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Gadjo Dilo: lo straniero pazzo
Di Fabrizio (del 19/03/2010 @ 09:11:48, in blog, visitato 1969 volte)

Di Valeria Venturini su Euroalter.it

("Gypsies". Photo by: mieszko.stanislawski/Flickr).

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CHI SONO I ROM?
I Rom sono parte integrante del territorio europeo da migliaia di anni, arrivando ad oggi ad una stima approssimativa di 10-12 milioni di persone: la minoranza etnica piu diffusa sul territorio, presenti in tutti e 27 gli stati membri, in molti dei quali si registrano episodi di particolare violenza e intolleranza, che aumentano in maniera esponenziale.
Lo spostamento dei Rom si è inoltre incrementato notevolmente a seguito dell'allargamento UE verso l'Est Europa, tra il 2004-2007.

Ci troviamo nel cosiddetto "Decennio per l'inclusione dei Rom nel territorio europeo" (2005-2015) indetto dalla Commissione Europea (anche se in pochi sembrano saperlo) : la Commissione Europea ha deciso di organizzare ogni due anni un vertice sui Rom con l'obiettivo di riunire alti rappresentanti delle istituzioni UE, dei governi nazionali e delle organizzazioni della società civile di tutta Europa. In qualità di Presidente della Commissione, Barroso ha dichiarato che tali eventi rappresentano "un'opportunità unica per dare più che mai priorità ai problemi dei Rom".
Il primo vertice si è tenuto a Bruxelles il 16 settembre 2008; il secondo vertice si terrà a Cordoba (Spagna) l'8 aprile 2010.

I 10 PRINCIPI DI BASE COMUNI SULL'INCLUSIONE dei Rom sono:
1.Politiche costruttive, pragmatiche e non discriminatorie
2.Approccio mirato esplicito ma non esclusivo
3.Approccio interculturale
4.Mirare all'integrazione generale
5.Consapevolezza della dimensione di genere
6.Divulgazione di politiche basate su dati comprovati
7.Uso di strumenti comunitari
8.Coinvolgimento degli enti regionali e locali
9.Coinvolgimento della società civile
9.Partecipazione attiva dei Rom

Si alza però un grido d'allarme preoccupante.

COSA NE PENSANO I GAGE'?
Negli ultimi due anni le indagini europee hanno mostrato come nel 77% dei casi, gli intervistati, Gagè, ovvero i non Rom, considerano uno svantaggio sociale essere Rom, e circa un quarto degli europei si sentirebbe a disagio ad averli come vicini di casa.
La comunità Rom soffre una massiccia discriminazione in Europa, indistintamente; una segregazione che in alcuni paesi sembra sempre più somigliare alle "leggi razziali" di inizio secolo.
In alcuni paesi come la Romania non è difficile trovare scritte fuori dai locali "vietato l'accesso ai rom"; in Italia, a Roma, qualche settimana fa una donna Rom ha dovuto pagare un caffè due euro, piuttosto che 85 centesimi, con la giustificazione sbrigativa del gestore: "cosi non vengono più".
E intanto continuano gli sgomberi in Italia e i pestaggi nell'Est Europa.

Una vita ai margini, in condizioni disastrose, soprattutto per i bambini, che nascono spesso con gravi malattie; una vita in baracche, al freddo, con poche possiblità di trovare lavoro, se non mendicando.
E troppo spesso per le strade italiane si sente dire: "non hanno voglia di lavorare, non è nella loro cultura".
Ma nessuno conosce davvero questa cultura.
Tutti ne parlano, politici in primis, e nessuno ne sa niente.

QUALI MOTIVAZIONI LI SPINGONO A PARTIRE?
Non si tratta di "cultura del viaggio": pochi sono quelli che continuano a viaggiare per amore per la libertà, come i Gitanos in Spagna.
I Rom nella maggioranza dei casi lo fanno per necessità.
Un cittadino Rom, intervistato da un responsabile della Commissione Europea ha così risposto:
"In Romania mi aspetto di mangiare una volta al giorno. In Finlandia mi aspetto di mangiare tre volte il giorno. Questa è la differenza".
Troppo semplice da comprendere?

Le differenze all'interno della cultura Rom sono enormi: un gruppo della Romania non può certo essere confrontato con un gruppo proveniente dal Kosovo.
Ciò non è così incomprensibile: le famose riunioni di condominio sono emblematiche di come sia difficile la convivenza tra persone con abitudini e schemi di riferimento differenti dai nostri.

Per questo ho voluto trattare questo argomento una seconda volta, per vedere quali misure sono state prese dall'inizio di questo decennio dell'inclusione, e ne tratterò ancora in futuro, dato il poco spazio di cui dispongo, e data la complessità e la delicatezza dell'argomento.
Gli esempi che vado ad illustrare, sono estremamente sintetizzati e pertanto possono risultare poco chiari, ma spero possano servire come uno spunto di riflessione sull'argomento a tutti coloro che ne siano interessati.

L'EUROPA
La Commissione Europea per i diritti umani ha criticato fortemente paesi come Italia, Bulgaria e Grecia, e in generale i paesi dell'Est Europa, per i trattamenti discriminatori adottati nei confronti di Rom e Sinti all'interno dei paesi.
Se ci cerca di capire come l'Europa affronti il problema Rom, ci si trova davanti a misure e interventi eterogenei, proprio come la popolazione a cui si riferisce, dove spesso nessuno si preoccupa effettivamente di chiedere ai diretti interessati la propria opinione al riguardo.
L'Unione Europea ha cercato di dare una cornice di riferimento ai provvedimenti individuali dei singoli stati, dal 2001 ad oggi, ma ogni stato ha deciso in maniera autonoma le misure da adottare.

Circa 300.000 Rom vivono in REPUBBLICA CECA, arrivando ad essere circa il tre per cento della popolazione.
Un rapporto di Amnesty International, intitolato "Ingiustizia rinominata", esamina il lavoro delle autorità della Repubblica Ceca che, nonostante una sentenza del 2007 della Corte Europea per i diritti umani, continuano a inserire i bambini e le bambine rom in scuole per alunni con "lieve disabilità mentale", impartendo loro in questo modo un'istruzione inferiore agli standard.
"L'istruzione è la via per uscire dal circolo vizioso di povertà ed emarginazione che colpisce gran parte della popolazione rom. Se il governo della Repubblica Ceca non darà uguali opportunità ai bambini e alle bambine rom, negherà loro la possibilità di avere un futuro migliore e di partecipare pienamente alla vita del paese".
Sempre in REPUBBLICA CECA c'è stato un progetto chiamato "Vesnička soužití" (Progetto coesistenza), promosso da varie ONG locali, che ha permesso la costruzione di abitazioni nella città di Ostrava, tra Rom e non che avessero perso le proprie abitazioni (30 famiglie in tutto).
Il governo ha stanziato circa 2.455.423 euro per il progetto, e sembra che la combinazione case-lavoro sociale abbia avuto un effetto positivo.

In ITALIA negli ultimi anni è cresciuto il problema nomadi, che ha visto il proliferare di leggi sbagliate e talvolta razziste, che non solo non risolvono nessun "problema", ammesso che si possa definire tale, ma fomentano la paura e la discriminazione anche di coloro che vivono qui da generazioni, con un lavoro, una famiglia e un'ottima padronanza della lingua italiana.
C'è stata anche la proposta del Ministro Maroni di fare un censimento, che di per sè sarebbe una buona idea, non discriminatoria e utile, anche a livello statistico, alla quale è poi stata aggiunta la clausola delle impronte digitali: chiara violazione di diritti umani, e del principio di uguaglianza.
Il rapporto Europeo sulla questione abitativa dei Rom, fa riferimento al progetto "Città sottili" come il più virtuoso realizzato in Italia: nato dall'Unità Sanitaria Locale, con il Comune di Pisa e una serie di organizzazioni non governative presenti sul territorio, con il patrocinio dell'USL, e finanziato dalla Regione Toscana, l'ambizioso progetto, nato nel 2002, auspicava uno smantellamento dei cosiddetti "campi nomadi" nell'area di Coltano (tra Pisa e Livorno) a favore di una costruzione di unità abitative.
Le attività sono state seguite da tre mediatori Rom, e alcuni abitanti del campo hanno lavorato nella costruzione di queste case.
Nonostante il progetto sia stato il perno di un dibattito politico, e con un seguito di opinione pubblica non indifferente, è stato portato avanti con molte difficoltà, tanto da arrivare al punto che le case sono state costruite ma nessuno ci vive e nessuno ne parla più, per evitare una "guerra tra poveri".
Le varie amministrazioni nel corso degli anni non hanno saputo decidere come allocare le famiglie, che nel frattempo sono cresciute numericamente, e il progetto è rimasto in una fase di stallo, sotto il pesante velo dell'omertà.

In UNGHERIA gli attacchi sono in crescita: nel 2008 ci sono stati 16 incidenti con armi contro cittadini Rom; in SERBIA è forte soprattutto il problema abitativo; in KOSOVO e ROMANIA sono frequenti gli attacchi violenti, spesso perpetuati dalle forze dell'ordine, nei confronti di questa minoranza.

In INGHILTERRA, il motto è: "right to school, right to the future".
La riforma dell sistema scolastico, febbraio 2009, ha proposto una nuova esperienza di inclusione sociale verso i giovani Rom e Travellers (nomadi).
Lo "UK department for children, schools and families" ha così commentato:
"Possiamo immaginare quanto possa essere difficile per un bambino imparare, se posto costantemente sotto pressione di essere catalogato come "gipsy", rom o traveller? (…)
Serve un sistema di inclusione per tutti i bambini. Tutti i background culturali devono essere capiti e rispettati (…) Dobbiamo far crescere la consapevolezza nelle autorità locali, scuole, genitori, e bambini, affinchè si possano fare passi avanti verso il cambiamento di cui abbiamo bisogno
".

La SPAGNA è il terzo paese, dopo Romania e Bulgaria, per numero di Rom: un esempio di virtuosismo è stato il "Piano di Integrazione per i Rom in Catalonia" (2005-2008), che si riferisce soprattutto ai Rom provenienti dall'Est Europa: il governo ha finanziato 3.5 milioni di euro annui per la sua implementazione, (al quale si aggiungono i finanziamenti di singole regioni e ONG) e una serie di azioni per la loro "integrazione"(con tutti i rischi che questa parola comporta) negli ambiti del lavoro, scuola e problemi abitativi.

In IRLANDA, nel 2007 i Travellers erano 8099, di cui circa il 22% in abitazioni specifiche.
Negli ultimi anni si è cercato di far fronte al problema abitativo e il 97% di essi è stato messo in abitazioni regolari; sono inoltre nati molti organi istituzionali che si occupano attivamente dell'argomento e che cercano di dar loro la possibilità di una partecipazione attiva, come "Accommodation Consultative Committee" (LTACC), o il "Council Traveller Accommodation Programme" (TAP).

La FRANCIA con la legge Besson(1990; 2000) ha decretato che ogni città con più di 5000 abitanti deve avere un'area di accoglienza: Sarkozy ha poi aggiunto nel 2003 la postilla che chi non rispetta le regole dei campi è fuori per sempre.
Le zone di accoglienza sono in questo caso un luogo di passaggio, e sono previsti programmi abitativi per coloro che decidano di trattenersi a lungo.

In GERMANIA, a Monaco, nel 1929 esisteva un "Ufficio centrale zingari" che sarebbe sfociato in uno sterminio di una violenza cieca: memore del passato, il paese ha perciò accolto i Rom come minoranza nazionale.
Sono state assegnate case, assistenza e condizioni favorevoli per lavorare, ovviamente a patto che vengano rispettate le leggi.

Consiglio di leggere i rapporti del FRA (European Agency for Fundamental Rights) che spiegano nel dettaglio le misure, virtuose e non, adottate dai paesi membri UE.
E' evidente la necessità in ogni paese di un ufficio che si occupi direttamente della questione, e soprattutto di sfatare il mito "zingaro" e tutte le discriminazioni annesse a questo termine improprio.

Una sola voce non può certo cambiare le coscienze, ma può essere un primo impulso al cambiamento, soprattutto culturale, di cui l'Europa ha sicuramente bisogno.