Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Ricevo dall'Opera Nomadi di Padova

Padova, 3 luglio 2008: La schedatura con il rilevamento delle impronte digitali su base etnica degli adulti va contro la Costituzione Italiana, (in particolare vìola gli artt. 2, 3 e 6), contro la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (in particolare artt. 1,3,7) e quella dei minori di 18 anni non tiene conto di alcuni principi fondamentali della Convenzione Internazionale dei diritti del Fanciullo ratificata dall’Italia nel 1991, in particolare vìola gli artt. 2 e 3 comma 1. Inoltre, più volte il Ministro Maroni ha dichiarato che il provvedimento è in linea con il regolamento della Comunità Europea n° 380\2008 che prevede l’identificazione biometrica di adulti e   bambini dai sei anni in su. In realtà tale regolamento ha lo scopo di identificare le persone di paesi terzi, al fine di rilasciare il permesso di soggiorno e impedire l’uso fraudolento di tale documento (considerazioni 3 e 7 del  Regolamento). L’utilizzo di questi metodi non riguarda il censimento né, tanto meno, garantisce la protezione dal degrado e neppure incentiva la  scolarizzazione dei minori. Quindi le misure previste dal Ministro Maroni sarebbero compatibili con la normativa europea solo nel caso in cui si intendesse dare il permesso di soggiorno agli individui schedati.

Il rilevamento delle impronte è un atto di violenza e di razzismo perpetrato nei confronti degli adulti e dei bambini che ci riporta al fascismo. Il governo si sta accanendo contro i Rom e i Sinti pretendendo di schedare tutti compresi gli italiani ormai da decenni. Domani, seguendo la stessa logica razzista, il governo potrebbe allargare la schedatura a tutti i bambini gagè perché molti di essi, presenti nel territorio italiano, verrebbero ritenuti in pericolo e a rischio di devianza, perché, ad esempio, figli di camorristi e-o di di mafiosi. Ciò che invece dovrebbe essere attuato è un’indagine conoscitiva qualitativa e quantitativa, mantenendo l’anonimato, dei Rom e dei Sinti presenti nel territorio, un progetto sociale per  permettere di conoscere soprattutto il numero dei bambini che evadono l’obbligo scolastico e, in base a questo, poter avviare progetti di integrazione e scolarizzazione. Per anni in tutto il territorio italiano, nessun governo - (tranne durante il breve periodo del governo Prodi) - si è mai occupato seriamente dei piccoli rom e sinti : bambini fantasma senza nessun diritto, soprattutto per ciò che riguarda la salute e l’istruzione.  Ora ci si accanisce contro di loro con misure repressive senza invece impegnare risorse economiche e finanziarie per progetti di scolarizzazione e per favorire le famiglie ad abitare in condizioni dignitose, ad uscire dai campi nomadi e avere accesso alle risorse, superando la logica assistenziale a cui da sempre sono stati abituate.

Una situazione, quella dei campi nomadi, innaturale per molti Rom e Sinti, che ha portato ad enormi sperperi di denaro pubblico, dato anche alle associazioni, per la gestione dei mega ghetti/campi nomadi che non hanno mai permesso e che non permetteranno mai a queste persone di realizzare un percorso autonomo e responsabile che li metta in condizione di divenire cittadini attivi con tutti i diritti e i doveri che ciò comporta. Non c’è mai stata la volontà politica di puntare sull’accoglienza di una popolazione che rappresenta lo 0,3 % del totale dei residenti e si preferisce usare metodi repressivi.  Un disegno politico che, per distogliere la popolazione dal disagio quotidiano provocato da problematiche veramente gravi, quale quello dell’aumento esponenziale del costo della vita (stipendi, pensioni, casa, ambiente….), si ripropone, con un’operazione di carattere ideologico, facendo diventare i Rom e i Sinti il capro espiatorio del malessere diffuso. E perché proprio contro Rom e Sinti? perché da sempre sono stati discriminati, da sempre sono stati vittime del razzismo soprattutto durante la seconda guerra mondiale, eliminati nei campi di sterminio dai nazisti, assieme agli ebrei ed agli antifascisti, pur essendo essi l’unico popolo ad essere contrario da sempre alla guerra tanto da venir oggi proposti  da alcuni intellettuali per il premio Nobel per la pace.

Sappiamo tutti che nessuno nasce con il pregiudizio - (questo viene invero trasmesso da padre in figlio) -, e che alla sua base sta soprattutto la mancanza di conoscenza; esso può ridursi solo col buon senso ed anche, e soprattutto, con la volontà politica, con messaggi istituzionali forti che permettano alla società maggioritaria una conoscenza più approfondita di quelli che vengono presentati come diversi : ebrei, rom, musulmani, e lo straniero in genere.

Riguardo i recenti fatti di Verona, ribadiamo la condanna contro chiunque sfrutti i deboli: bambini, donne.  Chi agisce in questo modo si pone contro la legge e va perseguito sia esso rom/sinto o gagè, italiano o meno; i bambini devono essere salvati da ogni situazione di sfruttamento, non solo economico ma anche sessuale da parte di chiunque.

Prime iniziative a seguito dell’appello

Venerdì 11 luglio conferenza stampa degli aderenti all’appello presso “Sala Gruppi” Comune di Padova ore 13.00.

Sabato 12 luglio alle ore 12.00 Sit-in davanti alla Prefettura di Padova in cui si inviteranno i cittadini democratici a lasciare le impronte digitali in risposta al succitato decreto Maroni ed in oltre si distribuirà materiale informativo sul tema dell’integrazione;

Opera Nomadi di Padova

inviate la vostra adesione a questo indirizzo di posta elettronica:

operanomadipd@yahoo.it - operanomadi.padova@tiscali.it

oppure inviando un commento sui blog:

Opera Nomadi Padova

Romano Lil

Grazie a tutti.

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Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 08:33:57, in Italia, visitato 1847 volte)

Ricevo da Veniero Granacci

C O M U N I C A T O

La presidenza dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) della Lombardia aderisce all’appello lanciato dall’ANED (Associazione Nazionale ex Deportati) di Roma e di Milano, esprimendo la più ferma riprovazione per il disegno di legge che prevede la schedatura dei Rom e dei Sinti presenti sul territorio italiano, tramite la rilevazione delle impronte digitali.

Il provvedimento si presenta ancora più odioso e inaccettabile, perché rivolto anche ai bambini e a tutti i minori che, finora, anche se privi di documenti, hanno potuto frequentare la scuola pubblica del nostro Paese. Il progetto di schedatura è, oltre tutto, in totale contrasto con la Convenzione internazionale per i Diritti del Fanciullo promulgata nel 1989 dall’ONU e ratificata dallo Stato Italiano.

La presidenza dell’ANPI della Lombardia è grandemente sensibile al problema della sicurezza e della serenità dei cittadini e non è dunque contraria alla individuazione delle persone sorprese a commettere reati, italiani o stranieri che siano, per rendere più difficile la loro reiterazione e più efficace il contrasto alla criminalità. Ma questo non ha nulla a che vedere con la schedatura di due intere comunità, bambini compresi.

Questo è un segno intollerabile di discriminazione e di criminalizzazione PREVENTIVA nei confronti di tutto un popolo, a prescindere dalle responsabilità accertate dei suoi singoli componenti.

Cose di questo genere si sono già viste ed hanno segnato alcuni tra i periodi più bui della storia dell’umanità, da ultimo quello nazifascista.

Chi prova sollievo o indifferenza, perché questa volta non tocca a lui, sbaglia grandemente.

La presidenza dell’ANPI lombarda fa appello alle forze politiche, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni, a tutte le cittadine e i cittadini della nostra Regione per una netta condanna del provvedimento.

Nel caso che questo provvedimento venisse approvato, l’intera presidenza regionale dell’ANPI Lombardia chiede di essere schedata insieme ai Rom e ai Sinti.

PRESIDENZA ANPI LOMBARDIA

Angelo Chiesa

Franco Forlani

Tullio Montagna

Isa Ottobelli

Lino Pedroni

Antonio Pizzinato

Ornella Ravaglia


Milano, 9 luglio 2008

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Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 09:14:59, in Kumpanija, visitato 1768 volte)

Da British_Roma

The Independent di domenica 6 luglio 2008
"No blacks, no dogs, no Gypsies"

Le insegne razziste non sono così lontane, dicono i Viaggianti, mentre si uniscono per combattere il pregiudizio e difendere i loro diritti

By Rachel Shields: Zingari e Viaggianti nel Regno Unito si stanno unendo per formare una coalizione nazionale per combattere quello che descrivono come una rapida crescita dei livelli di razzismo e discriminazione.

I leader della più grande organizzazione di Zingari e Viaggianti una riunione che non ha precedenti per la fine del mese con lo scopo di mettere assieme i 300.000 Rom, Zingari Irlandesi Gallesi e Scozzesi ed i Viaggianti del paese in una federazione nazionale.

Due tra le più grandi associazioni di Zingari e Viaggianti - il Gypsy Council ed il Southern England Romany Gypsy and Irish Traveller Network - sono coinvolti nell'iniziativa.

Gli studi negli anni recenti hanno mostrato che Zingari e Viaggianti sperimentano più razzismo di ogni altro gruppo nel Regno Unito, incluso i richiedenti asilo. I più recenti sondaggi Mori sull'argomento rivelano che un terzo dei residenti ammettono di avere pregiudizi contro Zingari e Viaggianti, mentre un rapporto della Commissione Europea pubblicato settimana scorsa dimostra che milioni di persone di origine Rom è tuttora soggetto a discriminazione persistente.

I Viaggianti sono viaggianti, non importa la loro etnia - siamo tutti marginalizzati e incatramati alla stessa spazzola," ha detto Richard Sheridan, presidente del Gypsy Council.

"Non penso che la situazione nel Regno Unito sia cambiata molto dagli anni '60 - i cartelli "No neri, no cani, no Zingari" non sono così lontani.

"Unirci ci farà proseguire - se a bordo siamo di più sarà più facile alzarci per i nostri diritti," ha detto Sheridan.

John Johnson, presidente del Southern England Romany Gypsy and Irish Traveller Network, ha aggiunto: "Vogliamo essere visti come una comunità coesa."

Secondo l'Associazione Medica Britannica, la comunità ha la più bassa aspettativa di vita ed il più alto tasso di mortalità infantile nel Regno Unito.

Gli Zingari nomadici pagano un prezzo particolarmente alto quando si tratta di assistenza sanitaria, dato che l'assenza di un indirizzo permanente rende più difficile la registrazione nel Sistema Sanitario. Vengono anche riportati bassi livelli di scolarizzazione ed alti tassi di analfabetismo tra i bambini Viaggianti, dovuti ad interruzione scolastica e bullismo.

Il British National Party ha affermato nella precedente campagna elettorale che sgombererà i Viaggianti, mentre l'organizzazione Minority Rights Group International riporta che ci sono stati attacchi razzisti contro campi di sosta nel Regno Unito, molti dei quali non sono stati denunciati alla polizia.

"Per la mia esperienza il razzismo contro i Viaggianti è definitivamente peggiorato negli ultimi 40 anni. In alcuni punti d'Europa, questo è dovuto alla caduta del comunismo e al crescere del nazionalismo, ma nel Regno Unito è probabilmente collegato con l'opposizione all'immigrazione," ha detto Grattan Puxon, fondatore del Gypsy Council ed autore di numerosi libri sulla comunità dei Viaggianti, il più recente dei quali è il racconto del 2007 Freeborn Traveller.

"In questo momento stanno succedendo molte cose nella comunità Zingara. L'unificazione ci permetterà un'azione di lobbying più efficace," ha detto.

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Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 09:15:10, in Europa, visitato 1655 volte)

Da Roma_Daily_News

3 luglio 2008

Anche se la discriminazione in generale è decresciuta nel continente europeo durante gli ultimi anni, la discriminazione basata sull'origine etnica è ancora percepita come estesa, con i Rom in particolare affrontano alti livelli di pregiudizio, secondo una notizia di Eurobarometro.

Tra le sei categorie investigate (disabilità, età, genere, origine etnica, religione ed orientamento sessuale), la discriminazione su base di origine etnica è percepita come la più estesa tra gli Europei ed è considerata essere un problema più grande di quanto fosse cinque anni fa.

Mentre la discriminazione basata su età, disabilità, religione e genere sembra essere scesa, quasi la metà degli intervistati (48%) dicono che la discriminazione etnica sta peggiorando.

Questo è particolarmente il caso dei Paesi Bassi, dove il 71% degli intervistati hanno detto che la situazione è deteriorata. Ora circa quattro persone su cinque dicono che la discriminazione è estesa e più di uno su cinque lo ha testimoniato di persona. La situazione è percepita come peggiore in Danimarca (69%), Ungheria (61%), Italia (58%) e Belgio (56%), mentre i cittadini di Polonia (17%), Lituania (20%), Cipro (23%) and Lettonia (25%) sono più ottimisti riguardo la situazione nel loro paese rispetto a cinque anni fa.

L'omofobia è tuttora forte

La discriminazione su base dell'orientamento sessuale è vista come la seconda più comune forma di discriminazione nella UE, con il 51% degli intervistati che la considerano diffusa. La situazione è peggiore a Cipro, in Grecia ed in Italia, con circa tre quarti degli intervistati che dicono che l'omofobia è comune. Ma anche il Portogallo (65%) e la Francia (59%) sono generalmente percepiti come omofobici. L'omofobia meno diffusa si vede nei nuovi stati membri, come la Bulgaria (20%), la Repubblica Ceca (27%), la Slovacchia (30%) e l'Estonia (32%).

Diritti dei cittadini?

La ricerca mostra anche che più della metà degli Europei non conosce i propri diritti (53%) e potrebbe diventare vittima di discriminazioni o fastidi. In media, solo un terzo degli intervistati ha detto di essere informato sui propri diritti. Anche se i cittadini in Finlandia (62%), Malta (49%) e Slovenia (44%) appaiono essere più informati, i livelli sono molto più bassi in Austria (18%) e Bulgaria (17%).

Rom - categoria speciale

Mentre la media degli Europei dice di trovarsi comoda avendo come vicino qualcuno di differente origine etnica (con una media di 8,1 su una scala da uno a dieci, con dieci intervistati "totalmente comodi" ed uno "molto scomodo"), la situazione è completamente differente quando si tratta di avere vicino un Rom. Nella Repubblica Ceca come in Italia, quasi la metà degli intervistati (47%) si troverebbe scomoda (media Ceca 3,7, media Italiana 4,0). Questo è anche il caso di Irlanda (40%; 4,8), Slovacchia (38%; 4,5), Bulgaria (36%; 4,8) e Cipro (34%; 5,6).

La Commissione invita ad una risposta unitaria

Come parte del pacchetto sociale principale presentato ieri (2 luglio), la Commissione Europea ha pubblicato anche un rapporto intitolato: "L'esclusione Rom richiede una risposta unitaria," che guarda ai diversi strumenti disponibili per l'azione della UE per ottenere una migliore inclusione dei Rom.

Esso identifica diverse aree chiave per azioni, inclusa l'istruzione, la sanità pubblica e l'uguaglianza di genere. Il documento sarà discusso al Summit Rom Europei che avrà luogo a Bruxelles il 16 settembre 2008. "I Rom sono una delle più grandi minoranze etniche nella UE, ma troppo spesso sono i cittadini dimenticati d'Europa," dice il Commissario per le Pari Opportunità Vladimír Špidla. "Affrontano persistente discriminazione ed ampia esclusione sociale. La UE hanno una responsabilità comune nel terminare questa situazione. Abbiamo gli strumenti per compiere il lavoro - ora dobbiamo usarli più efficacemente."

Links:
Eubarometer: Discrimination in the European Union: Perceptions, Experiences and Attitudes
European Commission: Roma exclusion requires joint response, says EC report

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Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 12:25:11, in blog, visitato 1912 volte)

Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer

A Milano proseguono le operazioni di schedatura dei rom e oggi è toccato al campo autorizzato di via Negrotto, 23. E come al solito, il vicesindaco De Corato si autocelebra, diramando comunicati stampa e annunciando che l’operazione di polizia ha permesso l’identificazione di 82 "nomadi italiani, provenienti principalmente dalla ex-Jugoslavia" e la scoperta di due edificazioni abusive "in legno e muratura".

Insomma, un altro grande successo per il cosiddetto censimento voluto dal Governo, per scoprire finalmente chi sono queste persone sconosciute che abitano nei campi? Non proprio, perché è stato scoperto quello che già si sapeva e sono state identificate persone già identificate.

Infatti, la Polizia Locale di Milano da anni scheda meticolosamente i rom presenti sul territorio milanese, come avevamo denunciato cinque giorni fa, anche se soltanto tre quotidiani - Liberazione, il Manifesto e la Repubblica - e l’emittente radiofonica Radio Popolare hanno ritenuto opportuno informarne l’opinione pubblica.

E così è sufficiente prendere in mano il dossier della polizia locale che raccoglie i dati del periodo ottobre 2006 – dicembre 2007 e consultare la scheda relativa al campo oggi visitato dalle forze dell’ordine, per sapere quello che De Corato sostiene di aver scoperto oggi. La scheda parla infatti di 78 abitanti, di "nazionalità: Sinti italiani (Lombardia, Veneto e Friuli) – Estera (ex Yugoslavia)" e rileva la presenza di "case in legno e muratura che hanno sostituito le roulotte originarie tutte dotate di servizi interni; le costruzioni abusive, regolarmente denunciate all’A.G., sono state condonate per stato di necessità".

Mettendo un attimo da parte ogni considerazione sul concetto inquietante di "nazionalità" impiegato, risulta dunque evidente che la banca dati della polizia municipale, la quale fa capo al vicesindaco, dispone già di un quadro completo, peraltro in continuo e autonomo aggiornamento.

E allora avanziamo ancora una volta alcune domande molto semplici, ma anche molto importanti. Il Commissario straordinario, Prefetto Lombardi, era a conoscenza dell’esistenza della banca dati costruita dagli uomini di De Corato e aveva informato il Ministro Maroni? Chi aveva autorizzato e su quali presupposti la classificazione su base etnica di dati sensibili, di cittadini italiani e stranieri, da parte della Polizia Locale di Milano? E visto che la schedatura etnica già esiste, perché ripeterla con grande dispendio di forze dell’ordine e annunci pubblicitari, se non allo scopo di umiliare persone colpevoli unicamente di essere zingari?

Riteniamo che sia preciso dovere della Prefettura e del Ministero fornire una risposta urgente ed esauriente. Non perché lo chiede Rifondazione Comunista, ma perché la trasparenza è un atto dovuto nei confronti dei cittadini.

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Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 17:29:38, in Europa, visitato 1518 volte)

Da Radionetherland

By Vanessa Mock in Strasbourg 10-07-2008

Il ministro italiano degli interni, Roberto Maroni, dice che la misura è disegnata per "prevenire fenomeni come l'accattonaggio". Ma i critici ritengono che la minoranza zingara sia stata ingiustamente oggetto del nuovo governo di destra guidato dal Primo Ministro Silvio Berlusconi.

La Commissione Europea ha chiesto un'indagine sulle misure. Contemporaneamente, il Parlamento Europeo ha appena adottato una risoluzione che chiede al Governo Italiano di fermare i suoi piani. Il Parlamento Europeo dice che è inaccettabile "violare i diritti fondamentali [degli zingari] e criminalizzarli."

Database etnico
La  parlamentare italiana Monica Frassoni (Verdi) ritiene che le autorità abbiano già iniziato a creare banche dati sugli zingari che vivono nei campi attorno alle maggiori città. Ammonisce che questo vìola le leggi europee.

"il punto è che il governo italiano ha rilasciato un decreto obbligando tutti quelli che vivono nei campi - normalmente zingari - ad essere archiviati e dicendo da dove arrivino e quale origine etnica abbiano. Anche quale sia la loro religione, cosa che è assolutamente proibita dalle nostre leggi. Questo significa realmente creare un database su origine etnica. Questa è la ragione per cui ci focalizziamo su questo: perché c'è una contraddizione diretta con la legislazione europea".

Il Commissario Europeo alla Giustizia Jacques Barrot sottolinea che l'Italia ha promesso di inviare un rapporto dettagliato sui propri piani entro la fine di luglio.

"E' importante per me che ci sia un'indagine estremamente precisa e chiara,"

dice. Ma il Commissario dice anche che gli è stato assicurato dal ministro Maroni che l'agenzia infantile delle Nazioni Unite, l'UNICEF, appoggia il piano controverso. Questo perché le impronte digitali aiuterebbero ad assicurare che i bambini Rom vadano a scuola e ricevano l'assistenza sociale.

Facile Bersaglio
Ma Juan de Dios Ramírez-Heredia, presidente della Union Romani della vicina Spagna, dice che le misure sono in primo luogo collegate alle promesse di sconfiggere il crimine. Queste promesse sono un elemento chiave della campagna che hanno riportato Berlusconi al potere all'inizio dell'anno. Il Primo Ministro ha anche fatto un collegamento esplicito tra il crescere del tasso di criminalità ed il grande numero di Rom che vivono in Italia.

"Ha vinto sfruttando la paura pubblica sul crescere dell'insicurezza in Italia. La paura è stata incanalata verso gli zingari, che sono una minoranza invisibile."

Juan de Dios Ramírez-Heredia aggiunge che i più deboli della società sempre "finiscono per pagare il prezzo delle politiche anti-migratorie".

Frassoni dice che ora è dovere dell'Europa di agire.

" Non sono neppure sicura che sarà abbastanza, ma la UE è una comunità di diritti e valori e dobbiamo fare questo oppure saremo mostrati come totalmente inutili".

Petizione
Nel contempo, oltre 100 membri del Parlamento Europeo - inclusi i leader dei gruppi parlamentari - mercoledì hanno aggiunto le proprie impronte ad una petizione di protesta contro la politica italiana.

"Questo è un forte atto politico che intende chiedere una fine immediata a questa azione,"

ha detto Giusto Catania, parlamentare italiano comunista che ha organizzato la protesta.

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Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 18:24:16, in Europa, visitato 1500 volte)

Da Luciano Muhlbauer

Riportiamo qui di seguito il comunicato stampa ufficiale del Parlamento Europeo, relativo all’odierna approvazione della risoluzione contro il rilevamento delle impronte digitali ai rom in Italia:

"A seguito dell'acceso dibattito in Aula del 7 luglio scorso, il Parlamento ha adottato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni una risoluzione sostenuta da PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL che esorta le autorità italiane "ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte, in attesa dell'imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione". Ritiene infatti che ciò "costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica, vietato dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e per di più un atto di discriminazione tra i cittadini dell’UE di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure".

Più in particolare, i deputati ritengono "inammissibile" che, con l'obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi "vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati". Sostengono, invece, che "il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a un’istruzione, ad alloggi e a un’assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento". Conpidono inoltre la posizione della Commissione, secondo cui questi atti costituirebbero una violazione del pieto di discriminazione diretta e indiretta, prevista dalla direttiva UE n. 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, sancito dal trattato. Osservano peraltro che i rom sono "uno dei principali bersagli del razzismo e della discriminazione", come dimostrato "dai recenti casi di attacchi e aggressioni ai danni di rom in Italia e Ungheria.

Il Parlamento invita inoltre la Commissione "a valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell’UE e il diritto dell’UE". Esprime poi preoccupazione per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i Prefetti, cui è stata delegata l’autorità dell’esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta di impronte digitali, "possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi", sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di "calamità naturali, catastrofi o altri eventi", "che non è adeguata o proporzionata a questo caso specifico". I deputati si dicono anche preoccupati riguardo all’affermazione - contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano - secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull'ordine pubblico e la sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno "stato d'emergenza" per 12 mesi.

Più in generale, il Parlamento chiede a tutti gli Stati membri di rivedere e abrogare le leggi e le politiche che discriminano i rom sulla base della razza e dell’origine etnica, direttamente o indirettamente, e sollecita Consiglio e Commissione a monitorare l’applicazione dei trattati dell’UE e delle direttive dell’UE sulle misure contro la discriminazione e sulla libertà di circolazione, al fine di "assicurarne la piena e coerente attuazione". Ribadisce, infatti, che "le politiche che aumentano l'esclusione non saranno mai efficaci nella lotta alla criminalità e non contribuiranno alla prevenzione della criminalità e alla sicurezza". Invita poi gli Stati membri a intervenire a tutela dei minori non accompagnati soggetti a sfruttamento, "di qualsiasi nazionalità essi siano". Inoltre, sostengono che, laddove l'identificazione di tali minori sia necessaria, gli Stati membri dovrebbero effettuarla, caso per caso, attraverso procedure ordinarie e non discriminatorie e "nel pieno rispetto di ogni garanzia e tutela giuridica".

Il Parlamento, condanna "totalmente e inequivocabilmente" tutte le forme di razzismo e discriminazione cui sono confrontati i rom e altri considerati "zingari" e invita il Consiglio e la Commissione a rafforzare ulteriormente le politiche dell’UE riguardanti i rom, lanciando una strategia dell’UE per i rom volta "a sostenere e promuovere azioni e progetti da parte degli Stati membri e delle ONG connessi all’integrazione e all’inclusione dei rom, in particolare dei bambini". Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri "a varare normative e politiche di sostegno alle comunità rom, promuovendone al contempo l’integrazione in tutti gli ambiti, e ad avviare programmi contro il razzismo e la discriminazione nelle scuole, nel mondo del lavoro e nei mezzi di comunicazione e a rafforzare lo scambio di competenze e di migliori pratiche".

In tale contesto, ribadisce l’importanza di sviluppare strategie a livello dell’UE e a livello nazionale, avvalendosi pienamente delle opportunità offerte dai fondi dell’UE, di abolire la segregazione dei rom nel campo dell’istruzione, di assicurare ai bambini rom parità di accesso a un’istruzione di qualità (partecipazione al sistema generale di istruzione, introduzione di programmi speciali di borse di studio e apprendistato). Ma anche di assicurare e migliorare l’accesso dei rom ai mercati del lavoro, di assicurare la parità di accesso all’assistenza sanitaria e alle prestazioni previdenziali, di combattere le pratiche discriminatorie in materia di assegnazione di alloggi e di rafforzare la partecipazione dei rom alla vita sociale, economica, culturale e politica".

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Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 00:40:41, in media, visitato 1466 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Rivolgo un appello a tutti coloro che in questo periodo si sono mobilitati per denunciare il provvedimento del governo relativo alle impronte dei bimbi rom, affinché si proceda rapidamente nei confronti di Panorama e si valuti se ci sono gli estremi per una denuncia : "Continuiamo a difendere e proteggere i bambini!"

Rom nati per rubare e impronte ai bambini
di osservatoriosullalegalita.org

La copertina del settimanale Panorama di questa settimana rappresenta un bambino rom con la scritta: "Nati per rubare" e sottotitolo "LADRI BAMBINI Appena vengono al mondo li addestrano ai furti, agli scippi, all'accattonaggio. E se non ubbidiscono sono botte e violenza. Ecco la vita di strada (e le voci) dei piccoli rom che il ministro Maroni vuole censire, anche con le impronte digitali".

L'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus denuncia il messaggio vergognoso e per di piu' falso e disinformativo di tale titolo.

Presupporre che il crimine sia una caratteristica tipica di un'etnia non solo e' una conclusione arbitraria, ma equivale ad etichettare un'intero popolo, a partire dai minori. E il messaggio e' letto da chiunque lo veda esposto in edicola, anche se non compra il giornale.

Il tutto per giustificare le discusse scelte del governo sulla questione sicurezza (e' di oggi la bocciatura da parte del parlamento UE della schedatura dei Rom voluta dal governo italiano).

Ricordiamo, con parole molto piu' autorevoli delle nostre, cosa significa e cosa comporta quanto sta accadendo. E lo ricordiamo soprattutto alle destre, che quando fa comodo (cioe' per opporsi all'Islam o a parte della sinistra che contesta Israele) si schierano con gli Ebrei:

Il presidente dell'Unione delle comunità ebraica in Italia, Renzo Gattegna (agenzia APcom del 15 maggio 2008):
"L'indiscriminata espulsione di massa di un gruppo etnico potrebbe forse produrre momentanei consensi e una breve ed effimera illusione, ma ben presto la vera natura discriminatoria di un simile atto emergerebbe con chiarezza e verrebbero messi a nudo tutti gli errori e le omissioni che nel tempo hanno prodotto questa degenerazione ingovernabile. Porto l'esempio dei nomadi, ma dobbiamo ricordare che le stesse pericolose dinamiche potrebbero colpire chiunque...
Di fronte a gravi crimini commessi da singoli individui che la giustizia non riesce a perseguire, si riversano odio e sospetto su intere collettività senza nessuna distinzione tra persone oneste e criminali. ... Se proseguisse un processo di criminalizzazione generalizzata, sia nei confronti dei nomadi che di qualsiasi altro popolo, gli onesti, abbandonati e discriminati, resterebbero in ostaggio dei criminali. E la sconfitta dello Stato sarebbe totale".

L’ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) di Roma esprime "la più sentita riprovazione per il disegno di legge che prevede la schedatura dei Rom e Sinti presenti sul territorio italiano, tramite la rilevazione delle impronte digitali come in uso per i criminali. Il provvedimento è particolarmente odioso e inaccettabile, perché rivolto anche ai bambini e a tutti i minori che, finora, anche se privi di documenti, hanno potuto frequentare la scuola pubblica del nostro paese.
Il progetto di schedatura è, oltretutto, in totale contrasto con la Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo promulgata nel 1989 dall’ONU e ratificata dallo Stato italiano. Tale provvedimento richiama procedure di schedatura razzista utilizzate dai regimi nazifascisti durante il secolo scorso, per costruire archivi che miravano alla individuazione, emarginazione, concentrazione e conseguente deportazione di ogni minoranza e diversità. Nel caso che questo provvedimento venisse approvato, l’intero Consiglio direttivo dell’ANED di Roma chiede di essere schedato insieme ai Rom".

Il presidente della Comunita' ebraica romana Riccardo Pacifici (agenzia ANSA, 15 MAG):
''Vigileremo affinche' sia garantita, prima di tutto, la sicurezza di tutti noi tutti cittadini italiani, ma anche che le misure adottate a contrasto dei fenomeni criminali non abbiano un capro espiatorio, vittima sacrificale, delle cose che non vanno... Il nostro spirito era e rimane quello di costruire dalla brutta lezione della seconda guerra mondiale un approccio del nostro rapporto con le minoranze basato sulla lotta prima di tutto all'indifferenza, nemica dei diritti di chi subisce l'ingiustizia''.
Per Pacifici la nomina di un Commissario per l'emergenza Rom ''sulla spinta di sentimenti nati dalla paura e che attraversano trasversalmente tutte le forze politiche non e' lo strumento di comunicazione migliore. Le parole hanno un peso. Mentre sarebbe meglio adottare le stesse misure parlando di 'Emergenza sicurezza' generica per reati che provengono da ogni etnia, italiana compresa. La nostra non e' una polemica ma una pacata riflessione per fare in modo che forze xenofobe e razziste estranee alle nostre istituzioni non possano farsi giustizia da sole''.

Il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici (intervista ad Ecoradio):
"Possiamo concordare con il Ministro Maroni riguardo il rispetto della legalità e la tutela dei minori ma il problema è forse l'errore di comunicazione compiuto che è legato all'idea di una schedatura che possa colpire solo certe persone, solo una certa categoria di cittadini. É un errore su cui si rischia di fare una sorta di cortocircuito, su cui bisogna stare molto attenti.
Ci devono essere provvedimenti uguali per tutti i cittadini che vivono nel suolo italiano, immigrati e non. È questo il punto sul quale dobbiamo lavorare. Le impronte ai bambini rom, inoltre, non hanno alcun senso perchè si modificherebbero col passare del tempo e sarebbe vano lo sforzo fatto. È sbagliato, inoltre, fare una legge ad hoc solo per i rom. Non bisogna dare sfogo a chi può coltivare sentimenti razzisti che possono sorgere nei monenti di paura e insicurezza nella popolazione. Dobbiamo fare un'opera di prevenzione.
Ben vengano- conclude Pacifici- iniziative a tutela dei bambini rom nei casi di sfruttamento ma deve emergere nella comunicazione che esiste tutto un mondo di rom dove vige la legalità, dove i bambini vanno a scuola, dove la gente paga le tasse e dove, insomma, si vive nella piena regolarità. Ecco bisogna far emergere anche il buono che c'è in questa comunità e che rappresenta la maggior parte dei Rom."

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Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 08:41:13, in scuola, visitato 1428 volte)

Da Roma_Francais

"La scuola deve giocare il proprio ruolo" - domenica 06.07.2008, 05:34 - La Voix du Nord

Giovedì sera, nella sala parrocchiale in route de Desvres, a Saint-Martin-Boulogne, s'è costituito un collettivo di difesa dei Rom. La sua prima azione, iscrivere sei bambini, di età tra i 6 e gli 11 anni, alla scuola di Wimille, comune dove sono installati.

"Buongiorno, mi chiamo Samantha, ho 8 anni, vorrei andare alla scuola a Wimille. Buongiorno, mi chiamo Abel, ho 7 anni, anch'io vorrei andare alla scuola a Wimille..." Anitsa, Samir, Sévère, Ionut, che per la circostanza ha messo gli abiti della domenica e le sue scarpe di vernice, vi accolgono nella sala parrocchiale di Saint-Martin-Boulogne messa a disposizione dall'abbé Boutoille, un posto dove funziona il seminario di pre-scolarizzazione animato dalle associazioni che sostengono e vengono in aiuto ai Rom.

Oltre a questi bambini e le loro mamme, rappresentanti della LDH, della FCPE, di Agir pour les Roms, dei Verdi, dei sindacati (Sud éducation solidaire) e dei cittadini. "Sono già due anni che i Rom sono arrivati nel Boulonnais" ricorda Jeadette Vaillant, presidente della LDH, senza omettere le numerose espulsioni di cui queste famiglie sono state oggetto nella nostra regione. Il presidente di Agir pour les Roms insiste: "Un certo numero tra loro hanno veramente l'intenzione di inserirsi nella nostra regione." "La scuola della Repubblica deve giocare il suo ruolo", reclama Christian Daquin, rappresentante della FCPE.

Il punto è che la domanda d'iscrizione di sei bambini, di età tra i 6 e gli 11 anni, alla scuola di Wimille, per il momento non è ancora realizzata. I rappresentanti di queste differenti associazioni si sono raggruppati in collettivo ed hanno deciso di interpellare il prefetto, la Halde, i difensori dei bambini ed il ministro dell'Educazione Nazionale per far rispettare gli articoli della Costituzione che data del 1946 e 1958.

Il parere del sindaco

Contattato sabato mattina, Antoine Logié, sindaco di Wimille, a cui il collettivo "rimprovera non di volere iscrivere i piccoli Rom per timore della reazione negativa dei genitori degli altri allievi e della popolazione", spiega di aver saputo della domanda d'iscrizione da rappresentanti della LDH e della FCPE solo sabato scorso. "I Rom si sono installati su un terreno umido e che appartiene allo Stato. Vogliono rimanere là? Bisogna scolarizzarli? Sarebbe auspicabile che la commissione insegnamento del consiglio municipale desse la propria opinione sulla questione. La direttrice della scuola primaria è stata contattata, così come i rappresentanti dei genitori degli alunni. I pareri sono estremamente condivisi. Mercoledì sera, parleremo di questo oggetto nel consiglio municipale." E' l'inizio di un'apertura?

In ogni caso, la negoziazione non si chiude.

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Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 09:19:55, in Italia, visitato 1638 volte)

ANCHE NOI SIAMO ROM
E I BAMBINI ITALIANI SONO TUTTI UGUALI


La legittima repressione della microcriminalità non può diventare l’alibi delle Istituzioni per lanciare una campagna d’odio verso un’etnia e tanto meno per attuare una “schedatura” su base etnica di persone che non hanno commesso alcun reato, compresi i minori.

Oltre la metà degli appartenenti alle comunità Rom e dei Sinti in Italia sono cittadini italiani e cittadini dell’Unione europea a tutti gli effetti. Sottoporli a schedatura, rilevare le impronte digitali dei loro bambini, vìola apertamente i diritti internazionali dell´uomo, le norme e i trattati dell’Unione europea, la convenzione sui diritti dell’infanzia. E vìola l’art. 3 della nostra Costituzione, che afferma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”

Le generazioni uscite dal dopoguerra non avevano mai conosciuto provvedimenti volti a marchiare un’etnia, a sottoporla a schedature indipendentemente dalla cittadinanza.
Perciò non possono non riandare alle testimonianze di tempi lontani e non avvertire tutta la gravità di quanto sta accadendo in una diffusa indifferenza.

E’ nostro dovere etico, civile, spirituale persino, guardare con rispetto ai diritti di tutte le minoranze. Chiediamo perciò ai cittadini democratici e responsabili, a coloro che “sanno”, a coloro che “intuiscono” i rischi della Storia, di opporsi al razzismo e a chi lo fomenta per fini politici. Per fermare subito la catena dell’odio e delle discriminazioni.

Il 14 luglio troviamoci a Milano
dalle 18 alle 20
in piazza dei Mercanti.


Lì ci schederemo tutti. E manderemo le nostre impronte digitali di cittadini italiani al Ministero dell’Interno

PER ADESIONI:
Comitato milanese per la legalità
Arci di Milano

PRIME ADESIONI: ANED, ANPI Comune di Corsico; ANPI Comune di Cesano Boscone, Anpi Comune di Buccinasco, ANPI Comune di Trezzano Sul Naviglio, Sandro Battisti, Lucia Vasini, Francesca Comencini, Carlo Rossoni e Ottavia Piccolo, Anna Bonaiuto, Alessandra Dal Moro , Mimmo e Anna Maria Claps , Alfredo Galasso, Gianni Barbacetto, Chiara Acciarini, Laura Maragnani, Fabrizio Casavola - Redazione di Mahalla, Associazione Le Girandole

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