Di Sucar Drom (del 09/08/2008 @ 23:42:20 in blog, visitato 1468 volte)
Buone vacanze a tutti...
Sole, mare, monti, vacanze... ma i problemi in questa Italia non vanno certo in
ferie. Le splendide coste non sono più così splendide, il mare non è più così
pulito, gli italiani non hanno più grandi disponibilità economiche per
trascorrere lunghi periodi di riposo lontano dalle città...
Auschwitz-Birkenau, critiche al Governo italiano
I responsabili di alcune associazioni rom polacche e tedesche hanno criticato le
misure prese dal governo italiano per censire gli abitanti dei "campi nomadi".
In occasione di una cerimonia nell'ex campo di sterminio nazista di
Auschwitz-Birkenau, il capo dell'Associazione dei rom in Polonia, Roman
Kwiatkowski...
La politica del riciclo
Magari ci avrò capito poco. O magari la colpa è dei giornali, compreso quello su
cui scrivo ora. Ma sta di fatto che quest’estate le notizie sparate in prima
pagina mi sembrano per lo più altrettante bufale, storielle buone per i grulli.
O meglio, non tanto le notizie: gli annunci di noti...
Bari, notti sotto le stelle
L’iniziativa del primo cineforum in insediamento rom per bambini, “Notti sotto
le stelle”, ha riscosso un meritato successo e ha attirato circa 500 spettatori
nel corso delle cinque serate. Organizzato dalla cooperativa Artezian, della
comunità rom di Bari-Japigia, e dall’associazione interculturale barese Vox...
Vico del Gargano (FG), festambientesud
Il titolo, nonché tema della rassegna, è «teatro civile». Non solo civilissimo,
ma anche entusiasmante e commovente è stato l'inizio di questo festival,
approfondimento spettacolare di Festambientesud, che dal debutto dell'anno
scorso a Monte Sant'Angelo, si è insediato o...
Paese indegno popolo indegno, quello italiano
Le due bambine rom morte annegate nel mare di Napoli, i cui corpi sono coperti
da pezzi di stoffa che lasciano visibili i loro piedi, giacciono abbandonate
sulla spiaggia al sole (in attesa di...?), nella palese indifferenza dei
bagnanti che passano o che si crogiolano al sole a pochi metri. Le foto diffuse
in tutto il mondo sono eloquenti. Paese indegn...
Roma, il Casilino 900 è "controllato"
La guerra ai rom continua. Al Casilino 900 dopo l’agitazione del comitato di
quartiere e l’udienza concessagli da Sindaco e Prefetto, pronto è stato
l’intervento delle autorità. Ma non per migliorare l’infimo livello di vita dei
650 individui costretti a vivere in una baraccopoli la cui mis...
Olimpiade, l'Italia cerca la pagliuzza...
Un gesto di dissenso contro la violazione dei diritti umani in Cina, come
potrebbe essere quello di disertare la cerimonia d’apertura del prossimo 8
agosto. A chiederlo agli atleti italiani il presidente d...
I sindaci sceriffi, la Lega Nord cambia il Paese
Da oggi i sindaci delle città saranno "protagonisti e non comprimari della
sicurezza sul territorio". Così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha
commentato il decreto attuativo che concede più poteri ai sindaci sottolineando
che, d'ora in avanti, è fondamentale una "collaborazione virtuosa" tra tutti i
soggetti coinvolti e agg...
Roma, il Ministro Mara Carfagna ha visitato il “campo nomadi” di Tor de' Cenci
Il “campo nomadi” di Tor de' Cenci non sarà chiuso, almeno per il momento. E'
quanto emerso dal sopralluogo nell'insediamento rom, alle porte di Roma,
effettuato oggi pomeriggio dal ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna,
accompagnata dal sott...
Mantova, solidarietà al Sindaco
Manifestiamo piena solidarietà al Sindaco di Mantova, Fiorenza Brioni, a seguito
della grave intimidazione ricevuta. Siamo rimasti molto colpiti e turbati dal
gravissimo atto di minaccia esplicita al nostro Sindaco...
Ue, la politica non ha fermato l’intolleranza verso i Rom e i Sinti
Rapporto impietoso sull’Italia dell’Agenzia Ue sui diritti fondamentali. «Tutto
parte da Ponticelli». Uno spartiacque. C’è un prima e un dopo Ponticelli. Perché
dallo scorso 10 maggio, quando il campo nomadi alle porte di Napoli è stato
assaltato, l’Italia è divent...
I Rom rumeni, indesiderabili in Italia e in Francia
Benché cittadini dell'Unione Europea, i Rom subiscono sgomberi, espulsioni e
schedature. Indesiderabili, in Francia come altrove in Europa, i Rom,
sballottati da una bidonville all'altra, sono regolarmente oggetto di sgomberi.
Il che permette di schedare progressivamente l'in...
Padova, dal "campo nomadi" alla città
Si può demolire un pregiudizio come un muro, tirando su un altro muro, fatto di
mattoni e calce? Il luogo comune da picconare è quello che vuole Rom e Sinti
indissolubilmente abbinati a "campi nomadi", roulotte e camper. A provarci
insieme sono una comunità di sinta di Pad...
Ue, il Ministro Maroni ha dimostrato di voler collaborare
Il 1 agosto 2008 la Commissione Europea ha ricevuto il rapporto del ministro
dell’Interno Roberto Maroni sulle misure di censimento dei Rom e Sinti che
vivono nei cosiddetti “campi nomadi” e il testo dei decreti legislat...
(ANSA) - NAPOLI, 1 DIC -Eseguite due ordinanze di custodia cautelare in carcere
contro due giovani accusati di saccheggio e devastazione dei campi rom di
Ponticelli. Agenti della Digos della questura di Napoli e del commissariato di
Ponticelli le hanno comunicate oggi a Gennaro Cozzolino di 26 anni e Massimo
Ascione, di 18 entrambi residenti nel quartiere di Ponticelli. Gli assalti ai
campi nomadi avvennero nel maggio scorso, dopo la denuncia di una donna che
accuso' una Rom di aver tentato di rapire sua figlia.
Di Fabrizio (del 19/09/2008 @ 20:40:48 in media, visitato 1453 volte)
Ultimamente mi occupo poco di cronaca. Un po' per problemi di tempo, un po'
perché chi naviga in Internet può trovare da sé le notizie e magari discernere. Preferisco dedicare
il mio poco tempo a mettere in evidenza notizie sui Rom che altrimenti
passerebbero inosservate. Per capire un popolo devi conoscerlo, ed i Rom sono il
popolo più malvisto e meno conosciuto, tante nella sua tradizione che nei
problemi del giorno per giorno. Riprendo questo post del blog del
circolo Pasolini di Pavia perché (stranamente?) la notizia è passata quasi
inosservata. Tra le eccezioni, la solita
Carta
(anche se la notizia è confinata nelle ultime righe) e
Terrelibere. Se avete altre segnalazioni, fatemele sapere. Comunque, ecco la
notizia:
Sebastian che fu accusato di rapimento Ringraziamo Paolo Fornelli per la segnalazione.
Mercoledì 17 settembre, il tribunale di Catania ha assolto il giovane Rom,
Sebastian di 24 anni che il 15 maggio era stato accusato di avere tentato di
rapire, assieme ad una donna Rom romena, Viorica di 20 anni - una bimba di tre
anni nell'area di parcheggio di un ipermercato nella zona catanese.
L'infamante accusa era totalmente FALSA! Così ha sentenziato il Tribunale di
Catania, in maniera netta, senza nessuna ombra di dubbio. Molti ricorderanno
l'evento, rilanciato roboticamente, ad arte, per diversi giorni da tutti gli
organi di informazione nazionali, televisivi e cartacei. Nel clima massificante
e di obbedienza quasi tutti gli addetti ai lavori giornalistici tranne alcune
eccezioni - non furono sfiorati da nessuna ombra del dubbio, che dovrebbe essere
sempre figlio diretto del democratico e civile raziocinio umano.
Dagli ai nuovi nemici untori e distruttori della pacifica e civile convivenza
degli italiani! Quelli che tranquillamente, in parecchi casi, si ammazzano e si
stuprano in famiglia e tra gli affetti d'amore.
Le carte stampate locali dedicarono intere pagine, lunghi, stigmatizzanti e
solenni furono i servizi televisivi, inseguendo la sciocca e velenosa velina.
Emerse, complessivamente, dalle Alpi a Capo Passero, una voce unica e
totalizzante: dagli ai Rom. I partiti e le organizzazioni delle destre
amplificarono in maniera possente e perversa l'attacco ai ROM, accusati ancora
una volta di essere dediti al rapimento dei bambini.
Per Loro era tutto grasso che colava. Si scagliarono lancia in resta: in nero
paludati, in gesso griffato o con l'ampolla. Da sfruttare al massimo, giusto per
aizzare l'odio.
Il drammatico ed inesistente caso fu montato ad arte ad appena quattro giorni
dalla vicenda di Ponticelli (Napoli), dove una ragazza Rom di 16 anni fu
accusata di aver tentato di rapire una bimbetta di pochi mesi.
Caso ormai smontato, risultato privo di veridicità.
A seguito del razzismo, della caccia ai diversi, scientificamente propagati,
furono bruciati tutti i campi Rom esistenti nell'area di Ponticelli.
Nell'evento catanese i due innocenti giovani, a seguito dell'accusa, finirono in
carcere.
Le conseguenze per tutti i Rom stazionanti a Catania furono tragiche e pesanti.
A pochi giorni di distanza ai residenti nel principale campo (circa duecento),
quello ubicati nel quartiere di Zia Lisa, fu comandato di andare immediatamente
via, e ritornare in Romania. La qual cosa avvenne.
I Rom, terrorizzati, che avevano tanti bambini che frequentavano regolarmente le
scuole elementari cittadine, „preferirono scegliere il consiglio, abbandonando
velocemente il campo.
Successivamente le povere baracche furono reiteratamente date a fuoco e
distrutte.
Come si fosse tornati alle orride persecuzioni nazifasciste contro gli ebrei.
Il tutto è tranquillamente avvenuto sotto il mantello della nostra italica
democrazia, nell'anno di grazia 2008, mese di maggio, nell'era del terzo governo
delle destre dopo Tangentopoli.
Meno male che Giustizia è stata fatta.
Civico e democratico onore ai giudici catanesi! anche se la donna rom è ancora
detenuta, per approfondire se nell'evento in causa, inesistente, non siano
ravvisabili altri reati minori.
La vicenda catanese (e quella napoletana) insegnano ancora che è molto facile
che un popolo, sottoposto a continua pressione mediatica in chiave razzista,
possa facilmente perdere la testa, e quindi, vilmente e brutalmente agire,
ubbidir tacendo.
Di Fabrizio (del 14/05/2008 @ 18:33:37 in conflitti, visitato 1282 volte)
NAPOLI - ''La risposta che ha dato e sta dando il quartiere Ponticelli in
queste ore non e' una risposta seria. Comprendo la rabbia di queste persone.
Sono stato il primo a provare sconforto misto a paura e rabbia quando ho saputo
che al centro di quel rapimento c'era un minore, ma tuttavia non possiamo
criminalizzare un intero popolo. Non possiamo criminalizzare un intero popolo
quando da anni il mio popolo, quello napoletano, viene linciato ed etichettato
come popolo del malaffare''.
Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale della Campania Tonino Scala
della Sinistra Democratica. ''Se non e' questa la fotografia del popolo
napoletano, non puo' neanche essere questa la fotografia del popolo romeno. Mi
viene da dire dov'era questo popolo quando la camorra ha ucciso i nostri
bambini, quando la stessa camorra arruola i nostri figli per spacciare droga, o
per vendergliela. Dov'era quando hanno ucciso l'edicolante Buglione, o il
giovane pizzaiolo Riccio, o Annalisa Durante.
Semplicemente non c'era, perche' mai nessuno ha osato incendiare le case dei
boss o mettere sottosopra un quartiere quando e' successo qualcosa'', aggiunge
l'esponente di Sd. ''Ed invece per i rom si lanciano molotov e si chiede lo
sgombero. Purtroppo noi napoletani siamo bravi a prendercela con chi sta peggio
di noi con chi sta piu' a sud di noi. La stessa analisi che oggi fanno i
cittadini di Ponticelli nei confronti dei rom e' direttamente proporzionale
all'analisi che fanno nel mondo nei confronti dei napoletani per quanto riguarda
il problema spazzatura. Il coro e' lo stesso 'arsi vivi'.
Occorre mettere in campo, se si vuol realmente risolvere il problema, parlare di
sicurezza. Ma sicurezza che sia per tutti: italiani, rom, immigrati. Ma la
sicurezza e la presenza dello stato da sole non bastano occorre in piu'
assoldare, come diceva Bufalino, maestri. Non possono, infatti, i singoli
cittadini pensare con delle ronde o con atti di violenza, come il lancio delle
molotov, pensare di risolvere da soli il problema. Il problema, invece, va
affrontato nella sua complessita'. Allo Stato il compito di dare risposte.
Risposte serie nei confronti dell'illegalita' che sia italiana o romena'',
conclude Scala.
Di Sucar Drom (del 05/10/2008 @ 17:59:38 in blog, visitato 1303 volte)
Austria, nuova ascesa di Haider
Secondo le prime proiezioni della tv pubblica Orf, vittoria numerica della Spoe
(socialdemocratici) ma vittoria politica e simbolica della destra alle elezioni
in Austria. Haider: "Bene, ma resto in Carinzia", il leader del partito di
estrema destra Bzoe ha triplicato i voti...
Genova, la Giornata Internazionale della Nonviolenza
L’Assemblea generale dell’ONU ha deciso di celebrare la Giornata Internazionale
della Nonviolenza il 2 Ottobre perché data della nascita del Mahatma Gandhi, che
ha condotto l’India alla propria indipendenza con azioni nonviolente, divenendo
co...
Napoli, alcuni non perdono il vizio razzista
Dalle proteste contro i campi rom a quelle contro gli africani. Pochi mesi fa
gli abitanti di Ponticelli davano fuoco agli accampamenti allestiti da
famiglie rom nel quartiere. Ieri, i napoletani sono tornati a protestare in
piazza contro una comunità straniera, un gruppo di africani sfrattati da
Pianura...
Castel, diffidare delle politiche securitarie
La società contemporanea vive immersa nella paura e nella insicurezza. Dal tema
dell'immigrazione a quello del terrorismo, dalla paura per le conseguenze
disastrose del riscaldamento globale alla timore per il crollo
economico-finanziario internazionale o al rischio della disoccupazione...
Roma, male Alemanno sui Rom
Alemanno continua ad esternare sulla questione rom. Oggi era ospite della
trasmissione ''Sabato e domenica'', in onda su Raduno e ha ribadito che “il 15
ottobre terminerà il censimento all'interno dei campi rom”. Noi di sucardrom
facciamo rilevare che questo è il quindicesimo censimento nella Capitale in
dieci anni...
Milano quotidiana, in due atti
Uno. E’ un percorso brevissimo, cento metri, un paio di minuti. Eppure offre uno
spaccato eccezionale di questa città. Piazzale Lagosta 4 del pomeriggio. Una
donna con il suo carico di sacchetti e povere cose sta usando la fontana per
sciacquare qualcosa. Un ra...
Roma, Arci: i dati di Vespa su bimbi rom e la scuola sono falsi
“Il 50% dei bambini rom inseriti nel progetto di scolarizzazione gestito
dall'Arci solidarietà Lazio viene promosso al termine dell'anno scolastico”. E'
il dato centrale diffuso in tarda mattinata a Roma dall'Arci Solidarietà che ha
risposto alle cifre sulla scolarizzazione dei bambini rom diffusi da Bruno Vespa
nelle...
Romania, a Banel Nicolita la Medaglia al Merito Sportivo
E' uno di quelli che da qualche anno sono sulla bocca di tutti. Rom. “Zingari”.
Minoranze etniche spesse volte troppo frettolosamente bollate come "off-limits"
e che Banel Nicolita ha orgogliosamente rappresentato agli Europei...
Roma, polemiche sterili sulla scolarizzazione dei bambini sinti e rom
Le minoranze rom e sinte in questi giorni sono costrette a subire, e quindi a
pagarne i danni in prima persona, l'ennesima strumentale polemica, questa volta
tra il giornalista Bruno Vespa, Arci Solidarietà Lazio e Comune di Roma per il
progetto di scolarizzazione dei bambini rom e sinti...
Rom e Sinti, l'Italia vista in Ungheria
Il 30 agosto scorso Rom Sinti Politica dava notizia di quanto successo alla
troupe ungherese della Duna Tv nel “campo nomadi” di Caslino 900. Marco
Brazzoduro della federazione Rom e Sinti Insieme così aveva descritto
l’accaduto: «Siamo stati fermati e identificati all'uscita dal campo con la
minacc...
Roma, ancora sulla scolarizzazione
«Dati imprecisi e scorretti» perché per gli alunni rom che non frequentano
abitualmente le classi scolastiche sono previsti percorsi formativi alternativi
e inoltre, se una caduta verticale della frequenza a scuola degli alunni rom c’è
stata, si è verificata «da aprile in p...
Razzismo, l'Italia si sveglia?
Un giovane ghanese mostra i segni di un pestaggio e denuncia i vigili urbani di
Parma, che lo avrebbero fermato per sbaglio e poi picchiato. Una nuova vicenda
che rilancia, dopo la morte di Abdoul a Milano e...
Gustavo Zagrebelsky, la legge e le sue ragioni
«Dimmi, Pericle, mi sapresti insegnare che cosa è la legge?» chiede Alcibiade a
Pericle. Pericle risponde: «Tutto ciò che chi comanda, dopo aver deliberato, fa
mettere per iscritto, stabilendo ciò che si debba e non si debba fare, si chiama
legge». E prosegue: «Tutto ciò che ...
Venezia, Gentilini indagato per istigazione all'odio razziale
La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo a carico del vice sindaco Giancarlo
Gentilini che durante la cerimonia che ha concluso la festa dei popoli padani ha
invitato i presenti a «mandare a pregare e a pisciare i musulmani nel
deserto»...
Napoli, l'accampamento della pace
L’Accampamento della pace è la prima tappa di avvicinamento al Forum Universale
delle culture che si terrà a Napoli nel 2013. Si tratta della quinta edizione
dell’Accampamento ( le precedenti si sono tenute in Spagna, Uruguay e Messico )
ed è organizzata su due turni, il primo si svolgerà dal 5 al 14 Ottobre...
Luca Carboni riscopre le canzoni impegnate
Sarà sicuramente un caso che mentre è appena uscito il tributo ai cantautori da
parte di Mango, Luca Carboni racconta al Corriere della Sera che da qualche
tempo sta lavorando a un progetto analogo. In realtà Mango ha reso pop alcuni
classici mentre Carboni sta facendo un lavoro p...
Varsavia, Human Dimension Implementation Meeting
Si sta svolgendo a Varsavia in Polonia, dal 29 settembre, la conferenza «Human
Dimension Implementation Meeting», un evento organizzato dall'Ufficio per le
Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell'OSCE(Organizzazione per la
Sicurezza e la Cooperazione in Europa), in materia di diritti umani e democrazia
in Europa...
Aprilia (LT), il Comune non vuole i “nomadi”
Inviato al prefetto e al gabinetto Berlusconi il documento approvato dal
Consiglio comunale che esprime la contrarietà alla realizzazione di un "campo
nomadi". «Ieri - ha dichiarato il presidente del Consiglio comunale, Pio Nicolò
- ho provveduto a inviare l'atto del Consiglio non solo al prefetto ma anche ai
vertici del Governo. Il gabinetto Berlusconi deve capire che...
Razzismo, in Italia è un'emergenza!
Un cinese è stato aggredito il 2 ottobre a Roma, da sette minorenni, che lo
hanno lasciato per terra con un trauma cranico e il naso rotto. Nella stessa
giornata, a Milano, un ambulante abusivo senegalese al mercato è stato pestato
con una mazza da baseball da un italiano...
Napolitano: allarme razzismo!
“Il rispetto della dignità umana si è tradotto nella grande conquista del
superamento del razzismo: di qui l'allarme per il registrarsi in diversi paesi
di nuove manifestazioni preoccupanti, mentre nulla può giustificare il disprezzo
e la discriminazione razziale”...
Lettera Aperta
Signor Presidente della Repubblica Giorgio NAPOLITANO
Palazzo Quirinale
00187 Roma
Eccellentissimo Signor Presidente,
Mia figlia Mirka è nata in Italia tre anni fa. Tra qualche settimana, come a
tutti gli altri bambini e bambine rom e sinti le verranno prese le impronte
digitali. Lo farà lo Stato italiano, in maniera preventiva perché, secondo
questa disposizione, lei per ragioni biologiche è una futura potenziale
delinquente. Ha soltanto tre anni, e scelgo di astenermi del sottolineare il
dato relativo alla nostra nazionalità, dato del tutto irrilevante, visto che
si tratta di una schedatura “etnica” che evoca le pagine più triste del
novecento europeo.
Chi di noi riesce a trovare un'occupazione, lo fa al prezzo di dover nascondere
la propria identità, la propria storia. Mantenere un posto di lavoro o trovare
un appartamento in affitto ci impone la rinuncia a ciò che intrinsecamente
siamo, al costo di mortificare all'infinito la nostra dignità. Ci umilia e ci fa
vergognare davanti ai nostri figli e alle nostre figlie.
Gli strumenti normativi sono dei punti arrivo che creano effetti materiali a
volte devastanti. La responsabilità della politica sta nel non risparmiare
sforzi nel dare risposte a ciò che il cosiddetto “popolo” invoca a gran voce: la
sicurezza. Ma parliamo di un popolo vittimizzato più dai discorsi e della
costruzione e uso politico della paura. Identificare un intero gruppo come la
minaccia al quieto vivere degli “indifesi cittadini”, può dare consenso
politico; ma allo stesso tempo ci fa tornare indietro nella storia, disumanizza
i popoli stigmatizzati fino a legittimare qualsiasi forma e strumento di
umiliazione, aggressione e violenza.
L'amplificazione mediatica dei nostri difetti o supposti tali, dei cattivi
comportamenti di alcuni di noi, sono il pretesto per la demonizzazione, figlia
dei peggiori istinti dei cittadini e le cittadine che così si sentono sotto
assedio. Il fatto che un telegiornale scelga di utilizzare i primi tre servizi
di un'edizione pomeridiana per illustrare le nostre malefatte, rappresenta
soltanto un esempio.
Il pogrom di Ponticelli, le aggressioni quotidiane da parte di cittadini aizzati
politicamente contro di noi, potrebbero non essere che il preludio di qualcosa
di molto peggiore. Tuttavia, sono il razzismo istituzionale, le schedature
“etniche”, gli sgomberi generalizzati, le sistematiche discriminazioni della
nostra gente, il vero obbrobrio che ci calpesta ogni giorno e che giustifica le
più incontrollabili reazioni da parte principalmente degli esclusi, dei
penultimi della società, portati a vedere in noi la causa delle mancate risposte
dello Stato ai loro bisogni.
Signor Presidente, cosa dovrei dire alla mia piccola? che sarà schedata perché è
della “etnia” sbagliata? Diremo ai nostri figli che continuiamo a essere puniti
perché viviamo con i topi? Perché siamo ai margini dei diritti?
Sono un pastore evangelico, che vede in ogni persona, come ci insegna La Bibbia,
l'immagine di Dio. Forse che qualcuno ha meno l'immagine del Signore di qualcun
altro?
Contiamo con il Suo autorevole intervento per fermare questa barbarie che è
causa tanta sofferenza, calpesta i principi costituzionali di uguaglianza e
soprattutto, costituisce una vera ferita alla civiltà e al diritto.
Di Sucar Drom (del 03/09/2005 @ 13:30:06 in Italia, visitato 1621 volte)
Sabato 3 Settembre 2005 ore 13:10:13
Da un anno stiamo intervenendo nell'Alto Vicentino dove vivono un centinaio di famiglie Sinte Italiane. La situazione è drammatica. Famiglie intere si vedono negata la residenza e ricevono quotidianamente Ordinanze di Sgombero perchè appartengono alle Minoranze Etniche Linguistiche dei Sinti Italiani. Particolarmente grave la situazione a Piovene Rocchette dove il Sindaco, Maurizio Colman, ha intrapreso "una crociata" contro una famiglia di Sinti Italiani che ha acquistato un terreno nel 2000. La famiglia Levacovigh si è vista notificare anche due ordinanze di sgombero al giorno. Nelle prossime settimane abbiamo intenzione di lanciare una campagna nazionale per contrastare questi fenomeni di rifiuto contro uomini, donne e bambini italiani. L'atteggiamento del Sindaco di Piovene Rocchette ha trascinato tutto l'Alto Vicentino (Vicenza compresa) e una riunione dal Prefetto il 3 agosto 2005 non ha aiutato a contenere i fenomeni di discriminazione.
Di seguito una rassegna stampa degli ultimi giorni da Il Giornale di Vicenza
23 agosto 2005, di Jenny Bassa Incredibile iniziativa del sindaco Maurizio Colman contro due famiglie “rom” Un fosso di 200 metri anti-nomadi E ieri un incontro con le forze dell’ordine: «Serve pugno di ferro»
24 agosto 2005, di Jenny Bassa Avvocati contro il fossato La famiglia sinti s’è rivolta ai legali, contro il gesto “medioevale” Piovene S’inasprisce la battaglia per l’ottenimento della residenza delle due nomadi che ad oggi sono senza documenti
24 agosto 2005, di Mauro Sartori Altri episodi. Varie “iniziative” della campagna per rendere più difficoltosa la permanenza delle carovane La “rivolta” dei sindaci: «Prima i cittadini poi i rom» Sbarre, ponticelli, fossati e massi: anche a San Vito, Thiene e Malo non stanno mani in mano
mercoledì 31 agosto 2005, di Bruno Cogo Il Comune aumenta la sorveglianza I NOMADI nel mirino Raffica d’interrogazioni
mercoledì 31 agosto 2005, di g. m. m. «NOMADI, in via Nicolosi si passi alle demolizioni» Dopo la roulotte, ora c’è un camper: continua il disagio
giovedì 01 settembre 2005, di Jenny Bassa Piovene Rocchette. Azione contro il Comune che ha scavato un solco per impedire ai gitani di sostare in un terreno NOMADI, dal fosso al tribunale L’Opera che difende i rom ingaggia gli avvocati contro il sindaco
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 13:26:10 in Italia, visitato 1139 volte)
CS102-2008: 24/07/2008 In una lettera inviata ai ministri europei degli Interni e della Giustizia, che si riuniscono oggi a Brussels nel Consiglio giustizia e affari interni, Amnesty International ha chiesto che siano condannati gli atti di discriminazione nei confronti delle comunità rom in Italia, culminati nella raccolta di informazioni sull'origine etnica e la religione, nonché in quella delle impronte digitali, anche di minori.
"Dopo le critiche della Commissione e del Parlamento europeo, ora spetta agli Stati membri dell'Unione europea prendere posizione contro quella che è diventata una campagna a tutto tondo contro i rom" - ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione europea.
Secondo l'Ufficio europeo dell'organizzazione per i diritti umani, la raccolta delle impronte digitali dei rom per motivi di pubblica sicurezza è solo l'ultima di una serie di politiche discriminatorie adottate dalle autorità italiane. Dal 2007, per esempio, vi è stato un aumento degli sgomberi forzati tra cui quello di Tor di Quinto, a Roma, dove un gran numero di persone (bambini e anziani inclusi) sono stati abbandonati nella notte dopo che il loro accampamento era stato distrutto.
L'azione delle autorità si è sviluppata in un clima di virulenta retorica anti-rom da parte di esponenti politici nazionali e locali. Raramente gli autori sono stati chiamati a rispondere delle proprie dichiarazioni xenofobe, le quali hanno contribuito ad alimentare e legittimare atti di violenza da parte dei cittadini.
"Dobbiamo essere chiari: stiamo assistendo a una caccia alle streghe presentata come una serie di 'misure di sicurezza" ha aggiunto Beger. "Quello che è certo è che ora in Italia c'è un effettivo problema di sicurezza: quella dei rom".
Quest'anno a maggio, per esempio, il campo rom di Ponticelli, a Napoli, che ospitava 800 persone, è stato attaccato e distrutto da un centinaio di aggressori che hanno anche lanciato una molotov contro una roulotte all'interno della quale si trovavano dei bambini, fortunatamente scampati al successivo incendio.
L'ultima "misura di sicurezza" applicata - un censimento riguardante solo i rom, che include la raccolta di informazioni sull'origine etnica e la religione, nonché quella delle impronte digitali - è per Amnesty International un provvedimento discriminatorio, sproporzionato e ingiustificato, in diretto contrasto con la Convenzione europea sui diritti umani.
"L'estensione della rilevazione delle impronte digitali all'intera popolazione italiana entro il 2010 non cambierà nulla se nel frattempo, come dichiarato dalle autorità, il censimento dei rom andrà comunque avanti" - ha sottolineato Beger.
Considerando gli obblighi del diritto internazionale e del diritto comunitario cui sono vincolati gli Stati membri dell'Unione europea, Amnesty International chiede al Consiglio giustizia e affari interni di:
assicurare l'adozione di misure immediate per fermare pratiche discriminatorie quali la raccolta delle impronte digitali su base etnica e gli sgomberi illegali;
garantire che siano adottati adeguati provvedimenti disciplinari o penali nei confronti dei funzionari e degli esponenti politici autori di dichiarazioni dispregiative o razziste;
riesaminare lo stato d'emergenza e gli atti e le misure derivanti dalla sua adozione, per garantirne la compatibilità col diritto internazionale ed europeo.
FINE DEL COMUNICATO Brussels / Roma, 24 luglio 2008
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Anche ieri, nel caso del neonato rapito, si è parlato per ore di una
presunta e inesistente pista rom
Il pregiudizio razzista contro i rom ha già fatto molti danni, e
l'informazione non aiuta a combatterlo
Le cronache di ieri si sono occupate molto del rapimento di un neonato
all'ospedale "Umberto Primo" di Nocera Inferiore: una donna si era travestita da
infermiera e aveva portato via con una scusa Luca Cioffi, nato appena poche
ore prima. Il caso si è concluso bene, fortunatamente, intorno a mezzanotte: i
poliziotti hanno fatto irruzione in un appartamento poco distante dall'ospedale,
hanno ritrovato Luca Cioffi e hanno arrestato la donna responsabile del suo
rapimento. La donna si chiama Annarita Buonocore e fa effettivamente
l'infermiera, ma in altro ospedale di Nocera.
A caso chiuso, neonato al sicuro e colpevole non più in grado di nuocere,
forse è il caso di ragionare su un'altra cosa che è successa ieri, relativamente
al rapimento di Luca Cioffi. Per buona parte del pomeriggio, infatti, diversi
giornali hanno raccontato che la pista sulla quale stavano investigando i
poliziotti portava a una o due donne di etnia rom.
"Caccia a due donne rom su Fiat Verde", ha
scritto l'AGI. "Si cerca una Fiat Punto di colore verde con due donne rom a
bordo", ha
scritto il Tempo. Diversi altri siti di notizie hanno rilanciato la notizia,
e la "caccia a due donne rom" è stata a lungo il titolo degli articoli che
raccontavano la vicenda del rapimento. Oggi sappiamo che la responsabile del
rapimento è una donna bianca (di nazionalità italiana) e poco dopo il
ritrovamento del bambino il questore di Salerno ha detto che "avevamo una
traccia precisa e abbiamo seguito una sola pista". Insomma, secondo la polizia
la pista delle donne rom non è mai esistita. D'altra parte, la madre del bambino
rapito ha detto da subito che l'infermiera parlava italiano molto bene. Resta da
capire perché la "pista rom" sia arrivata sui mezzi di informazione e perché ci
sia rimasta così a lungo.
L'ANSA non ha battuto alcun comunicato scrivendo dell'esistenza di una pista
rom. Questa fa capolino invece in un dispaccio dell'Adnkronos delle 19,22, ma
per essere smentita dalla voce di uno degli investigatori: "Dalle testimonianze
raccolte, riteniamo che la donna che ha portato via il piccolo Luca fosse
italiana e non una rom". E in effetti l'ANSA interviene poco dopo, prima per
dare conto delle ricerche infruttuose dei poliziotti nei campi rom della zona
(ma la pista c'era o no, allora?) e poi per dare la smentita definitiva, poco
prima delle 21.
Qualcuno ha detto che si trattava di donne di etnia rom – controlli,
senza esito, sono stati fatti in campi rom – ma in serata un identikit
diffuso a tutte le forze dell'ordine e su tutto il territorio nazionale ha
fatto chiarezza: si tratta di una donna giovane, di carnagione scura,
capelli ondulati e lunghi, corporatura esile, altezza tra 1,70 e 1,75,
nazionalità italiana perché ha scambiato parole con la mamma e con la nonna
del bambino e ha dimostrato di conoscere bene la lingua.
Salvo poi battere un altro dispaccio intorno alle 22, poche ore prima che
Luca Cioffi venisse ritrovato, con questo testo:
(ANSA) – ROMA, 7 GIU – Un traffico di neonati tra la provincia di Napoli
e l'Agro Sarnese Nocerino venne scoperto due anni fa dai carabinieri della
compagnia di Nocera Inferiore, gli stessi che oggi sono impegnati nelle
ricerche del neonato rapito nell'ospedale della città. In quel caso, però, i
bambini oggetto del traffico non erano stati precedentemente sequestrati, ma
erano gli stessi genitori – dei nomadi rom – a metterli in vendita. I soldi
venivano divisi tra la mediatrice, una donna del posto, che venne arrestata,
e i genitori dei bambini, quattro romeni e due slavi. Nel corso
dell'operazione fu anche recuperata una neonata di 21 giorni che era stata
appena consegnata ad una coppia italiana. Le indagini erano partite da una
denuncia per truffa presentata da una coppia di coniugi del beneventano.
Avevano conosciuto alcuni mesi prima la mediatrice, che si era presentata
come una benefattrice e aveva proposto loro un metodo "alternativo" per
ottenere un figlio senza attendere le lungaggini della procedura per
l'adozione. Alla coppia di Benevento la donna aveva anche rilasciato una
ricevuta per 18 mila euro: "Per la consegna di due bambine", era
specificato.
Insomma, un caso piuttosto diverso da quello di ieri – quello era un
rapimento, questo era invece era un traffico di bambini venduti volontariamente
– ma secondo l'ANSA abbastanza simile da essere messo in relazione coi fatti in
corso.
Non si tratta affatto di un
fenomeno nuovo. C'è il caso di Ponticelli, a
seguito del quale una ragazza fu condannata per tentato sequestro. Un caso
oggetto di
un libro del giornalista del Corriere Marco Imarisio, che lo definì
"una montatura": i giornali
titolarono "rom tenta di rapire neonata", la ragazza
in questione venne quasi linciata, nei giorni successivi diversi campi rom
vennero dati alle fiamme, per
vendetta. Dopo qualche giorno – nel silenzio quasi
assoluto dei giornali, stavolta – in molti espressero
dubbi sul fatto che
si
trattasse davvero di un tentativo di rapimento. In ogni caso, venne fuori che la
ragazza non era nemmeno di etnia rom. Qualche anno prima ci fu
un altro caso
simile a Lecco, qualche tempo dopo accadde la stessa cosa a Catania:
arresti per
rapimento, grandi allarmi e titoloni sugli zingari che rapiscono i bambini, e
poi assoluzioni per mancanza di qualsiasi elemento a carico dell'accusa.
Viviamo in un paese in cui – a causa di una singolare e inquietante
commistione di psicosi collettive, razzismo e mitologia medievale – per ogni
bambino rapito si trova sempre qualcuno pronto a tirar fuori e avvalorare
presunte "piste rom". Un paese in cui una persona di etnia rom che si avvicina a
un bambino è già un "tentativo di rapimento": al quale seguono – nel migliore
dei casi – degli arresti; nel peggiore, dei linciaggi. Ma è molto peggio di
così. Viviamo in un paese in cui dello stesso pregiudizio ignorante sono vittime
a volte le stesse forze dell'ordine, o la magistratura: all'epoca del caso di
Ponticelli il sostituto procuratore Alessandro Piccirillo
disse in aula che "la
Romania è entrata a far parte nella comunità europea, pertanto deve integrarsi
con la nostra cultura. Il rapimento dei neonati non appartiene alla nostra
cultura". Ma è molto peggio di così. Viviamo in un paese in cui – salvo qualche
eccezione – l'informazione e il giornalismo non si lasciano scappare
un'occasione per mettere nello stesso titolo la parola "rapimento" e quella
"rom", anche quando i fatti suggerirebbero maggiore cautela, salvo poi scrivere
lunghi articoloni indignati per gli effetti criminali e perversi delle campagne
d'odio innescate con la loro complicità.
Mentre scriviamo alcuni giornali sono già saltati sul prossimo caso, stavolta
a Prato: l'AGI
scrive che "tre rom cercano di rapire un bambino". L'ANSA
descrive la dinamica dei fatti e racconta quindi quello che oggi, in Italia, è
considerato – dalle persone, dalla stampa, dai carabinieri – un "tentativo di
rapimento".
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, sulla base della
testimonianza di un vicino di casa della famiglia del piccolo, erano circa
le 16 quando un uomo, con i baffi, si sarebbe avvicinato al muretto del
terrazzino dove il bambino stava giocando da solo, mentre i genitori erano
dentro casa. L'estraneo avrebbe teso le braccia al bimbo che avrebbe reagito
immobilizzandosi. A notare tutta la scena il vicino di casa che, preoccupato
anche per aver visto due rom nel posteggio condominiale, ha raggiunto l'uomo
chiedendogli spiegazioni su cosa stava facendo. Lo sconosciuto, senza dire
nulla, si sarebbe allontanato a piedi insieme alle due donne.
Di Sucar Drom (del 29/05/2008 @ 12:43:17 in blog, visitato 1680 volte)
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1, Veltroni. Se la percezione della paura è aumentata è anche perchè "la
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passate sopratutto in alcune città...
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“Per un uomo che, appena pochi anni fa, è stato considerato morto politicamente
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Torino, non esiste un'emergenza Rom
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Imperia, la Cgil raccoglie firme per i Rom
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di Costanza Florimonte (in foto), della segreteria CGIL Imperia - un
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Pubblichiamo le trascrizioni degli interventi di alcuni Parlamentari europei
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«Prima dell’entrata della Romania nell’Unione Europea, Roma era la capitale più
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I vespri napoletani di Ponticelli
Le vicende dello sgombero forzato dei campi di romeni dal quartiere napoletano
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manovrata da nascosti fili ma non tanto costituiscono un‘autentico affaire che
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Napoli, alunni di Ponticelli: bene i campi rom bruciati
Lo hanno scritto e lo hanno anche ribadito: "La gente ha fatto bene a bruciare i
campi rom di Ponticelli". In alcuni casi, a quei raid, hanno anche preso parte
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Roma, le associazioni si mobilitano
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Napoli, nelle polemiche ancora le fiamme
Ancora fiamme in un campo rom di Ponticelli. Stamattina vandali hanno dato fuoco
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Napoli, Bassolino: esplosione di intolleranza gravissima
Anche oggi Napoli e la Campania hanno dovuto registrare un atto di intolleranza
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Bassolino, in un intervento sul suo blog...
Rom, anche dagli Usa un monito all'Italia contro razzismo e xenofobia
Anche dagli Usa un monito all'Italia contro razzismo e xenofobia. L'Anti
Defamation League (Adl), la principale delle organizzazioni americane ha chiesto
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Milano, i "bravi cittadini" tentano di stuprare una dodicenne
«Ci avete rubato tutto, anche i nostri figli! Adesso vedi che cosa facciamo noi
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stuprare sua figlia...
Di Sucar Drom (del 06/12/2008 @ 12:14:31 in blog, visitato 1394 volte)
Roma, i romeni contro la Badescu
Si vota anche in Italia per le elezioni politiche in Romania e a uno dei seggi
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sindaco Gianni Alemanno per i ra...
Cassazione, bimbo rom chiede elemosina? Non è schiavitù
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Maroni ai sindaci: "Vietate l'elemosina"
Madri rom con figli al seguito che mendicano nelle città italiane. Tollerarle o
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Il dibattito si riaccende dopo la sentenza della Cassazione che ha annullato la
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Il "manghel" dei bambini rom e sinti
La Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello di Napoli che
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Ue, chi incita al razzismo e alla xenofobia rischia sanzioni penali da 1 a 3
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Chi incita al razzismo e alla xenofobia rischia sanzioni penali da 1 a 3 anni.
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giustizia, Jacques Barrot (in foto), spiega che il pr...
Cassazione, sentenza ambigua
Dibattito acceso sulla sentenza della cassazione sul caso della donna rom che
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sconfortante in un altro. E’ confortante perché accusare una persona povera di
ridurre in schiavitù i figli mentre chiede l’elemosina è un’aberraz...
Premio Minerva, Viktoria Mohacsi tra le premiate
Oggi, lunedì 1 Dicembre, alle ore 20.30, la Galleria Doria Pamphili di Roma
ospiterà la diciannovesima Edizione del Premio Minerva. Il Premio Minerva si
svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è patrocinato
dal Ministero per i Beni e le ...
Il “manghel” dei bambini rom e sinti
Fino al qualche decennio fa, per uscire dalla condizione di povertà e di
emarginazione, molti minori italiani “lavoravano” per “aiutare” le loro famiglie
e per questo spesso non frequentavano la scuola oppure frequentavano un
diverso...
Napoli, arrestate due persone per i fatti di Ponticelli
Due persone sono state arrestate a Napoli con l'accusa di aver incendiato,
devastato e saccheggiato alcuni campi rom nel quartiere Ponticelli lo scorso
maggio. Il Gip del Tribunal...
Roma, regalati e regala a Natale un manufatto rom
Per questo Natale pensa ad un regalo originale e solidale: un manufatto rom.
L’associazione Insieme Zajedno invita a fare un’esperienza di pace e
solidarietà. A Roma dal 6 all’8 dicembre...
Essere Rom o Sinto diventa un reato...
Mentre una recente ricerca dimostra che la «percezione di insicurezza»
diminuisce, un giornale nazionale finge di non accorgersene, e cita uno studio
vecchio di mesi che dice il contrario. Poi, in un box illustrativo sui «reati
che alimentano l’insicurezza», cita la «presenza di Rom e Sint...
Pistoia, l'estraneo fra noi
E' in corso presso la Biblioteca San Giorgio di Pistoia, fino al 13 dicembre,
una mostra dal titolo “L'estraneo fra noi- La figura dello zingaro
nell'immaginario italiano”...
Roma, quattro milionari a Casilino 900
Una brutta storia rischia di travolgere in Italia migliaia di persone
discriminate e segregate nei cosiddetti “campi nomadi”. A quattro persone che
vivono a Casilino 900 sono stati sequestrati beni mobili e immobili per un
valore di oltre un milione di euro. Un’enormità. Queste quattro persone,
Cittadini italiani, non avevano un lavoro ma erano proprietar...
Milano, il trionfo dei diritti umani
Evvai, primavera che muovi i primi passi al freddo e al gelo. Oggi sono stato
spettatore e anche comprimario di un grandissimo evento: la chiusura della
carovana di Libera in Lombardia, con appuntamento all’università d...
Venezia, continuano le polemiche sul villaggio per i Sinti veneziani
Continua la polemica a Venezia per la realizzazione del villaggio per i Sinti
veneziani che da quarant’anni vivono una situazione abitativa drammatica, senza
servizi igienici e fognature. Il Consiglio Comunale ha detto no al referendum
promosso dal “comitato no campi nomadi nei centri abitati"...
Di Fabrizio (del 23/05/2008 @ 12:06:51 in Italia, visitato 1238 volte)
Ricevo da padre Agostino Rota Martir
Un episodio spettacolarizzato dai mass media, ma dai contorni ancora incerti
- una ragazza rom di 16 anni accusata di aver tentato di portar via, in una
situazione inverosimile, una bambina - ha scatenato una reazione furibonda e
violenta, un grande e diffuso pogrom, non solo a Napoli ma in tutta Italia, nei
confronti di rom e sinti.
Di fronte a questo fatto e al clima pesante che si è innescato in questi giorni
sulla “sicurezza”, ci preme fare alcune considerazioni:
* Lo svolgimento dei fatti non è ancora chiaro, ma il giudizio sembra essere già
stato emesso e la sentenza è stata già eseguita, indiscriminatamente, contro
tutti i rom e i sinti. Eppure, dati alla mano, a cominciare da quelli forniti
delle forze dell’ordine e dal Ministero degli Interni, nessuna delle numerose e
ripetute accuse abituali rivolte a rom e sinti, in questi ultimi decenni, quando
sparisce un bambino, ha trovato un riscontro oggettivo; le indagini hanno sempre
smentito che siano stati loro, anche se nessuno poi ha detto e scritto che i
sospetti e le accuse iniziali erano ingiusti e falsi.
* Non è nei costumi dei rom e dei sinti portare via i bambini a nessuno e
l’episodio di Napoli, che sembra smentire questa affermazione, in realtà
corrisponde a uno stereotipo che viene abitualmente utilizzato per
criminalizzare rom e sinti e che si è rivelato sempre falso: i fatti possono
essere stati riferiti malamente dai genitori della bambina, come è avvenuto
regolarmente in passato in casi analoghi; può essere stato montato ad arte, per
facilitare lo sgombero dei campi e permettere grandi speculazioni; può essere il
gesto di una squilibrata, come si è verificato altre volte, in casi in cui sono
state coinvolte donne non zingare con problemi personali.
* Presto uscirà una ricerca dell’Università di Verona, ricerca voluta,
sollecitata, sostenuta e finanziata dalla Fondazione Migrantes della Cei, che
partendo dal pregiudizio che “gli zingari rubano i bambini”, ha voluto
analizzare scientificamente tutti i casi di denuncia nei confronti di rom come
presunti responsabili di questo reato.
In questo modo, si è potuto accertare che, negli ultimi vent’anni, non c’è stato
neanche un caso di bambini che siano stati rapiti da rom o sinti, a fronte di
centinaia di casi di loro figli portati via con estrema facilità, superficialità
e spietatezza dai Servizi sociali, per affidarli, per lunghi periodi e più
spesso in modo definitivo, a istituti e a famiglie del tutto ignari della loro
cultura, col risultato di creare dei bambini e, poi, degli adulti traumatizzati
e disadattati, non più rom, ma impossibilitati a diventare come noi. Non si
vuole prendere in considerazione che anche i bambini rom siano affezionati ai
loro genitori e questi a loro e che la separazione temporanea o definitiva che
sia, rappresenti anche per loro e non solo per i sedentari, una sofferenza
indicibile e di difficile superamento, dato che non hanno, per l’età, gli
strumenti per metabolizzare questa perdita totale della propria famiglia.
I motivi sostanziali per cui tanti bambini rom e sinti vengono sottratti così di
frequente, ai loro nuclei familiari è che si tratta di famiglie povere, che
vivono secondo modelli di vita, culturali, educativi, abitativi, diversi dai
nostri. Queste diversità culturali e queste condizioni economico-sociali,
vengono interpretate, per mancanza assoluta di conoscenze e di rispetto, da
parte dell’assistenza sociale, delle istituzioni, della magistratura e
dell’opinione pubblica corrente, come forme di maltrattamento, di disinteresse,
di sfruttamento dei minori, di inciviltà e di mancanza di amore da parte dei
genitori. E’ da questa lettura pregiudiziale del mondo e dei modi di vita dei
rom, oltre che dalle pressioni di un’opinione pubblica sempre più insofferente
verso gli stranieri e le diversità, che le istituzioni giungono sistematicamente
alla conclusione di dover “fare il bene” di questi bambini, togliendoli dal loro
ambiente e dando loro un’abitazione, un’educazione e un ambiente “civili e
normali”. Ma in questo modo si interviene, disastrosamente, sugli effetti e non
sulle cause, perché non si parte dalla presa d’atto, dalla conoscenza e dal
rispetto delle diversità culturali e non ci si propone, salvo rare eccezioni, di
sostenere e aiutare queste famiglie e questi gruppi “diversi” a superare le
difficoltà della povertà e la marginalità escludente a cui sono condannati da
una società pregiudizialmente ostile, che considera normali e leciti solo i
propri modelli culturali e incivili quelli degli altri.
* Il clima xenofobo che si è andato diffondendo, in questi anni e
particolarmente nell’ultimo, si è scaricato soprattutto su rom e sinti,
facendoli diventare il capro espiatorio delle nostre insicurezze, ansie e paure.
Ma se c’è oggi insicurezza, è quella che riguarda soprattutto loro, sono loro
che vivono oggi nella massima precarietà, nel pericolo e sotto costante minaccia
di aggressioni violente, di espulsioni, di sempre maggiore marginalizzazione.
Sono i loro bambini che vivono nella paura e nel terrore, che vengono svegliati
nel cuore della notte per essere cacciati via dai campi sosta dalle forze
dell’ordine o dalle molotov di chi non li vuole nel proprio quartiere, come
dimostrano le vicende, gli incendi e le devastazioni ripetuti di vari campi di
Napoli e in particolare di quello di Ponticelli.
* Il supposto tentativo di rapimento è diventato il pretesto e l’occasione,
nell’attuale clima xenofobo, per cercare di risolvere alla radice, in modo
etnico e razziale, il problema dei rapporti con le comunità di sinti e rom, in
quanto si pretende di imputare un reato, tutto da verificare e, comunque, sempre
personale, a un intero popolo.
Nessuno oggi potrebbe considerare lecito far pagare a una nazione le colpe di un
suo membro, ma questo diventa normale quando di mezzo ci sono minoranze come i
sinti e i rom o, oggi, anche i rumeni e i cinesi, ieri gli albanesi e i
marocchini e ieri l’altro i meridionali. Il crimine di una persona non comporta,
in uno Stato di diritto, la perdita da parte dei suoi familiari e dei suoi
figli, dei diritti umani fondamentali, come quello all’abitazione o alla
residenza, ma, anche in questo caso, il principio non sembra valere per rom e
sinti.
I rom non sono un popolo da trattare con leggi speciali e a parte, e la difesa
dei diritti umani fondamentali è un valore non negoziabile in nessun momento,
perchè ogni persona è sacra e va rispettata al di là dell’età, della cultura,
dell’origine, della sua religione, delle sue appartenenze e di quello che,
eventualmente, può aver fatto.
* Come Chiese, comunità dei credenti, amanti della vita e di ogni persona
dobbiamo dire parole forti e inequivocabili che richiamino i valori del Vangelo,
quando minoranze, gruppi, persone deboli non sono rispettate nei loro diritti
fondamentali, e dobbiamo denunciare e rifiutare, senza paura, le parole di
razzismo e le campagne etniche che armano la violenza di gruppi esasperati per i
più diversi motivi (vedi l’omicidio di Verona) e sono fatte proprie, per motivi
elettorali e di potere, da chi ci governa e da molte forze politiche. E’ una
questione urgente perché il clima di razzismo che si sta diffondendo nella
nostra società, in modo tacito e senza trovare resistenze, si insinua anche nel
pensiero di tanti cristiani.
* La Chiesa cattolica che nel 1965, attraverso Paolo VI, aveva dichiarato a rom
e sinti “voi siete nel cuore della Chiesa”, con le parole di Giovanni Paolo II,
durante il Giubileo del 2000, ha chiesto perdono di tanti suoi silenzi; non
vogliamo sentirci ancora colpevoli e non vogliamo che ciò accada di nuovo oggi.
Abbiamo negli occhi roulottes bruciate e bambini che piangono e fuggono
terrorizzati, ma di fronte a questo stato di cose vediamo solo molta
indifferenza ecclesiale, il favore e la connivenza neanche troppo nascosti delle
istituzioni, la mobilitazione e l’organizzazione del razzismo, le ronde, i
progetti di legge e i provvedimenti speciali contro i rom e i sinti, ma anche
contro i cosiddetti extracomunitari e uno scarso impegno della società civile
per ricercare i colpevoli di queste violenze e per renderli innocui. Anche se,
come credenti, pensiamo a un altro tribunale, più alto, a cui nessuno potrà
sottrarsi, quando ci sarà detto: “avevo fame... avevo sete... ero straniero...
nudo ... malato... carcerato” e, ancora, ero rom, mendicante, senza lavoro,
immigrato clandestino, barbone, lavavetri, ingiustamente sospettato e
condannato, cacciato.
Ci auguriamo di poter sentire quanto prima da parte della Chiesa cattolica
parole più coraggiose e più ispirate al Vangelo di Gesù, capaci di guidare e di
scuotere le comunità cristiane e non solo, perché tutti ritroviamo quei sentieri
che abbiamo smarrito, per costruire fraternità nella giustizia e nel rispetto
delle vite dei poveri.
Un gruppo di credenti che vivono nei campi sosta, operatori pastorali e amici di
rom a sinti.
Di Fabrizio (del 08/05/2009 @ 11:40:58 in Regole, visitato 1744 volte)
Ricevo da Roberto Malini (La ragione per cui continuo a
pubblicare i suoi comunicati è semplice: sul processo ad A. non riesco a trovare
altre notizie)
Confermata il appello la condanna per la giovane Angelica, accusata del
tentato rapimento di Ponticelli. Molteplici le ragioni del nuovo abuso
giudiziario. Necessario cambiare strada se si spera di ottenere giustizia in
Cassazione
Napoli, 8 maggio 2009. La giovane romnì Angelica è stata condannata anche in
appello. Non abbiamo ancora il dispositivo di sentenza, ma il verdetto è stato
confermato dopo una breve udienza, senza che siano state presentate nuovi
elementi, perizie o relazioni a discolpa della ragazza. Chi pensava che il
verdetto sarebbe stato modificato, in assenza di nuovi elementi, sbagliava. I
presidenti delle organizzazioni per i Diritti Umani EveryOne e Union Romani
avevano chiesto ai legali di Angelica di lasciarsi affiancare nel procedimento
di appello, ma purtroppo, ancora una volta, invano. Senza un supplemento di
indagini, una video-perizia, relazioni di specialisti nella valutazione di abusi
contro cittadini di etnia Rom, nuove interviste a cittadini di Ponticelli,
difficilmente si poteva sperare in un capovolgimento del verdetto di primo
grado. L'intervista ad Angelica apparsa ieri su Repubblica andava suffragata da
altre considerazioni e avrebbe dovuto apparire almeno sette giorni fa, per avere
efficacia. Ricordiamo, inoltre, che i Rom di Ponticelli si sono trovati al
centro di interessi molteplici, in cui è innegabile il ruolo della criminalità
organizzata, cui il razzismo (a Napoli come a Milano, dove i mafiosi nuotano
come un branco di squali nelle torbide acque dell'Expo) fa comodo, visto che
occuparsi di Rom, mendicanti e senzatetto distoglie l'attenzione delle autorità
dagli affari dalle organizzazioni criminali. In quel clima, non si vede perché,
senza nuovi elementi, il magistrato avrebbe dovuto cambiare il giudizio del suo
collega di primo grado. Peccato. Peccato, perché con il Presidente dell'Union
Romani Juan De Dios Ramirez Heredia in Italia, a Napoli, avremmo potuto
organizzare una conferenza stampa di carattere nazionale e internazionale,
sollevando un caso istituzionale, con interrogazioni parlamentari e inchieste
Ue. Nonostante si fosse offerto di collaborare alla difesa di Angelica, a
proprie spese, "indossando di nuovo la toga", però, il presidente di Union
Romani non ha mai ricevuto il dossier relativo al caso della romnì, nonostante
l'avesse richiesto con insistenza. Ci sorprende anche il fatto che nessuno dei
politici di Napoli (li abbiamo contattati tutti) abbia voluto approfondire la
posizione di Angelica, incontrandola in carcere o documentandosi sul suo caso,
né abbia preso una posizione sulla stampa. Qualcuno si è limitato ad esprimere
una generica e sterile solidarietà. Inoltre, vi è da rimarcare che la stampa
locale e nazionale ha censurato regolarmente i comunicati stampa congiunti
diramati da EveryOne / UnionRomai / Coordinamento Antirazzista Sa Phrala.
Solo qualche sito internet li ha pubblicati, mentre Liberazione ha risposto
all'ultimo messaggio stampa, ma non ci risulta che poi abbia pubblicato le
nostre considerazioni. Il giudizio di appello è un nuovo clamoroso errore
giudiziario, ma è anche frutto di un clima ostile alla verità che poneva sotto
pressione chi era delegato ad decidere.
Di Fabrizio (del 26/01/2006 @ 11:40:03 in Italia, visitato 1615 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
Comunicato Stampa:Rosa nel Pugno, giorno della memoria: una targa anche per i Rom, per ricordare i genocidi dimenticati
Milano, giovedì 26 gennaio 2006
La Rosa nel pugno milanese ha richiesto al Comune di Milano, con un appello sottoscritto da importanti personalità del mondo della cultura, del giornalismo e dello spettacolo, di impegnarsi a porre una targa commemorativa del genocidio che i nazifascisti perpetrarono a danno dei Rom e dei Sinti, chiamati impropriamente “zingari”.
I Rom sono ancora oggi una minoranza molto debole ed è importante che le istituzioni si facciano carico di ricordarne lo sterminio in modo da conservare in futuro la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nazionale ed europea, affinché simili eventi non si ripetano mai più e le situazioni di discriminazione verso Rom e Sinti, tuttora esistenti, trovino una chiara e definitiva condanna.
L’appello è stato recepito da alcuni consiglieri di maggioranza e opposizione che lo presenteranno oggi in Consiglio comunale sotto forma di mozione.
Firmatari dell’appello:
Daria Bignardi, Marco Carapezza (Istituto filosofia del linguaggio - Università di Palermo), Leonardo Donofrio (segretario UIL Scuola-Milano), Mister Forest, Xavier Jacobelli, Gad Lerner, Luciana Litizzetto, Giovanni Morandi (direttore de Il Giorno), Moni Ovadia, Alessandro Cecchi Paone, Ottavia Piccolo, Platinette, Roberto Ponticelli (Segretario UIL Milano), Luca Sofri, Santino Spinelli (Prof. di Lingua e cultura romanì all’Università di Trieste), Rocco Tanica (Tastierista del gruppo Elio e le Storie Tese), Ivano Tajetti (Presidente Sez. ANPI Barona),
Per informazioni: Manlio Mele 3336342123
APPELLO AI SINDACI ITALIANI
I sottoscritti cittadini italiani,
Premesso che
durante la seconda guerra mondiale, per motivi razziali, furono uccisi circa 500.000 Rom e Sinti nei Lager nazisti dopo essere stati deportati, torturati e sottoposti ad esperimenti come cavie umane; numerosi altri gruppi di Rom e Sinti furono oggetto di aggressioni e vennero uccisi in esecuzioni di massa nei paesi dell’est europeo occupati dall’esercito nazista, mentre altri perirono per fame, freddo, epidemie, bastonate, torture e lavoro forzato;
fin dal 1938 il regime fascista intraprese politiche discriminatorie verso i cittadini italiani di etnia rom e sinta, arrivando alla deportazione di massa dalla zona della Venezia Giulia verso il meridione e la Sardegna;
dalla fine del 1940 a tutto il 1944 più di 6.000 Rom e Sinti, che abitavano nel nostro territorio nazionale, furono internati in campi di concentramento italiani e non, dove le dure condizioni di vita portarono alla morte di molti prigionieri;
Considerato che
nonostante sia ormai appurato che i Rom e i Sinti furono vittime della persecuzione e dello sterminio razziali praticati dai nazifascisti, l’opinione pubblica è per lo più all’oscuro di questa verità storica e nessun luogo pubblico reca una targa commemorativa di questo genocidio;
la legge n. 211 del 20 febbraio 2000 «Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti» non menziona il Porrajmos (sterminio dei Rom e dei Sinti);
Considerato inoltre che
l’European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia, nel suo resoconto annuale relativo al 2005, indica i Rom come il gruppo etnico che in Europa deve affrontare maggiori discriminazioni nel lavoro, nell’alloggio e nell’istruzione;
Invitano i Sindaci dei Comuni italiani a
individuare un’area del territorio comunale dove porre una targa in italiano e romanès (lingua dei Rom e dei Sinti) che commemori le vittime rom e sinte causate dalla persecuzione razziale nazifascista;
inaugurare entro due mesi, con una pubblica cerimonia, tale targa commemorativa;
stabilire una data per ricordare ogni anno il genocidio dei Rom e dei Sinti;
promuovere e patrocinare l’organizzazione di cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto ai Rom e ai Sinti, in modo da conservare in futuro la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nazionale ed europea, perché simili eventi non si ripetano mai più e le situazioni di discriminazione verso Rom e Sinti tuttora esistenti trovino una chiara e definitiva condanna.
Di Sucar Drom (del 09/07/2008 @ 11:21:31 in blog, visitato 1564 volte)
Il valzer della paura
Anche se il silenzio è vasto, sulle misure di sicurezza adottate in fretta da
Berlusconi, c’è stato chi ha provato sgomento grande, apprendendo che il
ministro dell’Interno Maroni aveva messo all’ordine del giorno, come provvedim...
Padova, appello a tutte le forze democratiche, alle associazioni e ai cittadini
La schedatura con il rilevamento delle impronte digitali su base etnica degli
adulti va contro la Costituzione Italiana, (in particolare viola gli artt. 2, 3
e 6), contro la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (in particolare
artt. 1,3,7) e...
Un Paese fantozziano...
Il ragionier Ugo Fantozzi svolta a destra? ‘’No, resta qualunquista e
soprattutto profondamente realista. Attende i provvedimenti promessi da
Berlusconi, per avere in tasca più soldi alla fine del mese’’. Lo scrive il
‘Secolo d’Italia’ oggi in edicola...
Prendetevi le nostre impronte. Non toccate i bambini e le bambine rom e sinti
I radicali invitano parlamentari e dirigenti del PD a partecipare alla
manifestazione “Prendetevi le nostre impronte. Non toccate i bambini e le
bambine rom e sinti”, in programma domani a Roma, dalle 17 alle 20, in Piazza
Esquilino...
Il cardinale Piovanelli: il frutto della paura
Eminenza, secondo lei chi è stato il più grande antirazzista della storia? "Che
domanda: Gesù Cristo. Basta sfogliare il Vangelo. Amatevi gli uni agli altri.
Tutti erano uguali ai suoi occhi". Essere ra...
Milano, un invito per tutti
I Sinti italiani, insieme alle associazioni Sucar Drom e Nevo Drom,
manifesteranno, domani 7 luglio dalle ore 14.00, in piazza San Babila per
chiedere l’immediata revoca dell’Ordinanza n. 3677. I Sinti italiani invitano
tutti i cittadini, i politici, gli intellettuali, i religiosi e la società
civile a partecipare per riaffermare i valori sanciti dalla Costituzione
italiana...
La voce dei Vescovi
Mentre il governo tira dritto sulla linea della “tolleranza zero” in materia di
immigrazione clandestina e “sicurezza” – da ultimo è arrivato l’annuncio della
“schedatura etnica” con impronte digitali per tutti i rom, mino...
Impronte, il Times chiede a Berlusconi di fermarsi
Il Times ha chiesto ieri al governo Berlusconi di rinunciare alla presa delle
impronte digitali ai rom: secondo il quotidiano britannico si tratta di un proge...
Roma, il Prefetto Mosca interpreta la "schedatura"
Potrebbe partire dalla Magliana il censimento dei rom, dal campo irregolare di
via Luigi Ercole Morselli, nel XV Municipio, con una cinquantina di romeni. La
notizia è una indiscrezione trapela...
Napoli, ancora fiamme e razzismo
Hanno osato varcare il confine, sono tornati sui loro passi. E la reazione è
stata immediata e violenta. Fuoco per cacciarli via. Di nuovo. Un'altra volta.
Ponticelli brucia. Un gruppo di trenta rom - due uomini, un manipolo di donne e
quindici bambini - da qualche giorno ha riaperto...
Allora schedateci tutti!
Onorevole Ministro Maroni, chi Le scrive si fa portavoce della protesta di
Insegnanti che sono accomunati da una esperienza didattica speciale e quanto mai
significativa: infatti moltissime scuole molisane hanno avuto...
L’Unicef per qualche denaro si svende ai razzisti
L’Unicef che non è mai intervenuta sulla questione rom e sinta nel nostro Paese
ma improvvisamente diventa consulente del Governo italiano. Il Presidente
dell’Unicef, dopo aver incontrato il Ministro Maroni, ha un’illumin...
Bologna, no alle ordinanze di Berlusconi
Il Consiglio comunale di Bologna, vista l’ordinanza ministeriale che consente
l’identificazione dei bambini Rom “che - dice una nota - viola ogni diritto di
uguaglianza dei bambini e degli adolescenti e introduce una grave
discriminazione basata unicamente sull’etnia e l’ident...
Rom e Sinti, il silenzio dell'Unione europea
La Commissione Europea ha deciso di inviare alle autorità italiane una richiesta
di “ulteriori informazioni” in merito alle misure assunte dal governo nei
confronti dei rom...
Saronno (VA), appello contro la "schedatura"
In questi giorni molti saronnesi avranno sentito o letto che il Ministro Maroni
intende “censire” tutti i Sinti e i Rom che abitano nei “campi nomadi”.
Nell’opinione pubblica si è diffusa la percezione che questa sia solo una
proposta, non è così...
Andrea Bertol, u baro rom
La mattina del 5 luglio, dopo un periodo di breve malattia, è mancato Andrea
Bertol. Sucardrom porge le più sentite condoglianze alla famiglia e si stringe
all’Opera Nomadi di Milano, dove Andrea con sensibilità, passione competenza e
solidarietà ha lavorato a lungo con le comunità...
Roma, no a schedature in via Candoni
"I provvedimenti su base razziale sono inaccettabili". Lo ha detto l'assessore
regionale alla Cultura del Lazio, Giulia Rodano (in foto), intervenendo questa
mattina durante una 'riunione straordinaria' delle autorità local...
Nuove vittime e vecchi razzismi
Quella Bmw grigia le sta incollata dietro, con il clacson che sembra impazzito.
Betty Amadin imbocca allora Viale Ungheria: l’auto continua a seguirla. Fa
inversione a U. Ma è inutile, è sempre lì. Alla fine si ferma d...
Le Figaro: la Lega Nord è «xenofoba e populista»
La linea dura dell'Italia nei confronti dei Rom continua a essere nel mirino dei
siti dei media esteri, soprattutto spagnoli. Il sito del quotidiano El Pais ha
oggi in evidenza un richiamo sulla home page: «La scheda per i g...
Meglio Maroni o Alemanno? Meglio fascisti su Marte...
“Io sono contrario a prendere le impronte ai bambini e sono convinto che anche
Maroni sia d'accordo”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, questa
mattina presentando i dati sul bilancio della Capitale e spiegando che sulla
vicenda delle impronte si è generato un “grande eq...
Strasburgo, in Parlamento si raccolgono le impronte
Continua anche oggi al Parlamento europeo a Strasburgo la guerra italiana fra i
due fronti contrapposti del centro destra e del centro sinistra di quello che il
governo chiama 'censimento' dei campi nomadi a Roma, Napol...
Milano, denunciato il Governo italiano
Depositato presso il Tribunale di Milano il primo ricorso contro il decreto del
presidente del Consiglio dei ministri che ha dichiarato lo stato di emergenza in
Lombardia in relazione agli insediamenti di comunità nomadi e contro...
Ue, l'Italia si fermi, per il momento...
L'Italia non proceda alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i
minori, e all'uso di quelle già raccolte, "in attesa della prossima valutazione
annunciata dalla Commissione Ue delle misure previste perché questo
costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione basato sulla r...
Di Sucar Drom (del 21/05/2008 @ 11:02:19 in blog, visitato 1571 volte)
Milano, Penati fa dichiarazioni razziste
Botta-e-risposta tra Gian Valerio Lombardi e Filippo Penati (in foto) sul fronte
sempre più incandescente della cosiddetta emergenza rom. Perché il presidente
della Provincia salisse sulla stessa barricata eretta dalla Lega, che,
attraverso il neodeputato Matteo Salvini ha, nel pomeriggio, consegnato nel
pomer...
Venezia, no a isterismi xenofobi
“Attacchi biecamente strumentali, che dimostrano un isterismo xenofobo”. Così il
sindaco di Venezia Massimo Cacciari definisce le reazioni suscitate dalla
decisione della Giunta comunale di confermare la volontà di realizzare il nuovo
insediamento p...
Napoli, l'altro Stato
La notizia è che a Ponticelli si aspetta un finanziamento pubblico di sette
milioni, euro più euro meno; le attese dei cittadini sono enormi, il
Palaponticelli, un ipermercato, edilizia popolare, giardini. Il "p...
Firenze, non esiste un'emergenza rom
"Non esiste una emergenza legata ai campi nomadi abusivi, così come accade
invece in altre città come Roma, Milano o Napoli; questo anche grazie alle
politiche di progressivo smantellamento e riqua...
L'Italia è razzista (ma non si può dire)...
“I cittadini hanno il coraggio di fare quello che i politici non fanno”. Parola
di Umberto Bossi. Anche questa è una bufala. I cittadini fanno quello cui per
anni li ha istigati il partito razzista di Bossi, Moroni e ...
Ue gela l'Italia
Ci voleva la festa della polizia perché il ministro dell’interno Roberto Maroni
si rendesse conto che la retorica anti-rom avrebbe svegliato mostri. Nel
discorso tenuto a Piazza del popolo, davanti agli agenti, Maroni ha detto che
«bisogna evitare c...
La Russa lancia i minicampi
Maggiore severità contro i recidivi che commettono reati e l'eliminazione dei
campi rom, consentendo solo mini-campi, di dieci persone massimo. Queste le
proposte che il ministro della Difesa Ignazio La Ru...
Gli italiani sono razzisti e xenofobi nei confronti dei rom?
Gli italiani — e il loro governo — sono, almeno in qualche misura, razzisti e
xenofobi nei confronti dei rom? Se si pone la domanda in questi termini, la
risposta non può che essere negativa, in quanto è sempre sb...
Viktoria Mohacsi: attenta Italia, c'è un brutto clima e la situazione è orribile
"Attenzione, c'è un bruttissimo clima. Ricordiamoci cosa è successo negli anni
trenta in Europa. La mia relazione al Parlamento europeo su quello che ho visto
in Italia racconterà di questo clima. E sarà molto dura". Trentatré anni,
minuta, faccia da "gitana" è proprio il caso di dire, sguardo intenso, anche un
po' triste. S...
Provate ad immaginare...
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè
rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano
antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi
erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente
perchè non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto
nessuno a protestare. Bertolt Brecht Provate ad immaginare. Una person...
ASGI, bisogna reagire al clima di intolleranza
L’ASGI esprime la propria profonda preoccupazione e il suo sdegno per i
gravissimi episodi di violenza contro la popolazione Rom avvenuti a Napoli ed in
altre città. Da troppo tempo nel nostro Paese i Rom sono divenuti, in quanto
gruppo etnico-culturale,...
Memoria e censure su Rom e Sinti in Italia
Un'Italia in evidente crisi economica tira fuori dal cassetto i rom, un capro
espiatorio semplice da costruire, non ci saranno ambasciate che interverranno né
stati che minacceranno la chiusura di rapporti internazionali. Ricordiamoli
questi giorni di metà maggio, sono i Giorni della Memoria , quelli c...
Ue, il Parlamento discuterà sulla situazione dei Rom e dei Sinti in Italia
Il Parlamento europeo ha approvato oggi la richiesta del Pse di inserire
all'ordine del giorno della seduta di domani un dibattito sulla situazione dei
rom in Italia e in Europa. "Con 106 voti favorevoli, 100 contrari e 2
astensioni, l'Aula ha accolto la richiesta del Pse di ins...
Mohacsi, la realtà dei Rom in Italia è tra le peggiori in Europa
Situazioni di illegalità diffuse, mancanza di servizi igienici e di acqua
potabile, condizioni di sicurezza pubblica totalmente assenti, retate notturne:
la realtà dei rom in Italia è tra “le peggiori in Euro...
Roma, Alemanno non è l'uomo nero
Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ieri ha dichiarato: «vengo dal Casilino 900,
dove questa mattina ho dato una prima occhiata alla situazione: venendo qui al
Circolo Canottieri Aniene mi sembra di passare da una città all'altra. Non ci
sono paro...
Watson, in Italia una cultura dell'impunità per i razzisti
Il capogruppo dell'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa, Graham
Watson, ritiene che in Italia si sia raggiunto verso le comunità di immigrati
«un livello di violenza inusuale», dovuto anche alla natura della recente
campagna elettorale che «ha portato avanti una cultura dell'impunità» per coloro
che attac...
Guarnieri: vogliamo incontrare il ministro Maroni
In Italia è nata la prima federazione di associazioni rom e sinte. Raggruppa
oltre 15mila persone. Sono 19 invece le associazioni di otto regioni italiane
(fra queste Lombardia, Toscana, Abruzzo, Lazio, Emilia Romagna) che ne fanno
parte. Il neo presidente della "Federazione Rom e Sinti Insieme", Nazza...
Italia, la mamma del cretino è sempre incinta
Tra un'ora il Parlamento europeo discuterà la questione sinta e rom, dopo i
gravi fatti italiani. Un parlamentare europeo, Luca Romagnoli (segretario del
Movimento Sociale Fiamma Tricolore) ha proposto la creazione di uno stato rom,
all’in...
Ue, nessuno vuole mettere sotto accusa il Governo Berlusconi
Nel Gruppo socialista, non c'è nessun intento “di fare del dibattito odierno a
Strasburgo sulla questione dei Rom un'occasione per mettere sotto accusa il
Governo Berlusconi”. Ad assicurarlo è il Presidente Martin Schulz...
Lettera aperta al Presidente Napolitano
Egregio Presidente, la nostra è una piccola associazione che offre il proprio
supporto, anche attraverso le metodologie della mediazione culturale, a circa
cinquemila famiglie sinte e rom (circa venticinquemila persone) nel Nord e nel
Centro Italia. Abbiamo ...
Ue, discussione parlamentare dopo i fatti di Napoli
Intervento durissimo di Viktoria Mohacsi sulla campagna elettorale condotta da
Silvio Berlusconi. La Mohacsi ha anche sottolineato l’inattività della Polizia
di Stato sui gravi fatti di Napoli. Richiamo duro al Minis...
Il Tg1 alimenta la xenofobia per oscurare il Parlamento europeo
L'ultima notizia di cronaca viene da Catania e il Tg1 di questa sera da ampio
spazio a un presunto tentativo di rapimento di una bambina da parte di due rom
ma la stessa Polizia è poco convinta dell’accusa. E’ grave il tentativo del Tg 1
di minimizzare le ...
L'Italia è persa... e l'Europa?
Oggi è chiaro, in Italia nei prossimi anni si attuerà una caccia al rom, al
sinto, al “nomade”, allo “zingaro”. Non vi possono essere più dubbi dopo che il
Parlamento europeo ha dibattuto sulla grave situazione italiana (pogrom,
violenze…) e i maggiori organi di informazione televisiva continuano
imperterriti a v...
Di Sucar Drom (del 18/05/2009 @ 10:29:21 in blog, visitato 1508 volte)
Antirazzismo, Maroni non mantiene le promesse
Il ministro Maroni non si è costituito parte civile nel processo, a carico del
conduttore del programma di Radio Padania, 'Filo diretto', Leopoldo Siegel per
alcune affermazioni fatte il 27 settembre 2007 a proposito di una puntata
dell'Infedele condotta da Gad Lerner su La7...
Un anno fa i progrom contro i Rom
A Napoli un anno fa, il 13 maggio 2008, una folla di “bravi cittadini” assaltava
gli insediamenti di famiglie rom in via Argine a Ponticelli. Una serie
continuata di pogrom a colpi di molotov e spranghe di ferro contro le “case” di
famiglie, presenti da tanti anni. A Napoli le associazioni hanno scritto:...
Approvato il ddl sicurezza
Via libera della Camera ai tre maxiemendamento del Governo - con le norme
sull'immigrazione - che ha posto la fiducia sul ddl sicurezza. Nel primo
sono stati 316 i voti a favore, 258 quelli contrari. Nel secondo dei tre
maxiemendamenti dell'esecutivo al ddl sicurezza i voti a favore sono stati 315,
247 quelli contrari. Nella terza fiducia d...
Napolitano: stop alla retorica xenofoba
Anche in Italia si è diffusa "una retorica pubblica che non esita ad incorporare
accenti di intolleranza o xenofobia". Lo ha affermato il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento all'assemblea annuale delle
Fondazioni Europee, sottolineando che questa retori...
Milano, sgomberi a ripetizione contro Cittadini italiani
É il terzo sgombero negli ultimi dieci giorni. Ancora una volta, nel mirino
della polizia locale, intervenuta con quattro pattuglie, sono finiti dei
Cittadini italiani, appartenenti alla minoranza dei Sinti camminanti
siciliani...
Ferdi offende gli omosessuali
Ferdi, dopo il bagno di folla e di consensi cappotta sulla buccia di banana,
mediaticamente parlando, rilasciando alcune dichiarazioni che sono riprese da
tutto il web e la stampa nazionale. Ferdi ha detto: “Gli uomini e le do...
Supergipsy è pronto a conquistare l'Europa
Il 2009 sembra essere decisamente l’anno dei Rom in scena. Dopo la vittoria di
Ferdi all’edizione italiana del Grande Fratello fa adesso parlare di sé, e in
tutta Europa, Rom R...
Cari italiani vi ricorda niente?
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti
di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si
costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove
vivono, vicini gli uni agli altr...
L’Onu rincara la dose contro l’Italia
Il rappresentate per il nostro Paese dell’Alto commissariato della Nazioni unite
per i rifugiati (Unhcr), Laurens Jolles, ha chiesto che vengano fermati i
respingimenti degli immigrati Libia dopo aver incontrato al Viminale il ministro
dell’Interno Roberto Maroni...
Eurofestival, Supergipsy non entra in finale - vince la Norvegia
Fairytale, cantata da Alexander Rybak per la Norvegia, è la canzone vincitrice
del 54° Eurofestival, che quest'anno si è tenuto a Mosca. Una platea di 120
milioni di telespettatori, uno spettacolo con 25 ...
Napoli, una brutta storia
Due romeni, uno dei quali quattordicenne, sono stati arrestati per l'omicidio
del pensionato Salvatore D'angelo. Dietro la rapina, si nasconde una storia di
abusi sessuali e prostituzione minorile...
Moni Ovadia: se foste...
Se foste un rom, quella di Salvini non vi apparirebbe come la sortita delirante
di un imbecille da ridicolizzare. Se foste un musulmano, o un africano, o
comunque un uomo...
Venezia, Bossi vuole Venezia ma senza i Sinti
Umberto Bossi ha presentato a Mestre (Venezia), in Piazza Ferretto, la sua
candidata per le elezioni provinciali, Francesca Zaccariotto, e non ha mancato
l'occasione per esprimere quale sarà il tema su cui si concentrerà la prossima
campagna elettorale per le comunali...
Carlo Levi e la paura della libertà
Paura della libertà è un testo di Carlo Levi che conviene tenere tra le mani in
questi giorni. E’ un testo composto nell’inverno 1940, mentre il nazismo si
espandeva, la Francia crollava e gran parte dell’Europa dell’Est diventava
dominio nazista sotto il nome di “Nuovo ordine Europeo”. Q...
Di Fabrizio (del 17/05/2008 @ 10:21:50 in Italia, visitato 1599 volte)
L'Ue boccia la revisione di Schengen e La Russa propone «pattuglie di
quartiere» con l'esercito. Napolitano frena Maroni che invita alla «calma».
Intanto, qualche buona notizia: Genova rifiuta il Commissario etnico e propone
ostelli per i rom. E a Mantova nasce la prima rete «nazionale» Comitato rom e
sinti insieme
Ci voleva la festa della polizia perché il ministro dell’interno Roberto Maroni
si rendesse conto che la retorica anti-rom avrebbe svegliato mostri. Nel
discorso tenuto a Piazza del popolo, davanti agli agenti, Maroni ha detto che
«bisogna evitare che la rabbia prevalga sulle regole della convivenza civile» e
ha definito «orribile» il tentativo di pogrom contro il campo rom di Ponticelli,
a Napoli. Una correzione di rotta che non trova però riscontro nelle
dichiarazioni dei colleghi di governo. Il ministro della difesa Ignazio La
Russa, per non perdere l’occasione di salire sul carro dell’allarme «sicurezza»,
propone di creare «pattuglie» composte da un vigile urbano, un poliziotto, un
carabiniere, un finanziere e un soldato. Il manuale Cencelli applicato al
controllo del territorio. Perfino il neosindaco di Roma Gianni Alemanno dice che
la proposta di La Russa è «da prendere con cautela», ma intanto nella capitale
anche stanotte c’è stata un’operazione contro i campo rom, nel quartiere
Portuense. Si allunga anche la lista delle città che vorrebbero il commissario
straordinario. Dopo Roma e Milano, anche Napoli e Torino si sono improvvisamente
accorte di aver bisogno di un commissario per affrontare la presenza di poche
migliaia di rom. O forse Rosa Russo Jervolino e Sergio Chiamparino volevano
dimostrare di non essere da meno rispetto a Letizia Moratti e Alemanno.
La difficoltà di tradurre in pratica i proclami governativi emerge però molto
velocemente. Lo stesso Maroni è salito al Quirinale per discutere con Napolitano
del «pacchetto sicurezza» che il consiglio dei ministri discuterà nella sua
prima riunione, probabilmente mercoledì 21 a Napoli. Napolitano ha fatto notare
che una serie di misure, compreso il reato di immigrazione clandestina, non sono
adatte a essere inserite in un decreto. Il governo si appresta a smistare le
norme da introdurre. Una parte sarà contenuta in un decreto legge [e dovrebbero
essere quelle più «operative» in tema di poteri alle polizie locali e nazionali]
una parte, invece, sarà inserita in un disegno di legge che seguirà il normale,
anche se molto accelerato, iter in parlamento. E mentre il ministro degli esteri
Franco Frattini cerca di ricucire i rapporti con la Romania e con la Libia, da
Bruxelles arriva una mezza doccia fredda: in un comunicato, la Commissione
europea ha precisato che non ci sarà alcuna revisione del trattato di Schengen,
come invece aveva chiesto Frattini.
Intanto, anche se i «grandi» media non ne parlano, ci sono anche buone notizie:
arrivano da Genova e da Mantova. Il giunta comunale del capoluogo ligure,
infatti, non solo ha rifiutato la proposte del ministro Roberto Maroni di
istituire un Commissario straordinario per i rom, ma ha anche proposto di aprire
nelle prossime settimane un paio di ostelli per l’accoglienza delle famiglie
allargate rom e di altri senza dimora della città. «Per vent’anni Genova ha
avuto due grandi campi rom, uno a Bolzaneto di sinti, e uno a Monassana di rom
per lo più serbi–racconta Antonio Bruno, consiliere Prc–Negli ultimi mesi era
nato un campo abusivo nell’area delle fabbrica abbandonata Miralanza, nel
quartiere Fegino, che ospita trecento rom. La scorsa settimana alcuni abitanti
hanno organizzato una Passeggiata per la legalità contro di loro. Con l’idea
degli ostelli vogliamo dimostrare che è possibile, pur tra molte difficoltà,
sperimentare politiche sociali diverse. Abbiamo già individuato una prima casa
abbandonata di proprietà pubblica che potrebbe presto essere destinata ad
ostello».
A Mantova, invece, sabato 17 e domenica 18 maggio si incontrano decine di
associazioni e gruppi informali rom per dare vita al primo Comitato di rom e
sinti insieme. Si tratta di una rete, completamente autogestita, nata nel 2007
per unire tutte le popolazioni e le organizzazioni rom e sinte in Italia. Uno
degli obiettivi del comitato, spiegano i promotori, è la costruzione di
un’effettiva partecipazione politica dei rom: anche per questo, nei mesi scorsi
la nascente rete ha diffuso una lettera-documento dal titolo «7 punti per i
politici italiani», con cui chiede alla politica e alla società di riconoscere i
rom e i sinti come soggetti sociali attivi. I sette punti riguardano in
particolare: la partecipazione diretta dei rom, l’istituzione di un Ufficio
nazionale e uffici periferici con la partecipazione dei rom, il riconoscimento
status di minoranza, la parità di trattamento di fronte alla legge,
l’introduzione del diritto di suolo [jus soli, chi nasce in Italia ne è per ciò
stesso cittadino], il superamento dei «campi nomadi» e la promozione delle
culture rom e sinte per superare pregiudizi e stereotipi. L’obiettivo, insomma,
è di «superare le politiche assistenziali di inclusione sociale, di
integrazione, di assimilazione e promuovere in maniera costruttiva politiche di
interazione, di partecipazione diretta e di mediazione culturale. La finalità è
rendere le minoranze sinte e rom protagoniste sociali pensanti».
Ieri Angelica (vedi
QUI e
QUI ndr) ha compiuto 17 anni: gli ultimi due vissuti da detenuta nel
carcere minorile di Nisida.
Angelica viene da Bistrita-Nasaud in Transilvania (Romania Nord Occidentale).
Era arrivata in Italia da pochi mesi (presumibilmente inizi di aprile 2008) in
compagnia del giovane marito (21 anni) Emiliano, del fratello di lui con sua
moglie ed il loro figlio di otto anni. La figlia, Alessandra Emiliana (3 anni) è
rimasta, invece, con i nonni paterni in Romania. Non conoscevano nessuno.
Vivevano sopratutto di elemosina ma anche di piccoli furti.
Il 25 aprile del 2008, infatti, Angelica è sorpresa con un paio di orecchini,
probabilmente, rubati in una casa sempre a Ponticelli. Viene fermata e “messa”
in una casa famiglia dalla quale scappa subito dopo.
Pochi giorni dopo, il 10 maggio, l’accusa “infamante” di aver tentato di rubare
una neonata. Viene rinchiusa a Nisida.
In tutti e due i casi subisce due tentativi di linciaggio, “provvidenzialmente”
salvata dalla polizia. Nessuno dei suoi aggressori è stato mai identificato.
Il processo: tutto si basa sul racconto della Sig.ra Flora Martinelli. Nessuno
ha visto Angelica con la bambina in braccio se non la Martinelli. Oggettivamente
il racconto della mamma è poco verosimile. Non credo sia stata effettuata una
“perizia tecnica” sui luoghi: se fatto si sarebbe facilmente potuto verificare:
- per entrare in quella casa, senza essere vista, si sarebbero dovute verificare
tutta una serie di circostanze favorevoli: cancello d’ingresso al cortile
aperto, portone d’ingresso del fabbricato aperto, porta di casa con serratura di
sicurezza aperta;
- le distanze sono così minime che Angelica si doveva muovere al rallentatore
per poi ritrovarsi, immobile, sull’uscio della casa con la bambina in braccio
senza, tra l’altro, opporre alcuna reazione o minaccia alla mamma di lei;
- si è giudiziariamente accertato che era da sola e, quindi, se anche fosse
riuscita ad allontanarsi dall’abitazione dei Martinelli con la bambina in
braccio avrebbe dovuto percorrere a piedi circa 2 km per raggiungere il campo
più vicino rendendosi “invisibile” alla gente del quartiere.
L’accusa si fonda anche sulla testimonianza di un poliziotto al quale lei
avrebbe riferito che voleva prendere la bambina per venderla in Romania.
Probabilmente voleva solo dire che aveva una figlia in Romania e c’è, dall’altro
canto, una testimonianza della mediatrice culturale che accerta che all’epoca
dei fatti Angelica non era in grado di parlare e capire l’italiano, anche se
oggi dopo quasi due anni di detenzione riesce ad esprimersi molto bene.
Tutto si basa, quindi, sul racconto della mamma e non è stato tenuto in nessun
conto che la Martinelli ha precedenti giudiziari per “falso ideologico” ed anche
il padre di lei, Ciro Martinelli detto ‘O Cardinale, nel 1999 condannato a nove
mesi per associazione a delinquere. è un “collaboratore” del Clan Sarno, come
riferiscono Marco Imarisio del Corriere della Sera e Miguel Mora de El Pais.
Tutti sanno che i Rom a Ponticelli vivevano in un clima di sottomissione e
nessuno si sarebbe mai sognato di fare un’azione del genere in un quartiere
interamente gestito dalla camorra. E’ vero, invece, che i terreni dovevano
essere liberati al più presto, servivano per un piano urbanistico di recupero
(Ospedale, parco e centro commerciale a firma dell’Architetto Renzo Piano), con
un finanziamento pubblico di milioni di euro e proprio là dove era il campo
“bruciato” dai camorristi sull’onda dell’emozione popolare per il tentato
rapimento, si realizzerà un grandissimo centro commerciale o Città della Musica
(Palaponticelli).
Angelica giudiziariamente è una “minore non accompagnata”. Il legislatore
ritiene che un minore di età debba rimanere in Istituto il minor tempo
possibile, favorendo tutte le possibilità di reinserimento sociale, ed Angelica
è detenuta dal maggio 2008. Non le è stata mai concessa alcuna misura
alternativa la carcere. Diverse sono, quindi, le opportunità fra un minore a
rischio italiano ed un minore a rischio straniero, anche se in un primo momento
Angelica era stata affidata ad una casa famiglia ma, evidentemente, senza nessun
serio “progetto” di sostegno: semplicemente parcheggiata.
Non le è stata concessa “la messa alla prova”, un importante istituto
giudiziario che pone come alternativa al carcere un “percorso” di studio e
lavoro. Paradossalmente, infatti, è difficile trovare un giudice minorile che
disponga un simile “azione” se non in presenza dell’ammissione della colpa, ed
Angelica ha sempre detto e sostenuto con convinzione che quella bambina proprio
non la voleva “rubare”. Vale a dire che se uno si dichiara innocente non ha
possibilità di essere messo alla prova (ma questo vale per tutti).
Nonostante la sua condizione di minore non accompagnata in evidente difficoltà,
in un paese straniero non le è stata concessa alcuna attenuante anzi, per il
fatto che secondo l’accusa la mamma si trovava nell’altra stanza e la neonata
era quindi da sola, le è stata data l’aggravante della “minorata difesa della
persona offesa” che in verità viene riconosciuta soltanto in presenza di
particolari requisiti di tempo e spazio, come nel caso di un reato commesso di
notte e in un luogo isolato. Senza questa aggravante, probabilmente, sarebbe già
potuta uscire dal carcere.
Non le è stato possibile capire bene in quale situazione si trovava perché
nessun atto d’imputazione le è stato tradotto nella sua lingua ed, in ultimo,
non le è stato concesso il “patrocino gratuito” perché era impossibile stabilire
le sue condizioni “finanziarie” in Romania (ma anche questo pare un fatto comune
a tanti altri casi).
Il Comune di Pisa, fino a pochi mesi fa all’avanguardia nelle politiche
di accoglienza e di inserimento sociale dei migranti, si adegua al clima diffuso
in tutto il paese. E, in consiglio comunale, centro-destra e centro-sinistra
votano insieme una mozione sulla «sicurezza». Ecco come gli amministratori
comunali stanno cercando di smantellare un’esperienza avanzata. E come sta
reagendo la città.
Mentre in Italia si moltiplicavano le violenze a sfondo razziale – non
ultima, quella di Ponticelli, dove un intero «campo nomadi» veniva dato alle
fiamme – e mentre si sviluppava la moda delle «ordinanze creative», Pisa seguiva
percorsi diversi. Nella città della Torre Pendente i «campi nomadi» venivano
chiusi non dagli sgomberi, ma da un
progetto di inserimento abitativo: i Rom ottenevano una casa, e venivano
assistiti nella ricerca di un impiego. Molte famiglie hanno trovato lavoro, e
hanno cominciato a pagare da sole l’affitto: diventando non un costo, ma una
risorsa. In un clima nazionale di intolleranza, qui si introduceva il diritto di
voto amministrativo per gli stranieri, e si lavorava per agevolare le pratiche
dei permessi di soggiorno.
Oggi, è bene saperlo, l’«anomalia pisana» non esiste più.
La nuova amministrazione di centro-sinistra, insediata nella scorsa
primavera, sta cancellando le precedenti politiche.
«Via i Rom e i mendicanti dal centro storico»: la «svolta» è cominciata con
questo slogan. Per tutta l’Estate, abbiamo assistito al proliferare di
dichiarazioni su una (inesistente) emergenza criminalità, sul pericolo dei campi
«abusivi», sulla lotta ai venditori ambulanti stranieri.
Ma è solo nelle ultime settimane che si è passati alle vie di fatto. Il
programma «Città Sottili» (quello finalizzato all’inserimento abitativo dei Rom)
è stato stravolto: in nome della «legalità» si è proceduto agli sgomberi dei
campi.
Si sono cacciate dalle loro case interi nuclei familiari, con il pretesto che i
capifamiglia erano coinvolti in una rissa: non si è aspettata la sentenza
del giudice, gli sfratti sono stati emanati sulla base di segnalazioni di
polizia, e in mezzo ad una strada sono finiti i bambini e le donne.
Oggi, questa escalation arriva al culmine. In consiglio comunale,
centro-destra e centro-sinistra hanno votato una mozione in cui si elogia il
«pacchetto sicurezza» di Berlusconi, si annuncia la militarizzazione della
Polizia Municipale, si invocano provvedimenti restrittivi contro i «campi
nomadi», i venditori ambulanti stranieri, e persino contro gli studenti, «rei»
di girare per la strada ad ore notturne…
Il «caso Pisa» non è, però, materia soltanto locale: è messa in discussione
una delle poche esperienze in controtendenza rispetto alle politiche nazionali.
Perciò chiediamo a tutti di non lasciarci soli.
DOCUMENTO Napoli, 8 giugno 2008:
Il "Comitato Campano con i rom", nato tre anni fa, riunisce
associazioni laiche e religiose, gruppi italiani e rom e rappresentanti della
societa' civile. Il comitato e' nato da un profondo senso di indignazione per
l'assenza di politiche accoglienti e soluzioni concrete ai diritti dei popoli
rom. I comitato si pone come luogo di aggregazione e di riflessione sui problemi
che i rom in mezzo a noi devono affrontare, svolgendo al contempo una forte
azione di pressione sociale e culturale nei confronti delle istituzioni e della societa' civile. Purtroppo in questi ultimi vent'anni, in Italia e in Campania,
non si e' andato oltre soluzioni emergenziali e ghettizzanti per le comunita' rom,
togliendo cosi' a loro la possibilita' di costruire percorsi di cittadinanza.
Alla luce degli atroci avvenimenti di Ponticelli e del
decreto-sicurezza del ministro Maroni:
il Comitato condanna:
Quanto avvenuto a Ponticelli e chiede che sia fatta piena
luce sui rapporti tra il piano di riqualifica dell'aria di Ponticelli, gli
interessi della camorra e della politica. Inoltre l'episodio del tentato
rapimento della bambina napoletana da parte della ragazza rom deve essere
chiarito in ogni dettaglio, visto che tutti i casi di rapimento da parte dei
rom emersi sui giornali in questi anni si sono sempre rivelati delle
menzogne. Mai nella storia della repubblica un rom e' stato condannato per
sequestro di minore. Questo, se fosse vero, sarebbe il primo caso.
Ogni atteggiamento razzista e xenofobo e coloro i quali
(giornali, politici e cittadini), per propri interessi, soffiano sul fuoco
dell'intolleranza.
La scelta di voler affrontare le problematiche sociali
con il ricorso a soluzioni di commissariamento.
La scelta del governo di inserire nel nostro ordinamento
giuridico il reato di immigrazione clandestina. Questo reato, come gia' il
Vaticano e l'ONU hanno dichiarato, e' inaccettabile in quanto discrimina le
persone in base al luogo di nascita in evidente contrasto con la
Costituzione italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e i
trattati internazionali. La legge deve essere uguale per tutti
indipendentemente dalla nascita e provenienza.
Gli sgomberi dei campi rom, senza l'individuazione di
soluzioni alternative, in violazione del diritto alla casa e
conseguentemente alla salute, allo studio, alla vita familiare ecc., come
previsto dalla convenzione europea dei diritti umani e dalle altre norme di
diritto interno e internazionale.
Le politiche emergenziali e ghettizzanti che non
risolvono il problema dell'integrazione.
il Comitato chiede:
La regolarizzazione per tutti i rom che da anni vivono
con noi sul nostro territorio.
La cancellazione dal decreto del ministro Maroni del
reato di immigrazione clandestina e delle aggravanti per chi non e' regolare.
L'adozione di politiche non ghettizzanti o discriminanti
per i popoli rom.
Il coinvolgimento dei rom nei tavoli in cui si decide dei
loro futuro in un processo di partecipazione dal basso.
Un tavolo di lavoro tra commissario per l'emergenza
sicurezza e le associazioni, i comitati e i rom per progettare insieme una
strategia verso una reale soluzione dei problemi che noi riteniamo essere un
problema, non di sicurezza, ma di rispetto dei diritti umani.
Il riconoscimento e la tutela da parte dell'Italia e
della UE del romanesh coma lingua antichissima da considerarsi
patrimonio dell'umanita'.
Il risarcimento ai rom per le persecuzioni millenarie
culminate nello sterminio nazista.
Il Comitato campano con i rom
- Rete Lilliput:
Romanen Asunen, Sassi Fiore, Le donne in nero, Chi rom e chi no, Missionarie
comboniane (Torre Annunziata), Marco Nieli-Opera nomadi, Mani Tese-Napoli,
Felicetta Parisi, Annamaria di Stefano, Padri Alex Zanotelli, Domenico Pizzuti,
Giovanni Fantola, Acli (Arenella), Consiglia Gianniello, Raffaella La Cava.
Di Fabrizio (del 31/08/2010 @ 09:57:20 in blog, visitato 1961 volte)
Premessa: Filippo Facci mi piace per come scrive,
meno come persona (anche se devo ammettere di non conoscerlo personalmente);
forte con i deboli e debole con i forti, sempre pronto a cambiare idea a secondo
del vento che tira, è l'esempio classico del tipo di "intellettuali" (di destra
e sinistra) che ci siamo sempre trovati in Italia. Comunque, conosce bene i suoi
lettori, e quanto segue ne è un esempio
il Post (in una risposta ai commenti, Facci chiarisce che l'intervento è
stato pubblicato su Libero)
28 AGOSTO 2010
Il punto di partenza è questo: che cosa uscirebbe da un sondaggio sui
pregiudizi degli italiani sugli zingari? Ma non solo degli italiani. Azzardo una
risposta. Uscirebbe che una percentuale quasi totale, da destra a sinistra,
dall'alto in basso, pensa che si tratti di un popolo di ladri, di rapitori e se
va bene di accattoni. Credo che si debba prenderne atto: nei loro confronti
sopravvive l'unica forma di razzismo puro presente oggi in Italia, mentre tutto
il resto è xenofobia. Esistono rom onestissimi, accampamenti stanziali che non
hanno mai creato problemi: ma non gliene frega niente a nessuno, probabilmente
neanche a me. Non c'è futuro per i rom, intesi come nomadi, come zingari, come
volete: non c'è da nessuna parte. Dati alla mano, i rom corrispondono a un
problema sociale e purtroppo criminale: è difficile fingere che buona parte di
loro non tenda a compiere reati con regolarità, a non integrarsi nella comunità
che li circonda, a non scegliere uno stile di vita alternativo per sé e
soprattutto per i figli. L'allargamento della Ue e le nuove ondate migratorie
non sono una causa, ma una conferma. Per via della loro astrazione e separatezza
– espressione che ad alcuni ricorderà qualcosa – i rom sono perlopiù disinseriti
da qualsiasi circuito culturale che non sia quello compassionevole o amante
delle sottoculture: basti che l'Olocausto nazista dei rom resta l'unico, con
quello ebraico, che i nazisti delegarono a motivazioni esclusivamente razziali.
Ma pochi amano ricordarlo. I rom furono sterminati in quanto razza inferiore
destinata non alla sudditanza, come altre, ma alla morte e basta. Furono
imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici e
infine gasati. Ad Auschwitz sopravvissero solo quattro zingari maschi, e il
celebre dottor Mengele amava iniettare la malaria ai piccoli rom. L'Olocausto
ebraico prende il nome di Shoah, quello degli zingari si chiama Porrajmos, che
significa Distruzione. Ma questa è considerata, appunto, sottocultura, roba da
preti, roba che adesso non c'entra niente. Può essere. Io, del resto, non sto
facendo del pietismo: sto solo cercando di elencare dei fatti con sovrumana
freddezza. Ed è un fatto, pure, che la maggior parte dei rom dipende dalla
beneficenza statale e che i loro livelli di scolarità sono inesistenti, spesso
vivono in caseggiati senza né acqua né elettricità, i loro mestieri tradizionali
sono scomparsi, campano spesso di furti ed elemosina e in parte di economia
marginale, tipo raccolta di ferro vecchio e cartoni, vendita per strada di
fazzoletti e di fiori. Qualcuno fa ancora il giostraio, trascina piccoli circhi,
le famiglie Togni e Orfei sono di origine sinti. La gente comunque non li
sopporta, e anche i più tolleranti – a parole – girano al largo, se li
incrociano, stringono i figli contro di sé e con essi i cordoni della borsa. E
io non sono migliore di altri. Resta il fatto che non esiste un altro popolo per
il quale siano state organizzate delle ronde mirate, per il quale sia stato
appiccato il fuoco alle tendopoli. Non importa la differenza tra un romeno, un
rumeno, un rom, un rom romeno, un rom non romeno, un rom polacco, uno zingaro,
un sinti, un gitano, un semplice nomade. E' un razzismo che non fa
discriminazioni.
Potete contestualizzarlo, spiegarlo, ma si chiama razzismo: credo l'unico –
vero – che ci è rimasto. Da noi si tende a gridare al razzismo per ogni
sciocchezza, a confondere con questo termine ogni intolleranza, distinguo,
pregiudizio o anche solo giudizio. Ed è insopportabile. Ma ciò non toglie che
questo sia razzismo e basta. E non è che i giornali, tutti i giornali, non ne
tengano conto nell'inseguire gli umori popolari. Nel maggio 2008 tutti i
maggiori quotidiani scrissero che al quartiere Ponticelli di Napoli avevano
tentato di rapire una bambina: non era vero, ma per ritorsione – di un fatto
falso – una ventina di giustizieri aggredirono un romeno che non c'entrava
nulla, e pestarono e accoltellarono un operaio che aveva un lavoro regolare e
che non viveva neppure in un campo nomadi. Poi, a Catania, due rom si fecero
quattro mesi di galera per un altro rapimento farlocco: assolti, ma sui giornali
neppure una riga. Ricordo che rilevai la cosa sulla prima pagina del Giornale e
debbo dire che raramente, in lettere o mail di commento, mi era capitato di
rilevare tanta freddezza o aggressività da parte dei lettori. Ricordo pure che
menzionai che La Fondazione Migrantes (centro studi della Cei) aveva
commissionato una ricerca all'università di Verona circa i tentati rapimenti
addebitati ai rom dal 1986 al 2007, e che l'esito spiegava questo: «Non esiste
alcun caso in cui viene commesso un rapimento, nessun esito corrisponde a una
sottrazione dell'infante effettivamente avvenuta». La freddezza che ne ricavai
fu anche maggiore.
Ora non mi aspetto niente di meglio, eppure io, ripeto, non sto difendendo i
rom: a meno che il semplice parlarne in termini crudi, e cercar di chiamare le
cose col loro nome, non sia reputata una difesa d'ufficio. Quindi non mi si
dicano, ora, cose tipo «prenditeli a casa tua», o più spesso «se li prendano in
Vaticano» – come ho letto in molti commenti sul web. Io non li voglio a casa
mia, il Vaticano non so. Ma almeno si dica la verità, dopodiché ricominciamo a
discuterne. Si può scegliere se abbinarvi un aggettivo (per esempio:
giustificato, indotto, cercato, inevitabile, giusto) ma razzismo rimane. Anche
il mio.
Prima di salutarvi, una citazione da un paragrafo di un
articolo che
parlava di sport:
[..] La tessera "ad personam" introdotta dal Viminale non piace ai fronti più
irriducibili delle tifoserie italiane. "Ci vogliono schedare come gli
zingari? – afferma un tifoso dell’Atalanta dopo gli incidenti dell’altro
giorno a Bergamo in occasione della festa di Sant’Alessandro, "e noi facciamo
casino".
con due rapide osservazioni: perché il primo paragone che
viene in mente al tifoso è quello degli zingari? E' più impattante il casino che
fanno i suoi amici, o quello degli zingari? Ci sarebbero molte altre cose da
estrapolare da quella semplice frase. Le lascio a voi.
Di Sucar Drom (del 21/06/2008 @ 09:57:04 in blog, visitato 1346 volte)
Milano, continua la schedatura
Proseguono le schedature dei Sinti e Rom ordinati dal commissario straordinario,
il prefetto Gian Valerio Lombardi. Questa mattina polizia e carabinieri sono
entrati nel insediamento di via Martirano e sono stati identificati 120 Rom e
Sinti, quasi tutti italiani. Nell’insediamento sono i...
Puglia, sono seimila i Rom
I Rom presenti in Puglia sono circa diecimila. Un dato attendibile, ma non
ufficiale. Dietro questa incertezza c’è una motivazione precisa: più della metà
dei Rom sono italiani, perciò non sono identificabili né tra gli ex...
Milano, "Rom bastardo, indagine sul nuovo razzismo in Italia"
«Romeni bastardi»: è la scritta che campeggia su un muro di fianco a un gruppo
di case a Pavia, dove vivono alcune famiglie di rom. Segno evidente di un
doppio luogo comune e, soprattutto, del un nuovo cli...
Barletta (BA), incendio doloso?
“Li ho visti anche ieri sera quei due, sul loro motorino, come le altre volte,
che passano e dicono che devono bruciarci e ci chiamano bastardi e brutti
zingari, come hanno visto fare a Napoli. Ieri sera, però, non hanno detto nulla,
c'era già il fuoco, li ho visti in lontananza...
Monserrato (CA), una festa insieme
"Lasciate che Rom e Sinti vivano tra noi. Ne abbiamo bisogno. Potrebbero
aiutarci a scompigliare un po’ del nostro ordine rigido. Potrebbero insegnarci
quanto prive di significato sono le frontiere: incuranti dei confini i Rom e i
Sinti sono di casa in tutta Europa. Sono ciò...
I "rom" della cultura
Se un americano arrivasse all’Istituto di Cultura Sinta e formulasse la domanda:
in Italia le popolazioni sinte e rom sono discriminate? La risposta potrebbe
prevedere le immagini di Ponticelli e tanto altro ma Il Sole 24 ore ha
pubblicato domenica 15 giugno 2008 u...
UCEBI: siamo vicini ai Rom
Uno dei momenti più sentiti della 40a Assemblea generale dell'Unione cristiana
evangelica battista d'Italia (UCEBI) (Bellaria, 12-15 giugno) è stata la
discussione e l'approvazione di una mozione di solidarietà con il popolo Rom...
Sinti italiani in viaggio per il diritto e la cultura
Da alcune settimane è nato in rete un nuovo spazio web sinto: sinti italiani in
viaggio per il diritto e la cultura. Lo spazio è gestito dal Pastore Davide
Casadio, già promotore dello spazio web la buona novella. L’intenzione
dell’autore è quello di far emergere gli aspetti cult...
Thomas Hammarberg in Italia
Il commissario per i Diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg oggi
e domani è in visita in Italia per discutere con le autorità governative le
implicazioni del “Pacchetto sicurezza” nel campo dei diritti fondamentali. Lo
riferisce un comun...
La fabbrica della paura
Straniero, rom, clandestino, pericolo, paura: queste parole si rincorrono, ormai
da mesi, dall’inizio della campagna elettorale in poi, insieme a quell’altra
-“sicurezza” - che ci viene offerta dalle destre come se esse fosser...
Milano, si prepara la grande cacciata
Il Prefetto Lombardi, neo commissario per l’emergenza nomadi, ha rilasciato un
intervista a Oriana Liso, pubblicata oggi sulle pagine della Lombardia di
Repubblica. Il Prefetto per tutta l’intervista parla e risponde sui “nomadi”,
facendo sempre riferimento a Cittadin...
Mantova, intervista a Yuri Del Bar
E’ bastato che venisse denunciato un (molto) presunto tentativo di rapimento di
un neonato da parte di una ragazzina Rom per scatenare a Napoli autentici
pogrom, come sottolineato dalla Parlamentare europea Viktoria Mo...
Articolo 3, newsletter n° 1
E’ uscito il numero uno della newsletter di “Articolo 3, osservatorio sulle
discriminazioni”, fondato a Mantova il mese scorso. Nella newsletter troverete
alcuni approfondimenti sulle discriminazioni a Mantova e non solo. La redazione
è formata da Maria Bacchi; Antonio Benassi; Carlo Berini; Angelica Bertellini;
Barbara Nardi; Fabio Norsa; Eva Rizzin. Per ricevere la newsletter a cadenza
quindicinale scrivete a osservatorio.artic...
Il sonno della ragione genera mostri, l'appello diventa seminario
Promosso da oltre 600 personalità, l’appello “il sonno della ragione genera
mostri” nelle scorse settimane ha invitato il governo e le autorità locali ad un
confronto vero per soluzioni concrete sulla questione sinta e rom. Ora l’i...
Venezia, intervento di Yuri Del Bar
«Il concetto risolutivo non è quello di integrazione, bensì di interazione. Non
c'è una cultura migliore delle altre. Bensì ci sono tante culture diverse che
devono, appunto, interagire, collaborare nel rispetto reciproco e nel
riconoscimento reciproco. Solo così è possibile mantenere e s...
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:54:41 in Italia, visitato 1272 volte)
Ricevo da Sara Graziani
COMUNICATO STAMPA: ROM..anticamente ZINGARI
INCONTRO CON PROIEZIONE VIDEO
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)
"I Rom: rubano per cultura; sono nomadi per cultura; inaffidabili per
cultura..", stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto.
Dopo le fiamme nei campi rom di Ponticelli a metà maggio, le schedature su base
etnica di cittadini Rom e Sinti a Milano, lo sgombero di aree di sosta a Roma,
le molotov in un campo a Napoli, un popolo cerca di sopravvivere difendendo
le proprie tradizioni, la propria cultura.
Rom..anticamente Zingari, vuole rappresentare più che un incontro un viaggio di
avvicinamento a culture solo apparentemente così lontane da noi.
Mediatori culturali, esponenti delle comunità Rom, studiosi, ripercorreranno le
tappe del cammino che ha portato la popolazione di etnia Rom dall'India fino in
Europa, facendo chiarezza sui molti luoghi comuni che da sempre colpiscono le
comunità zingare.
L'Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma, presenta
una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona,
per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e
illustrare la cultura rom, dal viaggio fino agli istituti culturali più
importanti (l'arte, l'assetto sociale, gli anziani, la danza...) e fare una
panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio.
Una conferenza dibattito con proiezione video con l'obiettivo di mostrare
al pubblico la cultura Rom da una prospettiva diversa rispetto a quella
comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e
personalità del sociale un tema quanto mai attuale.
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere
(Via IV Novembre 119/A)
Relatori: GIANLUCA PECIOLA, consigliere provinciale ARMANDO GNISCI, Università di Roma "Sapienza" PAOLO PERRINI, dirigente Arci Solidarietà del Lazio GRAZIANO HALILOVIC, mediatore culturale
Partecipano: CECILIA D'ELIA, Assessore alle politiche culturali della Provincia di
Roma CLAUDIO CECCHINI, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia ed
ai rapporti istituzionali della Provincia di Roma
PORTERA' IL SUO SALUTO LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE, PINA MATURANI
Sono stati invitati: NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Provincia di Roma, CARLO MOSCA, Prefetto di Roma.
Di Fabrizio (del 31/10/2009 @ 09:54:17 in media, visitato 2107 volte)
Firenze: una madre denuncia un tentativo di rapimento del figlio di tre anni.
I carabinieri arrestano due rom nel parcheggio di un supermercato. Nelle pagine
locali dei quotidiani non compare l’arte del dubbio né la minima menzione della
leggenda dei "rom che rapiscono i bambini".
Siamo costretti, ogni volta, a ricominciare da zero. Due successivi lanci
d’agenzia Ansa del 28 ottobre riportano quanto segue:
ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO (ANSA) – FIRENZE, 28 OTT – Ha negato più volte l’elemosina a due rom nel
posteggio di un supermercato, finché uno di loro ha afferrato per un braccio il
suo bambino di tre anni seduto nel carrello della spesa: sono queste le
circostanze in cui una donna ha temuto il sequestro del figlioletto oggi, all’Ipercoop
di Lastra a Signa (Firenze), denunciando il fatto ai carabinieri.
Terrorizzata, la madre ha allontanato con decisione il rom per liberare il
bambino e, presa con sé anche l’altra bimba di un anno che al momento era dentro
l’auto, è scappata dentro il centro commerciale. Qui ha chiesto aiuto a una
guardia giurata, dicendo che le volevano rapire il figlio. L’episodio, molto
concitato, è avvenuto verso mezzogiorno.
I due rom hanno 16 e 33 anni e sono stati arrestati dai carabinieri per
tentativo di sequestro di persona. Sembra che da tempo avvicinassero i clienti
del supermercato per chiedere elemosina e anche oggi hanno fatto lo stesso. I
due hanno agito mentre la donna si affaccendava tra l’auto e il carrello per
sistemare i bambini. L’hanno circondata, le hanno chiesto insistentemente denaro
e la donna glielo ha negato più volte. Poi, ad un certo punto, il rom più
giovane avrebbe preso per un braccio il bimbo, forse per tirarlo giù dal
seggiolino. Per la madre glielo voleva portare via. (ANSA).
ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO (2) (ANSA) – FIRENZE, 28 OTT – Secondo quanto appreso successivamente, la madre,
molto spaventata, è rimasta a lungo dentro il supermercato accanto alla guardia
giurata, dicendo che non sarebbe uscita se qualcuno degli addetti non avesse
scortato lei e i bambini fino all’auto. La donna temeva tantissimo di incontrare
ancora i due Rom.
Intanto, una pattuglia dei carabinieri ha rintracciato i due nel piazzale dell’Ipercoop
e li ha fermati per l’identificazione. Successivamente alla denuncia della madre
sono scattati gli arresti. La posizione del sedicenne è al vaglio della procura
presso il tribunale dei minorenni. Inoltre risulta che il rom di 33 anni era già
stato denunciato dai carabinieri per aver disturbato altre volte i clienti del
supermercato nel posteggio. (ANSA).
In termini simili riprendono la notizia i giornali locali. Ad esempio, Il
Corriere fiorentino la ripete quasi alla lettera, intitolando Rom afferra il
braccio del bambino La madre teme il sequestro: arrestato. La Nazione sceglie
"Due zingari nel parcheggio volevano rapire mio figlio" e mette la notizia sia
nella prima pagina nazionale sia nelle locandine all’esterno delle edicole. Il
Nuovo Corriere titola: Rifiuta l’elemosina a due rom nel parcheggio Coop –
Afferrano il bimbo di tre anni sul carrello, arrestati. L’Unità mette solo una
breve con questo titolo: Rom afferra bimbo – La madre denuncia – "Voleva
rapirlo" – Finisce in manette
Era dal maggio 2008, ai tempi del rogo di Ponticelli, che non leggevamo un
titolo così irresponsabile. In quel mese ci furono tre presunti casi di
rapimento: oltre a quello campano, uno a Catania e uno a Serradifalco. Tutti
tipologicamente affini ai casi smontati nella preziosa ricerca di Sabrina Tosi
Cambini "La zingara rapitrice. Racconti, denunce, sentenze (1986-2007), CISU
editore, 2008. Da allora, su "La Repubblica" si è parlato del presunto rapimento
di bambini da parte di rom, soprattutto negli editoriali del grande storico
Adriano Prosperi, volti a denunciare prima il caso di pogrom avvenuto a
Ponticelli, e poi il clima crescente di intolleranza, favorito da comportamenti
e titoli di questo genere. Eppure non mancavano, secondo gli esperti, i segnali
per evitare di cadere in questi comportamenti. Su un sito molto frequentato da
giornalisti, uno di loro scriveva in quei giorni:
"Se doveste sequestrare un bimbo per i vostri turpi scopi, andreste a prelevarlo
tra la folla di un centro commerciale cercando di sfilarlo alla mamma che fa la
spesa? Certo che no.
A maggior ragione se foste veri professionisti del rapimento di bambini come la
maligna tradizione popolare considera gli zingari.
Eppure, senza un battito di ciglia, senza il minimo dubbio, nei circuiti
dell’informazione è in pieno fermento la notizia di due Rom arrestati a Catania
per aver tentato di rapire una bambina dal carrello della spesa.
(…). Un normale esempio di come l’informazione possa reagire a determinati
stimoli con riflessi di trionfante emotività e ignoranza. Una sorta di schiavitù
(e non certo di rispetto) nei confronti del lettore.
Cosa infatti preferireste sentirvi dire? Che gli zingari rapiscono i bambini o
che questa è una volgare credenza popolare senza fondamento? La versione della
credenza popolare dura a morire è più faticosa da digerire, esige una qualche
riflessione, impone domande critiche e dubbi, è, insomma terribilmente più
fastidiosa. Meglio crederci" (Luigi Irdi, Con un buon aspirapolvere conquisterai
il Paese, in
http://www.ilbarbieredellasera.com , maggio 2008).
E pochi mesi più tardi un giornalista spagnolo così descriveva il clima in cui
era maturata la frottola del ratto di Ponticelli: "Angelica V. (…) ha avuto la
sfortuna di trovarsi a Napoli quando il governo Berlusconi ha inaugurato al sua
politica del pugno di ferro. Il presidente del consiglio aveva appena nominato
come Ministro dell’Interno Roberto Maroni, della Lega Nord, il cui obiettivo
dichiarato era restituire le strade agli italiani e ristabilire un senso di
sicurezza. Maroni aveva le idee chiare e un solo nemico in mente. Non la
camorra, la ‘ndrangheta o Cosa nostra. Ma i rom" (Miguel Mora, Reportaje:
xenofobia en Italia. Condenada a ser condenada, in «El País», 1 febbraio 2009).
Non è la prima volta che "Repubblica" parla un doppio linguaggio, quello in
prima pagina di e per persone intelligenti, e quello, nelle pagine di cronaca
soprattutto locale (ma non solo: ci sono gli spazi di Corrado Augias e qualche
incursione dello spiritoso Michele Serra), in cui le più improbabili leggende
metropolitane vengono riusate come titoli per un lettore, evidentemente ritenuto
disponibile a ogni infamia. E anche in altre occasioni la mancanza di
professionalità ha avuto la meglio su qualsiasi deontologia. Ricordiamo bene
come, nelle prime ore successive al delitto di Novi Ligure, mentre alcuni
cronisti meno stupidi esprimevabo cautela, l’inviato de "LA REPUBBLICA" si
inventava che " …. altri testimoni avrebbero confermato che si tratta di banditi
di origine slava" (M.Preve, La Repubblica , giovedì 22 febbraio 2001).
La cosa divertente è che probabilmente fra qualche mese, confidando nella scarsa
memoria dei lettori, il redattore di "Repubblica" ci spiegherà che loro, non ci
hanno mai creduto nella storia della zingara rapitrice. L’ha fatto, a proposito
della presunta rapitrice di Ponticelli, un giornalista del "Corriere", Marco
Imarisio, sostenendo tre cose verosimili e attendibili ma in contrasto con il
comportamento dei suoi colleghi della "grande stampa": (a) "da subito gli
abitanti del quartiere che conoscono la famiglia della bambina" sostengono che
quella del tentato rapimento è "una bugia"; (b) i giornalisti accorsi sul posto
si rendono conto che "il ratto non è mai stato tale"; (c) passi per i
giornalisti, che "si sa", "esercitano il dubbio", "ma del fatto che nulla torni
in questa storia è convinta anche la polizia". Imarisio tace del tutto sul fatto
che tante testimonianze e convinzioni sono state accuratamente rimosse nella
quasi totalità dei quotidiani di quel 12 maggio 2008 e dei giorni successivi.
Quanto all’esercizio del dubbio, pare che in quell’occasione sia stato azzerato.
Cfr. M. Imarisio, I giorni della vergogna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli
2008, p.114. Del resto, Imarisio è lo stesso cronista che, sul delitto di Erba,
aveva scritto :"Castagna sa tutto, sa che l’unica spiegazione possibile per
quest’oscenità passa dalle compagnie e dai traffici di Azouz e dei suoi
fratelli" ( L’ ultimo regalo del padre: difendere l’ uomo di Raffaella, in
Corriere della Sera, 13 dicembre 2006.)
Di Fabrizio (del 31/05/2009 @ 09:53:36 in Italia, visitato 1801 volte)
Ricevo da Cristina Di Canio
Petru Birladeanu, cittadino rom di nazionalità rumena, era un suonatore di
organetto nella ferrovia Cumana che parte dal quartiere Montesanto di Napoli.
Tutti i viaggiatori lo conoscevano: un musicista, una persona gentile che
proponeva la sua arte per pochi spiccioli, sempre accompagnato da sua moglie.
Martedì sera un commando di 8 persone su quattro motociclette attraversa via
Pignasecca fino alla stazione della Cumana. Sparano in aria, all'impazzata. E'
l'ennesimo scontro per il territorio che vedrebbe gli affiliati del clan Sarno
di Ponticelli cercare di terrorizzare chi pensa di sostenere il ritorno su
piazza del vecchio boss Mariano, appena scarcerato.
Petru forse neanche la conosce questa storia. Ma alla stazione della Cumana
diversi colpi sono sparati ad altezza uomo, tra la folla che scappa. Forse hanno
avvistato qualcuno del clan avversario, forse sparano contro i vetri della casa
di qualche rivale, forse un errore... chissà. Un ragazzo di 14 anni viene
colpito alla spalla e per poco non ci rimette la pelle. Petru è meno fortunato:
le videocamere della Cumana lo riprendono mentre scappa e cerca rifugio come
tanti altri dentro la stazione. Il braccio intorno al collo della sua compagna,
un istintivo gesto di protezione. Ma una volta dentro si accascia: un proiettile
gli è entrato sotto l'ascella bucando cuore e polmoni. Gli lascia sul corpo uno
strano segno come di arma da taglio che inizialmente confonderà anche i medici.
Ma Petru muore "sparato", come si dice a Napoli, sparato per niente! Muore dopo
mezzora di agonia e i ritardi dei soccorsi che probabilmente hanno scontato
anche il caos e la paura che si era creata in tutta la strada. Malgrado
l'Ospedale Pellegrini fosse a 500 metri... La compagna piange disperata. Petru
aveva 33 anni...
La sua fine terribile ricorda quelle di altri, come Silvia Ruotolo, uccisa
anch'essa da un proiettile vagante al Vomero dodici anni fa. Ma la città non
condivide la stessa commozione. Forse siamo più cinici in generale, forse Petru
è "soltanto" un rom... sta di fatto che al momento in cui scriviamo non sono
previste fiaccolate, esequie ufficiali, interventi istituzionali in sostegno
della sua compagna... Nessun politico di professione o amministratore ha pensato
di prendre parola su una sparatoria così insensata nel centro della città che
dicono di voler rappresentare... Forse c'è un motivo a tutto questo.
Petru non ha avuto "l'onore" di essere veramente raccontato nei servizi di testa
dei tg, se non dentro la più complessiva e impigrita retorica sul consueto far
west napoletano. Un rom in cronaca senza essere accusato di stupro o di
omicidio, un rom vittima innocente non da dividendi politici, non serve alla
macchina della paura e della propaganda.
Anzi, alcuni quotidiani hanno inizialmente accreditato la tesi che fosse lui
l'obiettivo dei sicari..! Per qualunque "indigeno" in poche ore la polizia è in
grado di fornire un profilo attendibile su una possibilità del genere. Inutile
dire che Petru, quotidiano suonatore di organetto sulla Cumana, ben
difficilmente (!) rientrava in questo schema. Ma intorno allo straniero, per lo
più rom, si concede sempre un margine ulteriore all'incertezza, al sospetto,
anche se questo sospetto non ha nessun punto d'appoggio razionale.
Per la verità in questi giorni c'è stato un altro caso in cui l'informazione
napoletana non ha dato grande prova di sè: l'episodio che ha visto infine
l'arresto di cinque persone di nazionalità nigeriana a vico Vertecoeli. Con
l'eccezione di alcuni quotidiani, la gran parte, qualcuno perfino con imbarazzo,
ha accreditato la più inverosimile delle ricostruzioni: il rapimento premeditato
di una bambina di undici anni da parte di un gruppo di immigrati che abitavano
nel suo stesso cortile, per soddisfare le voglie di un boss pedofilo...!! A
Forcella...!
Probabilmente la più straordinaria panzana dell'ultimo anno per quella che,
da qualche racconto che è arrivato a noi, potrebbe benissimo essere una banale
rissa tra vicini. Non abbiamo certezze e non vogliamo distribuirne, né dipingere
sistematicamente il migrante come vittima innocente, ma digerire in maniera così
acritica la più improbabile delle storie, solo per la sua "notiziabilità", non
fa certo onore all'informazione.
Il tg1 ha fatto di meglio: oltre a riportare questa versione senza scomodare
nemmeno un condizionale, l'ha poi fatta seguire da un servizio sulla scomparsa
13 anni fà della piccola Angela Celentano! Così lo psicodramma collettivo
sull'uomo nero in agguato dietro la porta di casa è finalmente servito a oltre
dieci milioni di persone.
Eppure il pogrom feroce contro i rom, che a Ponticelli segui il presunto
(assai presunto..!) tentativo di rapimento di una neonata da parte di una
giovanissima rom, imporrebbe ben altra prudenza e attenzione. Ci sarebbe inoltre
la presunzione d'innocenza...
Sarebbe magari utile cercare gli avvocati dei nigeriani arrestati e
raccogliere almeno la loro versione... Qualche giornale sembra volerci provare
senza rimuovere la notizia. Se così è siamo pronti a dargli una mano.
Miguel Mora nel corso di un incontro alla Casa della Pace di Roma
sull'informazione, riporta all'attenzione il caso Angelica, ragazza rom di
Ponticelli (NA) accusata di aver rapito una bambina. Dopo il rapimento, poi
rivelatosi falso e presunto orchestrato dal clan Sarno, i campi rom vengono
svuotati e gestiti di fatto dai clan locali. Inchiesta completa su
napoli.blogolandia.it
Di Sucar Drom (del 13/12/2009 @ 09:52:26 in blog, visitato 1401 volte)
Venezia, consegnate alle famiglie sinte le nuove abitazioni
L’altra notte sono bastati 38 minuti per il trasloco delle famiglie sinte
veneziane nel nuovo Villaggio di via Vallenari. Lo ha reso noto il comandante
generale della Polizia municipale di Venezia, Marco Agostini, rispondendo alle
domande de...
Torino, Rom Città Aperta
Si rinnova la collaborazione del Sottodiciotto con il Centro Nazionale di
Documentazione e Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza (CNDA), il più
importante osservatorio italiano sul mondo dei minori, attraverso l’iniziativa
“...
Roma, Casilino 900: festa d’addio al campo nomadi
Si avvia a conclusione la storia quarantennale del campo rom Casilino 900, che
dovrebbe essere sgomberato nel prossimo mese di gennaio, per «celebrarla»
gli abitanti dell’insediamento propongono...
Napoli, il tribunale: la giovane Angelica? Stia in cella perché è Rom
Fanno discutere le motivazioni con cui il Tribunale per i minorenni ha respinto
la richiesta di scarcerare Angelica V., la giovanissima rom condannata per il
tentato rapimento della bambina di Ponticelli avvenuto nell’estate del 2008.
Angelica — condannata in primo grado e in appello — è i...
Mantova, rintracciateci all’evento “Discriminazione In-Forma”
Rintracciateci a Mantova all’evento “Discriminazione In-Forma”, giovedì 3
dicembre 2009, alle ore 18.00, presso la Libreria Feltrinelli, in Corso Umberto
I n.56. Lo Sportello Antidiscriminazioni di “Articolo 3” esplora il tema della
corretta informazione come mezzo per il ricono...
Milano, il Cardinale Tettamanzi critica la politica degli sgomberi contro i Rom
Dallo sgombero delle famiglie rom di Rubattino al rischio di infiltrazioni
mafiose nei cantieri delle grandi opere, dalla crisi economica all'Expo,
dall'abuso di alcol e droga alla questione del crocifisso nelle scuole: sono
molti i temi di scottante attual...
Milano, la Padania attacca Tettamanzi: "Ma è un vescovo o un imam?"
"Onorevole Tettamanzi", titolava a tutta pagina la Padania di ieri.
Nell'articolo, un affondo ancora più pesante: "Cardinale o imam? Se lo chiedono
in molti. Tettamanzi la città la vive poco". L'attacco del quotidiano della Lega
all'arcivescovo di Milano arriva a freddo, due gi...
Milano, la politica reagisce con imbarazzo all'appello del Cardinale Tettamanzi
L’unico che non glissa è Riccardo De Corato. «All’arcivescovo — dice il vice
sindaco — tocca la cura delle anime e quando si esprime su argomenti come la
solidarietà, l’uguaglianza, la giustizia, il perdono, parla ex cathedra. I suoi
richiami sono sempre degni di grande attenzione. Ma altra cosa ...
Milano, le reazioni politiche agli attacchi contro il Cardinale Tettamanzi
"I fustigatori, i tronisti e i Torquemada sono arrivati come un orologio (e un
referendum) svizzero. Non sono piaciute le critiche del cardinale Tettamanzi
alla recente raffica di sgomberi che ha messo sulla strada 250 rom di un
accampamento abusivo alla ...
Milano, Napolitano e Bertone chiedono rispetto per l’Arcivescovo Tettamanzi
"Raccomando rispetto e verità per il cardinale di Milano, un grande pastore
della Chiesa che dona la vita per il suo popolo". Così il segretario di Stato
vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, difende l'arcivescovo di Milano, cardinale
Dionigi Tettamanzi, o...
Quelle simmetrie polemiche, quella via segnata nella Costituzione
I recenti attacchi al cardinal Tettamanzi, paragonato a un «imam» dalla
"Padania" e criticato da alcuni ministri leghisti, ricordano, a chi non abbia la
memoria troppo corta, bordate analoghe lanciate, undici mesi fa, dalla
presidente del Piemonte, Mercedes Bresso (Pd) al cardinal Poletto, il qu...
Giornata mondiale dei Diritti Umani
Il 10 dicembre, la giornata internazionale dei diritti umani , promossa
dall'ONU, è dedicata alla "non discriminazione". Molte violazioni sono fondate,
secondo l'ONU, appunto sulla discriminazione, il razzismo e sull'esclusione per
motivi di caratte...
Pescara, Guarnieri: necessaria integrazione culturale dei Rom
"I conflitti con i rom presenti a Pescara e provincia stanno raggiungendo
livelli ingiustificabili ed eccessivamente pericolosi per il futuro". E' il
grido di allarme lanciato oggi a Pescara dalla Federazion...
Milano, arrivano i soldi per gli "alleggerimenti" mentre la società civile si
mobilita
La risposta della città e delle istituzioni alla presenza dei Rom «non può
essere l’azione di forza, senza alternative e prospettive, senza finalità
costruttive». Le parole del Cardinale Dionigi Tettamanzi venerdì scorso hanno
sollevato un’aspra polemica. Oggi il Ministro all’Interno, Rober...
I sogni dei bambini messi in banca sul web
Arriva una mappa del mondo attraverso i sogni dei bambini. Un giro del globo in
trecento notti, in trecento pensieri più reali del vero, raccontati da chi non
ha ancora dieci anni e un'immaginazione scapigliata che in un grattacielo della
periferia romana o in una capanna del Senegal rend...
Milano, leggere Tettamanzi prima di criticarlo
Il discorso alla città di Milano tenuto dal cardinale Dionigi Tettamanzi alla
vigilia di Sant'Ambrogio ha suscitato, quest'anno, un vespaio di polemiche che
non è facile placare. Sono note (e prevedibili) soprattutto le reazioni di parte
leghista, anche se alcuni esponenti del Carrocci...
Cosenza, premiato l'artista Bruno Morelli
Il 29 ottobre al Teatro Rendano l’artista Bruno Morelli ha ricevuto a il Premio
Carical per la Cultura Mediterranea istituito dalla Fondazione CARICAL.
L’importante premio è stato assegnato a Bruno Morelli nell’ambito della sezione
creatività. L’Istituto di Cultura Sinta si complimenta con Fo...
Emergenza civiltà
Qualche sera fa sono stato invitato a introdurre un libro di pedagogia
interculturale. L’incontro procedeva senza grossi scossoni e la platea
applaudiva e annuiva soddisfatta alle tesi espresse. Verso la fine della serata
ho chiesto all’autrice di parlarci di un paragrafo del suo libro ...
Di Fabrizio (del 20/06/2011 @ 09:51:44 in media, visitato 1205 volte)
il LevanteVENERDÌ 17 GIUGNO 2011 12:36 DI GIOVANNI PULENTE
<<I rom sono nostri concittadini e come tali vanno tutelati>>. Con queste parole
Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania,
presenta l'incontro "NewsRom informare senza pregiudizi" tenutosi giovedì
mattina nella Sala Colombo dell'Hotel Mediterraneo di Napoli. L'evento è
parte della campagna Dosta! (Basta! in italiano) organizzata dall'Associazione
Giornalisti Scuola di Perugia, che tra Roma, Milano e Napoli sta
cercando di sensibilizzare i cittadini sul mondo rom e sinti. <<I dati
riguardanti la Campania sono inaccettabili – spiega Lucarelli – Siamo un caso
negativo in Europa e bisogna parlarne. Mi auguro che la nuova Napoli di De
Magistris svolga un lavoro capillare che possa condurre a un risveglio civile>>.
La storia. In Europa sono circa 12 milioni e in Italia 150mila. I primi a
lasciare la valle del Gange partirono 800 anni fa, rompendo i confini nazionali
degli Stati prima di qualsiasi convenzione internazionale. <<Pochi sanno che rom
e sinti furono vittime della discriminazione fascista – sostiene Luca Bravi,
docente di Scienze dell'Educazione all'Università di Firenze - Ad Agnone, Modena
e Teramo tra il 1940 e il 1943 molti furono deportati e uccisi in campi di
concentramento. Questo genocidio è oggi continuamente negato>>. La psicologia
perversa di Robert Ritter e la nota notte degli zingari del 2 agosto 1944
(sterminio di Auschwitz) sono parte di una storia innegabile. << Il concetto di
zingaro è uno stereotipo da noi creato e che va cambiato. In questo senso la
pedagogia è fondamentale, soprattutto perché il 60% di rom e sinti in Italia ha
meno di diciotto anni>>. Negli anni 60' nelle scuole esistevano classi per soli
zingari e il campo nomadi era già stereotipato come luogo di pericolo e
diversità. Particolarmente significativo è stato un video mostrato da Dario
Moricone, giornalista Rai e moderatore dell'incontro. Sullo schermo scorrono
accezioni dispregiative come "Puzzano", "Hanno la pelle scura", "Non hanno
acqua", "Hanno lo stesso vestito", "Vivono in baracche", "Rubano e sono
violenti", "I nostri governanti sono troppo aperti alle frontiere": relazione
degli Stati Uniti d'America del 1912 sugli immigrati italiani. La storia si
capovolge e si ripete.
Il giornalismo. <<Tutti i giornalisti hanno un ruolo fondamentale nel
combattere i pregiudizi e l'odio, a favore di un comune vivere sociale>>. Bianca
Stancarelli, inviato di Panorama, si esprime così sul ruolo dei media. Stupro
della Caffarella (Roma), 14 febbraio 2009: Karol Racz e Alexandru Isztoika Loyos
vengono arrestati e accusati di essere gli autori della violenza sessuale. Per
moltissimo tempo i due sono maltrattati dai media senza attendere il verdetto
della giustizia. Definiti violenti, freddi, insensibili e addirittura Karol è
catalogato con l'espressione faccia da pugile. Dal tg1 a Studio Aperto nessuno
risparmia facili accuse o cerca di andare a fondo. Il Sindaco di Roma Alemanno
subito dopo l'accaduto disse a caldo: <<Gli autori? Dovranno essere rom>>. Il
paradosso è che le analisi del sangue e accurate prove hanno scagionato gli
imputati, dimostrando l'incapacità dell'informazione di massa di raccontare la
verità e di combattere gli stereotipi. Quella di Karol e Alexandru è la storia
di due innocenti. Pochi giorni fa un giovane bosniaco è stato ucciso da un
pirata della strada, ma nessuno ne ha parlato e quando Lamberto Sposini fu
aggredito nel 2007, si accusarono i rom senza prova alcuna.
Napoli. Il problema di rom e sinti esiste principalmente in periferia,
come dimostra la tragedia del rogo di Ponticelli. Gli ex-allievi della scuola di
giornalismo di Perugia hanno dimostrato di interessarsi a questioni nazionali
che vanno al di là dei confini regionali, perché in fondo l'informazione tutta
deve collaborare per garantire la verità. <<Cattiva politica, imprenditori
razzisti e i media assenti sono le cause principali della questione rom e sinti
-sostiene Dario Moricone - La responsabilità del singolo mette tutti nei guai, e
forse si perdona più ai camorristi che agli stranieri >>.
Il 5 aprile la Commissione Europea ha definito obbligatorie le strategie
d'inclusione sociale per i rom, l'8% di quali sono nomadi. <<Bisogna guardarli
come guarda un bambino, cioè senza pregiudizi>> , commenta Eva Ciuk, giornalista
del Tgr Friuli Venezia Giulia. Sorprende il fatto che nei notiziari Ansa la
parola rom/nomadi compare mediamente 289 volte in cronaca nera e solo 13 volte
in cronaca bianca. Emblematica la conclusione del discorso di Bianca Stancanelli:
<<Zingari = di regola passano per una razza spregevole. Non è un'affermazione
scritta su un giornale, né detta da un politico, ma la definizione data
dall'Enciclopedia Treccani nell'edizione del 1949>>. Solo un anno prima della
pubblicazione del testo, il 10 dicembre 1948, le Nazioni Unite firmarono a
Parigi la dichiarazione universale dei diritti umani.
Di Fabrizio (del 30/12/2009 @ 09:51:17 in Italia, visitato 1700 volte)
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
- 06 maggio 2009 pagina 6 sezione: NAPOLI
«CIAO, mi presento: mi chiamo Angelica, ho 16 anni e vengo dalla Romania. Il mio
arrivo in Italia era per un futuro migliore per me e per la mia famiglia. Dopo
due mesi che stavo in Italia un giorno di venerdì del 9 maggio stavo chiedendo
elemosine e stavo a Ponticelli nella stessa strada dove mi hanno arrestata...».
Una lunga lettera, spontanea, accorata per chiedere aiuto, scritta in un
italiano traballante al presidente della Repubblica, alla vigilia della prima
udienza in Corte d' appello, che si terrà domani. L' autrice è Angelica Varga,
la rom condannata in primo grado, a 3 anni e 8 mesi, con l' accusa di aver
tentato (il 10 maggio 2007) di rapire una bimba di sei mesi in un appartamento
di Ponticelli. La condanna è per sequestro di persona. «Stavo vicino a un bidone
di spazzatura con mio nipote - continua Angelica nella sua lettera-confessione a
Giorgio Napolitano - Una signora mi ha dato 3 euro e mi ha chiesto se volevo dei
vestiti e la roba per mangiare, io ho detto di sì. Il giorno dopo sono andata su
quella strada che mi aveva detto questa signora e ho aspettato, ma dopo un po'
visto che non era arrivato nessuno. Sono andata in quel palazzo anche non
sapendo dove abitasse questa signora. Stavo nelle scale e un signore mi ha
chiesto più volte cosa facevo lì, mi ha picchiato e poi è arrivata una signora e
gli ha detto di chiamare i carabinieri e questa signora è andata dentro, poi è
arrivata una signora con i capelli biondi, poi il signore ha chiamato i
carabinieri e mi hanno arrestato e mi hanno portato a Nisida». E conclude: «Io
non so perché mi accusano di aver rubato un bambino, io non ho commesso questo
reato e vorrei tanto abbracciare la mia famiglia e la mia bambina». Dal processo
in primo grado accanto ad Angelica si sono schierati padre Alex Zanotelli e la
comunità di Sant' Egidio, ritenendo troppo severa la condanna e soprattutto
temendo una deriva di intolleranza razzista, dopo gli incendi dei campi rom
proprio a Ponticelli, lo scorso maggio. «Non ci siamo mai innamorati di quella
leggenda popolare che guarda ai rom come ai ladri dei bambini, se questo è il
sospetto. Anzi, eravamo così coscienti del rischio di avallare un tale
pregiudizio che abbiamo messo in campo una cautela estrema, il massimo
equilibrio, indagini svolte in ogni direzione», spiegò all' indomani del
procuratore capo per i minori di Napoli, Luciana Izzo, proprio per arginare sul
nascere le polemiche. Oggi, alla vigilia del processo di appello, il confronto è
quanto mai aperto. «L' udienza presso la Corte d' Appello - scrive in un
documento ufficiale il Comitato Campano con i rom - ci sembra un' occasione per
riflettere sulla drammatica vicenda, per interrogarci sulla potenza che gli
stereotipi hanno sulla realtà, su come siamo oppressi dal crescente e sempre più
violento razzismo».
Di Fabrizio (del 18/05/2008 @ 09:47:42 in sport, visitato 1448 volte)
(14/05/2008) - Il pregiudizio che colpisce il popolo Rom in Italia rischia di
degenerare in un'indiscriminata caccia all'uomo. A Napoli si verificano continue
aggressioni nei confronti di Rom. Una baracca di via Malibran è stata data alle
fiamme da una banda di razzisti e i 13 occupanti, sei adulti e sette bambini,
fra cui due neonati, hanno riportato ustioni e rischiato di morire bruciati. A
Ponticelli giovani armati di spranghe hanno aggredito alcuni Rom romeni. In via
Argine, inseguimento di bambini Rom da parte di razzisti che nascondevano il
volto dietro sciarpe. L'ultimo episodio ha visto un bambino Rom di circa sei
anni aggredito da una ronda in piazzetta San Domenico, schiaffeggiato, insultato
e messo a forza sotto il getto di una fontana pubblica. Ma in tutta Italia, da
nord a sud, gli episodi di antiziganismo e violenza si susseguono, quasi sempre
ignorati dai media. "La Commissione europea deve intervenire con urgenza,"
affermano preoccupati i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo
Pegoraro e Dario Picciau "perché l'incitazione all'odio razziale a mezzo stampa
e le politiche razziali sono proibite espressamente da Direttive, Risoluzioni
europee e Carte dei Diritti degli individui e dei popoli. Abbiamo elementi
sufficienti per affermare che il caso della ragazzina Rom che avrebbe tentato di
rapire un bambino a Napoli è una messinscena, ma prima ancora del verdetto della
magistratura, politici e media hanno espresso un giudizio di condanna non solo
nei suoi confronti, ma in quelli di tutto il popolo zingaro. Da tempo il Gruppo
EveryOne mette in guardia l'opinione pubblica, la stampa e i politici onesti
contro il rischio di casi montati ad arte per seminare odio contro gli zingari e
aprire la strada a leggi razziali come il prossimo decreto sicurezza e le
famigerate 'commissioni Rom' che ricordano analoghe istituzioni naziste. Sono
provvedimenti illegittimi” continuano “che in sede Ue saranno stracciati in
mille pezzi”. Ma gli attivisti del Gruppo EveryOne lanciano l'allarme anche
riguardo ai rischi che in questo clima potrebbero riguardare anche i Rom e i
Sinti più famosi: "In questi giorni di follia xenofoba la rabbia degli italiani,
fomentata dalla propaganda, non risparmia nessuno. Abbiamo sentito un gruppo di
tifosi, probabilmente dell'area di estrema destra, lanciare proclami e minacce
di estrema gravità contro il fuoriclasse del Milan Andrea Pirlo, che è uno
zingaro Sinti, e nei confronti dei Rom dell'Inter Zlatan Ibrahimovic e Sinisa
Mihajlovic. 'Non vogliamo uno zingaro nel Milan. Non vogliamo zingari a Milano,'
dicevano, ma usando parole più volgari e pesanti. Abbiamo allertato le società
di calcio milanesi e le autorità di Milano e Parma, dove Milan e Inter
giocheranno l'ultima giornata di campionato, ma per evitare il diffondersi
dell'intolleranza razziale è necessario che i media comincino ad attenersi alle
norme internazionali che combattono il pregiudizio e l'incitazione all'odio
razziale".
UNIRSI - Unione Nazionale ed Internazionale dei Rom e dei Sinti in Italia Federazione delle Associazioni e dei Gruppi Autonomi dei Rom e dei Sinti
in Italia Forum Europeo dei Rom e dei Viaggianti di Strasburgo
In risposta ai recenti sviluppi politici e la più recente ondata di razzismo
contro il popolo rom in Italia, una coalizione di organizzazioni, inclusa
UNIRSI, ha intrapreso una documentazione di prima mano sui diritti umani in
Italia (tra il 23 e il 30 maggio 2008). Dette organizzazioni hanno condotto una
ricerca, intervistando approssimativamente 100 Romanì che vivevano in campi
formali e informali a Roma, Napoli, Firenze, Brescia, Milano e Torino.
Le organizzazioni hanno visitato diversi campi formali e semi-formali, inlusi:
Secondigliano e Centro Lima (Napoli); Salviati , Fiume , Casilino 900
e Martora (Roma); Via Triboniano (Milano); Campo nomadi di
Brescia per i Sinti Italiani. La coalizione ha anche visitato i seguenti
campi informali: Scampia , Ponticelli
, Santa Maria e Torre Annunziata Nord (Napoli); Cave di Pietralata
ed un campo senza nome accanto a Cave di Pietralata (Roma); Corsico e Bacula (Milano);
Via Germagnano (Torino).
Nonostante sia il paese europeo con la più bassa percentuale di Rom/Sinti (la
Grecia ne conta lo stesso numero dell'Italia, ma con una popolazione di soli 10
milioni di persone), l'Italia è indietro di almeno 25 anni rispetto a tutte le
politiche d'integrazione per i Rom/Sinti.
Mentre non esiste nessun censimento ufficiale, un censimento condotto da varie
organizzazioni (inclusa UNIRSI) su scala nazionale mostra che i Rom e i Sinti in
Italia sono circa 170.000, di cui 70.000 con cittadinanza italiana e 100.000 (in
crescita costante dalla Bulgaria e specialmente dalla Romania) dai Balcani.
Il 30% di questi 100.000 arriva dalla Jugoslavia ed il resto dalla Romania, con
un centinaio di presenze dalla Bulgaria e dalla Polonia.
Le ultime due generazioni di Rom "jugoslavi" sono nati in un paese, l'Italia,
che non riconosce lo "jus soli" e quindi nega ai bambini i requisiti
basici per un'istruzione bilanciata ed integrazione: cittadinanza.
La minoranza dei Rom/Sinti è caratterizzata da bassa aspettativa di vita (la
media è tra i 40 e i 50 anni) e dalla presenza di un'alta percentuale di bambini
[il 60% della popolazione Rom e Sinti ha meno di 18 anni. Il 47% dei bambini
ha tra i 6 e i 14 anni; il 23% tra i 15 e 18 anni; la percentuale rimanente
(30%) tra i 0 e i 5 anni].
I Rom e i Sinti con cittadinanza italiana sono circa 70.000. Oggi le
comunità Rom e Sinte (chiamate "zingari" e "nomadi" in maniera dispregiativa ed
etnocentrica) sono ancora oggetto di discriminazione, esclusione e segregazione.
La discriminazione è estesa in tutti i campi, sia pubblici che privati,
così l'esclusione e la segregazione economica e sociale dei Sinti e dei Rom
diventa discriminazione etnica (Raccomandazione n.1557/2002 Consiglio d'Europa).
In Italia, le diverse comunità Rom e Sinte non sono riconosciute come Minoranze
Linguistiche Nazionali e perciò non usufruiscono dei diritti che questo status
comporta.
Le politiche sociali rivolte alle popolazioni Rom e Sinta tendono apertamente
all'inclusione sociale, e all'integrazione. Le comunità Rom e Sinte sono
raramente considerate protagoniste del pensare sociale, di politiche
d'integrazione, partecipazione diretta e mediazione culturale. L'Italia nega
alle comunità Rom e Sinte l'applicazione delle direttive europee sulle Minoranze
Linguistiche che proteggono le lingue minoritarie ed inoltre nega la Convinzione
sulle Minoranze Nazionali.
In molti casi i Rom e i Sinti si vedono negati i diritti basici come residenza,
salute, istruzione, lavoro. In Italia costruiamo ancora i "campi nomadi" che
sono posti di segregazione che imprigionano gli individui contro la loro
volontà. In Italia molti comuni, in contrasto con le disposizioni costituzionali
(art. 16), negano il diritto di residenza e di movimento all'interno del
territorio nazionale ai cosiddetti "nomadi" o "zingari".
In questa tragica situazione i Rom di Slovenia, Bosnia, Jugoslavia, Romania,
Polonia, Ungheria stanno tutti soffrendo queste politiche estremamente
discriminatorie. Intere famiglie scappano dai loro paesi nativi a causa dei
conflitti etnici e delle guerre civili e l'Italia nega loro i principali diritti
basici.
UNIRSI – Piazza Antonio Meucci, 18 – 00146 Rome - Italy.
UNIRSI president and ERTF Delegate Mr. Kasim Cizmic : e-mail:
unirsi@supereva.it
UNIRSI Secretary: Mr Balo Cizmic : e-mail: unirsi@supereva.it
Web site: www.unirsi.net
I Rom (o Rrom) d'Italia sono probabilmente la più povera frazione dei
residenti nel paese. Normalmente vivono in campi segregati, in roulotte o in
ripari autocostruiti. Soltanto la metà dei 150.000 Rom in Italia sono
cittadini italiani; nella maggior parte dei casi, non hanno un lavoro
stabile e vivono un'esistenza molto precaria, obiettivi di aperto razzismo.
L'immagine di sopra, da
Excite Magazine, mostra il campo rom nella periferia di Napoli, a
Ponticelli, com'era prima di essere bruciato al suolo da una folla
inferocita nel 2008.
Eccomi qui, di fronte all'intera classe. Donne e uomini rom, circa 20
persone; tutti arrivano dal medesimo campo, qui vicino. Sono tra la fine dei 20
e l'inizio dei 30 anni, e sono vestiti per l'occasione. Non che possano
permettersi vestiti costosi, naturalmente, ma gli uomini spiccano nel loro
abbigliamento informale. Alle donne piace vestire in colori brillanti. Indossano
la quasi obbligatoria gonna lunga, così come gli orecchini e le collane.
Sembrano molto contente di aver trovato un modo per evadere dalla routine del
campo, dove passano il tempo cucinando e badando ai bambini piccoli.
Nei mesi scorsi, un gruppo di insegnanti ha tenuto alcune audizioni a questo
gruppo, come parte di un'iniziativa del governo della regione. L'idea era di
aiutarli ad ottenere abilità che potessero essere loro utili per trovare un
lavoro ed integrarsi meglio nella società. Così, gli abbiamo detto come
adoperare una cooperativa, o le finanze personali, della sicurezza sul posto di
lavoro, della raccolta e del riciclo dei rifiuti, di agricoltura integrata, come
navigare nel web e molto altro. Hanno assorbito con facilità molto di quanto gli
abbiamo detto. Dopo averli visti ascoltare attentamente due ore di lezione sul
ciclo del carbone biologico e porre in seguito domande intelligenti, ero
rimasto impressionato. Così, mi sono detto, perché non il picco del petrolio? Ed
eccomi qui.
Raccontare alla gente del picco del petrolio sottintende approcci differenti
a seconda dell'interlocutore. Capii molto tempo fa che la maggior parte delle
persone non sa leggere nemmeno un semplice grafico cartesiano. I grafici sono un
linguaggio e non l'hanno mai imparato. Se mostrassi loro una curva a
campana, vedrebbero una collina o qualche tipo di montagna. Capiranno che è
difficile da scalare e facile da discendere. Non è il modo in cui il picco del
petrolio dev'essere inteso.
I Rom a cui avrei dovuto parlare erano al punto estremo dello spettro nei
termini di cultura. Nessuno degli uomini era andato oltre la terza o la quarta
elementare; la maggior parte delle donne non era mai andata a scuola. Gli uomini
in qualche maniera sapevano leggere, ma raramente sapevano scrivere, le donne
non sapevano né leggere né scrivere. Non leggono giornali o non guardano le
notizie alla TV. Amano i film e passano molto del tempo a chiacchierare. E' da
queste fonti che attingono la maggior parte di quanto sanno. Sarebbe stata una
buona idea spiegargli il picco del petrolio?
La comunicazione non è mai a senso unico. Se voglio che mi capiscano, devo a
mia volta capirli. Così, per questa chiacchierata, ho sviluppato una versione
estrema della presentazione che darò, sapendo che le persone che mi ascolteranno
non sono ai livelli più alti in termine di letteratura scientifica. E' tutta
basata su vivide immagini mostrate sullo schermo, fotografie di pozzi di
petrolio, ad esempio. Nessun grafico, nessun testo e nessuna cifra. Devo contare
sulla mia voce, sulla mia abilità di catturare la loro attenzione.
Così, dico loro del picco del petrolio basato sull'esempio di una persona.
Quando nascemmo, dico, eravamo molto piccoli, ma col tempo siamo cresciuti e
possiamo fare più cose. Ma tra l'altro invecchiamo. Col tempo, possiamo fare
sempre di meno ed, infine, dobbiamo morire. In un certo senso, continuo, col
petrolio è la stessa cosa. Quando il petrolio è giovane, ce n'è tanto.
Invecchiando, lo usiamo e ce n'è sempre meno. Dobbiamo lavorare di più per
poterlo adoperare. E' lo stesso per molte cose che fate - non vi siete accorti
che dovete fare più fatica? Mi guardano e annuiscono. Hanno capito il concetto.
Da qui in avanti, mostro fotografie di campi di petrolio, di
raffinerie, di silos e tutto quanto relativo al petrolio. Spiego che la benzina
per le loro macchine viene dal greggio (lo sapevano, ma vagamente). Dico che le
gomme delle loro macchine pure sono fatte dal greggio (non lo sapevano, e ciò li
impressiona). Ho detto loro che occorre il petrolio per alimentare i camion che
portano il cibo ai supermarket. Questo ha impressionato le donne; sono loro che
si incaricano di preparare il cibo per la famiglia.
Quando parlo ai gadje (i non-Rom) c'è sempre almeno uno del pubblico che si
addormenta durante la spiegazione o che chiaramente non ascolta. Ma i Rom sono
tutti svegli ed ascoltano. Il messaggio sta passando, posso accorgermene. Gli
parlo del futuro, di cosa ci aspetta quando ci sarà meno petrolio disponibile.
Ci saranno meno lavoro, meno opportunità, meno denaro e meno cibo. Anche
l'assistenza sociale, su cui molti di loro contano per la sopravvivenza, potrà
sparire. Saranno tempi duri per tutti. Capiscono perfettamente il problema.
Ricordano da dove provengono - l'ex Jugoslavia. Sono abituati ai tempi duri.
A fine chiacchierata, mi fanno delle domande. Quanto costerà la benzina? Dico
loro che sicuramente sarà più cara, ma forse che non è quello il problema. Il
vero problema sarà trovarla. Lunghe file ai benzinai, molto probabilmente.
Capiscono la questione: apparentemente le cose erano simili nell'ex Jugoslavia.
Mi chiedono qual è il tipo migliore di macchina da comperare ed usare. So che
non esiste una Mercedes che un Rom non vorrebbe, e quando gli rispondo che
dovrebbero comperare una macchina economica che consuma poco, non sono contenti.
Mi chiedono cosa dovrebbero fare. Dico che dovrebbero provare ad adattarsi ed
essere flessibili. Annuiscono; è una strategia che conoscono molto bene. Alla
fine, mi chiedono se nel 2012 ci sarà la fine del mondo. Rido, ridono anche
loro. Ma sembrano sollevati: erano un po' preoccupati.
Nei giorni che seguirono, indagai con i lavoratori sociali e con i Rom
stessi. Qual era stato l'impatto della mia chiacchierata? Tutti mi dissero che
se ne era discusso; che erano rimasti impressionati. Ma non mi aspettavo che
succedesse niente ed, infatti, quello fu il risultato. Non è cambiato niente
nella vita del campo.
Quando si presente il picco del petrolio a qualcuno della classe media, la
reazione può essere di diniego o mobilitazione. Ma raramente si vede gente che
lo ha capito e rimane indifferente. Ci sono delle buone ragioni. Se sei della
classe media, intravedi chiaramente come il picco del petrolio possa
riguardarti. Dipendi da un salario e, se il tuo lavoro svanisce a causa del
picco del petrolio, sarai in grave difficoltà. Devi pagare l'ipoteca, il piano
di assicurazione sanitaria, l'istruzione per i bambini, e tutto il resto. Il
picco del petrolio può distruggerti. Ma, come persona di classe media, puoi
pensare a prepararti, che hai risorse di riserva per fare qualcosa.
Probabilmente è una cattiva percezione ma può portarti a fare cose come
installare pannelli solari, isolare la tua casa, comprare una macchina più
piccola, questo tipo di cose. Se, invece, pensi di non avere queste risorse, o
non vuoi adoperarle, la tua reazione probabilmente sarà di allontanare il prima
possibile questo concetto dalla tua coscienza.
Ma pensate alla vostra situazione se voi foste Rom. Non avete un lavoro
stabile; così non potete perderlo. Non possedete una casa, così non potete
essere sfrattati. Nessuno vi darà credito, così non sarete mai in debito. Non
avete un piano di pensionamento, così contate sui vostri figli per quando sarete
vecchi. Dipendete dal welfare, sicuro, ma sapete anche vivere con poco. Infine,
vivete in una comunità chiusa, formata da clan familiari. Litigate con vicini e
parenti per tutto il tempo ma sapete che in una situazione difficile, se possono
vi aiuteranno.
Il picco del petrolio colpirà i Rom, proprio come noi, ma loro hanno
l'opportunità di essere abituati a combattere per sopravvivere. In una certa
maniera, sono già oltre il picco.
Qualche giorno dopo il mio discorso sul picco del petrolio, un Rom del
campo, uno degli uomini sposati, mi ha detto così:
Vede, professore, penso che lei avesse ragione con quella lezione. Sì, ci
ha detto che le cose non andranno così bene come prima. Giusto, anche noi
l'abbiamo visto. E' quel che sta succedendo. Sa, mi ricordo quando arrivammo
qui dalla Jugoslavia. Ero un bambino,; avevo 10 anni ma me lo ricordo bene.
Qui allora era differente. Vedevamo molto benessere luci e macchine e case e
roba nei supermercati. Proprio così, non avevamo mai visto nulla di simile.
In Jugoslavia c'era niente. E così, eravamo molto felici, ma penso che
facemmo un grosso errore. Sa, mi ricordo mio nonno. Era un uomo buono,
lavorava il metallo, riparava pentole e bacinelle e affilava i coltelli.
Così mi disse che dovevo imparare il suo lavoro; ma io non volevo. Ero molto
giovane, forse non ero raffinato ma, vede, professore, penso che tutti
facemmo lo stesso errore. Molti degli anziani sapevano fare cose, come
cantare o suonare, comprare e vendere cavalli. Ma noi ora non lo sappiamo
più. Vedemmo qui tutto questo benessere, e pensammo che non c'era più
bisogno di lavorare duro. Se c'era tutto quel ben di dio; perché non
potevamo averne un po' anche noi? Non volevamo essere ricchi, ne volevamo
solo un po' - abbastanza da vivere in pace. E pensammo che sarebbe durato
per sempre. Ma, lei ha ragione professore, non durerà per sempre. E ora
siamo nei guai.
Lo trovo impeccabile. Non è lo stesso errore che noi facciamo col greggio?
Di Fabrizio (del 16/01/2010 @ 09:45:21 in Italia, visitato 2671 volte)
L'ombra della speculazione edilizia si allunga su Napoli. La
Commissione Edilizia nominata dal Sindaco Iervolino boccia il progetto del
PalaPonticelli. di Alessio Viscardi
L'ombra della speculazione edilizia si allunga su Napoli. La
Commissione Edilizia nominata dal Sindaco Iervolino boccia il progetto del
PalaPonticelli, opera destinata alla riqualificazione di uno dei
quartieri più
degradati della città. "Un centro commerciale camuffato da opera pubblica",
la motivazione.
"Palaponticelli, un'opera di interesse pubblico realizzata con investimenti
interamente privati che andrà a colmare la carenza nel capoluogo campano e nel
Sud Italia di "luoghi" al coperto per concerti e altre attività legate alla
cultura, alla musica e allo spettacolo, consentendo di inserire la città nei
tours musicali più significativi a livello internazionale". Così si legge nel
sito del Comune di Napoli. Ma con la bocciatura del progetto da parte della
commissione edilizia non solo sono svaniti i sogni di rilancio della zona, ma
sono riemersi dubbi e polemiche legate a speculazione edilizia e malaffare.
Ancora una volta.
Un nuovo scandalo alla "Global
Service". Le violazioni al Piano Regolatore riscontrate dalla Commissione
sarebbero la copertura di un'attività illecita. Scopo: alterare il valore
economico di alcuni terreni di Ponticelli.
Un'occasione persa Doveva essere "il più grande pala-eventi d'Italia", una Casa della
Musica dalla capienza di oltre 12 mila spettatori. Destinato ad esibizioni e
concerti dal vivo, il
PalaPonticelli sarebbe stato anche un volano per la riqualificazione della
zona. Un anfiteatro per concerti ed un Centro Commerciale per arricchire il
panorama (culturale) del quartiere alle porte di Napoli.
Costo complessivo: 147 milioni, a carico del soggetto promotore. Investimenti
e struttura interamente privati, ma sottoposti ai "vincoli di uso pubblico"
previsti dal Piano Regolatore Generale.
Due anni per la sua realizzazione, che avrebbe dato lavoro a più di mille
operai.
Significativa la scelta di edificare la struttura a Ponticelli per recuperare
la periferia. Infatti, sono a carico dell'impresa realizzatrice anche la
manutenzione di strade e l'erogazione di servizi nella zona.
Alt dalla Commissione Un Centro Commerciale che viola le disposizioni del Piano Regolatore
Generale. A questa conclusione è giunta la Commissione Edilizia di Napoli,
che boccia interamente il progetto del PalaPonticelli.
Sembrava una pura formalità dopo l'approvazione definitiva del progetto
presentato dalla PalaPonticelli s.r.l. alla Giunta Comunale il 29 gennaio 2009.
Diventa ora un dovere inderogabile per il sindaco Iervolino. Sebbene il
parere della Commissione Edilizia non sia vincolante, i suoi membri sono
nominati con chiamata diretta del Primo Cittadino.
La Commissione Consiliare Attività Produttive, presieduta dal prof.
Federico Alvino,
viene chiamata ad esprimere un parere sul progetto dopo numerose denunce al Tar
dei commercianti di Ponticelli. Anche in questo caso, il parere è contrario a
causa dell'eccessiva superficie dedicata alle attività commerciali.
Le violazioni al Piano Regolatore Generale La zona scelta per l'edificazione dell'opera è classificata area Fe
dal Prg di Napoli. In base all'articolo 50, è permessa soltanto la
realizzazione di attrezzature pubbliche o di uso pubblico – anche su
iniziativa privata – destinate a sport, attività culturali e sanità. Vincolo
fondamentale da rispettare è la sussidiarietà delle attività commerciali
rispetto all'opera pubblica.
Infatti, il PalaPonticelli su carta è un "centro culturale di zona"
affiancato da un piccolo centro commerciale. Negozi e ristoranti non dovrebbero
occupare una superficie superiore a quella dell'anfiteatro per concerti.
Ma la Commissione Edilizia giudica violati i vincoli di uso pubblico.
Stando al verbale di istruttoria del 23 aprile 2009, le attività commerciali
previste a compendio del Palaeventi non presentano il requisito della
"sussidiarietà".
Si tratta, invece, di un vero e proprio Centro Commerciale che si pone in
autonomia funzionale rispetto all'opera pubblica.
Le misure del mercato Analizzare i dati del progetto permette di capire le reali proporzioni tra
zone destinate all'attività culturale e zone destinate all'attività commerciale.
Inizialmente, le approvazioni rilasciate dagli enti di controllo si basano su
un'interpretazione falsata dell'opera. La superficie del PalaPonticelli
viene suddivisa in tre aree dal dipartimento urbanistica di Napoli. Secondo i
tecnici del Comune, dei 192.730 mq totali, il 44,3% è destinato al
Palaeventi.
Un restante 32,5% è finalizzato alla creazione di spazi pubblici di verde
(una piazza coperta di 62.710 mq).
Infine, all'attività commerciale viene destinato soltanto il 23,2% dello
spazio totale – in osservanza del vincolo di sussidiarietà.
In realtà, agli 85.420 mq destinati al PalaPonticelli, la Commissione Edilizia
sottrae gli spazi destinati a parcheggi ed infrastrutture secondarie. Ne risulta
che la superficie dedicata alle attività culturali è tre volte inferiore a
quella destinata al Centro Commerciale.
Una nuova Global Service Dietro la bocciatura tecnica si nasconderebbe uno scandalo simile al recente
terremoto giudiziario denominato "Global Service". A sostenerlo sono diversi
osservatori che da anni denunciano le ombre del progetto.
La costruzione del PalaPonticelli sarebbe soltanto l'ultimo atto di un piano
elaborato anni fa e finalizzato ad alterare il valore economico dei terreni
privati di Ponticelli.
Ad infittire i sospetti è soprattutto la tempistica con cui giunge la
bocciatura della Commissione Edilizia. Da anni le incongruenze tecniche
vengono denunciate dall'opposizione, ma il Comune è sempre andato avanti sulla
propria strada.
C'è chi mette in relazione la bocciatura con il rinvio a giudizio chiesto dal
G.U.P. Andrea Rovida per consiglieri comunali ed un dirigente della
PalaPonticelli s.r.l.
L'ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere. Secondo l'accusa, si
tratterebbe di un vero e proprio sodalizio criminale costituito da uomini
d'affari, tecnici e consiglieri della Giunta di Napoli, che esercitavano
pressioni sul consiglio comunale per l'approvazione di emendamenti a favore
della propria attività imprenditoriale.
Al centro delle indagini l'edile Salvatore Capacchione e le sue
presunte ingerenze nell'approvazione dell'Emendamento Scarpitti e della variante
al Piano Regolatore Generale.
Capacchione avrebbe costituito, sempre secondo gli atti dell'indagine,
un'associazione a delinquere dedita a corruzione e abuso d'ufficio per
modificare artificialmente il valore economico dei terreni che sono proprio
di fronte a quelli su cui era prevista l'edificazione del PalaPonticelli.
Terreni in possesso della Elio s.r.l. e della Vignale Immobiliare s.p.a.
Il disegno criminoso che è stato delineato vede il sodalizio fare pressioni nel
2002 perché vengano approvate le modifiche al Prg. L'obiettivo è mettere
in cantiere la costruzione di poli attrattivi nel quartiere Ponticelli.
Nel 2003, il gruppo contatta diversi amministratori pubblici del Comune per
garantire l'approvazione da parte della Giunta Consiliare dell'emendamento nr.
112 – nominalmente presentato dal Consigliere Scarpitti, anche se redatto da
Capacchione.
Con l'emendamento Scapitti viene innalzato l'indice di fabbricabilità dei
terreni in possesso della Elio s.r.l. e della Vignale Immobiliare s.p.a.
Il coinvolgimento del PalaPonticelli Tra gli indagati c'è anche Silvio De Simone, amministratore della
PalaPonticelli s.r.l.
Capacchione aveva già presentato nel 2004 un progetto per la costruzione di un
Centro Commerciale in via Argine. Progetto formalmente rifiutato.
Inoltre, la stessa PalaPonticelli s.r.l. sembra essere una società costituita
soltanto per l'affare. Proprietaria è Marilù Faraone Mennella – detta
anche Lady Confindustria perché compagna del presidente Antonio D'Amato.
Quando deposita il progetto nel 2006, la società possiede un capitale sociale
di appena 2.500 euro – il minimo per la sua costituzione. Eppure si propone
di gestire un progetto con investimenti ingenti: circa 147 milioni di euro.
La proprietà della PalaPonticelli s.r.l. è ambigua e difficile da
ricostruire. Presidente è Faraone Mennella, ma la società è controllata al 100%
dall'Armonia s.r.l. di Biella. La quale è a sua volta proprietà di
D.M. s.p.a. di Roma.
Rintracciare i veri proprietari della società è impossibile, perché la D.M. è
controllata da diverse società lussemburghesi soggette ad una legislazione
che ne garantisce l'anonimato.
Rom e camorra Si possono affidare progetti importanti come il PalaPonticelli a società di
cui non si conoscono i proprietari? La legalità dell'atto è indubbia, ma non
bisogna dimenticare gli interessi camorristici nella zona.
Nell'aprile 2008 il presunto tentativo di rapimento di una bambina da parte di
una ragazzina rom scatena una rivolta popolare a Ponticelli. I nomadi che
vengono cacciati dalla popolazione infuriata stanziano proprio sui campi su cui
devono cominciare i lavori del PalaPonticelli.
La magistratura indaga su quella che è stata definita la "più grande
speculazione edilizia" che abbia interessato il capoluogo partenopeo negli
ultimi anni. Numerosi sono i punti oscuri. Anche se l'interesse della camorra
fosse soltanto marginale, siamo di fronte all'ennesimo episodio di sfruttamento
di una terra già fin troppo martirizzata dalla malavita e dalla malapolitica.
Lo scorso numero di Ha Keillah ha dedicato ampio spazio alla
questione Rom pubblicando interventi da cui emerge la preoccupazione degli ebrei
torinesi per i provvedimenti dal forte sapore discriminatorio varati dal governo
Berlusconi. Tra questi, ad aver suscitato maggiori critiche, è il progetto di
schedatura con rilevamento delle impronte digitali a tutti i residenti
all’interno dei campi nomadi, anche ai minori, compresi coloro che come i Sinti
sono cittadini italiani. Dello stesso argomento si era parlato in occasione
dell’incontro "Società e xenofobia" organizzato dalla Comunità e dal Comitato
Oltre il Razzismo svoltosi il 7 luglio nei locali del Centro Sociale e che ha
visto un’ampia ed attiva partecipazione.
A settant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali è
doloroso constatare il riaffiorare di sentimenti di ostilità verso una parte
della popolazione considerata estranea, complice un clima di paura irrazionale
fomentato da forze politiche che in questo momento sono alla guida del paese e
che attraverso la progressiva demolizione dei principi democratici fanno
paventare il rischio di un ritorno al fascismo (il quale, per essere considerato
tale, non ha bisogno di olio di ricino e manganelli).
Per tornare alla questione, come scrive Francesco Ciafaloni
nel suo articolo (Ha Keillah n.3/2008 – pag. 8), "gli tzigani, per lo più,
sanno poco dei gaggi e i gaggi non sanno assolutamente nulla degli tzigani, al
di là della caricatura negativa, e di quella romantica, che possono
tranquillamente convivere" (gaggi o gagé è il termine in
lingua romaní che indica chi non appartiene all’etnia zingara). Credo che in
linea di massima abbia ragione. Una migliore conoscenza degli aspetti
storico-culturali e delle problematiche di questo popolo può far meglio
comprendere le dinamiche che sono all’origine dei conflitti che da sempre
segnano il rapporto tra zingari e gagé; per questo ho ritenuto che
valesse la pena suggerire alcune letture che potranno aiutare a gettare uno
sguardo verso quell’altrove (sia esso luogo o dimensione) nel quale Rom e Sinti
vengono spesso relegati.
La bibliografia in lingua italiana sull’argomento è vasta ma
non abbondante. Essa comprende sia testi di autori italiani che traduzioni di
autori stranieri. Diversi libri, tra cui anche alcuni basilari, purtroppo sono
ormai fuori commercio ma possono essere reperiti in biblioteca. Tra questi i
titoli più significativi sono Mille anni di storia degli Zingari di
François de Vaux de Foletier (Jaca Book, Milano, 1978) e Il destino degli
Zingari di Donald Kenrick e Grattan Puxon (Rizzoli, Milano, 1975). Sul
versante culturale, una trilogia a cura del gruppo Arca, è stata pubblicata
dalla casa editrice milanese IGIS tra il 1978 ed il 1982: La mano allo
zingaro (magia di una cultura), Arte nomade (il senso artistico degli
Zingari), Gli ultimi nomadi (poesia nel mondo zingaro). Da segnalare
anche Zingari ieri e oggi, a cura di Mirella Karpati (Lacio Drom, Roma,
1993), i volumi di Leonardo Piasere, Popolo delle discariche.Saggi di
antropologia zingara (CISU, Roma, 1991), Un mondo di mondi.
Antropologia delle culture rom (L’ancora del Mediterraneo, Napoli, 1999) ed
infine la rivista di studi zingari Lacio Drom, pubblicata dal 1965 al
1999.
Sul "Porrajmós", lo sterminio nazifascista nel quale furono
uccisi mezzo milione di zingari, hanno scritto Christian Bernadac,
Sterminateli! Adolf Hitler contro i nomadi d’Europa (Fratelli Melita
Editori, La Spezia, 1988), Otto Rosenberg, La lente focale. Gli zingari
nell’Olocausto (Marsilio, Venezia, 2000) e Guenter Lewy, La persecuzione
nazista degli zingari (Einaudi, Torino, 2002). Sullo stesso argomento vorrei
ancora ricordare l’ottima documentazione contenuta nei DVD e nel libretto ad
essi allegato dal titolo A forza di essere vento. Lo sterminio nazista degli
Zingari (editrice A, Milano, 2006) da me recensiti su questo stesso giornale
(n. 1/2007).
Con questo articolo intendo però soffermarmi su quattro
recentissime pubblicazioni, uscite quasi contemporaneamente nei mesi scorsi e
che seguono di poco il saggio curato da Marco Impagliazzo, Il caso zingari
(Leonardo International, Milano, gennaio 2008 – pagg. 126 - € 12), di cui ci
parla Emilio Jona sempre su Ha Keillah n. 3/2008 a pag. 9. La prima di esse è
La città fragile (Bollati Boringhieri, Torino, aprile 2008 - pagg. 92 - €
12). Si tratta della raccolta dei testi teatrali della "Trilogia
dell’invisibilità" curata dall’attore teatrale torinese Beppe Rosso e dallo
sceneggiatore Filippo Taricco. Dei tre capitoli il primo di essi "Seppellitemi
in piedi" ripercorre la vicenda dei Rom rumeni approdati alla periferia di
Torino dieci anni fa e raccontata da Marco Revelli nel suo libro-testimonianza
Fuori luogo. Cronaca da un campo Rom (1999, stessa casa editrice). È
interessante, alla luce dell’ "emergenza" dei Rom rumeni di cui tanto si
continua a parlare, riesaminare gli esordi di una vicenda che mette a nudo non
solamente la fragilità dei protagonisti ma anche quella delle istituzioni che di
fronte a ciò che interviene a scompigliare l’ordine costituito si mostrano quasi
sempre ed ovunque incapaci di fornire soluzioni adeguate e spesso ricorrono a
decisioni di natura repressiva (sgomberi, allontanamenti, espulsioni, ecc.).
Lorenzo Monasta, medico epidemiologo con esperienze di lavoro
in Africa e nei campi nomadi in Italia, è l’autore de I pregiudizi contro gli
"zingari" spiegati al mio cane (BFS-Edizioni, Pisa, 2008 - pagg.80 - € 8).
Il titolo potrebbe indurre a pensare che si tratti di un libro ironico e poco
impegnativo. Anche se in alcuni punti l’ironia non manca il testo pone il
lettore di fronte agli atteggiamenti di rifiuto che molte persone adottano nei
confronti dei Rom e dei Sinti, di cui conoscono poco o nulla, e ancora una volta
mette in risalto l’analfabetismo culturale dei politici e delle amministrazioni
locali. Facendo venire allo scoperto ed analizzando i comportamenti sbagliati,
incoerenti, buonisti, che impediscono un approccio normale con la realtà
zingara, il lettore viene posto di fronte a più di un interrogativo; la sfida è
trovare in sé le risposte. In breve, un libro sintetico ma niente affatto
banale.
Anche se il titolo Zingari di merda (Effigie, Milano,
maggio 2008 - pagg.93 - € 15) appare spiazzante e provocatorio, si deve dare
atto ad Antonio Moresco e a Giovanni Giovannetti di aver saputo descrivere, il
primo con la narrazione ed il secondo con le immagini, le tristi condizioni di
vita di una comunità di Rom rumeni costretti ad una dolorosa odissea tra
l’Italia e la Romania, il luogo da cui erano partiti e nel quale sono stati
ricacciati dopo lo sgombero dall’ex fabbrica Snia alle porte di Pavia, dove
avevano trovato rifugio. Insieme a Dimitru che fa loro da accompagnatore gli
autori hanno intrapreso un viaggio verso Slatina e Listeava, dove l’esistenza
priva di prospettive trascorre in case di fango o dentro buche scavate nel
terreno. Moresco descrive situazioni al limite dell’incredibile che spiegano le
ragioni della fuga verso l’occidente in cerca di condizioni di vita migliori;
narra ciò che vede con un linguaggio aspro e politicamente scorretto, riesce
quasi a farci percepire la puzza che lo circonda in luoghi che sembrano
concepiti per negare la dignità agli esseri umani. La lettura di questo libro
non può non turbare la coscienza di tutti coloro che "vivono sicuri in tiepide
case e tornando a casa la sera trovano cibo caldo e visi amici".
Con Non chiamarmi zingaro (Chiarelettere, Milano,
giugno 2008 - pagg. 227 - € 12,60) Pino Petruzzelli, attore anch’egli come Beppe
Rosso, ci introduce ad una realtà a dir poco stupefacente. Gli zingari da lui
incontrati non sono soltanto quelli emarginati e sudici, ladri ed accattoni,
bensì quelli che la gente non vede e quindi non giudica positivamente come
dovrebbe: una romní medico con specializzazione in neurologia, una laureata in
geopolitica, una maestra, un frate, un pittore, un giostraio, una zingara
sottratta dalle istituzioni ai genitori naturali per essere educata in una
famiglia "rispettabile" (con buona pace di chi afferma che gli zingari rapiscono
i bambini).
Molti Rom e Sinti vivono con disagio la loro condizione,
quella che li costringe a tacere sulla loro vera identità per non correre il
rischio di essere discriminati. Le testimonianze raccolte da Petruzzelli, che
tra l’altro ha partecipato all’incontro "Società e xenofobia", costituiscono un
pesante atto d’accusa rivolto ad una società ipocrita, quella che rimprovera gli
zingari di non volersi integrare ma per la quale "uno zingaro resta sempre uno
zingaro", qualcuno di cui diffidare (quanti, in fondo, la pensano allo stesso
modo nei confronti degli ebrei e, in genere, di chiunque appartenga ad una
cultura, ad un gruppo sociale o ad una religione diverse da quelle nelle quali
si riconosce la maggioranza dei cittadini?).
Questa guerra tra e contro i poveri e non contro le
ingiustizie che sono all’origine della povertà è, nell’Italia delle leggi "ad
personam", al tempo stesso cinica ed allarmante. Identificare negli zingari il
capro espiatorio di turno consente di tacere sulle vere emergenze del paese e
permette che gli istinti più bestiali si traducano in azioni di violenza e
squadrismo: dai pogrom di Ponticelli ai presidi contro la sistemazione di un
nuovo campo nomadi a Mestre, passando per numerosi episodi di aggressione
taciuti dai media, questo solo per citare fatti recenti. Che queste deplorevoli
iniziative siano firmate camorra, naziskin o Lega nulla cambia: intolleranza e
razzismo, lo sappiamo, sono un’idra dalle molte teste di fronte a cui non
dobbiamo mai abbassare la guardia.
In conclusione, la lettura dei libri che ho menzionato in
precedenza permette di andare oltre l’informazione distorta che su questo
argomento ogni giorno ci viene propinata da tivù e giornali, colmando quelle
lacune di conoscenza che sono alla base di giudizi non obiettivi.
Porsi all’ascolto di persone che vivono al nostro fianco,
imparare da un popolo che con gli ebrei ha condiviso una storia di esili forzati
e di persecuzioni, può anche aiutarci a riflettere su noi stessi e fornirci
delle motivazioni in più per contrastare la deriva morale e culturale di questo
paese. Con l’aria che si respira ha ragione Guido Fubini quando afferma che "non
basta più essere vigilanti!". Bisogna essere pronti ad agire.
DOC. Da Napoli alla Romania, "Europa 0 km" racconta un viaggio nel presente
dei rom tra soprusi della camorra, razzismo dilagante e fabbriche chiuse. Disoccupazione in Romania, ostilità in Italia. Il documentario Europa 0 km
"segue la diaspora dei 900 rom cacciati da Ponticelli nel maggio di due anni fa
- racconta il co-regista Luca Bellino - dopo 3 giorni di roghi e bombe molotov
sui loro campi".
Com’è potuto succedere?
E' stata la conseguenza di un contesto nazionale durato mesi, a partire
dall’omicidio Reggiani a Roma. Lo sfondo è stato un accordo sotterraneo tra
apparati amministrativi e il clan dei Sarno, per cui nella zona dove si
trovavano i nove campi si doveva costruire, cantierizzando entro una data.
Esattamente un mese dopo l’incendio. I soldi sono arrivati a pioggia, e tra
l’altro nell’inchiesta l’assessore coinvolto è stato arrestato.
L’atteggiamento della gente comune?
Purtroppo in quel quartiere gestiva tutto la criminalità. Se invece guardiamo
alle vite private, c’erano grande comunione e amicizie. Ma, quando è arrivato il
richiamo all’ordine, appoggiato anche da manifesti del Pd ("Via i Rom da
Ponticelli"), come al solito sono state mandate avanti le donne a dire: "via
tutti".
Dove sono finiti i rom?
Una parte è tornata in Romania, a Calarasi, e un’altra si è rifugiata in altri
nuovi campi arrangiati a Napoli.
Com’è la situazione nel Paese d’origine?
C’è una grandissima nostalgia del regime comunista, si ricorda che nelle
fabbriche lavoravano soprattutto i rom. Dopo l’89 hanno chiuso e da lì è
iniziata la diaspora verso l’Europa, culminata con l’ingresso della Romania
nell’Unione europea. Da qui il titolo del film, perché lì abbiamo visto ovunque
cartelli con questa scritta. L’Europa però ha significato sfruttamento da parte
delle multinazionali, tante anche italiane, con stipendi bassissimi e Rom che
non lavoravano più. Ora con la crisi generale le nuove fabbriche stanno per
chiudere, la crescita del Paese un po’ di soldi li porta, molti sono tornati e
un tessuto lavorativo si sta ricreando.
E a Napoli?
La situazione è d’emergenza, i campi sono in condizioni estreme e precarie, non
c’è nessun progetto di scolarizzazione né di formazione. I rom vivono della
raccolta del ferro, attività principale, e di elemosina. Vogliono una stabilità,
e quando d’estate tornano a Calarasi, con quei soldi costruiscono le proprie
case.
L’idea del documentario?
Ci siamo resi conto che di questo evento simbolico fortissimo - cruciale nella
storia del razzismo italiano, nel quale ci si è sentiti legittimati, nel
silenzio generale, a incendiare abitazioni come fecero i fascisti in Africa -
non se ne parlava più. Quindi per noi è stato un atto necessario.
Il campo Rom di Ponticelli devastato dai raid incendiari nel maggio 2008
Il 7 maggio prossimo verrà celebrato il processo in Corte d’Appello relativo
ad A.V., la quindicenne rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli, lo
scorso maggio. A.V. ha voluto scrivere una lettera aperta al Capo dello Stato.
Il 10 maggio 2008, la piccola rom viene arrestata a Ponticelli, Napoli, dalla
polizia, mentre una folla inferocita l’ha accerchiata e si è scagliata contro di
lei. Il tentativo di linciaggio è stato innescato dalle urla di una giovane
madre che accusa la ragazzina di aver cercato di rapire la figlia neonata. A.V.
viene portata a Nisida, dove tuttora – dopo 10 mesi di carcere preventivo e
il primo grado di giudizio che l’ha condannata a 3 anni e 8 mesi – si trova.
Appena dopo l’arresto di A.V., gruppi di abitanti di Ponticelli attaccano i
campi rom con spranghe e taniche di benzina col pretesto dichiarato di
“vendicare” il rapimento della neonata.
L’udienza presso la Corte d’Appello di Napoli ci sembra un occasione per
riflettere sulla drammatica vicenda, per interrogarci sulla potenza che gli
stereotipi hanno sulla realtà, su come siamo oppressi dal crescente e sempre più
violento razzismo.
La vicenda è complessa e include certamente anche la volgarità e la
scorrettezza dei media, che hanno dato subito per certa ed assodata la
colpevolezza della ragazzina, e hanno addirittura continuato a trasmettere
ossessivamente la notizia mentre bande di gente armata di spranghe e molotov
assaltava i campi rom con all’interno bambini, donne ed anziani, costringendoli
a fuggire.
La disumana ferocia con cui sono state devastate le povere baracche dove
vivevano i rom è il frutto di una politica che, con le sue scelte
vergognosamente razziste, esaspera senza ritegno le più riprovevoli pulsioni
xenofobe, alimenta a proprio uso e consumo una incessante guerra tra poveri e
innesca l’inaridimento crescente di valori fondanti la cultura del nostro paese,
come la solidarietà, la tutela dei più deboli e l’aspirazione alla giustizia
sociale.
In questa situazione, è nostra opinione che il processo ad A.V. avrebbe
dovuto essere condotto con il massimo dell’impegno, dell’approfondimento e della
trasparenza, con la coscienza dell’importanza e del significato delle decisioni
che si andavano ad assumere. Noi denunciamo che tutto ciò non si è verificato e
che, al contrario, vi è stato un accanimento giudiziario.
L’avvocato della ragazzina, convinto della sua innocenza e del fatto che il
racconto dell’accusatrice e unica testimone presentasse delle incongruenze, ha
cercato di impostare un’analisi più approfondita, ma nessuno dei nodi sollevati
è stato preso in considerazione.
La sentenza di primo grado si è chiusa con una condanna a tre anni e otto
mesi per sequestro di persona consumato con l’aggravante della minorata difesa
della persona offesa. Se la sentenza fosse confermata in appello, sarebbe il
primo ed unico caso in Italia di un tale tipo di reato da parte di un rom.
Noi riteniamo che l’asprezza della pena rivela la precisa volontà di
infliggere una condanna esemplare, cioè ispirata non alla reale concretezza
delle prove, ma invischiata di questo clima da caccia alle streghe.
Denunciamo che, anche se paradossalmente la ragazzina fosse colpevole, gravi
e inaccettabili sono le violazioni dei diritti fondamentali che ha subito
durante il processo, tra cui la mancata traduzione degli atti nella lingua di
origine e il rifiuto di concedere il patrocinio a spese dello Stato. E’
inaccettabile, poi e soprattutto, che il Tribunale non abbia voluto concedere
nessuna chance formativa e rieducativa ad una minore non accompagnata e, per
altro, incensurata.
Il rifiuto da parte del Tribunale di concedere misure alternative alla
carcerazione è stato motivato col fatto che non c’è stata alcuna confessione da
parte della minore, che infatti si è sempre professata innocente pur sapendo
che, se avesse ammesso la responsabilità, sarebbe uscita dal carcere e affidata
ai servizi sociali.
Purtroppo, è molto frequente che gli stranieri, consapevoli del clima di
pesante pregiudizio che nel nostro paese dilaga, preferiscono addossarsi colpe
che non hanno per ottenere sconti di pena. A.V., pur conscia di ciò, ha scelto
di continuare ad affermare la propria innocenza. Almeno questo dovrebbe indurci
a riflettere.
Aspettiamo con fiducia la decisione della Corte d’Appello di Napoli.
Nuovo progetto di Santiago Sierra pensato e realizzato dall’artista a Napoli, e
per la prima volta esposto al Madre, che affronta la questione dei Rom e, in
particolare i recenti fatti della comunità Rom di Ponticelli, prendendola a
simbolo della nuova ondata xenofoba e di intolleranza verso gli immigrati che
attraversa il paese e, più in generale il mondo occidentale a seguito della
crisi economica mondiale.
orario: dal lunedì al venerdì ore 10.00 – 21.00 sabato e domenica ore
10.00 – 24.00 Giorno di chiusura: martedì (possono variare, verificare sempre
via telefono) biglietti: Intero: € 7.00 Ridotto: € 3.50 Gratuito tutti i lunedì
Audioguide € 4.00 vernissage: 15 maggio 2009. ore 12 ufficio stampa:
ELECTA NAPOLI curatori: Bartolomeo
Pietromarchi autori:
Santiago Sierra note: La mostra è realizzata in collaborazione con la Prometeo Gallery di
Ida Pisani. parte (integrante) del nuovo progetto di Santiago Sierra è già in
mostra per le vie di Napoli in diversi spazi urbani normalmente dedicati alla
pubblicità genere: arte contemporanea, personale
Comunicato stampa PONTICELLI è il nuovo progetto di Santiago Sierra pensato e realizzato
dall’artista a Napoli, e per la prima volta esposto al MADRE, che affronta la
questione dei Rom e, in particolare i recenti fatti della comunità Rom di
Ponticelli, prendendola a simbolo della nuova ondata xenofoba e di intolleranza
verso gli immigrati che attraversa il paese e, più in generale il mondo
occidentale a seguito della crisi economica mondiale. Il progetto si compone di
tre opere in mostra al museo e di un imponente progetto pubblico che per tutto
un mese (da metà maggio a metà giugno) occuperà numerosi spazi urbani
normalmente dedicati alla pubblicità con una serie di immagini realizzate
dall’artista.
Le immagini rappresentano dentature digrignanti di due famiglie Rom, ultime
rimaste prima dello sgombero definitivo del campo di via Ponticelli, che si sono
prestate per realizzare l’opera. Un segno forte nella città, segno di rabbia e
di disperazione, urlo contro l’intolleranza di tutti i generi, sensibilizzazione
verso un silenzio impotente di fronte al montare di odio e paura. Un’opera che
con grande impegno riflette sulla questione del diverso, della tolleranza e
della convivenza in momenti di crisi quando la questione si fa più sensibile e
attuale.
In mostra al MADRE oltre alle due opere che ne hanno preparato la realizzazione
QUEMA DE VIVIENDAS (ESCENA ENCONTRADA) e ESTUDIO FOTOGRÁFICO DE PONTICELLI anche
la serie completa delle immagini del progetto pubblico DIENTES DE LOS ÚLTIMOS
GITANOS DE PONTICELLI, oltre ad un programma di proiezioni di video di recenti
progetti dell’artista compreso il controverso LOS PENETRADOS recentemente
realizzato a Madrid sul tema del genere, il sesso e la razza.
In occasione della mostra sarà realizzata una giornata di studio e di
approfondimento sulla questione dei Rom, in particolare, e su quella
dell’integrazione del diverso e dello straniero più in generale. All’incontro
saranno invitati il collettivo Stalker, Nando Sigona uno dei fondatori di
OsservAzione - Centro di ricerca e azione contro la discriminazione Rom e Sinti
- e docente di Refugee Studies presso la Oxford Brookes University e City
University (London), e rappresentanti delle associazioni e degli attivisti che
si occupano dell’argomento, oltre all’Associazione Nazionale Opera Sinti e Rom.
Santiago Sierra è nato in Madrid e si è trasferito nel 1995 a Città del Messico.
Artista di fama mondiale Sierra è conosciuto per le sue opere provocatorie
realizzate dentro e fuori gli spazi dedicati all’arte. Santiago Sierra si e’
progressivamente distinto negli ultimi anni grazie ad un lavoro in bilico tra la
scultura minimalista, la fotografia concettuale e la performance, mettendo
costantemente in discussione i limiti e le costrizioni imposti dalla società
contemporanea. Tra le ultime prove dell’artista ricordiamo il Padiglione
Spagnolo alla 50° Biennale di Venezia, a cui si poteva accedere solo se in
possesso di un passaporto iberico; ”The first verse of the Marseillaise played
uninterruptedly for one hour” al Centre d’art contemporain de Bretigny, dove
un’intera orchestra ha suonato il primo verso dell’inno francese per un’ora, e
”300 Tonnen” alla Kunsthaus di Bregenz, una possente installazione in cemento
del peso di trecento tonnellate che ha spinto agli estremi le capacità
strutturali del museo austriaco, al punto da poter accogliere solo quaranta
visitatori alla volta.
E’ appena uscito da Feltrinelli questo volume collettivo, cinquanta voci per
riflettere sulla scomparsa di un’opposizione culturale all’egemonia del
centrodestra. Ve lo consiglio, ci sono diversi stimoli utili. Nel frattempo vi
anticipo il mio contributo, dedicato ai Rom: lo spauracchio che ci ha fatto
alzare bandiera bianca sul terreno della sicurezza.
La sinistra deve stare con il popolo, ma se il popolo odia gli zingari?
Non c’è dilemma più nitido. Di fronte a quel bivio numerosi amministratori
della sinistra lombarda (non a caso di matrice comunista amendoliana), dalla
sindaco di Pavia a quello di Sesto San Giovanni, hanno imboccato la via
“popolare”. Guidati dal motto politicamente scorretto, e dunque di sicura presa,
coniato dal presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati: “Non dobbiamo
ripartire i campi rom. Bisogna farli semplicemente ripartire”. Versione italiana
del già arcinoto manifesto leghista su cui nessuno aveva mai avuto niente da
ridire: “Campi rom, foera de ball”. Il popolo, si sa, è ruvido. Quando le
popolane di Ponticelli presero a sputi in faccia e male parole le zingare, dopo
che certi loro scugnizzi malavitosi dotati di motorino avevano incendiato
l’accampamento con le molotov, già la locale sezione del Partito democratico
aveva provveduto ad affiggere sui muri di quella periferia napoletana, sotto il
simbolo tricolore, quel solito slogan: “Via il campo rom”. E che nessuno parli
di pogrom, per favore, la gente non capirebbe. Si trattò di “eccessi”,
strumentalizzazione camorristica di un legittimo risentimento popolare, favoriti
dall’inadempienza delle forze dell’ordine.
C’è poi una sinistra che di fronte a quel bivio imbocca la direzione opposta,
adottando gli zingari per elevarli a nuovi protagonisti dell’antagonismo
metropolitano, surrogati di un proletariato ormai cooptato nel blocco di potere.
Sono loro, gli zingari, l’ultimo vero popolo rivoluzionario. Il nomadismo
andrebbe riconosciuto come insopprimibile vocazione, fascinosa alterità. Poco
importa che la maggioranza dei “nomadi” aspiri a una residenza normale, e
comunque se non sgomberati rimangano per decenni nello stesso luogo derelitto.
Le elevate percentuali di devianza criminale si giustificherebbero con la loro
tradizione comunitaria, impermeabile ai dogmi della proprietà privata. Le spose
bambine, le maternità precoci, l’ignoranza contraccettiva sarebbero il naturale
contrappunto di una società mercificata e sterile. La retorica ultraminoritaria
dello “zingaro è bello” fa presa crescente nella sinistra comunista e nei centri
sociali che non si limitano a protestare contro le discriminazioni e le
malversazioni inflitte agli zingari. Ma giungono a contrapporsi polemicamente al
volontariato sociale operante nelle baraccopoli. La paziente opera di
educazione, avviamento al lavoro, regolarizzazione degli habitat (pagamento
delle bollette, freno al viavai dei residenti, espulsione dei violenti), viene
denunciata come snaturamento identitario: dovremmo “accettarli così come sono”,
l’integrazione viene respinta come sottomissione.
Questa sinistra affascinata dalla cultura rom, differenza da tutelare contro
la minaccia di omologazione, non riscuote certo consensi popolari quando si
oppone alle politiche di sicurezza della destra. Ma è interessante notare la
rivincita simbolica incamerata dall’intellighenzia sensibile alla questione
zingara: nel circuito musicale, teatrale, cinematografico, letterario e perfino
sulle passerelle degli stilisti la suggestione gitana si traduce in opere di
successo. Come dire: gli zingari intrigano, perfino affascinano, ma a patto che
restino virtuali, alla larga da casa mia.
Entrambe le visioni sopra descritte scaturiscono da una sopravvalutazione
parossistica del ruolo attribuito agli zingari (non c’è altro termine generico
che accomuni le popolazioni rom, sinti e camminanti) nella realtà italiana.
Stiamo parlando, certo, della più grande minoranza d’Europa, tra i 7 e i 9
milioni di cittadini dell’Unione. Ma nel nostro paese, neppure dopo l’apertura
delle frontiere agli immigrati dalla Romania si è raggiunta quota 200 mila: una
percentuale talmente esigua rispetto alle dimensioni della penisola -tanto più
se si considera che circa 60 mila sono italiani da secoli, più della metà hanno
meno di 14 anni, e tra gli stranieri prevalgono gli zingari fuggiti quasi
vent’anni fa dalle guerre balcaniche (tuttora condannati dalla burocrazia a
restare privi di documenti)- da smentire che possano davvero rappresentare
un’emergenza.
La sovrarappresentazione italiana del pericolo rom è un fenomeno unico in
Europa. Vi sono certo nazioni, come la Romania e la Slovacchia, in cui gli
zingari subiscono un’ostilità politica e sociale, ma nell’ambito di
contrapposizioni etniche alimentate da bel altra presenza numerica. Minimizzare
la questione zingara risulta, ciò nonostante, impossibile. Quando si è trovata a
dover gestire il turbamento dell’opinione pubblica per reati odiosi che
sollecitavano allarme sociale –come l’allora sindaco Veltroni a Roma, nel caso
del delitto Reggiani, novembre 2007- anche la sinistra ha fatto ricorso
all’espediente degli sgomberi spettacolari. Fingendo d’ignorare che i baraccati
possono venir costretti a vagabondare altrove in cerca di ricovero notturno, ma
non scompaiono da un giorno all’altro. Quando erano decine di migliaia ad
accamparsi nelle baraccopoli dell’hinterland romano, nei primi anni Sessanta,
narrati magistralmente da Pier Paolo Pasolini, nessuna forza politica popolare
avrebbe considerato redditizio assumerli come bersaglio. Erano molti di più,
rispetto ai derelitti delle bidonvilles di oggi, ma non erano né stranieri né
zingari. Comunità di minoranza che neppure possono godere della protezione di
uno Stato alle spalle, come accade per esempio ai cinesi e agli ebrei. Bersagli
ideali del malcontento popolare. Tanto più che la persistenza degli stereotipi
diffusi da sette secoli sugli zingari –propensione al furto, popolo misterico e
in integrabile, dedito al ratto dei bambini e alla violenza sulle donne- non è
stata scalfita neppure dallo sterminio nazista di un numero di zingari compreso
fra i 219 mila e il mezzo milione, tra il 1942 e il 1945, nei medesimi lager in
cui venivano deportati gli ebrei. Per decenni si è preferito rimuovere il
genocidio degli zingari, censurando la memoria dei sopravvissuti e talvolta
addirittura giustificando la persecuzione (sentenza della Corte suprema tedesca
nel 1956) in quanto “campagna preventiva contro i crimini”. Nessuno ha eretto un
tabù per contrastare gli stereotipi antigitani.
Le stesse persone che mai tollererebbero battute ostili nei confronti degli
ebrei o dei neri, spesso ammettono una deroga culturale riguardo agli zingari.
Non è considerato infame desiderarne l’eliminazione perché nei loro confronti
persiste l’identificazione fra un popolo e una colpa. Difendi gli zingari? Vuol
dire che sei un difensore dei delinquenti. E’ un’accusa che viene rivolta in
perfetta buona fede: ma come, non ti rendi conto che “quelli” sono davvero
diversi da noi, sono il male?
Per alcuni mesi tra il 2007 e il 2008 la leadership veltroniana del Partito
democratico si è illusa di poter cavalcare anche le pulsioni irrazionali del
paese, rifugiandosi dietro a una formula anodina: “La sicurezza non è né di
destra né di sinistra”. Ma proprio la sovrarapresentazione del pericolo rom si è
incaricata di confutare per prima tale scioglilingua: quando accetti di
trasformare in emergenza nazionale, finalizzata alla repressione o
all’espulsione di un popolo, le manchevolezze della politica nell’opera di
integrazione-repressione, hai già consegnato alla destra lo scettro del comando.
Prima di rassegnarsi a questa banale constatazione, nella sinistra più
subalterna culturalmente al leghismo abbiamo dovuto assistere a ulteriori
elucubrazioni verbali. Come il Documento sulla Sicurezza diramato dal Pd
lombardo nel giugno 2008 che auspicava la formazione di reparti di vigilanti
volontari da affiancare alle forze di polizia, sorta di “ronde democratiche” da
contrapporre alle ronde padane. Con lapsus involontario ma significativo, lo
stesso documento conteneva la richiesta di un tetto percentuale per limitare
l’eccessiva concentrazione di bambini stranieri nelle classi della scuola
primaria: proposta di per sé non scandalosa, se i demagoghi della sinistra
filoleghista non l’avessero proposta come questione di ordine pubblico.
Proprio così, quando la paura gioca brutti scherzi la gente comincia a temere
anche i bambini. Il caso rom è di nuovo esemplare. Se il ministro Maroni ha
voluto con insistenza sottolineare la necessità di raccogliere le impronte
digitali dei minori rom, è perché sa benissimo di riscuotere i consensi di una
massa che in quelle manine scorge prima di tutto la destrezza dei borseggiatori
impuniti. Niente di meglio, è il passo successivo, che presentarsi con cinismo
beffardo come unici veri protettori di quei bambini indifesi. Favorendo il loro
avviamento scolastico? Sostenendo le amministrazioni che gli schiudono
l’ospitalità nelle case popolari? No, identificandoli. E promettendo loro
salvezza attraverso la sottrazione ai genitori naturali. Promettendo di
incrementare le revoche della patria potestà, come se tale provvedimento estremo
e delicatissimo dovesse simboleggiare la liberazione dei bambini zingari –non
dall’emarginazione e dalla povertà- ma dalla loro etnia maledetta.
A discarico degli amministratori di sinistra che hanno cavalcato l’ostilità
anti-rom, va riconosciuto che è difficile, soprattutto per dei politici,
mettersi contro il popolo. Col rischio di passare per difensori della
delinquenza, dei violentatori, dei ladri di bambini (sia ben chiaro: negli
ultimi vent’anni non risulta un solo caso di minore rapito da zingari in
Italia). I mass media registrano passivamente la commedia di un popolo
esasperato, l’ira dei giusti che talvolta anticipa le forze dell’ordine nel
necessario repulisti. Nei talk show televisivi da anni i leaders degli opposti
schieramenti considerano improponibile adoperare la parola “integrazione” e
hanno fatto semmai a gara nel promettere espulsioni, dimenticando quanto sia
vasta la categoria dei drop-out non estradabili. Perfino i vescovi e i parroci
troppo caritatevoli vengono accusati di tradimento, rifacendosi a dottrine
medievali secondo cui la compassione e l’assistenza sono lecite solo nei
confronti dei poveri appartenenti alla tua comunità: dunque i vagabondi devono
essere rinchiusi, cacciati o uccisi. Così gli episodi di violenza contro la
presenza degli zingari nelle periferie urbane si moltiplicano senza neppure
bisogno dell’incitamento dei titoloni di prima pagina di giornali degni eredi,
settant’anni dopo, de “La difesa della razza”. Si va dal solito demagogico
“Obiettivo: zero campi rom”, fino al ridicolo “I rom sono la nuova mafia”, per
sfociare nel bieco stereotipo “Quei rom ladri di bambini”. Sarebbe assai
benefico ricordare qui il precetto biblico dell’immedesimazione (“In ogni
generazione ciascuno deve considerare se stesso come se fosse uscito
dall’Egitto”) e perciò ogni volta sostituire con la parola “ebrei” o “italiani”
la parola “rom”. Ma è un esercizio liquidato come poco redditizio da un gruppo
dirigente della sinistra che ha sottovalutato le conseguenze della sconfitta
subita sul terreno dei valori di civiltà, senza neanche provarsi a difenderli.
C’è infatti un’accusa particolarmente insidiosa da cui la sinistra sente il
bisogno di difendersi, col rischio di accentuare la sua subalternità culturale
alla destra.
Difendere gli zingari; denunciare il chiaro scopo intimidatorio e
discriminatorio del censimento nei cosiddetti campi nomadi e delle impronte
digitali da rilevare solo a loro; ricordare che i Commissari prefettizi nominati
a Roma, Milano, Napoli per l’emergenza nomadi sono i primi dal 1938 incaricati
di una sovrintendenza etnica: tutto ciò avrebbe il difetto di separare
ulteriormente la sinistra dal popolo. Rivelando un’ostilità elitaria tipica
della casta dei privilegiati che ignorano il disagio delle periferie.
L’adulazione del popolo, il germe del populismo, penetrano così anche un ceto
politico amministrativo della sinistra che mal sopporta la convivenza con le sue
stesse tradizioni culturali. Chi si oppone è fuori dal popolo. Ti senti buono,
superiore? Allora ospitali nel tuo attico, e non venirci a dire che dobbiamo
investire risorse pubbliche per mantenere e ospitare questi corpi estranei alla
società perbene. I veri poveri sono i nostri italiani, gli zingari sono dei
privilegiati. Non a caso impazzano leggende metropolitane secondi cui
riceverebbero sussidi quotidiani dagli enti locali, e il volontariato cattolico
li alloggerebbe a scapito dei concittadini senzatetto.
Rinunciando a una battaglia culturale su un terreno considerato troppo
sfavorevole e impopolare come la questione zingara, la sinistra ha sacrificato
un tratto distintivo della sua idealità. Ma l’approccio corrivo a una destra che
ricorre impunemente a termini come “derattizzazione”, allude all’eliminazione
fisica dei rom, li stigmatizza con stereotipi identici a quelli antisemiti, non
è solo mortificante: alla lunga si rivela anche nocivo politicamente. E’ vero
che ci sono sindaci di sinistra che hanno perso le elezioni, in apparenza, solo
per il fatto di aver consentito la sistemazione provvisoria sul territorio
comunale di poche decine di zingari, metà dei quali bambini. E perfino un
nordista come Cacciari, che strizza maliziosamente l’occhio alla Lega, viene
ripagato con la furia di chi si oppone alla sistemazione di un campo per zingari
italiani residenti a Venezia da decenni.
Ma alla dimensione irrazionale della politica di destra può contrapporsi
efficacemente solo la passione civile e religiosa, la memoria storica, la
denuncia del sopruso perpetrato nei confronti di un popolo, il coraggio di
propugnare un’opera d’integrazione. Nel 1938 coloro che si opposero alla
legislazione razziale promulgata dal regime fascista furono accusati di
“pietismo” e con questa motivazione un migliaio di loro furono espulsi dal Pnf.
Perché mai dovremmo sentirci disonorati dall’accusa di “buonismo”, settant’anni
dopo?
Di Fabrizio (del 17/10/2010 @ 09:39:53 in Italia, visitato 1398 volte)
I rom a Lecce non sono di passaggio, ma le istituzioni non sembrano capirlo
10 ottobre 2010 - Andrea Aufieri (direttore rivista Palascìa_l'informazione
migrante)
Fonte: Palascìa_l'informazione migrante, Anno I numero 2, maggio-settembre 2010
- 10 ottobre 2010
Antonio Ciniero, ricercatore dell'Osservatorio provinciale sull'immigrazione
della Provincia di Lecce, ci racconta storia e quotidianità del campo "Panareo".
«La situazione che vivono i rom a Lecce è il risultato di discutibili scelte
fatte negli scorsi anni. Lo stereotipo più diffuso è quello di credere che siano
un gruppo omogeneo, ma più che parlarne in generale bisognerebbe considerare i
singoli gruppi. Quello dei rom è "un mondo di mondi", per dirla con Piasere. Nel
caso della comunità di campo "Panareo" si tratta di rom khorakhanè shqiptare,
rom di tradizione musulmana di provenienza montenegrina e kosovara. Vengono
soprattutto da Podgorica, e hanno capito cosa significa vivere in roulotte o in
baracca solo qui, visto che in patria vivevano nelle proprie case. Il loro
arrivo è avvenuto sulla base dei flussi migratori che hanno seguito la
dissoluzione della Jugoslavia, vista la tragica contingenza di guerre fratricide
impropriamente chiamate etniche. Molti di loro hanno scelto di non imbracciare
le armi e di spostarsi. La scelta del Salento non è stata casuale: alcuni
commercianti di abbigliamento compravano qui dei capi di vestiario per
rivenderli sulle coste montenegrine, che proprio in quegli anni divenivano meta
di flussi turistici. Nel '95-'96, durante la guerra del Kosovo, arriva un
secondo gruppo, ma nessuno se ne interessa, se non il volontariato locale e in
particolare la Caritas. Che chiede l'intervento delle istituzioni per migliorare
le loro condizioni di vita, ma l'ottica dell'intervento istituzionale resta
quella securitaria: si effettuano sgombri delle zone occupate accampando motivi
di igiene e ordine pubblico. Le uniche risposte istituzionali sono quelle di
realizzare un "campo sosta": dapprima si individua l'ex-campeggio di Solicara
(1995) e poi dal 1998 si individua la Masseria Panareo».
«Oltre a quella demagogica non si cerca mai una reale soluzione. Si sorvola
sul fatto che molti rom siano richiedenti asilo, che meriterebbero tutele che di
fatto non hanno: alcuni non possono neanche tornare in Montenegro, dove pure
hanno delle case di proprietà, perché risulterebbero disertori. È impossibile
non ritenere che quello dell'approccio alla questione dei rom sia un errore di
gestione politica. Un esempio di approccio errato alla "questione rom" è
l'emanazione dell'ultimo regolamento del campo approntato dalla commissione per
i servizi sociali del Comune di Lecce, che li considera ancora soggetti nomadi.
Questo perché non ci si è relazionati con la realtà. È dovuto intervenire il
portavoce della comunità, Benfik "Beni" Toska, che ha fatto presente che le
stesse persone che si credono nomadi sono qui da venticinque anni».
«La soluzione dei campi è adottata solo in Italia, la prima cosa che invece
dicono i rom è che vogliono uscire fuori dal campo. Il campo e un'istituzione
totalizzante sul soggetto. Chi assume un rom in "sosta temporanea"? Il campo non
fa che riprodurre i meccanismi della stigmatizzazione e dell'emarginazione
sociale. La sua stessa collocazione sembra studiata ad arte, a 7 km da Lecce e
da Campi, 4 da Novoli e da Surbo, 5 da Trepuzzi, senza collegamento pubblico con
le città. Una situazione di questo genere porta all'emarginazione. Qui c'è
l'intera quarta generazione nata e cresciuta all'interno del campo. Quella del
campo è una scelta imposta. Ancora oggi, in materia di decisioni politiche, si
assiste al solito canovaccio per cui prima si decide cosa e come fare, ma poi ci
si deve adeguare a quanto deliberato. In una società democratica, non è
possibile prescindere dal costante coinvolgimento e dal confronto con i
cittadini rom -in questo caso- ogni qualvolta un'istituzione è chiamata in causa
per prendere decisioni che li riguardano direttamente. Per pianificare le
politiche migratorie territoriali, esiste poi un luogo istituzionale preposto
per legge. È la prefettura con i Consigli territoriali per l'immigrazione. A
Lecce questa istituzione latita. Sono anni che si chiede uno specifico tavolo
tematico che appronti, assieme a tutti gli attori, istituzionali e non, le
questioni poste dalla presenza dei rom sul territorio, per individuare insieme a
loro concrete e praticabili soluzioni che vadano nella direzione dell'
inclusione sociale».
«È in questo quadro che l'Opi svolge le sue indagini avvalendosi della
metodologia della ricerca/azione. Una ricerca militante, che mira alla
conoscenza della realtà sociale per poterla modificare insieme ai
soggetti/oggetti di ricerca e alle istituzioni locali. Trovare il capro
espiatorio nel solo Comune di Lecce, che ha individuato nel campo sosta la
soluzione alloggiativa per questo gruppo di cittadini, sarebbe molto facile ma
altrettanto sbagliato. La richiesta che viene dal campo è quella di risiedere
nel tessuto urbano e sociale dei comuni della provincia. Chi è già uscito dal
campo ha visto che la qualità della propria vita è migliorata. Il problema è di
riuscire a concertare e pianificare percorsi praticabili a livello
istituzionale». «Riguardo al lavoro, uno degli stereotipi più diffusi tra i gagè
è quello che i rom rifiuterebbero il lavoro per "cultura". I rom del "Panareo"
si danno da fare, eccome. Sono quasi tutti organizzati con la vendita delle
piante presso tutta la provincia, con regolare licenza. Un lavoro congiunturale,
però,che richiede autonomia, mobilità, capacità di compravendita, con il quale
spesso non si riesce a far fronte alle esigenze economiche di una famiglia. Nel
corso del tempo, poi, si ravvisano molte modifiche. Per esempio è venuta meno la
logica del manghel (chiedere il denaro per strada), perché i ragazzini nati e
cresciuti qui si vergognano di praticarlo. In Italia ancora si attende il
riconoscimento dei rom e dei sinti come minoranze linguistico-culturali, come
avvenuto per altre realtà. Nel variegato panorama sociale italiano il gruppo più
debole è proprio quello dei rom, che pagano gli effetti di un razzismo
strisciante presente nella società italiana. Come ci insegna la storia, la
logica razzista si basa sul prendere a oggetto il gruppo più facilmente
attaccabile, l'anello più debole della catena, per poi colpire gli altri. Quando
è andato al potere il governo più xenofobo dal dopoguerra a oggi, da subito i
rom sono stati "oggetto d'attenzione", partita con la montatura come quella del
"tentato rapimento" di un bambino a Ponticelli a opera di una ragazzina rom, che
ha scatenato un vero e proprio pogrom, con l'avallo politico delle opposizioni
(ricordiamo il vergognoso volantino redatto dal Pd di Napoli che sosteneva i
pogrom!) che è culminata con l'emanazione di decreti e atti chiaramente
razzisti, come l'Europa, in generale, e l'Italia, in particolare, hanno
conosciuto solo durante il triste periodo dei totalitarismi».
Note:
Link alla rivista Palascìa_l'informazione migrante, sfogliabile gratuitamente
all'indirizzo
http://www.metissagecoop.org
Di Fabrizio (del 13/12/2008 @ 09:35:29 in Italia, visitato 1514 volte)
Premessa noiosa: da circa un mese sento discutere su quanto Facebook sia alienante, sul fatto che bisogna starne distante perché è pieno di gruppi fascisti (che si chiudono e riaprono a velocità pazzesca), sul fatto che è pieno di programmi inutili. Io rimango della vecchia idea che non bisogna buttare via bambini assieme all'acqua sporca. Ad esempio, ho conosciuto meglio persone che già frequentavo, trovato nuovi collaboratori e lettori, frequento gruppi di discussione sugli argomenti che mi stanno a cuore, ho trovato partecipanti ad iniziative...
Proprio su Facebook mi è stato segnalato questo lungo e interessante articolo di Eugenio Viceconte sul portale di Sinistra Democratica: spiega bene gli arretramenti delle politiche sociali negli ultimi 10 anni, in particolare l'odissea di quest'ultimo anno, dove media e politica hanno fatto gli straordinari per costruire "il pericolo zingaro". Noto lo sforzo di chi ha scritto nel cercare anche soluzioni "politiche" e non di buonismo alla presenza di forse 150.000 Rom e Sinti in Italia. Insomma: grazie per la solidarietà, ma ora è tempo di sporcarsi le mani e di promuovere soluzioni politiche!
Quando il governo ha dato corso alle promesse elettorali sulla sicurezza ed ha messo in scena le azioni repressive contro "zingari", in particolare la sciagurata campagna della raccolta delle impronte ai bambini, nel popolo della sinistra si è colto qualche segnale di indignazione e s'è fatta strada l'idea che alla gente Rom e Sinti venisse negato qualcuno dei diritti fondamentali dell'uomo previsti dalla Dichiarazione Universale e le immagini dei roghi di Ponticelli hanno creato dolore e sconcerto facendo prendere coscienza che il razzismo del nostro paese è una realtà concreta.
Poi è arrivato l'attacco alla scuola, la crisi economica e nei sondaggi la paura della povertà ha sostituito l'ansia per la presenza dei Rom; il risultato è stato che di Ponticelli e di impronte non si parla più.
Ovvero, la litania contro il governo "che prende le impronte ai bambini rom" e rimasta nelle frasi fatte negli articoli politici e nei blog, anche se la norma, per l'intervento della comunità europea, è stata ritirata.
Un modo per connotare il governo di destra e delle città amministrate dagli sceriffi quando anche l'opposizione dei Diritti dei Rom sembra essersi completamente dimenticata.
La "crisi" ha fatto ripiombare sul tema dei diritti umani della più grande minoranza europea la cortina di silenzio che grava da sempre.
Non che sia scemato in questi mesi "l'accanimento contro gli zingari".
L'opinione pubblica continua ad essere ferocemente xenofoba fomentata da una stampa ed una TV spietatamente attive nel creare odio cieco ed ingiustificato allarme.
Da parte sua il governo e le amministrazioni comunali hanno continuato un'azione costante di intimidazione sulla popolazioni rom e sinti.
Continuano di buon passo i piani per smantellare quel poco di sostegno sociale che, malamente, era stato dato per far fronte a progetti di integrazione vecchi di venti anni; come continuano i progetti di rimozione sociale dell'etnia rom da allontanare, marginalizzare, isolare, espellere, nascondere.
Si vanno anche consolidando preoccupanti progetti di allontanamento dei minori dalle famiglie con la creazione dei presupposti ideologici nella società tali da far accettare l'equazione "povertà = perdita della patria potestà".
Ma non è questa la sede per fare l'analisi puntuale delle discriminazione in corso contro la gente rom e sinti da parte di questo governo e delle amministrazioni locali ne per mettere in evidenza il pensiero razzista insito nella società italiana. Ci sono siti che quotidianamente si battono su questi temi (*) ed a questi vi rimando.
Invece è importante fare il punto sui ritardi della politica italiana in generale e della sinistra in particolare sulla battaglia per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo per la gente Rom e Sinti in Italia.
Le direttive europee per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo.
La comunità europea riconosce che in Europa i Rom e i Sinti sono ancora oggetto, in varia misura, di discriminazione, emarginazione e segregazione. In Italia, a dispetto da quanto previsto dalle raccomandazioni europee, non c'è un riconoscimento giuridico dei Rom e Sinti come minoranze etnica e linguistica.
Su questi temi c'è uno storico ritardo della sinistra che praticamente non ha fatto niente per difendere il diritto all'identità culturale al popolo rom e sinti. Ritardo è ancora più triste se si pensa che negli anni settanta, in particolare per l'azione di Lelio Basso, la sinistra italiana ha contribuito in maniera determinante alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dei popoli, espressa nella Carta di Algeri, e fatta proprio nelle direttive dell'ONU e della Comunità europea.
Il tema della identità è centrale per superare l'attuale emergenza civile della discriminazione di una minoranza fortemente penalizzata da una oggettiva segregazione economica in gran parte derivante dal pregiudizio etnico.
Le raccomandazioni europee per il pieno conseguimento dei Diritti dell'Uomo per la minoranza Rom e Sinti dovrebbero rappresentare un percorso politico per la sinistra italiana.
Nelle raccomandazioni europee si richiede:
Il riconoscimento dello status giuridico dei Rom e dei Sinti
Programmi per il miglioramento dell'integrazione nella società come individui, comunità, gruppi minoritari,
Partecipazione ai processi decisionali a livello locale, regionale, nazionale ed europeo
Garantire, come gruppo minoritario, trattamenti per l'istruzione, l'impiego, l'assistenza medica, i servizi pubblici e situazione abitativa
Mettere in atto azioni positive a favore delle classi svantaggiate quali i Rom ed i Sinti per l'impiego, l'alloggio e l'istruzione
Creare istituzioni speciali per proteggere la lingua, la cultura, le tradizioni e l'identità Sinte e Rom
Combattere il razzismo,la xenofobia e l'intolleranza e garantire in trattamento non discriminatorio dei Rom e Sinti a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Si veda la Raccomandazione N.R. 1557 (2002) adottata da l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, il 25 Aprile 2002 [http://sucardrom.eu/europa.html#1557 ]
Questo percorso politico sociale, che deve garantire ai Rom e sinti, tra l'altro, l'accesso alla piena cittadinanza ed alla libera circolazione, il diritto all'abitazione, al lavoro ed alla scolarizzazione, deve sfociare nel riconoscimento del diritto alla differenza come valore sociale ed occasione di incontro tra diverse società e culture.
Occorre aver ben presente che l'etnia Rom e Sinti non è un corpo estraneo in Italia ed in Europa.
Più della metà dei Rom e praticamente tutti i Sinti sono cittadini italiani, radicati nella cultura regionale e nazionale da secoli, e non hanno niente a che fare con il nomadismo.
Su questa parte di popolazione italiana sopravvivono, nella cultura maggioritaria, preconcetti e mitologie che non permettono il superamento delle barriere all'integrazione nella diversità culturale della gente rom-sinti. La "zingara ladra di bambini" ne è l'esempio più eclatante mille volte smentito e ancora ingiustificatamente vivo. Una stampa spesso appiattita sul luogo comune xenofobo, quando non asservita all'interesse politico, non aiuta a modificare i preconcetti di una opinione pubblica prevenuta ed impaurita.
Di contro l'Italia non ha mai fatto i conti con il suo passato razzista.
Un chiaro sintomo, simbolico quanto significativo è la mancanza nella Giornata della Memoria del ricordo dello sterminio dei Rom, (porrajmos,divoramento in lingua romanì)
I rom balcanici, la cittadinanza e lo jus soli
Se ci sono fortissimi ritardi sul riconoscimento pieno dei diritti dei Rom e dei Sinti italiani, che anzi stanno regredendo per situazione abitativa e per accesso al lavoro, la situazione dei Rom di vecchia e recente immigrazione è particolarmente critica.
Per ben quarant'anni ben poco è stato fatto per approntare politiche di accoglienza rispetto al flusso migratorio dei Rom provenienti dalla area dell'allora Jugoslavia, flusso cominciato negli anni 70 e culminato all'inizio degli anni 90 in concomitanza con la dissoluzione del paese.
A ben vedere l'immigrazione rom dai Balcani è stata costituita da rifugiati per la situazione bellica, etnica e di disgregazione nazionale del paese di provenienza.
La popolazione Rom balcanica paga con l'emarginazione la decennale mancanza di politiche di accoglienza e di inserimento graduale. L'effetto più disastroso è la sciagurata situazione dei grandi dei grandi "campi nomadi" che restano l'unica possibilità abitativa per queste popolazioni.
Da tener presente che tra i rom di origine balcanica c'è una nettissima prevalenza di persone arrivate giovanissime in Italia o nate in Italia (seconda e terza generazione) che non hanno più alcun legame linguistico e di cittadinanza con le zone d'origine, di fatto apolidi poiché non riconosciuti dalle neo repubbliche balcaniche e che in pochissimi hanno avuto la cittadinanza Italiana.
In Italia non è previsto lo jus soli (cittadinanza per diritto di suolo) e quindi un ragazzo nato e cresciuto in Italia, con la scolarizzazione dell'obbligo e, qualche volta, con un diploma, divenuto maggiorenne si trova quasi sempre nella paradossale situazione di non poter accedere ne alla carta d'identità ne al permesso di soggiorno. Quindi viene loro negato l'accesso al lavoro.
Esiste quindi la necessità di definire una normativa che garantisca la cittadinanza per diritto nascita sul territorio italiano. Alla estrema destra che raccoglie firme per espulsioni indiscriminate qualcuno dovrebbe spiegare che questa componente non ha altro luogo in cui andare se non l'Italia.
Per questa popolazione, in gran parte apolidi di fatto, non esistevano e non esistono problemi di censimento. Sono infatti da sempre inseriti nell'assistenza sanitaria, nei programmi di sostegno e di scolarizzazione e, per alla nascita, registrati all'anagrafe.
L'immigrazione dei Rom Rumeni
L'ultima parte dell'immigrazione rom, a partire dalla fine degli anni 90 è stata costituita da rom provenienti dalla Romania.
Una immigrazione "alla spicciolata" di piccoli nuclei familiari estremamente poveri, spinti all'emigrazione da una situazione di disaggio sociale fortissima nel paese d'origine. Poco propensi a creare una presenza stabile in Italia hanno occupato spazi di sopravvivenza ancora più marginali.
In particolare questa popolazione è dispersa sul territorio in piccoli gruppi, in situazioni abitative precarie ed ha poco a che vedere anche con i campi nomadi.
La sicurezza, le politiche abitative e l'integrazione con il territorio
Intorno all'arrivo dei Rom Romeni, nel frattempo divenuti cittadini europei, è montato un allarme sociale spesso immotivato che ha travolto anche le popolazioni preesistenti. Tra l'altro i numeri sulla presenza rom propagandati dalla stampa e dalla politica all'inizio della campagna di allarmismo seguito al caso Reggiani erano enormemente sopravvalutati, anche rispetto alle stime in possesso delle autorità all'inizio del 2007, stime che poi si sono rilevate rispondenti alla realtà.
L'effetto è stato che le politiche e gli inasprimenti introdotti dal decreto sicurezza rischiano di fermare il processo, lentamente iniziato di inserimento nel tessuto sociale di tutte le popolazioni rom e sinti,, ormai di fatto italiana, ledendo i diritti di base di persone già fortemente marginali nel tessuto economico.
La politica proposta dal governo e dalle amministrazioni comunali, incentrata sull'isolamento sociale, tende a non superare la logica dei megacampi. Anzi si tende ad "istituzionalizzare" il disaggio e l'emarginazione sociale mediante la segregazione abitativa. Questo non aiuta la risoluzione di un problema essenzialmente di carenza di diritti per l'etnia rom, e non risolve neanche i problemi legati all'illegalità verso cui una popolazione priva di fonti di sostentamento e di possibile inserimento nel mondo del lavoro viene sospinta.
La politica abitativa è essenziale per creare fattori di inserimento sociale. Oggi, ad esempio una ragazzina rom del famigerato Casilino 900, una vera favela, va a scuola con classi di ragazzi del quartiere, va dal medico di base, quando sarà trasferito il campo al di fuori del raccordo anulare, secondo il progetto Alemanno, si troverà a far scuola in un container tra soli bambini rom ed ad essere assistita da un medico della croce rossa, in una situazione di militarizzazione e di isolamento.
La rappresentanza politica e l'autodeterminazione
Ultimo ma non meno importante punto è quello della rappresentanza politica del mondo Rom e Sinti. Prevista dalla normativa europea è forse l'aspetto più disatteso del processo di integrazione del contesto italiano.
Fino ad oggi le comunità Rom e Sinti non hanno mai avuto una voce diretta per esprimere le proprie posizioni ne per governare e partecipare all'impostazione dei processi di integrazione.
Una politica realmente aperta al rispetto dei diritti dell'Uomo deve necessariamente aprire degli spazi di rappresentanza sia alle organizzazioni che aggregano la complessità etnica, nazionale e culturale delle genti Rom e Sinti, sia aprirsi ad accogliere singoli esponenti provenienti da questa cultura minoritaria.
La politica deve diventare anche luogo di incontro perché si possa arrivare all'obiettivo dell'integrazione nel rispetto della diversità culturale.
FEDERAZIONE "ROM SINTI INSIEME" È la maggiore organizzazione di autorappresentanza delle numerose associazioni del mondo Rom e Sinti si esprime tramite il un blog istituzionale [http://comitatoromsinti.blogspot.com/ ].
Sucar Drom È un blog [http://sucardrom.blogspot.com/ ] è la voce dell'Istituto di Cultura Sinta, e dell'associazione Sucar Drom e costituisce la fonte più sull'argomento. Di particolare utilità è il sito istituzionale di Sucar Drom [http://sucardrom.eu/home_it.html ] che raccoglie la documentazione essenziale per capire e cominciare a conoscere le Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom e per definire gli obiettivi per il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza. Utilissimo è il quadro legislativo [http://sucardrom.eu/legislazione.html ], che a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, riporta la vastissima legislazione internazionale, europea, italiana, regionale che dovrebbe garantire a questo popolo dignità ed eguaglianza ed è invece largamente disattesa.
RomSinti@Politica È il vivace e combattivo blog di gran parte del direttivo della Federazione Rom e Sinti Insieme [http://coopofficina.splinder.com/ ]
Mahalla È una finestra sulla galassia rom, raccoglie e segnala notizie da tutto il mondo con una specifica attenzione ai temi della difesa dei diritti dell'uomo. [http://www.sivola.net/dblog/ ]
Di Fabrizio (del 14/02/2011 @ 09:33:40 in Italia, visitato 1313 volte)
12 feb 2011
Quattro bambini arsi vivi nel sonno, nella baracca di un microcampo abusivo
nelle campagne della via Appia Nuova a Roma. Lo scorso 6 febbraio, il destino
non poteva scegliere modo più doloroso per riproporre sull’agenda pubblica la
"questione rom", la difficile integrazione di una comunità guardata con
diffidenza e fastidio (come testimoniano alcuni inquietanti commenti apparsi sui
social network) anche quando a parlare dovrebbero essere solo le lacrime.
Dijana Pavlovic, attrice serba ma milanese d’adozione, vice-presidente della
Federazione Rom e Sinti Insieme, in questi anni ha assunto il ruolo di "voce" di
un popolo (150mila in Italia) nascosto, non riconosciuto se non come spauracchio
da agitare per raccogliere facile consenso elettorale. Con lei abbiamo
affrontato le ragioni di questa difficoltà.
Dijana, qual è l’origine dei pregiudizi verso i rom? "Non sono una psicologa ma avverto il peso del cliché, anche romantico, che
pesa sulla figura dello zingaro. Evoca libertà ma anche mistero, oscurità,
furto. E’ vero: il popolo tzigano è distante dal rigido inscatolamento tipico
dell’occidente. I rom hanno sempre vissuto segregati eppure per noi la libertà è
un atteggiamento mentale, la straordinaria capacità di vivere la vita alla
giornata. Prendere la fisarmonica e cantare nei momenti più difficili. Non è una
visione pittoresca ma la realtà profonda. Un’immagine che porto con me degli
sgomberi a Milano è una fila di persone, amici, tutti con la valigia in mano,
scortati dalla polizia per abbandonare la loro casa. Tra loro un signore
anziano, con i baffi, che in preda alla rabbia, alla disperazione, ha preso una
fisarmonica ed ha iniziato a suonare. Toglieva il respiro. La società è troppo
legata all’idea del possesso, vali in base a quello che hai nel portafogli. Gli
zingari, invece, si giudicano tra loro in base a quello che sei. E questo in
occidente fa molta paura".
A che punto è la battaglia sulla richiesta dello status di minoranza
linguistica? "Al punto zero. Nel 1999 i rom non sono stati inclusi nella legge che regola
la materia, eppure la comunità italiana è presente sul territorio dal 1400. E’
un problema tecnico: in Italia lo status si riconosce solo ad una comunità
legata ad un territorio. I rom non lo sono, per la specificità della loro
cultura. E’ solo una scusa che nasconde una precisa volontà politica: non
riconoscere i rom, non stabilire un rapporto e quindi non rispettarli".
Qual è il ruolo della scuola? "In Italia siamo indietro, a scuola i bambini rom sono dati per spacciati.
In altri paesi ci sono rom laureati, qui manca completamente una classe
dirigente. Nessuno si preoccupa della conservazione della lingua romanes, il
vero "luogo" della cultura rom. E’ difficile quando vivi nei ghetti, provare ad
uscirne. Ti racconto un episodio che ho vissuto quando facevo la mediatrice
culturale nelle scuole: seguivo un ragazzino rom di 11 anni, molto sensibile.
Ogni mattina era prelevato da uno scuolabus con la scritta "pulmino rom". A
scuola era scaricato in una classe con la scritta "aula rom". Lui capiva
perfettamente di essere trattato diversamente. Un giorno la preside, gli dice
"resisti, che tra un anno per te la scuola è finita". Lui mi guarda e chiede:
"Perché io non vado alle medie?". Per la preside era scontato che abbandonasse
gli studi, nonostante fosse capace di continuarli".
Qual è l’episodio di discriminazione più detestabile che ricordi? "I disegni degli scolari napoletani a Ponticelli con le scritte ‘bruciamoli
tutti’. E l’infamante stereotipo degli zingari rapitori di bambini. E’ l’accusa
che fa più male, davvero ingiusta. A quella di "ladri" siamo abituati ma
basterebbe conoscerci solo un po’ per capire che i bambini sono amati e
rispettati, sono il centro della nostra cultura. Immagina il dolore per quanto
accaduto a Roma domenica scorsa".
Cari Rom
Cari non-Rom,
Care Persone appartenenti alla Razza Umana,
Nonostante il colore della vostra pelle, appartenenza nazionale, cultura,
religione o preferenza sessuale
Vi sollecito
a dedicare la vostra attenzione nel leggere il seguente messaggio riguardo
una minore, il suo caso ed a intervenire.
Il suo nome è Angelika, è nata in Romania e anche se ha appena compiuto
17 anni, ne aveva solo 15 al tempo dei fatti. Attualmente la ragazza è sotto la
custodia delle autorità italiane. Secondo una recente decisione del Tribunale
per i Minori di Napoli, perché è una ROMNI "totalmente inserita negli schemi
appartenenti alla cultura romanì," pienamente "integrata in essa" ed inoltre
incapace di analizzare concretamente le sue esperienze passate, così affronta
"un concreto pericolo di -recidiva-".
La richiesta degli arresti domiciliari, sottoposta dal suo avvocato, è stata
quindi rigettata dal Tribunale sulla base degli assunti sopra esposti.
Secondo la sentenza Angelika dovrebbe restare in penitenziario per 3 anni e 8
mesi; non può lasciare la prigione.
Attualmente è privata della sua libertà e rinchiusa nel tristemente famoso
"Istituto Penitenziario Minorile di Nisida"[1] Napoli,
circondato dal mare, dove rimarrà sino al compimento dei18 anni, quando
probabilmente verrà trasferita in un penitenziario per donne adulte.
Angelika è vittima di una punizione esemplare, pubblicata e riconfermata
durante un periodo estremamente duro per i Rom in Italia, quando sono stati
promulgati decreti ad hoc, raccolte impronte digitali e dati biometrici, con
sgomberi ed espulsioni portati avanti nonostante numerose raccomandazioni, leggi
e trattati UE ed internazionali[2].
Di fronte a tutti i terribili eventi che riguardano Angelika, lei ha
fortemente dichiarato la sua innocenza, ritenendo fermamente di non poter
affermare di essere colpevole di crimini che non ha commesso.
Non ha mai inteso di rapire un bambino, dato che anche lei ha una figlia,
Alessandra Emiliana, lasciata in Romania. Questo è probabilmente ciò che ha
provato ad esprimere, nel suo stentato italiano, quando è stata arrestata. Non
le è stata fornita nessuna traduzione nella sua lingua, quindi quanto è stato
riportato è ciò che è stato inteso dal funzionario. E' detenuta senza
confessione e non ha ottenuto alcuna facilitazione mostrando il suo pentimento.
Il suo avvocato ha perso tutti gli appelli ma molto presto, probabilmente a
dicembre (fonte da confermare) dovrà portare questo caso così complicato di
fronte alla Corte di Cassazione.
Questa è l'ultima possibilità non solo per la giovane, ma anche per i giudici
italiani di capovolgere i precedenti ingiusti giudizi. Ma più importante, è
l'ultima opportunità di intervenire contro questa ultima decisione razzista
[3], apertamente riferita verso tutto il popolo Rom ed
etichettando direttamente la "Romanipè" (identità romanì) come un'attitudine
illecita.
La responsabilità è personale e le cariche istituzionali dovrebbero astenersi
dal giudicare preventivamente o dalle misure punitive basate esclusivamente
sulla loro opinione personale o su cosa credono sia o dovrebbe essere una
"popolazione". I Rom non dovrebbero temere di essere assimilati a forza o tenuti
in cattività solo perché "Rom".Gli imputati non dovrebbero essere considerati
colpevoli sino a quando non ci siano prove sufficienti e obiettive contro di
loro.
Ma qual è la storia dietro il caso ed il processo ad Angelika? Perché non si
ritiene che abbia avuto un giusto processo? Leggete ancora…
Le bugie dietro la storia:
Ponticelli, Napoli, la folla ha assaltato il campo nomadi abitato da famiglie
rom rumene. Il fuoco bruciò le loro proprietà e miracolosamente non si
verificarono morti o feriti. I Rom rumeni, scortati dalle forze di polizia,
"scapparono" letteralmente da un linciaggio di massa. Un forte ed incontrollato
vento di intolleranza soffiò per tutta l'Italia, manovrato sia politicamente che
mediaticamente.
Rom e Sinti di tutta la penisola temettero attacchi e rappresaglie. Erano
terrorizzati di lasciare i loro insediamenti, nel mandare i figli a scuola, di
uscire per qualsiasi attività che in passato sarebbe stata normalmente e
regolarmente intrapresa. Media e politici fomentavano di continuo sentimenti di
odio razziale attraverso osservazioni stereotipate e promettevano pubblicamente
agli Italiani di affrontare senza indugio la questione "zingara" con politiche a
tolleranza zero.
A Napoli, tutta l'attenzione era orientata all'"emergenza spazzatura", la
città era in effetti ricoperta da mucchi di spazzatura, ed il nuovo Primo
Ministro aveva pianificato una serie di incontri perché tutta l'immondizia
sparisse grazie al suo tocco magico. I residenti erano sul punto di perdere la
pazienza, ma non fu tutta la cittadinanza ad attaccare i campi, solo alcuni
gruppi di gente che stranamente abitava lo stesso quartiere dove Angelika si era
messa nei guai.
Durante quei giorni Angelika era a Napoli. Era appena arrivata con suo marito
Emiliano, di 21 anni, e suo fratello con la moglie ed il figlio di 8 anni.
Subito aveva avuto problemi, accusata di aver rubato degli orecchini, la
quindicenne era stata circondata dalla folla e salvata dalla polizia che l'aveva
messa in custodia in una casa alloggio, da cui era presto scappata.
Il 10 maggio 2008, per un amaro gioco del destino, la polizia l'aveva
nuovamente salvata dalla rabbia senza controllo della folla, ma nessuno degli
assalitori fu mai identificato o accusato per quell'assalto. Invece, la minore
venne arrestata con un'accusa estremamente infamante: "Tentativo di rapimento di
un bambino", il figlio di Flora Martinelli, a Ponticelli, uno dei più turbolenti
quartieri di Napoli.
Secondo il Gruppo EveryOne la versione dei fatti fornita dalle autorità e
dai media era falsa. Fu data per innescare una "caccia allo zingaro". E le
dinamiche appaiono totalmente non plausibili perché quanti hanno familiarità con
Napoli sanno che è praticamente impossibile entrare in un appartamento di quelle
zone evitando totalmente l'inaccessibile sorveglianza degli inquilini curiosi,
specialmente quando chi passa di lì è Rom.
Dopo che ebbero luogo gli eventi, differenti versioni vennero offerte dalle
persone coinvolte e vennero trasmesse alcune dichiarazioni attraverso i
giornali. Emersero più volte delle discrepanze tra le descrizioni date da Flora
Martinelli, suo padre e dai vicini.
Fonti differenti hanno riportato che la signora Martinelli prima dichiarò
che la porta del suo appartamento era stata forzata, più tardi affermò che era
stata lasciata aperta. Dopo aver scoperto che la porta era aperta, entrò per
controllare la culla e ritornando "incrociò -la giovane rom con la bambino tra
le braccia [...] non solo: ebbe il tempo di afferrarla e strapparle il bambino.
Quindi la ragazza deve essersi mossa al rallentatore, permettendo al nonno del
bambino, Ciro, di trattenerla al piano inferiore, afferrarla e schiaffeggiarla"[4]. Angelika
era là da sola e le sarebbe stato impossibile rapire una bambina e camminare per
oltre due km. senza essere vista o ripresa.
"In realtà Angelika conosceva una delle famiglie di Via Principe di Napoli,
dove ebbe luogo tutto l'episodio [...] La chiamò al citofono e venne vista da
alcuni inquilini. Pochi secondi dopo scattò la trappola e venne liberata la
furia degli stessi - venne presa per strada, strattonata, schiaffeggiata e
portata dalla polizia"[5].
Durante i processi, i magistrati basarono le loro decisioni soprattutto
sulle affermazioni della signora Martinelli. I giudici sottolinearono che non
c'erano ragioni per non crederle.
Due giornalisti fecero delle indagini in proprio, Marco Imarisio scrivendo
per il "Corriere della Sera" e Miguel Mora per "El Pais", scoprendo entrambe che
la signora Martinelli aveva precedentemente sulla fedina penale una
registrazione di "falso ideologico" (bugia) [6], mentre suo
padre Ciro - conosciuto anche come "O' Cardinale" - in precedenza era stato
condannato a nove mesi per "organizzazione criminale" e affiliato al Clan Sarno,
una famiglia di Camorra preminente a Ponticelli e caratterizzata per la sua
abilità nell'ottenere pubblici favori[7].
In quei giorni in quell'area vennero riportati numerosi attacchi contro Rom
e Rumeni. Forse la furia dei Sarno svegliata dal Cardinale? E' considerato "uomo
d'onore"[8], e chi vorrebbe mancare di rispetto ad un "uomo
d'onore" e tentare di sottrarre qualcosa da casa sua? Gli uomini d'onore
lasciano la porta aperta, come i cancelli, perché nessuno mancherà loro di
rispetto.
Ma Ponticelli era anche interessata ad un piano di rinnovamento, un
massiccio, supercostoso enorme investimento, proprio dove erano accampati i Rom.
Alcune fonti hanno affermato che i Rom dovevano andare via perché i lavori
dovevano iniziare, erano impegnati troppi soldi, così come il Comune di Napoli,
i politici ed il Comitato di Ponticelli, e compagnie con sede nel Lussemburgo i
cui membri non possono essere nominati.[9]
Conclusione della storia: Angelika è ancora in prigione e attende l'ultimo
appello alla Corte di Cassazione a dicembre, mentre le altre persone sono in
libertà. I Rom hanno ottenuto sgomberi e terrore, hanno lasciato alle spalle le
loro proprietà, i politici sono rimasti al loro posto e proseguono i progetti.
Una decisione è stata presa contro Angelika e tutti i Rom.
In troppi, Rom e non-Rom, guardano immobili senza prendere azione concreta.
Questa lettera è per sollecitare la vostra coscienza a muovere ed offrire
aiuto.
Il silenzio è complicità e non posso fare molto altro che inviarvi queste
osservazioni.
Forse qualcuno sentirà il dovere morale di intervenire.
Io sono qui, assieme ad altri attivisti, a vostra disposizione per ricevere
i vostri commenti e proposte.
Il tempo sta scadendo...
Elisabetta Vivaldi Philology and History of Eastern Europe (Serbo-Croatian and Anglo-Americano
comparative studies)
LLM in Human Rights kcerka_vjetra@yahoo.com
[7] “Condannato a nove mesi per associazione a delinquere è un “collaboratore”
del Clan Sarno, come riferiscono Marco Imarisio del Corriere della Sera e Miguel
Mora de El Pais”. Immarisio M. e Mora M. in Ranaldi G., 30/11/2009,
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481; Mora M., "REPORTAJE:
XENOFOBIA EN ITALIA. Condenada a ser condenada"
[8] In Italia Dall’Estero: “O Cardinal è stato colui che ha afferrato la ragazza
mentre scappava sull’uscio di casa. È un personaggio molto conosciuto, un ‘uomo
d’onore’. Difficile pensare che qualcuno entri a rubare in casa sua, soprattutto
sua nipote”.
[9] See also Mora M. and , Comitato Spazio Pubblico di Napoli, Italia
Dall’Estero, Comune di Napoli official site.
FONTI:
Carmosino G., “Ponticelli Colpevole di Essere Rom in Clandestino” L’Espresso
online 30/11/2009
Di Fabrizio (del 01/11/2011 @ 09:33:17 in conflitti, visitato 985 volte)
Scrivevo l'articolo
precedente che piccole e grandi violenze contro Rom e Sinti, accadono e
possono accadere ovunque... anche in Italia (ricordate
Ponticelli?).
Questo è quanto riportato in un COMUNICATO STAMPA del Gruppo Sostegno
Forlanini. Intanto è già ripartita la raccolta fondi e beni; chi volesse
proporre, si metta in contatto con
Stefano Nutini
Sabato 22 ottobre mattina il piccolo insediamento di rom rumeni compreso tra
lo svincolo/immissione della Tangenziale est e il fiume Lambro, sul lato del
Parco Forlanini, al confine tra Segrate e Milano, è stato colpito da un attacco
incendiario, che ha distrutto alcune baracchine e una tenda; secondo quello che
il Gruppo sostegno Forlanini è riuscito a ricostruire insieme agli abitanti, il
rogo è stato causato dalla vendetta di un italiano che ha esplicitamente
ammesso, prima davanti a due rom sconcertati e poi davanti a un altro abitante
del campo, di essersi fatto giustizia da solo, in quanto li accusava - senza
alcuna prova - di avergli sottratto portafoglio e telefonino dall'auto mentre
lui correva di primissima mattina nel Parco Forlanini. L'italiano è poi in ogni
caso sfrecciato via con la sua potente auto, senza lasciar traccia di sé.
Questo fatto, maturato ai danni di persone innocenti, è drammaticamente
sconcertante, anche per l'ammissione sfrontata del sedicente autore, in presenza
delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco che nel frattempo erano
intervenuti per spegnere le fiamme e il fumo, che invadevano pericolosamente la
tangenziale stessa.
Nei mesi scorsi, in almeno due altre occasioni, rispettivamente a notte fonda e
la mattina presto, il campo era stato fatto segno ad alcuni colpi di arma da
fuoco, sparati in aria, probabilmente dalla vicina tangenziale.
Come Gruppo sostegno Forlanini - sulla base delle testimonianze raccolte dagli
abitanti del campo, che da tempo seguiamo per le esigenze della loro difficile
vita quotidiana, oltre che per l'impegno nell'accompagnamento sociale -
denunciamo questi episodi crudi, che avrebbero potuto avere conseguenze anche
gravissime per la vita di uomini e donne, al pari dei danni ai beni preziosi
(tende, materassi, coperte, baracche, bombole del gas, vestiario) che comunque
sono stati irreparabilmente distrutti in tal modo; troviamo altamente
deprecabile il ricorso a forme di giustizia "fai da te" che sono tanto
immotivate e indiscriminate quanto pericolose, frutti di una persecuzione
razzista, la stessa che avevamo denunciato tempo fa nella pratica istituzionale
degli sgomberi, inumani e privi di alternative.
Strano come, nell'indifferenza generale, i "campi rom" vadano a
fuoco in questo Paese. Ultimo di una lunga catena, da Ponticelli a oggi,
l'incendio del 2 marzo scorso (valutato come accidentale ma avvenuto a poca
distanza da una manifestazione organizzata dal Pdl contro i "nomadi") del campo
del Parco della Marinella a Napoli, con due feriti; dopo i ripetuti incendi di
gennaio nel insediamento di viale Maddalena.
Una ripetizione che fa dichiarare a Rodolfo Viviani, presidente
dell'associazione radicale "Per la Grande Napoli": "Assistiamo a una drammatica
catena di fatti che è impossibile ricondurre a casualità. Campagne stampa,
interventi repressivi, incendi".
A seguito del tentato pogrom di Torino, nel dicembre scorso, un
embrione di reazione anti-razzista sembrava nascere nella società civile, ma
sembra, a posteriori, più un'onda emotiva in reazione alla strage dei senegalesi
a Firenze che vera presa di coscienza della drammatica crescita in Italia dell'antiziganismo,
dell'odio contro questa minoranza specifica.
Anche da vittime, i Rom sono trattati in secondo piano. Invece
è allarmante l'escalation dal 2008 a oggi, che spesso non viene nemmeno
raccontata dai media, di aggressioni e attacchi razzisti particolarmente gravi
contro i campi rom nelle vicinanze di grandi città come Milano, Napoli, Pisa,
Roma e Venezia; con incendi dolosi che hanno talvolta messo in pericolo la vita
dei loro abitanti, in certi casi costretti ad andarsene sotto la protezione
della polizia.
Atti di violenza collettiva, a volte quasi pianificata, come a
Torino. Quei roghi vengono ad aggiungersi alle gravi forme di emarginazione e di
discriminazione che subiscono la maggior parte dei Rom e Sinti, nel loro
quotidiano. Circa un terzo, siano essi cittadini italiani o meno, vive in campi
"nomadi" praticamente segregato dal resto della società e senza avere accesso ai
servizi più basilari, come educazione e salute.
Senza parlare della questione alloggio, mai davvero affrontata
dalle autorità locali. Anzi, su di loro e come gruppo, sono piovute le
cosiddette misure di "emergenza" del "pacchetto sicurezza", alcune riguardanti
esplicitamente i Rom o i "nomadi" e utilizzate in modo discriminatorio:
censimenti effettuati in insediamenti abitati esclusivamente da Rom, raccolta,
spesso non volontaria, delle impronte digitali; e strapotere conferito ai
Prefetti nella gestione di uno pseudo "stato di emergenza in relazione agli
insediamenti di comunità nomadi".
Leggere: sgomberi forzati e abusi quotidiani. Non a caso, la
maggior parte delle denunce di presunti maltrattamenti commessi dalle forze
dell'ordine riguarda atti compiuti nei confronti di Rom. Tutte politiche che
rafforzano l'impressione che i Rom siano presi di mira proprio dalle autorità e
che legittimano l'intolleranza popolare invece di contrastarla.
Una deriva chiaramente xenofoba in Italia, che invece non è
stata passata sotto silenzio dalla Commissione europea contro il razzismo e
l'intolleranza (ECRI), organo indipendente di monitoraggio istituito dal
Consiglio d'Europa per la tutela dei diritti umani. Nel Rapporto sull'Italia
2012 (che rispecchia la situazione fino a giugno 2011), dichiara: "Si respira un
clima generale fortemente negativo rispetto ai Rom: i pregiudizi esistenti nei
loro confronti si riflettono talvolta negli atteggiamenti e nelle decisioni
adottate dai politici, o sono da queste rafforzati".
O, ancora, è "in aumento il discorso razzista e xenofobo in politica,
che prende di mira neri, africani, rom, romeni, (…) immigrati in generale; in
certi casi, certe dichiarazioni hanno provocato atti di violenza contro questi
gruppi". L'Ecri punta il dito sulla radice del problema: la relazione che esiste
tra discorso razzista e violenza a sfondo razziale. E' infatti nel linguaggio
che si opera la progressiva disumanizzazione dell'altro. Nell'uso improprio
della parola "nomadi", per etichettare cittadini che per la metà sono italiani e
appartengono a gruppi che vivono in Italia da secoli.
O nell'uso di termini che suggeriscono una minaccia, una
presunta pericolosità. Perché le parole sono armi. L'ECRI intanto è convinta che
il contesto attuale richieda una reazione urgente, molto più incisiva, da parte
delle autorità italiane.
"Adottare fermi provvedimenti per combattere l'uso di discorsi
xenofobi da parte dei partiti politici o dei loro esponenti o di discorsi che
costituiscano un incitamento all'odio razziale e, in particolare, ad adottare
delle disposizioni legali finalizzate alla soppressione dei finanziamenti
pubblici per i partiti politici che fomentano il razzismo o la xenofobia". Si
potrebbe iniziare ad applicare le leggi in materia. Ogni riferimento a un
partito politico in particolare, è puramente casuale.
Di Fabrizio (del 15/07/2010 @ 09:30:09 in Italia, visitato 1327 volte)
La Repubblica Napolidi STELLA CERVASIO - Clochard, immigrati e
Rom fuggiti da Ponticelli nell'inferno dell'ex palazzo Iri nel campo nomadi di
Capodichino, di fronte all'aeroporto militare Niutta. Un mix di emarginazione
locale e immigrazione
IL RAGAZZO fa appena in tempo a dire "entrate", che un uomo in bermuda esce
dal cancello con la pompa e innaffia taccuino e macchina fotografica, bagnando i
presenti. Campo nomadi di viale Maddalena, di fronte l'aeroporto militare Niutta.
A cento metri il cantiere della Perimetrale di Scampia, la bretella che
collegherà Napoli all'asse mediano ricollocando in una nuova centralità la
periferia a ridosso di Capodichino. Campo nomadi anomalo, quello di viale
Umberto Maddalena, un mix di immigrazioni ed emarginazione locale, metà al
coperto metà open air. Trecento fra rom scappati da Ponticelli dopo gli incendi
di due anni fa, un gruppo di badanti polacche, immigrati africani, barboni, un
vedovo e un anziano senzatetto napoletani. Un condominio di disperati. Che
avrebbe dovuto trovare sistemazione nei campi del nuovo piano della prefettura.
Pronto per partire, ma non ancora avviato.
Il ragazzo che invita a entrare nei capannoni ex Iri avrà sedici diciassette
anni, la camicia sbottonata e il gel nei capelli. Un accenno modaiolo che appare
paradossale all'ingresso del campo, dove l'acqua esce a getto continuo da un
idrante e i più grandi fanno la doccia a un esercito di bambini da zero a dieci
anni. Il viavai è continuo dal cancello, a bordo di miniscooter, auto e furgoni.
Le madri arrivano con le borse della spesa. Le badanti dell'est escono ben
vestite a prendere il bus, per entrare in servizio. L'odore di degrado e sporco
è ai limiti della sopportazione umana. I rom abitano intorno ai capannoni in
precedenza occupati dall'Angifap, dove si tenevano i corsi per Lsu, ora
proprietà di un'immobiliare pugliese che ha fatto ricorso al tribunale per
riaverne la disponibilità. Nel guscio vuoto, dove già si erano insediati i
barboni locali, hanno trovato riparo i rom di Ponticelli in una situazione per
loro insolita. Gli occupanti hanno ostruito i finestroni orizzontali, ognuno
"personalizzato" con compensato, vecchie travi e silicone oppure tendoni da
camion o lastre di plexiglas. All'interno hanno allestito un dormitorio. Invaso
dai rifiuti. Non c'è da stupirsi se, come dice il presidente della Municipalità
San Carlo Arena, Alfonso Principe, "la Asl qui ha riscontrato alcuni casi di
tubercolosi". Probabilmente si tratta di positività, molto comune nei paesi
dell'est. Per questo va facilitato l'accesso alle strutture sanitarie e
migliorata la loro situazione igienica. Ma al momento niente bagni e niente
fogne. L'intervento è sicuramente reso più difficile dal fatto che la struttura
è di proprietà di privati.
"Viviamo benissimo", dice una giovane donna con due incisivi d'oro. Il cancello
viene aperto per far entrare un furgone Ape per la raccolta del ferro e una
Lancia della polizia di Poggioreale che controlla tutti i campi nomadi. "Almeno
- commenta la pattuglia - questo è asfaltato".
"Sono gente tranquilla, non danno nessun fastidio. Ma non potete immaginare i
topi che ci sono", dice il negoziante di scale che confina con il capannone.
"Abbiamo chiamato la Asl, abbiamo consumato centinaia di bustine di veleno per
topi, il giorno dopo non le trovavamo più. A volte l'odore è insopportabile: con
gli altri abitanti del quartiere ci arrampichiamo sulle mie scale e le
impalcature per lanciare bottiglie di creolina".
La scorsa settimana la Municipalità ha partecipato a un Comitato per l'ordine e
la sicurezza pubblica nel corso del quale si è parlato del rischio tubercolosi e
dell'emergenza caldo. Un copione che si ripete da due anni. "Ho scritto a
sindaco e prefetto - racconta Principe - per chiedere un intervento urgente di
bonifica. L'assessore Riccio sostiene che la competenza è del prefetto che però
dice di essere delegato solo per i nuovi campi da costruire. Da tre anni
l'emergenza estiva si ripropone tale e quale. L'anno scorso all'aeroporto ci fu
un black-out, si scoprì che la cabina elettrica era franata sotto un bagno
costruito dai Rom".
I soli ad avere accesso al campo sono i volontari della Comunità Sant'Egidio. I
"reduci" delle battaglie di Ponticelli hanno paura di dover lasciare anche
questo ricovero. "Collaboriamo con i medici dell'associazione "Don Chisciotte"
per tenere sotto monitoraggio costante questa delicata situazione. Finora
nessuna alternativa", dice Antonio Mattone, portavoce della comunità. Andar via
da Ponticelli non ha aiutato l'integrazione. Alcuni bambini sono iscritti alla
scuola "Ammaturo", ma solo due su sei hanno frequentato. D'estate puntualmente
la priorità viene conquistata dall'allarme igiene. Principe sta molto attento a
non chiedere sgomberi. "Bisogna metterli in condizione di vivere da persone,
quella non è una vita decorosa", spiega il presidente della Municipalità.
Il cancello si apre e un uomo va verso la fermata del bus, indossa una maglia
azzurra con la scritta Italia. Rom? "No, napoletano. Sono vedovo da quattro
anni, da allora ho lasciato la casa di San Pietro a Patierno e abito qui. A
quest'ora sono costretto a uscire, me ne vado in giro per non sentire l'odore
dei rifiuti. Devo aspettare ancora due mesi: mio figlio ha trovato lavoro e mi
ospiterà". Mostra il braccio sinistro, gli manca la mano fino a metà
avambraccio. "L'ho persa il primo giorno di lavoro da falegname: avevo 13 anni".
Romea.czPHOTO: Repro Česká televize La bambina rom bruciata ha subito oltre 100 anestesie, in seguito ci
sarà un intervento chirurgico - Budišov nad Budišovkou (Opava district),
4.2.2012 21:00
Natálie Siváková (5 anni) si sta gradualmente riprendendo dalle ferite patite
nell'aprile 2009, quando fu vittima di un assalto di neonazisti, poi conosciuti
come i piromani di Vitkov. Lo scorso ottobre, i medici hanno effettuato la
ricostruzione delle dita e dell'avambraccio destro, che erano inutilizzabili a
causa del tessuto cicatrizzato dalle ustioni. La televisione ceca riporta che
ora è in attesa di un'operazione al collo ed alle ascelle.
Alla bambina non è permesso di uscire, a causa del gelo intenso nella regione.
"Il tessuto cicatriziale è più sensibile della pelle sana, si asciuga più
velocemente e può rompersi," ha detto alla televisione Iva Zámečníková, vice
direttrice del Centro Ustionati dell'ospedale di Ostrava.
L'intervento a cui sarà sottoposta presso il centro ustionati sarà il ventesimo
in sequenza. "Non riesce a reggere la testa in maniera corretta, quindi [i
dottori] la opereranno al collo e alle ascelle. Ho molta paura," ha detto alla
televisione sua madre Anna
Siváková. La bambina è già stata sotto anestesia un centinaio di volte.
Durante l'ultima operazione ad ottobre 2011, i dottori avevano fissato la
cicatrice sul collo della bambina. Allora, una specialista in chirurgia alle
mani, Alena Schmoranzová,
l'aveva operata al dito indice ed all'avambraccio, che a causa delle cicatrici
la bambina non era in grado di muovere. "Prima non li usava per niente,"
conferma Anna Siváková. "Ora ha scoperto che va meglio e lo usa tutto il tempo,"
ha detto alla televisione, aggiungendo che la figlia deve ancora indossare
plantari speciali.
Natálie venne ferita alle prime ore del mattino del 19 aprile 2009, durante un
assalto incendiario a sfondo razziale, commesso da quattro neonazisti contro la
casa della famiglia. Il tribunale ha condannato David Vaculík e Jaromír Lukeš a 22
anni di carcere, e Václav Cojocaru e Ivo Müller a 20 anni per tentato omicidio a
sfondo razziale ed atti vandalici.
ryz, Czech Television, translated by Gwendolyn Albert
E' dal 2009 che seguo passo passo la storia di
Natálka.
All'inizio mi era rimasta impressa l'efferatezza del gesto: in una casa come
tante, abita una famiglia come tante. Ma è una famiglia rom, e così una notte 3-4
teste rasate buttarono una molotov attraverso la finestra. Natálka,
di neanche tre anni, rimase ustionata sull'80% del corpo. Dichiarata quasi
morta, cominciò invece un lento recupero, che vide coinvolti in una gara
solidale non solo i suoi genitori, ma i medici, le autorità dello stato, tanti
cittadini anonimi di quella stessa Repubblica Ceca che invece è nelle cronache
europee per gli atti di violenza quotidiana contro la minoranza rom.
Da una parte facevo il tifo per i piccoli miglioramenti di Natálka,
dall'altro seguivo le cronache del processo ai piromani, interrogandomi su cosa
avesse portato dei ragazzi a un gesto simile, e se mai sarebbero stati in grado
di capirlo, e cosa avrebbero pensato quando anche loro avessero generato una
prole. Ed assieme tentavo di capire cosa significasse sopravvivere, ricostruirsi
pezzo a pezzo, per una bambina di quell'età, per i suoi genitori ed i fratelli e
sorelle.
Quel fuoco, non arde solo nella remota Repubblica Ceca. Sentiamo il
crepitare delle fiamme anche a Opera, a Ponticelli, a Torino.
E' passata da poco (e già mi sembra vecchia) la
memoria del Porrajmos, tra il ricordo di 500.000 morti e le risate di
scherno dei negazionisti.
Per me non è il Porrajmos il marchio di questo popolo, con tutto il
rispetto per la tragedia di quegli anni. Il marchio sono le storie di violenze
grandi e piccole di OGGI, del tempo dove NOI viviamo. A costo di essere retorico, è
la piccola storia di una bimba bruciata, che NON E' MORTA, che attraverso le sue
ustioni riflette la nostra immagine allo
specchio.
Lo scorso 11 ottobre, così
Nicolae Gheorghe chiudeva il convegno per i 40 anni dell'AIZO:
"L'Olocausto ancora non è stato riconosciuto come fatto politico.
La povertà del nostro popolo, la capisco sino ad un certo punto, non oltre: non
siamo a chiedere l'elemosina agli altri. La nostra miseria da forza ai nuovi
nazisti, dobbiamo averne conoscenza per combatterli.
La nostra terra, il ROMESTAN, ci è stato copiata ed è diventato patrimonio dei
discorsi della destra. Ricordatevi: in Germania la prima misura dei nazisti fu
di togliere la cittadinanza ai sinti, e la loro prima richiesta a guerra finita
fu di riaverla. Allora: la cittadinanza EU, richiesta da molti, non può essere
una riparazione per la mancata cittadinanza nazionale.
Siamo una nazione culturale: IL NOSTRO SIMBOLO NON E' LO STERMINIO, MA
LA SOPRAVVIVENZA."
Di Fabrizio (del 11/12/2011 @ 09:23:18 in conflitti, visitato 1764 volte)
"Desideri, disperazioni e voglia di normalità dalla periferia più
periferica" Lo trovate nella colonna centrale in alto, dove appaiono delle
frasi a rotazione. Sabato scorso era una di quelle serate che mi concedo una volta
all'anno, niente di particolare: quattro chiacchiere con gli amici, pizza,
birra, cinemino...
Rientro e l'incanto di una serata normale finisce con l'accensione del
computer:
Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato. Gli amici
commentano a spron battuto, non li conosco tutti, ma è come una chiamata
a raccolta di pezzi sparsi di società civile. Mi scuso con loro, se non mi sono
subito fatto vivo, ma è altrettanto importante scriverne quando le ceneri vanno
raffreddandosi e cominciamo ad illuderci che non sia successo niente (fino alle
prossime fiamme).
Vedete, da una parte c'è la cronaca: e dovremmo chiamare tutto ciò con il suo
nome: POGROM,
che è storia nostra, dei cosiddetti "civilizzati", con le testimonianze di chi
viene cacciato che emergono a distanza di anni. Dopo anni, si cominciò a
ragionare di cosa successe in uno sperduto
villaggio rumeno, quando ormai le fiamme erano dilagate nel continente. Anche
da noi (non vale riscoprirsi innocenti ora): Opera, Ponticelli... ricordate?
Che fine ha fatto chi teneva in mano l'accendino, chi acquistò le taniche di
benzina? Non sto parlando di malagiustizia italiana, è così ovunque. E
che fine ha fatto chi non si sporcò le mani, ma aizzò la folla finché non la
vide partire in corteo con le torce accese? Ripeto: è la nostra storia, che
vediamo come un fascismo che non passa, ma che c'era già prima...
Ci sono anche gli ALTRI nella cronaca, ma non riusciamo a sentirli. Jag,
significa fuoco in romanés, e fa parte tanto della vita che della morte.
Perché il fuoco è l'amico che si conosce sin dall'infanzia, quando ancora si
girava o adesso che ci si è fermati, quando sei in un campo ABUSIVO, o in un
campo REGOLARE dove comunque non hai più accesso all'elettricità. Il fuoco è
CULTURA, perché ha sentito tutti i racconti dei vecchi, ha visto tutti i balli
delle bambine, ha ascoltato tanti violini. Ma chi di voi ha mai visto con che
rapidità prenda fuoco una baracca di legno o una roulotte, sa che l'amico può
diventare il diavolo in persona, quando si scatena.
Può scatenarlo la folla inferocita, ma a volte basta solo una distrazione,
oppure può essere il sacrificio finale del rito di uno sgombero, ufficiato
dalle stesse autorità che sono preposte al rispetto e alla salvaguardia della
vita umana.
E qui torno alla nostra, di società: cosa è UMANO (e cosa non lo è)? Il campo
dato alle fiamme a Torino viene descritto come ABUSIVO, ma anche come TOLLERATO.
Attenzione alle parole: certo, stiamo parlando di un campo, ma come dobbiamo
"classificare" quegli uomini, donne, bambini, che lo abitavano? Abusivi?
Tollerati? Se è questa la loro condizione UMANA, allora ha una sua ragione
la follia di chi appica (appiccherà ancora, NON DIMENTICHIAMOLO) il fuoco per
razzismo, frustrazione personale, noia, gioco ecc., perché non riconosce alle
vittime la condizione di persone titolari di diritti e doveri.
Le ragioni possono essere un furto, una violenza (che per fortuna, stavolta
non è avvenuta); non è onore, neanche difesa degli affetti, ma un puro e
semplice ribadire un concetto di proprietà contro chi è povero ed escluso. E' la
doppia morale di una Forza Nuova non minoritaria, ma diffusa in chi fa della
paura la sua arma politica. E ne trae una doppia moralità:
Ma attenzione, Forza Nuova diffusa significa anche, se un campo è TOLLERATO,
che chi gli da fuoco può godere di TOLLERANZA: "I rivoltosi si sono così
calmati e allontanati alla spicciolata. Fermato uno dei manifestanti. Un'altra
ventina di persone che avrebbero partecipato all'assalto sono state
identificate" alla faccia della legge.
Di Fabrizio (del 02/12/2009 @ 09:23:05 in Regole, visitato 1324 volte)
Segnalazione di Elisabetta Vivaldi
COMUNICATO STAMPA:PROCESSI BREVI E … PROCESSI SOMMARI
A.V. è la quindicenne rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli (Na)
nel maggio 2008, avvenimento che scatenò la feroce devastazione dei campi rom di
Ponticelli. L’accusa contro A.V. fu formulata dalla madre della neonata, unica
testimone dell’avvenimento, che fornì una versione dei fatti oggettivamente poco
verosimile. Secondo il racconto della madre, infatti, A. V. sarebbe riuscita ad
introdursi nella sua abitazione dove, approfittando del fatto che la neonata
sarebbe rimasta per pochi attimi sola in cucina, sarebbe riuscita a “rapire” la
neonata e ad uscire dall’appartamento, il tutto in pochissimi secondi, senza
produrre il minimo rumore e senza provocare il pianto della bambina.
L’Avv. Cristian Valle, difensore della piccola rom, ha messo in evidenza la
scarsa verosimiglianza del racconto.
Nonostante ciò, il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha condannato la minore
rom a 3 e 8 mesi, fondando la decisione di colpevolezza sul presupposto che la
madre della neonata non avrebbe avuto alcun interesse ad accusare la minore rom
se il fatto non fosse realmente accaduto.... Mostra tutto
La difesa della piccola rom ha sempre denunciato la violazione dei diritti
fondamentali come, ad esempio, la mancata traduzione degli atti nella lingua
conosciuta dall’imputata, questione più volte sollevata ma sempre respinta,
nonostante le dichiarazioni della mediatrice culturale che accolse a Nisida la
piccola rom, secondo la quale A.V. al momento dell’arresto non comprendeva
minimamente la lingua italiana. Ogni richiesta della difesa è stata
sistematicamente respinta, perfino la richiesta della messa alla prova e
l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, con la motivazione che A.V.
potrebbe avere ingenti patrimoni nel suo paese d’origine. Non le è stato
concesso alcun beneficio di legge benché la minore risulti incensurata e in
stato di abbandono. I familiari di A.V., infatti, sono scappati a seguito della
devastazione del campo rom e delle persecuzioni verificatesi a Ponticelli. La
sentenza d’appello ha confermato in pieno quella di primo grado e si attende ora
la decisione della Corte di Cassazione. Con il processo ancora in corso, la
piccola rom si trova in custodia cautelare nel carcere di Nisida da un anno e
mezzo. A nulla sono valse le motivate istanze di scarcerazione.
Da ultimo, il Tribunale per i Minorenni di Napoli, in sede di appello al
riesame, ha rigettato le richieste della difesa con una motivazione
assolutamente sconcertante e che conferma le denunciate violazioni dei diritti
fondamentali della piccola rom. Si legge infatti nel breve provvedimento:
“Emerge che l’appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura
rom. Ed è proprio l’essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che
rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti,
concreto il pericolo di recidiva.” La decisione afferma, quindi, l’esistenza di
un nesso di causalità tra l’appartenenza etnica e la possibilità di commettere
reati e, ancora più insidiosamente, la tendenza a condotte recidive. Questo
assunto, sfacciatamente razzista, si traduce nella decisione di non concedere
nemmeno misure alternative alla carcerazione: “Sia il collocamento in comunità
che la permanenza in casa risultano, infatti, misure inadeguate anche in
considerazione alla citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune
esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole. Da
quanto detto ne consegue il rigetto del proposto appello.”
Il provvedimento di rigetto della richiesta di modifica della misura cautelare
afferma a chiare lettere che il collocamento in comunità non è ammissibile in
quanto la minore aderisce agli schemi di vita del popolo cui appartiene. In modo
assolutamente sconcertante, si afferma l’opzione del carcere su base etnica, e,
attraverso la definizione di “comune esperienza”, i più biechi e vergognosi
pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria
giuridica.
Questa decisione del Tribunale dei Minorenni - e le stesse parole usate,
agghiaccianti quanto spudorate - è perfettamente coerente alle attuali politiche
in materia di immigrazione, andandosi a delineare l’esistenza di due distinte
giurisdizioni, una per i cittadini e l’altra per gli stranieri.
In un paese che sanziona la clandestinità come reato, l’intera vicenda di A.V. è
rappresentativa dell’accanimento giudiziario contro gli “stranieri” che
gravemente annichilisce i diritti umani, e della perdita di limiti etici e
giuridici oltre i quali le pulsioni più cupe, non incontrando più filtri di
alcun genere, si caricano di forza di legge e fondano decisioni giudiziarie.
Corriere del MezzogiornoSentenza in Corte d'Assise, il pm aveva chiesto
l'ergastolo ma i giudici hanno escluso il «futile motivo» IL PRIMO GRADO
DEL PROCESSO PER L'ASSASSINIO DEL MUSICISTA ROMENO A MONTESANTO
NAPOLI - Per i giudici sono loro gli assassini del musicista
romeno, Petru Birlandenau (Petru Birladeanu ndr.), alla stazione
della Cumana di Montesanto a Napoli: misfatto atroce per il quale in tre sono
stati condannati a trent'anni di galera ciascuno. Questo il verdetto di primo
grado della terza sezione della Corte di Assise (presidente Carlo Spagna). I
condannati sono Marco Ricci e Maurizio e Salvatore Forte. La Corte, pur
riconoscendo la matrice camorristica del delitto, ha escluso l'aggravante del
futile motivo.
COMUNE PARTE CIVILE - Al processo si sono costituiti parte
civile il Comune di Napoli, assistito dall'avvocato Fabio Maria Ferrari, e i
familiari della vittima, assistiti dall'avvocato Elena Coccia.
MORTE IN DIRETTA - Per i tre imputati il pm Michele Del Prete
aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Le sequenze dell'agguato furono filmate
dalle telecamere di sicurezza, nella stazione della Cumana. Secondo l'accusa,
Ricci e i due Forte, cugini tra loro, facevano parte del gruppo di otto killer
che, partiti dal quartiere di Ponticelli, dove era ancora egemone il clan Sarno,
scorrazzarono sparando per le strade di Montesanto in segno di disprezzo nei
confronti del boss rivale Marco Mariano, tra l'altro da poco scarcerato.
Di Fabrizio (del 29/01/2010 @ 09:18:24 in Italia, visitato 1596 volte)
Segnalazione di Maria Grazia Dicati
La reazione esasperata degli immigrati a Rosarno ad un gravissimo episodio di
razzismo e di mafia porta all’attenzione mediatica una vicenda che, aldilà degli
evidenti fini elettorali, ricorda molto da vicino, con le opportune distinzioni,
i gravi episodi di “razzismo elettorale ed affaristico” accaduti a Napoli, nel
2008, nei quartieri di Ponticelli e di Pianura.
Il dovere di non dimenticare e capire quello che accade, spesso sotto i nostri
occhi, deve aiutarci a comprendere le cose, osservandole da vicino, e forse
ricordare l’episodio più paradigmatico avvenuto negli ultimi due anni, può
aiutarci a trovare le giuste coordinate.
Molti non lo ricorderanno ma il “pacchetto sicurezza” fu presentato nella prima
seduta del consiglio dei ministri del governo Berlusconi a Napoli, il 23 maggio
2008 (nella stessa fu approvata anche la legge speciale per la militarizzazione
dei siti di stoccaggio dei rifiuti), ad appena una settimana dal Pogrom dei
“campi rom” di Ponticelli.
Le immagini dei roghi dei campi rom fecero il giro del mondo, accompagnate dalla
narrazione giornalistica di una “ribellione popolare” causata dalla
esasperazione dei residenti “costretti” a convivere da anni con i “reati “dei
rom accampati nel quartiere, in realtà niente altro che dei miseri baraccamenti
dove dal 2003 vivevano in stato di totale abbandono circa 1500 rom rumeni
Quello che non tutti videro invece fu il vistoso protagonismo dei clan della
camorra che, utilizzando abilmente i media, riuscirono a coinvolgere parte della
popolazione del quartiere per attaccare e sgomberare i rom, non a caso proprio
quelli accampati a via Argine e via Malibran che insistevano su un’area
interessata da un progetto di risanamento urbanistico per decine di milioni di
euro, strumentalizzando una vicenda, il “tentativo di rapimento” di un bambino
da parte di una minorenne rumena che non faceva nemmeno parte dei campi rom.
Del totale di 10 campi rom abusivi di Ponticelli, ne furono incendiati solo due,
quelli che si trovavano nel posto sbagliato.
Cassazione: Illegittimo il rigetto dell’istanza di revoca della detenzione
cautelare se le motivazioni rimandano a pregiudizi e stereotipi relativi al
gruppo etnico Rom di appartenenza dell’imputato
Resa nota la decisione della Cassazione n. 17696/2010 in merito alla nota
vicenda della minore Rom accusata di aver sottratto una neonata a Ponticelli
(Na).
Per ragioni di opportunità, il collegio di difesa ha reso noto soltanto oggi
la decisione della Corte di Cassazione, V. sez. penale, n. 17696/2010 depositata
il 7 maggio 2010, con la quale era stata annullata la decisione del Tribunale
per i Minorenni di Napoli di respingere l'istanza di scarcerazione di A.V., la
quindicenne Rom accusata di avere rapito una neonata a Ponticelli (NA) nel
maggio 2008, avvenimento che scatenò la devastazione dei campi rom di
Ponticelli. La minorenne Rom era stata condannata in primo grado alla pena
detentiva di anni 3 e 8 mesi, sentenza poi confermata in appello. E' tuttora
pendente il ricorso in Cassazione.
La decisione del Tribunale per i Minorenni di Napoli aveva suscitato perplessità
e sconcerto presso il collegio di difesa dell'accusata, nonché presso
organizzazioni di tutela dei diritti dei Rom, per il ricorso da parte del
collegio giudicante ad affermazioni che rimandavano - piuttosto che a
valutazioni sulla pericolosità sociale della singola imputata - a pregiudizi e
stereotipi di matrice etnico- razziali nei confronti della popolazione Rom in
generale.
Nel rigettare l'istanza di scarcerazione, infatti, il collegio giudicante aveva
ritenuto che continuavano a sussistere i presupposti per la custodia cautelare
derivanti dal pericolo di fuga e di recidiva in conseguenza del fatto che
"l'appellante (sarebbe) pienamente inserita negli schemi tipici della cultura
rom" per cui "sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa
risultano, infatti, misure inadeguate anche in considerazione della citata
adesione agli schemi di vita Rom, che per comune esperienza determinano nei loro
aderenti il mancato rispetto delle regole".
L'esame della situazione personale dell'interessata viene così filtrata
attraverso la sua adesione a schemi di vita tipicizzati del popolo cui essa
appartiene, che sarebbero caratterizzati in generale e tout court dal mancato
rispetto delle regole.
A detta del collegio di difesa, sembrava dunque configurarsi nel giudizio della
Corte un pericoloso principio per cui la mera appartenenza al gruppo etnico rom
renderebbe di per sé inconciliabile l'applicazione delle misure cautelari a
prescindere da una seria valutazione su basi personali ed individuali, mediante
invece l'utilizzo di una "categorizzazione" o "profilo etnico".
La Corte di Cassazione ha accolto i rilievi della difesa sostenendo che "non
è legittimo, in quanto riconducibile ad una visione per stereotipi (mal celatasi
dietro ad un generico richiamo alla "comune esperienza") marcata da pregiudizi
di tipo razziale, il riferimento agli schemi culturali dell'etnia di
appartenenza".
La vicenda presa in esame dalla Cassazione richiama una recente giurisprudenza
maturata in seno alla Corte europea dei diritti dell'uomo, nel caso Paraskeva
Todorova c. Bulgaria (CEDU, sentenza dd. 25 marzo 2010, caso n. 37193/07).
Qui, una corte bulgara, nel condannare l'imputata di origine etniche Rom, aveva
espressamente respinto la raccomandazione del pubblico ministero per
l'applicazione della pena condizionale, dichiarando che una cultura di impunità
era imperante entro la minoranza etnica Rom, così sottintendendo che la sentenza
doveva fungere da esempio per l'intera medesima comunità. La Corte di Strasburgo
ha quindi concluso che le autorità giudiziarie bulgare avevano violato il
principio del processo giusto (art. 6 CEDU), in relazione a quello di non
discriminazione (art. 14 CEDU).
Si ringrazia per la segnalazione l'avv. Cristian Valle, del Foro di Napoli.
IL
MATTINO
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 10 Agosto 2012
NAPOLI - Il suo nome è entrato negli annali come esempio - più unico che raro -
di cittadina rom condannata per sequestro di persona. Si chiama Angelica Varga,
sta per compiere venti anni, gli ultimi quattro trascorsi in cella: una vicenda
personale legata a un pezzo di storia di Napoli, con tanto di attenzione
mediatica nazionale.
Ricordate? Metà maggio del 2008, sabato mattina, una stradina di Ponticelli.
Poi: la ragazzina arrestata per sequestro di persona, la rabbia popolare,
l'espulsione di oltre ottocento rom dal quartiere orientale. E ancora: un
giudice che non scarcera Angelica, perché di "etnia rom", quindi incline a
compiere delitti analoghi", la sentenza definitiva e il suo caso diventa un
primato da giurisprudenza: una ladra di bambini, l'incubo metropolitano messo su
carta bollata, con tanto di firma di un giudice. Un caso chiuso.
Quattro anni e mezzo dopo, Angelica si racconta. È stata scarcerata da poco,
proprio negli stessi giorni in cui a Ponticelli venivano arrestati alcuni
presunti camorristi che "con odio razziale" incendiavano i campi rom (storia del
2010) per impedire che i piccoli zingari frequentassero le scuole del quartiere.
Storie simili, anche secondo Angelica Varga, che su una panchina del centro di
Napoli si racconta: "Desidero cose elementari: la verità, poi un lavoro qui a
Napoli, una famiglia, l'integrazione. Ma anche una cultura dell'integrazione a
Napoli, che - come la mia storia insegna - non esiste ancora".
C'è una sentenza, una verità giudiziaria, lei ha rapito una bambina in fasce,
punto. Qual è la sua versione?
"Ero a Napoli da un mese e mezzo, ero da poco arrivata da Bistrita
(Transilvania, Romania), la mia città natale. La mattina uscivo con una mia
amica di poco più grande, che faceva piccoli sbagli. Mi portò con lei in una
casa, voleva rubare qualche oggetto di valore. Facemmo appena in tempo a salire
una rampa di scale, che venimmo bloccati da un uomo. La mia compagna riuscì a
scappare, io finii in cella. Non parlavo italiano, ma ero tranquilla, mi dicevo:
non ho portato via niente, ora mi rilasciano. Invece, quindici giorni di cella e
ho capito: sequestro di persona, rapimento, stavo impazzendo".
Eppure, lei in quella stanza ci è entrata. Ha accarezzato quella bimba nel
carrozzino, l'ha abbracciata?
"Mai. Non l'ho neppure vista quella bambina. Non siamo entrate in casa, non ci
riuscimmo. Facemmo appena in tempo a salire una rampa di scale che fummo
bloccate, la mia compagna scappò via, io rimasi lì senza immaginare cosa mi
sarebbe toccato vivere".
Poi, mentre lei era in cella, a Ponticelli è scoppiato il finimondo: un
quartiere in fiamme, raid incendiari, un popolo in fuga. Venne a sapere cosa
stava accadendo?
"Lo seppi in cella, me lo dissero le altre ragazze, che
provavano a sostenermi. È stato orribile e assurdo. Sono stati espulsi tutti, in
una notte è stato spezzato il progetto di integrazione che tante famiglie
avevano intrapreso. Non c'erano solo ladri in quegli accampamenti, ma anche
ragazzi che andavano a scuola, c'era mio fratello, i miei parenti: via tutti,
dalla notte al giorno. Hanno trovato una scusa orribile per cacciarci, per
allontanarci. E io sono stata quattro anni e mezzo in cella".
Un mese fa sono stati arrestati alcuni presunti camorristi di Ponticelli: per
"odio razziale" hanno scatenato incendi nel 2010, non volevano gli zingari a
scuola dei loro figli.
"Conosco questa storia. Credo sia molto simile alla mia, perché al di là
dell'episodio che mi ha visto condannata, credo che qualcuno abbia soffiato sul
fuoco, credo che qualcuno aspettasse un pretesto - come il rapimento di un
bambino - per scatenare la guerriglia contro di noi".
Ripetiamo: per i giudici lei è responsabile di quel rapimento, la sentenza è
definitiva, se potesse incontrare la mamma della bimba rapita per pochi minuti,
cosa le direbbe?
"Nutro ancora troppa rabbia per quello che mi è successo, voglio guardare
avanti, niente polveroni polemici".
Cosa fa da quando è libera?
"Voglio ringraziare i miei legali, gli avvocati Liana Nesta e Cristian Valle che
hanno creduto in me e hanno provato a difendermi anche contro i pregiudizi. Ho
trovato attorno a me tanta solidarietà, ora provo a ripartire. Ho vent'anni,
vorrei un lavoro (so fare la parrucchiera), una vita normale da cittadina
napoletana. Nel frattempo, quando posso, faccio anche un po' di volontariato".
In che senso?
"Parlo bene italiano, spesso mi reco in alcuni campi rom dell'hinterland assieme
ad altri volontari, dove cerco di svolgere un ruolo in un più ampio progetto di
integrazione".
È andata anche a Ponticelli?
"No, lì non sono mai tornata. Mi fa troppo male rivedere quei posti, per anni ho
rivissuto dentro di me quella scena, quel cancello che si apre, gli scalini,
l'uomo che mi afferra il braccio, qualcuno che mi chiede di firmare carte che ho
fatto bene a non firmare: perché io quella piccola nel carrozzino, non l'ho
neppure vista una volta in vita mia".
Di Sucar Drom (del 25/05/2008 @ 09:15:17 in blog, visitato 1291 volte)
Napoli, varato il "pacchetto sicurezza"
Varati i primi provvedimenti dal Governo Berlusconi. In evidenza Rom e Rifiuti,
come qualcuno aveva predetto alcuni anni fa pubblicando un libro dal titolo:
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Brescia e Mantova, atti di violenza contro Rom e Sinti
In queste ore continuano le segnalazioni da tutto il Nord Italia di violenze, di
solito verbali, contro le famiglie sinte e rom. Nei supermercati molte famiglie
sono state allontanate mentre facevano la spesa m...
Milano, i Rom chiedono i danni
Ventinove Rom Romeni hanno fatto causa al Comune di Milano, chiedendo un
risarcimento dei danni non patrimoniali subiti in occasione dello sgombero di
via San Dionigi del 5 Settembre scorso...
Corbetta (MI), il Sindaco è serio perchè allontana le famiglia rom
Insultato e aggredito verbalmente durante la manifestazione della Lega Nord di
sabato scorso. Considerato come il principale responsabile della presenza dei
campi rom in città, il sindaco di Corbetta Ugo Parini ha ricevuto in questi
giorni la solidarietà dei ci...
Sicurezza, Bonino: norme rischiano di violare direttive Ue
La vice presidente del Senato ed ex ministro delle Politiche Comunitarie Emma
Bonino boccia il pacchetto sulla sicurezza approvato oggi dal Consiglio dei
ministri, affermando che alcune norme violano le direttive europee, e accusa la
maggioranza di destra...
Ue, Schulz ha alzato il velo sull’Italia
Per fortuna il capogruppo socialista al Parlamento europeo Martin Schulz ha
tolto il silenziatore a quanto stava accadendo in Italia: assieme alla denuncia
della spagnola Maria Teresa Fernandez De La Vega il caso italiano, di violazione
dei diritti umani, e’ diventato un caso europeo. Cosi’ Pia Locatelli,
eurodeputata sociali...
Ue, la direttiva 2004/38
Gran parte delle controversie politiche e giuridiche sulle espulsioni
dall'Italia, spesso annunciate o minacciate, di cittadini comunitari (come
rumeni o Rom rumeni, bulgari o ungheresi) sospettati di alimentare attività
criminali, compiere piccoli furti e organizzare accattonaggio forzato, girano
intorno all'interpretazione d...
Rom e Sinti, minoranze europee
In occasione del dibattito sulla situazione dei Rom in Italia, il Parlamento
Europeo è finito (per una volta) sulle prime pagine di tutti i quotidiani
nazionali. Va detto che per molti aspetti il tono della discussione è parso,
stranamente per lo stile dell'Aula di Strasburgo, molto ...
Rom e Sinti, i commissari straordinari opereranno a livello regionale
I commissari straordinari per l'emergenza “nomadi” richiesti da Roma, Milano e
Napoli opereranno a livello regionale e non solo cittadino e le loro funzioni
potrebbero essere stabilite definitivamente già la p...
Pacchetto sicurezza, un dispositivo ottocentesco nato strutturalmente in crisi
Un primo commento non può esimersi dal valutare questo perseguire in maniera
lucida e maniacale l’idea di una differenziazione del soggetto di diritto, cosa
assolutamente aberrante dal punto di vista della logica costituzionale, con
l’idea per esempio di istituire un co...
Migrantes: non criminalizzate i Rom
I direttori degli Uffici Migrantes delle quindici diocesi del NordEst, riuniti
insieme al Vescovo delegato dalla conferenza episcopale del Triveneto, Monsignor
Luigi Bressan, hanno condiviso alcune riflessioni sulla situazione che si sta
vivendo in Italia nei co...
L'Italia vista dall'informazione estera
Linea dura contro i clandestini, "monsieur" rifiuti e le discariche "zone
militari": le prime decisioni del governo Berlusconi su rifiuti e sicurezza
hanno eco su numerosi siti dei media stranieri, spesso con richiami sulla home
page. Ha un discreto successo anche la notiz...
Il vicino rom
Dal punto di vista dei numeri, non c’è ragione di lamentare "invasioni" di rom e
sinti nel nostro paese. Piuttosto sono assai problematiche le politiche adottate
per la gestione di queste minoranze. Nel migliore dei casi si sono allestiti i
campi nomadi, diventat...
Pax Christi, le comunità cristiane non dimentichino l'Enciclica Pacem in Terris
Lo sgombero del campo rom di via Bovisasca a Milano, il 1° aprile u.s. e ancor
più l'incendio del campo di via Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, il
14 maggio u.s., hanno richiamato la pubblica attenzione, non soltanto sulle
disumane condizioni di vita ...
Per un mondo senza violenza
“Per un mondo senza violenza”. Così la Comunità di Sant'Egidio ha voluto
chiamare il pellegrinaggio che si è tenuto sabato 17 e domenica 18 maggio, al
Santuario della Madonna del Divino Amore. Un titolo significativo, in un tempo
segnato da gravi episodi di vi...
Pacchetto sicurezza? Non ci spaventa!
“Non ci fa paura il pacchetto sicurezza. Il clima esasperato di questi giorni è
il frutto di un'evidente strumentalizzazione. Fra poco l’ondata mediatica si
sgonfierà ed emergeranno le problematiche reali, che potranno essere risolte
solo con il dialogo. Il nostro primo obiettivo sarà quello d'incontrare il min...
Come vivono i Rom e i Sinti nella società italiana?
Un'indagine Soleterre/Axis Market Research finanziata dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri lo ha verificato su un campione rappresentativo in 6
capoluoghi di provincia italiani. Nelle città di Milano, Pavia, Reggio Emilia,
Roma e Torino la Axis Market Rese...
Torino, presidio contro l'intolleranza
Gli episodi recentemente accaduti di intolleranza nei confronti di immigrati e
nomadi a seguito di episodi criminosi e le norme repressive varate dal Governo
ci fanno dire che: il bisogno di sicurezza va difeso e trasformato in regole da
rispettare...
Napoli, i lati oscuri di un presunto tentativo di sequestro
Il caso di Angelica, ragazza Rom accusata del tentato rapimento di una bambina
di sei mesi avvenuto a Napoli, nel quartiere Ponticelli, è una montatura. La
testimonianza di Flora Martinelli, la madre della bambina, del padre di lei Ciro
e dei loro vicini di casa è falsa...
Padova, raduno Rom? Solo una festa di fidanzamento
Nella grande confusione di questi giorni si susseguono gli allarmi. Un raduno di
Rom a Padova per parlare della questione legata ai gravi fatti di Napoli: più o
meno costruita, questa è stata la notizia che diversi esponenti politici e molti
quotidiani locali si sono...
Frattini: presenteremo a Ue progetti per integrare i Rom
Il governo Berlusconi presenterà alla Commissione europea progetti per
l'integrazione dei Rom rumeni, che sotto il precedente governo Prodi non furono
mai chiesti e per cui finanziamenti Ue non furono mai versati...
Ue, Fini nega la grave situazione dei Rom in Italia
Il presidente della Camera Gianfranco Fini, presente alla Conferenza dei
presidenti dei Parlamenti al Consiglio d'Europa, non ha dovuto rassicurare
nessuno dopo le preoccupazioni emerse nei giorni scorsi dall'Europa sul
pacchetto sicurezza e sulla situazione dell'immigrazione clandestina in
Italia...
Sanremo (IM), un clima da caccia alle streghe
Madre denuncia rapimento del figlio di 3 anni da parte dei rom, ma il bimbo si
era solo nascosto. Una madre ha denunciato, stamani, alla polizia il rapimento
da parte di Rom del proprio figlioletto di 3 anni, mentre si trovava all'interno
del negozio di brocante 'Salv...
Roma, Mosca: conferenza territoriale con i Rom
Come primo atto da Commissario straordinario per le popolazioni Rom,
"costituiremo una sorta di conferenza in ogni realtà territoriale, alla quale
prenderanno parte le varie associazioni che si occupano delle popolazioni senza
territorio, i rappresentanti di quelle stesse po...
Roma, Rom: «nessuno ci rappresenta meglio di noi stessi»
Vorrebbero essere gli stessi Rom a rappresentarsi nel dialogo con le
istituzioni. Così i rom del campo Casilino 900 si stanno organizzando per
presentare al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, le loro pr...
Maroni: dall'Europa indebite pressioni
Sono "indebite" le pressioni che vengono da alcuni paesi europei al pacchetto
sicurezza varato ieri dal governo. Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto
Maroni lasciando Palazzo Madama dove ha illustrato a...
Il volontariato critica il “pacchetto sicurezza”
Non è la criminalizzazione dei migranti la chiave per affrontare, né risolvere
il problema sicurezza. Lo affermano le portavoce del Forum del Terzo settore
Maria Guidotti e Vilma Mazzocco...
L'uguaglianza calpestata
Il caso ha voluto che l´annuncio del "pacchetto sicurezza" coincidesse con la
discussione al Parlamento europeo sugli immigrati in Italia, alla quale la
maggioranza ha reagito condannandola come una manov...
Di Fabrizio (del 01/06/2011 @ 09:15:17 in Italia, visitato 1273 volte)
Ho aspettato qualche giorno a riportare la notizia qui sotto. Volevo vedere
che reazione avrebbe suscitato, ma a parte questo link non ho trovato altro.
Provate ad immaginare se le parti fossero state invertite: la campagna stampa
(bipartisan) che si sarebbe sollevata, campi rom dati alle fiamme (come a
Ponticelli), tanti Rom e Sinti onesti costretti a nascondere la loro
appartenenza per continuare a lavorare (e vivere).
C'è una fievole speranza, col cambiamento di vento di questi giorni, che
i miei diventino solo ricordi. A Milano, per esempio: la Moratti nella sua
caccia al voto aveva calendarizzato lo sgombero (senza alternative) di alcuni
campi regolari; col risultato che molti Rom per la prima volta hanno ritirato il
certificato elettorale (e votato Pisapia). Una gran bella festa che ha visto
mischiati Rom e cittadini della zona (se avete un account Facebook,
QUI). Il lavoro di tanti per arrivare a questi risultati. Cittadini come
tutti, finalmente...
Credo fortemente (Rom e Sinti a parte) che una delle letture chiave di queste
amministrative sia proprio nel concetto di "cittadinanza". Chi ha perso,
politiche precedenti a parte, ha continuato a ripetere in campagna elettorale il
tema della divisione tra un NOI e un LORO (cioè: zingari, gay, musulmani ecc.)
alla ricerca del voto moderato. Non riuscendo e non volendo capire che i
moderati, fiaccati da anni di promesse non mantenute, non si ritrovavano più in
questa DISCRIMINAZIONE, primo perché ingiusta e poi perché in questi anni non ha
risolto nessuno dei problemi posti.
Ora dovrà arrivare il momento di uscire da questa continua campagna
elettorale, governare ed affrontare i problemi. Che sono tanti e (non
illudiamoci di bastare a noi stessi), dovranno essere affrontati da tutti,
superando questo clima da "guerra civile a bassa intensità" che ci avvelena da
anni. Il centrosinistra ha dimostrato che se supera le divisioni interne, può
essere un'alternativa credibile. La destra si trova di fronte ad una svolta:
lasciarsi alle spalle le parole d'ordine dello scontro di civiltà (che non
compatta più i moderati, ma solo le frange estreme) ed evolvere in una destra
che sia anche INCLUSIVA (come lo sono anche molti loro parenti europei).
Insisto: per cambiare c'è bisogno di TUTTI. L'editoriale di ieri di
Sallusti è ancora fermo al "...io resto dell’idea che prima li mandiamo via
dalle nostre città meglio è per tutti". Non capisce, non vuole capire, che di
questo passo si prepara un'altra sconfitta.
Un vicino di casa italiano lo aveva rinchiuso in garage
Firenze, 29 mag. (TMNews)
- Un tentativo di stupro su di un bambino rom di cinque anni e' stato sventato
ieri sera per un soffio: le urla del piccolo hanno attirato l'attenzione dei
vicini di casa, che sono intervenuti all'ultimo momento utile. Il reato stava
per compiersi nella cantina di un'abitazione di Sesto Fiorentino, in via
Signorini. Terribile protagonista, un fiorentino di 37 anni, che è stato
arrestato con l'accusa di sequestro di persona, lesioni e violenza sessuale su
un minore.
Il piccolo stava giocando sotto casa, quando l'uomo l'ha adescato per portarlo
in garage, dove l'ha denudato e immobilizzato, per praticargli un'iniezione di
una sostanza non ancora precisata, ma sicuramente allo scopo di stordirlo. Le
urla del bambino sono state udite dai vicini, italiani, che sono accorsi. L'uomo
nel frattempo si e' rifugiato in casa, ma poco dopo è stato prelevato dai
carabinieri. Il minore invece è stato trasportato al Meyer per essere sottoposto
a controlli.
Di Sucar Drom (del 07/09/2012 @ 09:15:14 in blog, visitato 978 volte)
Roma, il "campo nomadi" La Barbuta ha un carattere discriminatorio
Azione legale di ASGI e Associazione 21 luglio: il Tribunale di Roma ha ordinato
lo "stop" agli ingressi delle famiglie rom, sotto accusa procedure di
assegnazione, regolamento discriminatorio e ghettizzazione...
Don Bruno Nicolini è scomparso, il ricordo di Peslingo
Don Bruno Nicolini è scomparso. Questa notizia rattrista moltissimi sinti che
l’hanno conosciuto di persona, specialmente noi sinti di Bolzano. Don Bruno è
stato il primo sacerdote che ci ha portato in casa la grande parola di Dio, io
avevo si o no 5 anni quando l'ho conosciuto...
UNAR: un silenzio assordante!
E' passato più di un mese dal mancato rinnovo del contratto al Direttore
dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziale ed Etniche (UNAR) e tutto
tace. Nessuna notizia dal Dipartimento per le Pari Opportunità sotto la
Presidenza del Consiglio...
Mantova, "Alain e i rom" al Festivaletteratura
Sabato 8 settembre al Festival Letteratura di Mantova sarà presentato il volume
"Alain e i rom", dalle ore 17.45, presso l'Aula magna dell’Università di
Mantova. L'evento vede la presenza degli autori Emmanuel Guibert, Alain Keler e
Frédéric Lemercier con Alberto Sebastiani, esperto di graphic novel...
Mantova, la Strategia "Men Sinti"
L'associazione Sucar Drom ha promosso nella Provincia di Mantova la Strategia
locale "Men Sinti" per attuare le indicazioni della Commissione europea,
contenute nella Comunicazione n. 173/2011. La Strategia locale "Men Sinti" è
stata promossa in un quadro di partnership esteso, su cui si è lavorato nel
2011, per incidere in maniera seria, costruttiva e profonda nella realtà
mantovana...
Sinti e Rom: il glossario
Pubblichiamo una prima bozza del glossario utilizzato dall'associazione Sucar
Drom e dall'Istituto di CulturaSinta. Questa pagina è un work in progress,
ovvero sarà integrata e modificata nel tempo in relazione agli approfondimenti e
agli studi svolti dai membri dell'Istituto di Cultura Sinta e dagli stimoli che
arriveranno dall'esterno...
Di Fabrizio (del 18/12/2011 @ 09:14:50 in media, visitato 1629 volte)
Filippo Facci come scrivevo
più di un anno fa, è uno scribacchino atipico: voltagabbana, a tratti
servile, e con un ego sovradimensionato, ma ammettevo che quando scrive del
tormentato rapporto tra rom, popolazioni autoctone e razzismo lo fa con una
lucidità rara.
Un suo nuovo scritto pubblicato da
Il Post mi conferma questa impressione, e vi invito a leggerlo con
attenzione.
Ma qua, partono i necessari distinguo:
Neanche a me piace l'abitudine, tutta italiana, di schierarsi per forza
tra guelfi e ghibellini. Però... se nell'arco di pochi giorni le
piccole, quotidiane violenze che segnano il NOSTRO rapporto con chi
percepiamo come straniero, hanno due picchi violenti come quelli di Torino e
Firenze, è doveroso interrogarsi sulle cause politiche di quel titolo:
Siamo razzisti? Sì. I vari Berlusconi, Borghezio e
compagnia, avranno pure delle responsabilità nel cambiamento antropologico
in senso razzista dell'Italia. Provo a spiegarmi meglio: il razzismo non può
essere una scusa per giustificare le colpe di chi ha avuto ruoli di
responsabilità negli ultimi decenni, casomai ne è una delle cause.
Non si tratta del gesto di un folle: che sia un corteo di incendiari
(come a Torino, a Ponticelli, a Opera), o si tratti di responsabilità singole (Carreri a Firenzi,
Breivik a Oslo). Si è formato in tutta Europa un quadro che giustifica la
follia, la noia, il bisogno di distinguersi, ad esprimersi in atti violenti
verso determinate categorie, guardacaso Rom, Sinti, stranieri, portatori di
handicap.
Facci scrive "la ragazzetta di Torino è una mitomane che sconfina
nel cretinismo: il contesto disegnatelo voi." Chi reggeva le torce
accese, chi minacciava i giornalisti a Torino, gente matura magari, faceva
parte dello stesso contesto di quella ragazzina. Per comodità li
classifichiamo come mostri, ma i mostri veri sono la camorra, che per
liberare un'area edilizia appetibile ha mandato
in riformatorio senza prove una ragazza madre, e dato fuoco a rifugi di
poveracci. Mostro è chi a Opera aizzò la folla già scalmanata di suo, e
l'anno dopo incassò la carica di sindaco.
Essere zingari è un'aggravante? Ho paura di sì. Facci ha il coraggio di
ricordare come l'immagine della zingara rapitrice di bambini sia una
colossale bufala storica. Se di coraggio di uno scrittore vogliamo parlare,
in fondo non gli costa niente, ma di sicuro non è una posizione comoda per
chi si rivolge a lettori di destra.
Smontato uno stereotipo, però ricade (preso dal suo eccesso di realismo)
in un altro: quello dello zingaro ladro. Si dimentica che di ladri in
circolazione abbiamo un vasto campionario, e che senza scomodare i suoi
compari di casta/classe (non di schieramento, il fenomeno riguarda tanto destra che
sinistra), c'è chi lo fa in maniera
più o meno furba. Sfugge a Facci, come a tanti altri, che non è l'etnia,
ma la condizione di vita. Nel comodo delle nostre case con porte blindate ed
antifurto, siamo pronti ad idealizzare la Palestina, l'Egitto, il Sud Africa
o la Colombia... un giro in quegli slum ci mostrerebbe un'umanità dolente e
piene di speranze che ruba, figlia, si ammala e muore con
percentuali del tutto simili ai Rom e Sinti nostrani. Ma senza andare nel
"terzo mondo", un giro in qualche quartiere USA del "primo mondo"
restituirebbe la medesima realtà. Ma quelli, sono i poveri lontani, i loro
odori e le loro grida diventano innocuo esotismo.
Allora, quello che scandalizza il benpensante, di destra e di sinistra,
non è il furto, ma la sua necessità (che deve anche essere prossima,
altrimenti non se ne accorge). Perché tutti amiamo crederci buoni,
democratici, autosufficienti. Ma il pensionato beccato al supermercato con
due scatolette di tonno nascoste nella giacca, ci porta la miseria allo
specchio, chi ruba per fame in un mondo di prosperità lo fa perché ha sua
volta è stato deprivato (derubato) dei valori occidentali di vita, compreso
il pieno accesso ad istruzione, casa, lavoro, sanità. Invece, fiduciosi nel
NOSTRO progresso, non solo vogliamo essere ricchi, ma pure amati dai poveri, perché così la NOSTRA coscienza (di classe?) non ci pone domande scomode.
Paradossalmente, diventiamo cattivi quando questo ci è negato.
Facci cita il Porrajmos, un olocausto dimenticato e tutto particolare.
Lo fa, sapendo quanto la nostra sia una bontà di facciata, per cui VOGLIAMO
DIMENTICARE i nostri antenati che fecero del Porrajmos, della Shoa, ma anche
dei massacri in Africa e nelle Americhe: non un isolato episodio di
razzismo, ma un sistema pianificato di arricchimento, sterminio e terrore. Ci stupiamo
che qualcuno sia sopravvissuto, emigri perché non abbia più di che vivere e
soprattutto abbia l'ardire di presentare il conto. Cosa che possono fare gli
Israeliani, forti di uno stato e di un esercito mica male, non i Rom e Sinti
che vivono tuttora in eterno dopoguerra. E allora, dagli allo zingaro!
VOGLIAMO DIMENTICARE, e l'abbiamo fatto, come eravamo nel dopoguerra o
quando si emigrava, perché nuovamente ci vergogniamo della povertà. Razzismo
ha tanti significati e radici, questo è quello attuale. Ma ricorda un
articolo del
Corriere (uscito in concomitanza con quello di Facci) che c'è un
ulteriore differenza: il nomadismo. Che secondo il Corriere
può aprire le porte dei cieli (spero che qualche zingaro si sia fregato la
chiave per tempo) e secondo il più realista Facci non ha più ragione di
essere. Il Corriere ricorda come furono nomadi anche gli Ebrei, ma
dimentica che tutti i popoli che diedero vita agli stati moderni lo sono
stati, finché non fecero a botte per trovare una terra dove potersi fermare.
Potersi fermare, non dimentichiamolo, significa avere la possibilità di
cacciare qualcun altro. Non chiamiamolo NOMADE, allora, chiamiamolo
SGOMBERATO. Se ci intendiamo sulle parole, forse saremo già in grado di
intravedere le soluzioni.
Di Sucar Drom (del 27/05/2009 @ 09:13:50 in blog, visitato 1422 volte)
Marsala, si chiude l'inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone
Si avvia a conclusione la lunga e infruttuosa indagine sulla scomparsa di Denise
Pipitone, sparita nel nulla mentre giocava di fronte alla casa della nonna, all'eta
di quattro anni, il 1° settembre del 2004. Denise Pipitone è stata cercata
ovunque,...
Il rischio che si stia sviluppando una cultura xenofoba c’è tutto
"Il rischio che si stia sviluppando una cultura xenofoba c’è tutto". Lo dichiara
don Federico Schiavon (nella foto di Hidden Side), responsabile della pastorale
per i Rom e i Sinti della conferenza episcopale italiana, che aderisce alla
Giornata di preghiera e digiu...
Napoli, il Sindaco: «Hanno colpe anche gli italiani»
«Con tutto il rispetto per chi è morto, ma qualche colpa c’è anche da parte
italiana. Questo ragazzo arrestato è stato sfruttato anche sessualmente.
Questo non giustifica assolutamente nulla, ma permette di non dividere i popoli
in buoni e cattivi». Lo ha detto il sindaco di Napo...
Napoli, in 10mila per ricordare i fatti di Ponticelli
Ad un anno dai pogrom contro i Rom di Ponticelli, e dopo tanti episodi di
intolleranza che si sono succeduti in questi mesi nella città di Napoli, la
Comunità di Sant´Egidio ha promosso una marcia per la pacifica convivenza a
Napoli...
Roma, il 1° giugno scatterà il piano "nomadi"
Lavori e vigilanza nei campi regolari dal 1° giugno, più fondi dal governo per
concretizzare un lavoro che punta «a coniugare legalità e integrazione». Il
piano “nomadi” per Roma entra nella fase dell’applicazione concreta...
Napoli, tra i quartieri Ponticelli e Poggioreale i nuovi tre "campi nomadi"
Sarebbero tutte nell'area orientale della città, al confine tra i quartieri
Ponticelli e Poggioreale, le zone dove verranno allestiti i centri di
accoglienza per i nomadi utilizzando i fondi messi a disposizione dal Governo.
Spazi dove sono in costruzione anche diversi centri comm...
Mantova, presentazione dell'antologia “Il rumore degli occhi”
Sabato 23 maggio, alle ore 18:30 nella sala delle Capriate, in piazza Leon
Battista Alberti(*) a Mantova, verrà presentata l’antologia di racconti “Il
rumore degli occhi” (Edizioni Creativa, Torre del Greco, 2008), opera prim...
Milano, non più sgomberi ma alleggerimenti...
Ieri il Ministro Maroni ha incontrato alcuni Sindaci del Nord Italia, guidati da
Letizia Moratti per discutere redistribuzione dei rifugiati accolti in questi
anni. Nell’incontro, presente anc...
Il progetto su “Etnie e Culture del Mediterraneo” si occupa anche di Sinti e Rom
Pierfranco Bruni (in foto), esperto, del MiBAC, in Storia e Letteratura delle
Minoranze Linguistiche ed Etniche è stato nominato Coordinatore del Progetto
sulle “Culture storiche delle comunità Zingare: dai Rom ai Sinti” e Coordinatore
delle “Presenze culturali della...
Berlusconi e l'ipocrisia razzista
Una tegola pesantissima, anche se attesa, è caduta sul Presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi. David Mills “ha agito certamente da falso testimone da un
lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle
accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingent...
Alghero, sgombero imminente per una famiglia rom
Potrebbe essere solo questione di ore. Nel primo pomeriggio di oggi, infatti,
potrebbe essere dato corso all' ordinanza di sgombero dello stabile di Maria Pia
(in foto), per la famiglia rom che...
Roma, ritorna in servizio il carabiniere che uccise Fabio Halilovic
Pena ridotta di un anno dal Tribunale di Appello per il carabiniere D. S.,
imputato di omicidio colposo e condannato in primo grado a tre anni di
reclusione per aver ucciso un ragazzo rom, Fabio Halilovic di 16 anni che si
trovava a bordo di un'automobile rub...
Pensieri migranti
La discussione di queste settimane sul reato di immigrazione clandestina e in
generale le norme contenute nel “pacchetto sicurezza” mi hanno provocato un
grande senso di rabbia, frustrazione e impotenza...
Roma, la lotta all'abusivismo inizia dalla casa di una famiglia rom
In molti ieri hanno visto sui telegiornali nazionali le scene strazianti di un
Rom italiano che minacciava di tagliarsi la gola con un coltello (in foto) se
fosse stata abbattuta la sua casa, costruita abu...
Immigrati, le vittorie negate
All’opposizione di sinistra piace perdere, manifesta un certo gusto per la
sconfitta. Basti considerare l’insieme delle misure su sicurezza e immigrazione,
messe in cantiere dal governo. Rispetto alle proposte iniziali, l’opposizione ha
incassato un sacco di vittorie, ma non le dichiara. Cito quelle più evidenti.
Sull’iniziativ...
La macchia della razza
Anticipiamo qui alcuni passi dal capitolo finale del libro di Marco Aime La
macchia della razza in uscita da Ponte alle Grazie (pp. 96, euro 8): in forma di
lettera aperta a un bambino rom, uno di quelli cui si vogliono prendere le
impronte digitali, spiega come e perché ...
La belva umana
«Devono solo provare a darmi fastidio. Non si devono permettere. Se toccano la "robba"
mia, se toccano mia madre, mia sorella o la mia ragazza, mi faccio giustizia da
solo. Tanto la polizia che viene a fare. Oggi li mettono in galera, domani
stanno fuori. Io s...
Bolzano, una targa commemorativa in memoria dei Sinti vittime dell’olocausto
Domani 27 maggio 2009, alle ore 11.00, sarà scoperta la targa commemorativa in
memoria dei Sinti vittime dell’olocausto, presso il muro del lager di Via Resia.
L’iniziativa è stata promossa dall’associazione Nevo Drom. Questo sarà un evento
di grande impo...
RAZZISMO SELVAGGIO IN ITALIA - Perdono sempre gli stessi
I gitani italiani, specialmente, e molti altri gruppi gitani del resto del
mondo, si stanno rivolgendo a noi chiedendo aiuto. La maggioranza sono messaggi
angosciati di una comunità allarmata davanti al sopraffacente trionfo della
coalizione politica - alcuni dei partiti che la compongono sono di estrema
destra - guidata da Silvio Berlusconi. Alcuni giorni prima che si producessero
le inqualificabili aggressioni patite dai gitani di Ponticelli (Napoli), per
mano di alcuni scalmanati che han dato fuoco alle loro umili baracche,
un'organizzazione gitana italiana ci diceva: "Noi gitani siamo in pericolo
in Italia. Abbiamo paura delle deportazioni dei gitani in Italia. Per favore -
mi dice - inviate un comunicato al Governo italiano perché rispetti le Direttive
comunitarie".
A nostro parere la paura che esprime il nostro interlocutore non è infondata.
Le ultime dichiarazioni dei nuovi governanti italiani prefigurano ogni tipo di
precarietà. Giudicate voi se non è così: Il nuovo sindaco di Roma, il
post-fascista Gianni Alemanno, annunciò lunedì scorso che la sua prima misura
come sindaco sarebbe stata demolire gli accampamenti gitani. "Procederemo a
smantellare gli accampamenti nomadi che a Roma sono 25": Però i napoletani di
Ponticelli si sono portati avanti. Niente da smantellare. Fuoco purificatore che
è più rapido di montare camere a gas in stile nazi! Umberto Bossi, il leader
della Lega Nord, è euforico. Questo soggetto parla di "caccia" . "Dobbiamo
cacciare i clandestini", ha detto, provocando la sconfitta sinistra italiana.
Come qualsiasi bullo di quartiere ha lanciato il suo proclama di guerra: "Non so
cosa vorrà fare la sinistra, noi siamo pronti. Se vogliono lo scontro, i fucili
sono caldi. Abbiamo 300.000 uomini, 300.000 martiri, pronti a combattere. E non
stiamo giocando. Non siamo quattro gatti".
Però la cosa più triste è che Silvio Berlusconi,
il rieletto presidente del Governo italiano, al vedere i suoi giovani esultanti
salutando in stile fascista, ha confessato: "A vederli, ho pensato: la nuova
falange romana siamo noi".
Alla vista della gravità dei fatti la
UNION ROMANI, riconoscendo il sentire maggioritario dei gitani spagnoli e per la
rappresentazione che si ostenta nella UNION ROMANI INTERNACIONAL, si propone
iniziare le seguenti azioni:
Primo, Denunciare la gravità degli attentati sofferti dai gitani europei
residenti in Italia e chiedere la solidarietà dei cittadini di qualsiasi paese
di fronte alla violenza cieca ed assassina dei razzisti. Per questo
chiediamo che si scrivano lettere dirette al Presidente del Governo italiano,
inviandole direttamente alla sua residenza nel Quirinale (Roma) o alle
ambasciate italiane in ogni paese. (L'indirizzo dell'Ambasciata italiana in
Spagna è il seguente: Calle Lagasca, 98. Código postal 28006 Madrid)
Secondo: Sollecitare il Ministro degli Esteri di Spagna perché si
interessi alla situazione dei gitani residenti in Italia, esprimendo la
preoccupazione della comunità gitana spagnola per la situazione in cui possano
trovarsi i gitani espulsi dalle loro dimore incendiate. Il nostro Governo è
legittimato a fare questa consultazione in base a quanto previsto dalla
Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto
dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e
risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri. Effettivamente,
trattandosi di una Direttiva e non dimenticando che ogni Stato membro può
determinare la miglior forma di applicare le disposizioni del Diritto
comunitario, è obbligatorio esercitare un lavoro critico e di vigilanza dei
Governi perché le misure adottate nei distinti Stati membri conducano ad una
applicazione del Diritto comunitario con la stessa efficacia e rigore con cui si
applicano le norme interne dei suoi rispettivi Diritti nazionali.
Terzo: Chiedere alla Commissione delle Petizioni del Parlamento Europeo
che, con carattere d'urgenza, inizi un'inchiesta sulla situazione che ha
portato la comunità italiana di Ponticelli (Napoli) allo stato di
contrapposizione che soffrono i gitani che vivono in quel luogo.
Quarto: Sollecitare i Gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo che
formulino, con carattere d'urgenza, le precise iniziative parlamentari che
obblighino il Consiglio a chiedere nella Sessione Plenaria di Strasburgo e
Bruxelles sulle misure che il Governo italiano possa aver preso per porre freno
a queste aggressioni e per condannare i colpevoli delle stesse.
Quinto: L'Unión Romaní è convinta che l'immensa maggioranza dei
cittadini italiani - inclusi i votanti di Berlusconi - rifiuta la violenza,
venga da dove venga. Per questa ragione, attraverso la Unión Romaní Internacional,
si propone stabilire, con le organizzazioni gitane italiane, un programma di
mutua collaborazione al fine di mettere in campo le misure adeguate che
garantiscano la difesa di questi cittadini europei che non hanno commesso
alcun delitto se non quello di essere "poveri e gitani".
Sesto: Oggi stesso abbiamo avuto notizia che il Governo italiano si
propone di indurire i mezzi contro l'immigrazione di modo tale che l'essere
"clandestino" sarà un delitto compreso nel Codice Penale. In questo senso, Roberto Calderoli,
nuovo Ministro italiano proveniente dalla Lega Nord, ha dichiarato che per non
essere "clandestino": "Bisogna dimostrare se si è onesti, altrimenti, li si
espelle dall'Italia".
Come Unión Romaní inizieremo i procedimenti per interporre una denuncia
contro il Governo italiano per non adempimento della Direttiva 2004/38/CE
del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto dei cittadini
dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e risiedere liberamente
nel territorio degli Stati membri. Quando venne promulgato a Maastricht,
nell'anno 1992, il Trattato che porta il nome della famosa città olandese, i
Capi di Stato e del Governo approvarono la Dichiarazione 19 al fine di chiarire
le incertezze sull'applicazione del Diritto comunitario. I massimi dirigenti
europei non avevano alcun dubbio che "per la coerenza e l'unità del processo di
costruzione europea, è essenziale che tutti gli Stati membri traspongano
integralmente e fedelmente nel loro Diritto nazionale le direttive comunitarie
di cui siano destinatari nei luoghi disposti alle stesse".
Le Direttive sono lo strumento armonizzatore per eccellenza del Direttivo
Comunitario perché tramite loro si realizza, dice l'art. 94 del Trattato,
l'approccio delle disposizioni legali, regolamentari ed amministrative degli
Stati membri, che incidano direttamente nella stabilità o nel funzionamento
dell'Unione Europea.
Settimo: Per terminare proponiamo di elevare la nostra
preoccupazione per la magnitudine e la gravità di questi accadimenti di fronte
alle istanze internazionali più rappresentative. Così faremo di fronte al
Consiglio d'Europa, davanti all'Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa (OCSE) e davanti alla Commissione per i Diritti Umani
delle Nazioni Unite.
Una volta ancora reclamiamo la solidarietà di tutti i democratici di Spagna e
d'Europa. Nessuno può farsi giustizia da solo, perché quando ciò succede perdono
sempre gli stessi: i più poveri, i più indifesi, quelli per cui non ci sono
diritti, nella maggioranza dei casi, di essere lettere stampate su carta
bagnata. Abbiamo bisogno del calore umano della società,per questo domandiamo
l'appoggio di tutti i democratici europei a difesa dei Diritti Umani di quanti,
essendo innocenti, si vedono aggrediti, vilipesi e stigmatizzati per delitti che
non hanno commesso. Per terminare, come proprio riconosce la Commissione, ogni
espulsione "deve essere motivata dalla situazione individuale" di persone
specifiche, e non "deve significare un'espulsione di gruppo" di collettivi
rispetto alle loro origini geografiche.
Speriamo che il fuoco di Ponticelli purifichi ed elimini l'odio e
l'intolleranza che tante volte sono stati il germe delle più gravi tragedie
nella storia d'Europa.
JUAN DE DIOS RAMÍREZ HEREDIA - Presidente de la Unión Romaní
Di Fabrizio (del 01/09/2012 @ 09:12:44 in Italia, visitato 959 volte)
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
Fanpage.itLa ragazza rom accusata del tentato rapimento di una neonata torna
a Ponticelli, dove nel 2008 una folla inferocita aveva assaltato e incendiato i
campi della zona e costretto centinaia di persone a fuggire. Angelica racconta
ai microfoni di fanpage.it la verità su quello che accadde in quei giorni.
Angelica Varga torna per un giorno a Ponticelli. La giovane rom accusata del
tentato rapimento di un neonato nel maggio del 2008 quando aveva appena 15 anni:
episodio che scatenò la violenza razzista ai danni della comunità rom, gli
incendi e il pogrom di anziani, donne e bambini. Angelica è stata condannata a
quattro anni di reclusione, trascorsi tra il carcere minorile di Nisida e una
casa famiglia della provincia di Napoli. A fine maggio ha scontato la sua pena
ed è tornata libera. Ha deciso di parlare ai microfoni di fanpage.it e raccontare
la sua verità. Nega l’accusa di rapimento e racconta la sua versione dei fatti.
Lo fa tornando proprio in via Argine, per un giorno, davanti agli ex campi dove
vivevano centinaia di suoi connazionali.
Prova a cacciare le paure e guardare quei campi incendiati dall’ignoranza e
dagli affari criminali. In un italiano impeccabile, Angelica parla del suo
passato e del suo futuro, riannodando i ricordi che aveva provato scrivere in un
diario mentre era in comunità. Napoli, i magistrati che l’anno giudicata "era
solo una bambina", gli operatori sociali e i volontari che l’hanno accolta e
sostenuta, il popolo Rom, sono solo alcuni dei temi che affronta. E poi la "pena", quella
"dentro e fuori al carcere", afferma, "è la prima cosa che mi
viene in mente ricordando questi anni". Eppure Angelica non si arrende e guarda
al futuro. Tornerà in Romania per riabbracciare la sua famiglia e sua figlia che
oggi ha cinque anni. A nemmeno vent’anni, la giovane originaria della
Transilvania rivendica il diritto a una vita per "provare almeno ad assaggiare
la felicità".
Eppure, prima di partire, sa di lasciare un pezzo di sé in Italia. Il nostro
Paese non ha esitato a condannare una ragazzina di 15 anni e deve fare ancora i
conti con la xenofobia, con la povertà e con le paure verso culture diverse.
- Perché il genocidio dei Rom sotto il nazismo - il Porrajmos - che fece circa
mezzo milione di vittime tra questo antico popolo europeo, è ancora oggi in
parte uno sterminio dimenticato?
I Rom continuano oggi a subire stereotipi culturali simili a quelli che hanno
subito nel corso della Storia. Nella mentalità comune, lo "zingaro" è ancora
percepito come "asociale" o "nomade", presunte "tare" su cui i nazisti
imbastirono la loro teoria della "razza zingara". La rimozione del genocidio dei
Rom ha varie cause, storiografiche ma anche politiche. La Germania post-bellica
ha fatto di tutto per cancellare la radice razziale della persecuzione degli
"zingari", derubricandola a una semplice operazione di pubblica sicurezza per
via della loro presunta "pericolosità" (mistificando la legislazione nazista).
Cioè, ai sopravvissuti rom e sinti furono negati i risarcimenti e questa
rimozione durò fino alla fine degli anni '80, quando alcuni studiosi tedeschi
rivalutarono gli archivi del regime nazista che facevano chiari riferimento alla
"razza zingara". Il Porrajmos fu riconosciuto solo nel 1989 dalla Germania come
genocidio di stampo razziale. La legge relativa al Giorno della Memoria in
Italia attualmente ricorda correttamente la specificità della Shoah ma per
adesso non è stato inserito alcun riferimento al Porrajmos (il Parlamento ha
ricordato l'internamento dei rom e dei sinti nei campi di concentramento solo il
16 dicembre 2009).
- Gli storici non si sono interessati alla questione della persecuzione dei Rom
sotto il Terzo Reich, nemmeno dopo la fine della guerra?
Sì, ma solo tardivamente, tanto in Germania quanto in Italia. Anche tra gli
storici erano ed a volte sono presenti clichés sui nomadi pericolosi. Il
genocidio dei Rom è inoltre una questione storiografica complessa. Studiare il
Porrajmos a fianco della Shoah, senza con questo banalizzare o tanto meno negare
la centralità e la specificità di quest'ultima, significa rischiare di entrare
in attrito con chi propone l'idea di una unicità della Shoah; (e della sua
incomparabilità con qualsiasi altro fatto storico). La mia tesi è che esiste
invece un parallelismo nel totale annientamento che i nazisti riservarono a
questi due popoli considerati "razzialmente inferiori"; Porrajmos e Shoah sono,
purtroppo, tasselli dello stesso evento, l'uno getta luce sull'altro, ed
entrambi sono crimini contro l'umanità intera.
- Parallelamente alla "razza ebraica" i nazisti avevano infatti teorizzato una
"razza zingara", anch'essa "geneticamente inferiore" e da eliminare. Ci spiega
meglio come questa "classificazione" razzista fu elaborata?
La legislazione nazista si nutre della percezione popolare negativa dello
zingaro nomade. Già nel 1935 le Leggi di Norimberga, anche se non li menzionano,
furono applicate anche agli "zingari" (termine allora usato per chiamare i rom e
i sinti), deprivati dalla loro cittadinanza tedesca. Dal 1936, tutti gli zingari
vengono internati nei campi di sosta forzata e poi dal 1938 allontanati e
deportati in massa all'Est, in vagoni speciali aggiunti a quelli degli ebrei. In
quei campi di concentramento lavorava l'Unità di Igiene Razziale (e di Ricerca
biologica) del Reich, diretta dallo psichiatra infantile Robert Ritter, che
effettuava pseudo "studi zingari". Da misurazioni antropometriche sui circa
20.000 internati, la sua squadra faceva derivare delle caratterizzazioni di tipo
morale e psichico dell'intero gruppo. Gli "zingari" sarebbero stati razzialmente
"inferiori" perché portatori del carattere ereditario dell'"istinto al
nomadismo" che causava la loro consequenziale "asocialità", una "piaga" da
sradicare. Nel 1938, sulla base delle ricerche di Ritter, Himmler equipara la
Zigeunerfrage, la "questione zingara", a quella ebraica, per via della radice
razziale. Tra il 1938 e il 1942, il Reich pianifica le tappe cruciali per
"risolvere" la questione con la stessa logica razionalista del "trattamento
speciale" degli ebrei. Prigionia nei campi di concentramento, esecuzioni di
massa dalle Einsatzgruppen, ricorso ai gaswagen (camion della morte), fino al
decreto del 16 dicembre del 1942 (Decreto di Auschwitz), che progetta la
deportazione e lo sterminio di chiunque risultasse di "sangue nomade". Nel
vernichtungslager (campo di sterminio) di Auschwitz prende il via la "soluzione
finale" dei 23.000 Rom detenuti e si chiude la fase finale della persecuzione
razziale dei Rom, che mirava al loro annientamento totale. I nazisti
sterminarono circa mezzo milione di rom e sinti, circa un terzo degli Zingari
che vivevano in Europa, l'80% nell'aerea dei paesi occupati.
- Durante tutto il regime nazista, dunque, sugli zingari usati come cavie,
furono effettuati atroci sperimenti pseudo-scientifici, particolarmente atroci,
dai medici nazisti; come mai questi non furono mai processati?
Su quelle "vite indegne di essere vissute" furono attuati dal 1934 alla fine del
regime (in particolare nell'operazione eutanasia T4) mostruosi esperimenti, come
sterilizzazione coatta, esperimenti eugenetici e test dei primi gas, su donne e
soprattutto bambini zingari. Quegli pseudo-scienziati non solo non vengono
processati nella nuova Germania, ma vengono lodati come "esperti zingari" e
continuano ad esercitare in cliniche private. Non processarli andava di pari
passo con la rimozione ufficiale del genocidio di stampo razziale. Rare sono
state le voci di sopravvissuti rom o non furono credute né ascoltate. Inoltre,
per alcuni gruppi rom e sinti, non si deve parlare dei morti, perché parlarne
sarebbe trattenerli in vita; questa scelta di non raccontare deriva da questo
specifico rapporto con la morte, ma questo è vero solo per alcuni gruppi ed è
comunque un tratto in evoluzione recentemente. Ma in nessun modo si può
accollare la dimenticanza di questa tragedia a quel popolo; bensì a qualcosa di
profondamente radicato nella cultura delle società tecnologicamente avanzate nei
confronti degli zingari.
- Anche il fascismo italiano istituirà campi di internamento riservati ai Rom?
La ricerca sui campi fascisti è relativamente recente; venne avviata meno di 20
anni fa, quando fu rintracciata la circolare del Ministero dell'Interno dell'11
settembre del 1940 che ordinava il rastrellamento e l'internamento di tutti gli
zingari, in vari campi sul territorio italiano. Oggi, grazie alle liste degli
internati, sappiamo che furono tre i campi fascisti "riservati" agli zingari
(Agnone, oggi in provincia d'Isernia, Tossicia, provincia di Teramo, e Prignano
sulla Secchia in provincia di Modena). L'internamento si basava sulla ricerca
razziale fascista, elaborata in particolare da Renato Semizzi (un docente di
Medicina Sociale) e dal giovane antropologo Guido Landra: lo stesso che elaborò,
su indicazione di Mussolini, il manifesto della razza. In alcuni articoli
comparsi su La difesa della Razza, i due studiosi affermavano la pericolosità
dei rom e dei sinti in relazione alla loro componente psichica deficitaria, un
elemento legato anch'esso a connotazioni di stampo razziale che si richiamavano
ancora una volta al nomadismo e all'asocialità insiti nel "sangue zingaro".
- Oggi il "Piano Nomadi" non mostra una sconcertante continuità con questo
passato di emarginazione?
Affronto questo tema in "Tra inclusione ed esclusione. Una storia
dell'educazione dei rom e dei sinti in Italia" (Unicopli, 2009), dove studio la
continua rieducazione etnica di questa minoranza, dal fascismo all'odierno
decreto Sicurezza. Oggi ovviamente i campi rom non sono in sé campi di
internamento. Ma continuare a parlare di "campi", applicare a queste persone gli
stessi concetti di asocialità e nomadismo di allora, significa pianificare
soluzioni di emarginazione. Fuori dalle città, dai servizi, dai collegamenti: e
più sono allontanati, più vengono usati dalla politica come capro espiatorio su
cui indirizzare le colpe dei mali della società odierna. Quello che si intendeva
allora per "razza", si sostituisce oggi per la loro presunta "cultura" di
gruppo, con ragionamenti che non sono molto diversi dal passato. La soluzione è
progettare l'uscita dai ghetti, e progettare, insieme a loro, soluzioni
abitative diverse. Loro sono organizzati e auto rappresentati, devono essere
coinvolti nei progetti che li riguardano.
- Teme la riapparizione di fenomeni di razzismo anti-Rom, in tutta Europa, che
da noi hanno il volto dei tentati pogrom di Ponticelli e Torino?
Ovunque nel continente europeo cresce l'antiziganismo. In Italia, quando un rom
o un sinti viene incolpato, prima ancora del processo, il campo viene distrutto
o spostato ed esplodono proteste popolari. Nella società serpeggia quella paura
del diverso, che si traduce in forme estreme di violenza, i Rom essendo la
diversità in assoluto. Considerati, agli occhi della società maggioritaria,
non-cittadini da fare vivere ai margini: ogni azione nei loro confronti viene
considerata quasi lecita. La nostra cultura dovrebbe finalmente confrontarsi con
i Rom e con la rimozione della loro tragedia; la conoscenza del Porrajmos
(ancora assente dai manuali scolastici) permetterebbe di combattere l'antiziganismo.
* ricercatore presso Università Telematica L. Da Vinci
di Chieti), ha pubblicato, tra gli altri, il volume "Altre tracce sul sentiero
per Auschwitz" (Ed. Cisu)
Di Fabrizio (del 17/03/2009 @ 09:11:27 in Italia, visitato 1177 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Il Manifesto, 14 marzo 2009 - Politica e società di Cinzia Gubbini
Sta bene, sta imparando a leggere e scrivere e ormai parla un buon italiano.
Angelica V. compirà 17 anni a novembre, e da più di un anno ormai è rinchiusa
nel carcere minorile di Nisida, Napoli: è lei la prima rom ad essere stata
condannata in Italia per aver tentato di rapire un bambino, il pregiudizio che
da sempre insegue i rom in tutto il mondo. E' dal suo caso - che secondo il suo
avvocato difensore, secondo le associazioni che hanno seguito il processo di
primo grado, è ancora tutto da chiarire - che partirono i pogrom di Ponticelli,
capaci di far sparire in un paio di giorni i rom da quell'area, come da anni i
comitati cittadini tentavano di fare.
Angelica è rimasta sullo sfondo di una storia molto più grande e complicata,
che mette insieme razzismo, camorra, politica. A lei sono rimasti tre anni e
otto mesi di carcere da scontare, secondo la sentenza del Tribunale dei minori
del 13 gennaio scorso. Ieri è andata a trovarla un'attivista dell'associazione
Everyone, Giancarlo Ranaldi: "Angelica è tranquilla, e finalmente è riuscita a
tornare in contatto con un membro della sua famiglia, così può informarsi sulla
sua bambina". Perché anche Angelica è mamma. Sua figlia ha un anno e mezzo e
vive in Romania con i nonni, in una cittadina vicino Bistrita, nel nord-ovest
del paese. Anche Angelica viveva lì fino ad aprile, quando è venuta in Italia
con il marito e altri due parenti e si è stabilita a Ponticelli. Viveva di
elemosina, ma anche di furti. Giusto due giorni prima del presunto tentativo di
rapimento aveva già rischiato di essere linciata da un gruppo di abitanti,
perché era stata sorpresa in un appartamento. L'aveva salvata una pattuglia
della polizia. "Possibile che dopo due giorni da quell'episodio si sia andata a
ficcare in una situazione tanto pericolosa come il tentativo di rapire un
bambino?", si chiede Giancarlo. Lui che ci ha parlato ha avuto l'impressione che
sia una ragazzina come tante, allegra ieri perché era venerdì, il giorno della
telefonata. "Mi ha detto che vive aspettando il venerdì, quando può chiamare a
casa. Ma è ancora molto spaventata e mi ha detto di soffrire molto per la
lontananza di sua figlia e di suo marito". Giancarlo le ha anche chiesto se le
servissero soldi "ma mi ha risposto di no - racconta - perché in carcere le
hanno dato un lavoro e riceve una piccola paga. Me lo ha detto con orgoglio".
Il 7 maggio l'appello. L'avvocato Chirsitian Valle aveva denunciato la
parzialità del processo di primo grado. "Stiamo seguendo da vicino il caso -
dice Roberto Malini di Everyone - e anche il presidente dell'Union Romanì, Juan
De Dios Ramirez Heredia, che è avvocato, e potrebbe indossare di nuovo la toga
per difenderla".
Campania. La commissione del senato per i diritti umani in sopralluogo a
Giuliano. Mentre il campo napoletano di Poggioreale ribolle
Ieri una delegazione della commissione del senato per i diritti umani è
sbarcata a Napoli e ha girato per il campo di Giugliano, nella Terra dei
fuochi. Di fronte alle condizioni di degrado e disumane in cui vivono i
nomadi ha sottolineato "l'irresponsabilità dell'amministrazione giuglianese
nel collocare un'area di sosta attrezzata per 75 famiglie in un luogo evidentemente pericoloso per la salute". L'improvvisata delle istituzioni
arriva a tre giorni dalle tensioni verificatesi nella baraccopoli vicino
al cimitero napoletano di Poggioreale. Una storiaccia, come spesso
capita. Una ragazzina di 16 anni ha infatti raccontato (presentando
denuncia in un secondo momento) di essere stata palpeggiata da due membri
del campo. Martedì notte i parenti hanno tentato subito di farsi giustizia
da soli ed è partita una fitta sassaiola contro le baracche. Il giorno dopo
i rom, per timore di nuove rappresaglie, come avvenne con gli incendi a
Ponticelli nel 2008 e più recentemente a Scampìa, hanno preparato i
bagagli e tentato di raggiungere altri accampamenti. Un disastro perché
vicino al cimitero vivevano in centinaia, con numerosi bambini iscritti a
scuola.
In tutto si stima che la comunità napoletana conti 6mila persone e 450
minori. Sulle condizioni della struttura vicino al cimitero è inutile
soffermarsi, i piccoli a piedi scalzi giocavano nel fango, le fogne erano a
cielo aperto, mancavano acqua corrente, luce, gas e la sera, complici i
napoletani, la zona diventava luogo di sversamenti di ogni genere.
Le famiglie si sono spostate dove potevano, Gianturco e Giugliano appunto,
un posto in cui le condizioni sono se possibile anche peggiori: "La zona si
trova all'interno della Terra dei fuochi, circondata da discariche e
fortemente contaminata", hanno spiegato dalla delegazione. Proprio
qualche giorno fa sono state sequestrate diverse aree e culture perché
avvelenate da sostanze tossiche.
"Quello di Poggioreale è l'ennesimo sgombero indotto - si sfoga Antonietta
dell'Opera Nomadi - l'ultima dimostrazione dell'atteggiamento di questa amministrazione che con vuoti interventi si è resa corresponsabile di
questa situazione". All'Opera Nomadi, i volontari che quotidianamente
lavorano per garantire l'integrazione, hanno una teoria tutta loro su quanto
avvenuto: "Il presunto palpeggiamento - dicono - è stato organizzato ad
hoc perché è trapelata la notizia di un 'presunto' campo da attrezzare
nella zona".
Le istituzioni, come confermato dal vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano,
starebbero allestendo da almeno un mese piccole case vivibili e con tutti i
confort. "Ora cosa si attende che succeda la stessa cosa in altri
insediamenti spontanei della città? - si chiede Antonietta - Ci auguriamo
di no sperando che questa volta si inizi a lavorare seriamente, dando
priorità all'umanità delle persone coinvolte".
Di sicuro il problema esiste ed è serio, anche perché gitani, rom rumeni o
provenienti dalla Jugoslavia continuano ad arrivare.
In molti hanno trovato anche piccoli lavori. Tutti conoscono la storia di Sarita e Susanna che vendevano accendini nel centro storico e ora sono
sposate con dei napoletani. Molti trovano buoni affitti nei bassi un tempo
abitati dai napoletani.
Antonietta batte sul ripristino di via del Riposo vicino a Poggioreale: "Il
comune ora deve continuare ad attrezzare e trasferire i rom nel territorio in cui vivono ormai dal 2006 dove, nonostante, le mille
difficoltà i bambini vanno a scuola e continueranno a farlo. Così come i
loro genitori - conclude - sono riusciti nel corso degli anni a costruire
forme relazionali con il territorio e con tutte le strutture interessate
e presenti in quel luogo. Mi riferisco anche al presidio sanitario".
Al momento sulla demolizione della baraccopoli è braccio di ferro tra
Sodano e il presidente della IV municipalità Armando Coppola che voleva
procedere con delle ruspe private per radere al suolo le 300 dimore di
fortuna. Il vice sindaco fa la voce grossa perché bisogna rispettare le
procedure. Nel frattempo intere famiglie vagano da un campo all'altro.
Di Fabrizio (del 14/09/2013 @ 09:09:17 in Europa, visitato 1176 volte)
Ero partito con tanti dubbi e con tante domande: sarebbe riuscito un attivista
per i diritti LBGT a integrarsi all'interno di un' iniziativa internazionale che
ha visto la partecipazione di oltre 400 Rom da tutta Europa?
Inoltre portavo dentro di me la terribile esperienza dei fatti di Ponticelli del
maggio 2008. Già all'epoca sapevo da che parte stare, ma i Rom, li avevo
conosciuti solo "a distanza” e tutto quello che avevo fatto e le posizioni che
avevo preso contro quei terribili atti furono piuttosto dovute al mio attivismo
politico che non ad un coinvolgimento reale.
Cosa sarebbe cambiato quattro giorni dopo la mia partenza per Cracovia era una
scommessa di cui non conoscevo l'esito. E così il 31 luglio siamo partiti con il
resto della delegazione della Rete Near e appena arrivati abbiamo incontrato il
resto della delegazione italiana. Già questo primo e semplice incontro è stato
per me una sorpresa, mi son sentito da subito accolto e come se fossi a casa.
Ho scoperto, tra le tante cose che ignoravo, che c'è un forte senso di famiglia
nella comunità rom, ed io volevo farne parte. Due giornate sono trascorse tra
vari Workshop, per i quali ci siamo dovuti dividere in gruppi.
Workshop sui diritti umani, sull'attivismo, sulle strategie d'azione, sul
genocidio del 2 agosto. Una produzione immane di lavoro per l'organizzazione, un
imbarazzo enorme per me che dovevo scegliere a quale partecipare. Il primo
agosto si tiene una importante conferenza all'università con la partecipazione
di tutto il maxi-gruppo, alla presenza di autorevoli esponenti della comunità
rom internazionale e di esponenti del consiglio d'Europa. Ma sono sempre i
giovani rom a farla da padrone, in particolare le ragazze rom, con il loro
inglese perfetto che moderano, con tempi europeissimi, la discussione dei
convenuti.
La conferenza è l'occasione per un componente della nostra delegazione (Juliò),
per fare un intervento sulla necessità di essere tutti uniti e di combattere
insieme contro tutte le discriminazioni, quale che ne sia il motivo.
Mi è sembrato di aver ascoltato Martin Luther King, applausi copiosi per lui e
un manuale Compass seconda edizione nuovissimo tutto per me, in omaggio, preso
sul banchetto all'esterno dell'aula.
Il 2 Agosto ci siamo svegliati prestissimo, è stata la giornata più intensa. La
nostra visita ad Auschwitz e Birkenau. Avevo già visitato il campo di
Sachsenhausen in Germania nell'ambito di una conferenza internazionale lgbt, ma
questa volta era diverso. Questa volta non c'erano solo i nostri triangoli rosa
sullo sfondo ma tante Z nere. Ancora una volta ho rivissuto l'orrore della
lucida follia nazista che a tratti, per la sua esagerazione mi sembrava quasi
surreale. Dopo la visita al campo, presso Birkenau, abbiamo tenuto la cerimonia
di commemorazione, un altro momento molto intenso, non tanto per il rito in se,
ma perché per me è stato il momento per digerire ciò che avevamo visto poco
prima, insieme al campo sconfinato ricolmo di camini, pali di filo spinato
elettrificato e la polvere stessa che si alzava da terra e tornava a cadere come
in un non-luogo dove il tempo sembrava essersi fermato a 69 anni prima a quella
terribile giornata del 2 agosto 1944 che adesso sentivo un po anche mia.
Le varie notti passate in albergo con il resto della delegazione, che ormai
sentivo sempre più come una comitiva, sono trascorse tra sorsi di vodka polacca
e qualche racconto e interscambio fra la cultura rom e la comunità lgbt; quelli
per me sono stati momenti molto interessanti, al pari di tutto il resto o forse
con una importanza ancora maggiore per via del fatto che ho imparato delle cose
che assolutamente ignoravo e che mi porterò per sempre dentro. La parte peggiore
ovviamente è stato il ritorno a Napoli, seppur credo di aver lasciato un
pezzettino di me laggiù.
La tristezza legata al ritorno è mitigata soltanto dal ricordo dei momenti da
poco trascorsi e dalla consapevolezza che qualcosa è cambiato. Siamo partiti con
delle idee, ma siamo tornati con la consapevolezza che fare qualcosa è
necessario.
Quello che abbiamo visto li, quel 2 agosto, rischia di continuare a sopravvivere
nelle discriminazioni che quotidianamente vengono perpetrate nel mondo, alle
quali noi tutti ci dobbiamo opporre.
Rom, ebrei, omossessuali, disabili, oppositori politici, noi tutti abbiamo avuto
un triste destino comune, ma insieme possiamo scrivere ancora un futuro luminoso
e brillante come tutti i colori della nostra bandiera.
Perchè i colori da soli sono solo sfumature, insieme diventano arcobaleno!
Ora che abbiamo visto non dimenticheremo.
DIK I NA BISTAR!
Fabrizio Sorbara
Sono Fabrizio Sorbara. Ho 27 anni e studio Sociologia a Napoli, dopo aver
frequentato Scienze Politiche. Faccio parte del”Arcigay dal 2007. Ho partecipato
al movimento studentesco dell'onda come responsabile del mediacenter di
unionda.it. Nel 2009 sono stato eletto Presidente di Arcigay Napoli. Nell'estate
del 2010 sono stato tra gli organizzatori della manifestazione nazionale "Napoli
Pride 2010" e nel 2011 sono stato eletto come primo presidente del Coordinamento
Campania Rainbow, raggruppamento di associazioni glbtqi a livello regionale.
Durante il XV Congresso Nazionale di Arcigay sono infine stato eletto in
segreteria nazionale con la delega giovani e scuola.
Arcigay è un'associazione senza scopo di lucro, nata nel 1985, che opera su
tutto il territorio nazionale la realizzazione dell'uguaglianza tra individui a
prescindere dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere. Le sue
attività includono informazione, prevenzione, e difesa dei diritti della
comunità lgbt (lesbica, gay, bisessuale e trans) e opera per la crescita e la
diffusione delle sedi locali che agiscono a livello regionale, provinciale e
cittadino. Arcigay collabora con altre associazioni non governative italiane ed
europee e con le principali istituzioni nazionali ed internazionali.
Di Sucar Drom (del 17/05/2008 @ 09:09:15 in blog, visitato 1600 volte)
(BS), una madre chiede giustizia
Pubblichiamo la straziante lettera appello di Nadia Cari, sinta italiana, a cui
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Bologna, Alexian Group in concerto
Un mese di eventi sull'ambiente e l'immigrazione. Terza edizione della rassegna
"cose di questo mondo - le città di oggi e di domani" organizzata da Quartiere
Savena e Scuola di Pace di Bologna per raccontare i diritti umani, l'ambiente e
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Napoli, si apre la caccia al rom
La guerra al rom è appena cominciata e si contano già un accoltellato (non
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Reggio Emilia, "tolleranza zero" per i clandestini
Certezza dell'espulsione, più potere agli enti locali con i quali bisogna
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Sicurezza, Maroni ha pronto il suo pacchetto
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Immigrazione clandestina, la Bonino boccia l'idea balzana di Maroni
Istituzione del reato di immigrazione clandestina: questa la proposta del neo
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previsto per la fine della settimana prossima. Il ministro chiederà anche più
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Unimpresa, basta con la criminalizzazione dei rumeni
Associare il problema della criminalità in Italia alla Romania o ai romeni è
«profondamente sbagliato e controproducente». Lo sostiene il presidente di
Unimpresa, l'Unione delle imprese italiane in Romania, Stefano Albarosa, che,
sottolineando che «il rapporto bilaterale Italia-Romania è un patrimonio che va...
Novara, moltov contro il "campo nomadi"
Alcune bottiglie molotov sono state lanciate la notte del 10 maggio contro il
“campo nomadi” di via Fermi, a Novara, che ospita una trentina di roulotte di
Rom polacchi. Le molotov non hanno causato nessun danno perchè era appena
terminato un violento temporale...
Napoli, Rom trasferiti e protetti dalle Forze dell'Ordine
Un centinaio di Rom che erano ancora rifugiati nel campo di via Malibran, nel
quartiere Ponticelli, alla periferia di Napoli, sono stati trasferiti poco fa ed
accompagnati in una destinazione per il momento sconosciuta, sotto scorta delle
forze dell'ordine...
Ue, presto un documento guida
La Commissione europea varerà, il prossimo 25 giugno, un documento dedicato alla
popolazione Rom in Europa e ai gravi problemi di integrazione e di natura
socio-economica e sanitaria. Lo ha comunicato oggi a Bruxelles il commissario
per il Fondo s...
Zingari, ebrei e bambini rapiti
Tornano in questi giorni, a proposito dei Rom, le infamanti accuse di rapimento
di bambini. Accuse false, inventate e drammaticamente simili a quelle che, solo
pochi secoli fa, colpivano gli ebrei: cerchiamo di ricostruire brevemente le une
e le altre, sul filo de...
Una situazione da stato di emergenza
Gli insediamenti rom intorno a Ponticelli ora sono deserti, dopo che una giovane
rom minorenne è stata accusata di tentato sequestro di una bimba di sei mesi
dalla sua abitazione del quartiere napoletano.
Gli insediamenti della zona sono stati presi d'assalto tra gli applausi
arrabbiati e contenti degli abitanti del quartiere, le case sono state bruciate,
i Rom o...
Rom, il capro espiatorio ideale
Ormai è sui rom che si concentra l'intero problema sicurezza. O meglio è su di
loro che si prepara a scaricarsi come una folgore. Col consenso di tutti. Resi
indifendibili, sicuramente indifesi: il capro espiat...
Frattini, l'Italia chiederà i fondi Ue a favore dei Rom
“L'Italia è fino ad ora l'unico Paese che non ha chiesto fondi europei per
programmi di integrazione dei rom: il governo Berlusconi li chiederà subito,
come ha fatto la Spagna che ha ottenuto 60 milioni di euro negli ultimi cinque
anni”. Lo ha annunciat...
La criminalizzazione dei Rom
Sembra che l’allarme criminalità in Italia sia dovuto solo alla presenza dei
Rom. Ovviamente non è così (anzi). Ma il centrodestra ha battuto molto su questo
tasto in campagna elettorale e per cui capisco che debba dare un “segnale forte”
nei primi atti ...
Consiglio d'Europa: no ai commissari straordinari per i Rom
“La decisione di dotare i prefetti di poteri speciali per quanto concerne
specificatamente la comunità rom e di istituire la figura di un commissario
nazionale per gestire l'emergenza rom si fonda su pregiudizi e non fa che
perpetuarli”. Questa l'opinione ...
Maroni, no ad espulsioni di massa
Pacchetto sicurezza all'esame del Colle, mentre - tra le misure - spunta
l'ipotesi di maxi pattugliamenti misti forze di polizia-esercito nelle città.
Purtroppo l'idea del commissario all'emergenza rom fa proseliti, tanto che, dopo
Milano, la nuova figura sarà istituita anche a Roma e Napoli, mentre il sindaco
di Torin...
Sinti e Rom in Italia
Oggi in Italia i Sinti e i Rom, denominati “zingari” e “nomadi” in maniera
dispregiativa ed etnocentrica, sono oggetto di discriminazione, emarginazione e
segregazione anche all’interno delle stesse associazioni pro-rom/sinte. La
discriminazione è est...
Comunità ebraiche, a Napoli atti di discriminazione
“L'indiscriminata espulsione di massa di un gruppo etnico potrebbe forse
produrre momentanei consensi e una breve ed effimera illusione, ma ben presto la
vera natura discriminatoria di un simile atto emergerebbe con chiarezza e
verrebbero messi a nudo tu...
Nisida, Nisida... così vicina così lontana
Ciao amica mia, dicono che il carcere di Nisida pare uno scoglio in mezzo al
mare, che ci hanno fatto pure le cartoline, ma sempre carcere resta… con le
mura, le chiavi e le sbarr...
Napoli, «è la nostra pulizia etnica»
All’inizio è soltanto una colonna di fumo, un segnale che nessuno collega allo
sciame di motorini che attraversano sparati l’incrocio di via Argine, due
ragazzi in sella a ogni scooter...
Il triangolo nero
Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e
intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne, aderisci anche tu...
I Kalè chiedono al Governo italiano di difendere i Sinti e i Rom
Los gitanos italianos especialmente, y muchos otros grupos gitanos del resto del
mundo, se están dirigiendo a nosotros pidiéndonos ayuda. La mayoría son mensajes
angustiados de una comunidad asustada ante el triunfo aplastante de la coalición
polít...
Napoli, leader del PD fomenta atti di razzismo
Non cerca di nascondersi dietro un dito Giuseppe Russo, consigliere regionale
del Partito democratico. Rivendica anzi un ruolo di primo piano nell'ideazione e
nella stesura del manifesto intitolato «via gli accampamenti Rom da Pontic...
Appello a tutte le organizzazioni europee sinte, rom, kalè, manouche,
romanichals
Sucar Drom lancia un appello a tutte le organizzazioni europee sinte, rom, kalè,
manouche, romanichals perché intervengano sui rispettivi Governi nazionali per
esigere dall’Italia il rispetto delle Direttive europee e della Carta dei
Diritti dell’U...
L'Europa si indigna mentre il Governo italiano criminalizza i Rom
"Il governo (spagnolo) respinge la violenza, il razzismo e la xenofobia, e
perciò non può condividere quanto sta accadendo in Italia, è evidente", ha
affermato questo pomeriggio De la Vega (in foto...
Di Fabrizio (del 13/05/2009 @ 09:07:56 in Italia, visitato 1826 volte)
Segnalazione di Lia Didero
(Proposta per una assemblea antirazzista unitaria da tenersi il 13 Maggio)
Un anno fa, il 13 maggio del 2008, la città di Napoli è stata teatro di un
orribile pogrom, a colpi di spranghe di ferro e bottiglie molotov, contro le
misere baracche di una inerme comunità di rom che da alcuni anni si era
insediata nei pressi di via Argine a Ponticelli.
Un episodio infame le cui immagini hanno fatto il giro del mondo e che bruciano
ancora nella nostra memoria e coscienza civile, come le fiamme che hanno
distrutto quelle povere abitazioni.
Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo che il campo su cui si accanì
con particolare ferocia la "folla di cittadini" insisteva su un'area interessata
dal "contratto di quartiere", un affare per decine di milioni di euro.
Una città degna di fare parte dell'Unione Europea non può e non deve
dimenticare, non può essere silente di fronte a ciò che nella nostra storia
collettiva questa vergogna ha rappresentato e tuttora rappresenta.
Un anno fa il pogrom dei campi rom di Ponticelli non è stato un evento isolato,
ha significato l'inizio di una stagione maledetta contro gli immigrati, a Napoli
e nell'hinterland napoletano, che ha visto nel giro di pochi mesi: l'incendio
doloso ed il successivo sgombero dell'edificio occupato dagli immigrati e
rifugiati africani di via Trencia a Pianura, vicenda che ha visto gli immigrati
arrivare ad occupare il Duomo di
Napoli per obbligare il comune ad una soluzione abitativa temporanea che non ha
visto ancora la sua conclusione definitiva; le aggressioni a sfondo razzista nei
confronti della comunità di immigrati di via dell'Avvenire a Pianura, pilotate
da personaggi della destra napoletana e che hanno visto per protagonisti noti
pregiudicati; infine il massacro dei sei immigrati a Castelvolturno, colpevoli
solo di essere di colore, da parte del braccio del clan dei casalesi facente
capo a Setola.
Tutti questi episodi sono apparsi, ed appaiono tuttora, avere come unico filo
conduttore interessi trasversali, immobiliari e speculativi, che affondano le
radici nel malaffare e nella collusione camorristica, da parte di chi ha usato
il paravento del razzismo per nascondere la verità agli occhi di una opinione
pubblica accecata dalle campagne mediatiche che sempre più insistentemente nel
nostro paese agitano il fantasma della xenofobia e dell'intolleranza razziale.
Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo quello che abbiamo visto e
sentito con le nostre orecchie a Ponticelli, a Pianura ed a Castelvolturno:
immobili confiscati anni fa dal comune che sarebbero rientrati in possesso dei
proprietari ma che non posso essere venduti perché "purtroppo occupati dagli
immigrati", i lavori per il terzo stralcio della L.219 e per il "contratto di
quartiere" di Ponticelli e Pianura sullo sfondo delle "esplosioni" di razzismo,
gli interessi per i lavori di ristrutturazione e la crescita del valore degli
immobili "una volta che gli immigrati sarebbero andati via"; l'illusione del
lavoro, dell'alloggio o della crescita del valore del proprio bene immobiliare
instillata ad arte agli italiani protagonisti di questi episodi di aggressioni
razziste; il sogno che la città di Castelvolturno diventerebbe come "Malibu" se
solo venisse "riequilibrata la presenza dei migranti sul litorale domizio", etc.
A distanza di un anno non è stato celebrato un solo processo nei confronti dei
mandanti e dei responsabili dell'incendio dei campi di Ponticelli e degli altri
episodi gravissimi accaduti a Pianura e Castelvolturno, mentre invece procede
speditamente il solo processo nei confronti della minorenne rom accusata del
tentativo di "furto di bambino" (episodio da cui sarebbe scaturita la "rabbia"
degli abitanti
contro i campi) che in primo grado ha già visto una condanna a tre anni e otto
mesi.
Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo l'accanimento giudiziario nei
confronti di questa ragazza, che tra l'altro non faceva parte della comunità rom
che viveva nei campi assaltati con le bottiglie
molotov, la quale durante il processo ha visto violati alcuni suoi diritti
fondamentali come la mancata traduzione degli atti nella sua lingua madre, il
rifiuto della concessione del gratuito patrocinio a spese dello Stato, una
sostanziale mancata verifica delle incongruenze nell'unica testimonianza che la
accusa.
Non dimenticheremo mai l'atteggiamento dei media che, anche durante l'assalto ai
campi da parte di personaggi noti perlopiù alle forze dell'ordine, trasmettevano
ossessivamente la notizia del tentato rapimento del bambino, episodio che
qualora venisse confermato dalla magistratura, costituirebbe un precedente
giuridico unico nella intera storia della giurisprudenza italiana, avallando uno
dei peggiori stereotipi che da secoli viene ingiustamente cucito addosso alle
popolazioni rom.
Per queste ragioni il prossimo 13 maggio non può essere una data come le altre,
non può essere occasione di passerelle politiche in nome "dell'antirazzismo",
non può essere solo una giornata in cui si proclami
l'immunità dal razzismo delle istituzioni e si celebri il falso sermone della
città da secoli non razzista perché "ponte tra le culture del mediterraneo"; il
13 Maggio deve essere una giornata di denuncia, contro la camorra, contro il
malaffare, contro i pericoli di una politica eversiva che a Napoli potrebbe far
scoppiare l'inferno se la città non si dotasse da subito del coraggio di
raccontare e di denunciare, unico modo per evitare che simili vicende possano
accadere in futuro.
Chiediamo pertanto a tutt@ gli/le antirazzist@i, alle forze politiche e
sindacali, alle comunità immigrate, ai/alle tant@ cittadin@ napoletan@ che hanno
a cuore il futuro della nostra città di unirci tutti per promuovere una
assemblea pubblica aperta, da celebrarsi possibilmente nel giorno 13 maggio,
nella quale chiedere:
- che la Corte d'Appello garantisca un processo equo e giusto alla ragazza
condannata per il supposto "furto di bambino;
- che vengano accertate le vere cause che si nascondono dietro l'incendio delle
baracche che insistevano su un area destinata ad importanti interventi edilizi
nel quartiere di Ponticelli;
- che si accertino le cause e che si celebrino i processi sulle denuncie
effettuate per gli episodi accaduti a Pianura tra luglio e settembre 2008;
- che la magistratura faccia il possibile per accertare le vere cause che hanno
portato alla morte di sei africani innocenti a Castelvolurno il 19 settembre del
2008;
- che si indaghi sulle presenze di personaggi legati ai clan della camorra
nell'assalto ai campi rom di Ponticelli e negli episodi gravi che hanno visto
come teatro il quartiere di Pianura tra i mesi di luglio e settembre 2008.
Questo appello vuole essere una proposta aperta a qualsiasi contributo. Crediamo
fermamente che sia necessario che il 13 maggio diventi una occasione di
confronto tra tutt@ gli/le antirazzist@ e che sia un momento in cui ciascuno
abbia diritto di parola.
Di Fabrizio (del 18/11/2012 @ 09:04:47 in Regole, visitato 1239 volte)
In carcere l'ideologo di Stormfront Arrestati anche tre
attivisti del sito neonazista che sostiene "la superiorità della razza bianca".
Ipotesi di reato sono "incitamento all'odio razziale e diffusione di idee
antisemite" di FABIO TONACCI
ROMA - In carcere l'ideologo e tre attivisti di Stormfront Italia, il sito
neonazista e antisemita che sostiene la "superiorità della razza bianca". La
Polizia postale e la Digos hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare
in carcere a Daniele Scarpino di Milano, amministratore del forum italiano del
portale stormfront. org e ideologo, Diego Masi di Frosinone, Luca Cianfaglia di
Teramo e Micro Viola di Cantù. L'ipotesi di reato, formulata dal pool
antiterrorismo della procura di Roma diretto da Giancarlo Capaldo, è di aver
costituito un'associazione dedita all'incitamento all'odio razziale e alla
diffusione di idee antisemite via Internet. Sono in corso 21 perquisizioni in
dodici regioni, tra cui Abruzzo, Calabria, Sicilia, Val D'Aosta, Lombardia,
Lazio.
Stormfront. org, "il più grande sito d'odio presente su Internet" come è stato
definito dai media americani, è comparso in rete già dai primi anni novanta come
bollettino di notizie. Diventa un sito vero e proprio nel 1995, quando viene
gestito dall'ex leader del Ku Klux Klan e pregiudicato Don Black (già membro del
Partito nazionalista socialista del popolo bianco, fu imprigionato nel 1981 per
aver partecipato al golpe fallito che doveva rovesciare il governo domenicano).
La base operativa dove sono installati i server è a West Palm Beach, in Florida,
da dove Don Black gestisce quindici forum in tutto il mondo, dal Portogallo alla
Nuova Zelanda. Nel 2008 aveva 80 mila utenti unici giornalieri, che aumentarono
di 2000 unità il giorno dopo che gli Stati Uniti elessero presidente Barack
Obama.
Nel forum italiano vengono citati passi del Mein Kampf, pubblicate foto delle Ss,
elencati nomi di presunti "poteri occulti giudaici". Gli utenti discutono della
superiorità dei bianchi e del "pericolo della contaminazione dei negri". Di
recente, dopo un articolo pubblicato sul neonato Huffington Post Italia, hanno
aggiornato la loro blacklist di ebrei italiani appartenenti al mondo della
cultura, della politica e dell'informazione. Quella condotta dalla procura di
Roma e che ha portato agli arresti di oggi è la prima grossa indagine in Italia
su Stormfront. Il forum italiano sarà oscurato a breve.
che tra i motivi della chiusura, c'era il rischio che questi fascistelli
programmassero l'assalto a qualche campo rom. Così di getto, 2 reazioni
contrastanti:
il ricordo di quello che è avvenuto negli anni recenti, a
Opera, Ponticelli, Torino, con le folle inferocite (da
chi? strano, ma i colpevoli non sono mai saltati fuori)
che davano fuoco a tende e baracche;
un altro ricordo, più tragicomico, di quando un gruppettino
di teste calde, senza nessuna folla alle spalle,
entrò in un campo per una spedizione punitiva. Se non
ricordo male gli adulti risposero con qualche parolaccia e un
po' di sputi, credo che i ragazzini circondarono la squadra di
arditi, i quali chiesero maschiamente soccorso ai vigili
urbani...
Di Fabrizio (del 19/07/2013 @ 09:04:02 in Italia, visitato 1036 volte)
Mi chiederete: perché dare questo immeritato risalto all'ennesima presa
di posizione di Forza Nuova? Forse che voi lettori di Mahalla siete così sprovveduti da non
sapere cosa dicono e cosa fanno? E no, signori miei, ho i miei motivi:
Avete presente quel galantuomo di Kalderoli? Sì, proprio
quello che può dire di tutto e offendere tutti, per la sola ragione che è
parlamentare e non un "pirla qualunque". Sembra che a lui non
gliene si perdona una. Scordatevi per un momento la sua faccia
scimmiesca, la cravatta verde, le guanciotte rubizze...
immaginatelo quando si contorce nelle giustificazioni dopo
l'ennesima cazzata, non vi ricorda un certo estremismo
di destra? MA GUARDATE, NON CE L'ABBIAMO CON LORO!
Ci possono essere cento ragioni per essere contro Forza
Nuova (prima fra tutte, la sua stessa ragione d'essere). Ma il
linguaggio che adopera è ancora più pericoloso: nessuno
pubblicamente ammetterà di fare comunella con questi PARIA della
democrazia, ma sotto-sotto, con parole e concetti molto più
educati, può capitare anche a qualche campione di democrazia di
ripetere acriticamente i loro concetti.
FORZA NUOVA diffusa, scrivevo tempo fa, e altrettanto
pericolosa: è la destra estremista (in tutta Europa) che negli
slogan urla ZINGARI AL ROGO, ma poi chi ha dato fuoco agli
insediamenti rom a Opera (MI), Ponticelli (NA) e a Torino
(dicembre 2011), sono persone normalissime, i "pirla qualunque",
appunto.
14 Luglio 2013 -
Lecce - La Federazione Provinciale di Forza Nuova Lecce, ha diffuso la seguente
nota:
"E' notizia di queste ore che a Lecce la giunta comunale stanzierà un milione di
euro per dare case popolari per i nomadi di campo Panareo. In un momento di
crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi con migliaia di leccesi che
perdono il lavoro, con anziani che rovistano nei cassonetti per cercare da
mangiare, con prestiti che non vengono concessi a piccoli e medi imprenditori,
con giovani che o non trovano lavoro o sono condannati ad un precariato eterno,
la giunta comunale salentina, in nome del politicamente corretto, e tralasciando
centinaia di altre priorità per la città, stanzia un milione di euro per le case
ai nomadi. Forza Nuova non ci sta e ribadisce prima gli italiani, prima i
leccesi.
Chissà perché, c'è sempre (e sempre ci sarà) qualcosa di più urgente, di
più pressante. "Le priorità sono altre" dicevano sempre i vecchi politici 30
anni fa. E mai si sarebbero immaginati che il loro difendere lo status quo,
resistesse in questi antagonisti dalle zucche rasate e dai bicipiti gonfi. LA
CASA E' UN DIRITTO, ha sempre urlato la sinistra extraparlamentare, LA CASA E'
UN DIRITTO DEGLI ELETTI, di chi è nato in un determinato posto, senza aver altro
merito se non quello, appunto di essere nato.
Questa gente dietro una facciata di apparente povertà, ha nei suoi illegalissimi
accampamenti, macchine di alta cilindrata, antenne paraboliche che i cittadini
leccesi possono solo sognarsi, gli uomini sono dei veri e propri parassiti che
mandano donne e bambini a mendicare, mentre loro si riempiono di alcool, e se a
fine giornata non portano una cifra di soldi adeguata sono botte da orbi;
gestiscono l'usura, il furto del rame, e molti di loro hanno decreti di
espulsione che aggirano mettendo un anno dopo l'altro in cinta le loro donne, e
causa cure mediche quindi non vengono espulsi, grazie a pochi medici e avvocati
compiacenti, ma altrettanto fraudolenti come gli stessi zingari. Questo
provvedimento è altamente razzista nei confronti degli italiani che lo sono per
sangue e per cultura, e che nei secoli hanno difeso con la propria vita questa
terra. Forza Nuova darà vita sul territorio ad una campagna di mobilitazione
popolare per impedire a questa scellerata amministrazione di compiere un gesto
tanto insano quanto volgare nei confronti della cittadinanza leccese, vilipesa e
offesa da chi l'attenzione non la mette nei confronti dei propri cittadini, ma
sperpera il pubblico denaro versato col sudore e col sangue, e lo dona a
parassiti senza scrupoli. Non riconosciamo come Italiani gli eventuali zingari
che hanno la cittadinanza del bel paese, in quanto comunità che d'Italiano non
ha nulla: costumi, storia, abitudini e umanità".
Sembra che nascere dell'etnia sbagliata sia una vera e propria piaga
sociale. Si capisce perché dirlo non fa fine in un comunicato ufficiale, ma che
con premesse simili si rimpiangano i campi di zio Adolfo. Se mettiamo assieme i
due paragrafi, Lecce si divide in poveri buoni (la brava gente di Lecce) e
poveri cattivi. Allora, LA CASA non è più UN DIRITTO (lo sapevo che sotto c'era
il trucco), ma una specie di premio per la nazionalità. Ah sì, c'è poi il rebus
dei Rom e dei Sinti che sono di cittadinanza italiana (anzi, la Puglia fu una
delle prime regione dove arrivarono a cavallo del Rinascimento, quando l'Italia
nemmeno esisteva), ma la cosa viene comunque liquidata con le stesse parole.
L'insegnante di FORZA NUOVA si arroga il diritto di giudicare cosa possono
essere "costumi, storia, abitudini e umanità" italiane, come un esame a cui non
vuole ammettere altri se non i già diplomati. E non capisce, oppure lo capisce
benissimo - ma è vittima di una provvidenziale amnesia, che non riconoscere il cambiamento che c'è già in casa, condannerà gli esclusi ad avere le uniche
possibilità di sopravvivenza (sì, anche gli esclusi hanno quell'istinto) nella
vita asociale così ben descritta. E condannerà gli inclusi ad avere sempre più
paura, senza uscire dalla miseria.
Ma poi, anche i ragazzini crescono (sì, cresce anche il
Kalderoli), e tutto il loro populismo diventa burocratese,
discorsi da gente con la cravatta, magari hanno persino cambiato
partito o movimento. Vorrei che leggeste anche quanto segue, per
quanto sia noioso, e nonostante si faccia fatica a leggerlo
perché... è la nostra memoria che vorremmo rimuovere, siamo NOI
che l'abbiamo accettato senza fiatare. Provate a
sostituire qualche termine, e capirete perché la memoria è così
dolorosa:
REGIO DECRETO LEGGE 5 settembre 1938 - XVI, n.1390 Provvedimenti in difesa della razza nella scuola
fascista
VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA' DELLA NAZIONE
RE D'ITALIA E IMPERATORE D'ETIOPIA
Visto l'art. 3 n.2, della legge 31 gennaio 1926-IV, n.100; Ritenuta la
necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza
nella scuola italiana; Udito il Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del
Nostro Ministro Segretario di Stato per l'educazione nazionale, di concerto con
quello per le finanze;
Abbiamo decretato e decretiamo;
Art. 1. All'ufficio di insegnante nelle scuole statali
o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non
governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non
potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano
state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al
presente decreto; né potranno essere ammesse all'assistentato
universitario, né al conseguimento dell'abilitazione alla libera
docenza.
Art. 2. Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui
studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere
iscritti alunni di razza ebraica.
Art. 3. A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli
insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le
scuole di cui al precedente art. 1, saranno sospesi dal
servizio; sono a tal fine equiparati al personale insegnante i
presidi e direttori delle scuole anzidette, gli aiuti e
assistenti universitari, il personale di vigilanza delle scuole
elementari. Analogamente i liberi docenti di razza ebraica
saranno sospesi dall'esercizio della libera docenza.
Art. 4. I membri di razza ebraica delle Accademie, degli
Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti,
cesseranno di far parte delle dette istituzioni a datare dal 16
ottobre 1938-XVI.
Art. 5. In deroga al precedente art. 2 potranno in via
transitoria essere ammessi a proseguire gli studi universitari
studenti di razza ebraica, già iscritti a istituti di istruzione
superiore nei passati anni accademici.
Art. 6. Agli effetti del presente decreto-legge è
considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori
entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione
diversa da quella ebraica.
Art. 7. Il presente decreto-legge, che entrerà in vigore
alla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del
Regno, sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in
legge.
Il Ministro per l'educazione nazionale è autorizzato a presentare il relativo
disegno di legge.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia
inserito nella raccolta delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a
chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a San Rossore, addì 5 settembre 1938 - Anno XVI
Vittorio Emanuele, Mussolini, Bottai, Di Revel
Di Fabrizio (del 13/03/2014 @ 09:04:00 in media, visitato 1204 volte)
Avete presente quei film dove la vicenda varia a seconda di chi la racconta?
Storia breve, quella che ho letto da Napoli, ma interessante perché:
si parla di ZINGARI, parola che sempre risveglia il voyerismo
del lettore;
come nelle chiacchiere di paese, quelle che non finiscono
mai, lo stesso fatto viene ricostruito da tre testate in tre
maniere diverse, con un risultato finale di involontaria
comicità.
LA PRIMA PAGINA narra di una sedicenne molestata da due
"nomadi", e di una folla che assalta a sassate il campi di
Poggioreale (brividi, pensando ai roghi di Ponticelli di pochi
anni fa, la ragazzina racconta e non ci sono testimoni, mi viene
in mente anche Torino).
Il caso si sgonfia (e si complica) sulla
STAMPA: i giustizieri sarebbero due cugini della ragazza. Le
hanno anche prese, e solo a questo punto la folla ha preso le
loro parti.
THE BLAZONED PRESS (esiste anche un nome simile) estrae il coniglio dal cappello parlando
di faida: molestatori e molestata sarebbero tutti rom, e
la folla?
In poche ore Torino e poi Firenze. Ho provato a scrivere quel che penso in forma
di poesia: mi sono ispirato a Martin Niemöller (chi non lo conoscesse troverà,
alla fine, una breve nota biografica).
«Prima venne la Lega contro gli immigrati
ma io non dissi nulla
perché non sono un migrante.
Poi dichiararono clandestini persino i bambini e le donne incinte
io non dissi nulla
perché mia moglie e mio figlio sono italiani.
Poi accaddero cose terribili a Novi Ligure, a Erba, a Ponticelli....
e io non dissi nulla
perché abitavo altrove e dunque non sono affari miei.
Poi peggiorarono le condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche
ma perché avrei dovuto dire qualcosa?
io non sono un operaio.
Poi tassarono solo chi aveva pochi soldi
forse avrei potuto dire qualcosa
ma speravo lo facesse qualche altro.
Nello stesso periodo spesero montagne di soldi in armi
di nuovo pensai che avrei potuto dire qualcosa
ma ero quasi sicuro che questo compito spettasse ad altri.
Poi bruciarono il campo rom di Torino
e io non dissi nulla
perché non sono un rom.
Poi ammazzarono due senegalesi a Firenze
e io non dissi nulla
perché non sono senegalese.
Poi vennero ad arrestarmi.
Non so neanche perché,
avevo solo mugugnato.
Sperai che molti mi difendessero
però nessuno lo fece.
Forse nessuno di quelli rimasti si chiama Daniele».
Martin Niemöller era un pastore protestante che all'inizio si fece sedurre
da Hitler ma poi capì e divenne un coerente e coraggioso oppositore del nazismo.
I suoi sermoni infastidirono il regime ma per qualche anno ebbe relativamente
pochi guai: di certo gli giovò l'avere amicizie influenti ed essere uomo di
Chiesa. Nel 1937 la relativa tolleranza verso Niemöller (e altre/i) finì. Venne
arrestato dalla Gestapo. Rimase sino alla fine della guerra in vari lager (fra
cui Dachau) ma si salvò. Nel dopoguerra si impegnò nella riconciliazione ma
chiedendo che il popolo tedesco non chiudesse gli occhi sulle radici
dell'orrore, sulle complicità, sui silenzi. Proprio una sua poesia sull'apatia,
sul silenzio divenne famosa. I versi di «Prima vennero» furono letti (persino
cantati) in molte versioni e diverse occasioni. Come capita spesso vennero
attribuiti per errore ad altre persone (in questo caso a Bertolt Brecht). Quando
chiesero a Niemöller quale fosse il testo originale disse di non ricordarlo.
Forse era vero oppure intese significare che in fondo era importante il senso
della poesia non le parole esatte. Per questo anche io (come alcuni anni fa
Lorenzo Guadagnucci, a proposito del decreto «anti lavavetri» di Firenze) mi
sento autorizzato a darne una mia interpretazione.
Di Fabrizio (del 22/05/2008 @ 09:02:19 in Italia, visitato 1462 volte)
20 Maggio, 2008 Mi hanno raccontato di un giovane padre il cui bambino ha paura dell'uomo
nero. Il padre gli ha detto che non risulta a sua memoria un solo caso di uomo
nero, gli ha fatto vedere le statistiche: niente, il bambino ha ancora paura.
Chi non s'intenerirebbe a un bambino spaventato dall'uomo nero?
Purché una popolazione di milioni di adulti non pretenda di fare tenerezza anche
lei. La xenofobia, si dice, è la paura del diverso, dunque è qualcosa di
naturale. Chi non prova un'apprensione, una diffidenza, un' angoscia nei
confronti dello sconosciuto? Mah: non ci si crogioli troppo con le
etimologie. La xenofobia è anche l'invenzione del diverso, e il disprezzo,
l'avversione e la persecuzione del diverso. È a un passo dal razzismo, e spesso
quel passo l'ha fatto. Gli italiani non sono xenofobi, non sono razzisti? Ah,
Padre, non metterci alla prova, non indurci in tentazione. Nel dizionario dei
nostri luoghi correnti gli zingari sono associati da sempre al fuoco, al
lanciafiamme, ai forni. Figurarsi quando incenerire rifiuti urbani non si può,
rifiuti umani magari sì. Tutto in ordine: un commissario speciale ai rifiuti
urbani, uno agli umani. Speriamo che qualcuno segua la vicenda della ragazza
accusata di voler rubare una bambina a Ponticelli, fino a venirne a capo. Come
spiega il padre sull'uomo nero, abbiamo statistiche inesorabili che non
contemplano bambini rapiti da zingari: da altri italiani sì.
I sondaggi freschi danno i "musulmani" retrocessi al quarto posto, dopo zingari,
albanesi e romeni (è già tanto che distinguano fra rom e romeni). Ah, popolo
fanciullescamente volubile: abbiamo già declassato, per il momento, lo scontro
di civiltà. Davvero, dobbiamo preoccuparci di evocare a vanvera l'antisemitismo
dell'infanticidio rituale, la memoria dei pogrom? Mah: direi che sono altre le
parole che andrebbero risciacquate: sicurezza, per esempio, sinistra, per
esempio. O intere locuzioni, che non si ascoltano più senza ridere: radicarsi
nel territorio, per esempio. La Lega ha messo tutti in soggezione grazie alla
sua prova di Radicamento nel Territorio. Ma in una classifica neutrale della
materia c'erano, sia detto senza offesa, modelli più rigogliosi, non so, Hamas,
radicata nella striscia di Gaza, la camorra, la mafia, la `ndrangheta. Perfino
la democrazia, obbligata a ratificare gli esiti elettorali del radicamento nel
territorio, conosce le sue eccezioni, come negli scioglimenti prefettizi di
amministrazioni comunali dove si esagera col radicamento. Ci sono posti nei
quali viene da augurarsi un certo sradicamento dal territorio: guardate Roberto
Saviano, che ha scavato così a fondo alla ricerca delle radici da dover vivere
altrove, invidiato, minacciato e braccato. La Lega, quando si proclamò padana,
dichiarò stranieri tutti gli altri.
Non è piacevole dirlo, ma il succo delle elezioni sta in un'espulsione, un
rigetto della classe politica di centrosinistra dalla pancia del paese. Un caso
di rocambolesca xenofobia. Del resto la posta ultima della lotta politica fu
dall'antico questa: l'esilio degli altri. Bisogna pensarci, quando si pronuncia
la frase celebre: «Io me ne vado all'estero». Non lo prendete troppo per un
paradosso. Un segnale lo dava il linguaggio, che trattava all'ingrosso da
clandestini migranti stranieri e politica di centrosinistra: «Rimandiamoli a
casa» e vaffanculo. Nel caso di Veltroni, più precisamente: «Rimandiamolo in
Africa». Così disse Berlusconi, e questo fa somigliare la sbandierata cordialità
del suo dialogo attuale a una pratica di diplomazia estera. Lo ridico: non
prendetelo per uno scherzo. Il centrodestra non ha fatto granché, nel biennio
fra le due elezioni, per meritare il suo trionfo. Ha fatto tutto la coalizione
di governo, compresa la sua componente che fa le veci della destra, che si
trattasse, all'interno della maggioranza, di guidare una crociata sull'indulto
(sicché il centrodestra beneficiò doppiamente dell'indulto, per le modalità
convenienti che aveva dettato, e per il ripudio popolare del governo) o che si
tratti, all'interno dell'opposizione, di rivendicare la trasformazione
dell'immigrazione "clandestina"in reato penale, come vuole Di Pietro, forte di
quaranta parlamentari graziosamente regalati da un Pd sulla cui groppa piantare
banderillas quotidiane. Quel che resta del centrosinistra deve chiedersi come
mai sia stato solo lui il bersaglio colpito dal giustizialismo allevato in seno,
dalla cosiddetta antipolitica, dalla stessa travolgente denuncia della Casta. Il
rigetto pressoché viscerale, esistenziale, della classe dirigente di sinistra si
è manifestato con la stessa insofferenza animalesca che prorompe contro gli
"stranieri". Quella classe politica, alla maggioranza degli italiani, ha finito
per apparire come un corpo estraneo, da espellere, sul quale sfogarsi e trarre
vendetta. Come è potuto succedere? Rispondere, farebbe fare un passo avanti. Ci
sono due ordini di questioni. Uno fornisce una piccola consolazione alla
disfatta della sinistra, ed è l'argomento della moneta cattiva che scacciala
buona. L'altro condanna la sinistra (tutte le sinistre, dal centro all'estrema)
a riconoscersi in un'immagine sfigurata. La questione, realissima e poi
metaforica, della xenofobia è per ambedue quella dirimente.
La moneta buona. Tanti anni fa, facendo tesoro di una complicazione come quella
sudtirolese-alto atesina (luogo di frontiera, crogiolo di nazionalità e
minoranze e lingue, deposito storico di contese acerrime) Alex Langer e i suoi
perseguirono per primi un programma federalista, europeista, nonviolento,
premuroso verso le piccole patrie e l'orizzonte planetario. Le tappe di quell'impegno
furono scandite dal primo "ecopacifismo", dal rifiuto coraggioso del censimento
etnico, dall'apertura internazionale ai diritti umani. La paziente e delicata
anticipazione federalista, locale e globale - i nomi non c'erano ancora - di
Langer si volse nel giro di pochi anni (gli anni della Jugoslavia, e di un
arrivo così rapido e ingente di migranti in Italia da mutarne la fisionomia
demografica e storcerne lo stato d'animo, come una sinistra imbambolata non
volle vedere) nella versione leghista degli stessi temi, con la differenza che
separa, e anzi oppone, una porta che si apre da una che si chiude. Federalismo,
secessione, macroregione, xenofobia e, non di rado, razzismo furono la nuova
moneta- anche il colore verde ne fu confiscato. La sinistra tradizionale in
tutte le sue componenti, travolta da vicende internazionali e interne sempre
subite e mai anticipate, dall'89 a Mani Pulite, non fece altro, lungo tutto
questo tumultuoso volgere di tempi, che provare a galleggiare, spesso ai danni
del vicino di naufragio, e rincorrere di volta in volta le occasioni con un
cambio di ragione sociale. La nascita del Pd è ancora in bilico: fra l'ennesimo
mutamento di ragione sociale, e una svolta vera, comunque di lunga lena. Ora, la
domanda è se in tempi di precipitosa mutazione degli equilibri mondiali, di
crisi di modi di produzione e di pensieri, di terremoti di vecchie identità, la
moneta cattiva sia inevitabilmente destinata a scacciare la buona.
La storia del Novecento sembra indurre alla risposta pessimista. Naturalmente,
ci si guarderà dal concluderne che le responsabilità delle persone e dei gruppi
siano irrilevanti. Perché in ogni caso perdere si può, e può perfino essere la
sorte più onorevole: ma finire invisi a una larga maggioranza di propri
concittadini come stranieri in patria - come gli incolpevoli zingari italiani di
cittadinanza, cui la brava gente, anche quella che si contenta di non dar loro
fuoco, intima di tornarsene a casa loro... -questo ha bisogno di una speciale
spiegazione. Agli eredi di centrosinistra della Prima Repubblica era rimasta,
passato l'inganno della diversità antropologica, un'aura residuale di miglior
professionalità, e anche di un più retto cinismo, per così dire. Le avventure
della coalizione hanno distrutto anche questo resto. In cambio, hanno instillato
nella maggioranza degli italiani la sensazione da bava alla bocca di un modo di
essere di vivere e di esibirsi che ne faceva desiderare la cacciata ben più che
la vittoria degli altri. Ne vedremo, ne vediamo già delle belle. Berlusconi
promette tante libertà, e tante se ne prende, e intanto un suo avvocato
difensore vuole intestarsi il reato di immigrazione clandestina e l'espulsione
di qualche centinaio di migliaia di badanti. Troppa grazia. Ma tutto questo non
ha impedito che la famosa Casta designasse pressoché solo la consorteria umana
del centrosinistra e della sinistra, che la testa di Pecoraro Scanio venisse
portata -metaforicamente, grazie a Dio - sulle picche dai sanculotti, e che
l'estromissione di un ceto politico apparisse come una pulizia etnica. Quando il
mercato premia la moneta cattiva, si può fare a gara con i cattivi coniatori,
battendo monete appena un po' meno fasulle; oppure fare altro, se si è capaci.
Se non se ne sia capaci, almeno dissociare la propria responsabilità dal fuoco
alle baracche, così, perché un giorno i propri nipoti...
Di Fabrizio (del 17/10/2013 @ 09:01:59 in Europa, visitato 1355 volte)
Premessa: la notizia è già vecchia e digerita, l'informazione online ha
tempi spietati.
Parto allora da un mese fa, 18 settembre:
Grecia, vi ricordate? Nella foto c'è tutto e il suo contrario:
maniche corte estive, un trenino per turisti (o per bambini), passanti
indifferenti, una signora grassa, la fisarmonica e... la protagonista di cui non
sappiamo niente.
LA FOTO INDIGNA IL WEB era il commento riportato da tutti i media, che poi
sono gli stessi che quando si parla di cose mooooolto più serie, ripetono che
l'Italia rischia di fare la fine della Grecia. Già, ma forse intendono altro.
INDIGNARSI: so che è un sentimento comune (non azzardatevi a
chiamarci BUONISTI, siamo solo umani). A me successe al tempo della
vicenda di
Natalka: bruciata viva da una molotov a Kosice. Poi, la lunghissima degenza,
la solidarietà che sollevò il suo caso in uno dei paesi più razzisti d'Europa,
solidarietà che fu più forte dei commenti (postumi) sprezzanti e derisori dei
neonazisti, e dei perbenisti che accusarono i genitori di voler speculare su
quanto era successo. Ma quante volte una persona può indignarsi, per quanto
tempo? A ogni cronaca simile mi sento più povero e deprivato, nel senso di
impotente.
Neanche un mese dopo la Grecia,
indignazione, di nuovo. Siamo a Napoli, e suona nella mente un campanello
d'allarme: perché li vicino ci fu il pogrom di Ponticelli, a Torregaveta due ragazzine
rom annegarono nell'indifferenza generale, in città ci fu l'omicidio di
Petru Birladeanu.
Leggo l'articolo e il quadro è diverso dalle cronache passate: la gente del
quartiere ha preso le parti della romnì e del bambino, ha cercato come poteva di
aiutarla.
Lo stesso appare nell'altro video di
Leggo: gente normalissima, che non si pone il problema di essere giudicata
razzista o antirazzista. Poi, torna quel sottile veleno che i giornali sanno
distribuire così bene: "La donna, che probabilmente non è la madre, è
sparita dopo aver strappato di dosso gli abitini bruciati alla piccola."
Cosa si intende con probabilmente non è la madre? La donna è
sparita, come racconta Leggo, o ha ricevuto le prime cure dal benzinaio, come
scrive il Corriere del Mezzogiorno? E, ammesso che abbia importanza, quale paura
può avere una madre rom a Napoli?
Napoli, ma potrebbe essere Grecia, Milano, Parigi o Mosca... Anche con la
gente migliore del mondo, si vive sapendo che essere Rom comporta dei rischi,
magari da parte di qualcuno che non c'è con la testa, e che se ci si trova a
Ponticelli, a Opera, alle Vallette nel momento sbagliato, la pazzia può
diventare collettiva.
Con i bambini, visto che l'infanzia è sacra, che diventano il bersaglio per
misurare il disprezzo etnico. Non solo nei fatti, provatevi a leggere qualche
commento sui forum razzisti, per perdere ogni fiducia nel futuro di questa
umanità.
Oppure no, un po' di fiducia rimane. Qualche anno fa, passai per una
brutta depressione. Non mi guarirono gli psichiatri o altri specialisti. Fu un
campo rom, uno di quelli che sono il simbolo mediatico del degrado. Pieno di
amici che conoscevo da anni e della loro unica ricchezza: un esercito costante
di figli. Giocando con loro, iniziai a migliorare.
Di Fabrizio (del 06/05/2009 @ 09:01:37 in Regole, visitato 1994 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Napoli, 4 maggio 2009. "La giovane Rom ha subito una condanna assurda, senza
prove, senza indagini approfondite, senza buon senso," dichiarano i leader del
Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. "Abbiamo
inviato al giudice del Tribunale d'Appello un dossier che ne dimostra
l'innocenza". Il grande giurista Juan de Dios Ramirez Heredia si è detto pronto
a "indossare la toga per difenderla, accanto all'avvocato Valle". Angelica viene
da Bistrita-Nasaud città della Transilvania. Era arrivata in Italia da pochi
mesi con il giovane marito Emiliano e alcuni familiari. Ha una figlia di 3 anni,
Alessandra Emiliana, che è rimasta in Romania. "Ma come possono pensare che
io abbia cercato di rapire una bambina?" protesta Angelica davanti a un
attivista di EveryOne, che ha avuto il permesso dal giudice di visitarla. "Sono
una mamma e se qualcuno mi portasse via la bambina, morirei dal dolore".
A Napoli la ragazza viveva di elemosina "e di qualche piccolo furto,"
confessa, "ma solo quando non sapevo come procurarmi da vivere, perché il mio
sogno era quello di lavorare, se solo avessi avuto un'occasione". Il 10 maggio
Angelica viene arrestata con un'accusa terribile: una donna di Ponticelli
afferma di averla sorpresa mentre avrebbe tentato di rapire la sua bambina in
fasce. "Per entrare nella stanza in cui dormiva la piccola," ricostruiscono gli
attivisti, "Angelica avrebbe dovuto trovare contemporaneamente aperti il
cancello esterno, il portone dell'edificio e la porta blindata
dell'appartamento, senza imbattersi in un inquilino e senza che la piccola, una
volta afferrata, si mettesse a piangere. Tutto questo, in un periodo
caratterizzato a Ponticelli da una vera e propria fobia nei confronti degli
'zingari', tanto che tre mesi prima era nato un Comitato di Ponticelli per il
problema dei Rom. Inverosimile".
Leggendo gli atti del processo e il dispositivo di sentenza, si rileva che
non esistono prove a carico di Angelica, ma solo la testimonianza della madre
della bambina neonata. "Non vediamo perché la donna avrebbe dovuto mentire,"
scrive il magistrato. "E' una sentenza priva di razionalità, proprio per la 'zingarofobia'
che si era impadronita in quei giorni degli abitanti di Ponticelli," prosegue
EveryOne. "La Storia ci insegna che fin dal Medioevo la sola presenza di
'zingari' vicino a un bambino 'cristiano' faceva gridare le comunità locali al
ratto di minore. Anche volendo credere alla buona fede dell'accusatrice, il
fattore-pregiudizio non può in alcun modo essere ignorato nel giudizio di un
caso come questo. Una perizia, che non è stata mai eseguita, avrebbe dimostrato
che Angelica avrebbe dovuto muoversi al rallentatore per essere vista dalla
madre, già sul pianerottolo e con la bimba in braccio, e quindi raggiunta e
bloccata. Sembra che la madre della neonata descriva una propria paura piuttosto
che un evento reale. I seguito è ancora più irreale. La madre leva la piccola
dalle braccia di Angelica, rientra in casa, pone la bambina a terra, grida e...
Angelica è rimasta ancora sul pianerottolo, giusto per farsi raggiungere dal
nonno della neonata e poi da altri vicini, che cercano di linciarla".
Alcuni cittadini di Ponticelli hanno ricordato che l'accusatrice ha
precedenti giudiziari per falso ideologico. Le stesse conclusioni tratte dal
Gruppo EveryOne e dal giurista spagnolo Heredia sono state tratte dal
giornalista investigativo spagnolo Miguel Mora sulle pagine di El Pais: "Il
teorema che ha portato alla condanna si basa solo sulle parole contraddittorie
dell'accusatrice. "Il caso di Angelica ha scatenato gli abitanti di Ponticelli,"
commentano gli attivisti, "che in men che non si dica hanno sgomberato con
brutalità i terreni occupati da Rom romeni, che erano al centro di un progetto
urbanistico in attesa di un finanziamento pubblico di milioni di euro,
finanziamento che poco dopo il 'pogrom' sono arrivati".
Angelica, secondo la giurisprudenza, è una "minore non accompagnata" e il
legislatore ritiene che un minore di età debba rimanere in Istituto il minor
tempo possibile, favorendo tutte le possibilità di reinserimento sociale. "Ma
Angelica è già dentro da un anno," conclude EveryOne, "e sconcerta il fatto che
non le sia stato concesso il patrocino gratuito per un motivo surreale: era
impossibile al magistrato stabilire le sue condizioni economiche in Romania". Se
in appello sarà fatta giustizia, per Angelica si aprono due possibilità: tornare
in Romania e ricostruirsi una vita con i suoi cari oppure restare in Italia,
grazie a una famiglia che si è offerta di aiutarla in un percorso di inserimento
sociale positivo, in attesa di ricongiungersi alla famiglia. Intanto il suo caso
ha destato l'attenzione della Commissione europea, del Cerd (Nazioni Unite) e
delle più importanti organizzazioni contro la discriminazione e gli abusi che
colpiscono il popolo Rom in Europa, da Union Romani a ERRC, dall'OSI al
Coordinamento Antirazzista Sa Phrala.
Scriviamo al Presidente della Corte di Appello di Napoli Sezione Minorenni dr
Vincenzo Trione e al Presidente del Tribunale per i Minorenni di Napoli dr.
Stefano Trapani: info@tribunalenapoli.it tribmin.napoli@giustizia.it
Di Fabrizio (del 16/06/2009 @ 09:00:21 in Italia, visitato 1276 volte)
Segnalato da Carlo Motta e Flora Afroitaliani
[...] Negli ultimi due anni i media hanno registrato trecentodiciannove casi
di violenza razzista in Italia e le aggressioni sono in continuo aumento.
Centodiciannove nel 2007, centoventiquattro nel 2008 e nei primi quattro mesi
2009 si contano già settantasei atti di violenza. Numeri che riguardano persone
reali. Una ricostruzione solo parziale, la punta dell'iceberg si potrebbe
definire, di un fenomeno in costante crescita. Cronache di ordinaria
intolleranza documentate nel "Libro bianco sul razzismo in Italia" curato
dall'associazione Lunaria e oggi nella Sala delle Pace di Palazzo Valentini,
sede della Provincia di Roma. "É un lavoro collettivo-spiega il presidente
di Lunaria Gulio Marcon aprendo la conferenza-uno strumento utile a gruppi e
associazioni per capire e arginare un fenomeno montante", quello del razzismo.
Un tentativo di decostruzione dei pregiudizi e degli stereotipi comuni
nell'opinione pubblica e nel discorso dei media attraverso l'analisi di otto
casi esemplari: dal pogrom di Ponticelli alla strage di Erba, dalla violenza
subita da Navtej Singh a Nettuno sino al caso dello stupro della Caffarella.
I curatori del Libro bianco fanno una premessa: l'Italia non è un paese
razzista, ma è innegabile che esistano preoccupanti fenomeni di razzismo. Nel
paese sembra essere in atto un processo di legittimazione culturale, politica e
sociale del razzismo che vede protagonisti gli attori pubblici e istituzionali.
E, in un Europa che sembra sempre più pervasa da pulsioni xenofobe, il caso
italiano appare ancora più inquietante. L'opinione pubblica internazionale e le
istituzioni europee guardano con sempre maggiore preoccupazione al caso Italia.
E il rapporto di Lunaria è aggiornato all'aprile 2009, quando ancora l'Europa
non aveva visto l'Italia all'opera nel lavoro di respingimento degli immigrati e
nella diatriba con Malta su chi dovesse ospitare i migranti alla deriva sul
cargo Pinar. Preoccupa tuttavia la saldatura avvenuta tra razzismo
istituzionale, xenofobia popolare e stigmatizzazione mediatica dello straniero.
Un circolo vizioso che, secondo Anna Maria Rivera, docente e etnologia
all'università di Bari e autrice di uno dei capitoli del Libro bianco, ha
portato al "crollo dei freni inibitori nel proporre discorsi razzisti e a una
banalizzazione stessa del razzismo".Un processo lungo, che nel corso dell'ultimo
ventennio ha portato alla de-umanizzazione dei migranti e delle minoranza. Un
processo in rapida accelerazione negli ultimi due anni dovuto all'azione del
governo di centrodestra attualmente in carica, che ha dato continuità alle
decisioni prese dal centro sinistra negli anni passati. Anna Maria Rivera parla
di "piatto pronto" e cita l'esempio delle reazioni all'omicidio di Giovanna
Reggiani nell'autunno del 2007 a Roma, delitto che provocò la dura reazione
dell'allora sindaco della capitale Veltroni e una forte ondata anti-rumena. Ma
non solo.
Analizzando e confutando il reato di immigrazione clandestina il magistrato
Angelo Caputo mostra come esso sia la traduzione in termini giuridici del "netto
discrimine" tra regolari e irregolari enunciato nella legge Turco-Napolitano. Un
discrimine degenerato in quella che Caputo definisce "la menzogna della
differenza ontologica tra migrante irregolare e regolare". Tale menzogna unita a
un costante richiamo alla "percezione dell'insicurezza" ha condotto allo
spostamento del discorso dal sociale al penale. A riprova di questo l'inclusione
delle norme sui migranti all'interno del pacchetto sicurezza. E con il reato di
immigrazione alla criminalizzazione non dei comportamenti della persona, ma del
suo stesso stato d'essere.
Una politica che, secondo Lunaria, criminalizzando lo straniero alimenta i
fenomeni di "giustizia fai te" alla base dell'aumento della violenza organizzata
e per bande. Violenze soprattutto fisiche, che ormai hanno superato di numero le
discriminazioni e le offese verbali. Omicidi, pestaggi, baby-gang. Fenomeni che
colpiscono gli adulti, ma che vedono sempre più spesso protagonisti i giovani.
Il Libro bianco rivela come i "figli dell'immigrazione", la seconda generazione
siano spesso separati dai loro coetanei italiani, senza che si formino rapporti
interculturali. Una forte discriminazione, spesso reciproca, ben descritta da
una ragazza straniera intervistata per realizzare il Libro: "i miei genitori
appena arrivati lottavano per lavorare. Noi dobbiamo lottare per vivere". (da
http://www.lettera22.it/showart.php?id=10555&rubrica=24 )
Di Fabrizio (del 27/05/2008 @ 08:58:07 in Europa, visitato 2014 volte)
Da Saimir Mile
TESTIMONIANZA ROM - MAI PIU'!!
APPELLO ALLA UE PER TERMINARE LA PULIZIA ETNICA DEI ROM
Noi - individui e membri di vari gruppi cittadini di tutta Europa -
condanniamo, nei termini più forti possibili, il recente fallimento delle
autorità italiane di proteggere i nostri concittadini e residenti nell'Unione Europea, e per
continuare a perpetrare un'atmosfera di xenofobia attraverso commenti politici
infiammatori e politiche aggressive verso i migranti. Ci riferiamo agli
shoccanti violenti incidenti della settimana scorsa a Napoli (Ponticelli) in cui
centinaia di cittadini rumeni (Unione Europea) di origine rom - donne e bambini
tra loro - sono stati forzati a fuggire per paura delle loro vite e le loro
case distrutte, e altri deportati a forza dalla polizia italiana (vedi i link
indicati in calce). Questo pare essere parte di un modello ciclico per cui
quando un Rom viene accusato di un crimine, l'intera comunità viene presa a
bersaglio di una violenta punizione. Per esempio, nel novembre 2007, un rumeno
ritenuto di origine rom fu accusato di delitto. Circa nello stesso periodo in
Italia, una giovane donna (di nazionalità britannica, Meredith Kercher) fu pure
uccisa, ed una donna americana venne implicata nel caso. Non ci fu un
sollevamento degli italiani contro tutti gli americani in Italia. Non vennero
bruciatele case degli abitanti americani. La sospettata dell'omicidio fu vista
come individuo, e non rappresentava l'intera nazione.
Le recenti azioni contro i Rom Europei ci ricordano le politiche
pre-Olocausto visibili in Europa negli anni '30, attività ed azioni in cui il
governo di estrema destra dell'Italia sotto Mussolini fu responsabile di
scegliere sistematicamente cittadini di origine Ebrea e Romani/Sinti. Lo stesso
politiche genocide furono testimoniate in Germania, Austria, Croazia ed in altri
stati in cui le politiche fasciste divennero accettabili dalla massa delle
popolazioni di questi stati, molte delle quali assistere senza recriminare alla
presa di loro simili inviati nei campi. Influenzato dai commenti xenofobi del
governo Berlusconi, quasi il 70% degli Italiani hanno affermato in un sondaggio
informale della settimana scorsa di voler espellere un'altra volta i Rom dal
paese, i semi di un altro Olocausto è stato seminato in Europa.
Noi, cittadini e residenti in Europa, siamo oltraggiati dal silenzio con cui
gli intellettuali ed i politici "umanisti" hanno risposto assieme ai pogroms in
Europa diretti contro le comunità Romani, stavolta nel "democratico" stato
italiano, ironicamente tra gli originali fondatori membri della Comunità
Europea.
Riguardo a ciò, vorremmo enfatizzare le lodevoli affermazioni della ministra
spagnola, Maria Teresa Fernandez de la Vega, come contro esempio al relativo
silenzio di parte degli altri governi europei.: "Il governo [di Spagna] rigetta
la violenza, il razzismo e la xenofobia e non appoggia quanto sta succedendo in
Italia... non appoggiamo la politica delle espulsioni senza il rispetto per la
legge ed i diritti, od azioni che esaltano la violenza e la xenofobia.
L'Europa ha percorso una lunga strada dal proprio Medio Evo per superare il
flagello del proprio anti-Semitismo; similarmente, alla leadership europea è
richiesto in quest'ora critica di superare secoli di profondamente corrosivo
anti-Ziganismo di questo continente.
Quindi chiediamo ai corpi responsabili dell'UNIONE EUROPEA ed al PARLAMENTO
EUROPEO di prendere azione immediata e concreta nei seguenti modi:
A) Censura Politica dell'attuale governo italiano - un'Aperta e Forte
Dichiarazione del Parlamento Europeo e dell'Unione Europea che la violenza
diretta alle comunità Romani è inaccettabile e che l'attuale amministrazione ha
fallito nel fornire protezione adeguata a concittadini e residenti dell'Unione
Europea. Il livello di protezione fornita alle comunità Rom dovrebbe essere
uguale a quella attualmente fornita alla minoranza Ebrea d'Italia: entrambe nel
passato hanno sofferto sotto il regime fascista e sono nuovamente vulnerabili
oggi. Alle comunità Rom dev'essere assicurato che non saranno considerate capro
espiatorio e non soffriranno di pulizia etnica come le autorità italiane hanno
permesso in tempi recenti. I sopravissuti all'Olocausto ed i loro discendenti
non devono più - come tutti gli appartenenti all'umanità - essere soggetti a
pratiche genocide in Europa.
B) Creazione di un COMITATO DI CRISI E MONITORAGGIO sulle attuali violenze
dirette alle comunità vulnerabili di immigrati e migranti in Italia - in
particolare le comunità Rom. Questo comitato potrebbe essere formato sotto gli
auspici del Parlamento Europeo, e dovrebbe essere composto da rappresentanti
eletti dalla comunità Rom tra i suoi membri. Questo Comitato di Crisi Europeo
avrebbe tra i suoi compiti non solo il controllo degli sviluppi della crisi
attuale, ma anche di registrare se il governo Italiano sta conducendo le proprie
indagini - sui recenti crimini di squadre di vigilantes che hanno bruciato i
rifugi dei residenti Rom - con imparzialità ed obiettività. Inoltre, il comitato
dovrebbe esprimere le proprie raccomandazioni su come migliorare la situazione
nei media e sull'inclusione a lungo termine dei gruppi esclusi di migranti ed
immigrati, che questo diventi una priorità dello stato Italiano a livello
locale, come pure a livello regionale e nazionale. Una valutazione obiettiva dei
risultati di queste politiche di inclusione dovrebbe essere resa trasparente.
Da ultimo, questa petizione è un appello globale ai poteri europei ad
assumersi la responsabilità per le azioni xenofobe negli stati membri come
l'Italia, e costruire ponti di comprensione attraverso il continente, cosicché i
12 milioni di Rom europei - piuttosto che sentirsi "pariah" continuamente sotto
assedio in questo continente - possano essere riconosciuti come Europei che
hanno dato nei secoli un contributo (non riconosciuto) a questo continente.
Questo è un test per il grande "progetto umanista" d'Europa. Crediamo che i
leaders europei risponderanno in maniera rapida e concreta a questa sfida.
Una donna di una cinquantina di anni è stata fermata questo pomeriggio una
quarantina di minuti dopo avere rapito una bambina romnì di tre anni, davanti ad
un negozio in Francia (Ostricourt ), secondo quanto dichiarato dalla polizia.
La bambina romnì chiedeva l'elemosina con sua madre, verso 15,30, quando è stata
avvicinata e poi rapita da una signora in un'automobile.
La madre, testimone della scena, ha allertato, terrorizzata, la direzione di un
centro commerciale, che ha avvertito le forze dell'ordine, ha spiegato un
ufficiale della gendarmeria.
"Le plan épervier" ( sistema di allerta per le scomparse, ciò che precede
l'allerta diffusa tramite i mass media "allerta di rapimento (AMBER ), è stato
lanciato subito.
Centinaia di agenti, disponendo del connotato del veicolo, sono state mobilitati
per sorvegliare il traffico stradale nella regione.
Le forze dell'ordine belga sono state anche esse allertate. La rapitrice è stata
poi individuata in un altro negozio di Ostricourt. A causa della rapidità con
la quale la bambina è stato ritrovata, le autorità non hanno avuto il tempo di
lanciare la procedura di allerta di rapimento (AMBER).
La gendarmeria non dispone ancora di elementi sulle motivazioni del rapimento.
Questa è la prima notizia sul rapimento lanciata sui media francesi; ad essa
è seguita una seconda nota delle forze dell'ordine francesi, che comunica che la
signora è stata prontamente rilasciata, con la motivazione che in realtà non c'è
stato alcun rapimento ma un malinteso atto di generosità.
La donna infatti, di cui non è stato divulgato il nome, ha dichiarato di aver
chiesto alla madre della piccola romnì il permesso di portarla con sé solo "per
un po'", per offrirle qualcosa da mangiare e per regalarle un giocattolo. Può
anche darsi che sia così, anche perché la madre della bambina non comprende una
sola parola di francese. Nonostante questo però non si spiega perché la donna
abbia portato via la piccola in automobile. E a parte questo, su questa vicenda
resta sospesa una domanda: cosa sarebbe successo, se a portare via con sé una
bambina, con le identiche motivazioni, fosse stata una donna romni?
e una riflessione dai dati della Cei:
12 novembre 2008 Dossier Cei: Gli zingari non hanno mai rapito un bimbo in Italia
Il sito internet dell'associazione «Troviamo i bambini» segnala tutti i bambini
scomparsi in Italia e nel mondo. Spulciando fra le pagine web, le parole «rom» o
«zingaro» compaiono un numero infinito di volte. Si parla dei bambini rom
venduti, di quelli costretti a mendicare. Ma anche di piccoli italiani rapiti
dagli zingari. In un'intervista a la Padania di qualche mese fa, Cora Bonazza,
dell'associazione, ha dichiarato: «Non vogliamo dire che tutti i rom sono dediti
al rapimento, ma il problema esiste. Abbiamo ricevuto segnalazioni di rom che si
aggirano fra i supermercati, dove i bambini piccoli siedono esposti sul carrello
della spesa. Basta un attimo di distrazione della madre, e il piccolo sparisce».
Ammesso e non concesso che i rom vadano al supermercato per rapire bambini e mai
per fare la spesa, il mito della zingara rapitrice affonda le radici nella
storia dei tempi. Ancora oggi, negli anfratti più nebbiosi della campagna
veneta, le anziane minacciano i nipotini disobbedienti: «Ti faccio portar via
dagli zingari». Molto più grave, è stato proprio un caso di presunto rapimento
di bambino ad opera di una piccola rom a scatenare la furia e i roghi di
Ponticelli. Eppure, mito e realtà discordano. Ieri mattina, ai microfoni di
Radio Vaticana, è stata presentata una ricerca sulle «zingare rapitrici»:
promosso dalla fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale italiana, lo
studio è stato commissionato all'Università di Verona (la città del sindaco
leghista Tosi, condannato dal tribunale per «propaganda di idee razziste»).I 29
casi di presunti rapimenti di bambini gagè (come i rom chiamano i bambini non
rom) e gli 11 casi di sparizioni di bambini vanno dal 1986 al 2007, e nessuno di
questi annovera il coinvolgimento di rom nel rapimento. L'analisi, condotta
avvalendosi anche dell'archivio dell'Ansa e dei fascicoli dei Tribunali,
riporta: «Nessun esito corrisponde ad una sottrazione dell'infante
effettivamente avvenuta, ma si è sempre di fronte ad un tentato rapimento, o
meglio, ad un racconto di un tentato rapimento». Sei casi fra quelli analizzati
hanno portato all'apertura di un procedimento penale contro un rom, ma i
risultati sono stati «sempre negativi». Non solo: «Questi bambini sono stati
vittime di una violenza brutale tutta interna ai contesti in cui vivevano». Come
nei casi di violenza sulle donne, quasi sempre il mostro è fra le mura
domestiche, non al supermercato, o ai giardinetti. La ricerca non perdona
neanche i media, colpevoli troppo spesso di «generare confusione» nel puntare il
dito contro i rom, senza poi dar rilievo alla notizia dell'assoluzione degli
accusati (esempio lampante, quello di un presunto tentato rapimento a Catania lo
scorso maggio, poi sconfessato in sede di tribunale).«Un risultato sorprendente,
anzi sconcertante», dichiara monsignor Saviola. E aggiunge: «Non dico che i
provvedimenti del governo siano contro questi valori, ma vorrei sottolineare una
maggiore attenzione verso questi problemi».La deriva xenofoba prende piede in
tutta Europa. L'altro ieri in Ungheria due rom sono stati uccisi a fucilate
nella loro casa (data alle fiamme) durante un raid razzista. Il presidente del
consiglio nazionale dei rom e il presidente della Fondazione dei diritti civili
dei rom hanno denunciato l'ondata di razzismo dilagante. Perseguitare i popoli
in Europa non è mai passato di moda.
RAPPORTO: L'Italia non è per i gitani "Cara Europa..."
La bambina rumena
Rebecca Covaciu resiste ad una vita di persecuzione e miseria.
Un viaggio di tristezza da Arad a Milano, Ávila, Napoli ed ora Potenza
MIGUEL MORA - Potenza - 13/07/2008
Tutta la famiglia Covaciu, con Rebecca - CARLES RIBAS
Con i suoi 12 anni, Rebecca Covaciu - occhi grandi, denti bianchi, sorriso
splendido - ha vissuto e visto così tante cose, che potrebbe scrivere, se
scrivesse, un buon libro di memorie. Rebecca è rumena di etnia romaní, ed ha
passato metà della sua vita per strada. Ha dormito in un furgone, in una
capanna, per terra. Alcuni giorni ha mendicato con i suoi genitori in Spagna ed
Italia. Altri giorni ha visto distruggere la sua baracca, è stata aggredita
dalla polizia italiana, ha ascoltato sotto una coperta quando suo padre era
picchiato per difenderla, ha visto bambini morire perché non avevano medicine,
ha conosciuto la paura dei gitani che fuggivano da Ponticelli (Napoli) quando
l'accampamento fu incendiato. Però Rebecca ha resistito. Ed ha commosso l'Italia
con la sua storia. Una lettera in cui riassume il suo sogno: andare al collegio
e che i suoi genitori abbiano un lavoro.
Con la su semplice lettera, intitolata "Cara Europa", ed una serie di
disegni, I ratti e le stelle, innocenti e precari, però speciali come
lei, ha dimostrato il suo talento. Rebecca, al posto di deprimersi con questa
"vita di tristezza", ha gridato al mondo la sua storia dickensiana in prima
persona, convertendola in un appello di giustizia e speranza. Ai suoi sogni
privati di andare al collegio e che i suoi genitori abbiano un lavoro "per no
chiedere l'elemosina", ne aggiunge un altro più grande: "che l'Europa aiuti i
bambini che vivono per strada".
Ora , Rebecca è contenta. Da alcuni giorni vive, sogna e disegna in una
piccola casa in campagna, situata vicino ad un paese della Basilicata, una
regione montagnosa ed agricola, a 250 km. a sud di Napoli.
Cade la sera e la luce dell'antica Lucana romana è uno spettacolo. Rebecca e
suo padre, Stelian, ricevono sorridenti sulla porta, sua madre Georgina prepara
un caffè turco ed un dolce, e poi la bambina trae i disegni dalla sua cartella e
li mostra. Lentamente, con orgoglio ma senza presunzione: "Degli alberi di
colore, un angelo, una spiaggia italiana, dei bambini che fanno il bagno, un
principe ed una principessa, una coppia di sposi (pure italiani), due farfalle,
un mazzo di fiori, un collier di Versace, frutta, ancora frutta..."
Rebecca Covaciu, una bambina rumena di 12 anni ed etnia romaní -
CARLES RIBAS
Rebecca partì dalla sua città, Siria jud Arad, vicino a Timisoara, circa
cinque anni fa, ora parla rumeno, romaní, italiano ed un poco di spagnolo. "Lo
imparai ad Ávila quando vivevamo in Spagna, spiega in italiano: "Non avevamo
casa e dormivamo nel furgone. Lì feci la terza elementare, mi ricordo molto
dell'insegnante. Mi voleva molto bene, le piacevano i miei disegni".
La bambina è il capo della famiglia. E gran parte del suo futuro. A parte il
suo talento per la pittura, riconosciuto il maggio scorso dall'Unicef quando
ricevette a Genova il Premio Arte ed Intercultura Café Shakerato, Rebecca è
dolce, educata e giudiziosa. Mentre parla a ruota libera, come un libro aperto,
i suoi genitori, Stelian, di 43 anni, ex contadino e pastore evangelico, e
Georgina, 37 anni, i suoi fratelli Samuel (17), Manuel (14) y Abel (9), e la
moglie di Samuel, Lazania, incinta di 16 anni, la mirano con un misto di
sorpresa e riverenza, come se fosse un'estranea. In un certo modo lo è.
I Covaciu arrivarono qui di notte. Venivano in treno, un lungo viaggio da
Milano. Giorni prima, alcuni poliziotti
avevano colpito Stelian con dei bastoni. "Mi minacciarono di tornare se li
denunciavo", ricorda. Lo fece, e dovette fuggire.
Ora, mentre prova a superare il panico ed il dolore dei colpi, Stelian, un
uomo che quando parla sembra sul punto di piangere, si dichiara "felice, grazie
a Dio e a questi signori italiani tanto generosi che ci hanno lasciato la loro
casa".
Si riferisce a G. e A., una coppia di media età che risiede a Potenza, il
capoluogo di provincia. "Conosciamo la storia di Rebecca da Internet, e dalla
notte al giorno abbiamo deciso di offrirle rifugio in questa casa che non
usiamo", spiegano. In cambio , una firma di un contratto di affitto gratuito per
un anno. G. e A. preferiscono non essere identificati. "Non vogliamo convertirci
in un prototipo mediatico della famiglia italiana solidale". Però il loro
altruismo ha restituito il sorriso alla prole di Stelian.
La famiglia da cinque anni non dormiva sotto un tetto vero. "A Siria jud Arad
avevamo casa, ma non avevamo pane", spiega Rebecca, "e mangiavamo con
l'elemosina dei vicini. Invece, a Milano i miei genitori non trovavano lavoro",
continua senza drammi, "ed anche lì dovevamo chiedere. Non potevamo andare a
scuola perché non avevamo casa. Però ora mi han detto che potremo andarci".
Per poter accedere alla scuola, i Covaciu devono dimostrare un domicilio
fisso ed essere registrati nel censimento municipale. Precisamente questa è una
delle ragioni che ha invocato il Governo italiano per elaborare il polemico
censimento della comunità romaní. Dei 140.000 gitani che vivono nel paese, la
metà sono italiani e quasi un terzo sono rumeni. Ed il 50% sono minori. Molti di
loro sono senza scolarizzazione.
Come altri compatrioti e fratelli di etnia, i Covaciu attraversarono col loro
furgone l'Ungheria e l'Austria per arrivare a Milano compiendo il rito dell'effetto
chiamata. Dopo alcuni mesi cercando fortuna, senza successo, decisero di
tentare con la Spagna. "Un amico che viveva ad Ávila ci disse che aveva la casa,
i documenti ed il lavoro, però arrivammo tardi. Mandammo i bambini a
scuola, però non trovavamo lavoro. Così andammo a Torrelavega, ci stemmo due
mesi. Tornammo a Milano".
Georgina parla italiano, qualcosa di spagnolo ed un poco di francese. Ha
vissuto anche in Germania. "Fu nel 1990, Samuel nacque lì. Stavamo bene, però
dopo due anni nn ci pagarono il sussidio e ci mandarono in Romania. Anche se si
definisce "metà rom e metà no", ha dieci denti d'oro."Costano solo 10 € l'uno!"
si difende ridendo. "Ce li ha messi un medico di Siria di passaggio a Milano, ora sono di
moda in Romania. L'unica che non vuole metterseli è Rebecca."
Al principio, a Milano, tutto andava più o meno bene, ricorda la ragazza: "Ci
costruimmo una capanna con cartone e plastica sotto un ponte del Giambellino".
Era un piccolo insediamento illegale dove vivevano altre cinque famiglie di
Timisoara. "Per mangiare, chiedevamo al mercato degli antiquari. Solo un paio
d'ore, perché i bimbi potessero mangiare", assicura la madre abbassando gli
occhi. Come si vede in uno dei disegni di Rebecca, anche lei ha mendicato un
"triste giorno"; suo fratello Manuel, che chiamano Ioni, suonava la fisarmonica.
Un anno fa, Roberto Malini, un dirigente di EveryOne, una giovane OnG per i
diritti umani che segue circa 60 famiglie di origine gitana a Milano, incrociò
la vita dei Covaciu. "Vidi un gruppo di gente che insultava un bambino gitano
molto magro che li guardava terrorizzato mentre teneva in braccio un cane." Era
Abel, il piccolino. "Lo accusavano di aver rubato il cane e volevano linciarlo.
Tentammo di riportare la calma, e nel mentre arrivò sua madre con i documenti
del cane. Lo avevano portato seco dalla Romania".
EveryOne si fece carico delle necessità basiche dei Covaciu quando iniziavano
a capire che una parte del paese andava stancandosi dei gitani. "Noi abbiamo
paura della polizia e facciamo paura agli italiani. E' così", dice Georgina.
Secondo l'ultimo
Eurobarometro sulla discriminazione, gli italiani sono gli europei che,
assieme ai cechi, si sentono più a disagio con i gitani. Un 47% degli
intervistati in Italia afferma di non volere un romaní come vicino. La
sensazione cresce in Europa, anche se la media di intolleranza nella UE dei 27 è
la metà: un 24%.
La paura s'è installata in molta gente per lo meno da otto anni. Già nel
2000, prima delle ultime elezioni vinte da Silvio Berlusconi, la Lega Nord
dell'attuale ministro degli Interni, Roberto Maroni, lanciò una furibonda
campagna contro i romaní usando gli slogan uditi tante volte da quando nell'anno
1400 i gitani arrivarono in Occidente: violano ed assassinano le nostre donne,
rapiscono i nostri bambini, rubano nelle case, non vogliono lavorare ne andare a
scuola.
La litania non includeva dati che aiutassero a completare la fotografia. La
speranza di vita dei gitani che vivono in Italia è di 35 anni. L'indice di
mortalità infantile è 10 volte più alto di quelli dei bambini non gitani.
L'ultimo rapimento di un bimbo per mano di un gitano fu registrato in Italia nel
1899.
"Scese la strategia dell'odio e diede molti voti alla Lega ed alla destra",
ricorda Malini. "I gitani passarono dall'essere una molestia a
convertirsi nel centro dell'emergenza sicuritaria. Ora, la consegna
ufficiale è salvare i bimbi gitani dai ratti e dallo sfruttamento dei loro
genitori. Per conseguire questo obiettivo tanto lodevole vale tutto: che la
polizia li accusi, applicare ordinanze discriminatorie come quella delle
impronte digitali, incluso sottrarre bambini alle famiglie accusandoli di
mendicità o furto per portarli al Tribunale dei Minori. Abbiamo denunciato al
Parlamento Europeo vari casi a Napoli, Rimini e Firenze. Chi ruba i bambini a
chi?".
Un'altra opzione consiste nel demolire le baracche illegali e invitare gli
abitanti a tornare nel loro paese. Il 24 aprile, il governatore della Lombardia
inviò le scavatrici nel quartiere milanese del Giambellino con un gruppo di
polizia anti sommossa. Il mini accampamento dove vivevano i Covaciu fu reso
sgombero in un minuto. "Fu un'evacuazione brutale", ricorda Malini. "Li
obbligarono ad uscire dalle baracche e li posero in fila a contemplare la
distruzione". Rebecca: "Ci dissero che non potevamo raccogliere le nostre cose
perché con il nuovo Governo non potevamo restare in Italia". I Covaciu e altre
cinque famiglie persero tutto. "Restammo alcuni giorni dormendo nella Casa della
Carità e Roberto ci mandò a Napoli", aggiunge.
Mentre il treno arrivava al sud, una turba organizzata dalla Camorra
attaccava e bruciava gli accampamenti di Ponticelli, dove vivevano 700 persone.
"Dormimmo in una scuola, c'erano molti rumeni", ricorda Rebecca. "Le donne
raccontavano di aver avuto molta paura. Si avvicinava gente alle finestre e ci
gridava: 'Fuori di qui, zingari, tornate al vostro paese!".
Nuovo ritorno a Milano, Rebecca continua a disegnare, il Governo annuncia le
misure di emergenza rifiutate questa stessa settimana dal Parlamento Europeo.
Oltre alle principesse e alle spiagge immaginate, la ragazza dipinge la sua vita
reale. Ritratti di emarginazione, la diaspora, la mendicità. EveryOne li
presenta al premio Unicef. Tra 150 candidati, Rebecca vince con I ratti e le stelle.
"Prima disegnai Roberto, mi disse che ero un artista. Ne feci un altro, lo mise
nella sua pagina web e mi diedero il premio e questa medaglia".
I media la convertono per un giorno nella "piccola Anna Frank del popolo
gitano". I suoi disegni viaggiano all'esposizione collettiva Psiche e catene,
inaugurata il Giorno dell'Olocausto a Napoli. E sono ricevuti come testimonianza
contro la segregazione razziale nel Museo di Arte Contemporanea di Hilo delle Hawai.
Dopola fama effimera, i Covaciu installano la loro tenda nella zona di San
Cristoforo. Una mattina, dieci giorni fa, arrivano degli uomini alla tenda e,
senza dire parola, iniziano a picchiare Ioni e Rebecca. Il padre tenta di
difenderli e anche lui le prende. L'OnG decide di raccontarlo alla stampa. Due
auto della polizia arrivano sul posto. "Erano gli stessi del giorno prima, ma
questa volta portavano l'uniforme", dice Rebecca. "Mi misi nella tenda è mi
coprii con la coperta, i poliziotti presero papà ed iniziarono a picchiarlo. Lo
sentivo gridare molto forte".
"Trauma cranico per aggressione". Questo dice il referto medico, che il
pastore evangelico ricevette al pronto soccorso. Lì lo visitarono altri
poliziotti. Il messaggio era chiaro: "Se denunci, torneremo". Covaciu decide di
denunciare. Questo suppone andarsene dalla città, allontanarsi, nascondersi. Qui
appare la coppia di Potenza. "Quando lo Stato maltratta così la gente, quel che
segue è che cresce la solidarietà", medita il signor G.
I Covaciu arrivarono di notte a questa preziosa zona d'Italia. A soli due km.
c'è un paese tranquillo, una scuola rurale ed un curato, don Michele. "La storia
dei Covaciu prova che non abbiamo una politica d'integrazione", spiega. "Tutto
dipende dal volontariato della gente. Come la Bibbia è una storia di
emigrazione, Dio non ha paura".
Rebecca si congeda regalando disegni a tutti.
- Che farai da grande?
- Voglio curare i bambini poveri e fare la pittrice.
Quest'incontro pubblico si è tenuto all'Università Orientale di Napoli, per
discutere sui fatti accaduti a Ponticelli nel mese di Maggio del 2008, che hanno
visto il presunto rapimento di una bambina da parte di una ragazzina Rom e la
violenta risposta della popolazione locale nei confronti dei Rom stessi.
Hanno partecipato, esponenti di associazioni locali che lavorano per
l'integrazione dei Rom stanziati in Campania, un esponente della comunità
proveniente dalla ex Yugoslavia, presente in zona da circa 20 anni, il Prof
Claudio Marta, membro italiano del comitato di esperti sui Rom del Consiglio
d'Europa.
Questo dibattito è stato organizzato da Radioazioni.
Di Fabrizio (del 10/12/2019 @ 08:42:24 in Italia, visitato 475 volte)
Protocollo n. 06/08/pn - li 31/5/2008 Comunicato Stampa
Il sottosegretario, Alfredo Mantovano, di Alleanza
Nazionale, in una intervista al quotidiano Il Tempo ha dichiarato: "Come
dimostrano i numeri e la realtà sociologica i rom sono una etnia connessa con un
certo tipo di reati. Furti, rapine, per arrivare, come nel caso di Ponticelli,
anche al sequestro di persona".
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, in
particolare per la sua funzione nel Governo dello Stato Italiano, dovrebbe
conoscere che la responsabile penale è individuale e non collettiva o di
etnia?
Le dichiarazioni del sottosegretario all’Interno
Alfredo Mantovano sono gravissime e violano la legge, norme e principi
fondanti della legalità e dei diritti.
Sono un Rom e non ha mai rubato, né rapinato
qualcuno, ne sequestrato alcuna cosa o persona, e come me moltissime persone
Rom e Sinte non hanno mai commesso nessuno di tali reati, pertanto le
dichiarazioni generalizzate all’etnia rom del sottosegretario SONO FALSE.
A nome personale quale appartenente alla minoranza
Rom, e quale legale rappresentante della Federazione Rom e Sinti insieme,
contesto con indignazione le dichiarazioni, impregnate di
discriminazione razziale verso le minoranze Rom e Sinte, del sottosegretario
dell’Interno Alfredo Mantovano al quotidiano Il Tempo.
A nome personale quale appartenente alla minoranza
Rom, e quale legale rappresentante della Federazione Rom e Sinti insieme
chiederò alle Istituzioni preposte la tutela delle minoranze Rom e Sinte nel
rispetto delle leggi per le dichiarazioni del sottosegretario Alfredo Mantovano
al quotidiano Il Tempo.
Nazzareno Guarnieri - Presidente federazione
rom e sinti insieme
Federazione Rom e Sinti Insieme
Sede legale: Via
Fanfulla da Lodi, n. 5 - 00167 Roma – C.F.
97510400589
Di Fabrizio (del 10/12/2019 @ 08:42:24 in Italia, visitato 408 volte)
Protocollo n. 06/08/pn - li 31/5/2008 Comunicato Stampa
Il sottosegretario, Alfredo Mantovano, di Alleanza
Nazionale, in una intervista al quotidiano Il Tempo ha dichiarato: "Come
dimostrano i numeri e la realtà sociologica i rom sono una etnia connessa con un
certo tipo di reati. Furti, rapine, per arrivare, come nel caso di Ponticelli,
anche al sequestro di persona".
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, in
particolare per la sua funzione nel Governo dello Stato Italiano, dovrebbe
conoscere che la responsabile penale è individuale e non collettiva o di
etnia?
Le dichiarazioni del sottosegretario all’Interno
Alfredo Mantovano sono gravissime e violano la legge, norme e principi
fondanti della legalità e dei diritti.
Sono un Rom e non ha mai rubato, né rapinato
qualcuno, ne sequestrato alcuna cosa o persona, e come me moltissime persone
Rom e Sinte non hanno mai commesso nessuno di tali reati, pertanto le
dichiarazioni generalizzate all’etnia rom del sottosegretario SONO FALSE.
A nome personale quale appartenente alla minoranza
Rom, e quale legale rappresentante della Federazione Rom e Sinti insieme,
contesto con indignazione le dichiarazioni, impregnate di
discriminazione razziale verso le minoranze Rom e Sinte, del sottosegretario
dell’Interno Alfredo Mantovano al quotidiano Il Tempo.
A nome personale quale appartenente alla minoranza
Rom, e quale legale rappresentante della Federazione Rom e Sinti insieme
chiederò alle Istituzioni preposte la tutela delle minoranze Rom e Sinte nel
rispetto delle leggi per le dichiarazioni del sottosegretario Alfredo Mantovano
al quotidiano Il Tempo.
Nazzareno Guarnieri - Presidente federazione
rom e sinti insieme
Federazione Rom e Sinti Insieme
Sede legale: Via
Fanfulla da Lodi, n. 5 - 00167 Roma – C.F.
97510400589
Di Fabrizio (del 01/06/2008 @ 08:42:24 in Italia, visitato 1217 volte)
Protocollo n. 06/08/pn - li 31/5/2008 Comunicato Stampa
Il sottosegretario, Alfredo Mantovano, di Alleanza
Nazionale, in una
intervista al quotidiano Il Tempo ha dichiarato: "Come
dimostrano i numeri e la realtà sociologica i rom sono una etnia connessa con un
certo tipo di reati. Furti, rapine, per arrivare, come nel caso di Ponticelli,
anche al sequestro di persona".
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, in
particolare per la sua funzione nel Governo dello Stato Italiano, dovrebbe
conoscere che la responsabile penale è individuale e non collettiva o di
etnia?
Le dichiarazioni del sottosegretario all’Interno
Alfredo Mantovano sono gravissime e violano la legge, norme e principi
fondanti della legalità e dei diritti.
Sono un Rom e non ha mai rubato, né rapinato
qualcuno, ne sequestrato alcuna cosa o persona, e come me moltissime persone
Rom e Sinte non hanno mai commesso nessuno di tali reati, pertanto le
dichiarazioni generalizzate all’etnia rom del sottosegretario SONO FALSE.
A nome personale quale appartenente alla minoranza
Rom, e quale legale rappresentante della Federazione Rom e Sinti insieme,
contesto con indignazione le dichiarazioni, impregnate di
discriminazione razziale verso le minoranze Rom e Sinte, del sottosegretario
dell’Interno Alfredo Mantovano al quotidiano Il Tempo.
A nome personale quale appartenente alla minoranza
Rom, e quale legale rappresentante della Federazione Rom e Sinti insieme
chiederò alle Istituzioni preposte la tutela delle minoranze Rom e Sinte nel
rispetto delle leggi per le dichiarazioni del sottosegretario Alfredo Mantovano
al quotidiano Il Tempo.
Nazzareno Guarnieri - Presidente federazione
rom e sinti insieme
Federazione Rom e Sinti Insieme
Sede legale: Via
Fanfulla da Lodi, n. 5 - 00167 Roma – C.F.
97510400589
La storia si ripete I violenti attacchi agli Zingari quest'estate in Italia, assieme ai
tentativi di rimuovere le dimore dei Viaggianti in Europa, hanno portato la
paura nel cuore della comunità Rom. Louise Doughty, scrittrice di romanzi con
antenati Romanì, racconta la sinistra nuova onda di persecuzione contro la
minoranza etnica europea col più alto tasso di crescita
Questo è un articolo che mio padre non avrebbe mai voluto che scrivessi. "Tu
vuoi osservare, tu sai," mi ha detto, più di una volta. "Se non stai attenta,
riceverai un mattone alla finestra." Nella zona operaia di Peterborough dove
mio padre crebbe tra gli anni '20 e '30, probabilmente non era saggio menzionare
di avere sangue romanì, anche se lontanamente.
In quel periodo, mio padre e la sua famiglia non avevano idea degli orrori
perpetrati contro i Rom e i Sinti in Europa sotto l'occupazione nazista, ma
sentivano il pregiudizio, accettato, anche all'interno della loro famiglia. "Mia
madre mi picchiava quando ero cattivo," mi ha detto una volta uno delle mie zie,
"e mi diceva sempre, "Ragazza, caccerò lo Zingaro fuori da te." Quando mio padre
mi disse per la prima volta dei miei antenati romanì, mi chiese di non
menzionarlo ai vicini o agli amici a scuola - senza dubbio un suggerimento
dovuto al fascino residuo che avevo, dopo tutto, per una piccola parte della
storia della mia famiglia. Anche così, trovava duro accettare che se i tedeschi
avessero invaso con successo la Bretagna nella II guerra mondiale, lui e la sua
famiglia sarebbero stati imbarcati verso le camere a gas assieme agli Ebrei
britannici.
Sarebbe potuto succedere anche se la nostra famiglia si era resa stanziale già
dall'inizio del XX secolo. In comune con molti Romanichal inglesi, i miei
antenati avevano trovato che i tradizionali mestieri per guadagnarsi da vivere -
commercio di cavalli, la raccolta - stavano giungendo alla fine con la crescita
della meccanizzazione agricola. In quel tempo, un commentatore sociale acuto
avrebbe potuto essere perdonato per aver predetto che la cultura Romanì inglese
si sarebbe rapidamente assimilata in quella della popolazione maggioritaria.
"Stiamo per sparire," mi disse nel 1993 un Romanichal durante la Fiera dei
Cavalli. "Tutto sta andandosene."
Invece, sembra accadere l'opposto. In Europa, il popolo dei Rom e dei Sinti è
di circa 10 milioni ed è la minoranza etnica col più alto tasso di crescita. In
questo paese, c'è una classe visibile di attivisti ed intellettuali Romanì e
Travellers che cresce, incluso il poeta David Morley, il giornalista
Jake Bowers,
il novellista e commediografo Richard Rai O'Neill ed artisti come Delaine e Damien Le Bas,
presentati nel primo padiglione d'arte Rom alla Biennale di Venezia dell'anno
scorso. In Europa ora ci sono giornali Rom, stazioni radio e TV, ed una
parlamentare europea, Lívia Járóka, delpartito ungherese di centro-destra Fidesz.
Nonostante ciò, e la crescente politicizzazione e la consapevolezza
trans-culturale di molti gruppi Rom disperati, non c'è la negazione che la
maggioranza di questo vasto e vario gruppo vive nelle condizioni economiche più
terribili, con l'84% in Europa ritenuto sotto la linea di povertà. Nel nostro
paese, la mancanza dei siti per Travellers ha forzato molti al conflitto con i
locali piani regolatori, conflitto finito direttamente sulle pagine dei tabloid.
La crisi dei siti di sosta in questo paese può essere fatta risalire
direttamente al 1994, quando il governo di John Major abolì il Caravan Sites Act,
che obbligava le autorità locali a fornire siti adeguati ai Travellers. Allora,
venne chiesto a Rom e Travellers di comperare la terra dove si sarebbero
installati. Molti si adeguarono, trovandosi poi con i permessi negati di poter
piazzare i loro veicoli sulla terra che possedevano legalmente. Una Traveller
che ha avuto a che fare con i piani regolatori è
Bernadette Reilly di Brentwood. Può ricordarsi chiaramente che fu come quando la
sua famiglia fu obbligata ad accamparsi per strada. "Non abbiamo avuto quella
che la maggior parte delle persone chiamerebbe una vita normale, anche se per
noi era normale," dice stancamente. "Non avevamo acqua, fognature, elettricità,
e nessun servizio sanitario." Nel 2007, a lei e alla famiglia fu garantito un
permesso di cinque anni di vivere nei loro automezzi sulla terra che avevano
comprato tra i villaggi di Mountnessing e di
Ingatestone. Dice "Almeno ora avevamo l'acqua ed i bagni, ma non ancora
l'elettricità."
Il consiglio di Brentwood - appoggiato dal deputato locale conservatore, Eric Pickles,
che vive vicino al sito - si rivolse al tribunale e rovesciò la decisione. Ma ai
Travellers fu poi concesso di ricorrere in appello ed il giudice disse al
consiglio di smettere di sprecare il denaro pubblico in questa lotta.
Pickles non ha risposto alla mia richiesta di un'intervista, dirottandomi al suo
sito web dove una dichiarazione dice di opporsi al sito perché è posto nella
cintura verde metropolitana.
Il professor Thomas Acton dell'Università di Greenwich è il maggior esperto
di questo paese sugli studi romanì ed un esperto conosciuto internazionalmente
riguardo la storia e la cultura romanì. Ha anche passato buona parte della sua
vita aiutando e consigliando i Travellers come Reilly. "Eric Pickles ha la
responsabilità per i siti Zingari nel governo ombra, tuttavia ha negato
l'esistenza di una comunità di Travellers da lungo residenti a Brentwood e ha
chiesto ai consigli locali di ignorare i propri obblighi sin quando un governo
conservatore non li avessero aboliti."
Reilly e la sua famiglia vorrebbero godere della sospensione temporanea della
pena di sgombero, ma la minaccia di essere sgomberati nel futuro rimane
pesantemente sulle loro teste. Come parte del processo di progettazione è stato
permesso loro di vedere alcune delle lettere colme di bile scritte dai residenti
locali. "I bambini hanno degli amici tra i locali ed ora vanno al club, ma non
li lascerei girare in paese da soli, è troppo pericoloso," dice. Com'è avere un
parlamentare vicino di casa che fa campagna contro di voi? La risposta di Reilly
è brusca. "Viviamo nella paura sempre." Gli oppositori al sito fanno presto a
criticare i Travellers per essere chiusi o ostili verso gli estranei, senza
nessuna comprensione della mentalità sotto assedio e il costante senso di
minaccia generatosi. Dopo aver visto le lettere minatorie ricevute dall'ufficio
di progettazione, Reilly scrisse una poesia intitolata Sono una Traveller:
"Ho cresciuto i miei figli nel miglior modo che sapevo.
Sono tutto quel che possiedo, sono tutto quel che ho ora.
Hanno stile, sono bambini, sono la mia gioia.
Ma non sono quello che gridate mentre guidate la notte."
Il clima di paura tra i Traveller nelle aree rurali non sarà diminuito dalla
manifestazione Rossa, Bianca e Blu indetta a Denby, Derbyshire, dal partito
Nazionale Britannico (BNP). Una delle ospiti invitata a parlare all'evento è
stata Petra Edelmannová, presidente del partito Nazionale Ceco, un piccolo
movimento della Repubblica Ceca, noto soprattutto per il suo aperto antagonismo
contro i Rom. Edelmannová ha scritto un manifesto intitolato La Soluzione
Finale al Problema Zingaro nelle Terre Ceche, che patrocina il rimpatrio in
India della popolazione Rom della Repubblica Ceca. Edelmannová non è apparsa
alla manifestazione, ma è sembrata una strana scelta degli oratori per quello
che il BNP insisteva essere un weekend per lo svago delle famiglie in giro tra i
castelli.
Quando ho obiettato su questo al vicesegretario del BNP, Simon Darby ha
concesso che la frase "soluzione finale non era esattamente il miglior titolo
per un documento" ma ha aggiunto "là c'è un problema Zingaro. E c'è pure nel
nostro paese." Cosa considerava come la natura del nostro problema Zingaro?
"Alcuni della comunità Travellers sono qui da tanto tempo. Stanno per conto loro
e risolvono i loro problemi all'interno delle loro comunità. Hanno la mia stessa
morale. Non ho problemi con loro." Identifica il "problema" nell'essere un Rom
straniero che è immigrato in GB dopo l'allargamento europeo, assieme ad un
gruppo non ben definito che chiama "pseudo-Zingari nati qua".
La distinzione artificiale tra differenti gruppi di Romanì e Travellers per
giustificare la discriminazione, è qualcosa che anch'io ho trovato quando come
scrittrice passai del tempo nella Repubblica Ceca, risiedendo all'Università Masaryk
di Brno. Mi venne detto che il problema con i Rom non riguardava "i nostri
Zingari" ma quelli della Slovacchia, molti dei quali si spostarono nelle terre
ceche per ovviare alla mancanza di manodopera nelle fabbriche dopo la II guerra
mondiale. Il mondo gadje (non-Zingaro) sembra avere meno problemi col popolo
Romanì fintanto che resta in una casella folkloristica e non cresce troppo
numeroso - es. non appare come un popolo reale con bisogno di case, che ha fame
e ambizione di istruzione per i suoi figli.
L'invito esteso dal BNP a Petra Edelmannová è significativo perché lo storico
trattamento dei Rom nelle terre Ceche fornisce un esempio istruttivo. In più di
un paese europeo, il rastrellamento dei Rom e dei Sinti durante l'occupazione
nazista fu facilitato dalla legislazione preesistente. In Cecoslovacchia, come
era allora, la legislazione restrittiva contro gli Zingari è antecedente il
1927. La Legge 117 imponeva a tutti gli Zingari la presa delle impronte digitali
e di fornire dettagli sui loro movimenti attraverso il paese. E' evidente come
la Legge 117 facilitò l'internamento dei Rom boemi e moravi quando l'occupante
esercito tedesco decise che era venuto il momento. Nell'agosto 1942, con la
scusa di un cosiddetto Giorno della Registrazione, i Rom e Sinti vennero
identificati e imprigionati in due campi: Lety in Boemia e Hodinin in Moravia.
Dopo un anno, la maggior parte degli abitanti di quei campi furono mandati ad
Auschwitz, dove perirono. Dei 6.500 Rom nelle terre ceche all'inizio della
guerra, sopravvissero meno di 500. Quello che iniziò con le impronte digitali
nel 1927, terminò 16 anni dopo nelle camere a gas.
Può sembrare allarmistico disegnare analogie tra l'Olocausto perpetrato dai
nazisti e la situazione attuale dei Rom europei, ma chiunque nel 1927 avesse
predetto il fato dei territori cechi negli anni '40, certamente sarebbe stato
guardato come un pazzo allarmista. La Cecoslovacchia era una democrazia prospera
che aveva rotto col legame all'impero Austro-Ungarico per emergere come una
delle 10 nazioni nel mondo più sviluppate economicamente.
Non si saprà mai il vero numero di Rom e Sinti uccisi dai nazisti - le stime
ufficiali variano da un quarto a mezzo milione, anche se molti esperti romanì
credono che la cifra possa essere vicina al milione. Quello che non si discute è
che i Rom e i Sinti furono perseguiti approssimativamente dell'85%, la stessa
percentuale degli Ebrei - e per le stesse ragioni razziali. Dove differiscono i
due genocidi è che l'Olocausto Ebreo fu sempre apertamente razzista,
mentre i Rom e i Sinti furono inizialmente perseguitati per essere "asociali" e,
per molti anni, i successivi governi tedeschi rifiutarono di riconoscere
l'elemento razziale nelle azioni naziste.
L'insistenza per cui l'esclusione e la discriminazione contro gli Zingari ha
più a che fare col loro stile di vita che con la razza, ha trovato eco nei
recenti eventi in Italia. A maggio, una donna a Ponticelli, fuori Napoli,
denunciò che una Zingara aveva tentato di rapire suo figlio. Che questo fosse
vero o no non fece differenza per quei delinquenti che attaccarono i campi sosta
locali con torce e barre di ferro. La risposta del governo Berlusconi e dei suoi
alleati fu strabiliantemente cinica. Prima venne l'annuncio in giugno che a
tutti gli Zingari, bambini inclusi, sarebbero state prese le impronte e,
fondamentalmente, identificati per la loro etnia - un episodio senza precedenti
nell'Europa occidentale del dopoguerra. Terry Davis, segretario generale del
Consiglio d'Europa, ha risposto che uno schema simile "richiama analogie
storiche che sono così evidenti che non devono essere spiegate". Anche
Berlusconi si è mostrato sensibile all'oltraggio internazionale che è seguito e
i suoi piani ora sono stati modificati così che a tutti i cittadini italiani dal
2010 verranno prese le impronte. Le autorità hanno dichiarato che l'etnia non
sarà censita, ma la loro idea di rassicurazione è di presentare le misure come
generalmente anti-immigrati, piuttosto che rivolte specificatamente ai 150.000
Rom e Sinti nel paese.
Queste mosse sarebbero abbastanza sinistre già di per sé, ma arrivano
accompagnate da ripetuti e impuniti attacchi agli stimati 700 campi in Italia. A
luglio, il mondo fu scosso dalle fotografie dei corpi di due ragazze Rom
affogate lasciate sulla spiaggia vicino a Napoli, con la gente intorno che
continuava a prendere il sole e far picnic.
Delle tante citazioni raggelanti dei leader politici italiani dall'inizio
degli attacchi in maggio, possibilmente la più spaventosa è quella di Umberto
Bossi, della Lega Nord, ministro nel governo Berlusconi: "Il popolo fa quello
che la classe politica non è in grado di fare." La chiara implicazione è che i
politici firmano la "pulizia etnica" desiderando piuttosto passare dalle parole
ai fatti.
I Rom italiani, molti vivono ancora nelle circostanze economiche più
spaventose, si sentono sotto assedio. "Siete venuti per cacciarci o aiutarci?"
ci chiedeva Rogi, residente in un piccolo campo proprio fuori Roma. Stava
parlando ad un gruppo di 10 volontari della Croce Rossa, arrivati a luglio nel
campo per condurre un censimento. I volontari non raccoglievano impronte
digitali, ma interrogavano ogni residente sul nome, età, nazionalità, se erano
stati vaccinati e se i loro bambini andassero a scuola - mentre li
fotografavano. Secondo l'agenzia stampa AFP, la Croce Rossa insisteva che questo
non era un'operazione di polizia, lo scopo era di fornire documenti sanitari ai
residenti del campo. "La maggior parte ha vermi, soffre di problemi
gastro-intestinali e bronchiti," riportava un volontario. "Alle autorità noi
forniamo informazioni anonime così che possano valutare le condizioni dei campi,
l'igiene e la salute."
Se l'operazione della Croce Rossa potrà aiutare o meno gli abitanti di
questi campi o le autorità che vorrebbero eliminare i campi, è tutto da vedere,
ma nessuno può rimproverare i residenti, molti sono rumeni senza documenti, per
essere sospettosi delle uniformi che vogliono prendere le loro fotografie e fare
tante domande. Questo sospetto ha profondi precedenti storici.
Il macello della seconda guerra mondiale fu soltanto l'apoteosi di secoli di
persecuzione durante la tragica storia europea dei Rom. Anche se la
consapevolezza dell'Olocausto Romanì non è ancora ben stabile, pochi sanno che
per cinque secoli e mezzo, migliaia di Rom nell'Europa dell'est furono comprati
e venduti come schiavi. Secondo il libro di Ian Hancock, Noi Siamo il Popolo
Romanì, "Nel XVI secolo un bimbo Rom poteva essere comprato per 32p. Nel XIX
secolo, gli schiavi venivano venduti a peso, al tasso di un pezzo d'oro per
libbra."
Attraverso questa storia, il popolo dei Rom e dei Sinti è tradizionalmente
sopravvissuto rimanendo lontano dalla vista il più possibile. In Polonia, un
piccolo numero di Rom polacchi è sopravvissuto al genocidio nazista
nascondendosi nelle foreste remote. In Boemia e Moravia, qualche famiglia trovò
riparo dai villici cechi. A livello più ampio, molti Romanì e Travellers
semplicemente non menzionano la loro origine. Durante un tour di scrittori in
Romania nel 2000, un amico mi disse: "Penso che l'atteggiamento della maggior
parte della gente di qui sarebbe: non capiamo perché parlate del vostro aver
sangue Zingaro. Se non lo dimostrate, potrete passare." I Rom che vivono in
condizioni terribili nei campi fuori Roma o Napoli, probabilmente sarebbero
contenti di non avventurarsi fuori per vendere chincaglieria o per mendicare, ma
se non lo facessero morirebbero di fame. I critici di queste attività di
sussistenza, raramente tengono conto delle necessità economiche che queste
sostengono.
Un altro esempio di comunità Zingara sotto assedio è Sulukule a Istanbul. Sulukule
è un insediamento storico occupato dalla comunità Romanì sin dai tempi di
Bisanzio ed ora è parte del programma Unesco Sito Patrimonio Mondiale. Le prime
testimonianze della presenza Rom a Sulukule datano dal 1054, e per secoli è
stata famosa per le sue case di intrattenimento dove i Rom si esibivano in
musiche e danze ai visitatori di tutto il mondo. La chiusura forzata di quelle
case nel 1992 portò l'area ed i suoi abitanti ad un serio declino economico.
Ancora, la ragione apportata fu di fornire alloggi sani ed igienici. "Non
abbiamo nessuna intenzione di sbarazzarci dei Rom, ma dobbiamo fare qualcosa per
questi slum," ha detto il sindaco locale, Mustafa Demir. Le autorità locali ora
pianificano di demolire le piccole case colorate dove vivono i Rom e
rimpiazzarle con ville che i residenti non possono certo permettersi, anche con
i sussidi offerti. Senza casa, e senza nessun mezzo di appoggio, quale opzione
si apre loro?
Visti nel loro più ampio contesto storico europeo, eventi simili hanno un
effetto devastante sullo stato d'animo della popolazione Rom, non soltanto su
quelli direttamente vittimizzati - noi stiamo, dopotutto, parlando di un popolo
che ha il genocidio nella sua memoria vivente e che sono tra i più esclusi e
colpiti dalla povertà in Europa. Questi sviluppi sono visti dal popolo Rom e
Sinti in Europa con un'ansietà crescente. Per ogni molotov lanciata in un campo
o in una baraccopoli, per ogni scelta comunale di sgomberare i Rom, ci sono
migliaia di piccoli incidenti di disprezzo o pregiudizio. Come la conoscenza che
mi porse una volta un Traveller: "Ogni volta che qualcuno mi dice: 'Oh, dev'essere
così romantico essere uno Zingaro,' io dico: 'Cosa c'è di romantico nell'essere
sputato?"
Quello che è innegabile in questa fotografia è che le mosse attuali tanto
del governo italiano che dei consigli municipali inglesi, come Brentwood,
esarceberanno soltanto le tensioni tra Rom e Traveller e la popolazione
stanziale. Gli immigrati Rom in Italia sono lì perché hanno lasciati paesi come
la Romania in cerca di una vita migliore. I residenti di Sulukule dovranno
andare da qualche parte quando la demolizione continuerà. I Traveller sgomberati
dalla terra che possedevano nel Cambridgeshire o nell'Essex saranno obbligati ad
accamparsi ai margini delle strade o finire nei centri pubblici. Bernadette Reilly
ricorda quello che diceva ad un poliziotto che stava sgomberando la famiglia da
una strada di notte: "Dove pensa che andremo?"
"Da qualsiasi parte," replicò il poliziotto. "Basta che non sia vicino a
me."
Tuttavia, anche se spesso le comunità Romanì e Traveller sono sgomberate, di
città in città o attraverso i confini nazionali, non si sbiadiranno né si
fonderanno. Fintanto che c'è la volontà politica paneuropea di guidare la
povertà e l'esclusione che in molti affrontano, la situazione può solo
peggiorare, e la destra continuerà ad usare questo gruppo marginalizzato come un
mezzo per ottenere voti. Quando festeggiammo l'80° compleanno di mio padre,
raccontai a mia zia la frase del mattone contro la finestra, pensando che lei
convenisse con me che mio padre era un incorreggibile menagramo. Invece, mi
disse tranquillamente: "Ha centrato la questione, amore mio, non trovi?"
Louise Doughty's novels about Roma history and her family ancestry are Fires
in the Dark and Stone Cradle, both published by Simon & Schuster.
Copyright Guardian Newspapers Limited 2008
Di Fabrizio (del 13/09/2009 @ 08:34:17 in conflitti, visitato 1256 volte)
Marco Brazzoduro segnala un articolo che ha ripreso a circolare
in diverse versioni, e che non avevo ripreso a suo tempo. Lo ricopio da
Napoli.blogolandia.it, che è anche l'edizione che ha più rimandi
di Giuseppe Rondelli - Martedì, 2 Giugno 2009
Vi ricordate quella storia tremenda di due anni fa, quando furono prima dati
alle fiamme, poi sgomberati, poi rasi al suolo gli insediamenti rom di
Ponticelli, a Napoli? Vi ricordate quelle immagine tremende, delle baracche che
bruciavano, e poi dei poveretti - bambini, anziani, donne e uomini - che
fuggivano via, senza nessuna meta, coi furgoncini stracarichi di cianfrusaglie e
col terrore negli occhi e nei volti?
Vi ricordate la dichiarazione di disgusto della commissaria europea Viktoria
Mohacsi, che era venuta a capire cosa stava succedendo in Italia, e se ne andò
dichiarando: «Vado via sconvolta»?
E vi ricordate come era nato tutto ciò? Con la storia - improbabilissima - di
una ragazzina rom che avrebbe tentato di rapire una neonata. Al governo,
all’epoca , non c’erano Berlusconi e la destra e la Lega xenofoba.
Al governo c’era il centrosinistra, e non fece niente per difendere i rom. Oggi
si scopre perché successero quelle cose. Si scopre che gli assalti ai campi rom
non furono spontanei, non furono determinati dalla rabbia della gente ma furono
organizzati dalla malavita (diciamo dalla camorra) per conquistare i terreni
occupati dai campi rom, e poi per destinarli alla speculazione edilizia.
Probabilmente lì sorgerà un centro commerciale.
Nessuna casa dello sport e nessuna casa della musica. Nessun viale alberato.
Nessun parcheggio. Il progetto di riqualificazione urbano previsto per la zona
non è ancora partito.
E nemmeno è stata completata l’opera di bonifica sul territorio. Eppure la
delibera del comune di Napoli con la quale si dispongono interventi sulla zona è
datata 15 giugno 2007, approvata dopo pochi mesi dallo stesso organo del
comune. Molte le zone destinate a centri commerciale ed edilizia privata, in
disaccordo con il disegno iniziale che immaginava questi interventi come
residuali rispetto a quelli pubblici.
Ma bandi così concepiti a Napoli rischiano sempre di andare deserti, come
sperimentato anche per ben due volte dal progetto su Ponticelli. E si arriva
agli 11.500 mq di spazi comunali contro i 44.600 mq di aree "destinate alla
vendita". La conferenza dei servizi dà, poi, parere favorevole all’insediamento
di un altro centro commerciale su un’area adiacente. Massiccio si fa l’ingresso
delle imprese private così come massicci si profilano essere gli stanziamenti
pubblici.
Le società che si dicono essere interessate all’affare hanno, intanto, la
struttura della scatole cinesi, quella che, meglio di tutte, assicura l’irrintracciabilità.
Come la Ponticelli srl, 2500 euro di capitale sociale per un affare di 140
milioni di euro. Circostanza che da sempre fanno da orizzonte ai movimenti della
criminalità organizzata, presentissima su queste strade che, intanto, negli
stessi mesi dei roghi sono coperte di immondizia. Rifiuti di ogni tipo, rifiuti
speciali, rifiuti pericolosi, rifiuti nocivi.
E’in questo contesto che matura la "protesta" contro i rom, che si sviluppa con
brutalità e violenza inaudita. "Me ne vado via dall’Italia sconvolta" dice
Viktoria Mohacsi, osservatore mandato dall’Unione europea per capire cosa stesse
succedendo a Ponticelli. Il copione che si cerca di far passare è quello di una
popolazione esasperata, resa feroce dopo il tentativo di rapimento di una
bambina da parte di una ragazza rom, Angelica. Sono tanti, tuttavia, quelli che
credono a un andamento dei fatti diverso dal canovaccio "popolazione contro
rom".
La disperazione della gente di Ponticelli, che pure è reale, sembra sia stata
resa esasperata ad arte, per provvedere allo sgombero veloce di un’area divenuta
troppo importante per altri e più alti interessi. La presenza dei rom avrebbe
potuto determinare lungaggini, avrebbe potuto far naufragare il progetto per
inidoneità dell’area. E i roghi, oltre ad assicurare il veloce smantellamento
delle baracche, avrebbero anche potuto portare a una bonifica dell’area meno
onerosa, garantendo al tempo stesso la scomparsa degli eventuali rifiuti
pericolosi.
Intanto la sedicenne viene ritenuta colpevole di tentato sequestro anche in
appello. "Come è possibile che in un quartiere comandato dalla camorra una rom
decide di tentare un reato così grave? Come avrebbe fatto a portare via la
bambina e dove? Quali le prove, oltre alla testimonianza della madre della
bambina?", si domanda, tuttavia, Vincenzo Esposito dell’associazione Opera
Nomadi, che parla di un clima da caccia alla streghe, montato ad arte per
coprire altro. "La protesta – continua Esposito – di cui tutti hanno parlato è
stata in verità opera di non più di una trentina di persone, che hanno appiccato
fuoco a tantissime baracche.
Io c’ero. E ho visto personaggi noti alla giustizia per vicende legate al 416bis
aggirarsi attorno ai campi rom, dare istruzioni". Solo l’inviato dell’autorevole
quotidiano spagnolo El Pais, nei giorni dei roghi, parla senza mezzi termini di
una regia criminale. In Italia le immagini agghiaccianti delle molotov contro le
baracche si alternano a quelle della lacrime della giovane madre della bambina
"quasi" sequestrata dalla rom, in un mosaico di fotogrammi che diventa anche
spiegazione dell’accaduto.
La condanna da parte della politica è unanime, ma, con metodo bipartisan,
professa anche comprensione per il disagio della popolazione. Dopo un anno,
intanto, ancora si cerca un posto per quei rom. L’assessore al comune di Napoli
ci dice che in autunno finalmente arriveranno i tre nuovi centri di accoglienza
e sempre nello stesso periodo si metterà mano al progetto di un villaggio,
"provvisto di fogne", che funga da modulo abitativo per le famiglie rom. Sulle
zone "sgomberate" dovrebbero a breve iniziare dei lavori, visto che solo pochi
mesi fa l’azienda che si occupa di installare i tubi del metano, la
Napoletanagas, non ha potuto fare impianti nella zona recintata.
Una zona che rimane
di dominio del clan Sarno, dove si
incendiano materiali di tutti i tipi. E che l’assenza delle baracche non ha
reso meno agghiacciante, col suo profilo di terra perduta per sempre, di terra
in cui i disperati si muovono contro i più disperati, mentre la criminalità
organizzata parla attraverso i rumori dei motorini truccati. Inutilmente ieri
abbiamo chiesto all’assessore all’edilizia che cosa ne sarà di queste vie, a chi
verranno affidati i lavori e quando inizieranno. Nessuna risposta, assessori
introvabili.
Dopo tanti anni trascorsi a occuparsi del Carnevale e delle sue maschere, i
gruppi del COMITATO SPAZIO PUBBLICO di Napoli invitano cittadini, associazioni e
istituzioni a smascherare la guerra tra ‘poveri’ (napoletani/rom) scatenatasi
negli ultimi giorni a Napoli. Come sempre, le guerre tra poveri le scatenano i
“ricchi” e, come sempre, sono solo i “ricchi” che finiscono per
avvantaggiarsene.
Invitiamo la città a aprire gli occhi, a vedere i tanti burattinai che stanno
tenendo i fili di questo spettacolo mediatico.
Sappiamo quanto sia difficile ragionare quando si è accecati dall’odio e dal
risentimento, eppure ci sono alcuni fatti certi:
1) “67 milioni di euro: la Giunta Comunale ha approvato i progetti preliminari
per il Programma di Recupero Urbano (Pru) nella zona di Ponticelli. Ora bisogna
soltanto fare presto, perché se i cantieri non aprono entro il 4 agosto, vengono
revocati i finanziamenti ministeriali”, così scriveva il Corriere della Sera del
22.02.2008. Il primo fatto è dunque questo: se entro agosto 2008 non iniziano i
lavori per la costruzione degli edifici previsti, imprese edili e affini
rischiano di perdere 67 milioni di euro.
2) A Napoli i clan camorristici si occupano normalmente di edilizia, settore in
cui hanno forti interessi.
3) Secondo la ricostruzione fatta dalle Forze dell’ordine e dei principali
quotidiani locali, dietro agli incendi dei campi di Ponticelli c’è la mano dei
clan camorristici. Dato questo di cui bisogna tenere conto assieme ad altri due:
a Napoli si finisce sempre per dare la colpa alla fantomatica “Camorra”;
l’intreccio tra Camorra, istituzione, imprenditoria e cittadini è spesso
indistricabile.
4) L’Italia sta attraversando un momento politico di grosso cambiamento. La
destra ha guadagnato i suoi voti convincendo gli italiani che le città sono
insicure, che sono insicure soprattutto per colpa degli stranieri, che solo la
destra ha il pugno duro contro gli stranieri. Per capire quanto sia falsa la
“questione stranieri”, basta guardare allo spazio destinato da televisioni,
radio e giornali agli “stranieri”, e quanto poco viene invece riservato ai
problemi reali (disoccupazione, disonestà dei politici…).
5) Lo spostamento a destra della politica, soprattutto in tema di sicurezza, ha
riguardato anche i partiti di sinistra. Molti sono stati gli atti e le
dichiarazioni degli ultimi mesi da parte di questo schieramento politico, dove è
facile rinvenire intimidazioni e volontà di cacciare i rom di Ponticelli (vedi
manifesto dei consiglieri PD sul Corriere della Sera del 14/05/08) .
“Quanto portato a termine dai facinorosi” – ha detto il vicepresidente della VI
Municipalità – “doveva essere fatto dall’Amministrazione pubblica da un bel po’”
(dal quotidiano Roma, 15 maggio 2008).
6) Le istituzioni cittadine si sono finora dimostrate incapaci a affrontare i
problemi di convivenza tra rom e altri napoletani, lasciando che si aggravassero
le condizioni alla base di tensioni e malesseri.
7) Se i giudici dovessero accertare (in Italia vige ancora il “principio di
innocenza”) che davvero una rom ha tentato di rapire una bambina a Ponticelli,
sarebbe il primo episodio della storia. Fino ad oggi infatti, mai, in nessun
caso, un rom (italiano, slavo o rumeno) ha rubato un bambino/a.
Basta guardare gli atti giudiziari. Oppure alla cronaca di quest’estate, dove i
tanti allarmi anti rom si sono subito dimostrati bluff. Ad esempio nei confronti
della rom che nell’ agosto 2008 venne accusata di voler rapire un bambino sulla
spiaggia. Dopo pochi giorni venne accertata l’assoluta infondatezza di
quest’accusa. Con tanto di scuse dei genitori che l’avevano ingiustamente
accusata.
8) I rom non sono nomadi, non vanno a vivere da un posto all’altro per
“cultura”, ma perché “cacciati” dai poteri legali e illegali degli stanziali.
9) E’ legittima e auspicabile la riqualificazione di aree urbane, purché del
miglioramento possono avvantaggiarsi tutti gli abitanti di quelle aree, rom
compresi. Nel caso di Ponticelli la riqualificazione avviene sulla pelle di
alcuni degli abitanti del quartiere, i rom appunto.
SONO SOLO NOVE PUNTI, ma forse bastano per capire che la “guerra etnica” non
c’entra niente. Che la violenza di cui sono stati vittima bambini, donne e
uomini a Ponticelli nel maggio 2008, sono avvenute a causa della guerra che i
potenti, i “ricchi”, si stanno facendo sulle teste di chi è stato “cacciato” e
di chi “ha cacciato” negli ex campi rom a Ponticelli.
Vittime sono tutti, perché ai primi è stata tolta la casa/baracca, agli altri la
capacità di ragionare col proprio cervello.
SMASCHERATE LA MENZOGNA DI PONTICELLI,
LE MASCHERE SERVONO SOLO PER IL CARNEVALE!
Invitiamo associazioni, scuole, famiglie e singoli cittadini a organizzare
incontri di conoscenza e approfondimento sulla questione dei rom e degli spazi
pubblici
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