Diverse notizie provenienti dalla Romania. Nella prima torna 
la città di
Baia Mare: non contente di isolare l'insediamento dei Rom con un muro di 
cinta (ma in Italia
non siamo messi meglio), le autorità stanno provvedendo alla demolizione e 
allo sgombero di parte della comunità; la notizia arriva da
Romanian_Roma. Nella seconda, un appello di
Amnesty International dell'agosto scorso. 
Nella terza, ancora da
Romanian_Roma, una singolare iniziativa in Transilvania.
BalkanInsight di Marian Chiriac
Bucarest, 02/09/2011 - I gruppi per i diritti umani stanno protestando 
contro i piani del sindaco Constantin Chereches volti allo sgombero di centinaia 
di Rom dalle case di Baia Mare, nella Romania nord occidentale, ed alla 
demolizione degli edifici.
"Il mio progetto è perfettamente legale, dato che i Rom hanno costruito 
queste case senza alcun rispetto della legge", ha detto giovedì il sindaco.
"La misura si applicherà a diverse centinaia di persone che non hanno 
documenti d'identità e residenza registrata a Baia Mare," ha aggiunto Chereches. 
"Nessuno dovrebbe dirmi che non rispetta la legge."
L'ambasciata USA a Bucarest e diverse OnG, compresa Amnesty International, 
hanno espresso il proprio sgomento.
L'ambasciatore USA Mark Gitenstein ha detto che alle famiglie dei Rom non 
sono state notificati i previsti lavori di demolizione, che dovrebbero iniziare 
il 5 settembre, e che il piano di sgombero ignorerebbe le loro preoccupazioni 
sulla salute e sulla sicurezza.
"Facciamo eco ai sentimenti da Amnesty International ed a quanti altri hanno 
dichiarato che questi sfratti e demolizioni non devono effettuarsi," ha 
continuato l'ambasciatore.
Mercoledì, Amnesty International ha emesso un comunicato stampa, dicendo che: 
"Ancora una volta, le autorità rumene stanno apertamente discriminando i membri 
della comunità rom. Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro 
volontà, senza un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate 
soluzioni abitative, violano le leggi internazionali e regionali sui diritti 
umani che il governo della Romania ha sottoscritto," ha detto Jezerca Tigani, 
vicedirettore di Amnesty per l'Europa.
Chereches ha reagito giovedì, dicendo che tanto l'ambasciata USA che i gruppi 
dei diritti umani erano stati "male informati" e ha condannato un "tentativo 
inaccettabile di porre pressione alle autorità locali."
A giugno, Chereches aveva suscitato polemiche ordinando la costruzione di un 
muro cintato di tre metri di altezza e lungo 100 metri, tutto attorno agli 
edifici in ci i Rom vivono in città.
Ufficialmente, la misura era per proteggere i bambini da incidenti stradali, 
ma qualcuno l'ha visto come parte di una politica di ghettizzazione forzata.
La comunità rom in Romania sta lottando contro discriminazione, bassi tassi 
di alfabetizzazione e disoccupazione massiccia. Ufficialmente conta circa 
550.000 componenti in un paese di 21 milioni, ma è opinione diffusa che siano 
almeno il doppio nel paese.
Molti di origine rom non dichiarano la loro etnia nei censimenti, a causa dei 
diffusi pregiudizi che devono affrontare.
Raramente i Rom possiedono terreni e proprietà, e sono ulteriormente 
svantaggiati dalla mancanza di alloggi sociali in un paese dove ormai il 97% 
degli alloggi è privato.
 Appelli - Proteggere il diritto all'alloggio 
nella nuova legislazione della Romania
 Appelli - Proteggere il diritto all'alloggio 
nella nuova legislazione della Romania
In Romania le persone più povere e svantaggiate non possono accedere a un 
alloggio adeguato a causa del sistema giuridico vigente nel paese. Il diritto a 
un pieno accesso a un alloggio adeguato non è riconosciuto o adeguatamente 
protetto dall'attuale legislazione romena.
In tutto il paese, il modo in cui vengono condotti gli sgomberi forzati dei rom 
e le minacce di sgomberi che i rom subiscono continuamente perpetuano la 
segregazione razziale. Negli ultimi anni, le comunità rom sono state sgomberate 
e trasferite vicino a discariche, impianti di depurazione o in aree industriali 
alla periferia delle città. Quando questo accade, i rom non solo perdono le loro 
case e i loro averi, ma anche le loro reti sociali, l'accesso al lavoro e ai 
servizi statali.
Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza 
un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate soluzioni abitative, 
violano le leggi internazionali e regionali sui diritti umani che il governo 
della Romania ha sottoscritto, quali il Patto internazionale sui diritti 
economici, sociali e culturali e la Convenzione europea per la salvaguardia dei 
diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Attualmente, il ministero dello Sviluppo regionale e del turismo sta rivedendo 
la legislazione nazionale sull'alloggio. La prevista riforma della legge è 
un'occasione per il governo della Romania per portare il proprio quadro 
normativo nazionale in materia di alloggio, in linea con gli standard 
internazionali e regionali sui diritti umani.
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 SOLAR NOVUS TODAY
 SOLAR NOVUS TODAY
I distributori di energia solare
Phaesun GmbH di Memmingen 
(Germania) ad agosto 2011 hanno portato a termine un progetto Green Power, 
assieme all'iniziativa "Students in 
Free Enterprise" (SIFE) dell'Università 
di Regensburg.
Il progetto sostiene la popolazione rom in Romania, fornendo a 30 famiglie 
nei villaggi di Rosia, Nou e Daia in Transylvania di sistemi PicoPV per 
fornitura di corrente elettrica fuori rete. Phaesun ha donato i sistemi PicoPV. 
Forniscono un'illuminazione elettrica affidabile e la possibilità di caricare i 
telefoni cellulari e gestire altri piccoli apparecchi elettrici. Gli studenti 
FISE sono stati addestrati al montaggio e alla riparazione dei sistemi Phaesun 
ed hanno immediatamente trasmesso le loro conoscenze ai gestori locali del 
progetto in Romania, che potranno impratichirsi sul posto.
"In Romania la popolazione rom è tuttora discriminata. Molti insediamenti non 
sono collegati alla rete elettrica ed ai bambini spesso è negato l'accesso 
all'istruzione, che si traduce in problemi come alti tassi di disoccupazione ed 
alcolismo.", spiega Daniel Kaiser, responsabile del progetto SIFE. "Abbiamo 
sviluppato un concetto olistico per sostenere le famiglie rom, incentrato su 
istruzione, elettrificazione e generazione di reddito, iniziando nel marzo 2011 
a realizzare il progetto. Così, siamo in grado di dare un contributo al 
miglioramento a lungo termine delle condizioni di vita delle famiglie rom."
 Il mantenimento del sistema è portato avanti da partner di progetto locali. 
Questi includono l'amministrazione locale, l'ideatore Eginald Schlattner, come 
pure due studenti di Rosia, laureandi in ingegneria elettrica, che ora sono in 
grado di finanziarsi tramite una borsa di studio e la gestione di una stazione 
di ricarica. Sono responsabili del buon funzionamento dei sistemi nel villaggio 
e di una convenzione tra la stazione di ricarica ed i negozi di alimentari, dove 
con un piccolo supplemento è possibile per le famiglie senza corrente elettrica 
è possibile ricaricare i telefoni cellulari e le lampade con batterie integrate.
 Spiega
Tobias Zwirner, amministratore delegato di Phaesun GmbH: "Conosciamo i problemi 
che si verificano in Romania, dato che abbiamo lì già realizzato diversi 
progetti relativi alla fornitura di corrente elettrica fuori rete, in 
collaborazione con partner locali. La popolazione rom è spesso esclusa dai 
servizi al pubblico e gli insediamenti spesso non hanno accesso alla rete 
elettrica. I sistemi PicoPV per l'efficiente fornitura di piccoli carichi 
offrono una buona possibilità per coprire il fabbisogno basico di elettricità de 
può essere esteso secondo le richieste degli utenti."
 SIFE sta per Studenti in Libera Impresa ed è un'organizzazione 
internazionale di studenti che cercano di collegare l'impegno sociale con 
l'attività imprenditoriale. Il gruppo SIFE dell'università di Regensburg è 
attiva dal 2009 principalmente nell'Europa orientale.