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Rom, blitz dei vigili urbani. Ruspe nel campo di Tor de Cenci
Di Fabrizio (del 06/03/2011 @ 09:38:56, in Italia, visitato 1585 volte)

Una donna rom con le sue cose salvate dalla demolizione della baracca - Repubblica.it

Sono arrivati alle 6.30 e hanno abbattuto baracche e roulotte. L'Arci, che nel campo porta avanti un progetto di scolarizzazione: "Molti bambini, sul pullman che li portava a scuola, ci chiedevano se al ritorno avrebbero ritrovato le loro madri. Ma la metà di loro non sono venuti perché spaventati"

Sono arrivati all'alba, poco dopo le 6.30, e con ruspe e camion hanno abbattuto alcune baracche e roulotte abusive all'interno del campo nomadi di Tor de Cenci: sotto gli occhi di alcuni giornalisti e delle loro telecamere, l'azione di circa 70 agenti della municipale dell'VIII gruppo e del coordinamento operativo per l'emergenza nomadi, guidati da Antonio Di Maggio, ha portato all'individuazione di una cinquantina di persone non censite nel campo. Alcune di esse, 18 donne e 2 uomini, sono state condotte all'ufficio stranieri della questura per il fotosegnalamento.

Momenti di preoccupazione e di tensione nel campo soprattutto da parte dei figli delle donne condotte in questura, spaventati al momento dell'abbattimento delle roulotte: molti di loro oggi non sono andati a scuola. A raccontare la situazione del campo e la reazione delle persone che vi abitano è Paolo Perrini, coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci, 15 anni di esperienza nel campo a Tor de Cenci. Perrini parla della paura di una parte dei bambini del campo durante l'azione di stamane e l'abbattimento delle abitazioni, con alcuni di loro che hanno preferito correre a "rifugiarsi" negli altri container del campo. In particolare, molto preoccupati si sono mostrati appunto i figli delle donne condotte in questura: "Sul pullman che li portava a scuola questa mattina ci domandavano quando avrebbero rivisto le loro madri e se le avrebbero trovate al loro ritorno", dice Perrini che segnala il fatto che una delle conseguenze dirette dell'azione è stata quella di far perdere un giorno di scuola ai ragazzi. "Di solito- dice- ne accompagniamo a scuola circa 115, ma oggi non erano più di 60".

Il coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci spiega anche che fra i cosiddetti "abusivi" individuati nel corso dell'azione ci sono anche figli e nipoti degli abitanti "regolari", cioè le nuove generazioni nate nel corso degli undici anni che sono trascorsi dal momento in cui furono assegnati i container: "Nel 2000 le famiglie che ottennero i container avevano al loro interno molti ragazzi fra i 10 e i 14 anni, che nel frattempo hanno a loro volta formato un proprio nucleo familiare". Ci sono dunque almeno tre generazioni: i nonni che hanno il container assegnato, i padri che li hanno lasciati al momento di costruire la loro nuova famiglia, e i figli, che vivono con i loro genitori a poca distanza dai container dei nonni.

Il campo di Tor de Cenci è uno dei campi tollerati in attesa di ricollocamento e non fa parte dunque del gruppo di villaggi attrezzati: il Comune non vi ha insediato un presidio sociale o socio-sanitario, non vi sono telecamere e non c'è servizio di guardia, mentre la pulizia all'interno del campo è stata affidata proprio a una cooperativa rom. "Gli abitanti del campo - riferisce Perrini- hanno stabilito degli ottimi rapporti con il territorio" e vivono fondamentalmente con la raccolta dei metalli e l'attività dei mercatini: "La gran parte dei rom- dice- viene chiamata nel quartiere (e non solo) per lavori di pulizia, di svuotamento di cantine e simili: il materiale che raccolgono viene portato nel campo, dove viene effettuata una cernita per individuare l'alluminio, il rame o il ferro".

"Quello che per noi sembra immondizia - spiega - per loro è vita, perché ricavano il materiale per vivere, e per vivere onestamente: oltre ai metalli, gli oggetti ancora utili vengono poi venduti nei mercatini organizzati il sabato e la domenica". Si tratta di attività ancora informali, nonostante da tempo si sia manifestata, fra le comunità rom, la necessità e la disponibilità a regolamentarle: ogni tentativo attuato finora, però, non ha avuto successo. Dall'Ama, sul versante del riciclaggio del metallo, finora ad esempio non è arrivata nessuna apertura. Eppure, fra metallo e mercatini "si tratta di un lavoro onesto: perché non li mettiamo nelle condizioni di farlo alla luce del sole? Facciamoli campare!".

E del resto le alternative sono davvero poche: non sono mancati i tentativi, nel corso del tempo, per provare ad inserire i giovani nel mercato del lavoro locale. Risultati? "Con progetti di formazione lavoro abbiamo formato giovani parrucchieri o giovani baristi, ma dopo i sei mesi di tirocinio, al momento della formalizzazione del rapporto di lavoro, essa è sempre stata rifiutata: quando il datore di lavoro legge sul permesso di soggiorno che il ragazzo abita al campo rom di Tor de Cenci s'inventa qualsiasi cosa pur di non assumere". E così molti abitanti del campo lavorano come ambulanti, spesso con partita iva: attività che consente loro di avere un reddito dignitoso, ma sempre nell'informalità e nella precarietà.

(04 marzo 2011)