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L'europarlamento: ''No a misure eccessive contro i rom''
Di Fabrizio (del 15/03/2009 @ 08:53:23, in Europa, visitato 1251 volte)

Da Roma_Italia una segnalazione di Tommaso Vitale

Approvata la relazione dell’ungherese Kovacs (Pse) che chiede di evitare lo sgombero dei campi, puntare invece sull’edilizia sociale, favorire il microcredito, assumere i rom nel ''mercato sociale''

ROMA – No alla "pratica discriminatoria" dello sgombero degli occupanti dei campi rom e sì invece a progetti concreti di "edilizia sociale", per fare in modo che la "già drammatica situazione" della minoranza rom non peggiori ulteriormente. E’ la posizione espressa dal Parlamento europeo che invita anche gli Stati membri a considerare il rischio che "l’adozione di eccessive misure nei confronti delle comunità rom finisca per comprometterne le opportunità di integrazione". L’assemblea di Strasburgo ha approvato oggi la relazione presentata dalla deputata ungherese Magda Kosane Kovacs (Pse) nella quale si chiede una "strategia coordinata per l'inclusione dei rom nell'Ue", in modo particolare per ciò che riguarda alloggi, istruzione, assistenza sanitaria e lavoro. Il testo votato invita i governi a eliminare nei media l'odio razziale e l'istigazione alla violenza e a promuovere la creazione di posti di lavoro, la formazione e l'imprenditorialità, con vantaggi fiscali per chi assume lavoratori rom e una speciale attenzione riservata all'istruzione dei bambini e all'emancipazione delle donne. E i nuovi posti di lavoro adatti ai disoccupati rom potrebbero essere proprio quelli del cosiddetto "mercato sociale", cioè la sanità, l’assistenza domiciliare, la ristorazione pubblica e i servizi di custodia dei bambini. Una vera rivoluzione, insomma, con il passaggio dal rom percepito come ruba-bambini al rom baby-sitter.

Nello specifico, secondo l’Europarlamento per risolvere i problemi sociali ed economici della più grande minoranza dell'Unione europea serve un "approccio organico" e una "soluzione coordinata e a lungo termine" su casa, scuola, sanità e lavoro. Gli Stati membri sono invitati a "migliorare la partecipazione dei rom alle elezioni, sia come votanti che come candidati" e a riconoscere agli stessi "pari diritti sociali e politici". Sul versante del lavoro viene messa in risalto "la stigmatizzazione dei rom", ulteriormente aggravatasi col tempo e si indica la reintegrazione dei rom come un obiettivo di politica sociale per il quale è necessario "creare anche posizioni di mercato sovvenzionate": in altri termini secondo gli eurodeputati "i sussidi volti ad aiutare i disoccupati di lunga durata ad inserirsi nel mondo del lavoro non violano il principio della neutralità concorrenziale", anche se in ogni caso "sovvenzionare la creazione di posti sul mercato del lavoro per reintegrare i rom è preferibile all'erogazione di sussidi ai disoccupati strutturali". Dal Parlamento anche l’auspicio che gli Stati membri si adoperino per un rafforzamento della formazione professionale, per l’aumento dei lavoratori rom nelle pubbliche amministrazioni, per facilitare il ricorso al microcredito e per sostenere le arti e mestieri tradizionali dei rom, che potrebbero "contribuire a preservare le specificità di questa comunità e migliorarne le condizioni materiali e il livello di integrazione sociale". Quanto poi ai posti di lavoro nel mercato sociale (assistenti domiciliari, personale sanitario, badanti e baby-sitter) i deputati sottolineano che l’occupazione dei rom in questi settori "è auspicabile soltanto in un contesto di accettazione sociale".

Attenzione anche al mondo della comunicazione: il parlamento invita gli stati a prendere opportuni provvedimenti "per eliminare l'odio razziale e l'istigazione alla discriminazione e alla violenza contro i rom nei mass media e in ogni forma di tecnologia della comunicazione" e chiede di ideare e attuare progetti volti a combattere gli stereotipi negativi contro i rom a tutti i livelli. La conservazione della lingua, della cultura e delle attività tradizionale è indicata come un "valore europeo", anche se viene rifiutata la definizione di "nazione europea senza Stato".

Quanto all’istruzione, il parlamento rileva la tendenza dei bambini rom ad abbandonare precocemente la scuola, ma critica anche i sistemi d’istruzione, definiti "selettivi" e incapaci di fatto di attenuare le disparità fra gruppi sociali. Una particolare attenzione è riservata poi alle donne, al loro livello di istruzione e di accesso al mondo della formazione professionale e del lavoro autonomo: in tal senso i programmi della Ue dovranno puntare – secondo il parlamento – "all'emancipazione individuale dalle gerarchie tradizionali e all'indipendenza socio-economica dei membri delle comunità rom". Dall’Europarlamento arriva infine agli Stati la raccomandazione di tener conto dei movimenti sociali, sindacati e associazioni non governative che rappresentano i rom e i loro interessi e la proposta della creazione di un Forum a livello Ue in cui tali realtà possano consultarsi per l'elaborazione degli orientamenti e lo scambio di buone prassi. (ska)
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