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Bulgaria
Di Fabrizio (del 05/03/2006 @ 10:23:35, in Europa, visitato 2370 volte)

La Bulgaria e l'Europa (III puntata)

Parte delle difficoltà nell'esaminare il problema dell'integrazione dei Rom in Bulgaria sono le critiche rivolte dall'estero. Variano dalle preoccupazioni generali ad un'attitudine a patrocinare la politica bulgara, come se lo stato dovesse essere messo alla prova sul problema dell'integrazione. Ma la situazione dei Rom è forse differente o migliore nel resto d'Europa, in particolare nella EU?

Si dovrebbe iniziare ricordando che le statistiche riguardo ai Rom sono tanto variabili quanto inaffidabili. Per diverse ragioni:

  1. la loro natura transitoria, particolarmente in Europa occidentale;

  2. in alcuni paesi c'è il timore a definirsi Rom a causa dei connotati negativi (anche in Bulgaria c'è qualcosa di simile, molti Rom sia autodefiniscono Vlach oppure Pomak);

  3. in Grecia, ad esempio, le autorità rifiutano o mancano di valutare e misurare il problema;

  4. gli stessi Rom non sono un'unità coesa: chi parla il romanès, chi il sinto, chi la lingua locale.

Inoltre, nasce ancora confusione dalla commistione con altri popoli itineranti nel nord Europa, come i Travellers in Gran Bretagna e Irlanda, che passano le medesime discriminazioni, anche se sono più da considerarsi un gruppo culturale piuttosto che etnico. [...]

Quindi, quanti sono i Rom in Europa e nell'Unione Europea? Le stime dicono tra gli otto e i 13 milioni, una popolazione indigena che attraversa Svizzera, Irlanda e Scandinavia. Inoltre esistono area dove sono presenti comunità di Rom immigrati. Quando Romania e Bulgaria si uniranno alla EU, i Rom saranno più numerosi della popolazione di Scozia, Galles, Irlanda o Danimarca. [...] La questione dell'integrazione pone pressione a tutto il continente, non riguarda solo il caso di qualche mendicante nel metrò di Parigi.

Quale integrazione? L'aneddotica evidenzia incrociandole, discriminazioni verso i Rom e percezioni di una loro attitudine antisociale. Nella città di Usti nad Labem, nella repubblica Ceca, venne costruito un muro attorno all'area dei Rom, creando effettivamente un ghetto fisico – non è una storia del 1937, ma del 1999. In maniera simile, ci sono città italiane che “pagano” i Rom residenti perché lascino la città con l'inizio della stagione turistica, ritenendo che la loro presenza allontani i visitatori. All'opposto quello che è successo a Kosice, dove le autorità hanno costruito un gran numero di appartamenti per la locale popolazione rom, ma dopo pochi mesi i divisori, le tubature, gli stessi vetri erano stati rimossi e venduti. Nel 2004 il tentativo del governo slovacco di tagliare i benefici sociali per i disoccupati, provocò una vasta rivolta nella comunità rom.

C'è senza ombra di dubbio un problema di integrazione su scala europea. Ciò è chiaramente visibile nella scolarità, che può promuovere l'integrazione e migliorare le condizioni delle minoranze, basti il risultato ottenuto in GB con gli immigrati dell'Asia del sud est. Nella comunità Rom i successi sono trascurabili. Nella repubblica Ceca, oltre metà dei bambini nelle scuole per ritardati mentali sono rom. Una situazione forse ancora peggiore riguarda la Slovacchia e l'Ungheria, i paesi con la più alta percentuale di Rom sulla popolazione globale. Anche qua ci sono problemi legati alla comunità, come l'assenteismo scolare, che non contribuiscono a risolvere i problemi.

La situazione nell'università è tragica, con la comunità rom che è presente con meno dell'1% che continua gli studi, confrontato col 21% europeo. Anche se la posizione sociale e le condizioni di vita sono simili, è difficile fare un confronto con esperienze simili, ad esempio la comunità afro-americana, perché manca il termine di paragone delle aspettative comunitarie. Forse la Bulgaria sta compiendo più di uno sforzo nel tentativo di desegregare il proprio sistema scolastico: la Danimarca recentemente ha introdotto le scuole speciali per i Rom “che non possono essere tenuti nelle classi regolari, e la segregazione norma comune in Spagna e nell'Europa centrale, tramite veri e propri ghetti, che si perpetuano anche nella scuola.

Quali sono le altre aree da tenere sotto controllo? [...] La disoccupazione è molto estesa nelle comunità rom in Europa, con tassi dell'85%, 50% e 65% rispettivamente in Slovacchia, Spagna e repubblica Ceca. In campo sanitario, i tassi di vaccinazioni tra i bambini sono molto distanti da quelli europei mentre, ad esempio, il livello di epatite B è dell'8,4%, contro l'1,4% che è la media europea. Quanto alle aspettative di vita, che tra gli indicatori generali è quello più significativo, tra i Travellers in Irlanda è di 11 anni inferiore alla media nazionale, tra i Rom della Slovacchia è di 15 anni inferiore.

E' evidente la mancanza di storie positive riguardo la comunità rom. Il recente vincitore del Grande Fratello croato è un Rom. Ci sono grandi festival culturali in Spagna e Francia, come quello di Sainte Marie de la Mer. Ma sono casi piuttosto isolati.

Sembra che i Rom abbiano perso molto del loro spazio nella società, attraverso l'erosione dei loro commerci tradizionali [...] e della cultura (a causa dell'integrazione e della sedentarizzazione forzata sotto il comunismo). Forse il primo passo per migliorare la situazione sarebbe ricollocare questa comunità culturale, eventualmente attraverso la sua rappresentazione politica, sull'esempio di quanto è già successo con le comunità scozzesi, gallesi, irlandesi e danesi, che a livello europeo hanno assunto in prima persona le questioni che riguardano il loro gruppo etnico.

Segnalazioni precedenti:
Bulgaria I
Bulgaria II