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Kosovo
Di Fabrizio (del 24/11/2009 @ 09:32:54, in Europa, visitato 1995 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

UNHCR.org By Cesar Pineda in Pristina, Kosovo

© UNHCR/C.Pineda. Ukshin con la sua famiglia nella loro casa. Sullo sfondo il suo nuovo veicolo

PRISTINA, Kosovo, 16 novembre (UNHCR) – Ukshin Toplica sentiva che sarebbe tornato veramente a casa, una volta che avesse rinnovato la casa che era stato costretto a lasciare un decennio fa nella capitale del Kosovo Pristina.

"Ora che la mia casa è finita, non mi sono mai sentito meglio," dice orgogliosamente il 49enne Ukshin ai visitatori della sua nuova casa."Non c'è nessun posto come casa propria." E' di buon umore perché ha iniziato una piccola attività in proprio, con i fondi UNHCR, provvidenziale per la sua famiglia di 11 persone in duri tempi economici.

Ma per molti anni Ukshin ha pensate che non avrebbe mai potuto ritornare in Kosovo dall'esilio nella vicina Repubblica di Macedonia. "Ho sempre voluto riportare indietro la mia famiglia. Ma ci era stato detto che gli Albanesi avevano occupato tutte le case nel nostro vecchio quartiere, così non ci sentivamo sicuri a tornare."

Non è sempre stato così. Per anni lui e la sua famiglia di Rom di lingua albanese, conosciuti come Askali, avevano vissuto serenamente accanto all'etnia albanese nel distretto di Vranjevic della capitale Pristina. Ukshin lavorava come guardia di sicurezza. "Il salario bastava per la mia famiglia, e prima del conflitto vivevamo bene," ricorda.

Ma la vita della famiglia Toplica fu gettata nel trambusto quando la NATO intervenne militarmente alla fine del marzo 1999, dopo aver richiesto il ritiro delle forze di sicurezza serbe dal Kosovo e la fine alla discriminazione contro i kosovari albanesi.

"Tutti lasciarono le loro case una volta che iniziò il bombardamento in Kosovo," ricorda Ukshin, aggiungendo che la sua famiglia seguì i propri vicini albanesi e fuggì in Macedonia. "Non avevamo scelta," spiega. Invece, la maggior parte dei kosovari non albanesi di lingua rom fuggirono oltremare al termine del conflitto.

Circa 1 milione di persone hanno cercato rifugio in Macedonia ed in altri paesi durante il conflitto, terminato nel giugno 1999 quando le forze serbe furono respinte e le truppe NATO inviate sul territorio. Il ritorno degli Albanesi innescò l'esodo di circa 200.000 Serbi, Rom, Askali, Egizi ed altre minoranze.

"Tutti avevamo tanta paura," dice Ukshin della sua famiglia fuggita in Macedonia. Nella confusione e nella fretta, furono separati ed arrivarono in aree differenti della Macedonia settentrionale. "Dopo tre giorni, mi riunii con la mia famiglia a Skopje. Eravamo terrorizzati e depressi perché non sapevamo mai cosa sarebbe successo il giorno dopo."

Ukshin e sua moglie, Hatixhe, hanno lottato per vestire e nutrire i loro sette figli a Skopje. Altri due sono nati nella capitale macedone. Grazie ad un contributo di 210 €u. dell'UNHCR, hanno affittato una casa alla periferia di Skopje. "Non c'erano possibilità di lavoro. A volte, pulivo le strade e mi davano qualcosa. Dipendevamo dall'UNHCR," rivela.

Negli anni seguenti, circa 16.000 Serbi e Rom sono ritornati in Kosovo, ma la famiglia Toplica era preoccupata per la situazione ed ha aspettato sino a novembre dell'anno scorso prima di tornare. "Sono andato all'UNHCR ed ho registrato la mia famiglia per ritornare, così ci hanno portato qui. Il giorno che siamo rientrati in Kosovo è stato davvero emozionante, mia moglie ed i bambini non ci credevano che eravamo a casa," dice Ukshin.

La famiglia si è trasferita nella casa rinnovata nel loro vecchio quartiere. Lo staff UNHCR a Pristina visita regolarmente la famiglia per verificare il suo reintegro. E' stato un anno di sfida. Nel mezzo della recessione globale, hanno affrontato difficoltà economiche in un'area dove circa metà della popolazione adulta è disoccupata. Ma hanno beneficiato di un pacco aiuto dell'UNHCR e dei suoi partner, che includeva cibo per sei mesi ed assistenza extra-alimentare.

Ukshin si è unito anche ad un progetto UNHCR che aiuta chi ha fatto ritorno a sviluppare nuove capacità e diventare autosufficienti. Ha acquistato un mini trattore col rimorchio per raccogliere plastica e scarti da rivendere ad una compagnia di riciclaggio. Inoltre usa il suo veicolo per fornire un servizio di trasporto nel quartiere. "Ho la mia attività," dice Ukshin, aggiungendo: "Possiamo vivere del nostro denaro e delle nostre fatiche."

I membri della famiglia Toplica si sentono pienamente integrati nella loro comunità. Come per altri che han fatto ritorno in Kosovo, la sfida principale è di migliorare le proprie condizioni di vita ed assicurarsi la sopravvivenza economica. UNHCR continua ad offrire aiuto e consulenza.