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Fotografia in bianco e nero per i Rom ignorati di Europa
Di Fabrizio (del 21/05/2009 @ 09:41:06, in Europa, visitato 1808 volte)

Da Roma_Daily_News

VITA.europe by Rose Hackman -14 maggio 2009

David Mark risponde su domande sulla situazione dei Rom in Europa, mettendo in luce le attuali dorme di discriminazione e le minacce per il futuro.

"Questo tipo di clima antizigano è simile a quello che vedevamo in Europa prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è là a ricordarci quali sono i pericoli concreti."

Parole forti da David Mark, 26 anni, che segue le Iniziative Rom per l'Open Society Institute, ed è coordinatore per la Coalizione Politiche Rom Europei (ERPC). Parla della situazione dei Rom in Europa, della responsabilità UE come pure dei governi nazionali e dei rischi per il futuro.

Come ti sei coinvolto alla causa rom?

Io stesso sono Rom e sono cresciuto in Romania. Quando ero cresciuto, mia madre iniziò con una OnG sui Rom nella mia città. Poi quando studiavo in Ungheria, sono stato attivista in programmi educazionali, campi estivi, ecc. In estate torno ancora in Romania e lavoro su questi programmi. E' parte di ciò che sono. Non è soltanto fare ciò che credo sia giusto o sbagliato, ma anche la mia cultura e la mia identità. Sono un vero attivista rom.

Hai mai trovato discriminazione nei tuoi confronti?

In un certo senso. Quando dico che sono Rom, è comune notare un cambiamento nell'attitudine verso di me. Ma mi sono circondato con persone che non sono così. La reazione comune della gente significa anche che posso evitare di parlare della mia identità culturale per evitare problemi. Benché abbia assistito alla discriminazione contro altri Rom. Per esempio, essere in un bar per una normale consumazione e vedere un gruppo di Rom più "tradizionale" entrare, e a loro dicono che non possono ordinare perché è in corso una festa privata. Io so che non c'è nessuna festa privata. Di sicuro non sono stato invitato lì da nessuno. Questo tipo di cose mi fa molto arrabbiare.

Com'è partita la Coalizione?

E' un'iniziativa davvero nuova, perché l'abbiamo messa a punto due anni fa. Siamo una coalizione di dieci OnG, che combinano le organizzazioni specifiche con quelle di organizzazioni internazionali più grandi: Amnesty International, Minority Rights Group International, European Roma Grassroots Organisation, ecc. Ci siamo uniti quando abbiamo compreso che c'era una seria mancanza di attenzione da parte dell'Unione Europea verso le tematiche rom. Sentivamo che dopo l'apertura dell'Unione Europea verso est, fosse cruciale per i governi di tutta Europa di coinvolgersi nell'affrontarne le conseguenze. La responsabilità UE in ciò è enorme.

In termine di singoli paesi, ci sono dei modelli europei che possono essere seguiti?

Sì. Penso che il modo migliore di trarre interessanti conclusioni sia di comparare due paesi con situazioni simili dovute all'influsso rom: Spagna e Italia.

Questi paesi stanno agendo in maniera completamente differente. In Spagna, abbiamo visto uno sforzo di integrare con strumenti come l'istruzione, strategie d'impiego, e aiuto per le case, che hanno avuto molto successo. In Italia, c'è una totale mancanza di volontà politica di accettare la questione ed affrontarla pragmaticamente. Invece di progettare integrazione e soluzioni concrete, stiamo vedendo misure di esclusione estrema e discorsi grondanti odio sviluppati dagli stessi politici per guadagnare popolarità. Non si affrontano assolutamente le questioni.

Vorresti dire che questo aiuto pragmatico che arriva dalla Spagna, come pure dai gruppi indipendenti, ha aiutato la reale inclusione ed accettazione sociale?

Sì. Penso davvero che questo aiuti immensamente. Quando i gruppi non sono rifiutati ma accettati, aiuta il dialogo sociale e lo scambio interculturale. Tu sai che i Rom sono un gruppo molto giovane, c'è un grande potenziale che può essere sfruttato socio-economicamente. La gente deve solo rendersene conto.

Quali diresti sarebbero i rischi se l'Europa non si confrontasse con questi temi?

Penso che se i paesi europei continueranno in questo modo, andremo incontro ad un quadro molto torvo.

L'esclusione sociale viaggia. I Rom non spariranno. Se vengono espulsi o rigettati da un paese, andranno in un altro, e poi probabilmente in un altro ancora, sempre più alienati e diventeranno come paria ei paesi in cui si stabiliscono. Ma alla fine dove andranno? Cosa possono fare? Si stimano 8-10 milioni di Rom in Europa oggi. Troppi per essere ignorati, specialmente in un clima simile, dobbiamo soltanto guardare la storia per ricordare - l'antiziganismo sta crescendo da molto tempo. Questo tipo di clima è simile a quello che vedevamo in Europa prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è lì a ricordarci quali sono i concreti pericoli.

Così vorresti dire che l'Europa è xenofoba, o piuttosto razzista?

Sì. E penso che questi sentimenti stanno crescendo ad un ritmo davvero preoccupante. Ci sono già stati eventi luttuosi in Ungheria. Dove i prossimi?

Cosa si può fare?

Noi dell'Open Society Institute stiamo facendo una campagna per un rinnovato impegno e rispetto dei maggiori partiti europei verso la Carta dei Partiti Europei per una Società Non Razzista, che originariamente è stata firmata nel 1998 dalla maggior parte dei partiti dell'Europa orientale. Però sinora abbiamo ricevuto poche risposte.

Abbiamo anche bisogno di un approccio pragmatico dei governi nazionali che diminuiscono l'attenzione invece di aumentarla. Sfortunatamente, i politici spesso usano l'odio contro i Rom per fini politici, specialmente durante le loro campagne. Questo fa solo peggiorare le cose.

Guardando al futuro, cosa possiamo tentare d'ottenere? Un Rom-Obama come Presidente della UE?

Forse non un Presidente Rom, ma almeno un Commissario. Sarebbe bello.

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