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Le scarpe bianche di Lorenzo
Di Fabrizio (del 03/01/2012 @ 09:49:16, in scuola, visitato 1723 volte)

Ogni tanto tocca ripeterlo: in Mahalla amiamo le belle storie. Segnalazione di Fiorella

Giornalettismo.com di CLEMENTINA COPPINI
1 gennaio 2012 Un ragazzino Rom con tre nomi e il suo sogno di andare a scuola

C'è un bambino, si chiama Carlos, è un rom nato nel 1999. In famiglia lo chiamano Daniel ma lui a se stesso ha dato il nome di Lorenzo. Si è battezzato così. Ha fatto fino alla terza elementare nel suo paese, poi ha passato tre anni per strada nel nostro. Non va a scuola da anni, ma lui a scuola ci vuole andare. Così la sua mamma, che è una povera donna che chiede l'elemosina davanti al panificio Crippa, chiede aiuto al Nonno Francesco, il nonno civico della scuola elementare del quartiere, e alla Signora Maria Carmen, madre di una bambina alle elementari e di un bambino alle medie. La mamma di Daniel, di cui nessuno sa il nome e forse non lo sa più nemmeno lei, va alla scuola media del centro della bella cittadina del nord, ma è una stracciona e quindi non la fanno entrare dalla preside. La chiameremo Ferma, perché è una che per la nostra bella società è meglio che non si muova, perché nessuno desidera che si muova. Il suo posto è lì, come arredamento del marciapiede davanti al panificio. Osa andare alla scuola a chiedere l'elemosina di un posto per il suo Lorenzo. Le sgherre della preside hanno l'ordine di non far passare gli scocciatori, che sono i genitori poveri o stranieri o vestiti male o che hanno la fatica e la disillusione stampata addosso. Possono passare solo quelli con la faccia da studiati e con i vestiti stirati, perché quello è il genere di visitatore che non dà fastidio. Ferma ha altre tre figlie in Romania, ha 32 anni ed è già nonna. Vive in un catorcio di camper freddo d'inverno e caldo d'estate e la sua professione è chiedere la carità. Resta lì, Ferma, fuori dalla presidenza, con una specie di penoso sacchetto all'interno del quale stanno accartocciati i documenti suoi e di suo figlio. Passa un anno veloce o lento, ma il tempo scorre per vie e modi paralleli al normale per uno che è abituato a vivere davanti a una vetrina. Il pane ogni giorno è uguale, per chi non ce l'ha.

SCUOLA DI PERIFERIA - Un giorno Nonno Francesco e Maria Carmen vedono il bambino, chiedono alla madre perché non sia a scuola e decidono di andare a parlare con la preside della scuola media del centro. Qualcuno dirà "Come mai non se ne sono accorti prima?" oppure "Era il minimo che potessero fare". Però il fatto è che sono stati gli unici a vedere quel bambino e a pensare di chiedere spiegazioni a Ferma. Gli altri sono passati e basta, si sono accorti ma non è loro interessato e il minimo che potevano fare non lo hanno fatto. Nonno Francesco e Maria Carmen si presentano per parlamentare e vengono fatti passare, perché hanno le caratteristiche che rendono una persona atta a varcare la soglia dell'ufficio della responsabile dell'istituto. Con loro c'è Lorenzo, tutto pulito e ordinato, con ai piedi le scarpe da ginnastica più bianche che si siano mai viste ai piedi di un ragazzo di quell'età. Vuole fare bella impressione perché così magari lo prendono. Per lui sarebbe un privilegio, non sa che da noi è un obbligo. La preside ascolta Maria Carmen e dice che non ha posto per il bambino nella scuola del centro, ma è persona disponibile. Allora chiama la scuola media di periferia, che è più adatta a un bambino rom che lei è sicura che fino al giorno prima chiedeva l'elemosina. Invece no: Ferma non ha mai voluto che suo figlio chiedesse la carità, perché è una cosa troppo umiliante. All'altra scuola risponde la vicepreside (il preside non c'è, perché si vede che in certe zone basta il vice) che lo accetta tra i suoi alunni, non dimenticando di sottolineare come la media del centro abbia scaricato altrove il piccolo rom. Questa è solo una cattiveria gratuita. Se domani alla scuola del centro si presentano a iscrivere il pargolo due bei genitori eleganti e laureati anche nel loro caso la preside chiama la scuola decentrata. Chi potrebbe dubitarne?

NIENTE ISCRIZIONI PER GLI STRACCIONI - Ferma il pomeriggio stesso va in segreteria con il suo scartoccio di documenti, ma è una stracciona anche per la scuola del quartiere popolare e non le danno retta. Non può ritirare il modulo d'iscrizione perché non sa fare la sua firma, così torna alla roulotte pensando che non si può fare niente. Maria Carmen lo viene a sapere la mattina dopo, chiama la vicepreside, che non c'è. Richiama più volte, lascia il suo numero. Niente, non viene richiamata. Presidi e vicepresidi sono molto occupati, non hanno tempo da perdere al telefono. Maria Carmen aspetta, Daniel aspetta. I giorni passano e la scuola non chiama per dire quando il ragazzo potrà iniziare. Alcune anime pie intanto gli procurano del materiale. Quando vede quella che sarà la sua cartella – uno zaino usato che non sembra nemmeno usato, ma l'ex proprietario è un bambino che ne ha uno nuovo ogni anno, perché noi siamo una civiltà che insegna ai propri figli a buttare, e da noi la misurazione dell'usatezza è quantomai soggettiva – non riesce a credere che sia per lui, perché gli sembra troppo bella. Ora che ha il suo zaino della Seven, Lorenzo inizia a credere di potersi sedere a un proprio banco, bisogna insistere. E allora via di nuovo con le telefonate in segreteria e, per incentivare la risposta, con lo scrivere qualche mail alle persone giuste. Tempo poche ore la vicepreside si libera dei gravosi impegni, trovando il tempo per avvisare Maria Carmen che la settimana entrante Lorenzo comincia la scuola. Ferma viene convocata in segreteria con il suo scartoccio di documenti, e stavolta qualcuno aiuta questa zingara analfabeta. Così l'iscrizione viene perfezionata e tutto si smuove. Alla scuola ora pensano anche a come procurargli i libri e a come aiutarlo a recuperare il tempo perduto.

I ROM CHE HANNO PAURA DI NOI - Daniel è sveglio, ma deve imparare tante cose. Gli danno un insegnante di supporto. È un lunedì mattina di ottobre quando Daniel entra in classe. Ce la farà? Le difficoltà dell'affrontare la scuola media per uno che non ha nemmeno finito le elementari lo spingeranno all'abbandono? D'altronde la legge dice che le elementari non le poteva più fare. Nel paese delle eccezioni ci sono regole molto severe, imprescindibili, ferree, sebbene per alcuni soltanto. Purtroppo il ragazzo non potrà andare in mensa, non c'è posto. Con tutto quello che si butta, davvero non si può mettere qualche maccherone in un piatto per lui? No, non si può. Mangerà un panino fuori dalla classe, ma lui è abituato a stare fuori da qualcosa, a non appartenere. Almeno sarà fuori dalla sua classe, e non da una classe qualsiasi o dalla classe di un altro. Ferma lo aspetta ogni giorno fuori da scuola, non lo lascia mai andare in giro da solo. Ha paura per suo figlio, che gira bello e pulito e più ingenuo dei suoi coetanei italiani. Molto più ingenuo. Incredibile a dirsi, ma i rom hanno paura di noi. O forse non è così incredibile. Maria Carmen e una maestra elementare in pensione gli danno ripetizioni due volte alla settimana, ma la strada è lunga e l'inverno sta diventando sempre più freddo, nel camper. Daniel è a scuola, le sue scarpe bianche splendono sotto il banco. Questa storia finisce dove avrebbe dovuto cominciare, con Lorenzo che ascolta la lezione nella sua classe e ha davanti una strada lunghissima, ma ha già iniziato a mostrare di avere un'intelligenza molto brillante. Questa storia è vera, verissima e Lorenzo esiste, eccome se esiste. Studia, Lorenzo, perché, per chi deve salvare se stesso da una situazione schifosa (chi scrive lo sa per esperienza personale), ogni giorno passato a imparare è un nuovo inizio, è la speranza. È Capodanno.