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Lettera e tentativo di risposta
Di Fabrizio (del 14/03/2006 @ 10:55:51, in Italia, visitato 2073 volte)
Ricevo e ripubblico, col permesso dell'autrice, questa lettera datata 12 aprile:
Caro Fabrizio, non so se lo sai, ma a a Roma ieri è morta una bambina.
Era piccola, aveva appena 18 mesi. Giocava sul ciglio del fiume, un branco di cani l’ha inseguita, piena di terrore è scappata e caduta sul fondo. Le braccia che la potevano salvare non sono arrivate che quando era troppo tardi. La sua mamma l’ha stretta quando già la sua piccola non poteva sorriderle più.
La sua morte è stata tragica come è stata tragica la sua breve vita e la vita dei suoi fratellini di due mesi e 7 anni, e della sua giovane mamma, di soli 23 anni che si è buttata per salvarla....troppo tardi.
Sì, perchè nel terzo millennio, in un paese tra i più ricchi del mondo, in una capitale “con un tasso di crescita del 4,1%” , questi tre piccini vivevano con i loro genitori in una baracca, tra le canne, sul ciglio del fiume, vicino a loro altre baracche, altre famiglie, altri bimbi indifesi, vulnerabili, altri bimbi in pericolo.
Questa bambina si chiamava Alina, veniva dalla Romania. Suo papà cercava di sopravvivere e far sopravvivere lei, la mamma, i due fratellini, offrendosi a giornata come manovale, ai “caporali”. Se aveva fortuna, era un giorno di lavoro, 35 euro per 10 ore a portar sacchi di mattoni e cemento. Altrimenti, andava ai semafori, lavava i vetri per portare a casa gli spiccioli buttatigli in mano da qualche automobilista più pietoso di altri.
Erano rumeni, di etnia rom. Scappati dalla povertà, l’emarginazione, il razzismo. Scappati in Occidente, inseguendo un sogno di benessere, per una vita migliore per sè e i loro figli. C’è del male in volere questo?
O forse c’è del male in una società che non accoglie e protegge i piccoli che vengono a lei?
Come si può lasciar vivere delle famiglie, delle mamme in gravidanza, dei bimbi vulnerabili, in una baracca , sul ciglio di un fiume, tra le canne, in mezzo ai cani randagi?
A pochi metri da seconde case magari lasciate sfitte...o con affitti stratosferici?
Come è possibile, mi chiedo, che , se non si riesce a dar un tetto a tutti, almeno non si provvede ai bimbi e ai loro genitori, ai malati, a chi chiede asilo e altro rifugio non ha?
Adesso che succederà alla mamma di Alina, ai suoi fratellini? Alla cuginetta di due anni caduta nel fiume insieme a lei, ma che , piccola di due anni, è riuscita a tirarsi fuori sulle sue gambette e che nei suoi occhi porterà per sempre il ricordo di una compagna di giochi che il fiume le portò via per sempre?
(ho letto la notizia su repubblica di ieri, c'era un articolo in cronaca, comunque ecco un link all'ansa http://www.audionews.it/notizia.asp?id=140953)
Ecco mi chiedo che possiamo fare noi per evitare che questo accada di nuovo? Scrivere al sindaco, ai giornali, che altro?
Più siamo a farlo, meglio siamo, per questo te l'ho raccontato.

Mi chiedi alla fine cosa fare.
Giuro che non lo so.
Sarei tentato di ripostare tutta la tua lettera, con la risposta che segue, e vedere cosa ne salta fuori.

Ecco una lettera a cui è difficile rispondere. Perché ci sono troppi AGGETTIVI, che (parere personale) un rom non adopererebbe, o forse sì... ma di sicuro adoperiamo noi quando cerchiamo un pretesto:
  • Era piccola, aveva appena 18 mesi...
  • La sua morte è stata tragica come è stata tragica la sua...
  • Suo papà cercava di sopravvivere...
  • Scappati dalla povertà, l’emarginazione, il razzismo. Scappati in Occidente, inseguendo un sogno di benessere...
  • seconde case magari lasciate sfitte...o con affitti stratosferici...
  • piccola di due anni, è riuscita a tirarsi fuori sulle sue gambette...
Tutte cose giuste, anche se non conosco il caso personale, ma riferite a una nostra immagine del Rom, come specchio delle storture del nostro sistema.
E magari questo sistema è marcio davvero, ma cambiarlo non è semplice, perché gli stessi AGGETTIVI allora li potrei usare per i milioni di Aline sconosciute che conducono la stessa vita, e di cui ci si ricorda quando passano alla TV, o quando tentiamo noi di imitare la TV.
Come lo risolvi? Scrivendo al sindaco, ai giornali, che altro? Non ci credo. Sindaco e giornali non faranno niente, e noi ci saremo scaricati la coscienza sino al prossimo caso.
I milioni di Aline, non sono Rom: magari sono del Ruanda, del Pakistan... o dell'Italia (ci sono anche nostri connazionali che condividono vite simili).
Sapere che una bambina rom è morta così, non cambia niente del nostro sapere chi sono questi Rom. Perché, il Rom è chi vive in situazione di povertà estrema, come l'operaio che porta a casa uno stipendio ma tace sulla sua origine, è Rom chi subisce la miseria e chi cerca di combatterla, è Rom chi vive tra i cartoni e chi vive in una casa portandosi dietro ricordi da fuggiasco...
Non cambieremo il mondo, forse aiuteremo i Rom a vivere meglio, quando sapremo capire la loro "romanipè" (l'essenza, ammesso che il termine sia giusto). Uomini e donne che possono convivere e collaborare, non oggetti da disprezzare o compatire.