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Stand Up, People! Esplorato il gipsy-pop jugoslavo
Di Fabrizio (del 25/08/2013 @ 09:03:02, in musica e parole, visitato 1935 volte)

The Quietus Josh Hall , August 12th, 2013 08:03 (lungo, ma con registrazioni originali dell'epoca, vale la pena quando siete stanchi di leggere, NDR)

    Josh Hall parla con Philip Knox, co-curatore della nuova compilation sul gipsy-pop nella Jugoslavia di Tito, per discutere sulle condizioni politiche e sociali da cui nasceva questa notevole musica innovativa

Gli anni '60 e '70 sono stati un periodo fiorente per i Rom della Jugoslavia. Anche se Tito aveva riempito i campi di prigionia al largo dellle coste adriatiche, in patria i Rom ottenevano per la prima volta il riconoscimento ufficiale. Tito avevi conferito agli Jugoslavi il diritto di identificarsi secondo il proprio gruppo, ed i Rom - storicamente perseguitati e soltanto pochi decenni prima assassinati a decine di migliaia dagli ustascia fascisti - furono tra i maggiori beneficiari. La cultura rom venne improvvisata elevata.

La musica di quel periodo è stata catturata in una nuova collezione del pop e folk prodotto tra il 1964 e il 1980 dai Rom della Macedonia, Kosovo e Serbia meridionale. Stand Up, People (Opre Roma) è un set straordinario di tracce che dimostrano lo spirito pionieristico di quel periodo, in cui i musicisti prendevano le forme tradizionali e le declinavano senza posa nel senso della modernità. Le canzoni pulsavano dei tradizionali ottoni della musica folk slava, ma erano contrapposti all'ampiezza dei nuovi stili a cui erano esposti queste comunità. La collection è pervasa di pop occidentale, psichedelia, e della tradizione subcontinentale da cui i Rom sono originari e con cui c'era uno scambio diffuso, grazie alle comune posizione di India e Jugoslavia come stati non allineati. Il risultato è un volo vertiginoso di malinconica innovazione.

Curata dai londinesi Philip Knox e Nat Morris, Stand Up, People è il risultato di mesi passati a scavare nei mercatini delle pulci dei Balcani, nel tentativo di gettare nuova luce su ciò che Knox descrive come "qualcosa che si è perso nella narrazione standard della musica di quella parte del mondo." Nella tradizione classica la registrazione viene completata da esaurienti e deliziose note di introduttive sui testi di ogni traccia. Nelle traduzioni, la combinazione di lacrimosità e di festa così palpabile è resa ancora più forte. Questa dolente baldoria è il segno della qualità della collection.

Il Rinascimento rom collassò brutalmente dopo la morte di Tito. I proponenti furono da un lato sottomessi alla musica nazionale dei nuovi stati nati nel sangue, o semplicemente sparirono dalla pubblica vista. Le tradizioni romanì divennero nuovamente affari privati, divorziando dalle correnti principali in cui erano brevemente fiorite. I Rom nel mondo rimangono oggetto di persecuzione quotidiana. Per questo Stand Up, People è importante, non solo come documento storico, ma come controreplica a quanti tuttora intendono i Rom come qualcosa di indesiderabile. E' una registrazione celebrativa di un tempo in cui a questa cultura perennemente tiranneggiata fu permesso di esplorare se stessa pubblicamente, e di una storia affascinante di un periodo di notevole innovazione.

Abbiamo raggiunto Knox per discutere il processo di compilazione di Stand Up, People, con le storie turbolente e gli sconvolgimenti politici e sociali che si verificavano mentre il tutto era iin fase di creazione.

Ho letto l'articolo che hai scritto per Sarajevo Notebook, e stavo ascoltando le registrazioni per la prima volta.

Il trip, il viaggio, è che l'articolo è di quasi due anni fa. Fu un viaggio di sei settimane, due mesi. Lo scorso dicembre siamo tornati a Belgrado, perché molto del materiale finito nel CD proveniva dall'Archivio Nazionale [di Serbia]. Sapevamo che quelle registrazioni esistevano, ma in tutte le nostre ricerche non le avevamo mai trovate. Alcuni pensavano che non esistessero, ma indagando negli scaffali dell'Archivio nazionale li abbiamo trovati. Per fortuna c'erano molte cose che volevamo davvero, a nostra volta avevamo del materiale che interessava loro, così abbiamo raggiunto un accordo e abbiamo potuto, temporaneamente, prendere in prestito quei reperti, digitalizzarli e restaurarli a Londra.

Quindi a Belgrado esiste un grande spazio di archiviazione pieno di registrazioni?

Sì, è piuttosto sorprendente. Sotto Tito si archiviavano copie col copyright, in teoria praticamente da tutto. Quando ci siamo andati era abbastanza caotico. Avevano appena riaperto e penso che eravamo tra i primi a varcare l'ingresso. Incredibilmente, in una maniera impensabile in Gran Bretagna, con assoluto stile balcanico, questa amabile bibliotecaria ci disse: "OK, entrate e date un'occhiata." Così abbiamo frugato tra gli scaffali, facendocela addossa dal tanto materiale che c'era e stavamo cercando così disperatamente. Abbiamo potuto fotografare alcune copertine, come prova che questo materiale esisteva - in particolare alcune delle prime cose di Shaban Bajramovic' [che appare tre volte nella compilation], che poi divenne una specie star della world music, ed è relativamente noto in Europa. Ma nessuno credeva che avesse inciso prima del 1991, nessuno credeva che fosse disponibile. Così abbiamo trovato un sacco di roba sua, e ne eravamo davvero entusiasti, ma non potevamo ascoltare niente, perché non c'era una sala video-audio. Questa è la ragione per cui siamo tornati dicembre scorso - controllare realmente quel materiale. Anche se eravamo allora a buon punto con i CD, e sapevamo cosa farne, in realtà non sapevamo che suono restituissero quei reperti. E' stato come un azzardo.

Come avete fatto a selezionare le tracce?

La questione fondamentale era quello che ci piaceva realmente. C'era materiale che volevamo includendo alcune tracce. Volevamo rappresentare molte cantanti, e poi un sacco di roba che fosse davvero inusuale, all'opposto di quanto si aspettasse la gente. Per coincidenza, questo corrispondeva a ciò che ci piaceva.

Quella forza delle cantanti è rappresentativa della scena nel suo assieme?

Penso di sì, yeah. Essere donna tra i Rom è abbastanza difficile. E' una società piuttosto patriarcale, e se sei una donna in una simile società che è oltretutto più marginalizzata di qualsiasi altra, sei ancora più al margine delle cose. Allora, è stato importante trovare cantanti femmine di così grande successo, che dirigevano i prori gruppi musicali, che andavano in tour. Alcune di loro hanno avuto storie difficili associate a ciò; non era un paradiso. C'è una cantante, Ava Selimi, che ha pubblicato un solo 7" su cui abbiamo messo le mani. Non siamo mai riusciti a rintracciarla, ma abbiamo molti aneddoti di gente che la conosceva. Si dice che sia stata rifiutata dalla famiglia e dalla sua comunità semplicemente [per]  essere una musicista di successo ed essere single, invece di svolgere il ruolo tradizionale che ci si aspettava. Si pensa che non abbia mai lasciato la sua città nel Kosovo per quella ragione, ora vivrebbe in un'isola della Croazia.

Parliamo un poco di Esma Redzhepova, che caratterizza fortemente l'album.

Esma Redzhepova è tuttora una celebrità in Macedonia. Recentemente ne ha parlato la stampa, per la sua partecipazione per la Macedonia ad Eurovision dello scorso maggio, assieme ad un cantante di rubbish-rock che non mi ricordo. Divenne molto celebre ai suoi tempi, negli anni '60 e '70. In quanto giovane, donna e radicata nel ghetto, penso che ebbe da lottare. Ha dovuto uscire dalla casa di famiglia, e la sua famiglia era del tutto contraria alla sua carriera, non solo all'interno delle comunità rom, ma anche nazionale e internazionale in quanto jugoslava.

Ci sono stati altri artisti che allora raggiunsero un simile successo?

Lei è praticamente unica. Shaban Bajramovic', un po' più tardi - erano dipinti come il re e la regina della musica gitana, anche se provenivano da luoghi diversi e non penso si siano mai esibiti assieme. Raggiunse una buona notorietà, in particolare con alcune registrazioni alla fine degli anni '90, che erano quasi in stile Buena Vista Social Club. Ma allora Esma era praticamente unica in termini di enormità del successo.

Potresti dire che gli anni '60 e '70 sono stati il periodo più importante per quel tipo di musica, o è qualcosa che continua tutt'oggi?

C'è ancora moltissima musica dei rom incredibile nella regione, e molti interpreti rom, ma non è detto che siano conosciuti come tali. Sono soltanto cantanti pop o qualsiasi altra cosa - non pretendono di fare musica folk. Ma secondo me l'era dei musicisti romanì che cantavano romanì, identificandosi completamente e senza problemi come Rom, e consumati come tali a livello nazionale - è definitivamente passata. Penso dipenda soprattutto dalle guerre etniche degli anni '90, dove la gente è diventata così iper-tribale che i Rom sono sempre stati esterni a ognuno di questi gruppi frammentati, e sono sempre stati perseguitati un poco di più, soprattutto in Kosovo, dove credo che la popolazione si sia ridotta dell'80%, in parte con esecuzioni di massa e in parte con [l'esodo dei] rifugiati, molti di loro sono finiti in Macedonia.

Ora è la Macedonia il fulcro della comunità rom?

C'è il più grande insediamento rom nel mondo, appena fuori Skopje - un posto chiamato Shuto Orizari. E' qualcosa di unico. Cammini per strada e senti parlare ovunque romanés, le insegne sono in romanés. E' incredibile. Ma in termini di popolazione, c'è un numero enorme di Rom in Serbia, e da altre parti dei Balcani oltre la ex Jugoslavia, come in Romania e Bulgaria. Se la Macedonia costituisca il fulcro culturale è difficile da stabilire - sono tutti molto diversi. Mentre in Serbia possono essere più urbanizzati e vivere in maniera maggiormente integrata, questo non li rende necessariamente meno rom o meno culturalmente significativi.

Anche se c'è una popolazione rom relativamente numerosa in Bosnia e Croazia, è una popolazione stranamente tranquilla. Non hanno la percezione di suonare musica rom, anche se molti di loro sono musicisti e suoneranno musica folk locale. Ma non esiste una scena, e non c'era nemmeno negli anni '60 e '70, anche se era pieno di Rom ed erano culturalmente e politicamente attivi. Eravamo curiosi e abbiamo chiesto a dei contatti rom in Bosnia perché avessimo questa impressione, e loro in modo abbastanza deprimente l'hanno attribuita al successo delle campagne antirom dei fascisti ustascia nella II guerra mondiale, quando se sembravi rom o se parlavi romanés ti potevano sparare. La cultura è stata trainata dei sotterranei e non è mai emersa realmente, anche quando farlo era diventato sicuro. E' diventata una cosa domestica e privata, cosa che allora non successe quasi mai in Macedonia, Serbia e in Kosovo.

Foto del viaggio a Belgrado di Knox e Morris

E' interessante che ci fu questa fioritura di cultura rom durante Tito, che nel contempo era molto avverso con le espressioni del nazionalismo. Come concili le due cose?

Penso siano precisamente parallele, l'una la conseguenza dell'altra. Cercando di riconciliare una parte di mondo estremamente diversa e storicamente frazionata, la strategia di Tito era di affrancare in qualche modo qualsiasi minoranza. Le gerarchie erano diverse. Potevi dichiararti della nazione dei Croati, o della nazione dei Serbi, e avevi un'identità in quel senso. Ma anche i Rom e gli Albanesi avevano questa possibilità di identificarsi o le loro carte d'identità. Penso, come conseguenza di presentare un modo leggermente più inclusivo di essere Jugoslavi, senza tuttavia dover rinunciare alla propria identità precedente, i Rom ottennero per la prima volta un riconoscimento. Tutte le identità andavano rappresentate, altrimenti non avrebbe funzionato.

Avevano modo di identificarsi pubblicamente. Avevano gruppi culturali in molti villaggi, alla stessa maniera che se fossero stati gruppi culturali Albanesi o Turchi, stavano assieme e organizzavano musiche e concerti, probabilmente diffondendo anche dottrina di partito. Così, è un periodo inusuale e unico, in netto contrasto con la strategia seguita, ad esempio, dalla Bulgaria, che era offensivamente monoculturale, e parlare o cantare in romanés era illegale. I Rom continuavano a stare lì, producendo molta musica, ma era tutta musica bulgara prodotta da Rom che fingevano di essere Bulgari.

Rimane un caso?

Tutta quella parte di mondo resta orribilmente razzista verso i Rom. Il pregiudizio preesistente è diventato pubblico dopo Tito. Ma la Bulgaria è leggermente migliorata da allora. Almeno, non c'è nessun apparato statale ufficiale che spenga attivamente le voci rom, anche se il pregiudizio a livello di comunità è sempre più duro da sorvegliare e valutare.

E quanto velocemente terminò quel boom, dopo Tito?

Difficile da dire. La società iniziò a collassare rapidamente dopo la morte di Tito, ed in qualche modo si era già verso la fine. La sua morte coincise con l'emergere di un sacco di ordini del giorno nazionalisti. Già prima di morire, nel 1980, la cultura stava cambiando in maniera percettibile. Globalmente, stavano iniziando ad emergere i primi vagiti della fine della guerra fredda, ed il nazionalismo andava prendendo corpo. Ed anche la stessa musica - è quando inizia ad emergere quella cosa chiamata turbo-folk.  Quella fu la colonna sonora delle guerre balcaniche, che ironicamente sembrava saltar fuori da qualcuno di questi cantanti rom, che sempre andavano perseguendo il suono più moderno e orecchiabile. Il risultato finale fu uno stile che venne per lo più associato agli squadroni serbi della morte, uno di quegli strani colpi di scena così difficili da conciliare.

Gli anni '80 furono un periodo diverso solo dal punto di vista stilistico. I valori di produzione erano appena caduti, soprattutto in Jugoslavia. Quindi era praticamente impossibile dire "Qui è l'età dell'oro", mentre la società andava collassando anche le strutture che avevano permesso la produzione di quella musica crollarono. I cantanti che riuscirono a mantenere il successo, smisero di essere cantanti rom. Molti proseguirono - Esma andò avanti attraverso la guerra. Smise di cantare in romanés, e smise con le canzoni zingare. Uno degli esempi più estremi è questo ragazzo chiamato Muharem Serbezovski, un Rom macedone. La maggior parte dei Rom macedoni è musulmana, e lui passò molta della guerra a Sarajevo, identificandosi fortemente con la causa bosniaca. Iniziò a cantare inni di guerra della Bosnia, si naturalizzò totalmente come Bosniaco. Dopo la guerra, entrò come politico nell'Assemblea Nazionale di Bosnia. Probabilmente aveva qualche affinità con la Bosnia perché era la capitale della sua religione, ma smise di essere un Rom jugoslavo che cantava in romanés e in altre lingue, diventando un Bosniaco.


Una delle cose più straordinarie sulla raccolta è l'incredibile volume di suoni e stili che sono presenti. L'altra musica a quel periodo era accessibile?

E' incredibilmente varia. Ci sono ballate pop abbastanza standard, e musica tradizionale di fisarmonica, molto potente. E' distante da una raccolta rappresentativa universalmente, anche della sola musica rom. Ci sono differenze al nord. Dove c'è molta popolazione ungherese, la musica è più martellante, quattro quarti, col violino che invita alla danza. Penso che molti di questi pezzi, senza la necessaria familiarità, sembrerebbero piuttosto sorprendenti. La gente era abituata ad una varietà musicale, ma se tu fossi stato, per esempio, un ragazzo non-rom alla moda nella Belgrado degli anni '60, e avessi ascoltato qualcosa della folle musica rom del Kosovo, penso l'avresti trovata abbastanza aliena. Ma la gente la comprava, e questa è una cosa interessante, ma anche difficile da spiegare. Tutto era iper-locale e iper-specifico, ma era distribuito dalle etichette discografiche in tutti centri urbani, ed apparentemente per essere comprato e goduto.

Quindi l'impresa era anche redditizia?

Tutte le etichette erano in parte statali. Era un'area grigia ambigua, in parte nazionalizzata. Non è chiaro sin dove le decisioni fossero controllate dallo stato. Probabilmente non in maniera enorme, perché c'era troppa roba in circolazione e nessuno avrebbe avuto il tempo di verificare tutto. Ma la gente comprava i dischi. Gli Jugoslavi erano abbastanza ricchi rispetto agli altri paesi socialisti dell'Europa Orientale. Potevano viaggiare, e lo facevano. Potevano importare beni dall'Occidente; importavano anche musica occidentale. Cose che si cercava sempre di vendere a caro prezzo nei negozi di dischi dei Balcani, erano le incisioni jugoslave dei Beatles o di Stevie Woneder, che qualche collezionista pazzo sta cercando di ottenere.

Un altro momento chiave della storia è la raccolta delle registrazioni. Quanto tempo avete impiegato?

Me ne sono interessato per anni, in maniera abbastanza amatoriale. Ci sono un paio di etichette che stanno facendo delle cose interessanti, in particolare con queste brass band, alcune dalla Macedonia, altre dalla Romania, che sono piuttosto funky e hanno un senso di rinascita: Mahala Rai Banda e Kociani Orkestar, piacciono alla gente. Ero davvero coinvolto, e così Nat, ne abbiamo discusso assieme e abbiamo viaggiato indipendenti l'uno dall'altro per un po' nei Balcani.

Esma Redzhepova venne e suonò a Londra attorno al 2006 con la Mahala Rai Banda, e fu un concerto incredibile. Stranamente, per un pubblico londinese abituato alla "world music", fu un grande avvenimento. Ho sempre cercato di collezionare pezzi e mettere le mani sugli originali, in modo abbastanza da nerd, e mi chiedevo dovrei avrei potuto trovare i LP di Esma. Cominci a cercare su internet e trovi delle cose. Dopo un paio di assaggi pensai: "Cazzo, questo è buono davvero!". Poi iniziamo ad impegnarci più seriamente, raccogliendo tutto quel che trovavamo. E poi, quando ammassammo una certa pila di registrazioni, ci sembrò qualcosa di importante che era andato perso dalla narrativa standard di quella parte del mondo. Fu allora che la prendemmo davvero sul serio, e andammo lì col preciso intento di raccogliere registrazioni, e nel contempo di incontrare i musicisti e cercare di imparare di più sugli scenari e sulle circostanze della produzione e della distribuzione.

Questi artisti si conoscevano tra loro? Suonavano assieme?

C'è questa voce che circolava su Esma e suo marito. Lui non era Rom, ma era uno attorno a cui la musica girava. Molti musicisti passarono attraverso questa sorta di accademia. Molti musicisti rom venivano assunti, e poi si mettevano in proprio. Così fu per Muharem Serbezovski - i suoi primi concerti furono con l'ensemble di Esma. E Elmo Chun,  che interpreta la penultima traccia del disco, quella strumentale, la cui importanza per la scena musicale rom non può essere sottolineata abbastanza - fece parecchi arrangiamenti, fu un fulcro vero - il suo primo lavoro fu il clarinettista per Esma.

Sembra il mondo del jazz, dove ci sono frontmen e sidemen.

Si intenda una grandissima similarità col jazz, non solo nella struttura di mercato, ma anche per la fusione di personalità, improvvisazioni, assoli che sono parte della tradizione. E' una delle cose che lo rende interessante, soprattutto se assisti dal vivo a un matrimonio, dove un clarinettista e un sassofonista si confrontano per dieci minuti. Uno spettacolo incredibile.

Hai detto che le grandi etichette discografiche erano di proprietà statale ma, a parte questo, esisteva una cultura indipendente?

Le etichette erano relativamente poche. Non erano controllate centralmente in quanto tali. Tutte le maggiori città ne avevano una, o diverse. Particolarmente Belgrado. Quindi esiste la branca editoriale regionale della compagnia di stato, poi ce ne sono di più piccole, che dovrebbero essere più indipendenti, ma non si notano differenze nella qualità o nella natura delle registrazioni che uscivano.

C'erano etichette specializzate in quel tipo di musica?

Non molte - è questo che è strano. Troverai estremamente misterioso della musica rom prodotta da quella che era la più grande etichetta, Radio-Televisione Belgrado, tutta in romanés da un oscuro angolo del Kosovo. Poi trovi musica di successo rilasciata da un piccolo studio fuori Belgrado. Un fenomeno abbastanza surreale. Non so se è la natura di come funzionassero le cose in questo quasi-mercato, ma non mi sembra che potesse essere competitivo, con gli artisti più grandi che andavano verso le maggiori etichette e quelli più piccoli verso le minori.

Com'è stato il processo per ottenere le licenza di queste incisioni?

Incubo assoluto. E' stato di gran lunga il compito più duro, difficile, lungo e meno divertente. Queste etichette erano possedute in parte da uno stato che non esiste più, o sono adesso proprietà parzialmente privata o parzialmente statale di nuovi stati. Molti di questi non sono a conoscenza di possedere i diritti di queste incisioni, e per prima cosa li devi convincere di questo, se vuoi ottenere una licenza. E' uno dei motivi per cui una release come questa ha dovuto impiegare tanto tempo per uscire. Nessun altro sarebbe stato così pazzo da trascorrere due anni su Skype con dei Serbi veramente arrabbiati.

E' valido per la Jugoslavia degli anni '60 come per la maggior parte della musica oggi - è interamente impostata per ridurre al minimo la quantità di denaro che gli artisti ricevono, se non di eliminarla del tutto. Il diritto di proprietà degli artisti è così piccolo. E' qualcosa con cui abbiamo lottato davvero, perché volevamo dare qualcosa agli artisti quando ne trovavamo qualcuno che fosse ancora vivo. Una cosa rattristante e piuttosto deprimente di questo, è che incoraggiamo questi artisti a firmare per questi incredibili complessi sistemi collettivi internazionali, così che possano avere qualche soldo, ma impiegare tutto questo tempo non serve a chi non è di madrelingua inglese, o non ha familiarità col computer.

Vedi il potenziale per un risorgere dell'interesse verso questa musica?

I giovani dei paesi dell'ex Jugoslavia, quando parliamo loro di questo, sono completamente confusi e perplesso. Puoi gli suoniamo questa musica e sono esterrefatti che ci sia qualcosa del genere dalla loro cultura e che possa suonare così. Molta della idea dei non-Rom sulla musica dei Balcani, anche in quella parte del mondo, è totalmente conformata a tutti quei coglioni come [Emir] Kusturica. Davvero, la gente è monopolizzata dall'idea che la loro musica sia - qualcosa di veramente primitivo che spassionatamente spilla da loro; non qualcosa sotto il loro controllo; possono rubarti il televisore ma fanno anche questa bella musica. Allora la gente si sorprende di questa musica incredibilmente sofisticata, sensibile ad idee complesse. Penso che se la gente ci mettesse la testa, sarebbe davvero grande, e potrebbe significare che alcuni dei musicisti che sono ancora in circolazione potrebbero rivisitare alcuni pezzi.

La compilation Stand Up, People è ora disponibile su CD e formati digitali, via Asphalt Tango Records