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Oggetto: locandina di martedì 6 aprile
Di Fabrizio (del 07/04/2010 @ 09:16:45, in media, visitato 1501 volte)

Scrive Isabella da Livorno

Ora, che il Tirreno scriva le locandine per vendere le copie del suo giornale e non per informare, ormai, lo sappiamo. Che gli "zingari" siano odiati da tutti, pure, e che nemmeno i sacerdoti della Chiesa livornese nutrano nei loro confronti sentimenti positivi, pure questa è cosa nota.

Devo ammettere però che vedere tutte e tre queste cose riassunte in un articolo di cronaca, questa mattina.. mi ha turbato non poco.

Per chi si fosse perso la notizia: "dieci nomadi circondano e derubano religioso", sfilandogli di tasca 320 euro. Certo, chi ha voluto leggere l'articolo, come al solito, scopre che solo il giornalista (e pare anche il parroco) ha la certezza di come si sono svolti i fatti: in realtà il diacono si è accorto dell'ammanco dei soldi soltanto quando i rom se ne sono andati. Niente flagranza di reato e, per quel che ne so, in Italia vige ancora l'innocenza fino a prova contraria.

Credo sia scontato ma opportuno sottolineare che i mezzi di informazione possono svolgere, attraverso il linguaggio che scelgono di usare, un ruolo attivo nel fomentare diffidenza, razzismo e xenofobia. Inoltre l'enfasi attribuita a episodi di cronaca riguardanti rom, migranti e in genere "l'altro"; la "etnicizzazione" dei reati e delle notizie e più in generale la drammatizzazione e criminalizzazione dei fenomeni migratori sono tutti elementi che contribuiscono a creare un'informazione distorta e xenofoba.

Nel sito della campagna "Giornalisti contro il razzismo", sostenuta da alcuni Ordini dei giornalisti di altre città, si riporta la volontà di mettere al bando parole con una connotazione negativa, come quelle usate nell'articolo: "nomadi" e "zingari" o come come "clandestino", "extra-comunitario" e "vu-cumprà", con la convinzione che un linguaggio corretto e appropriato, quindi rispettoso di tutti, sia la premessa necessaria per fare buona informazione.

C'è da tempo una discussione su questo che la nostra stampa locale sembra ignorare del tutto.

Sarebbe davvero troppo chiedere al Tirreno di interrogarsi su questo?