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Slovacchia: viaggio nelle tradizioni familiari
Di Fabrizio (del 07/01/2006 @ 09:53:48, in Kumpanija, visitato 3215 volte)

Roma Press Agency

(lunghetto, da leggersi a puntate oppure offline. Chi sopravvive alla lettura, lo aspetto ai commenti ; - ) ndr.)

Il tradizionale modo di vita dei Rom cancella il confine tra vita privata e pubblica

by: Kristína Magdolenová


Intervista con Anina Botošová, consulente del Ministero del Lavoro, Affari Sociali e Famiglia della Repubblica Slovacca e coordinatrice per i progetti governativi sui Rom

Per la popolazione maggioritaria i legami ed i rapporti in una famiglia tradizionale Rom sono protetti da un velo di segretezza. Come sono in una famiglia “classica” Rom?

Famiglia è un termine ricco di significati. Rappresenta l'unità sociale di base. Assicura l'educazione, protegge i singoli e ovviamente, produce bambini. Non è possibile immaginare una famiglia rom senza un gran numero di individui. E' un'unità singola nei confronti del mondo circostante. Affronta collettivamente i conflitti, le relazioni individuali diventano relazioni tra famiglie, e ogni componente agisce sempre a nome della propria famiglia. L'errore di un singolo è valutato come commesso da tutta la famiglia. Un bambino ben educato mostra grande rispetto verso i propri genitori, i nonni e i componenti più anziani, sino a quando non sarà il tempo di sposarsi.


E poi?

Se la sposa entra nella famiglia di un giovane, dopo il matrimonio accetta le tradizioni della famiglia che l'ha accolta. Se un uomo si sposa in una nuova famiglia, mantiene i propri costumi e occasionalmente li estende alla nuova famiglia. Se la nuova famiglia non lo accetta, può lasciarla e tornare dai suoi genitori.


La posizione di madre o di padre, comporta una responsabilità di come viene percepita la famiglia nella società maggioritaria?

Capofamiglia è il padre. La madre ha il compito di assicurare cibo alla famiglia, ruolo verso cui i Rom esprimono grande rispetto. I nonni sono tenuti in alto riguardo e rispettati, nella famiglia rom tradizionale la loro parola è presa in seria considerazione e rispettata. Grande attenzione viene dedicata al primogenito. La maggioranza dei Rom non intende il matrimonio in una maniera “formale” come la nostra. Se un ragazzo è attratto da una ragazza e mostra serio interesse in lei, i due si promettono fedeltà (si fidanzano). Iniziano a convivere di solito verso i sedici anni. La madre del ragazzo ha un proprio ruolo nel selezionare la futura sposa. Se questa non dovesse aggradarle, il futuro della giovane coppia verrebbe messo in discussione dal fatto che il giovane si mostrerebbe incerto nel suo proprio amore. Tenderebbe a rendere gradevole la sua amata alla madre e viceversa a spiegare alla fidanzata come rendersi piacevole alla genitrice, così che sua madre cambi opinione. Può così succedere che la madre concordi col figlio e lo rende soddisfatto e felice. ( sui vari usi e costumi, cfr. QUI ndr.)


Può portare degli esempi?

Conosco diversi casi: ad esempio, un giovane si era fidanzato con una ragazza di un diverso gruppo familiare, che parlava un'altra lingua. Nella famiglia del giovane si parlava ungherese e a casa della ragazza solo slovacco. La madre del giovane non volle conoscere la ragazza e non era d'accordo con la scelta del figlio. Così la coppia di separò. Nella famiglia tradizionale il figlio dipende dall'opinione della madre.


Oggi è cambiato qualcosa?

I giovani sono di opinioni più aperte, hanno tralasciato alcune tradizioni, ma ancora i ragazzi attendono il parere della madre, prima di decidere come comportarsi con una ragazza.


Il fatto che la famiglia abbia una grande influenza tra i Rom è ben noto. Nella pratica, questo cosa comporta?

La famiglia assicura il suo stesso rinnovamento, la crescita dei bambini e soprattutto la protezione dei singoli. Tra i Rom hanno grande importanza le origini del proprio padre o della madre. Se incontrano qualche Rom che non conoscono, si presentano così: sono figlio/a di ... Mio zio/mia zia è ... Nel contempo, si presentano attraverso il più noto o il più anziano dei parenti, per esempio: Mi chiamo Jozef Horváth, sono figlio di Horváth il fabbro (o il musicista) più conosciuto del villaggio. Nel contempo, la famiglia si distingue per dimensioni e abitudini.

Una famiglia rom comprende una vasta comunità di due o tre generazioni. Ogni famiglia conta diversi membri. A queste famiglie estese appartengono anche quelle donne che hanno preso marito da un altro gruppo familiare o quelle che hanno sposato gli uomini di famiglia. Nel dispiegarsi della famiglia estesa sono inclusi: fratelli/sorelle, cognati/e, cugini/e, anche quando tra loro non ci sono legami di sangue.


Tutto ciò, come viene mostrato nella vita di tutti i giorni?

Ad esempio, facendosi visita senza bisogno di annunciarsi, viaggiare da una città all'altra per mantenere i rapporti familiari, anche se si tratta di famiglie distanti ma forse meglio situate. I Rom non hanno problemi nello spostarsi verso famiglia all'estero, e trattenersi presso di loro per lunghi periodi di tempo. La famiglia che li ospita non li allontanerà e viceversa provvederà a tutto – dormire, mangiare. I non-Rom vedono in questo fenomeno una sorta di congiura o paura: che nuovi Rom si spostino nei loro dintorni, senza che gli stanziali conoscano il numero dei potenziali ospiti e i loro costumi, e questo amplifica gli stereotipi negativi.


Nelle tradizioni delle famiglie rom, specialmente nelle comunità chiuse, c'è l'uso di non bussare mai alla porta quando si va in casa di qualcun altro. Questa tradizione sopravvive anche nelle comunità non segregate?

Un altro esempio: io vivo nella parte Petržalka di Bratislava, e sopra il mio appartamento vivono due famiglie estese di Rom, che sino a poco tempo fa non avevano una porta. Passavano da un appartamento all'altro, come se fosse casa propria. Il sentire le proprietà della famiglia come se fossero anche personali, rimane anche nelle famiglie che non per forza sono socialmente dipendenti. Succede che chiedano in prestito abiti ma anche soldi, che per la maggior parte non torneranno ai proprietari originali. Una famiglia può offrire consulenza o aiuto manuale tramite un proprio componente anziano, che in seguito passerà il compito a un membro più giovane.


Le tradizioni delle famiglie rom sono coesive?

La solidarietà sociale unisce tutti i membri di una famiglia. Scapoli e nubili restano con i genitori. Gli orfani e gli anziani, o gli ammalati, sono curati con grande amore e rispetto. Raramente si trova un anziano in case di riposo. Un ammalato non è mai da solo. Quando è ospedalizzato, i suoi famigliari, o la moglie se è il marito ricoverato, rimangono a vegliare il malato tutto notte. Da casa gli portano cibi già cucinati e restano con lui appena c'è un minuto libero. Ogni singolo ammalato di una famiglia ligia alla tradizione, non viene mai lasciato solo, che sia solo o in ospedale, persino sul letto di morte. Porto due esempi di vita vera: Una riguarda direttamente la mia famiglia. Il mio caro padre si ammalò d'improvviso. Le sue condizioni erano così preoccupanti, che dovette essere ricoverato in ospedale.. Da quando si ammalò sino al giorno del suo ritorno a casa dall'ospedale, tutta la nostra famiglia ha vissuto con lui, letteralmente traslocando in ospedale... col permesso del direttore. Nostra madre rimase con lui per tutto il tempo della malattia, noi bambini ci alternavamo al suo capezzale dandoci i turni di notte e di giorno. Il sentire che una persona dipenda dalla vicinanza dei suoi cari se vuole guarire, per noi, per la famiglia, fu così forte che oggi mio padre è curato a casa propria. Ancora oggi sono convinta che se, per caso, fosse stato un estraneo l'incaricato di lavarlo all'ospedale, sarebbe morto. Abbiamo questo sentire che la famiglia sia un nucleo vicino nel buono e nel cattivo tempo, un grande regalo, una filosofia che ci è instillata dala tenera età e che noi instilleremo ai nostri figli.


Ritengo che queste osservazioni possano generare incomprensioni tra Rom e non-Rom.

Il prossimo esempio arriva da un insediamento. Una volta, il direttore di una scuola nella Slovacchia orientale si era lamentato di quattro studenti che non andavano più a scuola, anche se sapeva che non erano ammalati. Quello che ignorava, è che la loro nonna giaceva a letto in punto di morte, dove era riunita tutta la famiglia. Nelle famiglie tradizionali, questo passaggio non avviene in ospedale, il malato viene riportato a casa sino alla fine. Una persona gravemente ammalata, ma con la propria famiglia vicina, non lascia questo mondo da sola. L'insegnante avrebbe dovuto saperlo e rispettare questa tradizione, questo sentimento. La stessa cura viene riservata dopo morti. Tutta la famiglia, inclusi i più piccoli, veglieranno il morto per un certo numero di giorni. La famiglia definisce norme e ruoli, ne controlla l'applicazione e ne “sanziona” le violazioni. Il modo di vita comunitario cancella i confini tra vita pubblica e privata.


Questa divisione dei compiti è tuttora valida? In quale maniera influenza lo stato attuale della comunità rom?

Nella famiglia rom sussiste una netta divisione dei compiti e delle competenze all'interno della famiglia, ma i ruoli tradizionali maschili e femminili tendono a complementarsi. Ogni membro ha il suo posto. L'uomo rimane il capofamiglia e il depositario del suo prestigio. La donna rimane la responsabile della casa e si occupa dell'amministrazione monetaria e sociale. La sua missione primaria rimane, comunque, crescere i figli, soprattutto la cura del primogenito. La madre deve anche insegnare ai bambini più grandi come accudire ai più piccoli. Nella famiglia tradizionale, i maschi non apprendono come cucinare, stirare o lavare. Queste restano attività femminili.

Un esempio di vita vera: una mia cara amica si ammalò e finì all'ospedale. A casa rimasero la figlioletta di 4 anni e il marito educato secondo tradizione. Suo marito mi chiamò perché non sapeva cucinare e voleva sapere cosa fare nell'attesa che sua moglie tornasse dall'ospedale... Dovetti recarmi a casa loro e cucinare per due giorni. Lui sul serio non sapeva neanche dove e come sua moglie si procurasse patate, cipolle, farina o dove fossero le stoviglie... Il tradizionale ruolo maschile presso alcune famiglie tradizionali perdura tuttora.


Come reagisce la famiglia ai problemi?

Verso l'ambiente circostante la famiglia agisce come un corpo unico. Sopravvive collettivamente ai conflitti. [...] La valutazione negativa di uno dei componenti ricade su tutta la famiglia. Un atto degno di rispetto rafforza e afferma il prestigio della famiglia. La punizione più terribile è l'esclusione dalla vita famigliare. Un fenomeno interessante è che non ha importanza se un individuo viene elogiato come singolo, e questo potrebbe avere conseguenze realmente negative per quell'individuo.


Nel passato le famiglie rom dipendevano dal numero dei figli. Più figli aveva, più era degna. Anche oggi è così?

Ancora oggi i bambini sono benvenuti, significano felicità, ma anche forza per la famiglia. Nel contempo, il ruolo primario dei figli è di prendersi cura dei genitori quando saranno vecchi. Molte famiglie crescono i figli collettivamente. I bambini vivono con tre e più generazioni di adulti. Il mondo dei bambini si mischia con quello degli adulti. Così i bambini ottengono molto presto un ruolo indipendente individuale all'interno della famiglia, capaci di agire per conto loro. I bambini sono incoraggiati a sviluppare differenti attività, che sono di solito riservate ragazzi più grandi. Nel lavoro i maschi aiutano il padre e le femmine la madre. I figli sono controllati in gruppo e raramente sono puniti. Di solito i genitori si dedicano al primogenito, che in seguito si prenderà conto dei fratelli e sorelle più giovani.


I Rom sono molto focalizzati sui propri genitori, ma questo rende difficile promuovere novità all'interno della comunità.

Soprattutto i bambini che vivono negli insediamenti o nelle famiglie tradizionali, sono legati ai genitori e difficilmente se ne allontanerebbero. Così, man mano gli insediamenti tendono ad aumentare come abitanti, perché le nuove coppie rimangono con la famiglia paterna di origine. Raramente un ragazzo si abituerà allo stile di vita di un dormitorio. Piuttosto, un giovane che si è sposato, se sua madre è rimasta sola, la porterà con sé nella nuova famiglia. Questo legame è ancora più forte nel caso dei primogeniti.. I Rom non sanno vivere da soli.


Quindi, che ne è della privacy dei più giovani?

Per loro è già tanto avere una stanza da letto propria. Ancora un esempio: un giovane Rom ungherese si era sposato con una ragazza che abitava distante da lui. Non aveva esitato a vendere il suo appartamento e spostarsi di alcune centinaia di chilometri, assieme alla madre e alla sorella, nella città della fidanzata. Alla mia domanda se non avesse paura di non trovare posto anche per loro nella nuova città, mi aveva risposto che la sua famiglia e quella della moglie sarebbero state una sola. Non poteva lasciare i suoi parenti di origine indifesi, quindi la soluzione era di diventare il nuovo capofamiglia del gruppo composto da lui, sua moglie, sua madre, sua sorella e la madre di lei, e di provvedere a tutte loro.


Resiste nei giovani l'obbedienza alle scelte dei genitori, nel scegliere il proprio partner?

Succede spesso che i genitori scelgano il fidanzato/a quando i giovani sono già adulti. Magari non si amano, ma per il bene della famiglia impareranno a farlo. Anche una ragazza, di solito viene “promessa” al termine della scuola dell'obbligo, quando ha circa 15 anni. In molti casi, il ragazzo proviene da una brava famiglia. [...] La ragazza ha piacere del proprio ruolo di donna – di madre. [...] E' la sua vocazione. I bambini nelle famiglie tradizionali sono cresciuti secondo concetti estremamente puritani. [...] Le questioni private non vengono mai discusse di fronte agli estranei. [...] Sono poche le ragazze di queste comunità che anno l'ambizione di continuare gli studi. Vivono la stessa vita delle loro madri e delle loro nonne.


Sono i legami familiari a tenere i giovani lontano dalla scuola?

E' raro che questi giovani continuino gli studi, anche quelli che nella scuola dell'obbligo sono stati bravi studenti. Le cause sono diverse, ma visto l'argomento mi riferirò ancora alle questioni di mentalità, più che ai problemi oggettivi. I Rom hanno sempre paura per i loro bambini e i legami tra genitori e figli sono molto forti. Succede che al termine della scuola dell'obbligo, se i figli vogliono continuare gli studi debbano spostarsi in un'altra città, e qui subentra la paura dei genitori, che i figli non si adeguino al nuovo ambiente o viceversa che vi si adeguino troppo, perdendo le loro radici. I messaggi che passano di solito sono: se sei una ragazza, sposati, trova un marito che si curerà di te; se sei un ragazzo, la scuola non serve, il mondo è pieno di gente che non ha lavoro anche se ha studiato. Ancora oggi in molte famiglie la situazione è simile.


Cosa succede quando i giovani violano le tradizioni?

Un altro esempio: una ragazza, che viveva in un insediamento rom, voleva continuare gli studi e lo fece. Ma oggi è ancora single, i suoi coetanei della comunità non la accettano come ragazza istruita e i ragazzi non-Rom non la accettano come ragazza rom. Non ha trovato comprensione neanche dalla sua famiglia, questo perché sono ancora forti i legami tradizionali che impongono il riconoscimento sociale come collettivo, invece che come individuale. Avendo rotto un tabù, la ragazza si è trovata senza riconoscimento o comprensione.


A che età una ragazza viene considerata donna?

A una ragazza “immatura” viene concesso di giocare coi ragazzi. Ma dopo il suo primo periodo, può girare soltanto se accompagnata da un adulto singolo. Viene considerata donna nel momento che inizia a vivere intimamente con un ragazzo. Da quel momento, è per tutti la donna del ragazzo a cui ha deciso di donare il proprio cuore. La ragazza ha imparato a casa i mestieri domestici, sin dalla tenera età si è cimentata con occupazione che generalmente vengono demandate agli adulti (lavare, cucinare, stirare). Poche ragazze scampano da questo tirocinio. Quando andrà a vivere nella casa dello sposo, sua suocera diventa una seconda madre, a cui deve obbedire senza condizioni. Se dovesse ribellarsi, suo marito non starebbe più con lei. Una brava suocera insegna alla sposa novella le abitudini della nuova famiglia e soprattutto le ricette che sono gradite a suo marito.


Quando è incinta, la donna ha una condizione speciale in tutte le culture. Anche tra i Rom?

Una donna che aspetta un figlio, naviga tra differenti regole e restrizioni. Non le è permesso di guardare persone brutte, malate, serpenti, rane o qualsiasi animale che generi disgusto. Né essere triste o arrabbiata. Ma ha anche determinati privilegi: ad esempio avere il cibo che vuole e di avere sempre compagnia.

Anche tra i Rom, si vuole che il primogenito sia maschio. Quando una donna è incinta, deve comunicarlo per primo al suo partner o a suo marito. Se lo dicesse prima a qualcun altro, sarebbe accusata di essere infedele. La madre spera che il figlio assomigli al partner, che abbia capelli neri e sia di pelle “bianca”: secondo i Rom, chi ha la pelle chiara avrà una vita migliore.


Cioè?

Un altro esempio: la donna annuncia a suo marito con gioia che è nato loro figlio e che è di pelle chiara. Anche nei discorsi di tutti i giorni: Ho una sorella, sapessi com'è bianca la sua pelle, soltanto io in famiglia sono così scuro. E' uno stigma che i Rom non hanno ancora perso. Il sesso del nascituro viene interpretato dalla forma della pancia: se a punta, sarà maschio, se tonda, femmina. Il neonato viene mostrato per primo al marito. La nascita viene accompagnato da una grande celebrazione. La donna non accetta le felicitazioni, l'uomo sì. [...]


Come vengono protetti i bambini che non sono stati ancora battezzati?

Per prevenire i pericoli, un componente della famiglia fissa un oggetto acuminato sotto la coperta. Gli estranei non possono guardare il bambino che non è stato battezzato. Il bambino ha un nastro rosso al polso per proteggerlo dagli spiriti malvagi.


Tra i Rom i figli sono considerati portatori di benessere. E se una donna non ha figli?

Di solito, non si sposa e si prende cura dei genitori o dei singoli che non si sono ancora fatti una famiglia. Una donna infertile, non si considera una persona a pieno titolo.

Mi è successo, che una donna che viveva in un accampamento, mi disse che voleva chiedere al suo uomo di lasciarla, perché lei si sentiva come se fosse un uomo e non una donna, il cui ruolo è fare figli. Non si sono più sposati.


Hai detto che nelle famiglie rom tradizionali, vige una stretta divisione dei ruoli. Ma che si vuole anche che il primogenito sia un maschio. Perché?

La nascita di un maschio rafforza la linea famigliare. Il maschio rappresenta all'esterno il padre, viene rispettato dalle sorelle anche se queste sono più anziane devono ascoltarlo. Il figlio maschio può ereditare la professione paterna., specialmente quando riguarda la musica o attività artigianali, come il mestiere di fabbro o muratore.


Vediamo di ricapitolare sul ruolo femminile nella famiglia tradizionale:

Come ho detto all'inizio, lo status della donna è partorire figli. Nella famiglia, nessuno può prenderne il posto ed è per questo che il suo posto nella società dei Rom è importante e non rimpiazzabile. Se dovessimo indagare sull'organizzazione profonda della struttura famigliare rom, troveremmo che la donna viene educata a questo compito sin dall'inizio. Si prende cura già dai 6/7 anni dei fratelli o dei cugini più piccoli. Sono poche le ragazze che sperimentano un'infanzia libera. Una ragazza passa automaticamente dall'infanzia all'età adulta. A otto anni, sa cucinare, prendersi cura degli altri ecc...

In una comunità chiusa, la donna è anche un fattore motivante della famiglia. Se all'esterno è l'uomo il capo della famiglia, la donna si può considerare il collo che mantiene sollevato il capo. Decide sulle finanze, sul matrimonio e il futuro sentimentale dei figli, sulla loro educazione. Per questo è molto stimata. Anche quando non può avere figli, è in cima alla scala sociale. In questo caso è lei che si svaluta e letteralmente chiede al suo uomo di non dormire assieme, perché lui dormirebbe con un uomo e non come una donna, e lei non vuole. Le bambine possono andare dove vogliono, giocare coi coetanei, accompagnare loro madre nelle visite. Ma quando una ragazza ha avuto il primo mestruo, non può più girare da sola e dev'essere accompagnata da un componente della famiglia, anche se è un pre-adolescente. E partecipare alle feste se in compagnia di un fratello più grande.
[...]


Quindi, non si può dire che nella famiglia tradizionale rom ci sia consapevolezza che la donna sia un partner uguale nel matrimonio.

Esatto. Le donne non sanno che hanno il diritto di decidere se avere uno, due o più figli. Nella maggior parte dei casi, il loro marito viene scelto da qualcun altro. Quanto all'uguaglianza in famiglia, c'è una mancanza di consapevolezza legale, che ha conseguenze nelle sottomissione e anche nelle violenze famigliari. Le giovani, dopo la scuola dell'obbligo, non proseguono gli studi. Si fidanzano e hanno dei figli presto. Data la loro insufficiente preparazione scolastica e professionale, appartengono a quei gruppi che hanno una posizione debole nel mercato del lavoro. Ma la maggior parte di loro non è interessata, perché sono state educate a prendersi cura della famiglia come occupazione. Nella maggior parte dei casi, la tradizione gioca un ruolo importante nella decisione del marito di non concedere alla moglie il permesso di lavorare. La considera una deprivazione della propria “mascolinità”, che si basa sul fatto che lai da solo è in grado di provvedere al bisogno familiare. Così queste donne vivono in attesa del denaro dei servizi sociali senza affrontare le cause della loro disoccupazione.

Una donna Rom non conosce i suoi diritti. Si lamenta se un uomo la picchia o se la inganna, perché così ha fatto sua madre. Se decide di andarsene, non ha un posto dove finire, perché tutta la famiglia vive nell'insediamento. A sua volta la società maggioritaria non l'accetterà, perché ritiene che se lei ha subito violenza, è un problema dei Rom che a loro non deve riguardare.


Tutto ciò che mi hai raccontato, si riferisce all'intera comunità rom o solo ad una parte?

Tra i gruppi più vulnerabili in Slovacchia, ci sono le donne Rom, in particolare quante vivono nelle comunità chiuse, le cui norme differiscono da quelle che predominano nella società maggioritaria. Certamente, possiamo dire che si tratta di cittadini che a lungo sono stati esclusi dalla società. L'uguaglianza in famiglia in alcuni gruppi rom è contraria ai costumi e agli stereotipi etnici e culturali. Lo status delle donne nelle famiglie rom spesso porta all'accumulo di varie ragioni tanto per l'inclusione sociale che per una discriminazione con tante facce. Ad esempio, il fatto che la donna cresca molti figli, che non abbia istruzione e neanche educazione sanitaria, tutto questo porta a rafforzare gli stereotipi negativi nella società.


Una domanda necessaria per concludere: come può cambiare questo stato di cose?

Sulla base delle tante cose che ho menzionato, il ministro ha preparato un piano di lavoro per quanti operano nelle comunità, e chi possa avere ascolto nelle famiglie rom, così che possano prendere in seria considerazione le norme e le tradizioni che i Rom si trasmettono da una generazione con l'altra. Il nostro dipartimento ha proposto misure che possano aiutare quei gruppi e le donne che già ora richiedono aiuto, ma c'è bisogno di tempo e di comprensione da parte di tutti.
Soprattutto, dobbiamo educare le ragazze e le donne rom alla consapevolezza dei propri diritti, doveri e responsabilità verso la propria salute, a sostenere la formazione di assistenti rom nelle aree della sensibilità familiare [...]. Tutto questo necessita di tempo, ma soprattutto di comprensione da parte della società maggioritaria, che deve accettare questi cittadini come partner con pari valore e tutto il rispetto che va riservato a ogni essere umano, anche se con differenti tradizioni.


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