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Svezia
Di Fabrizio (del 24/08/2008 @ 09:10:26, in casa, visitato 2837 volte)

caro Fabrizio, ti segnalo questo articolo pubblicato sul Venerdì di "Repubblica" del 22 agosto: Dopo i mobili, ecco le case da montare.
Potrebbe diventare un sistema interessante non solo per Rom e Sinti stanziali ma anche per tutti noi!
ciao, Maria Grazia Dicati

Dopo i mobili, ecco le case da montare. Ma comprarle è una lotteria. di Riccardo Staglianò
Costruite con criteri ecologici e democratiche, si assemblano in un giorno, hanno tutti i comfort e prezzi competitivi. Nate in Svezia, ma arrivate anche in Gran Bretagna, sono richiestissime. Tanto che, per acquistarne una, bisogna partecipare a una riffa

Vivere in una casa Ikea nel senso dei muri, non dei mobili. Dal contenuto al contenitore è un trasloco anche linguistico. E infatti, entrando in questi sessantadue metri quadrati inondati di luce con il Baltico che scintilla in lontananza, non ti senti intrappolato nelle pagine del catalogo dell’arredamento globalizzato.
La teoria di base è la stessa: bel design a prezzi accessibili. Ma la prassi è diversa e ognuno di questi Bo Klok (in svedese «vivi con intelligenza»), i prefabbricati più insospettabili e affascinanti del mondo, fa storia a sé.

«Solo la cucina e un paio di pezzi sono Ikea» spiega la biondissima Joanna, al quarto mese di gravidanza, mostrandoci le tre stanze, «tutto il resto l’abbiamo comprato altrove». «Più bellezza per tutti» è sempre stato il programma estetico-elettorale del fondatore Ingvar Kamprad. Che nel ‘96 ha deciso di traslare la sua filosofia nell’edilizia. E, invece di chiedere agli architetti da che parte cominciare, ha interpellato l’ufficio statistico nazionale. Kamprad ha scoperto così che nelle grandi città i due terzi delle famiglie (oggi a Stoccolma sono l’85 per cento) erano formate da una, due, massimo tre persone. Cosicché le abitazioni in circolazione, ancora concepite per una natalità subequatoriale, risultavano grandi, inabbordabili, vuote. «Il passo successivo» spiega Martina Holtz, che lavora nel team dei designer che perfezionano le varie soluzioni abitative, «era fissare il prezzo giusto. Abbiamo scelto come salario di riferimento quello di un’infermiera con un figlio a carico. Dai nostri calcoli l’affitto che può permettersi senza troppi sacrifici è oggi di 550 euro». Ovvero la cifra che un inquilino di una Bo Klok base, cinquanta metri quadrati, deve pagare per una specie di super-condominio che comprende luce, acqua e tutto il resto. Oltre ai 50 mila euro iniziali per comprare la proprietà dell’edificio. Ci sono poi i tagli da 62, 73 e 144 metri, con un tariffario che cresce di conseguenza. «A ciascuno secondo i propri bisogni, da ciascuno secondo le proprie capacità»
sembra il sottotesto di un sistema che ricorda più una lezione in socialdemocrazia scandinava che in urbanismo.

Nei mesi scorsi le casette in legno sono sbarcate anche in Gran Bretagna, un centinaio di appartamenti sui 3500 assemblati in totale, a Gateshead, vicino a Newcastle. «Ci espanderemo anche nel resto d’Europa» dice Holtz, «ma abbiamo bisogno di partner immobiliari locali. Dall’Italia sono arrivate varie offerte, ma siamo ancora in una fase di perlustrazione».
I Bo Klok non sono prefabbricati che compri e metti dove vuoi...

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