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Di Fabrizio (del 25/07/2005 @ 21:19:03 in Europa, visitato 3416 volte)
da EUMC’s quarterly magazine Equal Voices
EUMC (European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia) intervista le due Romnià elette nel Parlamento Europeo
Con l'allargamento della Comunità Europea, nel Parlamento sono entrate facce fresche con nuove idee. Tra loro, due parlamentari ungheresi della minoranza Rom. In questa intervista con EUMC, Lívia Járóka (Partito Popolare Europeo / Democratici Europei) e Viktória Mohácsi (Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa) spiegano come intendono agire perché l'agenda politica europea si occupi delle tematiche rom. Il 28 aprile 2005 hanno ottenuto il loro primo successo: il Parlamento Europeo ha adottato la sua prima risoluzione sui Rom nell'Europa allargata (vedi alla fine dell'intervista). Entrambe ne sono promotrici.
Interview of Lívia Járóka (LJ) and Viktória Mohácsi (VM) by Andreas Accardo (AA)
AA: Come uniche due rappresentanti dei Rom, siete una eccezione tra i 732 eletti al Parlamento Europeo. Com'è sono stati questi primi mesi a Bruxelles e Strasburgo?
LJ: All'inizio, ingenuamente, pensavo che in un'istituzione pan-europea di tale livello, tutti sarebbero stati sensibili e interessati alle tematiche Rom. Invece, ho trovato che il dibattito si era trascinato per 10 anni senza alcuna novità, senza collaborazione da parte Romo delle associazioni dei diritti civili. I politici mancano di un approccio sistematico, e si muovono reagendo agli impulsi che arrivano dai mezzi di informazione. Rimane un gran lavoro da svolgere: definire una strategia globale e un'agenda per i prossimi 10 anni. Così, prima dei tutto, ho dovuto rendermi conto che i progressi sarebbero stati lenti e i cambiamenti non sarebbero stati facili. Così, anch'io ho dovuto mutare strategie, approcciare persone differenti per nuove alleanze.
VM: Sono arrivata al Parlamento, perché non ero soddisfatta di come venivano affrontati in Europa questi temi. Intendevo fare pressione sulla Commissione, sulle differenti istituzioni e ai diversi livelli politici del Parlamento. L'Europa deve agire contro la segregazione scolastica, la discriminazione sul lavoro, la "ghettizzazione" delle comunità, e assicurare che il suo sistema legale protegga tutti, Rom inclusi. Dopo qualche mese che sono nel Parlamento, sento che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. All'inizio, i miei colleghi di partito pensavano che gli argomenti che portavo fossero in "competizione" con altre importanti fonti di preoccupazione: diritti umani, libertà economica e giustizia sociale. Ora capiscono che le tematiche Rom sono una parte del tutto. Li ho sentiti affermare di vergognarsi per non aver considerato il tema dei Rom nei loro precedenti rapporti, dichiarazioni, risoluzioni ecc.
AA: Quali sono le priorità per l'Unione Europea e gli Stati Membri nell'affrontare la discriminazione contro i Rom?
LJ: Per quanto mi riguarda, è la segregazione scolastica, di cui si sta occupando Viktória. In secondo luogo, la discriminazione nelle istituzioni sanitarie e la mancanza di accesso ai servizi socio-sanitari, che si aggiunge alla cattiva situazione socio-economica dei Rom. Il terzo aspetto è il lavoro; qui non si tratta di segregazione, ma proprio di mancanza totale di sbocchi. Per terminare, quello che mina ogni contatto tra Rom e società maggioritaria è la mancanza di adeguate condizioni di vita e abitative. Circa il 40-50% dei Rom vive in totale segregazione, anche nell'Europa Occidentale. Gli accampamenti non hanno acqua corrente, elettricità, gas, presidi medici o di polizia.
VM: Come diceva Lívia, sto affrontando primariamente la questione della segregazione scolastica. Posso aggiungere il tema delle sterilizzazioni forzate, tuttora irrisolto. La difficoltà è nel dimostrare che alla base ci sono motivazioni razziste, se non addirittura criminali. Il personale medico nega il atto che le sterilizzazioni avvengano senza consenso delle interessate. Portare questi casi in tribunale è molto difficile.
AA: La discriminazione contro i Rom e la necessità di migliorare le loro condizioni di vita sono spesso indicate come specifiche per i "nuovi" Stati Membri, piuttosto che per la "vecchia" Europa dei 15. E' giustificata questa divisione tra Est ed Ovest Europa?
LJ: Certamente no. Tra i tanti fraintendimenti difficili da demistificare, c'è anche questo. Grecia, Spagna, Portogallo presentano le stesse situazioni. In generale, da parte di tutti gli Stati Membri c'è riluttanza ad ammettere che la situazione è simile.
VM: La differenza è che nei nuovi Stati Membri, ci sono più ONG coinvolte. Questo perché lì sono più evidenti le brutalità poliziesche, le favelas, la mancanza di accesso ai servizi sanitari e scolastici. Però, questi casi ci sono in tutta Europa.
AA: Quali sono gli effettivi strumenti della politica per migliorare la situazione dei Rom?
VM: I politici nei governi degli Stati Membri hanno iniziato a sviluppare politiche e progettispecifici. Per esempio, in certe aree dove la disoccupazione Rom raggiunge il 90%, sono implementati cosrsi di formazione e di avviamento al lavoro, con particolare attenzione alle generazioni più giovani. Di solito questi progetti - che sono anche costosi - hanno un minimo impatto. Al termine del progetto, sono in pochi quelli che hanno trovato lavoro e la situazione rimane la stessa. Secondo me, per ottenere risultati più concreti, occorrerebbe che fossero affiancati a un'effettiva politica antidiscriminatoria. L'approccio migliore sarebbe assicurare un trattamento paritario ai Rom in cerca di lavoro. Per questo, si deve superare il concetto di "programmi o progetti speciali" e concentrarsi sui modi per combattere le discriminazioni. Sono fermamente convinta che le radici del problema siano nei manifesti sentimenti anti Rom. Solo combattendo le discriminazioni possiamo sperare di migliorare la situazione.
LJ: Le politiche "generaliste" e le misure per migliorare la scolarizzazione, l'impiego, la sanità e le condizioni di vita sono estremamente importanti. Un tempo, i problemi Rom venivano catalogati come questioni socio-economiche, è tempo che diventino parte dell'approccio politico generale. Le questioni culturali e di identità possono essere affrontate con un approccio particolare. [...]
VM: La mia esperienza è che i governi spesso sviluppano programmi di cui alla fine le comunità Rom non beneficiano. Per esempio, in Ungheria nel periodo prima dell'ingresso in Europa, i progetti PHARE erano rivolti a diminuire il numero dei bambini Rom nelle scuole speciali. Viceversa, ora le politiche dei "progetti pilota" tendono ad investire forti somme, ma per mantenere quei bambini nelle scuole differenziali. Dobbiamo cambiare questo approccioe assicurare invece che i Rom abbiano uguali opportunità di accesso al normale sistema educativo. Piuttosto, c'è necessita di programmi appositi per favorire l'accesso ai servizi di base. Secondo il mio punto di vista, interventi mirati sono: censimento e controllo di quanti bambini Rom siano confinati nelle scuole speciali, supporto finanziario alla scolarizzazione di base e riforme legali. In altre parole: azione mirata della politica contro la discriminazione. Se queste pratiche discriminatorie non verranno più permesse, allora i Rom accederanno naturalmente a un'istruzione di qualità.
AA: State dicendo che non c'è una sufficiente conoscenza sulla situazione dei Rom, e che quindi le misure prese non sono efficaci a combattere la discriminazione e l'esclusione sociale?
VM: Non ritengo che la mancanza di conoscenza sia per forza una questione chiave. La società deve imparare a non discriminare e a non lasciare spazio ad azioni razziste. Nella scuola, sul posto di lavoro o nelle altre sfere della vita pubblica.
LJ: La maggior parte dei politici europei non presta attenzione alla situazione reale dei Rom. Ne hanno un'immagina stereotipata che non corrisponde alla realtà. Sono stupita e contrariata di quanta poca volontà politica ci sia nel capire le difficoltà affrontate dai Rom. I politici preferiscono accettare l'immagine esotica degli "Zingari"; sono contenti di aver a che fare con le tematiche legate alla loro cultura, ma mostrano una totale inadeguatezza a capire cosa significhi "veramente" essere Rom nell'Europa del 2005. Le conoscenze e i dati a disposizione non sono sufficienti a rettificare tutti quei vecchi stereotipi che continuano a circolare nella politica e nella vita di tutti i giorni. Questo gap ci impedisce di approntare politiche efficaci. [...] Esiste una forbice enorme tra le ambizioni e la realtà: così come le leggi antidiscriminazione non garantiscono automaticamente il cessare delle discriminazioni. Un'altra colpa della Commissione è stata di non chiarire adeguatamente che lo sviluppo delle legislazioni antidiscriminazioni esistenti, è più importante di scriverne di nuove.
VM: La stessa Direttiva per l'Eguaglianza Razziale non è dettagliata. All'inizio, alcuni Stati Membri eranodell'opinione che la loro costituzione fosse sufficiente a garantire l'uguaglianza. Sono leggi che esistono da anni, ma la discriminazione permane. Ecco perché dev'essere data attenzione al loro sviluppo. Per esempio, nei casi di discriminazione, adottare quanto già la legge stabilisce, per proteggere i diritti di tutti i cittadini, Rom oppure no.
AA: Ci sono speranze?
LJ: Sì, quando si verificherà una spinta più forte nelle politiche antidiscriminazione nelle aree della scuola, del lavoro, della casa e della sanità. Manca in questo senso la volontà, se si escludono alcune OnG e forse noi due. Quello che vorremmo vedere nel lungo termine è: più impiego per i Rom nelcontesto della strategia di Lisbona; non discriminazione sul posto di lavoro, assistenza da parte dei governi; monitoraggio degli Stati Membri da parte della Commissione. Tutto questo rimane sinora un'illusione, perché alle azioni positive intraprese manca la continuità.
VM: L'unica speranza per i Rom europei è che la loro fiducia nell'Unione Europea sia ben riposta. Un recente sonfdaggo in Ungheria chiedeva agliintervistati se si sentissero cittadini ungheresi piuttosto che europei. I risultati mostrano che i Rom intervistati hanno rispoto europei in maggioranza. Hanno perso la fiducia nel governo nazionale, perché spesso la loro fiducia è stata malriposta. Oggi continuano ad essere discriminati nella vita di tutti i giorni e in ogni sfera della società. Sono qui per esserci quando saranno cittadini europei pari agli altri e fieri di esserlo.
La risoluzione del Parlamento Europeo sui Rom: I 28 aprile 2005, è stata adottata una risoluzione unitaria sui Rom in Europa. Vi si nota come "soffrano discirmizione razziale e in molti casi siano soggetti a severe discriminazioni strutturali, povertà ed esclusione sociale". La risoluzione evidenzia anche le difficoltà quotidiane come gli attacchi razzisti, i discorsi discriminatori e razzisti, gli attacchi fisici dei gruppi estremisti, gli sgomberi illegali e i comportamenti polizieschi dettati a antiziganismo e romanofobia. Il Parlamento richiede una rapida integrazione economica, sociale e politica dei Rom; e sprona il Consiglio, la Commissione e gli Stati Membri al riconoscimento dei Rom come minoranza nazionale e al miglioramento della loro situazione.
Di Daniele (del 16/05/2006 @ 10:39:04 in Europa, visitato 2481 volte)
6 maggio 2005, di Otto Pohl - riassunto
Gli zigani ottengono uno strumento legale nella lotta per i diritti.
Miskolc, Ungheria – Per i zigani dell'est Europa, come Agnes Krappai, la vita
sembra non migliorare mai. Lei vive in una zona povera di questa città
ungherese, in una casa senza acqua corrente.
Il suo vicino lava un tappeto in strada, riuscendo a fare uscire acqua da un
pozzo con la pompa a mano. "Č una crisi costante, se c'è una cosa simile", dice
la signora Krappai.
Ma adesso alcuni leader dei zigani, o rom, stanno pensando ad un nuovo modo
per cercare di ottenere l'uguaglianza: la lotta per i diritti civili dei neri
americani. Sempre più, i rom stanno sollecitando di garantire i loro diritti, e
fanno ciò dove pensano che avranno la migliore possibilità di riuscita – tra i
nuovi membri est europei dell'U.E. e quelli che stanno cercando di influenzare
l'Europa occidentale con interpretazioni rigide delle loro nuove leggi
antidiscriminatorie.
La strategia dei rom è stata ricompensata in ottobre, quando una corte
bulgara per il distretto di Sofia si pronunciò a loro favore in un caso di
segregazione a scuola. "Questa è Brown contro il Ministero dell'educazione in
Europa", ha detto Dimitrina Petrova, direttore esecutivo dell'European Roma
Rights Center, ricordando la delibera del 1954 della Suprema corte secondo la
quale il sistema ufficiale del "separato ma uguale" della segregazione razziale
nella scuola era incostituzionale.
"Questo è un puro modello americano", ha detto la signora Petrova, il cui
gruppo ha proposto l'azione legale. "Non è un diritto se non puoi difenderlo in
una corte di giustizia".
Un appello è in corso, ma il governo bulgaro ha già iniziato ad emanare
cambiamenti nella politica statale dell'educazione, e la fondazione Romani Baht,
il gruppo bulgaro per i diritti che ha discusso il caso, ha detto che sono stati
programmati altri 50 casi di segregazione scolastica in autunno.
Nel 2002, la fondazione ha proposto un'azione legale contro un bar di Stara
Zagora, Bulgaria, per aver rifiutato di servire un rom.
La fondazione ha vinto, e da allora ha intentato azioni legali contro i
proprietari di night club, ospedali e altre società, accusandoli di rifiutare
riassumere o di servire i rom.
I casi citati di leggi antidiscriminazione emanate per preparare la Bulgaria
ad entrare nell'U.E., che spera di fare l'anno prossimo.
Alcuni di quelli che lavorano in nome dei rom dicono che questi sforzi
offrono un modello per aiutare altri gruppi che combattono la discriminazione.
Gorge Soros, il miliardario che è uno dei più grandi benefattori dei gruppi
per i diritti dei rom, promette che "tale sforzo sarà fatto con le minoranze
musulmane" d'Europa una volta che le conquiste dei rom siano state garantite.
Comunque, la legge europea è basata sulla legge civile, il che significa che
una decisione della corte non diventa automaticamente legge dello stato – e che
le vittorie in tribunale ottenute nelle campagne di vertenze strategiche, non
hanno necessariamente effetti di ampia portata.
Ancora, Panayote Dimitras, direttore esecutivo del settore Grecia
dell'Helsinki Monitor, un gruppo per i diritti umani che opera anche nei balcani,
ha detto di aver citato sentenze della corte dall'Europa orientale nei casi rom
in Grecia.
La sig.ra Petrova ha detto di sperare che le conquiste fatte nell'Europa
dell'est si diffondano anche nell'Europa occidentale, dove i rom combattono per
i loro diritti.
Gli sforzi dei rom vanno oltre le sfide legali. A dicembre, Gyorgy Macula, un
giovane ufficiale della polizia di Budapest, ha fondato l'Associazione della
polizia rom a Budapest. Egli l'ha modellata sulla Associazione della polizia
nazionale nera, un'associazione fondata in Illinois nel 1972 per aiutare gli
ufficiali neri negli Stati Uniti a combattere le pratiche di imposizione della
legge razzista e creare una relazione più positiva con le comunità minoritarie.
Per la prima vota, c'è anche una rappresentanza rom a Bruxelles. Dopo
l'ingresso dell'Ungheria nell'U.E. nel 2004, ha eletto due rom nel parlamento
europeo.
Ancora non c'è un movimento unitario rom e non c'è un leader come il Rev. Dr.
Martin Luther King Jr. ad aiutare a crearne uno, né figure galvanizzanti come
Malcolm X o Rosa Parks.
E non tutte le cause legali hanno successo. La Corte europea per i diritti
umani a Strasburgo ha bocciato la causa di 18 bambini rom cechi non
handicappati.
Le stime sono che più del 75% di bambini rom nella Repubblica ceca sono messi
in scuole speciali. L'azione legale è stata ripresentata.
Si dice che i rom siano emigrati dall'India in Europa più di 1000 anni fa,
portando modi nomadi, pelle scura, cultura insulare e strani costumi che hanno
spianato la strada per una marginalizzazione permanente.
I nazisti consideravano i rom una razza inferiore, raggruppandoli con ebrei e
i disabili, e ne uccisero mezzo milione nei campi di concentramento nella II
guerra mondiale.
Anche oggi, molto resta oscuro a proposito dei rom. Non c'è accordo neanche
sul loro numero in Europa. Stime li collocano fra i 7 e i 15 milioni, e dal 5 al
10% della popolazione in molti Paesi dell'Europa orientale.
In Ungheria, la lotta per abolire la segregazione razziale nelle scuole è
arrivata qui a Miskolc, una delle regioni più povere dell'U.E.
Andras Ujlaky, presidente della fondazione per le opportunità per i bambini,
un'associazione ungherese che si interessa della scolarità dei rom, recentemente
ha visitato qui i leader della comunità rom per discutere l'integrazione di una
scuola nelle vicinanze di una gran quantità di squallidi edifici dove vive la
sig.ra Krappai. Il sig. Ujlaky ha bevuto il caffé mentre mentre si sedeva su un
divano consunto nella piccola, pulita casa di un leader della comunità e ha
parlato dei progetti per i bambini per rifiutare di essere messi nella scuola di
tutti i rom.
Se i bambini hanno difficoltà per il trasporto, ha detto, pensa di intentare
un'azione legale per discriminazione, sperando di sollecitare un riesame
procedurale che chiuderebbe la scuola per soli rom.
"Ora che la legge è fatta dovremmo usarla", ha detto il sig. Ujlaky.
Di Fabrizio (del 27/06/2006 @ 10:35:15 in scuola, visitato 3019 volte)
Da maggio scorso, sono apparsi sui media statunitensi, in particolare quelli diretti verso i lettori europei, una serie di articoli che paragonano la lotta dei negri americani negli anni '60 a quella dei Rom nell'Europa del 2000. Ora è la volta di Dzeno, sempre attenta ai suggerimenti e alle tattiche provenienti da oltreoceano. Articolo precedente.
23. 6. 2006 - I Rom mutuano le tattiche delle lotte per i diritti civili. per ottenere uguali opportunità nell'accesso alla scolarizzazione e nuove opportunità per i loro figli
OSTRAVA, Repubblica Ceca - Siamo nei pressi di un insediamento-ghetto, una ragazza con un ventaglio di plastica in testa, balla sulla porta di una casa diroccata. Fluttua all'interno, una scintilla nel buio, libera per ora dalle statistiche che predicono che si svilupperà in una giovane madre sposata ad un uomo con "più residuo di stoffa che monete nelle tasche".
All'appartamento al secondo piano, Berta Cervenakova auspica un futuro migliore per la sua famiglia. Nikola, suo figlio di 17 anni, è uno dei 18 che ha accusato il governo di segregazione scolastica. I ricorsi anti-discriminazione sono parte della nuova generazione di Rom, per contrastare generazioni di pregiudizi in tutta l'Europa dell'Est con tattiche mutuate dai movimenti civili U.S.A.
"Se non si trattasse di razzismo, perchè mia figlia è stata destinata a una scuola differenziale?" chiede Cervenakova, nella sua cucina decorata con pentole riempite di fiori di plastica. "Il sistema ha fallito. Vogliamo i colpevoli".
Il caso ceco e altri simili in Bulgaria e Ungheria sono la prova lampante dei persistenti pregiudizi affrontati dai Rom, e scoprono gli stili di vita che hanno contribuito alla povertà diffusa nella comunità e la sua scarsa voce politica. Durante il comunismo, i Rom beneficiavano di un sistema che offriva pari condizioni lavorative, a fronte però di un'istruzione di "secondo livello" che non li ha preparati ai fervori capitalistici e ai pregiudizi seguiti al crollo del muro di Berlino.
"Questi casi discriminatori si ispirano all'esperienza americana" afferma Dimitrina Petrova, direttrice esecutiva di European Roma Rights Center, che segue gli sviluppi cechi. La sua organizzazione vuole modellarsi su come i neri negli Stati Uniti usarono i tribunali, incluso il caso Brown v. Board of Education oltre 50 anni fa, per promuovere il cambiamento sociale.
Scopo dei gruppi Rom, come per la minoranza degli studenti nel Kansas del 1950, è di vincere la causa che obblighi il governo nazionale a rafforzare le leggi anti-discriminatorie.
E' una strategia nuova in un'Europa più incline a cercare protezione nei parlamenti. Azioni iniziate nell'ex blocco sovietico, perché i diritti umani e il multiculturalismo incontrino le richieste di adesione all'Unione Europea.
Il caso sollevato contro la Repubblica Ceca, portato dal gruppo di Petrova dopo la scoperta che gli studenti Rom sono 27 volte di più esposti alle scuole differenziali, viene rivolto al giudizio finale della Corte Europea dei Diritti Umani. Lamenta che il governo Ceco ha storicamente deviato i Rom verso scuole differenziali, basandosi più su criteri etnici che sull'abilità intellettuale. Il tribunale inizialmente ha stabilito che gli studenti Rom hanno subito un trattamento impari, ma ha rifiutato di ammettere che a questo corrispondesse un'attitudine intenzionalmente discriminatoria.
Le autorità ceca hanno preso conoscendo del problema e iniziato a fare cambiamenti.
"Abbiamo iniziato ogni discussione possibile su come integrare i bambini Rom," dice Ondrej Gabriel, portavoce del Ministro dell'Educazione, che rimprovera i Rom per non insegnare il Ceco ai loro figli. Ci sono nuove classi di lingua prescolari espressamente per i Rom, e nelle classi sono stati posti specialisti Rom.
I critici affermano che i Rom sono più portati degli altri per finire in classi con problemi di apprendimento.
"Si limitano a ridipingere i segni" dice Kumar Vishwanathan, a capo di Life Together, organizzazione anti-discriminazione di Ostrava, dove si sima abitino 30.000 dei 250.000 Rom del paese. "Come mai non si integrano questi bambini? Il sistema scolastico congela questa comunità e li tiene lontani dal progredire."
Libuse Soukalova, direttrice di una scuola dell'obbligo per bambini con problemi d'apprendimento, dice che in 27 anni come educatrice, non può nominare un solo Rom che abbia avuto una storia di successo. Nel 2005, il 25% degli studenti Rom ha completato la scuola primaria, confrontato col 73% degli studenti etnicamente cechi. Soukalova aggiunge che ogni anno 30 dei suoi studenti Rom iniziano le superiori, e due la terminano.
"I loro bambini non frequentano la scuola d'infanzia, e i loro genitori non prestano grande attenzione all'educazione" continua, aggiungendo che ogni studente nella sua scuola affronta un test psicologico ed attitudinale. "Non conoscono le cose che sanno i loro coetanei cechi."
I Rom, che si pensa migrarono dall'India oltre 1.000 anni fa, a lungo hanno vissuto ai margini della società europea. Lavorando come stagnaie musici, lavoratori a giornata e come zappatori, inizialmente si spostavano in carovane attraverso le foreste. Sono stati visti stereopaticamente come ladri e bugiardi, e spesso visti più come artisti che pragmatici. I nazisti li accusarono di inferiorità razziali, e ne uccisero circa 500.000 nei campi di concentramento.
Si stima che siano tra gli 8 e i 15 milioni i Rom sparsi nell'Europa Centrale e Orientale. L'ampia discrepanza dei numeri è dato dal fatto che molti negano la loro appartenenza per paura di persecuzioni. Ad esempio, nella Repubblica Ceca il Difensore Pubblico dei Diritti, che indaga sulle violazione delle libertà civili, dice che anche recenti rapporti al tempo della Guerra Fredda, le donne Rom furono sterilizzate "in maniera illegale o per motivi inappropriati" (vedi articolo precedente).
Il caso venne alla luce nel 2004 quando 10 donne Rom lamentarono di non essere state informate sulle conseguenze della sterilizzazione. La pratica faceva parte di una politica non esplicitata nell'era comunista, per prevenire il "rischio sociale" di un alto tasso di natalità tra i Rom. Il difensore pubblico ha scoperto che questa attitudine persiste negli ospedali e che "la società ceca deve affrontare questa realtà."
I Rom furono portati ad Ostrava dopo la II guerra mondiale, per lavorare nelle miniere di carbone e negli impianti chimici. Il cielo era una ua visione granulosa di promessa, sibilante per i vapori, il fumo e gli effluvi nocivi. Ma ancora i locali si siedono sui gradini della cupola di san Venceslao, scolando birra e ascoltando i colpi di mazza delle macchine. Il museo cittadino è poco frequentato e si mormora "I fine settimana ormai sono morti. Non funziona più niente."
Ai margini di Ostrava, oltre le fabbriche saccheggiate e il groviglio della ferrovia, su Cervenakova e sua figlia Nikola e i loro soprammobili, molte ragazze ripetono la storia dei loro avi: ricevendo educazione che le quqalificano per lavori come aiuto cuoche e tuttofare.
"Sono stata alla differenziale per 9 anni. Il dottore aveva detto a mia mamma che non ero pronta per la scuola normale," dice Lycie Gorolova, una ragazza con poche possibilità in una città che conta il 28% di disoccupazione. "Nella mia classe eravamo 30 Rom e 4 bianchi. Volevo fare la fornaia o la parrucchiera, ma non ero qualificata. Ho dovuto scegliere tra assistente in cucina o donna di servizio. Mia madre è donna di servizio."
Storie simili si ripetono. Tutti sanno che anni nelle scuole differenziali, negano l'accesso alle superiori, diminuiscono le possibilità per il college o altri corsi avanzati.
Cervenakova dice che il futuro di Nikola è stato compromesso dalla scuola primaria, in un istituto differenziale. L'anno scorso è arrivata in una classe normale, ma si è trovata sempre indietro e più lenta delle sue compagne. Ha iniziato a marinare la scuola e cercare qualche lavoro. Ora, a 17 anni, frequenta l'ottavo grado. Nessuna ambizione, se non quella di sposarsi.
Dice: "Ho soltanto brutti ricordi."
"E' la mia primogenita" dice Cervenakova, il cui marito era autista al tempo del comunismo e attualmente è disoccupato. Gli altri figli - due ragazzi e una ragazza - frequentano la scuola normale e se la cavano bene.
C'è paura e un po' di rimpianto quando racconta cosa è capitato a Nikola: "Non sapevo come comportarmi quando il personale scolastico è venuto qui. Mi diedero un foglio di carta e mi dissero di firmare. Non lo feci. Nikola era troppo giovane per conoscere le conseguenze di ciò."
Dusan Cervenak, Rom cresciuto nel quartiere zingaro di Ostrava. Ha visto i suoi amici che lasciavano le scuole differenziali. Ha frequentato le classi regolari e oggi è un operaio lavoro apprezzato tra i Rom. Un omone con baffi sottili, Cervenak dice che la situazione difficile e le differenze culturali hanno mantenuto la comunità dalle altre generazioni.
"Nel passato la soluzione più facile era mettere i Rom nelle scuole differenziali. Molti non parlavano il ceco. Rimanevano indietro e non erano bravi studenti," dice."Le cose sono cambiate negli ultimi anni. Ora le scuole primarie hanno assistenti per i bambini Rom."
In città, quello che hanno costituito le compagnie di carbone anni fa sta sbiadendo. I quartieri residenziali sono degradati, crescono il crimine e la droga. Il cielo in compenso è pulito, ma in pochi sembrano apprezzare questa novità.
Jiri Smelik è stato dirigente di una scuola regolare per 13 anni. Il ruolino degli studenti è indicativo dei cambiamenti nel quartiere. Nei primi anni, l'8% degli studenti era Rom, oggi sono il 70%.
"Non voglio sembrare razzista," dice seduto nel suo ufficio al termine della giornata, mentre spazza il pavimento con una scopa. "Ma non credo nell'eguaglianza tra le persone. Mi spiace dirlo, ma in generale i Rom sono meno intelligenti."
Ha lasciato la sua dichiarazione sospesa; non la ha ritrattata.
Smelik dice che in 13 anni solo quattro degli studenti Rom sono andati alle superiori. Cita problemi sociali, povertà, ghetti e la mancanza di quella che chiama un'intelligentsia Rom. Sospira profondamente, tentando di mettere ordine nei suoi pensieri: "Spero di poter offrire una chance per una vita migliore," dice. "E' un lavoro che esaurisce. Provi duramente. 100volte e 100 volte ancora."
Cammina calmo lungo il corridoio, armeggiando con le chiavi ed mostrando alcuni ospiti. Blocca il portello e si dirige indietro verso il suo ufficio
By Jeffrey Fleishman, LA Times Staff Writer
Di Fabrizio (del 07/10/2006 @ 10:28:40 in Europa, visitato 2268 volte)
In occasione dell'Incontro dell'Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa - Human Dimension Implementation (riassunto -
articolo originale:
Roma_Rights)
Varsavia, 3 ottobre 2006 - Contatti: Ostalinda Maya Ovalle: + 36 70 602 58 31
Negli anni recenti, l'attenzione di attivisti di strada, gruppi della
società civile, governi e organizzazioni internazionali, è cresciuta
l'attenzione alla violazione dei diritti fondamentali delle donne romani. Ci
sono anche sviluppi positivi. Per esempio, il Parlamento Europeo ha adottato
recentemente il rapporto sulle situazione femminile rom nel continente.
Nonostante alcuni passi positivi, rimangono preoccupazioni: le Romni
affrontano la pressione nelle famiglie e nella comunità, spinte ad aderire
ad abitudini e tradizioni degradanti. Nel contempo, soffrono di aperta
discriminazione nel campo dei diritti umani fondamentali da parte delle
autorità, come nel caso delle sterilizzazioni forzate. Nonostante le
pressioni, le donne hanno iniziato ad alzare la voce e denunciare gli abusi.
[...]
Sterilizzazione forzata
La pratica è [stata] comune a diverse paesi europei. Alcuni (la Svezia, per
esempio) hanno stabilito un meccanismo di compensazione per le vittime, ma
ancora non riconoscono l'aspetto razzista di queste pratica. In alcuni paesi
dell'Europa Centrale e Orientale, la pratica è continuata sino ad oggi.
La situazione della Repubblica Ceca e della Slovacchia è invece di una
pratica sistematica e tuttora centinaia di donne non hanno ottenuto
risarcimento. Diversi i motivi, tra cui:
- l'eugenetica che continua ad influenzare le politiche mediche in
quei paesi;
- una generica mancanza di rispetto della volontà delle pazienti;
- "preoccupazione" per l'alto livello delle nascite tra i Rom.
[...] Questa pratica è continua dalla fine degli anni '70. Sinora,
nessuna azione da parte di quei governi è stata sufficiente per un adeguato
indennizzo alle vittime, o anche per assicurare la fine definitiva di questa
pratica.
Nella Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria alcune donne vittime di
sterilizzazione forzata, con risultati limitati. [...]
Violenza domestica
In una recente ricerca condotta su 237 donne romani, oltre il 70% delle
intervistate afferma essere stata vittima di violenze da parte del
partner o di altri membri della famiglia. La media nazionale è del 23%. La
gran parte di questi incidenti non viene denunciata per un diversi motivi:
- La violenza contro le donne è accettata in alcune famiglie romani.
- La paura di essere isolate e svergognate dalla famiglia e dalla
comunità.
- Gli autori di questi atti di violenza raramente sono giudicati
responsabili di ciò, e questo scoraggia le donne nel cercare aiuto
legale.
- Le donne temono un'ulteriore vittimizzazione se si rivolgono alla
polizia o all'esterno [della comunità].
Si aggiunga che esiste un numero di difficoltà pratiche che rendono
impossibile alla donna di fuggire da questa situazione; incluso la mancanza
di sistemazioni alternative, l'incapacità economica di badare a se stesse
e/o la mancanza di opportunità d'impiego.
Nonostante queste barriere, alcune romnià, spesso in situazione
disperata, hanno iniziato a sfidare la violenza domestica. Occorre
aggiungere che i loro sforzi non hanno sinora ottenuto grande successo. Da
parte della legge le reazioni sono state tiepide, a volte rinunciando ad
accogliere le denunce o addirittura minacciando o insultando le donne. Delle
237 intervistate, 34 hanno triportato le violenze subite alla polizia; 20
(il 59% di queste) hanno subito lì trattamenti razzisti o degradanti. Solo
in 5 casi (15%) la polizia è intervenuta. Una donna ha raccontato che quando
D.D., 43 anni, ha chiesto aiuto alla polizia dopo essere stata picchiata da
un membro della famiglia, le è stato risposto: "Voi zingari vi picchiate tra
voi tutto il tempo. Dovete risolvere la questione tra di voi"
Matrimoni tra bambini
Questi matrimoni continuano impunemente in diversi paesi europei, [...] con
tutta la serie di abusi dei diritti umani a cui sono associati.
In un caso recente, portato all'attenzione da ERRC, nelle regione di
Caras Severin in Romania, M.S., bambina rom di 10 anni, è stata venduta ai
genitori di D.M., ragazzo di 17 anni. [...] Le autorità rumene indagando sul
caso, hanno acconsentito a ritenerlo un caso di adozione da parte dei
genitori di D.M.. Apparentemente, le autorità non hanno indagato oltre. A 12
anni, M.S. ha dato la luce ad un bambino con parto cesareo, e il dottore le
disse che non avrebbe più potuto avere altri figli. A questo punto i
genitori di D.M. si sono rivolti a quelli di M.S., per inadempienza del
contratto stipulato. Il conflitto è degenerato in violenza tra le due
famiglie e le autorità rumene sono state allertate per la seconda volta. A
questo punto la polizia ha accusato D.M., che nel frattempo aveva compiuto
19 anni, del crimine di traffico di persona e rapporti sessuali con una
minorenne. D.M. ha ora di fronte un lungo periodo di prigione. Nessun
provvedimento è stato adottato per le violenze susseguitesi tra le due
famiglie.
Il caso è un esempio estremo di eventi che riguardano migliaia di giovani
e bambini ogni anno. Come in questo caso, quasi senza eccezione le vittime
sono abbandonate a se stesse e/o si tralascia di proseguire gli indiziati.
Mentre mancano sforzi da parte delle autorità locali o internazionali e
anche i gruppi della società civile non si esprimono o scoraggiano la
discussione su questi temi.
I matrimoni combinati tra minori espongono le ragazze ad
abusi sessuali e sfruttamento, precludono il percorso scolastico,
vanificando il diritto all'educazione e diminuiscono le possibilità
d'impiego. Inoltre ha un significativo impatto sulla situazione sanitaria
delle bambini e dei figli che possono mettere al mondo. Crescono difatti il
tasso di mortalità per parto e i rischi di complicazioni durante la
gravidanza [...] Le vittime di matrimoni infantili sono estremamente
dipendenti dal marito e dalla sua famiglia e perciò ad alto rischio di
povertà e/o ulteriore sfruttamento in caso di qualsiasi rottura successiva
alla famiglia. Sono inoltre più vulnerabili alla violenza domestica [...]
Traffico di persone Povertà, discriminazione e
marginalizzazione sono quei fattori che rendono le donne Rom e i loro
bambini particolarmente vulnerabili al traffico di persone. Molti Rom
affrontano una lotta continua per le loro esigenze di base, come il cibo e
la casa e hanno difficoltà ad ottenere i documenti personali (ad esempio il
certificato di nascita) necessari per accedere ai servizi essenziali.
Inoltre, la tradizione patriarcale pone le donne in un ruolo subordinato
agli uomini e in queste comunità le donne sono particolarmente a rischio di
traffico di persone. Particolare attenzione va fornita nel combattere il
traffico di ragazze, indirizzate alla mendicità e a volte allo sfruttamento
sessuale. In alcuni casi questi traffici nascondono mancanza di conoscenza e
disinformazione da parte delle famiglie. Gli stati dovrebbero operare per
eliminare tutti i fattori (interni ed esterni) che rendono i Rom
particolarmente vulnerabili a questi commerci, incluso la lotta alla
corruzione e l'identificazione delle vittime. Dovrebbe essere depenalizzata
la situazione delle vittime nel caso di ingresso illegale e sviluppati
programmi specifici per il loro rientro nei paesi di origine nel massimo
rispetto della dignità e della sicurezza delle vittime.
Ineguaglianza Le Romnià affrontano una
discriminazione in base alla razza e al sesso. In diversi paesi d'Europa si
riportano discriminazione come segregazione scolastica e nel lavoro. [...]
Un recente studio condotto da Open Society Institute, prova che il 54% delle
romnià in Romania sono impiegate nell'economia informale senza accesso ai
servizi sociali e ad altre forme di protezione. Un rapporto pan-europeo del
4 ottobre di ERRC mostra le discriminazioni patite nel campo della sanità.
Gli sviluppi nel campo delle leggi anti-discriminazione in Europa negli anni
recenti, non hanno ottenuto risultati accettabili dalle romnià.
Le politiche rivolte all'ineguaglianza tra uomini e donne
difficilmente si occupano di questo aspetto. Ciò può dipendere dalla scarsa
rappresentazione politica delle donne rom. In Ungheria due di loro sono
state elette al Parlamento Europeo e danno una voce importante alle romnià.
La disattenzione europea ricalca quella degli stati nazionali, dove nessuna
di loro è eletta al Parlamento nazionale e anche a livello locale la loro
voce è assente.
Conclusioni Il progresso nel campo dei diritti
umani per i Rom è impossibile senza significativi avanzamenti nel campo dei
diritti delle donne. Gli abusi sistematici portati nel nome dei "valori
tradizionali" devono terminare. [...] Il coraggio delle romnià nello sfidare
la violenza e le violazioni dei diritti umani è ad oggi appoggiata solo da
poche OnG, di fronte al silenzio dei governi, delle stesse famiglie e della
comunità. [...]
Di Fabrizio (del 01/05/2007 @ 10:26:05 in Europa, visitato 2327 volte)
Da
Czech_Roma

Strasbourg, France, April 18 (CTK) - Il rapporto del Consiglio d'Europa (CE)
sullo stato dei diritti umani in 46 stati, critica la Repubblica Ceca e la
Slovacchia per il trattamento riservato ai Rom.
I principi della CE richiedono l'azione giudiziaria in periodi ragionevoli.
Giustizia dilazionata significa giustizia negata, dice il rapporto.
Oltre a Cechi e Slovacchi, vengono criticati altri 19 paesi, inclusi Francia,
Germania, Bretagna, Italia, Grecia e Polonia.
Casi di spostamenti forzati di famiglie rom sono registrati in numerosi paesi CE
[...] Il rapporto aggiunge che il Tribunale Europeo sui Diritti Umani riguardo
la Repubblica Ceca e la Slovacchia è particolarmente preoccupato per la
segregazione scolastica dei bambini Rom nelle scuole ceche e per la
sterilizzazione forzata o senza consenso in Slovacchia.
Il rapporto ricorda che esistono tre priorità CE, che si applicano anche per
i Rom, e che sono la protezione delle minoranze, la lotta al razzismo e
all'intolleranza, e la lotta contro il mantenimento ai margini della società.
Il paese che ha ottenuto più critiche è stato la Russia.
Di Fabrizio (del 16/08/2006 @ 10:19:31 in Europa, visitato 1694 volte)

European Roma Rights Centre (ERRC) ha allertato il Comitato delle Nazioni Unite per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) sulla situazione dei diritti umani dei Rom in Ucraina.
[...] Il governo ucraino ha risposto che "La discriminazione razziale in Ucraina è stata eliminata in tutte le sue forme e l'uguaglianza di ogni cittadino davanti alla legge è assicurata, senza distinzione di razza, colore della pelle, origine etnica o nazionale." Il governo rimprovera i Rom stessi per le condizioni in cui vivono, come pure per la mancanza di opportunità per l'avanzamento economico o sociale. "In molti casi," continua "ci troviamo davanti alla mancanza di volontà da parte dei Rom di osservare le norme usuali di condotta, e per la violazione delle regole di convivenza comuni. Non conoscono i loro diritti e, quello che desta maggior sorpresa, non fanno alcun tentativo per conoscerli." Inoltre i genitori Rom "Non mostrano intenzione di provvedere all'istruzione dei loro figli, nemmeno quella elementare." Termina il governo, "Le accuse che i Rom siano deprivati dei loro diritti, praticamente, non ha ragione d'essere."
L'assenza di una specifica legge anti-discriminazione in Ucraina rende virtualmente impossibile per le vittime di discriminazione di ricorrere allo stato.
ERRC nella propria lettera fornisce l'evidenza di pratiche discriminatorie in numerosi settori della società. [...] In particolare sulle violenze esercitate dall'autorità e dagli stessi cittadini Ucraini, la mancanza cronica di accesso ai servizi di base, all'impiego e alla scolarizzazione, aggiunto a ciò il linguaggio dei mezzi d'informazione. Di seguito alcuni punti:
-
Le ripetute detenzioni su base razziale, con presa delle impronte digitali, sesso avvenute nel cuore della notte, di un gran numero di Rom, senza nessuna accusa specifica.
-
L'incendio doloso che nel 2002 ha coinvolto Jurij Fedorchenko e la sua famiglia, si vocifera che l'incendio sia stato applicato dalla polizia stessa, per aver mancato di pagare un debito, con l'autorità ucraina che ha sempre rifiutato di aprire un'inchiesta sul caso.
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La situazione di senza casa a lungo termine di Yevgenia Kutsenko nella città di Kremenchug, situazione che riguarda molti altri Rom.
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La segregazione scolastica dei bambini Rom nel villaggio di Nyerubayskoye, in condizioni peggiori dei loro coetanei non Rom.
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La sistematica mancanza di documenti personali, che preclude ai Rom l'accesso a diritti fondamentali, incluso il diritto di voto.
ERRC chiede un'azione urgente perché la situazione possa cambiare. [...] La documentazione allegata è frutto di un monitoraggio accurato della situazione a partire dal 1996 [...]
La lettera inviata: http://www.ohchr.org/english/bodies/cerd/docs/ngos/ERRC.doc
Il rapporto del governo: http://daccessdds.un.org/doc/UNDOC/GEN/G06/419/96/PDF/G0641996.pdf?OpenElement
Per ulteriori informazioni: Ms. Zemfira Kondur at: E-mail: zola.kondur@errc.org ; ssidd@skif.com.ua ; tel. +380973395974, +380672497119
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Si è tenuta lo scorso mercoledì 23 novembre un'udienza pubblica sulla condizione delle donne Rom in Europa. [...]
L'iniziativa è stata organizzata in vista del rapporto che la deputata Lívia Járóka (EPP-ED, HU) presenterà a maggio 2006. Il rapporto affronterà temi scottanti come la segregazione scolastica, l'accesso ai servizi sanitari, la posizione marginale delle donne Rom nel mercato del lavoro, l'esclusione sociale, l'antiziganismo basato sul pregiudizio la sterilizzazione forzata e le diverse forme di discriminazione, con l'intento che "Tutte le istituzioni diano priorità alle donne Rom nelle loro agende".
- Anna Záborská (EPP-ED, SK), presidente della Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, afferma: "Dopo l'allargamento a dieci nuovi Stati Membri, i Rom sono diventati la minoranza più numerosa nell'Unione Europea".
- Zita Gurmai (PSE, HU): "Dobbiamo contrastare senza indugi il gap esistente".
- Karin Resetarits (ALDE, AT): "Occorre una grande campagna specifica".
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Luisella Pavan-Woolfe, della Commissione Europea, ha sottolineato l'importante ruolo dell'EU nel completare gli sforzi compiuti ai vari livelli locali, regionali e nazionali.
Miranda Vuolasranta (Consiglio d'Europa) ha chiesto una discussione urgente da parte del Comitato. Ha citato come esempio un caso accaduto in Romania: una bambina Rom di 10 anni è morta durante un incendio. L'opinione pubblica si è limitata ad accusare la madre (che è di etnia non Rom) di scarsa attenzione. "Se la situazione fosse stata invertita, avremmo avuto un pogrom anti Rom".
Herta Toth (Open Society Institute, HU) ha ricordato che nel suo paese il 40% Rom il ha perso il lavoro dopo la caduta del comunismo e che l'integrazione fosse allora sicuramente migliore. Ha poi notato che la maggior parte delle ricerche non tengono conto della differenza di genere e che mancano quasi completamente i dati sulle donne Rom. "Il problema è che questo popolo è invisibile, assente dall'agenda e dai programmi dello stato".
Molti tra gli intervenuti hanno sottolineato la doppia discriminazione: etnica e di genere. E la necessità e l'urgenza di misure che affrontino questo tema.
Contatti: Martina IOVCHEVA Press Room Tel. : +32 2 28 40764
Lena KRAFT Press Room Tel. : +32 2 28 43 411
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e-mail : femm-press@europarl.eu.int
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Di Fabrizio (del 23/01/2011 @ 09:59:21 in Europa, visitato 1916 volte)
Da
Roma_Daily_News (NDR i link sono in inglese)
Der Spiegel By Siobhán Dowling in Alsószentmárton, Hungary
14/01/2011 - Il villaggio di Alsózentmárton è ai margini estremi d'Europa,
uno degli ultimi posti in Ungheria prima del confine croato. Tutti i suoi
abitanti sono Rom, tra i più marginalizzati nella UE. Ma un progetto condotto
dalla chiesa intende rompere il ciclo di esclusione sociale e svantaggio
educativo.
Non ci sono negozi, caffè o altre attività a Alsószentmárton. Una delle
poche cose che si distingue dalle file di case ad un piano, è l'imponente chiesa
bianca all'ingresso del villaggio. I bambini giocano per strada e vanno in
bicicletta e le giovani donne, non molto più vecchie, spingono passeggini
gridandosi saluti tra loro.
Alsószentmárton è un piccolo villaggio nell'Ungheria sud-occidentale, e tutti
i suoi residenti sono Rom, tra i popoli più marginalizzati d'Europa. Vivendo qui
ai margini estremi dell'Unione Europea, proprio sulla linea del confine con la
Croazia, gli abitanti stanno combattendo gli effetti di decenni di
svantaggio ed esclusione sociale. Un progetto guidato dal sacerdote
cattolico del posto sta cercando di attenuare quella povertà e affrontare uno
dei più grandi handicap della popolazione rom: la mancanza di accesso ad
un'istruzione decente.
Padre József Lánko, un omone con una barba bianca, indossa un maglione di
lana marrone. 55 anni, ha vissuto nel villaggio per 30, ed ha visto in prima
persona le devastazioni causate dalla crisi economica seguita alla fine del
comunismo. "Prima tutti avevano un lavoro, la gente di questo villaggio lavorava
nelle costruzioni o nel fare le strade," spiega. "Avevano un salario minimo, ma
erano certi ad ogni mese di avere i soldi, così da vivere in sicurezza." Con la
caduta della cortina di ferro, da un giorno all'altro, hanno perso tutto.
"Ora vivono come accattoni," dice Lánko. "E' contro l'umana dignità, sarebbe
sicuramente meglio se potessero occuparsi delle loro famiglie lavorando."
Lánko dice che qui la disoccupazione è oscillante. Per la maggior parte
dell'anno è del 90%, ma scende al 60% durante la stagione della vendemmia - il
villaggio è situato vicino alla famosa Via del Vino ungherese - quando la gente
trova lavoro nei vigneti locali. Dice: "D'inverno qui c'è poco, le famiglie non
hanno da mangiare, allora li aiutiamo per qualche giorno, gli diamo qualcosa
perché non debbano morire di fame."
Rapporti difficili con i vicini
Col sostegno finanziario di Renovabis, un ente di beneficenza tedesco che
finanzia progetti in Europa orientale, ora la chiesa può fornire i poveri del
villaggio con raccolta di vestiti e pasti caldi giornalieri. I 1.200 residenti
del villaggio sono Boyash, un gruppo distinto di Rom, la cui lingua è una forma
arcaica del rumeno. Per molti, l'ungherese non è la madre lingua. Lánko ed altri
operatori ecclesiali fanno anche da ponte per le barriere linguistiche, fornendo
assistenza per quanto riguarda la compilazione di moduli o assistendoli nei
rapporti con le banche e le organizzazioni statali.
I Rom sono i membri del più grande gruppo minoritario d'Europa, si pensa
siano tra i 10 e i 12 milioni. La maggior parte vive nell'Europa centrale e
orientale, molti vivono in povertà estrema. L'Ungheria, patria di 700.000 Rom,
dice di voler affrontare la questione rom durante i
sei mesi di presidenza UE. Ma Budapest, per non parlare di Bruxelles,
potrebbe sembrare troppo lontana in questo posto isolato.
Alsószentmárton è circondata da campi pianeggianti fin dove l'occhio può
vedere, ma gli abitanti non possiedono la terra. Era un villaggio misto, ma poi
la popolazione non-rom iniziò ad abbandonare la campagna negli anni '60 e '70
per andare a lavorare nelle fabbriche e nell'industria. Così i Rom poterono
comperare le case a buon mercato, ma non poterono permettersi i terreni
circostanti. Ora, anche se volessero allontanarsi, non potrebbero vendere le
loro case.
Lánko dice che le relazioni con la più ampia comunità non-rom possono essere
foriere di problemi. "Quando c'è bisogno di manodopera non specializzata, le
relazioni sono molto buone, sono manodopera a buon mercato," dice. "Ma
d'inverno, quando gli zingari congelano e vanno a far legna, non chiedono di chi
sia. Ed allora ci sono problemi."
Dice che Alsószentmárton è afflitta dai soliti problemi che accompagnano la
povertà, incluso l'alcolismo. E la gente qui soffre anche di una terribile forma
di sfruttamento per cui altri Rom li caricano di tassi di interessi altissimi in
maniera predatoria.
"Non possiamo davvero proteggere la gente. Nessuno mi può proteggere da me
stesso," ragiona il sacerdote. Lo fa, però, cercando di aiutare la gente a
chiedere normali prestiti dalle banche, perché possano scappare dai pagamenti
punitivi degli usurai.
Qui la gente può vivere in relativo isolamento, a circa 230 km. da Budapest,
ma si è comunque a conoscenza dell'aumento di violenze contro i Rom, incluso una
serie di omicidi nel 2008 e nel 2009, e le marce dell'ormai bandita Guardia
Ungherese. Né può mancare la prevalenza di
retorica piena d'odio anti-Rom in Ungheria, in particolare dall'estrema
destra del partito Jobbik. Lánko è caustico sulle affermazioni dei membri di
Jobbik, ora il terzo partito in parlameto, che i Rom abbiano paura del lavoro, e
che facciano molti figli solo per avere accesso ai generosi assegni
previdenziali.
"Spazzatura," rimugina. "Loro vorrebbero lavorare qui, se ci fosse lavoro. Ed
è spazzatura anche che una famiglia possa vivere con gli assegni famigliari.
Perché non ci provano - questi di Jobbik dovrebbero provare a vivere con gli
assegni famigliare - o con le piccole somme della previdenza. E' impossibile."
Discriminazione nell'istruzione
Mentre i lavori sono pochi e lontani tra loro, Alsószentmárton sta cercando
almeno di dare ai bambini i primi strumenti per aiutarli a fuggire dal circolo
vizioso dello svantaggio sociale e del ricorso alla previdenza sociale,
assicurando loro un'istruzione decente. Nel villaggio ci sono due asili nido,
uno statale e uno gestito dalla chiesa, ed un doposcuola, dove assistenti
aiutano i bambini nel fare i compiti ed organizzare attività per loro.
L'accesso ad una corretta istruzione in Ungheria può essere estremamente
difficile per i Rom. I tassi di completamento sono particolarmente bassi, con
solo il 50% dei bambini rom che completa l'istruzione elementare. E gli ultimi
dati forniti dal Fondo Istruzione Rom di Budapest mostrano che solo il 5% circa
continua gli studi all'università.
Uno dei più grandi problemi nell'istruzione ungherese è la segregazione, sia
attraverso classi separate nelle scuole, che tramite bambini rom dirottati in
scuole speciali per bambini con disabilità mentali, già dal primo giorno di
scuola. E' una forma di discriminazione che perpetua l'esclusione e la povertà
delle comunità rom.
"Una volta che sei in educazione speciale, non stai ottenendo un'istruzione,
e di sicuro non stai ricevendo un'istruzione che ti permetterà di progredire nel
sistema," dice Robert Kushen, direttore dell'European Roma Rights Center di
Budapest. "E non troverai un impiego."
L'organizzazione di Kushen ha già portato con successo la questione della
segregazione scolastica nella Repubblica Ceca alla Corte Europea dei Diritti
Umani. Ora ERRC sta monitorando anche la situazione in Ungheria, dove si stima
che un bambino rom su cinque subisca trattamenti simili.
Ágnes Jovánovics è una delle poche che sono riuscite a ricevere
un'istruzione. Rom del villaggio lei stessa, è ora direttrice del corso
prescolare della chiesa. 44 anni, aveva lasciato presto la scuola, come quasi
tutti a Alsószentmárton, come formazione era assistente alla vendita. Mentre
lavorava in città, decise di tornare a scuola serale e prendere un diploma di
scuola superiore.
Lánko, il prete del villaggio, le suggerì di provare a diventare insegnate di
prescuola, così poteva lavorare nel nuovo nido che era stato creato. Ora
supervisiona nove insegnanti d'asilo, tre dei quali non sono Rom.
Lánko ridacchia: "La gente è scioccata che lì il capo è una Rom. Una Rom che
dice ai non-rom cosa fare!"
Per Jovánovics la sfida più importante nel preparare i bambini alla scuola -
attualmente ce ne sono 81 al centro - è assicurarsi che sappiano parlare
ungherese correttamente. Però, il centro opera sia in ungherese che nel lingua
boyash nativa.
Lánko dice che è molto importante mantenere stretti contatti con le famiglie
dei bambini. Dice che i Rom "non possono vivere senza famiglia. Vivono in
prossimità molto stretta l'un l'altro... spesso con diverse generazioni in una
casa sola."
Non ci sono scuole nel villaggio, così i bambini devono prendere il bus per
la vicina città di Siklós, dove andare alle elementari. Alcuni frequentano lì
anche la scuola secondaria, mentre altri vanno in convitti altrove, incluso la
rinomata scuola Ghandi a conduzione rom, nella città di Pecs a circa 40 km. Gli
operatori della chiesa nel villaggio si assicurano che la mattina i bambini
vadano a scuola. Il progetto aiuta a pagare il percorso per la scuola e il cibo
dei bambini le cui famiglie non hanno soldi.
Orgogliosa delle sue radici rom
Tutti nel gruppo del doposcuola conoscono Jovánovics. Bambini con i volti
dipinti corrono a salutarla e dirle delle loro attività. Oggi, circa 30 bambini
sono stati divisi in gruppi per raccontarsi dei diversi continenti, i cui membri
sono identificati da sciarpe di differenti colori. Poi a turno partono le
performance. Fuori nel cortile, il diciassettenne Tomás sta cucinando in una
pentola gigante patate e paprika. Sta studiando da cuoco e dice che un giorno
vorrebbe lavorare come uno del villaggio.
Jovánovics dice che tutti i bambini vogliono imparare. "Devono farlo,
altrimenti non hanno prospettive," aggiunge.
D'altra parte, non è sempre facile persuadere i Rom che l'istruzione sia
qualcosa a cui aspirare. Dice che la prima volta che decise di studiare, fu
molto difficile per gli altri del villaggio - inclusa sua madre stessa,
comprendere perché lei, una Rom "in tutto e per tutto" voleva avere
un'istruzione. Ma Jovánovics rispose a sua madre che era una cosa che voleva
fare e finalmente è riuscita, dicendo "Se vuoi, puoi farlo."
La motivazione di
Jovánovics ha aiutato anche altri nel villaggio a seguire i suoi passi. Suo
figlio sta studiando italiano all'università, ed un'altra giovane sta
completando la laurea in educazione e spera di diventare un'insegnante.
Jovánovics è orgogliosa delle proprie radici rom e dice che l'istruzione non
le cambierà. "Nelle famiglie zingare ci sono buone tradizioni," dice,
aggiungendo che non vuole abbandonare ciò che ha ottenuto dai suoi genitori.
"Altrimenti, chi sarei? Al di là di quanto possa studiare, sono una zingara."
Di Fabrizio (del 13/12/2008 @ 09:49:46 in scuola, visitato 1491 volte)
Czech_Roma
Discriminazione
nelle scuole
A fine novembre, dopo lunghi periodi di silenzio dal governo ceco sulla
segregazione scolastica dei Rom, Ondrej Liska, il ministro dell'istruzione,
intende adoperare un metodo rivoluzionario di "inclusione" volto a "terminare la
discriminazione nelle scuole". Ma cosa significheranno in pratica queste parole?
Un primo test cruciale arriverà all'incontro di questa settimana del
Consiglio dell'Unione Europea, quando la Repubblica Ceca renderà pubblica l'
agenda per la sua presidenza dell'UE, programmata per il 1 gennaio.
Secondo rapporti interni, la questione Rom sarebbe assente dall'agenda.
Sarebbe un'opportunità persa, non solo per i Rom, ma per l'Europa nel suo
complesso.
Nonostante alcuni progressi, persiste una rigida realtà per i Rom. Continuano
ad essere i più poveri, ad avere meno accesso al sistema sanitario e soffrire di
tassi di disoccupazione più alti tra le maggioranze nazionali. La media di
vita dei Rom nell'Europa Centrale è di 10 anni inferiore a quella dei non-Rom.
Molti Rom non completano l'istruzione primaria, pochi vanno alle superiori e
ancora meno all'università.
L'anno scorso, la più alta corte europea pubblicò una decisione approfondita
secondo cui la segregazione razziale nelle scuole - una brutta cicatrice su gran
parte del paesaggio europeo - era una violazione di legge. La decisione
riguardava 18 bambini della Repubblica Ceca che erano stati assegnati a scuole
speciali per disabili mentali con modelli razziale sproporzionati.
Come suggeritomi dal consulente legale, ero incoraggiato dalla decisione del
tribunale; ma passato un anno, i Rom rimangono confinati in scuole separate.
Le autorità ceche hanno la possibilità di rimediare a questo danno.
Dovrebbero iniziare annunciando alla sessione di giovedì del Consiglio che i Rom
saranno una priorità per la prossima presidenza. L'approfondimento della
recessione globale solo sottolinea l'assurdità di continuare a marginalizzare
10-12 milioni di cittadini.
James A. Goldston, Prague Executive director, Open Society Justice Initiative.
Di Fabrizio (del 31/01/2007 @ 09:44:57 in Europa, visitato 2516 volte)

I Rom sono la più grande minoranza dell'Unione Europea. Con l'ingresso di Bulgaria e Romania, ci sono oltre 10 milioni di Rom che vivono negli Stati Membri. Le tematiche dei Rom sono state nell'agenda delle istituzioni europee nell'ultima decade, e secondo la Commissione Europea oltre 270 milioni di € sono stati investiti tra il 2001 e il 2006 [...] in progetti destinati esclusivamente alle comunità rom. Sfortunatamente, i risultati non sono stati proporzionali alla mole degli investimenti. Le comunità rom continuano a fronteggiare forti modelli di esclusione sociale e discriminazione in tutti i paesi EU.
La posizione di estremo svantaggio dei Rom mette in questione la compilazione dell'agenda sociale della EU. L'inclusione sociale e il pari trattamento dei Rom devono essere entrambe una priorità delle istituzioni EU e dei governi nazionali. La realizzazione di questa meta richiede sforzi nelle varie aree e necessita l'impegno dei decisori ai livello nazionale e della Commissione Europea. La meta ultima delle politiche EU verso i Rom devono garantire eguale accesso al lavoro, educazione, alloggio, sanità e il necessario quadro per esercitare i diritti civili e partecipare ai processi decisionali. In questo contesto, ERIO ritiene che la Presidenza tedesca della EU debba giocare un ruolo chiave nel miglioramento delle politiche europee verso i Rom.
Politiche anti-discriminatorie e di Inclusione Sociale
La maggior parte dei Rom sono in posizione svantaggiata nei settori dell'impiego e della casa come nei sistemi scolastici e della sanità e non hanno l'opportunità di partecipare ai relativi processi decisionali. Le istituzioni europee ed i governi nazionali devono fare una priorità dell'incorporare nelle loro agende politiche il miglioramento delle condizioni di vita dei Rom e l'eliminazione della discriminazione costante. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:
- Rafforzare gli sforzi per sradicare tutte le forme di razzismo e discriminazione contro i Rom. A livello EU la campagna comunitaria "Per la Diversità, contro la Discriminazione" deve essere più efficace tramite una miglior allocazione dei fondi, focalizzandosi su progetti con obiettivi chiari, rivolti a gruppi definiti e con gli indicatori di successo. Dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom e l'implementazione di campagne a livello nazionale.
- Promuovere lo sviluppo di politiche volte all'inclusione dei Rom a livello EU e nazionale. Comprendendo la consultazione delle organizzazioni dei Rom nella selezione, progettazione, implementazione e valutazione del Fondo Strutturale dei progetti diretti ai Rom e migliorando l'uso di questi fondi a livello EU.
- Assicurare che la prevista Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali si focalizzi con forza sulla lotta contro il razzismo verso i Rom. Dev'essere creata all'interno dell'Agenzia un'unità di lavoro che affronti le specifiche tematiche rom e dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom nella Piattaforma delle OnG.
- Incoraggiare gli Stati Membri a seguire i principi della Risoluzione sui Rom del Parlamento Europeo del 28 aprile 2005.
Bambini Rom e Giovani nel Sistema Educativo
Molti bambini e giovani Rom affrontano discriminazione nel sistema educativo in Europa e non hanno accesso al sistema educativo [...] frequentano scuole segregate e per disturbi mentali. La segregaziome avviene su basi discriminatorie, e come risultato di questo sistema non sviluppano le necessarie abilità nell'accesso al mercato del lavoro o all'auto-impiego. Quindi la loro integrazione è perciò una delle maggiori sfide che attendono la EU e i governi nazionali nel garantire pari opportunità ai Rom. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:
- La promozione di politiche onnicomprensive di desegregazione scolastica. Nei paesi dove a scolarizzazione segregata viene praticata,i governi nazionali devono essere incoraggiati a sviluppare strategie nazionali che rafforzino la desegregazione. I governi devono essere anche galvanizzati nel portare avanti campagne di testimonianza sulla discriminazione nelle scuole per assicurare che i bambini e i giovani Rom siano trattati al pari dei loro coetanei della società maggioritaria.
- Assicurare che le azioni volte ad abolire la discriminazione affrontata dai Rom nelle scuole, diventino prioritarie nei Programmi della Commissione Europea, particolarmente nei campi dell'anti-discriminazione e dell'inclusione sociale. I progetti che promuovono e appoggiano la desegregazione devono essere fortemente focalizzati sui bambini e sui giovani Rom.
I Rom nel Mercato del Lavoro e dell'Auto-Impiego
Secondo diverse ricerche condotte da istituti riconosciuti, istituzioni europee e organizzazioni dei diritti umani, i Rom affrontano grandi difficoltà nel mercato del lavoro e nelle opportunità di auto-impiego. Altissimi tassi di disoccupazione e sotto-impiego, come pure lavori sotto-qualificati e sottopagati, caratterizzano la situazione dei Rom nel mercato lavorale tanto nei paesi membri che in quelli candidati. Secondo i ricercatori e come ampliamente documentati, questa situazione è il risultato dei bassi livelli di scolarizzazione e delle discriminazioni affrontate nel mercato del lavoro. Garantire ai Rom un pari accesso all'impiego e alla retribuzione è fondamentale per promuovere la loro inclusione sociale e combattere gli alti tassi di povertà. Per ottenere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:
- Di incoraggiare la Commissione Europea e i governi nazionali nello sviluppare programmi di formazione vocazionale che forniscano ai Rom le capacità richieste per accedere a un lavoro adeguato e ad opportunità di auto-impiego. Dato che le donne Rom sono le più soggette alla disoccupazione, devono essere creati programmi specifici indirizzati ai loro bisogni particolari e l'inclusione della comunità Rom nella progettazione, sviluppo e valutazione. Occorre favorire l'accesso a misure di micro-credito per l'auto-impiego e dev'essere tenuta in conto l'importanza che questo può avere nell'integrazione. Dev'essere assicurata la focalizzazione su queste tematiche da parte della CE, specialmente attraverso i Programmi di Progresso e i Fondi Strutturali.
- Affrontare chiaramente la discriminazione nel mercato lavorale. Occorre assicurare che la Comunità promuova campagne di consapevolezza e anti-discriminatorie con attenzione ai Rom, particolarmente nel quadro Programma Progresso della CE. Queste campagne devono indirizzarsi a lavoratori e amministratori, in particolare a quanti lavorano nelle agenzie per l'impiego. [...]
I Rom nel Processo di Allargamento della EU
Grandi comunità di Rom vivono nei Paesi Candidati: Turchia, Macedonia e Croazia. Rapporti intergovernativi e delle organizzazioni dei diritti umani - tra cui il Rapporto sui Progressi dei Paesi Candidati all'Accesso della Comunità Europea - rivelano che i Rom affrontano forti modelli di esclusione sociale e povertà diffusa nei paesi summenzionati. Diffuse violazioni dei diritti umani, demolizioni degli insediamenti rom, condizioni di vita sotto gli standards ed ampli tassi di disoccupazione e assenteismo scolastico sono la prominente caratteristica della situazione dei Rom nei Paesi Candidati. E' vitale facilitare un miglioramento delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:
- Che nei Paesi Candidati prevalga lo stabilizzarsi di un quadro legale e materiale di condizioni necessarie a sviluppare la situazione dei Rom. Il progresso delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi dev'essere un parametro per ottenere l'accesso nella EU. L'agenda per l'accesso nella EU dev'essere sviluppata nello stabilirsi (e rafforzarsi) gli standard minimi di protezione e rispetto dei diritti umani.
Rom Rifugiati e Richiedenti Asilo
La situazione dei rifugiati dell'ex Yugoslavia, tra loro quanti di origine Rom, è allarmante in diversi Stati Membri nell'Europa Occidentale. In molti Stati Membri, questi rifugiati non possono esercitare i basici diritti civili, sono spesso esclusi dal lavoro e non possono continuare gli studi. In aggiunta alla sperimentazione dell'esclusione sociale nei paesi d'asilo, i Rom sono spesso forzati a tornare nei paesi d'origine, nonostante le inadeguate condizioni per un ritorno. Le ragioni per cui i Rom sono forzati a lasciare i loro paesi d'origine nell'ultimo decennio non si differenziano molto da quelle affrontate dalle popolazioni maggioritarie: conflitti armati, violenze etniche, collasso della coesione e delle strutture sociali, povertà economica e sociale. Per garantire la sicurezza ai Rom rifugiati, ERIO richiede alla Presidenza EU:
- Il richiamo degli Stati Membri a rispettare appieno quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra e alla predisposizione di misure attive a fermare le espulsioni e i ritorni forzati dei Rom verso l'ex Yugoslavia, fintanto che la situazione rimane pericolosa e non ci sono condizioni adeguate al ritorno.
- Fare in maniera che gli Stati Membri semplifichino le procedure burocratiche per definire lo status legale dei Rom rifugiati, facilitando quindi la loro integrazione e facilitando la loro integrazione e contributo al pari accesso nei campi dell'impiego, educazione, alloggio e sanità per quanto riguarda i loro diritti civili. Le disposizioni legali applicabili ai rifugiati ed agli stranieri dovrebbero rispettare sempre il principio della non-discriminazione.
I Rom in Kosovo
La situazione delle minoranze in Kosovo, particolarmente i Rom Serbi e Kosovari, è ancora molto precaria e si sovrappone ai problemi relati agli spostamenti interni. Sperimentano inoltre condizioni alloggiative inumane, povero o inesistente accesso alla sanità, scolarizzazione e impiego. I Rom sono regolarmente bersaglio di violenze e crimini razzisti. Non è stato sviluppato alcun Piano d'Azione indirizzato alla situazione dei Rom in Kosovo. Un'importante condizione per stabilizzare la regione assicurare l'attuale pericolosa situazione dei Rom Kosovari è il chiarimento dello status del Kosovo - che dev'essere raggiunto il prima possibile dall'amministarzione ad interim dell'UNMIK, assieme alle autorità Serbe e Kosovare. Testimoniando così il ruolo che la EU può giocare, non soltanto nel processo negoziale, ma anche nell'amplificare lo sviluppo umano nella regione e la stabilizzazione della situazione sociale, ERIO richiede alla Presidenza EU:
- Di promuovere la partecipazione dei rappresentanti delle comunità Rom nei negoziati sullo status del Kosovo. Il pieno rispetto dei diritti delle minoranze dovrebbe essere argomento dei dialoghi sullo status del Kosovo.
- Appoggiare le iniziative per progettare un Piano d'Azione per migliorare la situazione dei Rom in Kosovo. Questo Piano d'Azione deve contenere misure volte all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e razzismo contro i Rom, ed incoraggiare lo sviluppo di un effettivo sistema giuridico che protegga i diritti delle minoranze. Devono essere incluse misure per lo sviluppo delle opportunità si scolarizzazione ed impiego per i Rom e per assicurare la loro partecipazione nel processo decisionale.
- Fare pressione verso l'UNMIK e le autorità perché scrutinino accuratamente le condizioni dei Rom nei campi rifugiati, così da determinare potenziali rischi per la salute e migliorare i servizi per gli abitanti. Dev'essere data particolare attenzione a quei campi dove c'è rischio di contaminazione da piombo (i campi situati a Mitrovica Nord, come Camp Osterode). Indipendentemente da ciò, la EU deve ricordare all'UNMIK e agli amministratori locali che la sistemazione nei campi rifugiati è soltanto una soluzione temporanea, e questi insediamenti per nessuna ragione devono diventare definitivi. Per quanto rimangano le condizioni che forzano i bambini Rom a rimanere nei campi rifugiati, dev'essere data particolare attenzione ai loro bisogni educativi. Dev'essere inoltre confermata la ricostruzione dei quartieri Rom in Serbia e Kosovo andati distrutti.
European Roma Information Office (ERIO) Av. Edouard Lacomblé 17, Brussels 1040 Belgium Phone: +32 (0) 2733 34 62 Fax : +32 (0) 2733 38 75ivan.ivanov@erionet.org, guillermo.ruiz@erionet.org www.erionet.org
Di Fabrizio (del 20/05/2011 @ 09:41:06 in Europa, visitato 1420 volte)

Nel suo rapporto annuale, pubblicato venerdì scorso, Amnesty International
sostiene che la Slovacchia non si conformi agli impegni assunti, in sede di
comunità internazionale, nell’ambito della difesa e garanzia dei Diritti Umani.
Nel mirino della benemerita Organizzazione Non Governativa è, come al solito, il
trattamento discriminatorio al quale sono soggetti i cittadini di etnia rom
della Slovacchia.
Luník IX, Košice
Anche quest’ultima analisi di Amnesty International conferma l’esistenza di
ostacoli alla normale fruizione, da parte degli zingari, del sistema educativo,
di accettabili condizioni abitative e persino della normale assistenza
sanitaria.
La pietra dello scandalo è, ovviamente, la segregazione dei bambini Rom
nell’ambito della cosiddetta “scuola pubblica” che risulta inaccettabile e
squallidamente razzista a qualunque osservatore esterno abbia l’occasione di
notare la differenza di condizioni riservata ai bimbi rom, quasi sempre
destinati ai “corsi speciali” come se pagassero davvero il fio di una tara
genetico-razziale e non di ignobili condizioni nel contorno socio-economico.
Il rapporto di Amnesty International (il cui contenuto non può che indignare le
persone civili) ricorda anche i muri costruiti in alcune municipalità slovacche
proprio allo scopo di isolare gli zingari dai “gentili”.
tre bimbi Rom
Vale la pena di ricordare che la palma dell’apartheid slovacco spetta al
villaggio di Ostrovany che, per primo, nel 2009, iniziò la costruzione di questa
novella “settima meraviglia” della modernità. Non a caso i sindaci di Michalovce
e di Prešov (tra i tanti) si sono peritati di seguirne l’edificante esempio.
Ma nel rapporto ci sono anche le 90 famiglie rom di Plavecký Štvrtok (giusto
vicino alla civilissima Bratislava) a cui è stata minacciata la demolizione
della casa (tra grida di giubilo e manifestazioni di gioia da parte degli altri
residenti) perché mancano i documenti che ne dimostrino la congruità strutturale
rispetto ai dettami della legge.
Insediamento rom, Plavecky Stvrtok © Amnesty International
Una nota speciale merita, sempre secondo gli esperti di diritti umani, anche la
vicenda di Mustafa Labsi, l’algerino con figli e compagna slovacca, forse
perseguitato o forse terrorista, che è stato comunque rispedito in patria, dove
di sicuro non si fanno specie di trattarlo diversamente da quanto prevederebbero
le convenzioni sui diritti umani e la civiltà che dovrebbe essere propria agli
uomini.
Amnesty International conclude criticando aspramente l’attuale coalizione di
centrodestra, che sarebbe stata incapace di gestire i problemi più urgenti
eliminando almeno l’ignobile ed inaccettabile segregazione scolastica.
Le resistenze, c’è da dire, sono più popolari che istituzionali. Lo dimostrano i
tanti genitori di alcune scuole del paese che, posti di fronte alle misure di
“integrazione raziale”, hanno preferito trasferire i loro figli in scuole anche
remote purché prive di scolari rom.
Di Fabrizio (del 10/05/2006 @ 09:36:55 in scuola, visitato 3153 volte)
Strasbourg, France, 5 Maggio 2006 - Comunicato stampa - Diciotto
ragazzi di etnia rom della Repubblica Ceca, costretti a frequentare scuole
differenziali, discuteranno il loro caso alla Corte Europea dei Diritti
Umani. I ragazzi chiedono alla più alta istanza della Corte, la Camera
Grande, di pronunciarsi in merito, così da stabilire un precedente
significativo per tutti i gruppi di minoranza etnica d'Europa.
Il caso D.H. e Altri contro la Repubblica Ceca, intende porre termine
alla diffusa pratica di discriminazione nell'Europa Centrale e del Sud Est,
dove è pratica comune mettere i bambini rom in classi er ritardati mentali,
senza riguardo alle loro reali abilità intellettuali.
Chiedendo alla Camera Grande di discutere il loro caso, i richiedenti
hanno ricordato quanto disposto dall'art. 14 della Convenzione Europea sui
Diritti Umani (Vedi
ndr.) sul divieto di discriminazione. Nel momento in cui l'Europa è
impegnata sui temi della diversità etnica e razziale, la capacità delle
legge e dei tribunali di assicurare pari trattamento è di estrema
importanza.
Il caso fu presentato la prima volta nel 2000 alla Corte Europea dei
Diritti Umani. A febbraio 2006, la Seconda Sezione del Tribunale sentenziò
che i ragazzi rom subivano un trattamento ostile a priori, che tuttavia non
provava l'intento del governo ceco nel discriminarli.
"La richiesta offre alla Corte una opportunità ulteriore nel dimostrare
la vitalità della Convenzione Europea nel proteggere dalla discriminazione
tutte le minoranze d'Europa," ha detto James A. Goldston, Direttore
Esecutivo di Open Society Justice Initiative e consiglieri dei richiedenti:
"Se questo caso non viola quanto disposto in materia di discriminazione
dall'articolo 14, non vedo come sia possibile inquadrarlo."
In anni recenti, la Corte Europea si è appellata più volte all'articolo
14 in casi politici o di giustizia criminale. Meno spesso è successo
di occuparsi di questioni relative alla vita pubblica, incluso la scuola. Il
caso in questione da l'opportunità di affrontare questi temi.
Gli studenti ritengono che il parere della Seconda Sezione offre
un'interpretazione restrittiva del concetto di discriminazione, inefficace
per offrire una protezione efficace secondo quanto stabilito dalle leggi
europee. [...] Ciò sarebbe particolarmente inappropriato nei casi come
quelli di D.H. e Altri contro la Repubblica Ceca, dove esiste l'evidenza che
i Rom sono trattati meno favorevolmente degli altri cittadini e senza alcuna
ragione.
L'evidenza consiste:
- le attuali ammissioni del governo ceco che un numero sproporzionato
di Rom sono mandati alle scuole speciali - sulla base di test concepiti
per non-Rom - anche quando il loro sviluppo mentale è nella media o
superiore;
- statistiche dettagliate e complete che evidenziano che i Rom nella
città di Ostrava sono quotidianamente sottoposti a discriminazione e
segregazione scolastica;
- diversi documenti e testimonianze sulle discriminazioni scolastiche
in tutta la Repubblica Ceca.
Dimitrina Petrova, Direttrice Esecutiva di European Roma Rights Center,
che aveva presentato il caso, ha dichiarato: "La segregazione dei Rom in
scuole e classi separate rimane un problema aperto attraverso tutta l'Europa
e deve essere affrontato."
La richiesta alla Camera Grande:
http://www.justiceinitiative.org/db/resource2?res_id=102627
Ulteriori informazioni:
www.errc.org e
www.justiceinitiative.org.
Contact: Dimitrina Petrova +36 1 413 2200 (Budapest)
Contact: James A. Goldston +1 212 548 0118 (New York)
The Open Society Justice Initiative, an operational program of the Open
Society Institute (OSI), pursues law reform activities grounded in the
protection of human rights, and contributes to the development of legal
capacity for open societies worldwide. The Justice Initiative combines
litigation, legal advocacy, technical assistance, and the dissemination of
knowledge to secure advances in the following priority areas: national
criminal justice, international justice, freedom of information and
_expression, and equality and citizenship. Its offices are in Abuja,
Budapest, and New York.
Roma buzz monitor Bomba al quartier generale di Euroroma. Ferito
attivista
Lunedì (scorso, ndr.) protesta a Londra.
Un attivista si trova in ospedale gravemente ferito, dopo lo scoppio di una
bomba venerdì (29 giugno) al quartier generale del partito Euroroma, a
Sandanski, l'unica città bulgara ad eleggere un consiglio comunale composto solo
da Rom.
Quando Malin Iliev (59 anni) è andato a rimuovere un pacco sospetto lasciato
davanti al palazzo alle 6 del mattino, l'ordigno è esploso strappandogli il
braccio. Ricoverato nell'ospedale locale, è poi stato trasferito in terapia
intensiva a Sofia.
La maggior parte delle finestre degli uffici di Euroroma, che si trova nei
pressi della piazza del mercato, sono andate distrutte per la violenza
dell'esplosione. Secondo l'agenzia di stampa Novinite anche altri edifici hanno
subito danni.
La polizia sta esaminando i resti per determinare il tipo e la quantità di
esplosivi usati. Al momento di questo articolo non sono stati ancora effettuati
arresti (lunedì 2 luglio, arrestato un ventiduenne,
QUI, in
bulgaro. Aveva preso parte anche agli incidenti di
Katounitsa dell'anno scorso, ndr.).
"Iliev era uno dei nostri candidati alle elezioni locali," dice Toni Angelov,
responsabile della sezione locale di Euroroma. "Riteniamo che si tratti di un
attacco a sfondo politico e razziale."
Ma Tsvetan Tsvetanov, ministro degli interni, sosteneva già dal giorno
dell'esplosione che la politica non c'entrava, parlando di "atto puramente
criminale", sicuro che entro una settimana il commissario di polizia Georgi
Kostov avrebbe catturato i responsabili.
L'ex parlamentare Tsvetelin Kanchev, presidente di Euroroma, rilasciato dalla
prigione per indulto all'inizio dell'anno, critico con l'amministrazione afferma
di temere che la soppressione dell'attività politica romanì continui a tempo
indefinito.
Da Londra, Toma Nikolaev, direttore dell'agenzia Defacto, dice che il
dipartimento di stato USA ritiene la marginalizzazione dei 700.000 Rom bulgari
come la questione dei diritti umani più urgente nel paese. Aggiunge che sono
diffuse la corruzione nel governo e nella magistratura, oltre che ai
maltrattamenti dei carcerati.
"Parlo per esperienza personale," dice Nikolaev. "I miei uffici sono stai
distrutti, sono stato picchiato per strada e una bomba è stata piazzata sul mio
balcone. Ecco perché sono fuggito e ho chiesto asilo."
Nikolaev sta affrontando un procedimento di estradizione da Londra su
richiesta dei procuratori bulgari. Dicono che dovrebbe scontare ulteriori cinque
settimane dell'anno di carcere a cui era stato condannato per piccoli reati di
ordine pubblico. Lunedì 2 luglio l'udienza al
Westminster Magistrates Court.
Si terrà una protesta davanti al tribunale, contro la sua estradizione e
contro l'attentato in Bulgaria.
Nikolaev, presidente di Roma London BG, sta conducendo una campagna contro
quello che definisce il regime del primo ministro
Boykov Borisov. La segregazione scolastica è ancora comune, con molti bambini
che vivono ancora nelle baraccopoli senza aver mai ricevuto nessuna istruzione.
Inoltre, afferma che sotto Tsvetanov la polizia stia conducendo un vero regno
di terrore contro gli attivisti rom. Molti sono in carcere, inclusi i suoi
colleghi di Kupate (Assieme), un gruppo politico di quattro organizzazioni
romanì che ha presentato candidati alle elezioni generali.
Inizialmente, dopo la caduta del comunismo, i Rom vennero spinti a votare per
i partiti tradizionali. Se non si votava come indicato, si potevano perdere il
lavoro, la pensione o l'appartamento, dice Nikolaev. C'era molta compravendita
di voti, cosa che era un handicap per l'attività politica romanì.
Euroroma venne registrata nel 1998 e l'anno seguente i Rom a Silven fondarono
Futuro, guidato da Rusi
Golemanov. Seguirono Bulgaria Libera ed una ventina di altri gruppi, che
portarono ai primi successi nelle elezioni locali.
Bulgaria Libera vinse tre elezioni comunali, ottenendo 60 seggi nei consigli
municipali. Nel 2001, vennero eletti due Rom al Parlamento, ma tramite le liste
dei partiti tradizionali. Tittavie, dopo le elezioni del 2005, un solo
parlamentare rom entrò nel Sobranie. (parola che in molte lingue slave
indica il Parlamento; per kla Bulgaria il termine esatto è Assemblea Nazionale,
ndr.)
Due anni dopo, grazie anche ad una campagna per l'iscrizione nei registri
elettorali condotta da Amalipe e altri, una colaizione tra Euroroma, Drom e PLAM
ottenne un centinaio di seggi.
Molti altri Rom sono stati eletti come candidati dei partiti tradizionali. A
Sandanski, anche se la comunità rom locale è relativamente piccola, Euroroma ha
ottenuto una chiara maggioranza in consiglio comunale, creando un precedente
nella storia politica della Bulgaria.
Ma questo successo, in una città che ha preso il nome dal rivoluzionario
Yane Sandanski - accusato di aver ucciso numerosi avversari, per ora sembra per
ora il segno culminante dei progressi politici romanì. Dozzine di Rom sono stati
uccisi dalla polizia e da teppisti neofascisti, molti feriti durante spedizioni
paramilitari e pogrom. Nell'attuale clima di repressione pochi osano parlare,
mentre la maggioranza è inchiodata al suolo da un tasso di disoccupazione del
70% e dalla spirale di povertà.
Di Fabrizio (del 13/11/2007 @ 09:23:10 in scuola, visitato 1439 volte)
Da
Hungarian_Roma
Budapest, 7 novembre (MTI) - L'ombudsman per le minoranze ha detto mercoledì
scorso che il governo deve fare di più per rafforzare le strutture che
controllano la segregazione scolastica e per rafforzare la tolleranza zero.
Erno Kallai ha richiamato gli operatori degli uffici amministrativi e del
ministero dell'educazione a rinforzare la cooperazione col proprio ufficio per
sostenere gli sforzi per battere la segregazione che affligge particolarmente la
comunità Rom d'Ungheria.
Durante una conferenza stampa con il politico socialista Andras Tatai-Toth,
Kallai ha detto che lo stato deve giocare un ruolo maggiore nell'intervenire ad
assicurare che gli studenti Rom non siano vittime della segregazione scolastica.
Ha aggiunto che i governi locali siano ben equipaggiati per affrontare questo
tipo di problemi.
Dovrebbe spuntare dalla elite politica ungherese che non ci sono programmi di
lunga durata di evoluzione sociale - invece che guardare i quattro anni futuri
dovrebbero progettare per i venti - i trenta seguenti, ha detto: "Dobbiamo
rompere il ciclo vizioso che rafforza la segregazione scolastica di generazione
in generazione," aggiungendo che gli studenti che sono passati per la
discriminazione sono al momento del passaggio al mondo lavorale un peso sociale.
Tatai-Toth ha detto che il gruppo di lavoro sulla scuola del proprio partito
intende offrire all'ombudsman tutto il supporto necessario perché raggiunga
risultati effettivi. Il lavoro del governo è stato di assicurare il quadro
legale e le risorse per ottenere risultati nel lungo termine.
Di Fabrizio (del 14/01/2010 @ 09:15:51 in scuola, visitato 1421 volte)
Segnalazione di Maria Grazia Dicati
Secondo un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International, le autorità
della Repubblica Ceca continuano a inserire i bambini e le bambine rom in scuole
per alunni con "lieve disabilità mentale"
«Nonostante le denunce a livello nazionale e internazionale, persiste nella
Repubblica Ceca una discriminazione sistematica nel campo dell'istruzione ai
danni dei rom. Le autorità devono porre fine alla segregazione scolastica dei
bambini e delle bambine rom e agire per affrontare in modo deciso le cause
profonde di questa discriminazione», ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice
del Programma Europa e Asia Centrale.
Il rapporto di Amnesty International, intitolato "Ingiustizia rinominata.
Persiste la discriminazione nell'istruzione dei rom nella Repubblica Ceca",
esamina la discriminazione ancora esistente nel campo dell'istruzione,
nonostante una sentenza emessa nel 2007 dalla Corte europea dei diritti umani.
La Corte, in quella circostanza, aveva stabilito che la Repubblica Ceca aveva
discriminato i bambini e le bambine rom inserendoli in "scuole speciali" per
alunni con disabilità mentale in cui ricevevano un'istruzione inferiore agli
standard.
Prima della sentenza dell'organo di giustizia europeo, la nuova legge in materia
di educazione emanata nel 2005 aveva semplicemente rinominato le "scuole
speciali" in "scuole elementari per attività pratiche". Il sistema tuttavia era
rimasto ed è tuttora essenzialmente lo stesso.
"Anche le recenti misure annunciate lo scorso novembre, per agevolare la
carriera scolastica dei rom, risultano insufficienti in quanto solo parziali e
neanche legalmente vincolanti" – ha aggiunto Duckworth.
Amnesty International ha visitato diverse scuole di Ostrava, dove nel 1999, per
conto di 18 bambine e bambini rom, aveva avuto origine la causa che ha portato
alla sentenza della Corte europea.
L'organizzazione per i diritti umani ha verificato che i bambini e le bambine
rom sono ancora ampiamente presenti nelle cosiddette "scuole per attività
pratiche" (in alcuni casi, costituiscono fino all'80 per cento degli iscritti) e
nelle classi per alunni con "lieve disabilità mentale".
I bambini e le bambine rom sono inoltre segregati in scuole per soli rom, che
forniscono un'istruzione di qualità inferiore, limitando il loro futuro sia nel
campo educativo che in quello del lavoro.
L'inserimento dei bambini e delle bambine rom nelle "scuole per attività
pratiche" e nelle classi per alunni con "lieve disabilità mentale" si basa su
test di entrata che non tengono conto delle differenze linguistiche e culturali
dei rom e che possono essere ulteriormente inficiati dal pregiudizio degli
operatori che conducono i test.
"Il dovere di assicurare una positiva inclusione dei rom nel sistema educativo
spetta alle autorità ceche, che hanno l'opportunità unica di invertire la rotta,
dopo decenni di discriminazione e segregazione" – ha commentato Duckworth.
"L'istruzione è la via per uscire dal circolo vizioso di povertà ed
emarginazione che colpisce gran parte della popolazione rom. Se il governo della
Repubblica Ceca non darà uguali opportunità ai bambini e alle bambine rom,
negherà loro la possibilità di avere un futuro migliore e di partecipare
pienamente alla vita del paesa" – ha concluso Duckworth
Amnesty International chiede alle autorità ceche di:
1) congelare tutti gli inserimenti nelle "scuole elementari per attività
pratiche" e nelle classi per alunni con "lieve disabilità mentale" per l'anno
scolastico 2010/11, in vista di un riesame dell'opportunità di questi istituti;
2) rafforzare con atti legislativi la fine della segregazione nel campo
dell'istruzione e adottare un piano d'azione complessivo per eliminare la
segregazione scolastica dei bambini e delle bambine rom;
3)garantire sostegno aggiuntivo immediato ai bambini e alle bambine rom che ne
necessitano, per favorire la loro partecipazione attiva e sviluppare nel modo
più ampio possibile le loro potenzialità, integrandoli nel sistema educativo
principale.
Di Fabrizio (del 04/02/2012 @ 09:15:11 in scuola, visitato 1569 volte)
Storie che sarebbero già inquietanti di per sé, e che legano strettamente
le strade che uniscono e dividono l'Europa dell'Est a quella dell'Ovest. Ma che
devono spingere ad un'ulteriore riflessione, visto che finalmente il governo
sembra iniziare a muoversi sul
riconoscimento della nazionalità italiana a chi
nasce qui, suscitando la
reazione piccata del più grande politico (nel senso di
fame mediatica) italiana. Un appunto strettamente personale: è una risposta
anche a chi mi ha detto che non sono argomenti che riguardano i Rom.
Da
British_Roma
Negare l'istruzione ad un bambino rom viola i diritti umani
- 30 gennaio 2012
D [minore] -contro- Corte d'Appello sui rifugiati
Alta Corte
Neutral Citation: IEHC 431. Sentenza emessa il 10 novembre 2011 dal giudice
Gerard Hogan.
Giudizio
La probabile negazione dell'accesso all'istruzione primaria di un bambino rom
serbo viola i diritti umani di base e rientra in quanto proibito dal Refugee Act
1996, quindi la decisione di espellerlo verso la Serbia dev'essere
annullata.
Retroscena
Il richiedente è nato in Irlanda nel 2006, quindi non è cittadino irlandese.
I genitori sono nati in Serbia, dove erano considerati come Rom. Venne fatta
richiesta di asilo a nome del bimbo, richiesta rigettata nell'agosto 2009.
E' stato eccepito in suo nome che avrebbe sofferto persecuzioni al ritorno in
Serbia, in quanto non avrebbe ricevuto istruzione primaria. La Corte d'Appello
sui rifugiati ha trovato che, per quanto potesse ravvisarsi discriminazione
nella negazione all'istruzione, questo non era sufficiente a soddisfare il
requisito della persecuzione ai sensi del Refugee Act.
Informazioni sul paese d'origine, provenienti dal Comitato ONU sui Diritti
dei Bambini, dalla Commissione Europea e dal dipartimento di stato USA, mostrano
che i Rom in generale ed i bambini, particolarmente le bambine, sono stati
soggetti a discriminazioni diffuse. Sono pochi i bambini rom che in Serbia
frequentano la scuola, e quando lo fanno sono spesso mandati in scuole speciali
per bambini con difficoltà d'apprendimento.
Il giudice Hogan ha riconosciuto che non tutte le violazioni delle libertà
civili di base o discriminazioni, siano paragonabili alla persecuzione. Il
concetto di ciò che costituisce persecuzione non si presta ad un'analisi
precisa, ha detto.
Ha sottolineato che in due casi precedenti il tribunale aveva mostrato come
la discriminazione in altre parti della ex Jugoslavia, in un caso contro due
persone di etnia serba ed in un altro una coppia croata-serba, non costituisse
persecuzione.
Prima di analizzare le conclusioni del tribunale, il giudice doveva esaminare
il livello di discriminazione che si sarebbe incontrato al ritorno in Serbia, ha
aggiunto. Le informazioni sul paese d'origine in questione fornivano un quadro
di "pervasiva discriminazione contro i bambini rom".
Decisione
Il giudice Hogan ha sottolineato che quasi 60 anni fa in un famoso giudizio,
la Corte Suprema USA dichiarò in Brown -contro- Dipartimento dell'Istruzione
di Topeka che la segregazione scolastica violava il principio
costituzionale dell'eguaglianza. Anche se questo non significava persecuzione,
illustrava come la scuola segregata fosse un segno distintivo di una società
dove i gruppi svantaggiati erano soggetti ad una discriminazione ed esclusione
pervasiva che, in determinate circostanze, portava alla persecuzione.
In questo caso le statistiche mostravano come il richiedente fosse a rischio
di non ususfruire nemmeno dell'istruzione di base. La questione è se
l'indifferenza ufficiale non sia stata lei stessa persecutoria.
Il giudice Hogan ha citato il libro The Law of Refugee Status del
prof. James Hathaway, dove la persecuzione viene definita come "la mancata
attuazione dello sviluppo di un diritto, dentro una categoria che è sia
discriminatoria che non fondata sull'assoluta mancanza di risorse."
Il diritto all'istruzione viene ampliamente considerato come fondamentale
negli art. 42 della Costituzione, art. 2 del primo protocollo della Convenzione
Europea sui Diritti Umani e art. 14 della Carta UE sui Diritti Fondamentali,
come pure nella Convenzione ONU sui Diritti del Bambino. "Se a D venisse negato
il diritto all'istruzione di base, verrebbe effettivamente escluso da ogni
partecipazione significativa nella società serba," ha detto Hogan. Sarebbe
quindi un caso più grave della discriminazione subita negli altri due casi.
Ha poi aggiunto: "Mentre questo caso ricade fuori dalla tipologia classica di
persecuzione prevista dalla Convenzione di Ginevra... sembra senza dubbio
impossibile evitare la conclusione che la negazione dell'istruzione di base
porti ad una seria violazione dei diritti umani basici [e] porti alla
persecuzione, secondo quanto previsto dall'S 2 del Refugee Act 1996."
Il testo integrale della sentenza su
www.courts.ie
Michael Lynn BL, instructed by John Gerard Cullen, Carrick-on-Shannon, for the
applicant; Cindy Carroll BL, instructed by the Chief State Solicitor, for the
State.
Da
British_Roma
L'articolo qui sopra cita il caso di un bambino rom nato in Irlanda che
potrebbe soffrire di una probabile negazione dell'accesso all'istruzione di
base, in caso di ritorno in Serbia. Il film a questo
link, del regista
britannico Antony
Butts, mostra esattamente cos'è accaduto a due ragazzi, nati e scolarizzati in
Germania, senza alcuna conoscenza della lingua serba, "obbligati" a vivere a Leposavic,
nella zona del Kosovo controllata dai Serbi, a nord del fiume Ibar. Non solo è
stata negata loro un'istruzione adeguata, ma vengono pesantemente discriminati
ed aggrediti dai coetanei serbi locali. Due ragazze presentate nello stesso
documentario, rimandate sempre dalla Germania a Banja Peje in Kosovo, si trovano
un po' meglio. Viene mostrato perfettamente le conseguenze scioccanti del
rimpatriare bambini nati e cresciuti in un paese occidentale, costretti poi a
vivere nella ex Jugoslavia a causa delle origini dei genitori.
Bernard Sullivan
Di Fabrizio (del 16/02/2006 @ 09:10:57 in scuola, visitato 1654 volte)
 Riguardo alla denuncia della segregazione scolastica ad Aspropyrgos, EUROPEAN ROMA RIGHT CENTER ha inviato a sua volta un richiamo al Ministero Greco dell'Educazione, con copia a Alvaro Gil-Robles, Commissario Europeo per i Diritti Umani.Il testo (in inglese) è QUI, purtroppo non ho avuto tempo per tradurlo.
Di Fabrizio (del 25/01/2014 @ 09:05:45 in scuola, visitato 1666 volte)
da

Scheda
Autori:
Daniela Sala
Credits:
Musiche: Grre en famille - "Roots culture"; Grre en famille - "Chacun pour soi"
Data: 18 dicembre, 2013 - 15:56
Sfantu Gheorghe è una piccola cittadina nel nord della
Romania che conta 60mila
abitanti e si trova nella regione storica della Transilvania. In questa zona la
minoranza seclera
(di lingua ungherese), costituisce circa il 75% della
popolazione, mentre nella sola Sfantu Gheorghe la popolazione di etnia rom è
stimata tra le 5 e le 6mila persone. Duemila di loro vivono ad
Orko, un
quartiere ghetto ai margini della città. Ufficialmente, almeno stando ai dati
dell'ultimo censimento, in tutta Sfantu Gheorghe le persone di etnia Rom non
sarebbero più di 200.
Nella sola scuola di Orko, la scuola San Filippo Neri che va dall'asilo alle
medie, i bambini iscritti sono più di 500. Tutti Rom. "Non è una scuola per Rom
- ci tiene a precisare Robert Kiss, direttore della scuola - chiunque può
iscrivere i propri figli qui". Semplicemente, spiega, è la scuola di questo
quartiere e trovandosi a ridosso del quartiere rom è normale che i genitori
iscrivano i propri figli qui. Peccato però che a ridosso della scuola abitino
anche famiglie di etnia ungherese: tutti i loro figli sono iscritti ad altre
scuole in città.
La scuola di Orko esiste grazie ad un prete, Markos Andras. Mandato qui
all'inizio degli anni '90, visto che la maggior parte dei rom qui sono di
religione cattolica, Andras fece costruire un luogo di ritrovo per gli abitanti
del luogo. In breve si rese conto che la maggior parte dei bambini e ragazzi di
Orko non sapeva né leggere né scrivere e i pochi che frequentavano le scuole in
città erano fortemente discriminati e abbandonavano gli studi dopo pochi anni.
Così nel 1999 la struttura è stata convertita in una scuola e da allora funziona
ininterrottamente. Lo spazio è poco e i bambini molti, così le lezioni si
svolgono in due turni, mattina e pomeriggio.
L'analfabetismo, rispetto a 15 anni fa è certamente in calo, ma i numeri
testimoniano un tasso di abbandono scolastico tuttora altissimo. Se infatti gli
alunni iscritti alla prima elementare sono 59, quelli di quinta sono meno della
metà, solo 23. E alle medie va ancora peggio: 25 in prima media, 18 in seconda e
solo 10 in terza.
Il caso di Orko è tutt'altro che è un caso isolato: nel 2006 30 città rumene
hanno ricevuto dei fondi dall'Unione europea per l'integrazione scolastica dei
minori rom e per 4 anni, fino al 2010 la regista e attivista per i diritti umani
rumena Mona Nicoara ha seguito e documentato le vite di 3 studenti Rom di Targu
Lapus per vedere come l'integrazione stava funzionando. Il risultato è il
documentario "Our school" (vedi
QUI, ndr.): i giovani protagonisti non solo alla fine non sono
integrati nelle scuole della città ma sono addirittura spostati in una "scuola
speciale" per disabili mentali. Nel 2007 la Corte europea per i diritti
dell'uomo ha condannato la segregazione scolastica dei rom come una violazione
della dignità umana. Sentenza ad oggi senza conseguenze.
Di Fabrizio (del 27/09/2008 @ 08:50:20 in scuola, visitato 1550 volte)
Da
Bulgarian_Roma
17 settembre 2008 COMUNICATO STAMPA
Sofia, Bulgaria. Il 15 settembre segna l'inizio di un nuovo anno
scolastico in Bulgaria e la fine della segregazione scolastica per circa 200
studenti Rom a Blagoevgrad. Gli studenti, che frequentavano la scuola
elementare speciale N° 1 a Blagoevgrad, saranno spostati in diverse scuole
cittadine dove avranno una migliore istruzione e per i primi tempi impareranno
in un ambiente integrato con i loro pari di altri gruppi etnici.
Gli sforzi di desegregazione scolastica furono lanciati un anno fa a
Blagoevgrad attraverso un progetto, appoggiato dal Fondo Educazione Rom che
pilotò l'integrazione di cinquanta studenti Rom in scuole miste cittadine e
sollevarono il fine della segregazione. L'iniziativa portò alla decisione
municipale di chiudere la scuola elementare segregata N° 1 nel marzo
2008, che fu approvata a maggio dal Ministro dell'Istruzione. Secondo il vice
sindaco di Blagoevgrad, Dr. Valentin Vasilev, "la bassa qualità dell'istruzione
nella scuola e l'alto livello di assenteismo sono state tra le principali
ragioni della decisione".
Il comune ha già presentato con successo un progetto per l'integrazione
istruttiva dei bambini Rom, tramite i Fondi Strutturali UE. Secondo il vice
sindaco, il progetto creerà opportunità d'impiego per alcuni degli insegnanti
della scuola segregata che sarà chiusa.
Tobian Linden, il nuovo direttore del Fondo Educazione Rom ha accolto con
favore questa iniziativa del comune e si è impegnato a continuare a fornire
supporto agli sforzi desegrazionisti a Blagoevgrad e nel resto della Bulgaria.
"Educazione integrata significa migliore istruzione per tutti i bambini", ha
detto.
For additional information about this press release, please contact Toni Tashev,
Country Facilitator for the Roma Education Fund, at tel. +359886797272 or via
email at tashev@romaeducationfund.org.
Rileggevo un vecchio articolo dall'archivio di Pirori, che vi ripropongo. Mi sembra interessante, alla luce di alcuni cambiamenti che stanno avvenendo in Bulgaria (ad esempio, l'affermarsi del partito nazionalista Ataka) e in Europa, come il rapporto tra tradizione e rinnovamento, il ruolo della scuola e delle OnG nell'inclusione dei Rom. Altre notizie sulla Bulgaria
9 Settembre 2004 Conversazione con gli etnologi Elena Marushiakova e Vesselin Popov sul passato, presente e futuro dei Rom di Bulgaria Elena Marushiakova e Vesselin Popov hanno pubblicato numerosi articoli di studio sulla storia e la vita contemporanea dei Rom in Bulgaria e nell'Europa dell'Est, sono gli autori di "Zingari nell'Impero Ottomano: Un Contributo alla Storia dei Balcani". Attivamente coinvolti con diverse associazioni di studio sui Rom e progetti di ricerca internazionale, hanno fondato la Società di Studio sulla Minoranza Romani a Sofia e promuovono esposizioni su questi temi nei musei di Sofia e Budapest. Polia Alexandrova per TOL ha discusso con loro sulle caratteristiche dei Rom bulgari, partecipazione politica, il ruolo ambiguo del settore non-profit e il pericolo di confinare le persone in riserve etniche. TOL: Come definireste i principali gruppi Rom in Bulgaria? Vesselin Popov: Il gruppo più caratteristico sono i cosiddetti Yerla, discendenti della prima ondata di migrazione zingara e parlano differenti dialetti nei loro villaggi Rom. Il secondo gruppo sono i cosiddetti Kardarasa o Kaldarara, ex nomadi, la maggior parte vivono in villaggi e piccole città. Un altro gruppo caratteristico sono i Rudara, che parlano un dialetto proprio e preferiscono essere identificati come Vlasi [Vlachs] o Antichi Rumeni. Elena Marushiakova: I Rom in Bulgaria non sono una comunità omogenea... Vesselin Popov: Per esempio, ci sono vasti gruppi zingari di lingua turca che non si considerano Rom. Alcuni si definiscono Turchi etnici, mentre altri non sono sicuri della propria origine. Se prendiamo il linguaggio come criterio, ci sarebbero quattro gruppi: che parlano bulgaro, turco, rumeno e romanesh. Dobbiamo poi considerare i differenti dialetti, i matrimoni misti, che alcuni gruppi sono aperti e altri chiusi ecc. Anche la religione potrebbe essere un criterio - alcuni Rom sono musulmani, altri cristiani e ce ne sono molti che seguono altre religioni. Elena Marushiakova: Molti Rom bulgari stanno cercando di costruirsi una nuova identità propria e certamente lo farebbero trovando qualcuno che scrivesse la loro storia. Disgraziatamente, in Bulgaria la cosiddetta integrazione dei Rom è direttamente connessa con la disintegrazione dei differenti gruppi. Se poniamo tre gruppi nello stesso villaggio, presto ognuno di loro dimenticherà di essere stato di una comunità differente. Così, il gruppo più numeroso dei Rom è quello di chi ha perso la propria identità o ne conserva solo una vaga memoria. TOL: Quali sono le caratteristiche dei Rom bulgari rispetto a quelli delle nazioni confinanti? Vesselin Popov: Quando parliamo delle caratteristiche dei Rom dell'Est Europa in generale, dobbiamo guardare indietro alla storia di questa regione e vedere come i tre grandi imperi che si sono alternati nei secoli: Ottomano, Austro-Ungarico e Russo, hanno influenzato la comunità. Oggi i differenti gruppi hanno le loro specificità, più che altro per fattori geopolitici, ma il modello è simile ovunque. Elena Marushiakova: D'altra parte,ciò che rende i Rom bulgari differenti da quelli di altre parti dei Balcani è che i cosiddetti zingari nomadici qui sono più numerosi, mentre lo sono di meno che nell'ex Unione Sovietica, per esempio. Lo sviluppo e l'arricchimento del sistema etno-culturale dei Rom in Bulgaria è un processo storico continuo, in relazione con una moltitudine di interazioni culturali e mutue influenze. TOL: Non abbiamo molte notizie sui Rom bulgari in Europa Occidentale, ma si sentono molte storie sui Rom di Romania, mendicanti o in situazioni di illegalità. Perché? Vesselin Popov: Il modello di mobilità è diverso. Non è che i Rom bulgari in Europa Occidentale siano meno di quelli rumeni, è che preferiscono spostarsi nei villaggi e lavorare nel settore agricolo, piuttosto che rimanere nelle grosse città e mendicare per strada. Nessuno conosce il numero esatto dei Rom bulgari che oggi lavorano nei vivai o nelle aziende agricole in Olanda. La loro migrazione è invisibile, ma anche vantaggiosa per i paesi occidentali. Per questo nessuno ne parla. LA TRAPPOLA DELLA TRADIZIONE TOL: Cosa è stato fatto a livello politico in Bulgaria a favore dei Rom? Elena Marushiakova: La Bulgaria non è un'isola, è parte della scena internazionale. Ci sono processi internazionali che stanno andando avanti. Se non ci fossero queste influenze dall'esterno, la Bulgaria seguirebbe ancora lo stesso vecchio modello e la situazione apparirebbe completamente differente. Il vecchio e e testato modello balcanico, dove le differenti comunità etniche vivevano fianco a fianco, senza interagire l'una con l'altra, ha funzionato per secoli. Ma il nuovo modello occidentale fornisce assistenza ai membri più poveri della società. Questo modello richiede però l'identificazione dei cosiddetti poveri e da loro assistenza attraverso un sistema di previdenza. Oggi le comunità non sono più separate, isolate dal mondo. Così, non possiamo parlare realmente di un ritorno al vecchio modello di coesistenza, perché il mondo è parecchio cambiato. Ciò significa che non possiamo chiedere ai Rom, o ai Bulgari stessi, o a chiunque altro, di chiudersi in una sorta di comunità a base etnica, perché così si finisce in una specie di riserva. Disgraziatamente, questo è ciò che succede ad alcune comunità Rom in tutta Europa.
TOL: Quindi, quel che state tentando di dirci è che la comunità Rom è punita nei suoi tentativi di vivere una vita moderna, perché il resto della società sta tentando di riportarli indietro nella loro cultura? Elena Marushiakova: Sì, la società occidentale ha questa idea romantica sui Rom. Li vede come gelosi delle proprie tradizioni, osservanti i loro rituali, indossando i loro costumi come segno di etnicità. La percezione dei Rom come una comunità super-esotica fuori dal tempo e dallo spazio è molto comune in Occidente. Ma chi vorrebbe vivere come facevano i propri antenati secoli addietro? Come ci si può aspettare che qualcuno viva attaccato alle proprie tradizioni, mentre il resto della società si sviluppa, influenzata dalla tecnologia, dalla globalizzazione e dalla modernizzazione? Qui stiamo parlando di processi naturali. Tutti i popoli del mondo, senza distinzione di età, razza o etnìa, vogliono vivere secondo la contemporanea definizione di benessere. TOL: Se compariamo il livello di discriminazione verso i Rom in questa regione e nell'Europa occidentale, che tipo di fotografia ne otteniamo?
Vesselin Popov: In Europa occidentale i Rom non sono stati riconosciuti come cittadini sino agli inizi del XX secolo, mentre nell'Impero Ottomano erano membri a pieno titolo della società nel XIV secolo. Avevano un posto speciale in tutta l'organizzazione sociale e amministrativa dell'Impero. Da un punto di vista comparativo, in quei tempi il loro status civile era relativamente più favorevole che quello dell'Europa occidentale. Ci fu addirittura un'istanza nel XVI secolo, quando alcuni Rom fecero un appello all'Impero reclamando per i loro diritti umani violati. Noi pensiamo agli Ottomani come ai grandi invasori nella [nostra] storia, ma possono servire come buon esempio dell'osservanza dei diritti umani anche al giorno d'oggi. Elena Marushiakova: Tanto più il livello di discriminazione è preoccupante, più lo vediamo come tema complesso. Non è dovuto solo ai cambi politici o storici, ma anche alla modernizzazione della società. Per di più, ci sono differenti tipi di discriminazione. I cosiddetti discorsi apertamente razzisti sono più comuni nell'Europa orientale, ma la discriminazione nascosta è definitivamente più forte in Occidente. Dopo i cambiamenti politici [la fine del regime comunista], quando la gente dell'ex blocco comunista ha capito di poter dire quel che voleva senza essere punita per questo, si è iniziato ad usare parole forti contro quanti non erano di gradimento. Ma in realtà il loro odio era minore di quanto si potesse supporre dalla loro comunicazione verbale. Così, parlare è una cosa, mentre le relazioni umane effettive sono qualcosa di completamente differente. Vesselin Popov: E' difficile calcolare il livello di discriminazione e di segregazione sociale, perché ci sono criteri molto complessi. In Bulgaria, i media mantengono un'immagine stereotipata della comunità Rom o usano linguaggi sbagliati per descrivere o criticare il loro stile di vita. Nel contempo, le relazioni tra Bulgari e Rom sono migliori che in paesi come la Gran Bretagna, per esempio.
TOL: Qual'è il livello di integrazione dei Rom in questa parte del mondo? Elena Marushiakova: In termini di integrazione sociale, l'Europa dell'Est è molto lontana dal resto del continente. I Rom nell'Europa occidentale sono più integrati e maggiormente marginalizzati. La situazione è cattiva in Europa Centrale, migliora nell'Europa del sudest, è buona nell'ex Unione Sovietica, dove le politiche specifiche verso i Rom sono state limitate o inesistenti. E' qui l'ironia: maggiori sono le politiche [d'integrazione], minore è l'integrazione sociale. ONG SENZA FINE DI LUCRO TOL: Come vedete il ruolo delle organizzazioni Rom in Bulgaria? Elena Marushiakova: Lo sapete che la prima organizzazione dei Rom è nata nei Balcani? E che sono esistiti qui per più di cent'anni, senza essere sponsorizzati o pagati per le loro attività? Le organizzazioni Rom erano attive in Bulgaria anche prima che l'area diventasse profittevole [per le organizzazioni straniere]. Vesselin Popov: Ma non sarà profittevole per sempre. Alcune organizzazioni rimarranno e altre spariranno. Altre varieranno la loro attività e nasceranno nuove organizzazioni. Alcune diventeranno parte delle strutture governative, mentre altre ancora si trasformeranno in partiti politici. TOL: La partecipazione politica dei Rom si è rafforzata negli ultimi anni, ma ci sono stati diversi tentativi di limitarla, specialmente durante le elezioni locali del 2003. Vesselin Popov: Sì, ci sono stati questi tentativi durante le elezioni locali dell'anno scorso, ma in molte parti non erano contro i Rom, ma contro i loro partners politici. Non erano azioni su base etnica, ma influenzate politicamente. Tutti sanno che un forte movimento politico Rom diventerebbe una minaccia per tutti gli attori politici, indipendentemente dalla loro origine. TOL: Esiste un forte partito politico dell'etnìa turca e nessun significativo partito politico Rom. Perché? Vesselin Popov: Dipende dalla maturità delle comunità. L'etnìa turca è stata capace di scegliere il proprio percorso molto presto nel suo sviluppo come comunità. Elena Marushiakova: Ci sono anche fattori soggettivi. All'etnìa turca è capitato di avere leaders molto buoni. La loro comunità si è mobilitata a lungo prima dei cambiamenti [la fine del regime comunista], come risultato delle repressioni patite sotto il comunismo. Mentre nel caso dei Rom, il loro tentativo di mobilitarsi ha trovato lo sfogo nel settore delle ONG. TOL: I Rom della Bulgaria devono fidarsi delle ONG? Vesselin Popov: Direi di no. Il nuovo approccio di presentare i Rom attraverso immagini spaventose di miseria ai margini della società e di degradazione personale, con lo scopo di impattare gli sponsor stranieri e l'opinione pubblica occidentale, serve solo ad aumentare gli stereotipi negativi sugli zingari. Nel lungo termine, sono d'ostacolo alla soluzione dei problemi. Questa nuova immagine pubblica accompagna perfettamente lo scenario del rapido sviluppo di "un'industria zingara", che oggi è diventata la politica statale nell'Europa dell'Est, supportata da diversi programmi europei. Elena Marushiakova: In Bulgaria il settore delle ONG è qualcosa di comico. Nella società occidentale esiste una divisione di classe, quindi c'è bisogno di un sistema di organizzazioni di aiuto il cui compito principale è il bilanciamento [degli interessi in conflitto]. Ma i Balcani, particolarmente la Bulgaria, non sono mai stati una società divisa in classi. Qui un pastore può diventare primo ministro, in Occidente no. Così il modello di società che si è importato, non funziona bene, semplicemente perchénon è stato sviluppato per una società come quella bulgara. Naturalmente, la Bulgaria è molto cambiata, quindi ci sarà bisogno di questi gruppi in futuro. TOL: Quindi sembra che i Rom bulgari non possano fidarsi tanto dei partiti che delle ONG. Cosa possono scegliere? Elena Marushiakova: Penso che esista ancora la possibilità di una mobilitazione politica. Quando saranno stati evidenziati i problemi etnici, la gente comincerà a cercare come risolverli. Il settore ONG è stato testato e ha dimostrato di essere inefficace, quindi bisogna provare altre strade. SUCCESSI SCOLASTICI TOL: Una voce positiva riguarda i progressi nel programma governativo di desegregazione scolastica, per offrire ai Rom uguali opportunità. A tre anni dall'inizio, qual'è il bilancio? Elena Marushiakova: La desegrazione scolastica era già iniziata da tempo, prima che se ne cominciasse a parlare. E' diventata una grande questione dopo che è stato coinvolto il settore delle ONG. La cosa migliore, d'altra parte, è che un precedente processo inconscio è improvvisamente diventato ufficiale. Vesselin Popov: Il programma di desegrazione scolastica ha avuto successo nel fermare un processo molto pericoloso - che stava trasformando le scuole per Rom in ghetti. Il programma ha anche degli oppositori: molta gente, specialmente nell'Unione Europea, pensano che mandare i bambini Rom in classi miste significa imn qualche modo assimilarli. Preferirebbero che questi bambini stessero rinchiusi nella loro società, mantenendo vive le loro tradizioni. Questo conflitto di idee sarà il tema dominante nei prossimi anni. Elena Marushiakova: I Rom in Bulgaria hanno goduto di pari opportunità per anni, incluso il diritto ad una buona educazione. Le cosiddette classi segregate cominciarono ad apparire negli anni del "socialismo sviluppato" alla metà degli anni '70. Ma la separazione in normali "classi di basso livello" e classi per l'elite, era già in auge. Vesselin Popov: Il modello di desegrazione ha funzionato bene, ma la recente introduzione degli insegnanti-assistenti [Rom] ha lasciato il segno. Come può un bambino Rom sentirsi uguale agli altri in una classe dove c'è un assistente che interpreta la lezione per lui? Tutta l'idea è strana, perché non esiste in tutta la Bulgaria un singolo bambino Rom che non parli il bulgaro. Inoltre, se parlano bene la lingua d'origine, parlano anche il bulgaro molto bene. Quindi, chi ha bisogno di assistenti? Non è un altro tentativo di mettere i Rom in una specie di riserva sociale, di farli sentire differenti? Elena Marushiakova: Quello che succede è un tentativo di allontanare i bambini dal loro sviluppo, metterli in classi miste con l'idea di dare loro uguali opportunità e poi farli nuovamente sentire differenti. E' una cosa talmente ovvia, che la notizia del programma degli insegnanti-assistenti è sfociata in uno scandalo. E la cosa più strana è che parte di questo programma è stato sviluppato con l'Unione Europea, attraverso il programma PHARE. Secondo me, una vera perdita di tempo e soldi. Polia Alexandrovna è corrispondente per TOL. Copyright © 2004 Transitions Online. All rights reserved.
Di Fabrizio (del 12/09/2005 @ 00:21:14 in scuola, visitato 3927 volte)
Una premessa necessaria. Quella che segue potrebbe essere giudicata a
prima vista una "non notizia" o peggio, un modo per stornare fondi e
risorse comuni con la "solita" scusa del rispetto dei diritti delle
minoranze.
Chi legge queste cronache, almeno dai tempi di Pirori, saprà che
nell'Europa Orientale (in particolare Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria,
Romania) è politica comune "confinare" i bambini rom, soprattutto nei
paesi medio/piccoli, nelle cosiddette "scuole per ritardati mentali".
Uno scandalo, almeno seconda la nostra mentalità, che in determinate regioni
coinvolge sino all'80% della popolazione scolastica rom.
Aggiungerei un'ultima considerazione: spesso quando ci si riferisce al
razzismo, si equivoca sulla sua natura, pensando che sia una forma di pensiero o
di azioni dettate dall'ignoranza e dalla mancanza di cultura. O anche, si cerca
di giustificare il fenomeno come sottoprodotto dell'ideologia della destra.
Eppure questo razzismo, non solo è profondamente radicato in quelle
società (la segregazione scolastica si è imposta già al tempo del comunismo
reale), ma nasce in ambienti colti e istruiti, nei provveditorati o nei
ministeri. Soprattutto, non è (purtroppo) un fenomeno residuale o del passato,
chi avesse ancora dubbi, può rileggersi cosa diceva poco più di un anno fa, l'ambasciatore
EU in Slovacchia.
Da: Beata Olahova su http://groups.yahoo.com/group/Slovak_Roma_News
Con settembre 2005, gli studenti Rom del comune di Trnava che sinora sono
stati ammessi nelle scuole per ritardati mentali, avranno la possibilità
di accedere ad alcune scuole pubbliche.
L'iniziativa è stato fortemente sponsorizzata dalla Lega dei Giuristi per i
Diritti Umani, e riguarderà circa 90 studenti tra i 6 e i 16 anni, che
accederanno alle scuole pubbliche di Limbova e Gorky. L'integrazione avviene col
consenso dei loro genitori o tutori legali.
Il progetto prevede anche la frequenza a lezioni supplementari, e servizi
gratuiti come mensa, fornitura di materiale scolastico e scuola bus. In classe
l'insegnante di ruolo sarà affiancato da assistenti assunti per lo scopo di
seguire l'affrancamento scolastico e di tenere i rapporti con i genitori.
Ciò è stata reso possibile dalla piena adesione del Ministero
dell'Istruzione e dall'appoggio del consiglio comunale di Trnava. Il Ministero
ha anche fornito il supporto finanziario al progetto, tramite i Fondi Sociali
Europei. In futuro è possibile che l'iniziativa venga allargata ad altre scuole
pubbliche cdittadine e della regione.
Columbus Igboanusi, PhD
-
Director League of Human Rights Advocates
Nota: Trnava si trova nella Slovacchia Occidentale, 45 Km. NE da Bratislava,
lungo il fiume Trnávka sulla linea direttrice di traffico Bratislava-Žilina.
E' capoluogo distrettuale. Nel suo centro storico sono diverse le chiese
cattoliche, tanto da essere conosciuta anche come la "Roma della
Slovacchia"
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