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Giunchiglia racconta l’universo rom in un viaggio fra reale e immaginario
Di Fabrizio (del 19/12/2009 @ 09:13:11, in musica e parole, visitato 1972 volte)

Gianluca Giunchiglia - LUNGO LA FERROVIA - Edizioni Erasmo - 128pp. 9,50 E. www.edizionierasmo.eu

In mezzo ai capitoli del romanzo breve “Lungo la ferrovia” corrono le storie di due incontri. Il primo - reale - è quello tra Gianluca Giunchiglia, pisano di nascita ma livornese d'adozione, psicopedagogista in servizio presso l'Istituto scientifico Fondazione “Stella Maris” di Calambrone (Pisa), e il bambino rom che la sua struttura gli ha affidato tempo fa; il secondo – intensamente immaginato – è quello che intreccia i destini di Gioni e Miluna, undicenni, due piccoli rom cui la fantasia del Giunchiglia scrittore ha affidato il ruolo di protagonisti nel libro che segna il suo esordio nel campo della narrativa.

Dal primo incontro, si sviluppa il secondo. Dentro l'invenzione letteraria che insegue questi adolescenti attraverso le tantissime gamme della loro penetrante, solare, inquieta vitalità, ci sono le impressioni, i ricordi, le riflessioni di un “gagé” (termine che i rom usano per indicare noi italiani) che viene invitato dalla famiglia di un piccolo zingaro all'interno di un “campo”. Capitò un 6 maggio, si festeggiava S. Giorgio. L'incontro si svolse «dentro un container adibito a casa – scrive l'autore in una nota – dove questa famiglia vive. Era il primo giorno della loro festa e grandi e piccini erano ben tenuti e vestiti con gli abiti più belli che avevano. Mi hanno accolto con dolcezza, omaggiandomi delle pietanze tipiche della loro cultura […] Pure le regole dell'igiene erano rispettate, gli alimenti cucinati in contenitori usa e getta con posate di plastica. All'esterno, nel “campo”, non vi erano immondizie sparse attorno, contrariamente a quello che si può immaginare. Solo che vivono con un sistema fognario danneggiato e mal funzionante che crea pozzanghere di acque nere a cielo aperto. Le atmosfere però sono invidiabili; le musiche, il contatto con la terra, sono tipiche di quel popolo, così molto attento alla natura...».

Luci e ombre. Le stesse che colorano i gesti, le parole di Gioni e Miluna. Ecco perché la fantasia e la realtà risultano, tra queste pagine, sorprendentemente sincrone, empatiche, parallele come le verghe del binario che appare nella foto di copertina. Anche le luci e le ombre di quest'esistenza di frontiera osservata con gli occhi dell'adolescenza corrono in parallelo. Ciò che affiora in superficie è una penombra cangiante pronta in qualsiasi momento a diventare sereno come anche a trasformarsi in tempesta; una specie di tramonto dalla luce sorprendentemente nitida che consente di osservare tutto con chiarezza, anche le contraddizioni, anche il doloroso attrito di bene e male, legalità e illegalità, integrazione ed emarginazione, cultura e degrado. Giunchiglia sintetizza (e spiega) questa realtà dalla valenza ossimorica con un verso di Holderlin: “Là dove c'è pericolo, cresce ciò che salva”.

Pubblicato in marzo da Media Print Editore, subito dopo ristampato per i tipi delle Edizioni Erasmo, “Lungo la ferrovia” si è aggiudicato menzioni speciali al Premio Internazionale “S. Margherita Ligure – Franco Delpino”, al Premio “Emozioni d'inchiostro” di Reggio Calabria, al Premio letterario “Viareggio Carnevale”. A novembre è stato premiato da Alexian Santino Spinelli, ambasciatore dell’arte e della cultura Romanì nel mondo e professore all’Università di Chieti, per il secondo posto al Premio artistico Internazionale “Amico rom”, sezione opere edite di narrativa.

Il libro è stato presentato al settembre pedagogico del Comune di Livorno e diverse scuole secondarie di primo grado lo stanno adottando per i progetti sull’intercultura.

Andrea Lanini (Giornalista)


“Lungo la ferrovia” è un romanzo breve, di facile lettura, scritto da un pedagogista che ama la poesia, tanto da vincere dei premi. Un romanzo si sa è una rappresentazione (fantastica) della realtà, l’immaginazione di eventi che accadono nella mente dell’autore che li ha vissuti in altra forma e che li ha approfonditi e analizzati in vari aspetti; cioè esso è un ideazione che riporta però dei fatti conosciuti a fondo, dentro le loro dinamiche interattive che poi, con l’ausilio della creatività, si trasformano in un’invenzione. Non faccio una recensione all’opera letteraria, non sarei adatto. Ho letto il romanzo con una visione pedagogica e traggo solo qualche considerazione.

L’argomento trattato è un tema d’indubbia attualità sociale e politica: il problema rom che, pur esistendo da sempre, in questo periodo storico è sviscerato dai media continuamente più nel male che nel bene, con ricadute che considero importanti sul piano culturale. Ciò che mi ha colpito nel racconto non è tanto il rapporto dei due protagonisti (Gioni e Miluna), la loro storia e la loro amicizia, quanto le relazioni dei contesti in cui essa si sviluppa. I contesti sono rappresentati dal gruppo dei pari, dalla scuola e dagli adulti che in essa vi lavorano, dal “campo” rom, dalla comunità vicina al “campo” rom. In questi contesti l’autore descrive una fitta rete di interazioni fatte da accettazione e rifiuti. Non emerge nessun tentativo d’integrazione nel suo significato pieno, forse un atteggiamento di questo tipo lo si ritrova nell’autista dello scuolabus, che però ha un ruolo marginale per poter diventare la figura di riferimento per l’integrazione.

I due ragazzi protagonisti, come tutti i ragazzi della loro età, sono in una fase di costruzione della propria identità personale e sociale, per cui hanno bisogno sperimentare ruoli, realizzare esperienze mediante l’incontro con l’ “altro”, di seguire esempi e modelli. Essi manifestano bene questi bisogni nel corso della loro vita quotidiana e nel rispetto delle differenze di genere: Gioni li esprime con molta più energia di Miluna e, proprio per le differenze individuali, reagisce con la fuga a quello che percepisce come rifiuto. L’esempio, il modello buono, il riferimento educativo è il nonno (nemmeno il padre) che è l’unico ad esprimergli un progetto di vita, è colui che stimola il nipote a compiere la programmazione del suo futuro. Ma è una figura sola, che sta nel “campo” rom (e questo non è un caso!) e con un debole aggancio (la signora amica) nella comunità sociale. Poco per un processo evolutivo, per un cambiamento sociale.

Il romanzo descrive una realtà vera che una società civile come la nostra, democratica, che si basa sul principio della non discriminazione, non può più trascurare e rimandare oltre.

L’autore con questo suo primo romanzo offre molti spunti di riflessione e ci spinge ad avviare un progetto serio verso l’integrazione delle culture.

Giuseppe Rulli (Pedagogista)