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Di Fabrizio (del 23/03/2012 @ 09:31:02 in media, visitato 1530 volte)
Da
Czech_Roma - (con nota finale)
Analisi: i media cechi contro la famiglia rom attaccata dagli incendiari
di estrema destra -
Praga, 16.3.2012 20:54, (ROMEA)
František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Intervento di
Anna Siváková al "Concerto per Natálka" a Benátky nad Jizerou,
organizzato ad aprile 2010 da Richard Samko per la televisione e ceca, Martin
Čurej e Josef Pešta del Respekt club. Photo: František Kostlán
Trappole e vendette sono l'unica maniera per descrivere il continuo stalking a
cui sono sottoposti Pavel Kudrik e Anna Siváková, vittime dell'assalto a Vitkov
nel 2009, da parte di incendiari di estrema destra, poi condannati. La famiglia
da allora è sotto la lente dei media, che stanno indagando su precedenti
provvedimenti a loro carico, incluse imputazioni di cui la famiglia è venuta a
conoscenza solo tramite i giornalisti. Secondo questa camera di
raccolta-segnalazioni, oltre ad un procedimento che è stato risolto, dovrebbero
averne altri due di fronte a loro.
Il primo sarebbe stato bloccato ed il debito della famiglia sarebbe stato pagato
dalla compagnia MobilKom, che inizialmente aveva richiesto il saldo di bollette
telefoniche arretrate per 3.000 CZK (1 corona ceca = 0,04 euro ndr.). I
media l'hanno trasformata in una richiesta di 28.000 CZK, conteggiandovi
interessi e commissioni [...].
Tuttavia,
Anna Siváková è convinta di non dover pagare quelle bollette. Diversi anni fa si
fidò di un agente di vendita che le disse che il telefono sarebbe stato
gratuito. Sappiamo che non è raro che le pratiche di certe agenzie prevedano
questi sistemi per attirare i clienti con offerte simili, mentre la stampa di
regime fornisce un quadro totalmente differente.
Il secondo dei tre debiti, per i quali è stato proposto il recupero della casa
della famiglia, dipende dal presunto non pagamento dell'assicurazione sanitaria.
"E' un debito molto vecchio, quando nacque la sorella maggiore di Natálka.
Riguarda i pagamenti dell'assicurazione sanitaria, ma la signora Siváková
afferma di averla pagata ed anche di avere le ricevute," dice Kumar Vishwanathan,
direttore dell'associazione civica Vita Insieme (Vzájemné soužití). Non è chiaro
a cosa si riferisca il terzo debito.
L'anno scorso i tribunali cechi hanno commutato 936.000 sentenza, quest'anno il
numero sarà simile, se non superiore. Comunque, per un certo tipo di
informazione, il caso più importante di tutti sarebbe una bolletta
telefonica non pagata di 28.000 CZK. Perché? Al solo scopo di incassare il
sensazionalismo attorno ai presunti debitori.
La vita di questa famiglia romanì è stata brutalmente violata da piromani
assassini, ma i media non sono interessati al fatto che la piccola Natálie dovrà
presto sottoporsi a diverse altre operazioni. Non sono interessati al fatto che
gli incendiari, che secondo la sentenza avrebbero dovuto pagare a
Natálie 9,5 milioni di CZK ed ai suoi genitori 72.000 CZK, non hanno ancora
versato una singola corona. Tuttavia, i media sono interessati al fatto che la
famiglia abbia pagato o meno vecchie bollette telefoniche. La casa dove ora vive
la famiglia, è stata acquistata tramite una pubblica raccolta di fondi, e questo
è d'interesse per i media, perché attira lettori e spettatori a cui comunicare
che quelle persone per cui si sono impegnati finanziariamente, sono in realtà
degli stupidotti per cui non valeva darsi pena.
Sono esattamente il tipo di visioni semplicistiche che imperano tra alcuni
giornalisti e parte del pubblico, e che interessa doppiamente anche i Rom in quanto
tali. I media possono essere soddisfatti del risultato di queste azioni. Anna Siváková
ha avuto un collasso come risultato di campagne simili, ma intanto aumentano i
lettori ed il numero dei visitatori ed in sintesi affluisce denaro "pulito"
nelle casse dei proprietari.
C'è chi non ha nessun interesse nel fatto che ogni giorno che Natálie passa in
ospedale, costa 200 CZK alla famiglia, e che oltretutto debbano acquistare
pomate ed altri medicinali. Nessuno assumerà permanentemente Pavel Kudrik,
perché deve prendersi cura delle altre tre figlie, quando Anna Siváková è in
ospedale con Natálie, cosa che accade sovente. Nessuno è interessato al fatto
che tanto le altre tre figlie che i loro genitori avrebbero bisogno di
assistenza psicologica, in quanto severamente ustionati durante l'assalto
incendiario dei razzisti.
Grazie a questo, i "trucchi" mediatici, a cui recentemente il perito Ivo Svoboda
si è correttamente riferito come "deprivati, stupidi bruti", sono nuovamente
presenti in prima pagina. Diversi individui volgari, che vedono il mondo con
odio - soprattutto quando si tratta di Rom, stanno prendendosi la loro rivincita
su questa famiglia. E' gente che ammira i razzisti incendiari, che obbietta
sulla durata eccessiva della condanna, gente che non è capace di sopportare la
coesistenza con culture diverse o qualsiasi tipo di differenza, che lotta contro
la correttezza politica quasi inesistente nel paese, che si spinge oltre i
limiti della comune decenza umana verso la propria patologica visione del mondo.
Non si contano tutti gli articoli ed opinioni nelle "discussioni" online che
traboccano di odio e razzismo. Chiunque può vederli in pochi istanti utilizzando
un qualsiasi motore di ricerca.
Ciò che è anche peggio, è che questi poveri, stupidi bruti stanno attaccando
direttamente la famiglia di Pavel Kudrik ed Anna Siváková, ed anche chi sta
facendo del suo meglio per aiutarla in questo difficile momento. Email odiose,
grida di minacce per strada, gossip e telefonate minatorie sono all'ordine del
giorno.
"Non rispondo nemmeno più al telefono. Mi chiamano continuamente con insulti
volgari, mi dicono -porca-, -troia- -figa- e che -finirò nella camera a gas con
gli zingari-. E poi ci maledicono con email indirizzate alla nostra
associazione. Se quella famiglia fosse stata -bianca-, tutti si sarebbero
dispiaciuti per lei, ma dato che sono rom, parte del pubblico li criticava," ha
detto recentemente a Romea.cz Helena Jedináková, dell'associazione Life Together,
che aiuta la famiglia della giovane Natálie.
Noi di Romea.cz abbiamo avuto la stessa esperienza. Gossip odiosi e razzisti
indirizzati a questa particolare famiglia, vengono regolarmente inviati alla
nostra email.
Racconta ancora Jedináková:
"Anna Siváková si sente molto male, psicologicamente parlando, a causa
dell'interesse dei media e dopo aver letto alcune delle discussioni online. Si è
chiusa in casa e non risponde al telefono. La famiglia non ha soldi. L'odio
verso di loro attraverso forum e discussioni online è incredibilmente
aumentato."
Jedináková continua dicendo che "fortunatamente abbiamo trovato anche brave
persone che vogliono aiutare finanziariamente la famiglia e che ci incoraggiano,
cito, -non preoccupatevi di quegli idioti e non dategli retta-. Li ringrazio
enormemente. Le loro lettere e telefonate mi hanno dato una grande forza ed
ispirazione per continuare."
Ha anche ricordato che Life Together assiste non solo la famiglia della giovane Natálie,
ma tutte le famiglie vulnerabili quando chiedono collaborazione. "Se ne abbiamo
la possibilità, siamo molto lieti di aiutare chiunque," dice.
Nota finale del redattore: è da tempo che la Repubblica
Ceca è interessata da violenti ed incessanti episodi di razzismo, grandi e
piccoli. A volte, questo razzismo arriva a vette che scuotono anche il
"cittadino medio", come nel caso di
Natálka che è stato seguito negli sviluppi
di tutti questi anni.
Ma per comprendere come sia possibile che fatti simili avvengano, diventino
quasi vita comune, occorre capire qual è il clima generale di questo paese che,
ricordiamolo, è parte dell'Unione Europea. Ragionando, nel contempo, su quanto
in Italia siano conseguenti tra loro il razzismo violento e la discriminazione
quotidiana.
Da
Czech_Roma (con una chiusa personale)
Romea.cz PHOTO: Repro Česká televize
La bambina rom bruciata ha subito oltre 100 anestesie, in seguito ci
sarà un intervento chirurgico - Budišov nad Budišovkou (Opava district),
4.2.2012 21:00
Natálie Siváková (5 anni) si sta gradualmente riprendendo dalle ferite patite
nell'aprile 2009, quando fu vittima di un assalto di neonazisti, poi conosciuti
come i piromani di Vitkov. Lo scorso ottobre, i medici hanno effettuato la
ricostruzione delle dita e dell'avambraccio destro, che erano inutilizzabili a
causa del tessuto cicatrizzato dalle ustioni. La televisione ceca riporta che
ora è in attesa di un'operazione al collo ed alle ascelle.
Alla bambina non è permesso di uscire, a causa del gelo intenso nella regione.
"Il tessuto cicatriziale è più sensibile della pelle sana, si asciuga più
velocemente e può rompersi," ha detto alla televisione Iva Zámečníková, vice
direttrice del Centro Ustionati dell'ospedale di Ostrava.
L'intervento a cui sarà sottoposta presso il centro ustionati sarà il ventesimo
in sequenza. "Non riesce a reggere la testa in maniera corretta, quindi [i
dottori] la opereranno al collo e alle ascelle. Ho molta paura," ha detto alla
televisione sua madre Anna
Siváková. La bambina è già stata sotto anestesia un centinaio di volte.
Durante l'ultima operazione ad ottobre 2011, i dottori avevano fissato la
cicatrice sul collo della bambina. Allora, una specialista in chirurgia alle
mani, Alena Schmoranzová,
l'aveva operata al dito indice ed all'avambraccio, che a causa delle cicatrici
la bambina non era in grado di muovere. "Prima non li usava per niente,"
conferma Anna Siváková. "Ora ha scoperto che va meglio e lo usa tutto il tempo,"
ha detto alla televisione, aggiungendo che la figlia deve ancora indossare
plantari speciali.
Natálie venne ferita alle prime ore del mattino del 19 aprile 2009, durante un
assalto incendiario a sfondo razziale, commesso da quattro neonazisti contro la
casa della famiglia. Il tribunale ha condannato David Vaculík e Jaromír Lukeš a 22
anni di carcere, e Václav Cojocaru e Ivo Müller a 20 anni per tentato omicidio a
sfondo razziale ed atti vandalici.
ryz, Czech Television, translated by Gwendolyn Albert
E' dal 2009 che seguo passo passo la storia di
Natálka.
All'inizio mi era rimasta impressa l'efferatezza del gesto: in una casa come
tante, abita una famiglia come tante. Ma è una famiglia rom, e così una notte 3-4
teste rasate buttarono una molotov attraverso la finestra. Natálka,
di neanche tre anni, rimase ustionata sull'80% del corpo. Dichiarata quasi
morta, cominciò invece un lento recupero, che vide coinvolti in una gara
solidale non solo i suoi genitori, ma i medici, le autorità dello stato, tanti
cittadini anonimi di quella stessa Repubblica Ceca che invece è nelle cronache
europee per gli atti di violenza quotidiana contro la minoranza rom.
Da una parte facevo il tifo per i piccoli miglioramenti di Natálka,
dall'altro seguivo le cronache del processo ai piromani, interrogandomi su cosa
avesse portato dei ragazzi a un gesto simile, e se mai sarebbero stati in grado
di capirlo, e cosa avrebbero pensato quando anche loro avessero generato una
prole. Ed assieme tentavo di capire cosa significasse sopravvivere, ricostruirsi
pezzo a pezzo, per una bambina di quell'età, per i suoi genitori ed i fratelli e
sorelle.
Quel fuoco, non arde solo nella remota Repubblica Ceca. Sentiamo il
crepitare delle fiamme anche a Opera, a Ponticelli, a Torino.
E' passata da poco (e già mi sembra vecchia) la
memoria del Porrajmos, tra il ricordo di 500.000 morti e le risate di
scherno dei negazionisti.
Per me non è il Porrajmos il marchio di questo popolo, con tutto il
rispetto per la tragedia di quegli anni. Il marchio sono le storie di violenze
grandi e piccole di OGGI, del tempo dove NOI viviamo. A costo di essere retorico, è
la piccola storia di una bimba bruciata, che NON E' MORTA, che attraverso le sue
ustioni riflette la nostra immagine allo
specchio.
Lo scorso 11 ottobre, così
Nicolae Gheorghe chiudeva il convegno per i 40 anni dell'AIZO:
"L'Olocausto ancora non è stato riconosciuto come fatto politico.
La povertà del nostro popolo, la capisco sino ad un certo punto, non oltre: non
siamo a chiedere l'elemosina agli altri. La nostra miseria da forza ai nuovi
nazisti, dobbiamo averne conoscenza per combatterli.
La nostra terra, il ROMESTAN, ci è stato copiata ed è diventato patrimonio dei
discorsi della destra. Ricordatevi: in Germania la prima misura dei nazisti fu
di togliere la cittadinanza ai sinti, e la loro prima richiesta a guerra finita
fu di riaverla. Allora: la cittadinanza EU, richiesta da molti, non può essere
una riparazione per la mancata cittadinanza nazionale.
Siamo una nazione culturale: IL NOSTRO SIMBOLO NON E' LO STERMINIO, MA
LA SOPRAVVIVENZA."
Di Fabrizio (del 07/08/2012 @ 09:12:33 in media, visitato 1678 volte)
Da
Czech_Roma
Direttore di tabloid ceco all'attacco! Un'intervista prova
il ruolo del più venduto giornale del paese nell'istigare il sentimento
anti-rom. Da
Romea.cz - 27 luglio 2012
Translated by Gwendolyn Albert
Pavel Safr
Pavel Safr, caporedattore del tabloid Blesk, respinge la critica che
il suo giornale, che vanta la più ampia circolazione nella Repubblica Ceca,
abbia pubblicato intenzionalmente storie anti-rom, incoraggiando così la
crescita del razzismo nella società. Safr ritiene che i Rom siano stati
trapiantati in Repubblica Ceca e che il loro stile di vita metta in pericolo
sotto molti aspetti la popolazione maggioritaria. Di seguito le sue
dichiarazioni in un'intervista per il newserver
Mediar.cz (link in lingua ceca).
Un pezzo particolarmente tempestoso dell'intervista è stato provocato da una
domanda su Twitter inoltrata a Safr dall'intervistatore Petr Koci. Un lettore
dal nome di @sampon ha chiesto al caporedattore se fosse consapevole della sua
influenza diretta sulla crescita del razzismo nella società. "In nessuna
circostanza, una delle nostre regole è di essere assolutamente contro il
razzismo. Assolutamente. Se esiste una regola fondamentale, è che siamo contro
il razzismo e contro l'intolleranza di religione o di credo," ha risposto Safr.
Questo è un estratto da quell'intervista, in cui si discute il rapporto di
Blesk con i Rom.
Da @sampon: vorrei sapere se lei è consapevole della sua influenza
diretta sulla crescita del razzismo nella società.
In nessuna circostanza, una delle nostre regole è di essere assolutamente
contro il razzismo. Assolutamente. Se esiste una regola fondamentale, è che
siamo contro il razzismo e contro l'intolleranza di religione o di credo.
Il titolo d'apertura di Blesk
di sabato 28 aprile violava questa regola? "Bambini romanì all'assalto!" non è
esattamente un titolo che irradia tolleranza. [Il titolo si
riferiva al caso di Petr Zhyvachivsky, quindicenne nella città meridionale di Breclav,
che sosteneva di essere stato picchiato da tre Rom dopo che gli aveva rifiutato
una sigaretta. Il caso aveva generato enorme interesse ed esacerbato le tensioni
razziali a Breclav ed altrove. In seguito la polizia aveva scoperto che Zhyvachivsky
si era inventato la storia, confessando infine che si era ferito in una caduta -
TOL (vedi anche
Mahalla, ndr.)]
In una certa parte dell'elite della società, esiste un'idea completamente
confusa su come affrontare i complicati problemi riguardo all'odio razziale. Lì
vediamo la tristissima influenza dell'ideologia del multiculturalismo. Di per
sé, è una grande idea, ma nella forma estrema della correttezza politica ci
impedisce di scrivere le cose come sono. La società lo sente.
Naturalmente, nel caso in questione, si è scoperto che i fatti non
erano come li avevate descritti, correttezza politica a parte.
Sì, ed anche quello è stato assolutamente corretto e sottolineato su
Blesk. Abbiamo messo tutta l'enfasi su ciò. Ne sono sicuro. Bisogna
scrivere le cose come sono. In entrambe i casi, non importa da che parte. L'idea
che potremo ottenere un'atmosfera di tolleranza per le nazionalità falsificando
la realtà, è totalmente falsa. Al contrario, porta al fatto che la gente comune
ha la tendenza a focalizzarsi su questi problemi, per vederli ancora più
crudamente e soccombere all'odio razziale.
Tuttavia, i media tutti, e non solo Blesk,
hanno esagerato e falsificato la realtà in maniera tale da fomentare
l'intolleranza sotto ogni aspetto. La gente ha marciato attraverso Breclav
cantando "Fermiamo il terrore zingaro!"
Assolutamente gratuito. Se salta fuori la notizia e viene ripresa da tutti i
media che un quindicenne è caduto vittima di un gruppo di persone, e che queste
persone erano romanì, allora questo è ciò che verrà scritto. Se durante le
susseguenti indagini si scopre che non è stato così, che c'è stata una frode,
allora si scriverà anche questo. Si scriverà che c'è stata una frode.
Una cosa è prendere un rapporto di polizia e citarlo con distacco,
un'altra è trasformarlo in una minaccia a-tutta-la-società e scrivere "Bambini
romanì all'assalto! riempiendo tutta la prima pagina.
In quel momento, quella era la vera notizia. Il problema non è se Blesk
ha scritto che i bambini romanì stessero o non stessero attaccando in un periodo
particolare. Il problema è che i Tedeschi dei Sudeti furono cacciati da questo
paese in un'operazione nauseante diretta dal presidente Benes, ammirato come
genio dal nostro attuale presidente. Ricade nei metodi di Stalin nell'affrontare
le questioni delle nazionalità: l'unica cosa che importava era se avessimo
abbastanza vagoni ferroviari. Abbiamo mandato via da questo paese una minoranza
di tre milioni e mezzo di persone, che erano qui da sette o otto secoli. Erano
una comunità civilizzata e laboriosa.
Stavamo parlando di qualcos'altro - di come
Blesk ha riportato il caso di Breclav.
Gesù Cristo! Quando si prende questa gente sfortunata, meno civilizzata, da
qualche parte in Romania o ancora più ad oriente e la si trasporta in un posto
che è stato vandalizzato durante la cacciata dei Tedeschi... Qui non parliamo di
questo! Quando si importano qui quegli sfortunati Rom, come possono vivere
assieme alla popolazione maggioritaria? Naturalmente, vivono in un modo che
mette a repentaglio sotto molti aspetti la maggioranza della popolazione.
Bene, ma qui stiamo parlando di come Blesk
fa i suoi articoli e su cosa scrive, non di quanto è accaduto nei Sudeti.
Blesk ha avuto un articolo d'apertura su questo e 50 stupidi
sciocchi di Praga per questo ne fanno una conferenza intellettuale.
Non è soltanto la prima pagina, Blesk ha scritto sullo
scandalo di Breclav in altre pagie: "Paura in Cechia! Ragazzi romanì attaccano
coetanei!" (anche il 28 aprile, a pagina 2 e 3), "Marcia a Breclav per Petr
ferito" (23 aprile, pagina 5), "Orde di zingari ci terrorizzano!" (18 aprile,
pagina 8)...
Va al diavolo! Queste cose non mi interessano. Sono interessato ai profondi
problemi sociali. Sono interessato in ciò che davvero è profondo, è serio.
Quando ci si rende conto di tutte le cause e dei collegamenti attorno a questo
pasticcio, allora si comprende perché la popolazione maggioritaria stia
soffrendo la presenza di quella gente sfortunata che è stata introdotta qui.
Anche loro, chi è stato portato qui da un regime comunista innaturale, stanno
soffrendo. La sofferenza sta dando i suoi frutti. Significa che dobbiamo
comprendere che queste entità sono ad un livello di civilizzazione differente e
chiederci se siamo in grado di vivere assieme. Non si può! Ne viene fuori un
caos assoluto, ed è soltanto per l'ideologia della correttezza politica che in
questo momento mi state molestando...
Io non molesto nessuno. Sono un giornalista, questa è un'intervista e
per questo le sto facendo delle domande.
Non si può continuare a causa di quell'ideologia. A causa della tua imbecille
ideologia di rendere tabù i problemi seri, un enorme problema sociale non può
essere visto nella sua nudità integrale. E' un enorme dramma sociale. A causa
dell'ideologia della correttezza politica e del 100% di ipocrisia, che è
totalmente inappropriata, il problema è irrisolvibile. I tabù portano a grandi
tragedie. Quando una notizia viene lanciata, e viene ritenuta attendibile da
tutte le fonti disponibili, cioè sembra che un gruppo di ragazzi romanì abbia
attaccato qualcuno, non vedo la ragione di tenerla segreta. Quando poi viene
provato che si è trattato di una bugia, dev'essere riportato, con la massima
apertura, che era una bugia.
Nessuno dice di tenerla segreta. La questione è su come vada
pubblicizzata e che tipo di attenzione dedicargli.
Riguardo a questo articolo - anche se non ero presente, ma ero a Londra e fui
semplicemente informato che sarebbe uscito - stavo controllando una sola cosa:
se nell'articolo fossero stati ricordati i recenti attacchi commessi dai
razzisti cechi contro i Rom. Mi riferisco al caso scioccante di Vitkov, che noi
di Blesk abbiamo seguito a fondo (anche
Mahalla, ndr.) [Nota di redazione: il verdetto contro
gli incendiari di Vitkov risale all'ottobre 2010, sei mesi prima che Pavel Safr
diventasse redattore capo di Blesk. Ad aprile 2009, quattro cechi
gettarono una molotov in una casa nella città orientale di Vitkov abitata da una
famiglia romanì. Tra i feriti una bambina di tre anni, che ebbe gravi ustioni su
quasi tutto il corpo. - TOL]
Altro esempio, che persone del calibro di Jindrich Sidlo, Petr
Fischer, Daniel Kaiser, o Filip Rozanek [rispettati
giornalisti e scrittori cechi - TOL] hanno criticato...
Tutta quella banda è coinvolta in questa correttezza politica e non
comprendono questo problema assolutamente cruciale. Dietro ciò c'è il totale
fallimento dell'elite ceca, ed inizia col bestiale concetto di Benes che una
rivoluzione nazionalista dovrebbe evolvere in una sociale. Benes stava
preparando la strada ad un regime totalitario. L'espulsione dei Tedeschi dai
Sudeti fu una componente integrale di quel percorso catastrofico. Sino ad oggi
l'elite societaria e politica ha adottato acriticamente quell'ideologia. Per
questo è impossibile dire ad alta voce come stanno realmente le cose qui, chi è
il responsabile e di chi è la colpa.
D'accordo, ma volevo finire la domanda. Quelle persone criticavano un
commento scritto da Oldrich Tichy, intitolato "Welfare per imbroglioni" (Davky
pro sejdire). Cosa pensa di quell'editoriale? Lo trova problematico?
Cosa intende esattamente?
Oldrich Tichy ha scritto che il miglior welfare per i socialmente
deprivati sarebbe una sventagliata di mitragliatrice.
Da quanto ricordo, il contesto era diverso. Devi manipolarlo per criticarlo.
Prima di giudicarlo bisogna leggere l'articolo. Il contesto è differente da
quanto dici. La parte della mitragliatrice è uno scherzo inaccettabile che ora
sta circolando. Il problema di quel testo è che può essere letto in differenti
maniere. Devo dire, non è una frase fortunata.
Quindi tutti questi critici e, per esempio, la commissione etica del
Sindacato della stampa (Syndikat novinaru) non ha compreso il testo? Il
Sindacato della stampa dice che Blesk "ha passato il confine dei
principi etici a cui i media devono attenersi."
Che importanza ha il Sindacato della stampa (Syndikat novinaru)?
Qui non c'è nessun'altra organizzazione che si occupi del livello dei
media di stampa nel loro complesso.
Nuovamente, ripeto: ipocrisia assolutamente falsa, di gente che in realtà non
affronta niente di quanto è essenziale in questo paese dal punto di vista
dell'etica e della moralità.
Qual è il coraggio di Blesk nell'affrontare "argomenti tabù"
come "Bambini romanì all'assalto!" in prima pagina per far salire le vendite?
Sai quali sono gli argomenti tabù che copriamo più di tutti? Quali sono stati
gli argomenti che quest'anno sono andati alla maggiore su Blesk?
Mi manca un'analisi precisa, ma come lettore occasione del vostro
giornale, direi: celebrità, sicurezza, salute e, durante il caso di Breclav,
coesistenza con i Rom. E' per questo che glielo sto chiedendo.
Sai una cosa? Torna quando avrai iniziato a leggerci.
Come ho detto, a volte leggo Blesk.
Non è così. Non ti sei accorto che durante il passato semestre, l'argomento
più trattato da Blesk è stata la corruzione politica. Se qui ho fatto
qualcosa, è stato trasformare un giornale che si occupava solo delle vite delle
star in TV, in un giornale che tratta di corruzione politica e di abuso di
potere. Questo è quanto faccio e quelli sono gli argomenti più importanti in
questa società. Se per uno o due giorni salta fuori qualcosa sui Rom di qui, che
non piace alla commissione etica del Sindacato della stampa, è assolutamente
irrilevante rispetto a quanto trattiamo, e tu hai il coraggio di chiedermi se
gli argomenti che trattano di Rom influenzano le nostre vendite? Non è ciò che
facciamo! Si è trattato di un singolo caso. Queste domande mi fanno arrabbiare.
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