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Da Roma_Francais

publié le 10 juin 2009 - Nicolas Gourdy / Welcomeurope

Il Consiglio dell'Unione Europea di lunedì 8 giugno si è lungamente dedicato alla questione dell'integrazione dei Rom. Secondo le sue conclusioni, gli Stati membri devono concepire ed attuare le loro iniziative in materia di integrazione dei Rom in stretta concertazione con le collettività regionali e locali, che devono giocare un ruolo centrale nell'applicazione concreta di queste politiche. Questa riunione si iscrive nel più ampio dibattito europeo sulla situazione sociale delle minoranze rom in Europa. In particolare fa seguito alla prima riunione della "piattaforma integrata europea per l'integrazione dei Rom" che si è tenuta a Praga nell'aprile 2009, sotto l'egida della presidenza ceca della UE.

Le conclusioni del Consiglio della UE tengono conto di una situazione socioeconomica dei Rom che tende a non evolversi, bensì a deteriorarsi in questi ultimi anni in un certo numero di Stati membri. Secondo Magda Kósáné Kovács, autrice di una relazione sulla questione consegnata al Parlamento Europeo a gennaio, la situazione dei Rom sul mercato del lavoro rassomiglia ad un circolo vizioso. La disoccupazione colpisce più di qualsiasi altra minoranza e "non possono avere accesso alle sovvenzioni europee sulla ristrutturazione professionale a causa della loro mancanza di qualificazioni di base". La situazione varia tuttavia molto paese ad un altro. Il Consiglio fa parte della necessità di mettere in atto politiche più dinamiche ed efficaci riguardo a queste popolazioni, ma senza precisarne veramente i contorni. Perché secondo il Consiglio, questo ruolo spetta primariamente agli Stati membri, alle regioni ed ai comuni. Il testo ricorda l'importanza per gli Stati membri e le loro collettività di mettere in comune le proprie esperienze riguardo le iniziative a favore dell'integrazione dei Rom per ottenerne le pratiche migliori. Ugualmente incoraggia la creazione e lo sviluppo di reti transfrontaliere che permettano lo scambio delle buone pratiche. Questo tipo di rete esiste già, ad esempio EURoma (rete europea sull'inclusione sociale dei Rom nel quadro dei fondi strutturali). Altro punto importante, gli Stati membri e le collettività sono invitati a sfruttare pienamente gli strumenti finanziari comunitari (FSE, Feder, Feader) nella messa in opera di progetti rivolti all'integrazione di queste popolazioni.

Dall'entrata nell'Unione Europea di Romania e Bulgaria nel 2007, i Rom sono diventati la più importante "minoranza etnica" della UE. E' difficile stabilire il loro numero preciso, che si stima tra i 10 e i 12 milioni di persone. In Francia, il caso di quanti si chiamano comunemente la "Gens du voyage" è in particolare disciplinata dalla legge Besson II che stipula che tutti i comuni con più di 5.000 abitanti debbano avere un terreno d'accoglienza. La nuova onda d'immigrazione di Rom provenienti dalla Slovacchia, dall'Ungheria, dalla Bulgaria e dalla Romania ha cambiato la distribuzione e porta a chiedersi numerose precisazioni quanto alle politiche da realizzare per integrare queste popolazioni. Per il momento, quelli in provenienza dalla Bulgaria e da Romania, benché cittadini dell'UE, sono sottoposti ad una misura transitoria che accorda loro lo stesso status degli stranieri di un paese terzo, con l'obbligo eventuale di lasciare il territorio francese. Questa misura dovrebbe tuttavia finire nel 2012, data nella quale tutti i cittadini bulgari e rumeni usufruiranno della cittadinanza europea piena ed intera.

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Di Fabrizio (del 21/06/2009 @ 09:39:54, in casa, visitato 1347 volte)

Da Roma_Francais

LaGazette.fr Assetto del territorio - 11/06/2009 par Ulivo Berthelin

La Commissione nazionale consultiva della gens du voyage, dopo un decreto del 6 giugno scorso, è passata sotto il taglio del ministero degli affari sociali.

"Continueremo a lavorare perché la gens du voyage possa disporre degli stessi diritti degli altri cittadini, in particolare per quanto riguarda il diritto di voto e le assicurazioni" dichiara il senatore Pierre Hérisson, ricondotto dal Primo Ministro alla testa di questa commissione i cui membri saranno nominati nel corso dell'estate.

"Dobbiamo tenere conto delle evoluzioni della società e tenderci sulla questione dei terreni familiari di proprietà di viaggianti che corrispondono ad una vera necessità di sedentarizzazione o di semi sedentarizzazione", precisa ricordando che la legge su alloggio permette d'ora in poi di sviluppare i lotti attigui ai banchi comunali.

 "I sindaci non possono rifiutare né l'elettricità quando contratti sono passati con gli operatori, né l'acqua ed il risanamento quando le reti passano vicino al lotto. Occorre per quanto possibile trattare da un lato questi terreni familiari e le superfici d'accoglienza permanenti per le famiglie che circolano sole, come nel quadro dell'alloggio e d'altra parte il grande passaggio che costituisce un fenomeno a parte legato a manifestazioni economiche culturali e religiose" insiste il senatore, molto sensibile a queste questioni d'urbanesimo poiché incaricato di questo dossier nell'ambito dell'Associazione dei sindaci della Francia (AMF).

Due terreni per dipartimento
Preconizza la realizzazione di due terreni di grande passaggio per dipartimento e d'altra parte la prosecuzione degli sforzi che riguardano le aree d'accoglienza permanenti. "La metà delle posizioni sono in cantiere. I comuni devono realizzare i 20.000 posti che ancora mancano, con l'aiuto dello Stato per quelle che sono stati ritardati contro la volontà degli eletti, col denaro proprio per quelli che non hanno alcuna scusa" martella, ricordando la legge prevede che soltanto il prefetto possa sostituirsi al sindaco e realizzare la superficie d'accoglienza a spese dei municipi refrattari.

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Di Fabrizio (del 22/06/2009 @ 09:17:48, in musica e parole, visitato 1418 volte)

un racconto di Antun Blažević, in arte Tonizingaro

Camminava per le colline della sua infanzia ricordandosi che ancora esistevano, aveva voglia di raccogliere tutti i fiori del giardino creato da Dio, ma la mano vecchia e grinzosa, non aveva il coraggio di togliere la bellezza al mondo, le cose del giardino di Dio non si possono toccare, solo guardare e sentire.

Si mise seduto sulla terra cercando di rubare il profumo che lo circondava, sapeva che questo era il suo ultimo giorno, sorrideva il suo vecchio viso pieno di rughe, ricordandosi il tempo passato su queste colline. Avanti gli occhi gli passavano le immagini delle corse con i cavalli, delle vecchie carovane, della sua famiglia intorno al fuoco che li scaldava durante le notti fredde. Si ricordava di tutto, era felice di sentire il profumo della terra ancora bagnata sulla quale era sdraiato guardando il cielo, dove le nuvole facevano il solito gioco che lo divertiva da quando era bambino: cercava di riconoscere qualche faccia, poi la vide... Era bellissima, sorrideva, poi a un tratto cominciò a piangere, le sue lacrime gli bagnavano il viso.

Non si muoveva, stava fermo cercando di capire perché lei piangeva, erano felici da quando si erano conosciuti: avevano solo tredici anni quando i loro genitori avevano deciso di sposarli, ancora gli veniva in mente il matrimonio, del quale sì diceva che non si era mai visto nelle vicinanze niente di simile.

Dio mio quanti ospiti.

Erano venuti da tutti gli accampamenti conosciuti e sconosciuti.

Portavano i doni ai nuovi sposi, sposati con il rito zingaro senza scrivere niente sulla carta, bastava la parola data, perché per lui la parola è sempre stata più importante di qualsiasi carta scritta.

Il matrimonio si festeggiava per sette giorni, gli stessi giorni che Devla ha impiegato per fare il mondo, sette giorni e sette notti per onorare il sole, la luna, le stelle, il fuoco, la pioggia, la neve, onorare tutti gli accompagnatori della loro vita di nomadi.

La tradizione diceva che tutti sono benvenuti, invitati e non, tutti si trattavano allo stesso modo, a parte gli anziani che avevano i posti privilegiati, quelli più vicini al fuoco per scaldare le vecchie ossa.

Si facevano nuove conoscenze, baratti di ogni genere, c’era chi portava i cavalli e li vendeva per l’oro, si scambiavano i coltelli e ognuno diceva e giurava su Devla che il suo era stato fatto di un materiale speciale. Le donne fumavano le pipe osservando li bambini che si mettevano sotto li tavoli dopo aver rubato un pezzettino di dolce. Quando c’è un matrimonio tutti sono felici perché è festa e quando è festa si sa che si comincia a creare un’altra famiglia, quella che tramanderà le tradizioni e la vita.

Ancora gli sembrava di sentire i suoni dei violini che accompagnavano il canto delle bellissime ragazze vestite con le gonne fiorite.
Con i ragazzi che guardavano come muovevano i loro corpi sottili e le circondavano.

Ancora si ricorda il viso preoccupato di sua madre per la prima notte di amore, poveraccia... Tutta la notte stava davanti la porta del carro per poter la mattina tirare fuori il lenzuolo bianco con una macchiolina di sangue per cominciare a urlare con voce forte e orgogliosa: era vergine e onesta, girando la testa verso l’alto ringraziando Devla.

E lei, lei era bellissima con i capelli neri come il carbone e due occhi di smeraldo, ancora sentiva il profumo della sua pelle che profumava dell’acqua dove tutta la notte erano stati affogati i petali delle rose selvagge, che lei e le sue sorelline andavano a raccogliere nei vicini boschi, solo Devla sapeva quanto gli mancava in questo momento.

Ha smesso di piangere, meno male perché lui non ha mai potuto sopportare che lei piangesse, non poteva sopportare la vista delle lacrime sul suo viso, infatti ha pianto solo due volte, quando era morto il loro primo figlio e la seconda volta quando si sposava il secondo: ne hanno concepito ben dieci di figli, ne sono rimasti vivi nove, ma lei è sempre rimasta con la stessa bellezza e il sottile corpo da ragazzina. Con mano tremante il vecchio si asciugò le lacrime dal viso, aveva chiuso gli occhi stanchi dalla vista di tutta questa bellezza che lo circondava, aprendoli vide davanti a sé un bellissimo cavallo bianco che lo spingeva con la testa come per dire: dai, alzati, facciamo una delle nostre solite corse.

Lo aveva riconosciuto, era lo stesso cavallo che gli avevano donato i familiari della sposa. Il cuore gli diceva di alzarsi, ma le vecchia ossa non erano in grado di obbedire. Il cavallo aveva capito la sua difficoltà: abbassando la testa gli avvicinò le briglie, con la vecchia mano tremante e con enorme sforzo le prese e, alzandosi con grande fatica, salì sulla groppa del suo amico che con passi sempre più veloci si allontanò verso un posto lontano, dove regna la pace e dove c’è il tempo per un eterno riposo.
Cronaca dei giornali;
«Ieri è stato trovato dentro il più grande campo nomadi d’Europa, in condizioni disumane, il corpo di uno dei suoi abitanti, un vecchio zingaro che è scivolato sotto la pioggia ed è affogato in una pozzanghera d’acqua».


Antun Blažević, in arte Tonizingaro, è nato nel 1961 a Sremska Mitrovica nella ex-Jugoslavia. Vive in Italia dal 1981, dove lavora, come mediatore culturale Rom, nelle scuole della capitale e presso l’Associazione Arci Solidarietà. Appassionato di teatro e di musica, cerca di svegliare le anime perdute, parlando, nei suoi spettacoli, dei diritti e dei doveri del popolo Rom. È protagonista, oltre che coautore dei testi, dello spettacolo teatrale realizzato da Moni Ovadia "Ieri e oggi, storie di ebrei e di zingari".
I suoi racconti e le sue poesie si alternano con vivace ritmicità e sono lì a testimoniare la quotidianità della sua gente, i Rom, che può insegnare ciò che nel nostro mondo si è dimenticato: la verità semplice di chi non ha niente, la cui unica ricchezza sono le proprie tradizioni e la propria cultura. Tristezza ironica, gioia di vivere, speranza: sono i fili conduttori che accompagneranno il lettore. A maggio 2009 è stato presentato il suo libro "Speranza", una raccolta di racconti e poesie scritte nel corso degli ultimi anni.

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Di Fabrizio (del 22/06/2009 @ 09:26:32, in Europa, visitato 1468 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Fonte: Agence France-Presse (AFP) 16 giugno 2009

BELGRADO: [...] Annunciando la Giornata Mondiale del Rifugiato per il 20 giugno, [martedì scorso l'OnG] Gruppo 484 ha detto che la Serbia sta attualmente ospitando 97.000 rifugiati delle guerre in Bosnia Erzegovina e Croazia dei primi anni '90.

Ci sono poi i 200.000 dispersi interni (IDPs) fuggiti dal distacco della provincia serba del Kosovo, quando esplose il conflitto alla fine degli anni '90, riporta l'agenzia Beta citando il gruppo. Tra loro la maggioranza sono Serbi, ma sono anche inclusi Rom ed altre minoranze non-Albanesi dal Kosovo.

L'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati (UNHCR) stima che circa 280.000 di etnia serba fuggirono dalla Croazia durante la guerra per l'indipendenza del 1991-1995. Sinora circa 130.000 vi hanno fatto ritorno.

Risolvere il destino dei rifugiati è una delle condizioni chiave a cui la Croazia dovrà adempiere, per sperare di diventare il 28° membro dell'Unione Europea nel 2011.

D'altra parte, molti rifugiati dalla Bosnia e dalla Croazia si sono stabiliti permanentemente in Serbia.

Quelli del Kosovo sono considerati dispersi dato che la Serbia e le Nazioni Unite non riconoscono l'indipendenza del Kosovo, dichiarata dalla leadership della sua etnia albanese nel febbraio 2008.

L'agenzia per i rifugiati ONU ha posto la Serbia nella lista dei cinque paesi che si confrontano con ricorrenti crisi dei rifugiati, ha detto Danijela Popovic-Roko dell'UNHCR a Belgrado.

Popovic-Roko ha descritto come "delicato" il destino dei circa 20.000, prevalentemente Serbi, che sono rimasti in Kosovo ma sono stati espulsi dalle loro case a seguito delle violenze interetniche nel marzo 2004.

Funzionari serbi hanno detto l'anno scorso che circa 6.000 persone rifugiate e disperse vivono ancora nei cosiddetti centri collettivi, con praticamente nessuna speranza di far ritorno alle proprie case.

Copyright (c) 2009 Agence France Presse

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Di Fabrizio (del 22/06/2009 @ 09:28:46, in Europa, visitato 1301 volte)

Da Romanian_Roma

Divers.ro

15/06/2009 - Il rapporto annuale di Amnesty International mostra che la Romania continua ad avere problemi nel campo del rispetto dei diritti umani e del combattere la discriminazione contro le minoranze.

Le conclusioni del rapporto Amnesty International per l'anno 2008, pubblicate giovedì 28 maggio, sono che la Romania non ha chiarito a sufficienza il suo ruolo nelle controverse attività della CIA, le forze dell'ordine sono accusate di maltrattamenti ed uso eccessivo della forza, mentre persiste la discriminazione verso le minoranze - Rom ed omosessuali. Il rapporto si riferisce anche al rapporto di giustizia della Commissione Europea del luglio 2008, che richiedeva alle autorità rumene di migliorare il sistema della giustizia e [la situazione] della corruzione, specialmente a livello delle autorità locali.

Il rapporto di Amnesty International menziona che "la discriminazione contro i Rom continua ad essere estesa ed intensa," mentre continuano ad esistere lamentele riguardo il cattivo trattamento e l'uso eccessivo della forza da parte delle autorità. I Rom non beneficiano di pari accesso all'istruzione, casa, sanità e lavoro.

La discriminazione verso i Rom da parte dei funzionari pubblici, come pure della società nel suo insieme, rimane estesa e profondamente radicata. Le autorità rumene non hanno preso misure per combattere la discriminazione e porre fine alla violenza contro i Rom.

L'espressione "Zingari ripugnanti" usata dal presidente Traian Basescu per riferirsi ad un giornalista è considerata da Amnesty International come esempio che illustra la discriminazione rom in Romania. Il rapporto menziona che la Corte di Giustizia ha giudicato l'espressione "Zingari ripugnanti" come discriminatoria, ma non l'ha sanzionata, perché usata in una discussione privata.

Ci sono rapporti continui sul cattivo trattamento e sull'uso di forza eccessiva della polizia. E molte delle vittime sono Rom. Nonostante tutto questo il Governo rumeno non è riuscito a modificare la legislazione per quanto riguarda l'uso delle armi del fuoco secondo gli standard internazionali.

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Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:15:18, in Europa, visitato 1693 volte)

Da Roma_Daily_News

15/06/2009 - By Paul Ciocoiu for Southeast European Times in Bucharest

I Rom fronteggiano i più alti livelli di discriminazione fra i gruppi etnici esaminati in Europa secondo la Ricerca su Minoranze UE e Discriminazioni (EU-MIDIS) dell'anno scorso.

EU-MIDIS ha raccolto dati dalle minoranze etniche e dagli immigrati selezionati che vivono nei 27 stati membri UE nello sforzo di chiarire le discriminazioni.

Il rapporto, che ha esaminato circa 23.500 persone, si è focalizzato sulla minoranza rom, come pure sugli immigrati del Nord Africa, Africa Subsahariana, Turchia, ex Jugoslavia, Europa Centrale ed Orientale e Russia.

Secondo la ricerca (vedi QUI ndr), i Rom hanno segnalato di essere più discriminati in Ungheria (62%) e nella Repubblica Ceca (64%), e dall'altro lato della medaglia, meno discriminati in Romania (25%) e Bulgaria (26%).

Lo studio si è focalizzato sui Rom in sette paesi UE: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.

In dieci paesi, la maggioranza inoltre è stata votata per la giustapposizione.

Le domande della ricerca riguardavano nove categorie: ricerca d'impiego, sul lavoro, ricerca di casa in affitto o in acquisto, trattare col personale ele istituzioni mediche, istituzioni di assistenza sociale, istituzioni dell'istruzione, nei posti pubblici, accesso ai negozi, aprire un conto o chiedere un prestito in banca.

Di media, i Rom hanno detto di essere stati discriminati in almeno una categoria l'anno scorso.

I Rom rumeni hanno anche detto di essere maggiormente discriminati quando trattano coi privati (14%) ed i servizi medici (11%).In Bulgaria, il 15% riporta di essere discriminato nella ricerca di un impiego, e l'11% cercando di ottenere servizi medici.

I livelli più bassi di discriminazione in Romania e Bulgaria sono dovuti all'isolamento dei Rom dalla società maggioritaria. Il tasso di disoccupazione Rom in Bulgaria è del 33%. Le testimonianze di discriminazione sono presuntamente basse perché i Rom non sono a conoscenza dei loro diritti legali.

Secondo il censimento rumeno del 2002,  nel paese vivono più di 500.000 Rom, la seconda minoranza etnica dopo gli Ungheresi.

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Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:36:22, in blog, visitato 1424 volte)

Romanò Hapé, il catering rom, ripreso al Campus Rom da Eugenio Viceconte

Le foto in dimensione originale QUI.

Dalla presentazione: Romanò hapé romanohape.blogspot.com/ è un progetto economico e culturale.

Serve a far conoscere la cultura Rom anche attraverso la cucina.

E' un progetto unico in Europa e nasce dall'attivismo culturale, economico ed anche politico di Graziano Halilovic.

La cultura rom è molto diversa da quella che i nostri stereotipi ci raccontano, è ricca di tradizioni e viva, ci sono persone brillanti, come Graziano, capaci di spirito imprenditoriale e di intraprendenza.

Con Romanò hapé, Graziano e l'A. Romà onlus vuole promuovere la cultura Rom passando per la gola!

E' una delle iniziative della Associazione Romà onlus.

Per informazioni potete contattare: il presidente Graziano Halilovic graziano.halilovic@romaonlus.it .
Romaò hapé si propone per feste, catering, mercati

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Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:43:08, in Europa, visitato 1599 volte)

Da Roma_Francais (dove si prova ancora a discutere, anche se ancora i Rom non sono coinvolti. Mi rimane il dubbio che alla fine siano le associazioni a partecipare alla solita mangiatoia)

par YOUENN MARTIN

VILLENEUVE D ASCQ L'installazione provvisoria dei Rom a lato della Rue Verte e del cammino dei Vieux-Arbres non è senza conseguenza sull'ambiente della zona. Una riunione pubblica è stata organizzata venerdì sera.

È come un gruppo di auto-aiuto. Sono un po' più di una decina su delle sedie disposte in cerchio e ciascuno si presenta a turno svuotando il sacco. Ed al finale, quest'abitante riassume bene il sentimento maggioritario: "Non arrivo a prendere una posizione." Gli abitanti dei cammini del cammino dei Vieux-Arbres o del Verger sono divisi tra la compassione che ispirano loro le 25 famiglie rom installate in condizioni precarie sotto la loro finestra e il sentimento egoista non di volerle più sopportare più a lungo. L'ambiente che si deteriora, l'aggressività che si realizzerebbe da una parte e dall'altra. "Bambini gettano pietre sulle donne mentre mendicano" testimonia un abitante.

Certamente, c'è anche quest'uomo che non è "venuto là a parlare delle condizioni di vita dei Rom". "Le autorità si occupano di loro ma non ci si occupano più di noi. Ciò che mi interessa, è il costo dei Rom sulla città." Ciò significa che le spiegazioni di Gérard Minet, responsabile dipartimentale della Lega dei Diritti dell'Uomo, sull'erranza dei Rom "perseguiti da milizie dell'ex Iugoslavia" quindi cacciati dalla Romania dopo la caduta di Ceausescu, è il meno delle sloro preoccupazioni. Finirà per partire, esausto.

Gli altri restano, sempre più perplessi. “I Rom andranno sempre ad installarsi nelle zone popolari perché sanno che là che troveranno solidarietà" riassume Gérard Minet. Ma la solidarietà ha i suoi limiti. In circuito ritornano le stesse domande: chi è responsabile? Cosa fanno il sindaco, la comunità urbana, lo Stato, l'Europa?

Nessuna soluzione miracolosa

Malik Ifri eletto municipale e comunitario, finisce per intervenire ed espone nei dettagli la soluzione immaginata a livello metropolitano: i villaggi dell'inserimento (vedi QUI ndr). L'idea: da 500 a 1.000 m ², si installano tre o quattro case mobili per fare vivere, in modo "transitorio" alcune famiglie accompagnate dalle associazioni. Se gli 85 comuni della Lilla metropolitana accolgono ciascuna un villaggio di'inserimento, si regola in parte il problema. "Con le case mobili, si vede un ovvio cambiamento" testimonia Patrick Vigneau, dell'associazione Aréas.

Salvo che tutti i sindaci non hanno così fretta di vedere questi Rom. Halluin, Faches-Thumesnil e Lilla hanno già sistemato un terreno. Roubaix, Tourcoing e Villeneuve d'Ascq fanno atto di candidatura. Sempre gli stessi.

Per quanto riguarda il cammino dei Vieux-Arbres, oltre a tutte queste considerazioni, pare che ci sia urgenza. Secondo Nadine Lefebvre, consulente di zona all'iniziativa della riunione, i caravan sono installati appena sopra uno spazio cavo. “Come evitare un dramma presto? Crollerà." Tocca rivolgersi al prefetto. Nadine Lefebvre gli aveva inviato un invito per venerdì sera.

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Di Fabrizio (del 24/06/2009 @ 08:57:37, in Europa, visitato 1439 volte)

Da Hungarian_Roma

JTA.org 14 giugno 2009

BUDAPEST: Un sindacato degli agenti delle forze dell'ordine ungheresi ha annunciato un vasto accordo di collaborazione con un partito politico di estrema destra.

L'accodo col partito Jobbik (vedi QUI ndr) appare essere una seria breccia nella costituzione del paese, che stabilisce che i servizi di sicurezza debbano essere apolitici. Jobbik ha vinto con quasi il 15% del voto nelle elezioni del Parlamento Europeo di settimana scorsa, ed il collegamento formale tra il partito ed il sindacato ha aggiunto preoccupazioni tra gli Ebrei ungheresi.

La Lega Anti Diffamazione di New York in una lettera spedita a fine settimana al Primo Ministro ungherese Gordon Bajnai ha espresso la sua profonda angoscia riguardo questi recenti sviluppi.

Il sindacato, chiamato Tettrekesz - che significa "pronti all'azione" e conta 3.500 affiliati tra i poliziotti attivi - ha fatto dichiarazioni antisemite nel passato. Jobbik opera come esercito privato ed occasionalmente si è scontrato con la polizia.

L'accordo è ambiguo, col sindacato che pubblicamente promette di consigliare il partito nello sviluppo della sua politica legge-e-ordine, ed il partito che promette di incorporare i principali obiettivi del sindacato nel suo programma politico.

Tibor Draskovics, ministro per l'ordine pubblico, ha ordinato un'investigazione alla polizia. Jozsef Bence, capo della poliza, ha passato il caso all'azione della Direzione del Procedimento Pubblico.

Fino a poco tempo fa Judit Szima, la segretaria generale di Tettrekesz, godeva dell'immunità processuale in quanto occupava la quarta posizione nella lista dei candidati Jobbik alle elezioni UE. Ma la sua immunità è scaduta dato che il partito ha ottenuto solo tre seggi nel nuovo Parlamento Europeo.

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Di Fabrizio (del 24/06/2009 @ 09:04:22, in musica e parole, visitato 1580 volte)

26 e 27 giugno Parco Nord di Milano (Cascina Centro Parco)

All'interno di WALK THE FUTURE - evento tutto dedicato alla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza che si terrà al parco Nord di Milano - trova quest'anno spazio l'ottava edizione del Fjestival delle Diversità: due eventi per un unico programma dedicato al no profit e all'espressione artistica e musicale dal mondo.

Il Fjestival delle Diversità è nato 7 anni fa da un'idea del Centro delle Culture e si propone di combattere l'omologazione, promuovere la libera espressione e valorizzare le diversità in ogni campo. Al suo interno, in questi anni, hanno trovato spazio forme artistiche, musicali, creative, culturali e solidali diverse, dedicate a un pubblico più e meno adulto.

Tema di quest'anno, la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, la più grande marcia della pace mai realizzata, promossa dal Movimento Umanista, che partirà il prossimo 2 ottobre dalla Nuova Zelanda e percorrerà il pianeta con l'obiettivo di sensibilizzare su disarmo e nonviolenza www.marciamondiale.org

IL PROGRAMMA DELL'EVENTO

Venerdì 26 giugno
20.00 Spettacoli di danza del ventre /Allieve della scuola di danza Marina Nour
22.00 Spettacolo di cabaret / Democomica

Sabato 27 giugno
14.00 Sound System / Mama Alma
15.30 Incontro-dibattito: "Immigrazione tra realtà e luoghi comuni"
17.00 Drum Circle, ritmi vs guerra / Workshop di percussioni
18.00 Incontro-dibattito: "Oltre la crisi, verso il futuro:la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza"
19.00 Spettacolo di danza mediorientale /Intermezzi della Compagnia di Danza Rakesat Nur al Tabla
19.30 Piano Bar / Fabio di Benedetto
20.30 Monologo: "La mamma fricchettona" di Dario Fo /Maurizia Lovetti
21.00 Concerto / Coro Hispanoamericano
22.00 Concerto live orkestra balcanica / I Muzikanti di Balval

Spazi permanenti
Tante mostre e istallazioni
Laboratori per bambini
Animazione, giocolieri e artisti di strada
Stand informativi delle associazioni e info point sulla Marcia Mondiale
Punto ristoro con cibo tradizionale e multietnico, e birra artigianale

Tutti gli spettacoli sono a ingresso libero e gratuito.
L'evento ha il sostegno della Provincia di Milano.


ORGANIZZANO
Centro delle Culture, I Cammini Aperti Onlus, IAD Bambini Ancora Onlus, Il Nostro Futuro, Centro Umanista Sanpapié, Coordinamento Nord Milano per la Marcia Mondiale.

Ufficio stampa PRESSenza
Emanuela Cerveri - cell. 333 7411951 - ecerveri@hotmail.com

Per approfondimenti e adesioni:
www.fjestival.it

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