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Nessuno da biasimare per i problemi europei? Prenditela con un Rumeno!
Di Fabrizio (del 12/03/2013 @ 09:01:45, in Europa, visitato 1569 volte)

Da British_Roma

EUopserver.com - BY VALENTINA POP - L'autrice è una giornalista rumena e corrispondente da Berlino per EUobserver

Graffito a Bucarest, che critica l'avidità dei politici locali (Photo: Valentina Pop)

BERLINO - "Questi fottuti Rumeni. E Bulgari. Invadono i nostri paesi, abusano della nostra assistenza sociale, rubano i nostri lavori, probabilmente anche le nostre auto e portafogli..."

Nessuno politico tedesco o britannico lo direbbe così brutalmente, ma il senso è quello.

I ministri degli interni di Gran Bretagna, Germania, Austria e Paesi Bassi stanno "cucinando" assieme un piano su come limitare il "turismo del welfare" di Bulgari e Rumeni.

Eliminare le restrizioni al mercato del lavoro l'anno prossimo? Ma per carità!

Scrive il Daily Mail, sulla base delle cifre di Scotland Yard, che a Londra un Rumeno su tre ò è un ladro o un violentatore in carcere. Negli ultimi cinque anni, sempre a Londra, sono stati arrestati quasi 30.000 Rumeni.

Ma con circa 300.000 arrestati ogni anno, britannici e non, gli arresti di Rumeni ammontano a circa... il due per cento della cifra totale. E stiamo parlando di sospettati di crimine, non ancora processati - tra di loro ci possono essere persone accusate ingiustamente.

La domanda vera è: cosa ha a che fare la libertà di lavorare in Gran Bretagna con la cattura dei criminali?

E perché i conservatori britannici stanno assecondando il partito anti immigrati UKIP (United Kingdom Independence Party, ndr.) su questo tema?

Sul serio i politici britannici sono dell'idea che i Rumeni siano per natura più inclini al crimine rispetto ad altre nazionalità?

Già stanno giocando con l'idea di restringere l'accesso all'assistenza sanitaria, ai benefici sociali e al lavoro per i Rumeni. Cosa dobbiamo aspettarci: cartelli sulle vetrine dei negozi "Vietato l'accesso ai Rumeni"?

Parimenti, il dibattito in Germania sul "turismo del welfare", sta scaldando particolarmente i conservatori bavaresi. La Baviera sarà il campo di battaglia per le prossime elezioni regionali e federali il 22 settembre. Ed il tema dell'immigrazione, paga. Allargamento dell'area Schengen a Romania e Bulgaria? Lasciare che questi gangster corrotti diventino i guardiani delle frontiere orientali della UE? Nein!

Il ministro degli interni Hans-Peter Friedrich, conservatore bavarese, ha persino suggerito il divieto d'ingresso ai Rumeni rimpatriati per aver "abusato" del sistema tedesco del welfare.

"Quelli che vengono per lavorare sono i benvenuti, ma non possiamo accettare chi viene qui solo per i benefici sociali", è il mantra favorito di questi giorni per Friedrich.

Non lo dice, ma si riferisce alle famiglie rom che hanno diritto a circa 200 euro a bambino ogni mese, e di solito hanno diversi figli.

Dato che centinaia di migliaia di Rom hanno passaporti rumeni, il termine "Rumeno" spesso è un eufemismo al posto del razzista "zingaro".

Come Rumena, è triste che, 24 anni dopo il collasso del comunismo e col sogno della libertà che finalmente sembrava realizzarsi, Romania e Bulgaria rimangano i paesi più poveri della UE, con seri problemi sociali e le élite politiche motivate da interessi meschini. Sì, la corruzione è una questione seria. La gente npon ha fiducia nella polizia o nei giudici.

Ma ci sono anche paesi in cui la gente sta iniziando a lottare per ciò in cui crede. In Bulgaria le proteste di pazza hanno appena rovesciato un governo. La Romania fece lo stesso l'anno scorso.

Protestano contro i politici corrotti, contro le grandi corporation che distruggono le campagne in cerca di oro o di gas, vogliono piste ciclabili, parchi per far giocare i loro bambini. Una vita normale.

Allora, Germania e Gran Bretagna, non preoccupatevi, non ci sarà un'invasione di massa. Piuttosto, una rivoluzione di velluto.


Osservatorio Balcani e Caucaso Romania: nonostante lo humor, Schengen è lontana - di Daniela Mogavero 6 marzo 2013
Shutterstock.com

"Qui il tempo è pessimo". "Venite da noi allora!". Botta e risposta all'insegna dello humor tra Gran Bretagna e Romania. Ma la questione è maledettamente seria e riguarda la libertà di circolazione in seno all'Ue. Abbiamo incontrato il ministro degli Esteri rumeno Titus Corlatean

Lo humor inglese ha contagiato anche Bucarest. Forse per seguire il vecchio adagio secondo cui "chi è disprezzato suole ripagare con la stessa moneta" oppure proprio per dimostrare un grande spirito di accoglienza e prendere in contropiede Londra, il governo romeno ha messo in campo una fine e "saggia" strategia di comunicazione in Gran Bretagna, in risposta ai "timori" inglesi di una possibile invasione di lavoratori romeni (e bulgari) all'indomani della caduta delle restrizioni per i lavoratori stranieri.

Un'esperienza ben riuscita ma che non bisogna applicare ovunque in Europa, per esempio in Italia "non servirebbe", parola di Titus Corlatean, ministro degli Esteri romeno, secondo cui Roma ha avuto un atteggiamento realmente europeo e ha dato l'esempio ad altri Paesi Ue. Una frase ancora più "pesante" se paragonata alla nuova chiusura della Germania all'ingresso della Romania in Schengen, ultimo capitolo di una lunga storia.

"In Gran Bretagna la comunità romena è ben radicata e dà un grande contributo, di certo non ha dimensioni simili a quella presente in Italia, ma per ragioni e obiettivi politici nei mesi scorsi alcuni media hanno lanciato una campagna che parlava della possibile 'invasione' di romeni e bulgari dal primo gennaio 2014 quando le restrizioni al mercato del lavoro britannico verranno eliminate - ha spiegato a OBC il titolare della diplomazia romena in visita a Roma - per questo abbiamo lanciato una campagna a nostra volta: una strategia su due binari, una per i media e una per la società civile. Punto focale il sense of humor. Abbiamo invitato i britannici a venire in Romania e quindi a "invadere" il Paese".

Una contro-strategia con slogan come: "Metà delle nostre donne somiglia a Kate. L'altra a sua sorella". Oppure con cartelloni pubblicitari che facevano riferimento allo scandalo di cui è stato protagonista il principe Harry, fotografato nudo in un hotel di Las Vegas: "Il principe Carlo ha comprato una casa in Romania nel 2005. E qui Harry non è mai stato fotografato nudo".

Per Corlatean la campagna è stata "apprezzata ed è stata saggia: avrà conseguenze positive". Nei cartelloni che riportavano i simpatici spot anche l'invito a trasferirsi in Romania in tempi di crisi: "Avete un clima cattivo, non avete lavoro, non avete casa? Brutta storia. Perché non venite a vivere qui?".

Secondo i media britannici tra il 2014 e il 2019 potrebbero arrivare in Gran Bretagna 250mila tra romeni e bulgari, con relative conseguenze sul mercato del lavoro. E a Downing Street, dove la mossa di Bucarest ha preso in contropiede le autorità, si valutano altri progetti per dissuadere gli ultimi arrivati tra i nuovi europei dal trasferirsi perché bisogna sfatare il mito che "le strade siano lastricate d'oro" nel Regno Unito, ha sottolineato una fonte ministeriale inglese.

Si pensa a rendere più difficile l'accesso ai servizi pubblici, il rimpatrio forzato per chi non trova un impiego entro tre mesi, una campagna negativa sulla mancanza di posti di lavoro e sulle terribili condizioni meteo. Deterrenti sufficienti?

Un piano "pubblicitario" e di pulizia di immagine del genere non serve invece in Italia, il ministro degli Esteri Corlatean ne è sicuro al 100%. "In Italia c'è un ottimo livello di integrazione. Quando vengo qui non riesco a distinguere tra italiani e romeni. Penso che condividere i comuni valori della latinità faccia la differenza - ha continuato il ministro - la maggior parte dei romeni in Italia è ben integrata, paga le tasse, lavora. Si sono verificati casi gravi e difficili in passato - ha ammesso Corlatean - ma siamo sempre stati a favore di una dura applicazione della legge, per il resto abbiamo accolto con favore lo spirito di collaborazione delle autorità e l'eliminazione delle restrizioni per i lavoratori romeni già dal gennaio del 2012".

Per il ministro questo è ed è stato "un ottimo esempio di quello che dovrebbe essere veramente l'Europa. L'Italia ha dato un buon esempio ad altri paesi in Ue in questi tempi ancora così complicati".

Parole forse premonitrici di un peggioramento dei rapporti in Europa. Il fronte dei contrari a Bucarest e Sofia in Schengen, infatti, ha ripreso corpo e sembra più agguerrito che mai. La Germania ha dichiarato di essere pronta a porre il veto sull'ingresso dei due Paesi nell'area di libera circolazione. Il ministro federale dell'Interno, Hans-Peter Friedrich, si è detto allarmato dal forte afflusso di rom provenienti dai Balcani e che sono giunti in Germania nei mesi scorsi per usufruire di benefici sociali.

E proprio il 7 marzo i ministri della Giustizia e dell'Interno dell'Ue sono chiamati a decidere nuovamente sull'allargamento di Schengen. Berlino, però, ha già dichiarato battaglia. Se questo ordine del giorno rimarrà sul tavolo la Germania voterà contro: "Se Bulgaria e Romania insisteranno su una votazione, l'iniziativa fallirà per il veto tedesco". Nella precedente riunione sul tema dell'ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen era stata l'Olanda a mettere i bastoni tra le ruote all'allargamento sostenendo che i due Paesi avrebbero dovuto incrementare la propria lotta e migliorare i propri strumenti contro la corruzione e il crimine organizzato.