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Rom, ospiti sgraditi e senza riscatto
Di Fabrizio (del 19/04/2011 @ 09:00:45, in media, visitato 1463 volte)

Dibattito alla quinta edizione del Festival del Giornalismo di Perugia

Tutti ricorderanno lo scorso anno quando in Francia il governo impose lo sgombero di numerosi campi Rom, in seguito ad un omicidio avvenuto all'interno della comunità nomade.

Si è discusso di Rom e della loro cultura al Centro Servizi Alessi in occasione della V edizione del Festival Internazionale del Giornalismo.

I media spesso li descrivono come "zingari" che chiedono l'elemosina o che non lavorano. Ma parlare di Rom dovrebbe presupporre una maggiore conoscenza del loro mondo. Ne hanno parlato Luca Bravi docente dell'Università di Firenze, Gabriella Capparelli del Tg1 e Alexian Santino Spinelli docente di Lingua e Cultura Rom presso l'Università di Chieti e leader del gruppo musicale Alexian ta le Chavè -Alexian e di suoi figli-.

«Il mondo dei Rom è diverso dalle casemobili, camper o tende -attacca Spinelli- non è una popolazione di nomadi». Bisognerebbe superare questo stereotipo perché il nomadismo non è né normale né tipico della loro cultura. Sono sempre stati obbligati a emigrare e scappare. «Sono costretti a vivere nei campi per un retaggio fascista -prosegue Spinelli- creare un campo Rom è segregazione razziale che, ricordiamo, è un crimine contro l'umanità».

Dai dati di molte inchieste la minoranza Rom è la più odiata dell'occidente. Durante il nazismo invece era seconda solo agli ebrei. Ma ora è interessante analizzare la differenza tra le due etnie: per i Rom non c'è stato alcun riscatto. «Nell'immaginario collettivo lo zingaro fa paura –spiega Bravi- rispetto alla persecuzione contro gli ebrei, c'è una forma di razzismo più culturale. Rispetto a prima si usano anche i moderni campi di concentramento che sono i campi Rom, appunto»

Questa forma di razzismo emerge anche nelle scuole che ripropone in maniera decisa lo stereotipo dello zingaro: i bambini Rom vengono messi in classi speciali, di solito scantinati non riuscendo così a socializzare e ad integrarsi. Questo è un problema molto delicato sia in Europa che ovviamente in Italia in cui siamo sempre stati abituati a vedere il loro mondo come una forma di delinquenza sicuramente da evitare. La conferenza va avanti con delle immagini e delle testimonianze di alcune donne che hanno avuto successo nel nostro paese. Anche loro ribadiscono che non sono tutti uguali ponendo una domanda un po' scomoda per tutti, ma soprattutto per Spinelli assoluto difensore di questo mondo. «Che senso ha andare a chiedere l'elemosina?»

In tutta Europa c'è questo pregiudizio e questo luogo comune che ci fa essere tutti razzisti. Una soluzione a questo delicato problema potrebbe essere anche piuttosto semplice se vogliamo: paese "ospite" e mondo rom dovrebbero incontrarsi a metà strada, facendo un passo per uno, cercando di togliere il paraocchi da una parte, ma allo stesso tempo, dall'altra, mostrarsi realmente interessati ad un'integrazione sana e pulita.

Già perché «l'integrazione è come l'amore, si fa in due» -conclude Spinelli.