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Vi voglio raccontare una storia
Di Fabrizio (del 19/06/2009 @ 09:16:25, in scuola, visitato 1863 volte)

Ricevo da Maria Gabriella De Luca presidente dell'Associazione "Terra di Confine" Onlus di Catanzaro

Vi voglio raccontare una storia, non è semplice da raccontare, forse più che una storia voglio provare a far capire come è difficile, complicato e spesso doloroso, occuparsi del popolo rom... quanti se, quanti ma, quante incertezze... in questi giorni ho vissuto una vicenda che mi ha fatto star male, che ha messo in discussione il mio impegno, che ha vanificato il mio lavoro, che mi è cascata fra capo e collo senza che nemmeno me ne rendessi conto... perché io purtroppo vivo in un mondo parallelo dove quello che conta è l’essere umano senza alcuna distinzione, dove vuoi per gli altri quello che desideri per te e tratti i figli degli altri come fossero i tuoi figli.

Bando ai preamboli... Quest’anno dopo 9 anni di progetti all’interno della scuola ma soprattutto di grande impegno nel settore della scolarizzazione dei bambini rom e nella lotta all’emarginazione, all’analfabetismo e alla dispersione scolastica, mi ritrovo di colpo fuori da questo canale che rappresentava per me e per l’associazione "Terra di Confine" l’unica gratificazione economica, benché misera e non rispettosa del mia professionalità. L’unica sicurezza che mi permetteva di affrontare il mio impegno e portarlo avanti pur fra tante difficoltà, avendo un ruolo ben preciso all’interno di una scuola che purtroppo non ha mai accettato me nella stessa misura in cui non accetta i bambini rom.

Quest’anno il Vice-Presidente della Giunta Regionale il prof. Domenico Cersosimo ha deciso di modificare la Legge Regionale 27/85, dando titolarità solo alle scuole di presentare i progetti, tutto ciò ha permesso al 4° Circolo Didattico di Catanzaro di considerare poco appetibili la mia collaborazione e la mia professionalità nei confronti di una "minoranza" di bambini, come quella dei bambini rom.

La mia posizione non è mai stata facile, mai improntata al dialogo e alla collaborazione, fra chi ha ritenuto sufficiente aprire le porte della scuola e far entrare anche i bambini rom nelle classi, facendo ricadere gli insuccessi e la mancata integrazione sugli stessi, quasi come se fosse una tara ereditaria, facendo pagare ai figli le colpe dei propri padri e dei propri avi; e chi invece lotta da sedici anni a fianco di questo popolo e soprattutto dei più piccoli, in un cammino che li vede protagonisti e attori del proprio cambiamento, nel pieno rispetto di una umanità che va aldilà di qualsiasi senso di appartenenza.

So che prima di decidere le modifiche apportate alla legge sono stati ascoltati i rappresentanti della scuola, io ritengo che era un dovere morale ascoltare anche l’altra parte, le associazioni. Sono convinta e sicura che lo strapotere dato alla scuola non porterà a cambiamenti positivi, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli: rom, stranieri e diversabili. Una scuola che si ritiene "onnipotente" deve avere al suo interno professionalità, competenze e soprattutto una umanità vera e manifesta, di cui purtroppo le nostre scuole sono carenti. Se il pensiero alla base dei cambiamenti era quello di evitare gli sperperi inutili dovuti ai cosiddetti "finanziamenti a pioggia", il clientelismo alla base di certe logiche di potere, ma soprattutto creare "rete" e "coesione" fra le scuola, nutro seri dubbi che tutto ciò avverrà.

Fuori dalla scuola decido di impegnare tutte le energie all’interno dell’accampamento nella Scuoletta Arcobaleno, anche perché amaramente mi rendo conto che la scuola non accetta la mia mediazione, anzi a volte ho l’impressione che sia addirittura controproducente, mi ritrovo come si suol dire "tra l’incudine e il martello"... a settembre 2008, fra le tante cose, inizio un percorso di scolarizzazione con una ragazza di 22 anni, mai andata a scuola. Con lei decidiamo di affrontare questa sfida, provare ad arrivare alla licenza media. Non è facile, anzi è durissima, ma lei è tenace, affronta le difficoltà, si mette in gioco... quante difficoltà, tradurre in italiano per lei che ha sempre parlato e pensato in dialetto è stata una vera impresa, memorizzare le tabelline che incubo! Ma alla fine era riuscita ad imparare a leggere e comprendere, a scrivere quasi correttamente sotto dettatura, a fare le quattro operazioni. Sicuramente non è tanto, certamente non si può parlare di una preparazione di 5° elementare, ma per lei... per noi... è tanto... è quasi un miracolo. A questo punto bisogna affrontare l’ultimo ostacolo gli esami. Vado a parlare con la dirigente del IV Circolo, spiego che la ragazza non frequenterà la scuola pubblica, che continueremo a prepararla per prendere la licenza media, che forse potrà servirle per frequentare un corso di formazione a bassa scolarizzazione. Spiego inoltre che tutto questo potrà essere un punto di partenza per i tanti ragazzi che in accampamento sono completamente analfabeti, che questa esperienza potrà essere di stimolo per gli altri... spiego tutto e penso di essere capita ed ascoltata... giovedì 11 e venerdì 12 la ragazza sostiene gli esami di idoneità alla scuola media (così si chiamano adesso), la accompagno e mi rendo conto che il clima non è dei migliori, conosco tutte le insegnanti di commissione e capisco che sono molto mal disposte, continuo comunque a sperare... e invece ieri mattina tutto è svanito di fronte ai risultati affissi sul portone... la ragazza è stata bocciata!!! Perché? Perché??? Me lo chiedo e non so darmi una risposta, e soprattutto non so darmi pace. Tanto ci sarebbe ancora da dire, ad esempio sui livelli di scolarizzazione, a dir poco inadeguati, dei bambini rom che frequentano quella scuola e che comunque continuano ad essere promossi, ma il discorso sarebbe troppo lungo... una sola certezza mi resta che anche questa volta riuscirò a ricostruire dalle macerie...