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Il naufragio dell'Europa: Ucraina quasi in default
Di Fabrizio (del 21/03/2009 @ 09:13:34, in Europa, visitato 1640 volte)

Segnalazione di Clochard

12 marzo 2009 di Carlos Enrique Bayo

Gli assalti ai comandi del Servizio di Sicurezza di Ucraina (SBU) alle sedi di Kiev del monopolio del gas Naftogaz e dell'autorità che controlla i gasdotti del paese Urkrtransgaz, hanno colpito la nostra attenzione negli ultimi giorni. Ma senza ombra di dubbio è molto più importante e preoccupante l'assalto cittadino che si sta protraendo di fronte alle succursali ucraniane della Banca Rodovid, che ha limitato il prelievo di soldi a meno di 28 euro giornalieri perché è sul bordo della bancarotta.

In realtà, ciò che è in bancarotta è lo stesso stato di Ucraina, dove città intere, per interi giorni, sono rimaste senza riscaldamento e acqua corrente perché le istituzioni non possono pagare le bollette; il servizio della metropolitana di Kiev è vicina al collasso per mancanza di fondi; gli stabilimenti siderurgici e l'industria chimica, motori economici del paese, stanno licenziando a migliaia di operai e il valore della moneta nazionale, l'hryvnia, è crollato.

L'Ucraina è il paradigma del fallimento dell'Europa Centrale come conseguenza della crisi globale e deve metterci all'erta su quello che è sul punto di succedere negli altri paesi ex-sovietici della regione che sono membri dell'UE ma che vedono rifiutati le loro richieste di aiuto. Il primo ministro ungherese, Ferenc Gyurcsany ha messo in guardia i suoi colleghi che una "nuova cortina di ferro divida l'Europa", ma è stato inutile. Aveva richiesto un fondo speciale di 190.000 milioni di euro per proteggere i membri più deboli dell'UE, e il suo governo ha fatto circolare un documento che riportava la cifra di 300.000 milioni di euro come preventivo per coprire il vero bisogno che quest'anno per la ri-finanziazione dell'Europa centrale.

Questa cifra è uguale a quella che hanno sborsato i governi dell'Ue per ri-capitalizzare le banche oltre ad aver dato garanzie di credito per 2.5 mille milioni di euro.

Ma i crediti continuano a non arrivare alle aziende e ai privati che dovrebbero riattivare l'economia. In questo modo i paesi ricchi, cominciando dalla Germania (dove il cancelliere, Angela Merkel, affronterà le elezioni generali a settembre), negano questo carissimo salvagente ai membri più orientali, che presto dovranno dichiarare la sospensione dei pagamenti: Ungheria, Romania e i paesi baltici.

Queste nazioni sono sul punto di naufragare perché alla crisi economica mondiale si è aggiunto la caduta delle sue divise(moneta) di fronte all'euro, e si vedono impossibilitati a ridare i crediti alle banche dell'eurozona(che sono i loro principali creditori) in un momento di una forte riduzione della domanda dei suoi prodotti in Europa occidentale. Il nucleo duro dei 16 paesi che condividono l'euro (con un economia nel suo insieme tanto importante quanto quella degli Usa) ha la pretesa di salvarsi escludendo ai suoi soci più recenti. Ma le misure protezionistiche non manterranno a galla potenze come la Germania, la cui prosperità dipende dalle esportazioni a mercati che non hanno una capacità d'acquisto.

Il rischio non è solo economico, ma anche geopolitico, dato che quei soci orientali hanno vissuto la recente esperienza di rinunciare ai loro sistemi economici centralizzati e super regolati, attraversando una terapia d'urto che li ha sottomessi a grandi penurie quando avevano appena cominciato a recuperare e stabilizzarsi.

Proprio quando erano a punto di degustare il miele del capitalismo prospero, questo affonda e nega loro l'ancora di salvezza.

Il caso dell'Ucraina è da esempio e la sua stabilità è fondamentale per il continente perché la Russia non solo approfitterà del suo crollo per dominarla attraverso il suo predominio etico e linguistico nell'est e nel sud del paese, ma il Cremlino presenterà questo fallimento come paradigmatico di ciò che succede quando le economie ex-sovietiche si sommergono nel libero mercato.

L'Ue non può permettere che la crisi affoghi i suoi membri più deboli, neanche i suoi vicini orientale, perché non è sufficiente con il non saperne nulla per evitare che chi affonda, disperato, trascini anche noi nel fondo.

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