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"Vorremmo un posto dove stare" - I Rom di Milano a pericolo di sgombero
Di Fabrizio (del 13/03/2012 @ 09:09:21, in Italia, visitato 1752 volte)

di Matteo de Bellis, attivista europeo di Amnesty International

Una ruspa ad appena pochi metri dal campo di via Sacile, ricorda che i lavori continueranno © Private

"Sappiamo che dovremo andarcene per i lavori di costruzione, ma dovrebbero dare un posto, non limitarsi a lasciarci per strada."

Giovanni mi parla, in piedi di fronte a me, davanti ad una fila di baracche, raggruppate in uno spazio grande quanto un campo di calcio a sette.

Sotto il lucente sole di Milano, i bambini corrono come se il campo di via Sacile fosse un parco giochi. Ma non è così.

Giovanni vive da marzo 2011 nel campo non autorizzato di via Sacile. Ora ci sono ci 50 famiglie, attorno alle 250-300persone, tutte Rom dalla Romania.

Da circa un anno vivono qui. Le autorità non hanno fornito alcun servizio: bagni, acqua, raccolta dell'immondizia.

Gli abitanti usano aree specifiche come toilette, ogni giorno vanno a raccogliere l'acqua presso una fontanella a qualche centinaia di metri e pagano una società privata per raccogliere una volta la settimana la spazzatura.

Anche le OnG locali, le associazioni rom e dei cittadini stanno facendo la loro parte, mandando i medici a visitare il campo, aiutando le famiglie ad iscrivere i bambini a scuola e raccogliendo i curriculum degli adulti per aiutarli a trovare lavoro.

  © NAGA

Le autorità cittadine sono quasi completamente assenti da via Sacile. Eccetto forse le visite periodiche della polizia locale, che diverse volte ha annunciato l'imminente sgombero per tutti quanti vivano al campo.

L'area dove vivono le famiglie rom è interessata da lavori infrastrutturali - una nuova rampa autostradale, le fognature ed i relativi lavori di drenaggio.

Lo scorso dicembre, gli abitanti spostarono le loro baracche a qualche metro dalla sistemazione originaria, per permettere che continuassero i lavori nell'area. Allora, le autorità lo considerarono sufficiente ad evitare lo sgombero nella gelata condizione
invernale.

Ma ora che il sole splende ed ancora una volta i lavori di costruzione minacciano di invadere il campo, tutti hanno paura che una sgombero sia imminente.

Alcuni degli abitanti di via Sacile vivevano nel campo autorizzato di via Triboniano, chiuso dalle autorità ad aprile 2011.

Giovanni mi racconta che tutta la sua famiglia è stata espulsa da via Triboniano, subito prima della chiusura, perché aveva ospitato suo padre e sua madre senza la dovuta autorizzazione.

Amnesty International ha documentato espulsioni di questo tipo, dove le autorità hanno applicato regolamenti poi dichiarati illegali. Nel novembre 2011, una decisione del Consiglio di stato ha stracciato la cosiddetta "Emergenza Nomadi", uno stato d'emergenza che violava la legge e discriminava i Rom.

Ma le autorità milanesi e nazionali sinora non hanno fatto niente per aiutare chi era coinvolto. Sembra invece intendano proseguire sulla stessa strada degli sgomberi forzati che hanno oscurato le vite di centinaia di Rom milanesi, e migliaia altrove, negli ultimi anni.

La gente come Giovanni potrebbe ora trovarsi nuovamente di fronte ad uno sgombero forzato.

Un bulldozer parcheggiato appena a pochi metri dal campo di via Sacile ricorda che i lavori proseguiranno, riportando quelle che possono essere dolorose memorie dei precedenti sgomberi forzati.

Baracche, materassi, vestiti, bambole e quaderni furono travolti e distrutti. Tutto questo senza che le autorità si consultassero preventivamente con la comunità rom, dessero un preavviso od offrissero soluzioni abitative alternative adeguate.

"Stavolta speriamo che diano almeno 5 o 10 giorni di preavviso," dice Bi, un altro giovane che si guadagna da vivere scaricando e distribuendo casse di frutta in centro città. "Se ci sgomberano senza preavviso, perderò anche il mio lavoro, perché dovrei prendere un giorno di ferie e non so come spiegarlo al capo, che non sa che vivo in un campo."

Le famiglie rom di via Sacile chiedono solo un preavviso per lo sgombero ed un posto dove stare, molto meno di quanto le autorità siano tenute a fornire in base al diritto internazionale.

Sperano ancora che il sindaco di Milano faccia la cosa giusta, e sospenda lo sgombero fino a quando non seguano procedure corrette, con l'identificazione di alternative adeguate per ogni famiglia.

Ma ogni notte, quelle famiglie vanno a dormire nelle loro baracche sapendo che può essere la loro ultima notte lì, e la mattina successiva le ruspe potrebbero entrare nel campo.