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Kossovo
Di Fabrizio (del 21/06/2005 @ 03:22:02, in casa, visitato 3679 volte)

Grazie alla collaborazione di Karin Waringo e di Valery Novoselsky, l'appello contro i rimpatri forzati in Kossovo è ora in 7 lingue:

  • italiano
  • inglese
  • tedesco
  • francese
  • serbo
  • albanese
  • romanès

per firmare online basta collegarsi al link http://www.sivola.net/download/kossovo.htm La petizione è stata ripresa da tutto il network europeo.

Ora, si sa, una firma non si nega a nessuno. Poi (si sa anche questo) una firma non significa molto, a meno che non si riesca a raccoglierne tante. Il fatto che la petizione possa circolare in tutta Europa, è un vantaggio innegabile.

Quindi, pigrizia a parte, quale può essere l'impedimento a firmare? Dal "basso" della mia esperienza, penso che un grosso problema potrebbe essere la fama di bugiardi e di vittime che i Rom si portano appresso. Insomma: farebbero finta di essere scappati dal Kossovo, mentre in realtà la regione è un'isola di pace e progresso. Il fatto che solo un anno fa, il Kossovo per tre giorni sia stato scosso alle fondamenta di una colossale caccia all'uomo, che tuttora le forze UNMIK non assicurino la sicurezza degli abitanti, sarebbe una gran menzogna.

Cicciosax nel suo Burekeaters, azzarda l'ipotesi che si stia procedendo al rimpatrio forzato dei richiedenti asilo, per pura convenienza politica: dimostrare che il Kossovo è finalmente pacificato e che sono maturi i tempi per iniziare i negoziati sullo status della regione.

Ma, se davvero anche lui fosse vittima di un'allucinazione collettiva, e in realtà il Kossovo non avesse niente di meglio da fare che aspettare il ritorno dei suoi rifugiati?

Direi: dimentichiamo tutte le storie così zingare e strappalacrime sulle persecuzioni, gli incendi, le cacce all'uomo... proviamo un approccio razionale e per niente sentimentale. Ho cercato informazioni sulla mailing list Kosovo_Roma_News, una fonte documentata che spesso riporta articoli della stampa estera. I Rom della diaspora kossovara sono tra i 100 e i 120.000, e questo è il paese che sarebbe pronto a riprenderli:

  • MITROVICA: E' una lunga storia: nella città che l'anno scorso s'è spaccata in due tra Serbi nella zona nord e Albanesi in quella sud, il quartiere Rom è stato il primo a farne le spese. Dato alle fiamme e poi sgomberato armi in pugno. Gli abitanti si sono rifugiati in un campo profughi nella zona nord. Il campo profughi sorge su una discarica di materiale tossico. Se va bene, i Rom che sopravvivono potranno lasciarlo tra settembre e inizio anno prossimo.
  • NOVI PAZAR: un immondezzaio ospita da sei anni 22 famiglie di profughi Rom. Ogni tanto le baracche prendono fuoco. Ultimamente, le tubature che portano l'acqua al campo sono state sabotate da ignoti vandali. Le famiglie sopravvivono grazie agli aiuti della Croce Rossa. D'accordo con la giunta comunale e l'UNHCR, si sta progettando per trasferire le famiglie in un posto meno insano della discarica. A tale scopo sono già pronte 24 tende. In seguito, il governo svedese si è incaricato di fornire dei container come soluzione a medio termine.
  • BERANE (Montenegro): il campo profughi ospita 200 Rom ed Egizi, rifugiati interni e dal Kossovo. Le autorità hanno comunicato che il campo sarà sgomberato e le famiglie dovranno trovare un'altra sistemazione. La situazione si era già presentata l'anno scorso, ma la Caritas era intervenuta coprendo le spese di gestione del campo. Ora non può più farlo, e il governo montenegrino, che già patisce l'embargo occidentale, ha problemi anche nel trovare una sistemazione per i propri profughi interni.
  • BELGRADO: Nella repubblica Serba i problemi sono simili a quelli del Montenegro. Sono 200.000 i profughi dal Kossovo. Durante un'indagine svolta dallo stesso capo dell'UNMIK, Soren Jesen-Petersen, molti dei profughi kossovari di Gnjilane hanno mostrato foto e documenti delle loro proprietà. Nella sola capitale, ci sono oltre 100 accampamenti illegali. Il più grande consta di 250 baracche sulla riva sinistra della Sava, che ospita 2000 Rom. L'accampamento è in via di demolizione.
  • ISTOK: 28 famiglie (60 componenti in totale) di Rom erano tornate in città, fidandosi delle "garanzie dell'UNMIK che le loro case sarebbero state ricostruite a breve. I fondi erano già stati stanziati. Ma a distanza di mesi, i lavori non sono iniziati e le famiglie sono ospitate in un campo profughi, senza libertà di movimento. Movimento o no, la Serbia ha già fatto sapere di non essere disposta a riprendersi quei rifugiati.

Questa è l'attualità impietosa del Kossovo. Sono solo gli ultimi aggiornamenti, l'elenco sarebbe più lungo. Come sia possibile un ritorno e chi siano i bugiardi, decidetelo voi. Nel caso leggete la petizione e firmate per non farvi prendere in giro.