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Ospedale di Pesaro rifiuta paziente Rom malata di cancro
Di Fabrizio (del 23/07/2008 @ 11:36:42, in Italia, visitato 1997 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Pesaro, 22 luglio2008 NOMADI/PESARO: AL SAN SALVATORE MEDICI RIFIUTANO CURE A DONNA ROM MALATA DI CANCRO CEREBRALE PERCHE’ SENZA DIMORA

GRUPPO EVERYONE CHIEDE L’INTERVENTO DEL MINISTRO DELLA SALUTE SACCONI

Questa mattina Mia Copalea, romena di etnia Rom, si è recata con il figlio Ionitz Ciuraru presso l’Ospedale San Salvatore di Pesaro per richiedere una visita medica urgente e un eventuale ricovero in seguito a fortissimi dolori alla testa che da giorni la tormentano, dovuti a un cancro al seno con metastasi cerebrale. Mia ha subito un delicato intervento alla testa a Milano qualche mese fa, prima di trasferirsi a Pesaro con la famiglia, dove non ha trovato altra sistemazione che un edificio abbandonato. Il Gruppo EveryOne, che assiste la donna e i familiari da alcuni mesi, e sta cercando di mettere a punto, in concerto con le istituzioni locali, un programma di inserimento del nucleo familiare con la collaborazione del sindaco Ceriscioli Luca e di Opera Nomadi Pesaro, aveva contattato il professor Antinori, primario di pronto soccorso del San Salvatore, che si era premurato di far prendere in cura immediatamente la donna, vista la gravità della sua situazione. Mia Copalea, recatasi al distaccamento oncologico presso la dottoressa Baldelli, cui la donna era stata affidata, si è vista chiudere le porte in faccia dal distaccamento ospedaliero perché priva di una residenza. "Pur avendo i nostri documenti romeni, hanno impedito il ricovero di mia madre perché qui a Pesaro non ha una casa presso cui prendere la residenza. Si sono rifiutati di farci anche una semplice ricetta medica per prescriverle le medicine più urgenti che le servono per combattere il cancro e il mal di testa" ha spiegato al Gruppo EveryOne il figlio Ionitc. "Le hanno detto, in alternativa" ha continuato "che per poter avere una visita oncologica deve spendere non meno di 3-400 euro".

"Questa è una delle tante battaglie per cui ogni giorno ci troviamo a doverci scontrare con aziende sanitarie, autorità di forza pubblica e istituzioni locali" commentano i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. "Questa mattina all’ospedale San Giovanni di Dio di Firenze abbiamo dovuto minacciare un’azione giudiziaria europea perché una giovane donna rom venisse dimessa assieme alla sua bambina appena nata, proprio perché l’azienda sanitaria, i medici e gli operatori sanitari si rifiutavano di lasciare la bambina in consegna alla madre a causa dell’impossibilità di quest’ultima di avere una fissa dimora in Italia. Ciò che sta avvenendo nel nostro Paese" continuano gli attivisti "è sintomo di una completa ignoranza delle norme europee che tutelano i cittadini comunitari e in particolare il popolo Rom, anche dal punto di vista socio-sanitario. Quanto poi al caso di Mia, ricordiamo che il giuramento di Ippocrate impone la cura di un individuo a ogni medico, indipendentemente dalla sua condizione personale e sociale".

Il Gruppo EveryOne si appella al ministro della Salute Maurizio Sacconi affinché intervenga nell’immediato presso il distaccamento oncologico del San Salvatore di Pesaro per far sì che Mia Copalea possa essere accolta al più presto nella struttura ospedaliera, beneficiando di tutte le cure necessarie, come ogni altro essere umano. "Mia sta male" concludono Malini, Pegoraro e Picciau "e ci auguriamo che almeno il Ministro possa avere compassione di quanto di terribile sta colpendo questa famiglia, come moltissime altre nel nostro Paese che non hanno la possibilità di un alloggio e di un lavoro a causa della discriminazione".

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