Solidarietà: Una squadra rom contro la discriminazione 
		
			Di  Fabrizio (del 10/04/2011 @ 09:58:23, in  sport, visitato 1657 volte)
		  
	 
	
	
		
  
Si chiamano "Ercolini": settanta bambini nomadi esordienti che si allenano 
a calcio tra sgomberi e indifferenza. Presto ci sarà anche una squadra femminile 
da Redattore Sociale 
 
Nel campo rom di via Salone, c'è una nuova sfida da affrontare: fornire 
magliette e scarpini alla nuova squadra di pulcini ed esordienti. Sono i nuovi 
"Ercolini" una squadra di calcio composta dai ragazzi rom del campo di Tor 
di Quinto, che oggi estende il suo potenziale anche ai giovani e giovanissimi 
del campo di via Salone. 
 
Avventura iniziata nel 2004, che deve il nome al presidente della squadra don 
Giovanni D'Ercole (Segreteria di Stato del Vaticano) e il vigore a Salvatore Paddeu, arbitro ma anche allenatore, gli "Ercolini" sono per i promotori e i 
sostenitori dell'iniziativa, «una valida alternativa» per chi non ha altra 
possibilità di vita che non sia un campo rom. Iscritti regolarmente al 
campionato giovanile, gli "Ercolini", per lo più giovanissimi compresi tra i 14 
e i 16 anni, provengono dalla Macedonia, dall'ex Jugoslavia, ma anche dalla 
vicina Romania. 
 
«Dopo 7 anni di attività al campo di Tor di Quinto, prossimo allo sgombero – 
spiega Paddeu – siamo ancora qua. Inizia una nuova sfida al campo di via Salone 
in zona Tiburtina». Sono 70, ad oggi, i giovani e giovanissimi che hanno aderito 
alla squadra. Quello che manca è il personale sportivo (allenatori, volontari) e 
il materiale (scarpini, magliette, palloni). «Presto si aggiungerà, a grande 
richiesta, anche la squadra femminile – scrive ancora Paddeu – allenata dal 
sottoscritto a causa di assenza totale di volontarie e allenatrici. Siamo sempre 
alla ricerca di materiale sportivo, ma il passaparola è sempre molto efficace. 
Inoltre, sarebbero molto utili due porte da calcio, perché le attuali sono poco 
stabili e molto pericolose». 
 
La squadra degli "Ercolini", oggi è una realtà sportiva che gode di piccoli 
sponsor e tanta solidarietà ed è la dimostrazione pratica di come regole, 
educazione e normalità possano passare anche attraverso lo sport. 
 
4 aprile 2011 
	 
          
	
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