grande successo: i 36 bambini di Rubattino iniziano la scuola avendo tutti zaino, astuccio e quaderni.

L’inverno scorso è stato durissimo, tanti sgomberi, tanto freddo, tanta precarietà, ma i bambini ce l’hanno fatta quasi tutti a continuare a venire a scuola pur tra mille difficoltà.
Anche quando le ruspe macinavano zaini e lavoro, eravamo pronti a ricominciare.

Ora ci prepariamo al nuovo anno
con tanti nuovi bambini iscritti. Vi chiediamo ancora di far continuare a vivere lo zaino di vostro figlio sulle spalle di un altro bambino.

Chiediamo
a ogni scuola di organizzare la raccolta e poi di contattare uno di noi che passerà a ritirare il materiale.
Sono molto graditi anche astucci nuovi e quadernoni, meglio se a quadretti.

Grazie e buona estate!

Il gruppo mamme e maestre delle scuole Feltre e Pini

Per informazioni e raccolta rivolgersi a:
Assunta Vincenti assuntavincenti@live.it
Flaviana Robbiati flavianarobbiati@tiscali.it
Marialuisa Amendola marialuisa.amendola@tiscali.it

Giugno 2010

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Di Fabrizio (del 03/06/2010 @ 09:52:26, in Italia, visitato 1827 volte)

31 maggio 2010 Un grave episodio di discriminazione a Palermo contro una famiglia rom raccontato da Mario Affronti.

Il fatto: una bella e numerosa famigliola Rom, cui è stato assegnato un appartamento confiscato alla mafia secondo una procedura pienamente legale, è stata rifiutata dai condomini sia di via Bonanno e sia (è notizia di oggi) di Corso Calatafimi.

Parlo di bella e numerosa famiglia per conoscenza personale. La mia famiglia è stata ospite lì al campo Nomadi della Favorita in ripetute occasioni, anche a cena, presso la casa-baracca in cui vivono (non so come facciano a mantenerla dignitosamente pulita senza acqua né servizi igienici) e i miei figli assieme ad altri ragazzi della Lega Missionaria Studenti hanno fatto attività di doposcuola, e non solo, per tutti i bambini del campo grazie alla loro preziosa collaborazione.

Il fatto impone alcune riflessioni ed una chiara presa di posizione. Trattasi di un chiaro caso di discriminazione razziale che ci fa ritornare indietro nel tempo e che sembra grave in quanto riguarda il nostro tessuto sociale, la nostra gente, il popolo palermitano che invece, anche in un recente passato, ha mostrato un atteggiamento di accoglienza e di ospitalità verso l'altro, specialmente se diverso. Non è un problema di quartiere più o meno "in", di zone più o meno esclusive o degradate della nostra città. Non riguarda solo i ricchi che hanno paura di essere derubati ma, per lo stesso motivo, anche i poveri che pensano di rischiare anche quel poco che hanno. È appunto un problema sociale di cui gli zingari (che tra l'altro rubano anche i bambini) rappresentano la punta d'iceberg, ma che interessa anche gli immigrati terzomondiali, oggi numerosi nelle nostre contrade, gli omosessuali ed in generale tutto quanto non rientra nei nostri canoni ormai diventati angustamente ed inesorabilmente etnocentrici.

La causa di tutto ciò – e veniamo così alla prima riflessione – è innanzitutto una mancanza di conoscenza. Il compianto mons. Luigi Di Liegro, quando era direttore della Caritas diocesana di Roma, diceva che in fondo si ha paura di tutto ciò e di chi non si conosce. La paura è normale nell'approccio col diverso. Soltanto il desiderio di conoscere può superarla per consentire un dialogo che oggi sembra diventato impossibile. Di fatto la nostra società è diventata più cattiva. Come sempre, quando ci si chiude pensando che l'altro possa essere una minaccia e non invece una risorsa proprio a motivo della sua diversità.

Questa deriva individualista e cattiva del nostro tessuto sociale – seconda riflessione – è anche colpa nostra. Colpa di chi in questi ultimi anni ha conosciuto queste persone toccando con mano le derive positive di questa relazione sia per sé che per la società tutta. Come mai sullo zingaro, sull'immigrato è prevalsa l'idea che essi costituiscono un problema di sicurezza sociale e non una vera e propria opportunità di crescita civile?

Come mai un po' in tutta Italia si moltiplicano gli episodi di discriminazione razziale di cui l'UNAR giornalmente ci fa un triste e macabro resoconto? Perché non abbiamo saputo testimoniare la verità su queste persone? Perché è passata questa idea nefasta e non la nostra secondo cui il diverso rappresenta una ricchezza non solo sociale ma anche economica, politica e religiosa?

Già, religiosa. In questo campo – terza riflessione – il pericolo è rappresentato soprattutto dal musulmano che ormai apertamente attenta alla nostra identità (quale?) religiosa e che bisogna contrastare in tutti i modi più o meno leciti. I cattolici palermitani hanno dimenticato che l'unica moschea presente nella loro città è un ex-chiesa donata allo scopo dall'Arcidiocesi rappresentata allora dall'indimenticabile cardinale Pappalardo.

E ritornando ai Rom, non tutti forse sappiamo quanto Paolo VI, ebbe a dire rivolgendosi agli Zingari: «voi siete nel cuore della Chiesa»! Non tutti forse sappiamo quanto la dignità cristiana, nella loro condizione, abbia ricevuto attraverso la beatificazione di Zeffirino Giménez Malla (1861-1936), detto "il Pelé", uno Zingaro spagnolo appartenente al gruppo nomade dei Kalós.

In realtà quella degli zingari è una realtà che interpella tutti ma soprattutto noi cristiani in quanto è difficile affermare che essi sono nel cuore della Chiesa. Ciò che si vede e rende tristemente addolorati è l'indifferenza o una vera e propria opposizione. Solo gradualmente e molto lentamente, oggi nel nostro Paese alcune comunità si sono aperte all'accoglienza, ancora troppo poche, peraltro, perché gli Zingari possano scoprire il volto materno e fraterno della Chiesa. I segni del rifiuto persistono, dunque, e si perpetuano, suscitando, in genere, poche reazioni e proteste in chi ne è testimone.

E veniamo così alla presa di posizione. È giunto il tempo in cui, scosse la coscienze, i cattolici decidano di vivere la caritas piena verso questa popolazione. La Chiesa deve riconoscere il loro diritto di "voler vivere insieme", provocando e sostenendo una sensibilizzazione in vista di una maggiore giustizia nei loro confronti, nel rispetto reciproco delle culture, orientando i propri passi sulle orme di Cristo, in risposta alle aspettative di questa popolazione nella sua ricerca del Signore.

A tale scopo esiste anche una motivazione di ordine teologico che rappresenta il sale di tutta la pastorale della Migrantes (l'organismo ufficiale della C.E.I. per le persone in mobilità – zingari ed immigrati ma anche emigranti, marittimi, fieranti e circensi): la condizione itinerante, sia nella sua oggettiva realizzazione, sia come visione di vita, rappresenta un richiamo permanente a quel «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb 13,14). Il compito da intraprendere, affinché gli Zingari, particolarmente vulnerabili, si considerino e siano accettati come membri a pieno titolo della famiglia umana, è perciò grande e urgente.

Alla pace autentica e duratura, quella che dovrebbe caratterizzarla come riflesso della "famiglia divina" (la Santissima Trinità), non si arriva però – ritorniamo al fatto di cronaca – fuori da un contesto di giustizia e di sviluppo. Fra la popolazione zingara va quindi custodita la dignità e rispettata la identità collettiva, vanno incoraggiate le iniziative per il suo sviluppo e difesi i diritti. Per comprendere adeguatamente la storia spesso drammatica di questa popolazione, occorre tener presente non solo la sua situazione di minoranza in seno alla società, ma anche la sua specificità nei confronti delle altre minoranze. La sua peculiarità sta infatti nel fatto che gli Zingari costituiscono una minoranza senza un preciso insediamento territoriale o uno Stato di riferimento originario – non avendone pertanto un suo eventuale sostegno. Questo "vuoto" di garanzie politiche e di protezione civile rende molto critica la vita degli Zingari.

I Governi nazionali e locali (in questo caso il Comune di Palermo) debbono rispettare questa minoranza tra le minoranze e riconoscerla, contribuendo a sradicare gli episodi di razzismo e di xenofobia ancora diffusi, che provocano discriminazione in materia di impiego, di alloggio e di accesso. La gente di Palermo, il popolo ed i cristiani anagraficamente così numerosi, devono ritrovare la propria vera identità, prima che vada irrimediabilmente perduta.

(Mario Affronti, responsabile del Centro diocesano per la Pastorale delle Migrazioni di Palermo)

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Di Fabrizio (del 04/06/2010 @ 09:02:59, in conflitti, visitato 1681 volte)

Da Czech_Roma

AFP By Jan Marchal

OSTRAVA, 27/05/2010 - La famiglia Podrany viveva una vita tranquilla in un villaggio abitato prevalentemente da Rom, finché una sera di marzo una bottiglia molotov fu lanciata in casa loro attraverso una piccola finestra.

"Un odore cattivo mi ha svegliato. Ho preso un bicchiere d'acqua e l'ho gettato sul fuoco," dice la tredicenne Sabina Podana, indicando la finestra che lascia passare solo una scheggia di luce dentro la stanzetta.

La finestra della modesta casa dei Podrany a Bedriska, un insediamento ai margini della città orientale di Ostrava, ora è stata riparata e le tracce del fuoco sul tappeto sono scomparse.

La reazione istintiva della ragazza impedì che quella bottiglia riempita di etere potesse causare un disastro, ma rimane la paura.

"Da quel giorno, ho paura che possa accadere qualcosa," mormora la ragazza. che intende diventare una cuoca.

"Guarda questa casa, è fatta tutta di legno. Se Sabina non si fosse svegliata, il fuoco si sarebbe propagato in fretta," dice Dusan, il padre di Sabina, in piedi nel piccolo giardino della casa ad un solo piano con il tetto di lamiera ondulata.

Dusan Podrany, che ha un'impresa di costruzioni, si lamenta della crisi economica globale e della mancanza di lavoro nella regione martoriata dalla disoccupazione.

Dice che voterà alle elezioni parlamentari del 28 e 29 maggio, anche se non crede che i politici siano realmente interessati ai Rom.

"Se lo fossero, queste cose non succederebbero. Hanno anche permesso al Partito dei Lavoratori di emergere," dice.

Il partito di estrema destra famoso per la sua retorica anti-Rom, è stato recentemente disciolto da un tribunale, ma gli è stato permesso di prendere parte alle elezioni con un nome differente.

Il Partito dei Lavoratori ha ottenuto l'1,07% alle elezioni europee del 2009, raggiungendo la soglia prevista per ottenere i rimborsi elettorali UE - e portando a compimento il suo obiettivo per il voto.

Il voto europeo ha avuto luogo dopo un attacco incendiario di quattro skinhead - ora sotto processo ad Ostrava - contro una casa rom nella vicina città di Vitkov [leggi QUI ndr].

Dopo l'attacco contro la casa dei Podrany, Sabina ed i suoi genitori non potevano consolarsi pensando all'incendio a Vilkov ed a Natálka, la bambina rom di due anni che ha passato metà anno lottando per la vita con ustioni sull'80% del corpo.

Natálka è miracolosamente sopravvissuta all'attacco, ma ha sofferto di ferite che la segneranno per tutta la vita.

A Bedriska, sembra che l'attacco sia stato motivato piuttosto da discussioni coi vicini, ma rientra perfettamente nel contesto generale dei sentimenti anti-Rom nella società ceca, dicono i commentatori.

Un recente sondaggio ha mostrato che quattro Cechi su cinque trovano problematico vivere con la minoranza rom.

"I genitori spesso condizionano i loro figli a pensare che i Rom siano qualcosa di estraneo e pericoloso," dice Kumar Vishwanathan, 47 anni nato in India, arrivato nella Repubblica Ceca 20 anni fa e che aiuta la minoranza rom locale dal 1997.

"E poi un giorno, una madre spingerà suo figlio a buttare una bomba contro la casa accanto, abitata da una famiglia rom - è quel che è successo qui," ha aggiunto.

"Ci fu una grande inondazione quell'anno (1997). Le famiglie bianche che avevano perso le loro case ne ottennero di nuove, mentre i Rom furono spostati in case mobili," dice Vishwanathan, che ora guida una OnG chiamata Vzajemne souziti (Vivere Insieme), con base ad Ostrava.

"Compresi subito che non era l'alluvione il problema più grande. Avevano problemi anche col lavoro, con l'istruzione, la comunicazione con le autorità, con la polizia," aggiunge.

"Ma il problema essenziale era che la società non accetta i Rom, che preferirebbe sbarazzarsene e vivere senza di loro," dice.

La minoranza Rom ceca - se ne stimano 300.00 su una popolazione totale di 10,2 milioni - dice di essere vittima di gravi discriminazioni.

Secondo un sondaggio dell'Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, circa l'83% dei Rom cechi dice di aver sofferto di ingiustizie razziali.

"La Repubblica Ceca ha di certo numerosi programmi di aiuto per i Rom, ma molti rimangono inapplicati," dice Lucie Horvathova, l'unica Rom tra i 5.050 candidati a concorrere per el elezioni generali di quest'anno.

"Le autorità non affrontano abbastanza seriamente l'estremismo," dice la candidata dei Verdi.

"E nessuno se n'è interessato finché non ci sono stati gli attacchi di Vitkov e Bedriska," aggiunge.

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Di Fabrizio (del 04/06/2010 @ 09:05:52, in casa, visitato 1720 volte)

Gli zingari rappresentano un pericolo per i cittadini rhodensi?

A prestare attenzione a quanto accade nella vicina Milano e in molti Comuni dell'hinterland confinanti, tutti interessati dalle medesime opere: Expò, Fiera, speculazione edilizia… sarebbe forse più saggio preoccuparsi, in modo grave e legittimo, degli appetiti e dei grandi profitti della 'ndrangheta che prosperano nella produttiva Lombardia, spesso tra la disattenzione generale e le zone d'ombra in cui s'indebolisce l'operato della Pubblica Amministrazione, piuttosto degli orticelli in cui "pascolano" le famiglie rom…

Tuttavia, per tornare ad argomenti più "tranquillizzanti" e che paiono riempire di colore l'operato di facciata di questa Amministrazione, ci chiediamo che cosa avrebbe pensato il Signor Sindaco se fosse transitato dal campo rom di via Sesia, Sabato scorso, imbattendosi in una quindicina di bambini intenti a giocare liberi e gioiosi, tornando con la memoria a ritroso alle strade sterrate battute in campagna elettorale, in visita ad alcune di quelle famiglie zingare che, una volta diventato primo cittadino, avrebbe fatto poi sgomberare (ma allora, che cosa era andato a dir loro in quelle settimane??).

Ma forse si trattava di una spensieratezza solo momentanea, tipica dei bambini, che presto verrà interrotta e riportata alla realtà dal prossimo allontanamento di un'anziana signora non da una casa occupata illegalmente e magari attraverso il pagamento di una mazzetta a chi controlla il racket degli "affitti" (come a Baggio, in via Lorenteggio, a Q.to Oggiaro o v.le Sarca… e a Rho, come stanno le cose?), ma a una persona ammalata, con difficoltà di deambulazione, nemmeno un euro in tasca, insomma, un'anziana come tante che si vedono anche qui rivolgersi ai centri di carità perché i servizi pubblici sono assenti o distratti, forse un po' più malconcia della nostra più nota "vicina di casa".

Nulla di nuovo sembrerebbe suggerirci l'esperienza, considerato anche il sospetto che grava per i ricorrenti "abusi d'ufficio", ai danni dei più deboli s'intende (come l'allontanamento di un dializzato dalla propria casetta, la contestazione impropria di utilizzo delle strutture comunali a due nuclei, il rifiuto della residenza a chi avrebbe tutti i diritti di chiederla e ottenerla, l'abbandono di persone in stato di grave sofferenza psicofisica, le violenze morali a cui vengono sottoposti i minori, non dai propri genitori (!!), ma da chi occupa i Servizi, cioè rappresenta le Istituzioni).

E' Il paradosso imbarazzante di un'Amministrazione che per affrontare la ricollocazione di 7 famiglie rom, l'anno scorso prima presenta un Piano d'Integrazione (per oltre 1 milione di euro) che gli viene assegnato dal Ministro Maroni, come per molti altri Comuni, indirizzando poi (ma forse sarebbe più logico dire "distraendo"?) i finanziamenti statali assegnati verso azioni non finalizzate allo scopo dichiarato (ma non erano i Rom i furbacchioni?!).

E che, invece di affermare con fatti verificabili e tangibili i principi di trasparenza pubblica che contraddistinguono il carattere di ogni buona amministrazione (e che come sappiamo prevengono sul nascere comportamenti e interessi illegittimi di chicchessia), si abbandonano a litigi interni alla maggioranza o a politiche demagogiche e creative, anziché gestire le risorse a disposizione della collettività per dare un sostegno all'abitazione, senza magari ricadere nelle solite pratiche del clientelismo... clericale.

O ancora, forse solo per acquietare una scuola, quella di Via Tevere, che esplode di tensioni e contraddizioni (perché anche la scuola fa parte della società…e ci sono dentro tutti, autoctoni, immigrati, rom, gente perbene, disonesti semplici e disonesti "organizzati" ecc.), si chiude gli occhi per il lavoro di educatori che si occupano dei bambini zingari (ma non, si badi bene, per quelli che frequentano le medie, come se un adolescente non avesse bisogno di un aiuto a quell'età... e infatti ogni due per tre i bravi ragazzi rhodensi, come gli altri, ricadono nel bullismo...), salvo poi togliere a quegli stessi bambini la speranza in un futuro migliore o anche "solo" il container dove abitano... tanto non sono forse "nomadi"?

Sarà per ricambiare la fiducia risposta da un'Amministrazione generosa nei Suoi confronti, prima attraverso un incarico a termine poi con un concorso "fatto a misura", certo è che molti degli atti sottoscritti dal Dirigente ai Servizi Sociali verso i concittadini di via Sesia, che ci mette la faccia oltre che la responsabilità (ma chi gliene chiede conto?), non sembrano rispondere alle finalità di sostegno e aiuto alle persone in difficoltà, ma vengono comunque attuate in modo autoritario quanto avventato, trascurando il proprio ruolo istituzionale, anche solo con il buonsenso... infierendo, in ultimo, contro una persona anziana, non diversa dai tanti anziani che a parole si dovrebbero tutelare.

Pagani Maurizio - Presidente Opera Nomadi Milano

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Di Fabrizio (del 04/06/2010 @ 13:12:48, in Kumpanija, visitato 1684 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Domenica 6 giugno, dalle 11.30
Metropoliz – via Prenestina 911 - Roma

La comunità dei rom e delle romni provenienti dalla Romania, sgomberati nel novembre 2009 da via di Centocelle e da allora al centro di un percorso di rivendicazione del proprio diritto all'abitare degno assieme ai BPM, organizza un pranzo tipico di auto-finanziamento per continuare il proprio percorso di auto-determinazione.
Un pranzo (7 euro, all inclusive!) che vuole diventare anche un punto d'incontro per parlare di sé, della propria storia, della propria lotta, un pranzo per superare il pregiudizio attraverso il contatto diretto, attraverso i propri occhi e la propria pelle.
Si potrà inoltre ricorrere ai servizi della ciclo-officina, ascoltare la musica rom, acquistare oggetti al mercatino del riuso, giocare con i bambini, parlare e confrontarsi... Un pranzo per ribadire che l'unica risposta alla speculazione e al consumo del territorio si chiama auto-determinazione, verso la nascita di una città meticcia davvero accogliente.
Vi aspettiamo!

Popica Onlus
www.popica.org 
5x1000 a Popica - c.f. 97436100586

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Di Fabrizio (del 05/06/2010 @ 09:37:18, in Italia, visitato 1793 volte)

4 giugno 2010 - di Tiziana Paolocci

Il campo nomadi di Tor de' Cenci tra tre mesi sarà solo un ricordo. Il Campidoglio ne ha disposto la chiusura tra settembre e ottobre prossimo e ieri il delegato del sindaco alla Sicurezza, Giorgio Ciardi, lo ha comunicato ufficialmente durante un sopralluogo nell'accampamento compiuto insieme al presidente della commissione comunale Politiche sociali e sanità, Giordano Tredicine, al capo dell'Ufficio per il coordinamento operativo all'emergenza rom, Antonio Di Maggio e al presidente del municipio XII, Pasquale Calzetta. «Entro fine mese riteniamo che vengano individuate le aree destinate ai futuri campi nomadi attrezzati - ha spiegato Tredicine - lunedì verranno aperte in prefettura le buste del bando che contengono i siti candidati. Dovrebbero essere quattro, tre maxicampi e uno transitorio, ma non escludiamo che possano essere di più se le aree candidate sono piccole».

Il primo insediamento che chiuderà i battenti sarà quello della Martora, seguito da Tor de' Cenci, mentre riprenderanno tra qualche settimana le operazioni di fotosegnalamento degli abitanti nell'insediamento sulla via Pontina. Fino a oggi sono stati censiti infatti circa cento maggiorenni, ma ne mancano ancora 230. Ciardi ha promesso anche la realizzazione di un tavolo tecnico composto dai rappresentanti del Comune coinvolti nel piano nomadi per suggerire le priorità nei trasferimenti, in relazione alla vicinanza o meno con i centri abitati. Al tavolo, che si riunirà mensilmente per delineare le varie strategie operative, siederanno anche Tredicine e il presidente della commissione Sicurezza Fabrizio Santori che lavorerà in sinergia con il direttore del V dipartimento Angelo Scozzafava.

I nomadi guardano al futuro con entusiasmo, anche se trapela qualche timore riguardo ai tempi e ai modi del loro trasferimento. «Siamo pronti ad andar via se viene mantenuta la parola data, ma il campo non si muove da qui finché quello nuovo non sarà pronto», dichiara Ferid Sejdic, portavoce del campo Tor de Cenci.

«Vogliamo sapere con certezza in che zona andremo a vivere - sottolinea Sejdic - siamo qui da quindici anni. È fondamentale che si rispettino gli impegni. Abbiamo firmato l'accordo per il trasferimento alcuni giorni fa perché ci è stato detto che una nostra cooperativa si occuperà della manutenzione e della pulizia del nuovo campo. In questo modo il Comune invece di pagare soggetti esterni ci darà la possibilità di avere un lavoro onesto».

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